Squadra Mobile

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    ANCONA: Estorsione e usura ai danni di un esercente del centro, arrestati padre e figlio
    I poliziotti della Squadra Mobile di Ancona hanno eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso nei giorni scorsi dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona, nei confronti di due pregiudicati, padre e figlio, rispettivamente di anni 48 e 27, ritenuti responsabili di estorsione ed usura pluriaggravate ed in concorso, commessi in danno di un esercente di un’attività commerciale del centro cittadino.

    La vicenda trae origine dalla denuncia sporta dalla vittima circa le continue pretese di denaro ad opera di uno degli arrestati, il quale, per la riscossione dell’illecito credito, si sarebbe avvalso anche della capacità intimidatoria del figlio, noto pregiudicato.

    L’attività investigativa ha consentito agli inquirenti di acquisire notevoli elementi probatori che hanno costituito un quadro indiziario grave in merito ai reati contestati.

    Le indagini avrebbero evidenziato il notevole carattere usurario degli interessi richiesti alla vittima, che si sarebbero aggirati nell’ordine del 50% mensile (600% annuo).

    Dall’attività espletata dagli investigatori della Squadra Mobile, sarebbe emerso anche il carattere estorsivo delle richieste di denaro o trasferimento di beni pretesi (abitazione di proprietà della vittima), accompagnate sempre da minacce gravi, anche di morte, e da condotte intimidatorie ai danni della parte offesa.

    La gravità delle minacce poste in essere nei confronti della vittima, hanno reso necessario, da parte del Pubblico Ministero titolare del fascicolo di indagine, l’emissione del provvedimento di fermo di indiziato di delitto dei due indagati.

    Nel pomeriggio del 27.03.2024, il personale della Squadra Mobile rintracciava il padre in un motorhome temporaneamente parcheggiato nella città di Fabriano ed il figlio, in un altro motorhome collocato nel parcheggio antistante lo stadio “Del Conero” di Ancona.

    Le successive operazioni di perquisizione consentivano di rinvenire e sequestrare altro materiale ritenuto di interesse probatorio, oltre ai telefoni cellulari in uso agli indagati.

    A conclusione delle operazioni e delle formalità di rito, i due arrestati venivano associati alla Casa Circondariale di Ancona-Montacuto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria procedente.

    Nei giorni successivi il GIP presso il Tribunale di Ancona, all’esito della relativa udienza, convalidava il fermo disposto dal PM ed emetteva, nei confronti dei due uomini, la misura cautelare personale della custodia in carcere.

    Il provvedimento eseguito, costituisce misura cautelare, disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui è ammesso mezzo di impugnazione e il destinatario della stessa è persona sottoposta alle indagini e quindi presunta innocente fino a sentenza definitiva.

    Viver Ancona 04/04/2024 :banned2.gif: :bangin.gif: :busted_blue.gif:
     
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    Omicidio Capriati. Identificata la donna che era in auto al momento dell’ omicidio
    L’indagine della Squadra Mobile diretta dal primo dirigente Filippo Portoghese viene coordinata dalla DDA, la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e, al momento, non viene esclusa alcuna ipotesi investigativa, anche se le modalità dell’ omicidio di Lello Capriati hanno una firma chiaramente mafiosa.

    La Squadra Mobile dei Bari in meno di 48 ore dal delitto di Lello Capriati, 41enne nipote del “boss” Tonino Capriotti, dopo aver rintracciato l’auto su cui viaggiava quella sera ha identificato la donna che era con lui la sera di Pasquetta quando è stato vittima dell’ agguato mortale a Torre a Mare su via Bari, donna che adesso ha un un nome ed volto sulla quale sono in corso verifiche ed approfondimenti per accertare che tipo di rapporto la unisse a Capriati , e viene ipotizzato che i due avessero anche una relazione sentimentale.

    La donna che era alla guida dell’ autovettura è quasi coetanea della vittima, e dopo l’agguato, mortale nonostante lo spavento, con sangue freddo ha prima chiamato il 118, quindi atteso l’arrivo dell’ ambulanza che ha portato Capriati in ospedale, per quindi scomparire nel nulla a bordo della vettura.
    Gli unici ad averla vista infatti sono stati gli operatori del 118 accorsi in via Bari dopo una richiesta di aiuto. Quando hanno caricato Capriati sull’ambulanza per portarlo al Policlinico (dove è morto poco dopo l’ arrivo) la donna si è dileguata, infatti quando la polizia è arrivata sul luogo dell’agguato della donna non c’era traccia. Gli investigatori nelle prossime ore l’ ascolteranno, poichè le sue dichiarazioni sono fondamentali per la ricostruzione della dinamica del delitto. L’ autopsia sarà effettuata domani.

    L’indagine della Squadra Mobile diretta dal primo dirigente Filippo Portoghese viene coordinata dalla DDA, la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e, al momento, non viene esclusa alcuna ipotesi investigativa, anche se le modalità dell’ omicidio di Lello Capriati hanno una firma chiaramente mafiosa. Dalla notte di lunedì (Pasquetta) ad oggi la Polizia di Stato non si è fermata un attimo ed ha ascoltato anche i parenti e le persone vicine alla vittima, a partire dalla moglie Maria e i figli Sabino e Christian Capriati che sono stati convocati ed ascoltati a sommarie informazioni in Questura

    Una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti sarebbe la possibile vendetta in relazione a dei dissidi tra giovani “rampolli” dei clan mafiosi baresi, in cui Lello Capriati si sarebbe messo in mezzo, o una faida per il controllo mafioso di alcune zone della città, in particolare quelle in cui potrebbero essersi creati dei vuoti di potere a seguito deggli arresti che hanno raso al suolo i vertici epicali dei clan Parisi-Palermiti.

    Così come non viene esclusa una vendetta dopo l’agguato avvenuto nella piazza centrale del quartiere di Carbonara, a Bari, con due giovani rimasti feriti da colpi di pistola in una zona controllata dal clan mafioso degli Strisciuglio, da sempre acerrimi nemici dei Capriati, o un possibile regolamento di conti legato a contrasti nella gestione degli affari illeciti in città.

    Corriere del Giorno 03/04/2024 :ph34r: :banned2.gif: :bangin.gif: :busted_blue.gif:

    Un Operazione conctro ilcaln Capriati nell'Area Multimediale.
     
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    Violenza di genere, 3 arresti a Oristano

    Eseguiti dalla Polizia di Stato anche altri due provvedimenti di “Codice rosso”. Tutt’e cinque gli uomini sono accusati, a vario titolo, di atti persecutori, maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale.

    Nelle ultime settimane la Squadra Mobile della Questura di Oristano ha eseguito in città e provincia, su ordine della locale Procura della Repubblica, cinque misure cautelari, di cui tre arresti, nei confronti di altrettanti uomini responsabili di violenza di genere.

    In particolare, il primo è stato denunciato e sottoposto alla custodia in carcere per atti sessuali ai danni di una minorenne.
    Già noto alle forze dell’ordine, lo stesso era stato già raggiunto in passato da un’altra misura cautelare per fatti analoghi, sempre all’indirizzo di una ragazzina. Gli altri due giovani sono stati invece arrestati in flagranza differita per atti persecutori verso l’ex compagna, e per pesanti avance a un’amica. Gli ultimi due uomini, infine, sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria e sottoposti a misure cautelari per il reato di maltrattamenti domestici nei confronti di familiari conviventi. Nel primo caso, la vittima era la compagna, nell’altro l’anziana madre. Entrambe, dopo anni di vessazioni, hanno trovato il coraggio di denunciare gli episodi.

    Nei primi tre mesi dell’anno la Polizia di Stato di Oristano, su disposizione e con il coordinamento della locale Procura della Repubblica, ha dato esecuzione a undici misure cautelari e pre-cautelari nei confronti di altrettanti uomini, di varie età e differenti estrazioni sociali, nella maggior parte dei casi accomunati dall’abuso di alcool e di sostanze stupefacenti.

    04/04/2024 :banned2.gif: :bangin.gif: :busted_blue.gif:
     
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    Racket al Cimitero di Taranto, chiusa l’inchiesta
    Indagati in 14 tra necrofori e dirigenti comunali.
    Nel mirino la gara per l’affidamento dei servizi cimiteriali del 2021 alla Kratos che per i pm era disegnata «su misura»

    TARANTO - Si è chiusa con 14 indagati l'inchiesta «Golden System» sul racket del caro estinto che ha portato in carcere alcuni necrofori dei cimiteri di Taranto e sotto accusa imprenditori, funzionari e dirigenti comunali.

    Le indagini della Squadra Mobile, guidata all'epoca dal vice questore Fulvio Manco sotto il coordinamento dei pubblici ministeri Maria Grazia Anastasia e Francesco Ciardo, hanno portato alla luce una vera e propria attività intimidatoria che, grazie alla vicinanza con esponenti di spicco della criminalità tarantina, avrebbe permesso al gruppo guidato da Giuseppe Cristello di rendere il cimitero San Brunone di Taranto una «cosa loro». Una «parassitaria attività criminale» quella che sarebbe stata portata avanti per anni e smantellata con l’arresto di otto persone: oltre a Cristello, unico indagato finito in carcere e difeso dall’avvocato Pasquale Blasi, i poliziotti hanno arrestato alla fine di dicembre 2023 altri quattro necrofori ai domiciliari: il 55enne Antonio Sansone, il 60enne Cataldo Forte difeso dall’avvocato Patrizia Boccuni, il 58enne Giuseppe Ligorio e il 50enne Valter Pernisco. Tutti devono rispondere di associazione a delinquere per aver creato «clima di intimidazione costante» attraverso incendi, furti, danneggiamenti e anche aggressioni fisiche. Ma non solo: al gruppo vengono contestate anche estorsioni continuate, peculati, truffe, appropriazioni indebite, violenze e minacce. Qualunque attività compiuta nel cimitero doveva prevedere anche il «caffè» per i necrofori che oltre allo stipendio portavano così a casa circa 75 euro in media al giorno.

    «Un'attività intimidatoria dei necrofori – si legge negli atti dell'inchiesta - non solo nei confronti degli stessi vertici societari e indirettamente anche dei funzionari comunali ma anche nei confronti dei dipendenti delle onoranze funebri, degli artigiani, dei rappresentanti delle società che gestiscono le cappelle cimiteriali». Una storia che tutti sapevano, ma nessuno denunciava: segnalazioni, esposti, telefonate sono giunte al Comune di Taranto, ma stando a quanto si legge negli atti dell’inchiesta, nemmeno una nota sarebbe stata poi inviata alla procura della Repubblica.

    Ma sotto la lente degli inquirenti è finita anche la gara d’appalto per l’affidamento dei servizi cimiteriali affidata nel 2021 proprio alla Kratos: un appalto da 7 milioni di euro ritagliato su misura secondo la procura che ha messo sotto accusa il dipendente comunale Tiziano Scialpi, difeso dall'avvocato Andrea Silvestre, l’ex direttore dei cimiteri in pensione dal 2016 Vito Giannini, assistito dall'avvocato Rino Levato, e gli amministratori della Kratos Francesco Alfeo e Filomena Clarisa Francisco, difesi dall'avvocato Michele Rossetti.
    Nel registro degli indagati sono finiti anche la funzionaria comunale Barbara Galeone, difesa dall'avvocato Salvatore Maggio, il comandante della Polizia Locale Michele Matichecchia, assistito dall'avvocato Ciro Buccoliero, e infine l'ex dg del Comune, Carmine Pisano, difeso dall'avvocato Claudio Petrone.

    La Gazzetta del Mezzogiorno 04/04/2024 :banned2.gif: :busted_blue.gif:
     
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    MALTRATTAMENTI E VIOLENZA SESSUALE, LA SQUADRA MOBILE DELLA QUESTURA DI RAGUSA ESEGUE MISURE DI DIVIETO DI AVVICINAMENTO ALLA PARTE OFFESA E ALLONTANAMENTO DALLA CASA FAMILIARE CON APPLICAZIONE DEL BRACCIALETTO ELETTRONICO.

    Si sono resi responsabili di maltrattamenti nei confronti di minori e violenza sessuale i due uomini colpiti rispettivamente dalla misura del divieto di avvicinamento alla parte offesa e dall’allontanamento dalla casa familiare. Per entrambi, inoltre è scattata l’applicazione del braccialetto elettronico.

    Relativamente al primo caso, si tratta di una violenza sessuale nei confronti di minorenne mentre, per quanto riguarda il secondo caso, si tratta di maltrattamenti che, anche questa volta, sono stati commessi in danno di minore degli anni 18.

    In considerazione di quanto accertato, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ragusa ha emanato nei confronti dei due uomini due ordinanze di applicazione di misura cautelare entrambi eseguiti dagli Agenti della Squadra Mobile.

    Per tali fatti è stata altresì informata la competente Procura Presso il Tribunale per i Minorenni.

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    POZZALLO. SBARCO DI MIGRANTI. LA POLIZIA DI STATO IDENTIFICA E SOTTOPONE A FERMO DUE SCAFISTI EGIZIANI.
    Sono stati riconosciuti come responsabili di aver condotto un’imbarcazione in legno partita dalla Libia con più di 50 migranti e soccorsa in acque internazionali dalla ONG Mare Ionio, i due cittadini egiziani sottoposti a fermo di indiziato di delitto da personale della Squadra Mobile di Ragusa.

    Nello specifico la nave della ONG “Mare Ionio”, attraccava presso il porto di Pozzallo la sera del 24 marzo scorso, dopo aver soccorso in acque internazionali i migranti, a bordo di una fatiscente imbarcazione in legno partita dalle coste libiche.

    Dopo le preliminari operazioni sanitarie condotte a bordo della nave dai sanitari, si procedeva allo sbarco di tutti i migranti, che venivano trasferiti presso l’Hotspot di Pozzallo per le successive procedure di identificazione e fotosegnalamento.

    La successiva e tempestiva attività di indagine condotta dal personale della Squadra Mobile di Ragusa, , permetteva di individuare, in due cittadini di nazionalità egiziana, i due scafisti che avevano condotto l’imbarcazione dalla partenza dalle coste libiche sino all’arrivo dei soccorsi.

    Pertanto, in considerazione delle rilevanti risultanze investigative raccolte e dei gravi, precisi e concordanti indizi di reato nei confronti dei due cittadini egiziani, rispettivamente di 30 e 18 anni, in relazione ai delitti di favoreggiamento in concorso dell’immigrazione clandestina e ingresso illegale nel territorio della Stato italiano, si procedeva al fermo di indiziato di delitto nei confronti dei due scafisti.

    Espletate le formalità di rito, i due fermati venivano associati presso la Casa Circondariale di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria competente.

    04/04/2024 :banned2.gif: :bangin.gif: :busted_blue.gif:

    Uu caso simile a Pozzallo 4 anni fa nell' Area Multimediale del Forum
     
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    PALERMO: Rapina a corriere, la Polizia di Stato arresta il presunto autore
    Il predetto, impugnando un oggetto metallico appuntito, dopo avere minacciato il corriere, riusciva ad impossessarsi di alcuni colli del valore di circa 500 euro.

    La Polizia di Stato, segnatamente la Squadra Mobile del capoluogo palermitano, su delega dell’Autorità Giudiziaria, ha dato esecuzione ad ordinanza con cui il G.I.P. presso il Tribunale di Palermo ha disposto l’applicazione di una misura cautelare in carcere nei confronti di un indagato ritenuto responsabile di una rapina aggravata, perpetrata lo scorso 19 febbraio in danno di un corriere.

    Il predetto, impugnando un oggetto metallico appuntito, dopo avere minacciato il corriere, riusciva ad impossessarsi di alcuni colli del valore di circa 500 euro.

    Un impulso deciso alle laboriose attività investigative, svolte dai poliziotti della Squadra Mobile, Sezione “Contrasto al Crimine Diffuso”, è stato fornito dall’acquisizione dei filmati registrati dai sistemi di video sorveglianza presenti nelle aree limitrofe ove è stato perpetrato l’evento delittuoso, nonché dalle descrizioni fornite dalla vittima.

    Tale accurata analisi, unitamente all’acuta conoscenza del territorio, ha consentito agli investigatori della Squadra Mobile di identificare l’odierno indagato, restituendo alle indagini un solido quadro probatorio a carico dello stesso.

    Giova precisare che l’ odierno destinatario di misura restrittiva risulta, allo stato, indiziato in merito ai reati contestati e che la sua posizione sarà definitiva solo dopo l’emissione di una, eventuale, sentenza passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di innocenza.

    La Libertà 04/04/2024 :banned2.gif: :bangin.gif: :busted_blue.gif:
     
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    Matera: preso latitante ricercato per duplice omicidio

    Aveva assunto l’identità del fratello disabile e nel 2003 si era rifugiato in Italia, dove lavorava come operaio comportandosi in maniera irreprensibile, senza commettere reati.

    L’uomo, un cittadino albanese di 55 anni, era ricercato dal 1998 perché condannato con sentenza definitiva all’ergastolo per un duplice omicidio commesso nel suo Paese.

    Il latitante è stato rintracciato dagli agenti della Squadra mobile di Matera e condotto in carcere, in attesa che si completi l’iter per l’estradizione.

    L’operazione è frutto della collaborazione info-investigativa tra il Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia (Scip) della Direzione centrale polizia criminale, l’Ufficio dell’esperto per la sicurezza presso l’ambasciata d’Italia in Albania, l’Ufficio Interpol di Tirana e il Dipartimento della polizia criminale albanese.

    La Squadra mobile, informata dal personale dello Scip della probabile presenza del latitante e delle nuove generalità acquisite nel tempo, ha svolto un’attività di osservazione per l’esatta localizzazione del ricercato, per arrivare poi alla sua cattura.

    Si tratta di un’operazione che rappresenta in modo chiaro il livello di cooperazione internazionale di polizia tra il Dipartimento della pubblica sicurezza italiano e quello albanese.
    Lo scambio di informazioni è stato curato dalla sezione “Latitanti” della seconda divisione Interpol - Scip della Direzione centrale della polizia criminale.

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    Il Video Nell'Area Multimediale.
     
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    TARANTO: Importante operazione antidroga della Polizia di Stato: recuperati 17 kg di eroina e munizioni di vario calibro

    La Polizia di Stato, nel corso dei controlli effettuati nello scorso fine settimana in occasione delle festività pasquali che hanno interessato l’intera la provincia jonica, è riuscita a recuperare un ingente quantitativo di sostanza stupefacente.
    Il personale della Squadra Mobile, impegnato in questi servizi, in una mirata attività di contrasto ai reati predatori, perlustrando le campagne nella zona tra Manduria e Brindisi, ha scoperto, all’interno di un uliveto, nelle immediate vicinanze di una grossa cisterna d’acqua per irrigazione, un involucro di cellophane avvolto da una guaina in gomma, con all’interno 26 panetti di eroina, confezionati con nastro adesivo per imballaggi, per un peso complessivo di circa 16 chilogrammi.
    Poco distante lungo la strada Provinciale 96, sempre nel territorio del comune messapico, gli agenti hanno recuperato nell’intercapedine di un muro a secco che costeggia la carreggiata un altro involucro in cellophane con 3 panetti di eroina per un peso complessivo di circa un chilo e duecento grammi ed una busta di colore azzurro con all’interno due caricatori monofilari vuoti, un pezzo in metallo di arma lunga e 35 proiettili di vario calibro.
    Tutta la sostanza stupefacente per complessivi 17 chilogrammi e le munizioni ritrovate sono state posti sotto sequestro.
    Sono ancora in corso incisive indagini per individuare chi avesse la disponibilità di quanto recuperato.

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    Due mesi fa:
    TARANTO, DROGA ED ESTORSIONE, BLITZ DELLA POLIZIA 17 ARRESTI in areaMultimediale.
     
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    SALERNO : Polizia chiude un centro massaggi a luci rosse

    Scoperto e sequestrato dalla Polizia un centro massaggi a luci rosse in via Galdi a Mercatello.
    l centro era gestito da donne asiatiche.
    Il provvedimento è scattato dopo un’attività di osservazione da parte degli agenti della Squadra Mobile, che hanno notato un insolito flusso di uomini che frequentavano il centro.
    All’interno, secondo la ricostruzione degli investigatori, una vera e propria alcova a luci rosse con attività di prostituzione pubblicizzata anche online, con foto di donne in pose provocanti pubblicate sui siti erotici.
    I poliziotti hanno inoltre sequestrato ingenti somme di denaro, pillole cinesi per migliorare le perfomances sessuali ed i letti. All’interno gli agenti hanno sorpreso una cinese di 41 anni, irregolare sul territorio nazionale.

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    FORLI CESENA: DROGA NELLE “MERENDINE” e BICI ELETTRICHE RUBATE - ARRESTATO DALLA POLIZIA DI STATO

    Operazione congiunta della Squadra Mobile e delle Volanti della Polizia di Stato contro il traffico di stupefacenti e di contrasto ai furti. All’esito di perquisizioni e sequestri è stato arrestato a Forlì un cittadino italiano, di origine straniera, trovato in possesso di stupefacenti e beni rubati.

    Durante un servizio di controllo su strada, le Volanti hanno rintracciato un’autovettura rubata: alla guida c’era un uomo che, nel tentativo di sottrarsi al controllo, ha gettato un involucro, risultato essere un panetto di hashish. Nel frattempo è intervenuto anche personale della Squadra Mobile per le immediate perquisizioni sul posto e presso l’abitazione dell’uomo.

    Nel corso della perquisizione gli investigatori hanno notato degli involucri incartati come se fossero merendine “Nestlè” e “Kinder”: le merendine tuttavia erano diversi panetti di hashish per un peso complessivo di circa 300 grammi. E’ stato ritrovato anche un bilancino e sostanza da taglio, segni inequivocabili dell’attività di spaccio messa in piedi dall’uomo.

    All’interno di un garage in lamiera posto nel giardino dell’abitazione sono state rinvenute inoltre numerose bici elettriche, decespugliatori e trapani, di provenienza furtiva e per cui sono in corso gli accertamenti per risalire agli effettivi proprietari. Durante la perquisizione è stata inoltre trovata una riproduzione di una pistola, priva di tappo rosso.

    Quanto sopra rinvenuto, lo stupefacente, il bilancino, la replica della pistola, il trapano elettrico e la sega orizzontale è stato sottoposto a sequestro. L’auto condotta dall’arrestato invece è stata restituita al proprietario.

    L’uomo invece è in stato di arresto in attesa della convalida.
    La droga al dettaglio avrebbe reso centinai di dosi e fruttato diverse migliaia di euro.

    E’ stato denunciato anche per il reato di ricettazione e rischia fino a otto anni di carcere.

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    Rapina da un milione di euro, 12 arresti a Milano

    Armi, munizioni, uniformi delle Forze dell’ordine e tutto il necessario per effettuare rapine, sono stati trovati dai poliziotti della Squadra mobile di Milano all’interno di un appartamento utilizzato come base logistica da una banda di rapinatori.

    Al termine di un’indagine iniziata dopo una rapina messa a segno il 4 novembre 2021, gli investigatori della Mobile milanese hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di dodici persone, dieci in carcere e due ai domiciliari.

    Gli indagati sono accusati dei reati di detenzione di armi e munizionamento, detenzione e ricettazione di divise delle Forze dell’ordine di provenienza illecita, detenzione di sostane stupefacenti.

    La rapina da cui è partita l’indagine fu commessa da cinque persone che, armate di pistola e a volto coperto, fecero irruzione in un laboratorio orafo di Milano impossessandosi di lavorati e semilavorati in oro e palladio, nonché di altro materiale prezioso, per un valore stimato di circa un milione di euro.

    L’attività investigativa ha portato ad individuare il gruppo di persone, tutte con precedenti penali, sospettate di aver commesso la rapina; durante l’indagine, ascoltando una delle intercettazioni, è emersa l’intenzione dei malviventi di compiere un ulteriore colpo in provincia di Varese.

    L’indagine ha permesso anche di scoprire l’appartamento, utilizzato da due persone insospettabili, utilizzato dal gruppo criminale come base logistica dove nascondere tutto il necessario per mettere a segno i colpi.

    Durante la perquisizione gli agenti hanno trovato un fucile a pompa calibro 12 Franchi, una pistola calibro 22 Browning, entrambi risultati rubati, una pistola calibro 7.65 Beretta con matricola abrasa e svariate munizioni compatibili con le armi sequestrate nell’appartamento.

    Nella casa i poliziotti hanno trovato anche un chilo di cocaina, alcune divise e un distintivo della Guardia di finanza, nonché divise di alcuni corrieri espressi.

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    Il Video nell'Area Multimediale.
     
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    TARANTO: Scoperta nuova attività di spaccio a Tramontone: 21enne arrestato dalla Polizia di Stato

    La Polizia di Stato ha arrestato un tarantino di 21anni perché ritenuto presunto responsabile del reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. I Falchi della Squadra Mobile, impegnati nei servizi antidroga, ha raccolto indizi utili a ritenere che in un locale in disuso di proprietà comunale sito nella borgata di Tramontone sarebbe stata avviata una nuova presunta attività di spaccio di sostanze stupefacenti. Si è verificato che il locale messo sotto osservazione era munito di telecamere a circuito chiuso capaci di controllare l’intero isolato e che la presunta illecita attività avveniva con estrema precauzione.
    Al fine di scongiurare un eventuale arrivo delle Forze dell’Ordine, il giovane, dopo aver fatto entrare il suo “ospite”, aveva cura di chiudere a chiave la porta d’ingresso posizionandoci dietro, a sua protezione, un grosso frigorifero.
    I poliziotti, avendo ormai la convinzione di trovarsi di fronte ad un attività spaccio, hanno deciso di intervenire. Approfittando di un momento di distrazione di chi era all’interno del locale sono entrati per un accurato controllo. Nel corso della perquisizione i poliziotti hanno rinvenuto su un ripiano in marmo sei involucri termosaldati contenenti cocaina per un peso di circa quattro grammi una dose da mezzo grammo di hashish e la somma di 200 euro in banconote di piccolo taglio, oltre al materiale necessario per il confezionamento delle sostanze stupefacenti in dosi. Terminata l’operazione antidroga, oltra al materiale recuperato, sono state sequestrate anche le telecamere posizionate all’esterno del locale.
    Trasmessi gli atti all’Autorità Giudiziaria, il 21enne è stato arrestato e posto in regime degli arresti domiciliari.
    Nell’immobile occupato abusivamente è stato scoperto anche un allaccio abusivo alla rete elettrica: ritenendo che si trattasse di un luogo stabilmente utilizzato per le attività di spaccio, è stato emesso il provvedimento del sequestro preventivo del locale nonché denunciato il 21enne per furto di energia elettrica. Si ribadisce che per l’indagato vige il principio della presunzione di innocenza sino a sentenza definitiva.

    05/04/2024 :banned2.gif: :bangin.gif: :busted_blue.gif:

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    Terrore a Napoli, spari in un parco giochi. Ferita per errore una mamma

    Piazza Italia, Fuorigrotta, quartiere di Napoli, ieri alle ore 19.30 la camorra ha sfiorato la strage nell'area verde con giostrine e divertimenti per bambini appena riaperta e riqualificata.
    Sicari in scooter hanno esploso un colpo di pistola mentre nell'area verde c'erano mamme e bambini. Il proiettile ha raggiunto alla gamba destra una mamma di 49 anni.
    Non era lei l'obiettivo. C
    olpita per errore. Fortunatamente le sue condizioni non vengono giudicata gravi. Sul posto sono arrivati gli agenti del Commissariato Fuorigrotta e quelli della Squadra Mobile diretta da Giovanni Leuci.
    Le indagini sono coordinate dal PM del Pool anticamorra Salvatore Prisco

    Rai 05/04/2024 :woot: :sick:

    Il Video In Area Multimediale.
     
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    “La camorra ha costruito una banca”

    Il procuratore Nicola Gratteri ha tenuto una conferenza in occasione della presentazione del report sul cyber crime nella sede Onu di New York, lanciando poi un allarme sull’influenza del dark web. “A Napoli ho visto come la camorra è stata in grado di costruire una banca online che ha riciclato qualcosa come 3 miliardi e 600 milioni di euro, di cui siamo riusciti a sequestrare solo 2 miliardi”, ha detto il capo della Procura.

    “La cosa che ci ha sorpreso è che nelle sedi di queste banche abbiamo trovato tecnologie che la nostra Polizia giudiziaria non possiede, perché non sono state comprate: uno di questi strumenti tecnologici, costato 5 milioni, serviva a impedire le intercettazioni schermando i luoghi fisici in cui avvenivano le riunioni”, ha denunciato Gratteri.

    “Più le mafie si arricchiscono, più saranno in grado di condizionare l’economia mondiale”, ha aggiunto. Gratteri ha anche detto che mentre le mafie hanno iniziato ad essere nel web utilizzando anche i social come Facebook, “ora sono passati a TikTok dove hanno più popolarità”.
    “STIAMO PERDENDO TROPPO TEMPO”

    Il Procuratore ha chiesto che oltre ad assumere forze dell’ordine, lo Stato integri nel suo organico più ingegneri informatici e che vengano retribuiti bene, altrimenti – ha aggiunto – verranno assunti dal settore privato. “Stiamo perdendo troppo tempo e tanto campo rispetto a quello conquistato dalle mafie”, ha ribadito Gratteri spiegando che oggi la mafia non conta più sul pizzo, chi lo fa rispetto al mercato del dark web «è un morto di fame», perché solo per il traffico di droga «le mafie italiane guadagnano oltre 50 miliardi di euro all’anno».

    Inter Napoli 06/04/2024 :ph34r: :woot: :sick:

    Un Recente Blitz Anticamorra nell'Area Multimediale.

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    PADOVA: Arrotonda la pensione con lo spaccio: in manette un pusher di 66 anni
    Prosegue l'attività della squadra mobile di Padova tesa a stroncare il fenomeno illecito.
    Quattro gli arresti il 5 marzo tra cui una coppia italiana, lui padovano e lei veneziana, non più giovanissima, trovata a vendere metadone ad un assuntore

    Quella di ieri 5 marzo è stata l'ennesima giornata di "caccia" da parte degli investigatori della Squadra Mobile, costantemente in strada a Padova e provincia con l'imperativo di stroncare ogni forma di reato, a cominciare da quello dello spaccio di sostanze stupefacenti.
    Il pusher di via Vecellio

    Un 32enne tunisino è stato scovato a spacciare a ridosso di un bar in via Vecellio. Da diversi giorni i poliziotti della Squadra Mobile si erano insospettiti del suo comportamento. Ieri pomeriggio 5 marzo gli agenti si sono appostati e lo hanno osservato trattenersi per l’ennesima volta all’interno dell’esercizio senza consumare nulla, in evidente attesa di qualcuno. Non appena uscito dal locale lo hanno fermato e sottoposto a controllo. Gli hanno trovato addosso ancora 11 dosi di cocaina assieme a 555 euro. Irregolare e con precedenti di polizia per stupefacenti è stato ammanettato e trattenuto in Questura in attesa di giudizio. Il giudice ha dato il nullaosta per l'espulsione.
    Pontevigodarzere

    Nei guai anche un ventiduenne richiedente protezione internazionale, tunisino anche lui, placcato dagli stessi agenti della Squadra Mobile sul Lungargine Brenta di Pontevigodarzere, mentre tentava di fuggire. Proprio lui ha in dodici mesi scarsi ha collezionato denunce per maltrattamenti in famiglia, ricettazione, porto di oggetti atti ad offendere e stupefacenti. Risaputo agli agenti che soprattutto nelle belle giornate i tratti di argine sono talvolta frequentati da qualche giovane pusher alla ricerca di clienti occasionali, perlustrando il tratto di argine a ridosso della zona di Pontevigodarzere hanno notato il 22enne nascondersi tra la vegetazione e rimanere palesemente in attesa dell’arrivo di qualcuno. E' stato visto a colloquio con alcuni conducenti di auto sopraggiunti separatamente nei parcheggi limitrofi.
    Accortosi della presenza degli agenti, lo straniero ha però tentato di darsi alla fuga e di sottrarsi al controllo. Raggiunto e fermato dopo pochi metri, si è disfatto di un coltello a serramanico di 21 centimetri Gli agenti gli hanno trovato addosso 4 dosi di cocaina e dell’ hashish, oltre a 385 euro. Tratto in arresto, è stato trattenuto anche lui nelle camere di sicurezza della Questura, in attesa di convalida e del giudizio direttissimo.
    Il giudice ha​ concesso il nullaosta per l'espulsione, emettendo una condanna a 4 mesi di reclusione ed 800 euro di multa.
    Via Donghi

    Ieri alle 19 i poliziotti hanno notato un'auto ferma con all’interno un uomo che scambiava qualcosa con un soggetto all’esterno dell’auto. Gli agenti hanno subito compreso che si trattava dello scambio di stupefacente e hanno deciso di procedere prontamente al controllo, fermando gli interessati. L’uomo alla guida, 66enne padovano, è stato trovato con ancora in mano due banconote, mentre al suo fianco, sul lato passeggero, una donna 55enne di origini veneziane ha spontaneamente consegnato agli operatori due boccette di metadone occultate in una borsetta termica. Il terzo uomo fermato, romeno di 35 anni, senza fissa dimora, aveva appena acquistato dai due una boccetta di metadone.
    La coppia è stata arrestata per concorso in spaccio di sostanze stupefacenti.

    Pavova Oggi 06/04/2024 :banned2.gif: :bangin.gif: :busted_blue.gif:
     
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    Crotone, arrestato tossicodipendente per maltrattamenti ed estorsione in danno della madre

    Un crotonese di 37 anni è stato arrestato dal personale della Squadra Mobile e dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, che ha eseguito la misura della custodia cautelare in carcere, disposta dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Crotone nei confronti dell’uomo, indagato per i reati di maltrattamenti in famiglia, estorsione e lesioni personali, commessi in danno della madre.

    Il provvedimento cautelare è scaturito dalla denuncia della donna e dai successivi accertamenti investigativi ad opera della Squadra Mobile, che hanno permesso di ricostruire la vicenda che ha visto il giovane, già in passato condannato per maltrattamenti a carico della madre, nuovamente protagonista di diverse aggressioni nei confronti della medesima, per ottenere il denaro necessario all’acquisto della droga.

    Dopo la prima condanna, la donna aveva accettato di accogliere di nuovo in casa il figlio, con la speranza di poterlo aiutare, ma tutto era risultato inutile in quanto le condotte del giovane erano ricominciate, con continue richieste di denaro e aggressioni quotidiane, tanto che nell’ultima occasione la predetta congiunta era stata costretta a recarsi al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Crotone per farsi medicare, e poi a rivolgersi alla Polizia di Stato.

    A questo punto, è stata attivata immediatamente la procedura del “ codice rosso “ e, con il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Crotone, sono stati raccolti, in breve tempo, tutti gli elementi di riscontro al racconto della donna, tanto da determinare la richiesta e l’emissione di una idonea misura cautelare.

    Il soggetto, dopo essere stato rintracciato in questo centro, è stato tradotto presso la locale Casa Circondariale, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

    06/04/2024 :woot: :sick: :banned2.gif: :bangin.gif: :busted_blue.gif:
     
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    TERAMO: La Squadra Mobile arresta due fidanzati, lei con l’auto ha speronato la Polizia, lui è stato sorpreso con cocaina pronta da spacciare.

    Nella serata di giovedì 4 aprile, nel corso di uno specifico servizio finalizzato a contrastare il traffico illecito di sostanze stupefacenti in questa Provincia, personale della Squadra Mobile della Questura di Teramo, Sezione Antidroga, ha tratto in arresto in flagranza di reato, due fidanzati lui, un italiano di 31 anni, per l’ipotesi di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, lei, cittadina romena di 24 anni, per l’ipotesi di resistenza a pubblico ufficiale.

    I due sono stati rintracciati e fermati da personale della Squadra Mobile a Teramo in via Cavalieri di Vittorio Veneto incrocio con via Tassoni, mentre procedevano a bordo di un'autovettura condotta dalla donna. Quest’ultima, al fine di eludere il controllo, dopo aver ricevuto l'alt di Polizia, ha innestato velocemente la retromarcia, accelerando e andando a collidere violentemente contro un 'autocivetta della Squadra Mobile, che li seguiva operativamente a chiusura. La donna, costretta ad arrestare la marcia a causa dello spegnimento del motore dalla sua auto a seguito dell’urto, è stata bloccata unitamente ai fidanzato.

    La ragazza, sottoposta a perquisizione personale, veicolare e domiciliare, è stata trovata in possesso di un involucro contenente sostanza stupefacente del tipo cocaina del peso complessivo di 0,5 grammi, rinvenuto all’interno della sua borsa a tracolla. Pertanto, considerata la modica quantità, è stata sanzionata amministrativamente per il possesso dello stupefacente per uso personale.

    L’uomo, a seguilo di perquisizione personale e domiciliare, è stato trovato in possesso di sostanza stupefacente del tipo cocaina per un peso complessivo di circa 78 grammi, divisi in quattro involucri, di cui parte rinvenuti all'interno dì una pochette occultata all'interno degli slip e parte nell’imbottitura del divano presente nella camera da letto della sua abitazione. Il medesimo è stato trovato in possesso anche di sostanza stupefacente del tipo hashish per un peso complessivo di circa 6 grammi, suddivisi in sei frammenti, rinvenuti sempre nell’imbottitura del divano presente nella camera da letto della sua abitazione di residenza.

    Lo stupefacente sarebbe stato pronto per essere ceduta a terzi. E’ stato infatti rinvenuto e sottoposto a sequestro anche materiale utile per il confezionamento della sostanza e un bilancino elettronico funzionante.

    I fidanzati, su disposizione del Sostituto Procuratore della Repubblica di turno presso il Tribunale di Teramo, sono stati posti agli arresti domiciliari, a disposizione dell'A.G. in attesa dell'udienza di convalida. All’esito della stessa, gli arresti sono stati convalidati e nei confronti dell'uomo è stata disposta dal Giudice la misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. La donna, invece, ha patteggiato con pena sospesa.

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