Squadra Mobile

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    Ucciso a 18 anni a Milano, la pista per i 5 assassini porta a Dalmine

    IL DELITTO .Secondo i familiari del giovane serbo i killer vivono in Bergamasca. Negativi per ora gli accertamenti. La stessa vittima aveva abitato nell’Isola

    Porta a Dalmine una pista delle indagini sulla morte di Jhonny Sulejmanovic, il diciottenne d’origine bosniaca, ma nato a Torino, malmenato e ammazzato con tre colpi di pistola dopo essere stato trascinato giù dal furgone Ducato che lui e la moglie incinta (riuscita a fuggire all’agguato) usavano come casa, posteggiato nella zona est di Milano, nei pressi dell’Ortomercato, attorno alle 3 della notte tra giovedì e venerdì. L’omicidio sarebbe stato commesso a seguito di vecchie ruggini tra famiglie nomadi.
    E i familiari del diciottenne avrebbero riferito a chi indaga che i killer sarebbero bosniaci come loro, stanziati in questo periodo, per l’appunto, a Dalmine.
    Le indagini in corso

    Gli inquirenti avrebbero tuttavia già verificato questa pista, ma degli autori dell’omicidio non vi sarebbe per ora traccia nella Bergamasca. Anche se sulle indagini della Squadra mobile di Milano viene mantenuto il massimo riserbo, l’ipotesi è ritenuta attendibile.
    Anche perché lo stesso Jhonny, pur non avendo mai preso la residenza qui, aveva vissuto nella nostra provincia, in particolare nell’Isola, tra Suisio e Calusco d’Adda, dove vivono ancora alcuni suoi parenti. All’origine del brutale omicidio potrebbe esserci uno sgarro nell’ambiente dei nomadi bosniaci. Al lavoro per risalire alle tracce degli autori dell’agguato c’è anche la polizia scientifica di Milano: in tutto sono stati esplosi sei colpi di pistola calibro 7,65, tre dei quali hanno raggiunto Jhonny, uccidendolo (il trasporto in ospedale non è purtroppo servito a salvargli la vita).

    Gli altri tre proiettili si sono conficcati nella lamiera del furgone usato come casa. Il diciottenne e la moglie sono stati sorpresi nel sonno da un vero e proprio raid: armati di manganelli e mazze da golf, i killer – almeno in cinque – hanno frantumato i vetri del mezzo e portano fuori di peso Jhonny, prendendolo a calci, pugni e bastonate. Poi gli hanno sparano.
    Pare che già un’ora prima fossero venuti da lui chiedendogli di seguirli per andare a bere una birra, ma il diciottenne si era rifiutato. «Guarda che torniamo», gli avevano detto.
    E lo hanno fatto. Armati.

    L'Eco di Bergamo 28/04/2024 :woot: :ph34r:

    Il Video neel'Aera ultimediale.
     
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    Ricercato per corruzione, arrestato dalla Polizia di Stato a Casal di Principe (Ce)

    La Polizia di Stato di Caserta ha arrestato un 60enne, originario di Casal di Principe, ricercato per una condanna in via definitiva.

    La Squadra Mobile ha rintracciato la persona ed eseguito l’ordine di carcerazione, per una condanna a 4 anni di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, per turbata libertà degli incanti e corruzione aggravata dal metodo mafioso.

    L’individuo, con precedenti per truffa, ricettazione ed estorsione, era stato coinvolto in un’indagine indirizzata a scoprire un sistema di corruzione nel Comune di Sant’Antimo, che prevedeva il rilascio di concessioni e autorizzazioni, nonché l’aggiudicazione di appalti a favore di imprese vicine a “clan” locali, in cambio di denaro. Nel corso delle indagini, l’interessato era già stato sottoposto agli arresti domiciliari per 3 anni.

    In esecuzione dell’ordine di carcerazione, il condannato è stato associato alla Casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere.

    28/04/2024 :banned2.gif: :bangin.gif: :busted_blue.gif:

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    Siracusa. Droga a gogo, blitz antimafia: 74 anni di carcere al gruppo mafioso di Santa Panagia

    Furono sequestrati oltre 3 Kg di cocaina, 28 Kg di hashish, e quantità di marijuana, pari ad un mancato guadagno per il sodalizio criminale di oltre 1.000.000 euro

    Sono 14 condanne per gli imputati accusati di associazione per delinquere dedita al narcotraffico. L’attività investigativa che aveva consentito a luglio 2023 di disarticolare un’associazione criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti che ha la sua base logistica nel capoluogo aretuseo, ed in particolare a Santa Panagia, zona nord di Siracusa.

    L’indagine costituisce l’esito di una complessa ed articolata attività investigativa coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e sviluppata dalla Squadra Mobile di Siracusa in un arco temporale che va dal Novembre 2017 al Settembre 2021.
    Il quadro probatorio ricostruito in una fase del procedimento nel quale non è ancora instaurato il contraddittorio delle parti, ha permesso di porre in luce e disarticolare una fiorente e redditizia piazza di spaccio ubicata a Siracusa, in viale Santa Panagia, collegata ad una vera e propria associazione per delinquere dedita al narcotraffico e alla cessione di sostanze stupefacenti.

    Le indagini hanno documentato come l’attività criminosa dell’organizzazione si sarebbe concretizzata nel traffico di varie tipologie di droga mediante l’utilizzo di pusher che ruotavano, anche con turni notturni, per garantire agli assuntori la possibilità di acquistare lo stupefacente in qualunque momento della giornata, e la cui base logistica ed operativa veniva individuata all’interno dell’abitazione di uno dei principali indagati. Nel corso dell’indagine, a riscontro dell’ipotesi accusatoria prospettata, sono stati sequestrati oltre 3 Kg di cocaina e più di 28 Kg di hashish, unitamente a varie quantità di marijuana, pari ad un mancato guadagno per il sodalizio criminale di oltre 1.000.000,00 euro, introiti che sarebbero stati ripartiti fra i sodali e reinvestiti per i conseguenti affari illeciti del gruppo.

    L’indagine ha consentito di ricostruire l’organizzazione del gruppo criminale, con un capo al suo vertice, quale promotore e direttore della consorteria, che si avvaleva per la gestione del sodalizio dell’indispensabile ausilio del cugino, suo stretto collaboratore in posizione quasi paritaria, e di alcuni membri delle rispettive famiglie.

    Sono emerse anche le figure del “braccio destro” del capo dell’organizzazione, dedito alle attività di approvvigionamento della sostanza stupefacente, e di vari addetti alla vendita al dettaglio che si occupavano di immetterla nel mercato della città di Siracusa, attenendosi pedissequamente alle direttive impartite in ordine al prezzo e al quantitativo da movimentare, a fronte di lauti compensi giornalieri o settimanali.

    Ai vari “corrieri cittadini” era affidato, poi, il compito di trasportare la sostanza stupefacente dai prefissati luoghi di custodia, individuati all’interno della città di Siracusa, alla base operativa dell’associazione.

    Il quadro probatorio assunto, oltre a permettere di ricostruire il modus operandi dei sodali, avrebbe fatto luce sui vari canali di approvvigionamento della droga, consentendo di monitorare le trasferte del capo dell’organizzazione, unitamente al suo braccio destro, finalizzate alla contrattazione delle forniture di cocaina nell’hinterland della provincia di Reggio Calabria; inoltre, è stato acclarato il coinvolgimento di fornitori di hashish sia del capoluogo palermitano che originari della città di Siracusa.

    Il tribunale etneo ha definitivamente emesso quattrordici condanne a carico di: Agostino Urso 14 anni, indicato come il gestore di questa organizzazione, difeso dall’avvocato Junio Celesti, a fronte di una richiesta di 20 anni; Pasqualino Urso, 8 anni; Manuel Pisano e Carmela Falco a entrambi 7 anni e 4 mesi; Salvatrice Aglianò, 5 anni e 4 mesi; Shaila Tringali, 7 anni e 4 mesi; Marco Campisi, 10 anni e 4 mesi; Concetto Urso, 5 anni e 4 mesi; Giuseppe Bronte, un anno ed 8 mesi; Calogero Benigno 2 anni e 6 mesi ed assolto per un capo di imputazione; Vincenzo Davì, un anno e 4 mesi; Emanuele Riani, 3 anni e 4 mesi, collaboratore di giustizia; Michael Berardi, 4 anni e 4 mesi; Alfredo Caruso, 2 anni e sei mesi.

    La Libertà 28/04/2024 :banned2.gif: :bangin.gif: :busted_blue.gif:

    Il Video del Blitz in Area Multimediale.
     
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    Ricercato per corruzione, arrestato dalla Polizia di Stato a Casal di Principe

    La Polizia di Stato di Caserta ha arrestato un 60enne, originario di Casal di Principe, ricercato per una condanna in via definitiva.

    La Squadra Mobile ha rintracciato la persona ed eseguito l’ordine di carcerazione, per una condanna a 4 anni di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, per turbata libertà degli incanti e corruzione aggravata dal metodo mafioso.

    L’individuo, con precedenti per truffa, ricettazione ed estorsione, era stato coinvolto in un’indagine indirizzata a scoprire un sistema di corruzione nel Comune di Sant’Antimo, che prevedeva il rilascio di concessioni e autorizzazioni, nonché l’aggiudicazione di appalti a favore di imprese vicine a "clan" locali, in cambio di denaro. Nel corso delle indagini, l’interessato era già stato sottoposto agli arresti domiciliari per 3 anni.

    In esecuzione dell’ordine di carcerazione, il condannato è stato associato alla Casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere.

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    Foggia, lancia pacco con droga e smartphone all’interno del carcere: arrestato dalla Squadra Mobile
    L'indagine è scaturita da una segnalazione del personale della Polizia Penitenziaria. Sotto sequestro hashish e uno smartphone

    Un uomo di 47 anni di Lucera è stato arrestato dalla Polizia di Stato e dalla Polizia Penitenziaria di Foggia per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti.

    L’indagine è scaturita da una segnalazione del personale della Polizia Penitenziaria di Foggia che ha notato un veicolo sospetto aggirarsi nei pressi della Casa Circondariale.
    La Squadra Mobile ha quindi avviato un servizio di osservazione che ha permesso di individuare l’uomo mentre lanciava un pacco all’interno del carcere.

    Il pacco, recuperato dalle forze dell’ordine, conteneva 100 grammi di hashish e uno smartphone. Durante una perquisizione domiciliare effettuata presso l’abitazione dell’uomo, sono stati trovati altri 158 grammi di hashish.

    L’uomo è stato arrestato e condotto nel carcere di Lucera a disposizione dell’autorità giudiziaria. Il conducente del veicolo è stato invece denunciato in stato di libertà.

    “È importante sottolineare – ricorda come di consueto la polizia in una nota stampa – che le persone coinvolte sono al momento indagate e la loro colpevolezza sarà accertata solo con l’eventuale condanna definitiva”.

    L'Immediato 29/04/2024 :banned2.gif: :bangin.gif: :busted_blue.gif:
     
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    Roma: recuperati quadri rubati in Spagna, 2 arresti

    Stavano per vendere opere d’arte rubate in Spagna a Roma, ma i poliziotti della Squadra mobile romana li hanno arrestati prima di concludere l’affare. Due cittadini sudamericani, di 42 e 49 anni, sono stati sorpresi con quadri di provenienza spagnola dal valore complessivo di 170 mila euro.

    I due sono accusati di ricettazione.

    Gli agenti li hanno fermati all’interno di un bar della Capitale con due grandi valigie in cui custodivano, oltre ai preziosi quadri, anche una scultura di metallo munita di targhetta di provenienza spagnola; inoltre, uno degli indagati è stato trovato in possesso anche di 650 euro in contanti.

    Grazie alla collaborazione con Interpol, si è accertato che le opere d’arte ritrovate rispettivamente “Caballo Blanco con carro” e “Puerto de San Sebastian” corrispondevano a quelli di proprietà della galleria d’arte “LORENART”, rubati dall’hotel “Miguel Angel” a Madrid a maggio del 2021.

    29/04/2024 :banned2.gif: :bangin.gif: :busted_blue.gif:

    Il Video in Area Multimediale.
     
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    AREZZO: Molestie sessuali ai danni di due bambini, arrestato un 37enne
    I fatti sarebbero avvenuti davanti ad una scuola di Arezzo lo scorso 9 febbraio
    L'indagine condotta dalla Squadra Mobile

    Arezzo, 29 aprile 2024 – L’accusa è molto grave: violenza sessuale aggravata nei confronti di due minori. Un 37enne di origini straniere è stato arrestato ad Arezzo dagli uomini della Squadra mobile: i fatti risalgono allo scorso 9 febbraio e sarebbero avvenuti davanti ad una scuola.

    L’uomo avrebbe avvicinato i due bambini: in un caso avrebbe dato un bacio ad un piccolo di 10 anni.
    Poco dopo, avrebbe invece avvicinato un bambino di sei anni riuscendo a portarlo in un luogo appartato e lo avrebbe molestato.
    Grazie alle testimonianze dei genitori dei bambini, l'uomo è stato pedinato e immortalato nelle immagini delle telecamere di videosorveglianza.
    A suo carico, spiegano gli inquirenti, ci sono "gravi indizi di colpevolezza acquisiti".

    L'ordinanza di custodia cautelare in carcere e' stata emessa anche in considerazione del pericolo di reiterazione di reato.
    L'uomo si trova presso il carcere di Sollicciano a disposizione dell'autorità giudiziaria.

    La Nazione 29/04/2024 :woot: :sick: :banned2.gif: :bangin.gif: :busted_blue.gif:

    Il Video in Area ultimediale.
     
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    Milano, rubavano i soldi appena prelevati ad anziani: 5 borseggiatori arrestati dalla Polizia di Stato

    La Polizia di Stato, nei giorni scorsi a Milano, ha arrestato cinque cittadini colombiani di 24, 29 e 40 anni tra cui due donne di 25 e 41 anni, per furto aggravato in concorso.

    Gli agenti della 6° Sezione della Squadra Mobile milanese, nelle vicinanze degli istituti di credito, hanno svolto un servizio per il contrasto dei reati predatori ai danni di anziani cittadini quali potenziali vittime dopo aver effettuato il prelievo di denaro contante dai dispositivi ATM o poco dopo nel tragitto verso la propria abitazione.
    I poliziotti, mercoledì mattina 24 aprile, hanno notato in piazza Oberdan un gruppo di cinque persone di origine sudamericana che si aggiravano in modo sospetto i quali, dopo aver estratto alcune banconote da un portafoglio, l’hanno poi lasciato in un cestino portarifiuti.
    Il gruppo, dopo aver diviso le banconote tra loro, si è mosso verso viale Regina Giovanna fino a giungere nei pressi di un istituto bancario di piazza Santa Francesca Romana dove vi era un uomo anziano che stava effettuando un prelievo allo sportello bancomat. Due del gruppo hanno cercato, non riuscendovi, di rubare il portafoglio dai pantaloni dell’uomo.
    Gli agenti, che hanno assististo alla scena, hanno fermato tutte e cinque le persone.

    Nel portafoglio, che poco prima era stato lasciato nel cestino dei rifiuti, vi erano i documenti d’identità di un cittadino italiano di 70 anni che, una volta contattato, ha raggiunto la Questura per sporgere denuncia.
    L’uomo, poco prima in piazzale Gobetti, dopo aver prelevato 200 euro, è stato colpito alla schiena con della sostanza liquida di colore rosso, verosimilmente ketchup.
    L’anziano non capendo cosa stesse succedendo, è stato avvicinato da una coppia che si proponeva di aiutarlo, ma poco dopo il loro allontanamento si è accorto della mancanza del suo portafoglio.
    Attraverso la visione delle telecamere di videosorveglianza, i poliziotti hanno potuto constatare tutto quello che era accaduto precedentemente, hanno identificato i cinque autori del furto e, all’interno della borsa della 41enne, hanno rinvenuto delle bustine di ketchup.

    29/04/2024 :banned2.gif: :bangin.gif: :busted_blue.gif:

    Il Video lo si può vedere nell'Area Multimediale.
     
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    LATINA: Nascondevano chili di droga in casa, due fratelli in manette
    Due uomini di 44 e 48 anni arrestati dalla Polizia: trovati con quasi tre chili tra cocaina, hascisc e marijuana

    Due fratelli di 44 e 48 anni sono finiti in manette nel corso di un’operazione antidroga della Squadra Mobile, perché nelle loro abitazioni sul litorale nascondevano una scorta consistente di sostanze stupefacenti, quasi tre chili tra cocaina, hascisc e marijuana.
    Arrestati entrambi, nella giornata di oggi saranno ascoltati dal giudice per l’interrogatorio di convalida.

    L’operazione è scattata alle prime luci dell’alba di venerdì, quando i poliziotti del vice questore aggiunto Mattia Falso avevano organizzato alcune di perquisizioni domiciliari per verificare una serie di sospetti maturati sul conto di alcuni soggetti, al culmine di un’attività di raccolta delle informazioni sui fenomeni criminali più strutturati, come appunto i traffici di stupefacenti che riforniscono le piazze di spaccio più proficue, innescando anche fenomeni malavitosi più preoccupanti.

    In questo contesto gli investigatori della Questura avevano previsto anche l’ispezione in casa di uno dei due fratelli poi arrestati, volto noto alla Polizia perché già coinvolto in affari di droga con una delle più potenti famiglie del clan Di Silvio, tanto da essere già finito tra gli arrestati dell’operazione Scarface dell’ottobre 2021 che gli è costata una condanna in primo grado, in Appello ridotta a quattro anni di reclusione. In quel caso, aveva fornito un etto e mezzo di coca a uno dei personaggi di spicco del sodalizio, prima di subire a sua volta una ritorsione quando aveva cercato di farsi pagare.

    Tornando all’operazione di venerdì, gli investigatori erano convinti di trovare nella sua abitazione una scorta consistente di droga e hanno trovato facilmente una conferma quando si sono presentati nella sua villetta in un consorzio tra Borgo Santa Maria e Sabotino.
    Tra lui e il fratello custodivano più di due chili di hascisc e marijuana, ma anche circa mezzo chilo di cocaina.
    Le indagini a questo punto proseguono per ricostruire l’intera rete del narcotraffico, dai fornitori ai pusher finali.

    Latina Oggi 29/04/2024 :banned2.gif: :bangin.gif: :busted_blue.gif:

    Il Video in Area Multimediale.

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    Rapine violente in serie: arrestato un 36enne nigeriano a Perugia
    Le autorità, dopo un'intensa attività investigativa, sono riuscite a fermare l'uomo, ritenuto responsabile di quattro episodi di rapina, di cui tre con aggravanti

    Un nigeriano di 36 anni è stato arrestato in seguito a una serie di rapine armate avvenute a Perugia negli ultimi tre mesi. Le autorità, dopo un’intensa attività investigativa, sono riuscite a fermare l’uomo, ritenuto responsabile di quattro episodi di rapina, di cui tre con aggravanti.

    Il primo episodio si è verificato il 17 gennaio in un parcheggio di un esercizio commerciale. Il sospettato si è avvicinato a una donna chiedendo denaro; di fronte al rifiuto, ha tentato di strapparle la borsa e l’ha minacciata con una pistola, premendo più volte il grilletto senza esito. Dopo aver ottenuto la borsa, l’uomo e un complice sono fuggiti con un’auto.
    La stessa sera, il 36enne ha rapinato un’altra attività commerciale. Dopo aver minacciato un dipendente con la pistola e averlo allontanato dal registratore di cassa, è fuggito con 1.050 euro in contanti e un cellulare, aiutato dal complice che attendeva all’esterno.

    Il 5 febbraio, il sospetto ha attaccato una coppia in auto nel parco di Lacugnano, insieme al complice.
    Dopo aver frantumato una bottiglia sul montante del veicolo e aver minacciato le vittime con un coccio di vetro, i due sono riusciti a rubare 45 euro.

    L’ultimo episodio, datato 12 marzo, ha visto il 36enne strattonare e far cadere un’anziana per rubarle la borsa, rischiando poi di investirla durante la fuga. La vittima ha riportato lesioni guaribili in 10 giorni.

    Le indagini condotte dalla Squadra Mobile della polizia hanno portato all’emissione di un’ordinanza di carcerazione da parte del Gip del tribunale di Perugia. L’indagato è stato rintracciato a Gubbio e trasferito nel carcere di Capanne, dove affronterà le accuse per le sue azioni.

    Perugia Oggi 29/04/2024 -. :banned2.gif: :bangin.gif: :busted_blue.gif:

    Il Video nell'Area Multimediale.
     
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    NAPOLI: Barra, duplice omicidio: per gli Amato-Pagano niente ergastolo

    A Mariano Riccio, Francesco Paolo Russo e a Franco Bottino sono stati inflitti vent’anni per l’omicidio di Ciro Abrunzo, alias ‘o cines esponente di spicco della camorra di Scampia, e Franco Gaiola.
    Scampato l’ergastolo per i tre appartenenti al clan Amato-Pagato, nonostante il pesante impianto accusatorio.
    Ottenute le attenuanti generiche.


    L'Operazione contro il Clan Di Lauro, nell'Area Multimediale,

    *************

    SALERNO: “Presta” 250mila euro e ne chiede oltre 1 milione e mezzo: arrestato usuraio nel Salernitano

    Un noto pregiudicato napoletano è stato arrestato a Scafati con l’accusa di tentata estorsione aggravata e di usura aggravata.
    In particolar modo, lo scorso 26 aprile la Polizia di Stato Squadra Mobile di Salerno, ha tratto in arresto l’uomo, il quale secondo quanto emerso dalle indagini sin qui condotte, aveva concesso alla vittima, un imprenditore caduto in difficoltà economiche, prestiti a tassi usurari per un importo complessivo di 250mila euro, imponendo la restituzione del mutuo con rate mensili di 18mila euro per la durata di 84 mesi, pretendendo quindi in corrispettivo una somma complessiva pari a 1 milione e 512mila euro.
    Scafati, arrestato noto pregiudicato usuraio

    L’imprenditore, che si era già visto denegare ogni richiesta di rimodulazione della debitoria da parte dal creditore, non riuscendo a sostenere il gravoso piano di ammortamento, era da ultimo divenuto non regolare nei pagamenti e, a fronte di ciò, si era vista imposta la dazione di ulteriori somme a titolo di “penale”.

    In conseguenza dell’accrescersi dell’insoluto, quindi, l’indagato aveva attuato un’escalation di gravi minacce rivolte alla vittima e ai suoi familiari, presentandosi più volte nei giorni precedenti all’arresto presso la sede dell’attività commerciale e stazionando nei paraggi in attesa dell’imprenditore. In occasione dell’ultimo incontro, in particolare, l’indagato aveva poi minacciato la vittima e sua figlia, arrivando quasi ad aggredire fisicamente quest’ultima, pretendendo l’immediato pagamento delle somme imposte dietro la minaccia di gravi e violente ritorsioni mediante atti lesivi dell’incolumità personale della vittima e dei suoi familiari, prospettando l’incendio dell’impresa della persona offesa nonché imponendo, in caso di mancato soddisfacimento delle proprie pretese criminali, un immediato spossessamento dei beni di famiglia tramite la sottoscrizione coattiva di atti fittizi di trasferimento di proprietà.

    Le indagini

    Il tutto, peraltro, prospettando atti violenti da parte di ulteriori occulti malviventi operanti in altre zone della Regione Va poi evidenziato come, a seguito delle attività di perquisizione presso l’abitazione dell’indagato, sia stato rinvenuto danaro contante per complessivi 65mila euro, nonché una nutrita scorta di oggetti preziosi, beni occultati nel doppio fondo di un mobile.

    L’attività di indagine, peraltro, ha consentito di far emergere come l’imprenditore si fosse rivolto al soggetto oggi tratto in arresto per far fronte alle asfissianti pretese economiche di altro soggetto, il quale a sua volta gli aveva imposto tassi di interesse usurari.

    A carico di questo ulteriore soggetto, già destinatario di decreto di perquisizione e sequestro, nonché a carico della coniuge dell’arrestato, intervenuta a sua volta per sollecitare le riscossioni usuraie, si procede a piede libero.

    L'Occhio di Salerno 30/04/2024 :banned2.gif: :bangin.gif: :busted_blue.gif:

    Il Video nell'Area Multimediale.
     
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    ROMA: 10 anni al killer che ha ucciso Filippo Felici a Cinecittà

    Dieci anni e un mese di carcere, con la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici: è la pena a cui i giudici della Corte d’Assise di Roma hanno condannato Daniele Piancatelli, accusato di aver ucciso a novembre del 2022 il 24enne Filippo Felici.
    L’omicidio avvenne nel quartiere di Cinecittà, al culmine di una lite per questioni di droga.
    Piancatelli secondo la ricostruzione della procura accoltellò alla schiena Filippo Felici.
    Il killer venne arrestato dalla sezione omicidi della Squadra Mobile di Roma, mentre tentava la fuga in Spagna.

    La voce 30/04/2024 :banned2.gif: :bangin.gif: :busted_blue.gif:

    L'Omicidio di Filippi Felici in Area Multimediale.
     
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    CATANIA:Maltrattano e violentano una donna, filmando gli abusi con il cellulare: arrestati

    Gli agenti della questura hanno eseguito due misure cautelari a carico di un uomo e una donna di 39 e 41 anni, che avrebbero picchiato e violentato sessualmente una signora moldava, successivamente trasferita in una struttura protetta

    La squadra mobile della questura di Catania ha eseguito, su disposizione della Procura etnea, la misura cautelare degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico a carico di una donna di 39 anni e sottoposto alla custodia in carcere un 41enne. Si tratta di una coppia di rumeni residenti a Bronte. Entrambi sono ritenuti responsabili dei reati di maltrattamenti, lesioni personali e violenza sessuale di gruppo ai danni di una donna moldava, giunta in Italia da qualche mese in cerca di un’occupazione lavorativa e finita al centro delle loro morbose attenzioni.

    Le indagini hanno preso il via da una segnalazione giunta lo scorso 4 aprile alla squadra mobile dal servizio per la cooperazione internazionale di polizia ed hanno avuto un riscontro il giorno successivo, quando tutte le persone coinvolte nei fatti sono state rintracciate nel comune etneo. Le indagini eseguite nell'immediatezza, ascoltando anche il racconto della vittima, hanno consentito di far emergere i maltrattamenti e le lesioni personali subite dalla donna. In particolare, la signora ha ricevuto una prognosi di 30 giorni per una "frattura scomposta, pluriframmentaria estremità acromiale della clavicola sinistra".

    E' stato riferito agli agenti un episodio di violenza sessuale che sarebbe stato posto in essere dai due indagati.
    In particolare, la donna 39enne avrebbe ripreso con il proprio telefono cellulare alcune fasi dell'abuso, così come emerso durante l'analisi effettuata dagli inquirenti che hanno rivenuto tre brevi filmati relativi proprio a questo reato. La donna vittima degli abusi è stata trasferita, lo scorso 6 aprile, in una struttura protetta mentre ieri i due indagati sono stati prelevati dalla loro abitazione per essere condotti negli uffici della squadra mobile per gli adempimenti di rito.
    La 39enne ha ottenuto gli arresti domiciliari in quanto madre di un bambino di sei anni, mentre per l'uomo si sono aperte le porte del penitenziario di Piazza Lanza.

    Catania Today 30/04/2024 :bangin.gif: :busted_blue.gif:

    Il Video in Area Multimedale.

    Edited by FRANCODUE - 30/4/2024, 13:46
     
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    NAPOLI: Accoltellato, due arresti per tentato omicidio
    Due persone sono state arrestate per il tentato omicidio di un uomo ferito con un coltello lo scorso 4 febbraio a Marano, in provincia di Napoli. Nei loro confronti la Polizia ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Dda partenopea. Il reato contestato è tentato omicidio aggravato dalle circostanze della futilità dei motivi e dal metodo mafioso. Secondo quanto ricostruito dalle indagini svolte dalla Squadra mobile di Napoli e dagli agenti del Commissariato di Giugliano, il 4 febbraio corso a Marano gli indagati avrebbero aggredito la vittima, reagendo a una sua richiesta di chiarimenti, in strada e davanti ad altre persone, ferendola con un coltello di grosse dimensioni alla spalla, al braccio sinistro e alla testa, avvalendosi della forza di intimidazione e di omertà derivante dalla presenza sul territorio di Marano e dei comuni nell’area nord di Napoli del clan camorristico Abbinante.

    Roma: 30/04/2024 :banned2.gif: :bangin.gif: :busted_blue.gif:
     
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    Crotone, diventa definitiva la condanna per uno dei due responsabili dell’omicidio D’Arca: la Polizia esegue un ordine di carcerazione a carico di un 82enne crotonese

    Diventa definitiva la condanna nei confronti di uno dei responsabili dell’omicidio del 54enne Stefano D’ARCA, avvenuto l’8 marzo del 2019 in pieno centro cittadino, nei pressi di Piazza Pitagora, che aveva destato molto clamore in città per le modalità del fatto.

    Il delitto si era consumato pochi minuti dopo la mezzanotte, dopo che la vittima aveva fatto

    ingresso in un noto bar della zona, iniziando ad inveire con modi aggressivi e violenti con un soggetto lì presente, C.G., per poi cominciare a prendere a calci e a pugni il bancone dell’attività commerciale. Ciò aveva provocato la reazione di C.G. e del nonno P.F. e, proprio quest’ultimo, aveva poi sparato sette colpi di pistola nei confronti del D’ARCA, provocandone la morte.

    Immediatamente la Polizia aveva arrestato i due soggetti, responsabili in concorso dell’uccisione di Stefano D’ARCA. I successivi risvolti processuali hanno acclarato la responsabilità dei due crotonesi sino alla decisione del mese scorso della Corte di Cassazione che ha definitivamente respinto il ricorso per P.F., condannandolo alla pena della reclusione di anni 15 e mesi 7, mentre per il C.G., la Suprema Corte ha disposto l’annullamento con rinvio ad altra sezione della Corte d’Assise d’Appello, e quindi per quest'ultimo ci sarà un ulteriore giudizio di secondo grado.

    Pertanto, gli agenti della Squadra Mobile hanno rintracciato P.F. e, dopo la notifica del provvedimento restrittivo, lo hanno tradotto presso la Casa Circondariale di Crotone per scontare il residuo di pena pari ad anni 11 di reclusione.

    30/04/2024 :banned2.gif: :bangin.gif:

    L'Arresto degli autori nel 2019 nella confernza stampa che si tenne all'epoca in Area Multimediale.

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    CREMONA: Blitz della squadra mobile: spacciatore 30enne arrestato, con obbligo di firma

    L'uomo usava il suo garage, al Cascinetto, come quartier generale per la cocaina

    CREMONA - Usava il suo garage in via Maffi, al Cascinetto, come quartier generale dello spaccio di cocaina al minuto. La squadra mobile ha arresto il pusher.
    Si tratta di un romeno, 30 anni, diversi precedenti, una condanna per reati contro il patrimonio. Sotto sequestro sono finiti 25 grammi di cocaina che avrebbero fruttato 2.500 euro se venduti sul mercato, alcune dosi di marijuana, due bilancini di precisione, materiale per confezionare la droga, coltelli e spatole sporche di sostanza stupefacente, e circa 700 euro in contanti.
    Il giudice oggi ha convalidato l’arresto e disposto per il 30enne la misura dell’obbligo di firma.
    L’avvocato Marco Bencivenga ha chiesto i termini a difesa: il processo si celebrerà il 19 settembre prossimo.

    E’ nata da un input investigativo l’operazione dei poliziotti della sezione antidroga, diretti dal commissario capo Giulia Cristina. Gli agenti da alcuni giorni tenevano d’occhio il pusher. Il modus operandi era il seguente: spacciatore e clienti, tutti noti tossicodipendenti, si trovavano davanti al box: uno scambio veloce, poi entravano nel garage. Lo spacciatore abbassava la serranda per poi uscire poco dopo con l’acquirente di turno. Ciascuno andava per la propria strada.

    È di ieri, lunedì 29 aprile, il blitz dei poliziotti. Dopo l’incontro con il cliente fuori e dentro il box, hanno fermato il pusher. Nel corso della perquisizione domiciliare sono stati sequestrati droga, contanti e tutto l’occorrente per preparare le dosi e per confezionarle.

    L’operazione è il risultato dei numerosi servizi di monitoraggio finalizzati a contrastare il traffico di droga.
    E proprio durante uno di questi servizi, i poliziotti della squadra mobile hanno denunciato un giovane nigeriano per cessione di sostanza stupefacente. Gli agenti erano per strada, in borghese: hanno visto lo straniero cedere hashish ad un marocchino in cambio di denaro.
    I poliziotti li hanno fermati e perquisiti. Hanno perquisito poi la casa del nigeriano, dove hanno sequestrato 22 grammi di hashish e un bilancino di precisione.

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    Racket del clan Mallardo, interrogato l’imprenditore Luigi Vitiello: “Non sono colluso con la camorra

    E’ indagato nel processo contro il clan Mallardo, ma ha reso dichiarazioni rivelatorie sulla cosca giuglianese nel corso di un’udienza in cui è stato interrogato. L’imprenditore Luigi Vitiello ha risposto, nel corso procedimento in corso contro Domenico Pirozzi, Mimì o’ pesante, noto esponente del clan Mallardo, a diverse domande del giudice Dott.ssa Nicoletta Campanaro e del Pm della DDA Dott.ssa Antonella Serio. Vitiello, noto imprenditore edile, racconta di essere stato vittima della cosca e di aver denunciato le estorsioni subite. Infine nega di essere un imprenditore colluso con la camorra. In questo procedimento Vitiello è accusato di aver chiesto l’aiuto del ras del clan Mallardo Francesco Mallardo detto ‘o marmular per un recupero crediti di 15mila euro da un altro soggetto. Inoltre ci sono altri capi di imputazione nei suoi confronti.

    Rispondendo alle domande del giudice, Vitiello racconta i suoi legami con Mallardo ‘o marmular: “Conosco Francesco Mallardo da quando io avevo 10 anni perché, praticamente, lui lo chiamano il “Marmularo” perché effettivamente vende marmo, essendo che l’attività di famiglia da cinquant’anni facciamo gli imprenditori, da mio padre, mio zio, diciamo, un po’ tutta la famiglia, e quindi, praticamente, io mi ricordo che tenevo 10-12 anni quando andavamo a casa dove abita Mallardo Francesco. Io l’ho conosciuto che era incensurato, poi dopo ho letto dai giornali, va be’, sapevo, diciamo, che lui aveva una vita un poco… però, cioè, le cose si sanno, diciamo, in giro per il paese. Io non ho dato nessun mandato a Francesco Mallardo di andare da questo, si evince anche dalle carte che è omissis che gli chiede questa cosa, che poi alla fine gli voleva fare un regalo, io ho dato il consiglio, come una questione personale, e addirittura io mi dissi: “Guarda, non ti preoccupare, poi parlo io con Francesco”, perché io nel frattempo a Francesco gli avevo fatto fare un lavoro di marmo. A questo Francesco lo conosco ma non l’ho mai frequentato. Veniva a chiedere i soldi quando sono tornato a Giugliano”.

    Quindi secondo il racconto di Vitiello, Francesco Mallardo detto ‘o marmular avrebbe aiutato questo soggetto (amico e mezzo parente di Vitiello) a recuperare un credito e questo per ringraziaro avrebbe dato a Mallardo un compenso a titolo di “regalo” per il favore fatto e non come ‘tangente’ in quanto esponente del clan”.

    A questo punto il giudice interviene chiedendo a Vitiello perché chiedesse in varie occasioni a Francesco Mallardo di fare degli sconti o rateizzazioni su presunte richieste estorsive effettuate a persone di sua conoscenza. Vitiello si difende dicendo che i soldi di cui parlava era per i lavori fatti: “io volevo aiutare…omissis..a non fargli sapere l’importo preciso per fargli estorcere più soldi, quindi lo avevo avvisato, “Lui dice così, ti dice proprio queste
    testuali parole, e tu svia…”.

    Vitiello poi rivela le estorsioni subite da altri esponenti del clan Mallardo, come Francesco Vitiello ‘o Cavallo e Domenico Pirozzi, Mimi ‘o Pesante.

    Riguardo all’accusa di essere un imprenditore colluso con la camorra, Vitiello risponde: “Che brutta parola, Giudice, veramente, che brutta parola”.

    Sulla presunta conoscenza con Maria Licciardi, Vitiello dice di averla incontrata una volta sola: “Maria Licciardi l’ho conosciuta una volta…prima non l’avevo mai vista. lei non mi chiese nulla della Birreria, mi disse semplicemente una cosa, disse: “Scusami, io ti volevo
    chiedere una cortesia, ma le attività che stanno dentro al centro commerciale la Birreria,
    c’è la possibilità di prendere un tabacchi, un bar, che mi metti in contatto con questi?”,
    dissi: “Guarda, ma io non sono il proprietario, io sono solo il costruttore, arrivederci e
    grazie”.

    Inter Napoli 30/04/2024 :ph34r:

    L'Operazione contro il Clan Mallardo nell'Area Multimediale.
     
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    MILANO: Ricercato da anni nel suo paese, va in aeroporto a prendere la moglie e il figlio
    L'uomo, 35 anni, era ricercato in Romania per riciclaggio di denaro derivante da truffe informatiche

    Era ricercato da anni perché indagato nel suo paese per riciclaggio di denaro derivante da truffe informatiche commesse tra il 2019 e il 2021. È stato arrestato dalla polizia di Milano, grazie all'aiuto dei colleghi dell'aeroporto di Orio al Serio, un cittadino rumento di 35 anni su cui pendeva un mandato d'arresto europeo.

    Nei giorni scorsi era stato segnalato dalla polizia rumena alla Squadra Mobile di Milano l'arrivo allo scalo di Bergamo della moglie e del figlio del ricercato.
    I due sarebbero dovuti atterrare nella sera di lunedì 29 aprile. Gli agenti hanno subito ipotizzato che i famigliari volessero riunirsi con il latitante in occasione della Pasqua ortodossa che si festeggia il 5 maggio. I poliziotti si sono, quindi, appostati nell'aeroporto per stanare il latitante.

    Intorno alle 21.30 il volo da Bucarest è atterrato a Orio al Serio.
    A bordo, come previsto, c'erano moglie e figlio minorenne. I due sono stati pedinati fino agli arrivi: ad attenderli il 35enne.
    L'uomo è stato bloccato e controllato.
    Addosso aveva una patente e una carta di identità italiane con altre generalità, utili per muoversi sul territorio senza problemi.
    Il latitante è stato arrestato e condotto al carcere di Bergamo in attesa di estradizione.

    Milano Today 01/05/2024 :banned2.gif: :bangin.gif: :busted_blue.gif:

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    ENNA: Simula di essere stata sequestrata
    La Squadra mobile di Enna ha deferito un’anziana per avere simulato di essere stata sequestrata e rapinata da due uomini

    In data 27 aprile 2024, personale della Polizia di Stato della Squadra Mobile di Enna ha deferito, in stato di libertà, un’anziana donna, presunta responsabile del delitto di “simulazione di reato” per aver denunciato di essere stata sequestrata e rapinata da due uomini.

    LE INDAGINI

    Nel dettaglio, in data 05.03.2024, la stessa presso gli Uffici della Squadra Mobile della Questura di Enna ha denunciato che in quella mattinata due uomini l’avevano costretta a salire a bordo della loro auto per recarsi presso la sua abitazione sita fuori città, allo scopo di farsi consegnare denaro e gioielli. La donna raccontava inoltre che i due malviventi, dopo essersi impossessati dei monili in oro e di altri oggetti di valore presenti in casa, si prodigavano a riaccompagnarla in città, per liberarla nelle vie del centro storico di Enna. Il personale operante avviava immediatamente le ricerche dei malviventi, senza tuttavia rinvenire alcun riscontro alle dichiarazioni rese dall’anziana signora. Pertanto gli inquirenti procedevano a scandagliare tutti gli spostamenti della donna nella mattinata oggetto dell’evento delittuoso; dalla visione delle immagini estrapolate dalle telecamere cittadine, sia private che pubbliche, gli investigatori riuscivano a ricostruire dettagliatamente ogni movimento della donna, escludendo, così, che la stessa fosse stata vittima dei reati denunciati. La tempestiva attività di Polizia Giudiziaria avviata senza soluzione di continuità dalla Polizia di Stato ha consentito di escludere l’avvenuta consumazione di gravi reati contro la persona ed il patrimonio e deferire alla competente A.G. l’anziana donna per simulazione di reato.

    NOTA

    Si evidenzia che il procedimento penale in fase di indagini preliminari e che l’indagata non può definirsi colpevole fino a sentenza o decreto penale di condanna irrevocabili.

    Il Fatto Quotidiano 01/05/2024 :banned2.gif: :bangin.gif: :busted_blue.gif:
     
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