Tour de France 2019

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    Tour de France: a Simon Yates la prima sui Pirenei. Alaphilippe resta in giallo
    Il britannico si impone in una volata a tre su Bilbao e Muhlberger. Non cambia nulla nella generale. Misterioso ritiro in corsa di Rohan Dennis.

    Peyresourde e Hourquette d'Ancizan trattate come pianura in assenza di vento. I favoriti per la classifica generale aspettano la cronometro di venerdì e l’arrivo sul Tourmalet per azzannarsi. Ma per loro la prima sui Pirenei è un semplice trasferimento: tanto di guadagnato per Julian Alaphilippe, che può difendere senza affanno la maglia gialla. Ora cercherà di tenerla nel duro banco di prova contro il tempo a Pau. "Mi aspettavo alcuni attacchi, ma alla fine non è successo. E' sempre meglio avere un minuto di vantaggio, ma Geraint Thomas è uno specialista, quindi sarà molto difficile. Sono ancora più motivato del solito, darò il massimo", commenta a caldo il leader. Staremo a vedere, come sarà interessante capire la definizione delle gerarchie in casa Ineos. Thomas a crono va più forte di Bernal, bisognerà vedere l'eventuale distacco.

    Se tra Alaf e gli altri succede poco o niente, non interessa a Simon Yates. Per lui, ad un passo dal vincere il Giro d’Italia dello scorso anno nonché trionfatore della Vuelta, la classifica di questo Tour è particolare secondario. Il retrogusto dolce è la possibilità di andare in fuga: lo fa insieme ad altri trentanove, poi sul più bello se la gioca contro due. Lo spagnolo Pello Bilbao e l’austriaco Muhlberger: li frega nell’ordine con una volata maliziosa, di grande personalità. Una disdetta per Bilbao, adattissimo per queste situazioni, ma anche e soprattutto per Muhlberger, che nel recente Delfinato si era arreso ad Alaphilippe, e per di più al fotofinish.

    Simon Yates a parte, giornata noiosa ravvivata da un giallo, che non è quello di Alaphilippe. Rohan Dennis è pimpante, lo è al punto di cercare di entrare nella fuga Yates. Poi il black out, in zona rifornimento molla tutto e sale in macchina. Fa rumore alla vigilia della crono, specialità dove Dennis eccelle (è campione del mondo). Gli esponenti del Team Bahrain, interpellati dopo il traguardo, pur non chiarendo granché, sono più trasparenti di un comunicato che sembra uscito dalla guerra fredda: "La nostra priorità è la salute di tutti i nostri corridori, quindi avvieremo un'indagine immediata ma non commenteremo ulteriormente finché non avremo stabilito cosa è successo a Rohan Dennis". La tesi più accredidata parla di un acceso screzio tra l’australiano e l’ammiraglia. C’è anche un testimone oculare: è Thomas Voeckler, l’ex maglia gialla che ora commenta per la televisione francese.

    Insomma, per il Team Bahrain una giornataccia alla quale sommare l’ulteriore carico di minuti accusato dalla vetta: in totale in classifica fanno 26 per lo Squalo.

    Cenni di cronaca per l’apertura sui Pirenei. Tra i 40 che vanno in fuga ci sono un sacco di facce conosciute. Evitiamo accuratamente la lista, basta citare Van Avermaet, Sagan, Matthews. A conti fatti sono lì per un traguardo volante e i relativi punti per la maglia verde. E' lì per vincere, ad esempio, Matteo Trentin. Dopo che sul Peyresourd Wellens beffa Calmejane, il campione d’Europa inscena la sua azione a Hourquette d'Ancizan. Riprende il battistrada Clarke, si guadagna il premio della combattività ma alla fine deve arrendersi prima della vetta: “Peccato, fossi rimasto con Clarke forse potevo guadagnare una quarantina di secondi in più. Ha comunque vinto un mio compagno di squadra, sono contento”.

    Yates, Bilbao e Muhlberger scollinano davanti, sono attenti nella seguente discesa, significa che sarà volata. C’è una curva ai 170 metri, Yates la prende in testa ben sapendo che recuperarlo in una situazione del genere non è semplice: calcolo perfetti.

    ORDINE D'ARRIVO
    1. Simon Yates (Gbr, Mitchelton-Scott) in 4h57'53"
    2. Pello Bilbao (Esp, Astana) s.t.
    3. Gregor Muhlberger (Aut, Bora-Hansgrohe) s.t.
    4. Tiesj Benoot (Bel) a 01'28"
    5. Fabio Felline (Ita) s.t.
    6. Matteo Trentin (Ita) s.t.
    7. Oliver Naesen (Bel) s.t.
    8. Rui Costa (Por) s.t.
    9. Simon Clarke (Aus) s.t.
    10. Jasper Stuyven (Bel) s.t.

    1. Julian Alaphilippe (Fra, Deceuninck-Quick Step) in 52h26'29"
    2. Geraint Thomas (Gbr, Team Ineos) a 01'12"
    3. Egan Bernal (Col, Team Ineos) a 01'16"
    4. Steven Kruijswijk (Ned) a 01'27"
    5. Emanuel Buchmann (Ger) a 01'45"
    6. Enric Mas (Esp) a 01'46"
    7. Adam Yates (Gbr) a 01'47"
    8. Nairo Quintana (Col) a 02'04"
    9. Daniel Martin (Irl) a 02'09"
    10. Thibaut Pinot (Fra) a 02'33"
    13. Alejandro Valverde (Esp) a 03'18"
    15. Jakob Fuglsang (Den) a 03'22"
    24. Fabio Aru (Ita) a 05'57"
    30. Giulio Ciccone (Ita) a 14'35"
    44. Vincenzo Nibali (Ita) a 26'03"

    La Repubblica
     
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    13ª tappa: fenomenale Alaphilippe! Vince la crono e consolida la maglia gialla

    Il francese si impone a sorpresa anche nella prova contro il tempo individuale, battendo il rivale Thomas per 14”. In classifica generale ora ha quasi un minuto e mezzo di vantaggio. Sul podio di giornata sale De Gendt, batosta per Yates e Bardet. Paura per Van Aert
    Julian Alaphilippe non finisce di stupire. Il francese conquista la cronometro individuale di Pau, l’unica di quest’edizione del Tour, e consolida la maglia gialla. Un colpo a sorpresa per lui, che sulla carta avrebbe solo dovuto difendersi e invece ha rifilato 14” a Geraint Thomas. Sul podio di giornata un ottimo De Gendt, terzo a 27”, pochi centesimi meglio di Uran. Paura per Wout van Aert, che stava facendo un ottimo tempo ma è caduto in una curva a meno di due chilometri dall’arrivo. Il belga è stato portato in ospedale in ambulanza, ma è sempre rimasto cosciente. Tra gli uomini di classifica, sorridono Porte, Pinot e Kruijswijk. Landa limita i danni rispetto alle aspettative, ma paga comunque più di 1’30”. Batosta per Yates e Bardet, giornata storta anche per i colombiani Bernal e Quintana. Domani arrivo sul Tourmalet: Alaphilippe difenderà 1’26” su Thomas e 2’12” su Kruijswjik.

    Classifica al traguardo:

    1. J. Alaphilippe in 35’00” (media 47,2 km/h)
    2. G. Thomas + 14”
    3. T. De Gendt +27”
    F. Aru +1’13”
    V. Nibali + 2’33”

    Gazzetta dello Sport 19/07/2019
     
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    Pinot vince sul Tourmalet. Alaphilippe ancora super: secondo e sempre più in giallo
    Dominio francese sulla mitica cime dei Pirenei. Tengono Kruijswijk, Buchmann e Bernal. Cedono Thomas, Uran e Fuglsang.

    ''Allez Juju". Era scritto su un cartello agitato da una tifosa francese sulle strade del Tour. Fa il verso al diminutivo usato per Laurent Jalabert (Jaja), è il segnale che ormai Julian Alaphilippe ha occupato un posto stabile nel cuore dei francesi, inaridito da tanta astinenza (34 anni) di trionfi alla Grande Boucle. Juju non trema, neanche sul Tourmalet. In molti lo aspettavano al varco sul gigante dei Pirenei e lui tiene. Non dà mai l'idea della sofferenza, anzi... Nel finale rilancia, andandosi a prendere secondo posto e abbuoni.

    Secondo, perché la tappa viene vinta da un altro francese, Thibaut Pinot. Una vittoria che parte da una sconfitta, quella di Albi del 15 luglio: spazzato via dalla classifica dalla complicità tra una sua distrazione e un colpo di vento. L'altro Pinot, quello che non andava a crono, che vedeva ogni discesa come un tormento, sarebbe stato stritolato dalla proprie inquietudini. Questo Pinot ha reagito, ha spinto al massimo nella crono, ora ha domato il Tourmalet.

    Alaf e Pinot sono i personaggi da copertina, ma il Tourmalet ha svelato altro. La Ineos ad esempio non sembra più quella corazzata invincibile che controlla anche il particolare insignificante. ''Non mi hanno detto niente dall'ammiraglia''. Sono parole di Egan Bernal, lasciato libero di decidere nel momento più delicato dell'intero Tour del team. Il colombiano fa lo stopper ed arriva quarto: decide bene mentre il suo capitano (ma un'altra giornata del genere e sarà golpe) perde terreno. Geraint Thomas cede: non di schianto, ma cede. Accusa 36'', più di 10 di abbuono, da Pinot: resta secondo nella generale, ma il segnale non è granché. Ma di sconfitti ce ne sono tanti. A parte Bardet, crollato già sul Soulor e che ormai fa relativamente notizia, sul Tourmalet cedono, uno dopo l'altro Quintana, Fuglsang, Uran.

    A proposito di Quintana, interrogativi seri sulla strategia della Movistar. ''Non sapevamo che non fosse in condizione'', ha spiegato Valverde puntando il dito contro il colombiano. Una frase che spiega il gran lavoro, iniziato da lontano, che alla fine ha prodotto uno striminzito sesto posto con Mikel Landa

    La Republica 20/07/2019
     
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    Tour de France: Pinot si scatena, Alaphilippe cede ma resta in giallo. Tappa a Simon Yates
    Chiusura sui Pirenei molto spettacolare, caratterizzata dall'attacco del vincitore del Tourmalet. Gli altri big tutti in ritardo, compreso il leader della generale, al primo momento di crisi.

    Il bicchiere mezzo pieno, probabilmente anche qualcosa di più, di Julian Alaphilippe: arriva alla terza settimana del Tour de France in maglia gialla. In pochi lo avrebbero scommesso, bene tenerlo a mente. Il bicchiere mezzo vuoto: a 5 km dal termine dell’ultima salita pirenaica, verso l'arrivo di Foix Prat d’Albis, il simpatico Juju accusa la prima crisi. Niente di definitivo, tanto che la maglia gialla, sia pure non più tanto saldamente, resta sua. Alaf si piega ma non si spezza su un attacco violento, bellissimo, di Thibaut Pinot. Dopo la vittoria del Tourmalet, un secondo posto che per lui è un pieno di autostima: “Oggi ho iniziato la mia rimonta, non avevo come obiettivo prendere la maglia gialla subito, ma solo di guadagnare terreno. Sono sempre più convinto dei miei mezzi”.

    Fa bene ad esserlo, perché dopo la ricordatissima disdetta nel vento di Albi, Pinot ha ritrovato se stesso e la squadra. In una giornata micidiale, con Port de Lers (11,4 km al 7%), Mur de Pèguére (9,3 km al 7,9%) e salita finale, tutto concentrato in 70 km, la Fdj è un capolavoro di strategia. Mandato il campione svizzero Reichenbach nel drappellone di attaccanti di giornata per poi ritrovarlo al momento giusto, tiene uno splendido Gaudu, decisivo nella tirata che spossa tutti, accanto al capitano. Pinot non vince la tappa solo perché, nel drappellone appena citato, c’era anche Simon Yates: il britannico apre e chiude i Pirenei con un vittoria. Un bis mentre il gemello ‘diverso’, Adam, quello che doveva fare classifica, va alla deriva. Termine al quale sta facendo mestamente l’abitudine Vincenzo Nibali: è nella fuga iniziale (con lui anche Ciccone e Caruso), arriva scarico di voglia ed energie con un altro fardello di minuti di ritardo sulle spalle (mezz'ora. Il migliore degli italiani è ancora Fabio Aru, comunque parecchio staccato da Pinot e compagnia.

    Lunedì il riposo, poi le Alpi decideranno il padrone del Tour. Necessario fare due conti: Pinot, arrivato con Mikel Landa a ruota, ha guadagnato 24’’ (abbuono compreso) su Buchmann -il tedesco ancora all’altezza- e Bernal. Thomas e Kruijswijk hanno accusato 55’’, Porte ha sforato il minuto, Alaf 1’22’’. Ancora nel mezzo Fuglsang, mentre ormai i Quintana ed i Danile Martin sono ampiamente fuori gioco. In classifica Alaf resta con 1’35’’ su Thomas, poi fino a Buchmann, sesto a 2’24’’, tutti in una manciata di secondi.

    Giornata corsa a tutta sin dall'inizio. La Movistar, incerta sul Tourmalet, stavolta non sbaglia strategia. Quintana all'attacco insieme ad altri 35: con lui Amador e Soler. E' la fuga dei delusi: ci sono anche Nibali, Bardet, Daniel Martin. Il Mur de Péguère disintegra il drappello di testa, mentre dietro Landa si scatena su pendenza che sfiorano punte del 18%. Dopo una discesa spettrale, quella disseminata di chiudi nel 2012 che qualche buonempone nel 2012 pensò bene di disseminare di chiodi, restano soli in testa Simon Yates e Geschke. Poi Simon saluta e va a vincere.

    L'enigma gialla però è alle sue spalle. Sul forcing di Gaudu, scivola dietro Thomas: "Dovevo attaccare un po' prima'', commenta il gallese. Si riferisce al momento in cui si libera della compagnia di Alaphilippe, dimenticandosi di ricordare che davanti Pinot stava mettendo il Tour a fuoco e fiamme. Reiterati gli scatti, che fiaccano tutti tranne Landa, il quale però era partito nella salita precedente. L'ultimo a resistergli è Bernal, sempre sospeso tra il ruolo di aiuto a Thomas e la smania di fare da solo. Tour dunque sempre più indecifrabile e appassionante, con un dato da analizzare. Dal 1919, 55 Tour hanno visto un corridore portarela maglia gialla almeno 10 giorni. Cinquanta l'hanno portata anche a Parigi, cinque no. Gli ultimi tre, Pascal Lino e due volte Thomas Voeckler, erano francesi. Alaphilippe fa gli scongiuri, Pinot e gli altri no

    La Repubblica 21/07/2019
     
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    Oggi, 22/07/2019, giornata di riposo.
     
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    Tour de France: Ewan brucia Viviani in volata. Alaphilippre sta in giallo, Fuglsang cade e si ritira
    L'azzurro deve arrendersi alla volata perfetta dell'australiano, il francese resta leader della generale. Il danese, che era nono, tradito da una cadut.

    Caleb Ewan vince in volata la sedicesima tappa del Tour de France, la Nimes-Nimes di 177 chilometri. Secondo successo in questa edizione per l'australiano della Lotto-Soudal. Julian Alaphilippe resta in maglia gialla.

    Al termine di una frazione pianeggiante e adatta ai velocisti, Ewan ha beffato allo sprint Elia Viviani e Dylan Groenewegen. In classifica generale invariati i distacchi fra Alaphilippe e i più diretti inseguitori rispetto alla tappa di domenica. Domani in programma la diciassettesima frazione della Grande Boucle, la Pont du Gard-Gap di 200 chilometri: percorso mosso e nervoso, sicuramente insidioso per gli uomini di classifica che potranno dar vita ad alcune schermaglie alla vigilia delle tre tappe sulle Alpi che decideranno la corsa transalpina.

    Jakob Fuglsang si ritira dal Tour. Il danese, nono in classifica generale al via, è caduto nei chilometri conclusivi. Il capitano dell'Astana è finito a terra in una caduta di gruppo e ha sbattuto la testa, decidendo pochi istanti dopo di ufficializzare il proprio ritiro dalla corsa transalpina

    La Repubblica 23/07/2019
     
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    Tour de France: Trentin vince a Gap, l'Italia batte un altro colpo. Alaphilippe resta in giallo
    Dopo quello di Viviani, la pattuglia azzurra riporta un'altra vittoria. Il corridore della Mitchelton Scott fa un assolo nel finale dopo essere stato a lungo in un drappello in fuga. Senza scossoni la classifica dei big in vista del trittico sulle Alpi.

    Aveva celato con classe e spirito di squadra la delusione di Bagneres de Bigorre, quando ai propositi di vittoria aveva dovuto sostituire gli applausi per il compagno di team Simon Yates. La forma però c’era, Matteo Trentin ha avuto pazienza, e finalmente a Gap ha raccolto i frutti del suo stato di forma. "Era da Bagneres-de-Bigorre che ci pensavo. La gamba era quella dei giorni migliori, oggi era l'ultima occasione per tanti, me compreso, e l'ho spuntata io". Vero, era l’ultima occasione per i cacciatori di tappe: dopo infatti, restano il terribile trittico alpino ed il festival dei velocisti a Parigi.

    Non è un caso che la fuga sia ambita. Ci entrano in 34: oltre a Trentin altri due italiani, Oss e Pasqualon. Presenti anche professionisti di azioni del genere come Van Avermaet, Rui Costa (che tra l’altro aveva vinto in un precedente a Gap sei anni fa), De Gendt, Clarke, Meurisse (il meglio piazzato in classifica, a 28'25''). Dietro non si combatte per andare a prenderli. Alaphilippe si tiene la gialla, gli altri stanno attenti a non cadere in banalità. Obiettivo raggiunto per tutti.

    Alaf ancora in giallo conferma una tradizione. Il Tour infatti arriva a Gap per la 24esima volta e, nonostante sia un traguardo prossimo alle montagne, non c’è mai stato un cambio in vetta alla generale. Altra buona tradizione, consolidata, riguarda gli italiani: quella di Trentin è la sesta vittoria su questo traguardo. Nel Tour in corso invece è il secondo successo italiano dopo la volata di Viviani a Nancy.

    A proposito di volate, Trentin è un buon velocista e avrebbe chance nel caso il drappellone giungesse compatto. Ma si capisce che in lui c’è l’irrequietezza dell’attacco. La scremata ai battistrada la dà Oss: grandi tirate e battistrada ridotti a 11. Trentin è freddo e studia la situazione: “Temevo Asgren perché non aveva tirato, va bene in salita ed è abbastanza veloce”. Già, il danese, dispensato dal collaborare essendo un compagno di squadra di Alaphilippe. C’è il Col de la Sentinelle, poi una discesa assai veloce. Trentin anticipa, sceglie la strada della fuga solitaria e gli va bene. Dopo Lione nel 2013 e Nancy nel 2014 è la sua terza vittoria al Tour.

    Ora l’attenzione si sposta sulla Alpi: giovedì Vars, Izoard e Galibier. Attenzione e tensione: Luke Rowe e Tony Martin, in prossimità del rifornimento, rischiano di venire alle mani.
    “Mi sento molto bene fisicamente e nella testa. Ho mostrato di avere costanza di rendimento e sono sicuro della mia squadra”. E’ il grido di battaglia di Thibaut Pinot, l’uomo che tutta la Francia aspetta, dovesse cedere ancora Alaphilippe, per tornare a mettere le mani sul Tour. Il buon Thibaut è nemico della ‘canicule’ che sta avvolgendo la strade di Francia: un bel problema, tanto che il temporale abbattutosi sul gruppo in gara è stato accolto quasi con sollievo. Si prospetta in finale bollente, in tutti i sensi.

    La Repubblica 24/07/2019
     
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    Tour de France: Quintana vince nel giorno del Galibier. Alaphilippe resta in giallo. 'Guerra' tra Bernal e Thomas
    Il colombiano si impone solitario. Dietro grande difesa del leader della generale, mentre in casa Ineos non c'è accordo tra i due capitani, anchese la maglia bianc guadagna una trentina di secondi.

    "Sul Galibier volevo un ritmo alto, non ero soddisfatto di come andavano le cose ed allora mi sono mosso in prima persona". L'analisi è di Geraint Thomas. Letta in maniera asettica non fa una piega. Studiata tappa alla mano, di pieghe in realtà ne fa parecchie: quando Thomas si muove infatti, davanti il suo compagno di squadra Egan Bernal sta cercando di assestare una spallata al Tour. Bernal alla fine guadagna una trentina di secondi, mostrando un colpo di pedale invidiabile in altitudine estrema: del resto è uno che abita a 2700 metri di altezza... Avrebbe però incamerato molti più secondi se il gallese non avesse trasmesso la scarica elettrica ad un drappello davanti al quale Mas - il gregario rimasto ad Alaphilippe - conduceva un ritmo blando.

    Insomma, nel Team Ineos i due più forti sono di fatto separati in casa. Non una novità, visto che nel Team Sky, del quale lo squadrone britannico ha preso il posto, ci ha abituati dai tempi di Wiggins e Froome a rapporti tesissimi. Una 'guerra' che per ora fa il gioco di Julian Alaphilippe: il francese non riesce a tenere in salita, ma limita i danni, recuperando con una discesa disegnata con un pizzico di artistica follia. Alla fine una trentina di secondi da Bernal e gli altri rivali per la gialla che arrivano con lui. Tradotto: meglio di così al buon Alaf non poteva andare.

    Dopo le pugnalate, gli errori tattici. Li fa tutti la Movistar, che si salva perché Nairo Quintana, dopo un Tour decisamente opaco, vince con un arrivo solitario. ''Il piano era di favorire la scalata in classifica di Landa, per questo la squadra ha tirato per poi allentare quando ha capito che Mikel non era in giornata". Una disdetta, perché dando molto sull'Izoard la squadra spagnola ha mangiato sensibilmente il margine di Quintana, che sarebbe rientrato alla grande in classifica.

    La Repubblica 25/07/2019
     
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    Tour de France: la grandine ferma la tappa. Bernal sfila la gialla ad Alaphilippe, Pinot si ritira in lacrime
    Succede di tutto nella diciannoversima tappa. Tempi presi in vetta all'Iseran, il maltempo rende impraticabile la strada che segue. Il francese lascia per un problema muscolare ad inizio giornata.

    Tutti in ammiraglia prima del tempo. Chi con un sorriso, chi arrabbiato, chi in lacrime. Una violentissima grandinata spezza sul più bello la tappa più attesa: strada invasa da acqua e fango, chi attende la truppa a Tignes può ritirarsi in buon ordine. Non ci sarà un vincitore. Il tempo viene preso sulla vetta più alta del Tour, il col d’Iseran: 2770 metri. Passa primo Egan Bernal. Dopo le incertezze del giorno precedente il Team Ineos sceglie: è lui il capo. Anzi forse è lui stesso che sceglie di esserlo, piazzando un attacco irresistibile al quale Geraint Thomas, volente (come sembrerebbe) o nolente, deve adeguarsi. In cima all’Iseran il 22enne colombiano ha due minuti abbondanti di vantaggio su Alaphilippe, a cui aggiungerne 8 del bonus: gli bastano per prendersi la maglia gialla. Sorride Bernal, è arrabbiato Alaf: forse pensava di poter recuperare in discesa, magari di mettere il sigillo almeno su un podio che, con il senno del prima, avrebbe del prodigioso.

    Una delle giornate più incredibili della storia del Tour si chiude quindi sull’Iseran, ma anche una salita ben più insignificante -la Montée d'Aussois- esprime tanto. Thibaut Pinot lascia tra le lacrime. La scena dei compagni che gli passano vicino e lo consolano, quasi lo accarezzano senza aspettarlo, è una sentenza: loro già sanno di un problema muscolare ch attanaglia il capitano. Chiarisce tutto Philippe Mauduit, ds della Fdj. "Due giorni fa per evitare una caduta, ha sbattuto il ginocchio sinistro contro il manubrio e il dolore è andato via via peggiorando. Aveva dolore già dall'inizio, non era possibile andare avanti".

    La Repubblica 26/06/2019
     
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    Tour de France: Nibali piazza il graffio sulle Alpi. Bernal sigilla la maglia gialla
    Lo Squalo, dopo tre settimane di sofferenza, coglie una stupenda vittoria solitaria a Val Thorens. Il colombiano controlla e si prepara alla passerella finale di Parigi.

    Un'ora, trentasei minuti e ventuno secondi di ritardo dalla maglia gialla. Stona, tremendamente. Non è il divario di un velocista o di colui che sacrifica le proprie ambizioni al capitano, ma il gap di uno che il Tour in passato lo ha vinto, anzi dominato, come Vincenzo Nibali. Lo Squalo graffia in extremis dopo tre settimane di sofferenza: lo fa calando il sipario sulle Alpi, a Val Thorens, la stessa salita dove Marco Pantani un quarto di secolo fa aveva entusiasmato i francesi staccando quasi tutti dopo essere caduto rovinosamente poche ore prima. La tappa la vinse il colombiano Nelson 'Cacaito' Rodriguez. In quell'epoca i colombiani entusiasmavano con fiammate più o meno estemporanee, in questa i Tour li vincono. Egan Bernal domenica sarà il primo in maglia gialla a Parigi. Nella penultima tappa, moncata dal maltempo del Cormet de Roselend, gli basta controllare la situazione per mettere il sigillo. "Oggi è un insieme di tante emozioni. Siamo a un passo dal rendere ufficiale questa vittoria, è il mio primo Tour e domani potrò dire di averlo vinto".

    Alla fine il suo arrivo a braccetto con Thomas, dopo le celate -ma esistenti- incomprensioni dei giorni scorsi, ricorda molto quello tra Hinault e Lemond al Tour del 1986, quando il Tasso si vide sfuggire una vittoria più o meno annunciata per mano del più giovane compagno di squadra. In fondo anche Thomas nella penultima tappa ottiene il massimo possibile: guadagna il secondo posto in classifica. Salta infatti Julian Alaphilippe, un balzo a ritroso che lo butta giù dal podio (agguantato da Kruijswijk) fino al quinto posto. Il francese lascia comunque una immagine splendida, fatta di scatti, lotta, genialità, sogni.

    "E' stata una vittoria molto sofferta al termine di un Tour complicato per me. Ho provato a fare classifica ma sono esploso - analizza Nibali -. Ho ricevuto molti dissensi, qualcuno mi ha detto di ritirarmi, ma per me era giusto onorare il Tour anche se le mie condizioni erano quel che erano. Negli ultimi giorni stavo molto bene, ieri c'ho provato, oggi ero stanco ma ci ho provato di nuovo ed è andata bene". Sulla tappa: "Era più corta, quasi una cronoscalata. Gli ultimi cinquecento metri non finivano più. Dedico la vittoria a mio nonno che è venuto a mancare lo scorso anno e a tutto il mio staff che mi ha aiutato a ritornare sui miei livelli".

    Tappa corta ma intensa. Il maltempo che ha preso il posto della ’canicule’ costringe chi vuole giocarsi le ultime carte, a farlo sui 33 interminabili km della salita finale. In tutto i km della tappa sono 59, è la più corta degli anni duemila, non in assoluto. Il primato spetta alla Bagnères-de-Luchon – Superbagnères del 1971, quando a decidere non fu il maltempo ma una genialata dell’organizzazione: 19.6 km in salita con vittoria dello scalatore spagnolo José Manuel Fuente.

    Un chilometraggio ridotto salutato col sorriso da Stéphane Rossetto: al suo debutto alla Grande Boucle a 32 anni, non è più raggiungibile nella classifica, platonica ma apprezzatissima in Francia, degli attaccanti: 809 km in fuga.

    Si parte a tutta, in 29 vanno all’attacco, molti mollano subito: restano in lizza Nibali, Woods, Gallopin, Zakarin, Périchon e Fraile. Lo Squalo piazza il suo morso a 12 km dall’arrivo. Un assolo ancora più importante perché dietro non lasciano fare, anzi. La lotta per il podio è all'ultimo sangue. La Jumbo tira il collo a tutti per far rientrare Kruijswijk sul podio: George Bennett prima, De Plus poi, danno accelerate che sfilano ad Alaphilippe le ultime energie. Poi è la Bora per Buchmann: in testa va Muhlberger. Quindi acuto finale della Movistar: prima Landa, poi Valverde (il campione del mondo è secondo). Tanti acuti, eppure Nibali porta a casa la vittoria. Non arrivava a braccia alzate dalla Sanremo dello scorso anno: torna a farlo da campione.

    ORDINE D'ARRIVO
    1. Vincenzo Nibali (Ita, Bahrain-Merida) in 1h51'53"
    2. Alejandro Valverde (Esp, Movistar) a 0'10"
    3. Mikel Landa (Esp, Movistar) s.t.
    4. Egan Bernal (Col) a 0'17"
    5. Geraint Thomas (Gbr) s.t.
    6. Rigoberto Uran (Col) a 0'23"
    7. Emanuel Buchmann (Ger) s.t.
    8. Steven Kruijswijk (Ned) a 0'25"
    9. Wout Poels (Ned) a 0'30"
    10. Nairo Quintana (Col) s.t.

    CLASSIFICA GENERALE
    1. Egan Bernal (Col, Team Ineos) in 79h52'52"
    2. Geraint Thomas (Gbr, Team Ineos) a 1'11"
    3. Steven Kruijswijk (Ned, Jumbo-Visma) a 1'31"
    4. Emanuel Buchmann (Ger) a 1'56"
    5. Julian Alaphilippe (Fra) a 3'43"
    6. Mikel Landa (Esp) a 4'23"
    7. Rigoberto Uran (Col) a 5'15"
    8. Nairo Quintana (Col) a 5'30"
    9. Alejandro Valverde (Esp) a 6'12"
    10. Warren Barguil (Fra) a 7'32"
    14. Fabio Aru (Ita) a 27'02"
    30. Giulio Ciccone (Ita) a 1h20'20"
    37. Vincenzo Nibali (Ita) a 1h36'21"

    La Repubblica 27/07/2019
     
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    Tour: Bernal in trionfo, ultima tappa a Ewan
    Terzo successo di tappa in questa edizione per l'australiano.

    Egan Bernal ha vinto a 22 anni la 106/a edizione del Tour de France: è il primo colombiano nella storia a riuscire nell'impresa ed è anche la maglia gialla più giovane della storia. Sul podio, ai suoi piedi, il gallese Geraint Thomas, campione uscente e secondo classifica, ma anche l'olandese Steven Kruijswijk, terzo. La 21/a e ultima tappa della corsa francese, disputata sui 128 chilometri che collegano Rambouillet a Parigi, è stata vinta allo sprint dall'australiano Caleb Ewan, al terzo successo.

    "Avrò bisogno almeno di un paio di giorni per assimilare questa vittoria. E' incredibile. Ho superato l'ultimo il traguardo insieme con i miei compagni di squadra e poi ho visto la mia famiglia". Queste le prime parole a caldo del vincitore del Tour de France, Egan Bernal. "Sono orgoglioso di essere il primo colombiano a vincere il Tour - ha aggiunto -. Quanti miei connazionali hanno provato a vincerlo, tanti ottimi ciclisti... Credo sia normale che tanti miei connazionali siano emozionati per questo. Ora voglio solo andare a casa, stare tranquillo con la mia famiglia per godermi questo momento e assimilare quanto è successo. Con calma, poi penserò al prossimo obiettivo".

    Ansa
     
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