Rugby, Italia-Argentina 15-31: gli azzurri resistono solo per 60 minuti

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    Rugby, Italia-Argentina 15-31: gli azzurri resistono solo per 60 minuti

    La nostra squadra in vantaggio per 9-8 nel primo tempo. Poi sul 17-5 per i Pumas un calo fisico e di attenzione ci costa due mete

    Il derby del rugby latino va all’Argentina (31-15), la speranza dell’Italia di dare un seguito alla vittoria sulle Figi di Catania si infrange sulla solidità del gioco dei Pumas, geometrico e spietato, pochi fronzoli e tanta sostanza. L’Italia è in partita per oltre un’ora, ribatte punto su punto a ogni vantaggio albiceleste, fino agli ultimi 10 minuti di sofferenza,, ai Pumas che graffiano con la mischia, che mantengono il possesso, che scavano sul prato del «Franchi» per rosicchiare centimetri di territorio e certezze a un’Italia oramai sulle ginocchia. È lì che viene scritta la parola fine su una partita che a lungo aveva illuso i ventunomila di Firenze, le 2 mete di forza e concretezza (Kramer e Tuculet) mettono una pietra tombale sulla voglia azzurra di mettere fine al lungo digiuno casalingo (ultimo successo a Piacenza, 1998) sofferto contro i sudamericani.

    Tanta fatica per nulla

    Pronti via e l’Italia sta sul pezzo, avanza con precisione con la sua cerniera di tre-quarti, ruba qualche touche preziosa e soprattutto prende possesso della mischia chiusa, da sempre riserva di caccia preferita del gioco argentino. È una partita spigolosa, con tanti calci di punizione e altrettante imprecisioni, la difesa azzurra si affida al placcaggio spietato della coppia Boni-Castello, la resistenza argentina alle fondamenta del gioco, possesso, sostegno e organizzazione nei unti di scontro in mezzo al campo. Il punteggio lo muove un calcio tra i pali di Hernandez, risponde un precisissimo Canna (100% dalla piazzola, 4/4), quindi la meta di Cancelliere che mette a posto le gerarchie, perché loro quando avanzano trasformano in tesoro tanto lavoro, mentre l’Italia a tratti è bella, ma e sempre sterile. La mischia Pumas va in crisi, ancora un crollo, ancora un calcio piazzato, ancora un centro di Canna. Si va al riposo in vantaggio (9-8), con la consapevolezza che probabilmente non basterà.

    Il graffio dei Pumas

    Al rientro in campo si intuisce il cambio di impostazione nel gioco argentino, hanno deciso che è vietato azzardare, si torna alla base, tanto lavoro intorno alla mischia e pallone in cassaforte. È un avanzamento costante, una lotta di trincea in cui gli azzurri si sacrificano oltre il limite, difendono e consumano energie nervose. Hanno ancora la forza di rispondere ai tentativi di fuga argentini, prima con un altro centro di Canna, poi con un drop di Violi che al 56’ griffa l’ultimo vantaggio dell’Italia (15-14) e un’illusione di breve durata. Da quel momento c’è solo una squadra in campo, l’Italia non vede più un pallone in gioco aperto e si danna l’anima per arginare le folate altrui. Fino alla meta di Kramer, fino alla definitiva volata di Tuculet che sancisce i valori voluti dalla storia e dal ranking mondiale (Italia 13, Argentina 10). Sabato a Padova il trittico d’autunno si concluderà contro il Sudafrica. Anche lì ci sarà da fare i conti con le differenze scritte nella storia del gioco.

    Peccato.
    Sembravamo aver rialzato la testa..ma..
    E subito ricalata !.
     
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0 replies since 18/11/2017, 19:30   10 views
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