I racconti dell'Ispettore

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    Beh, per chi vorrà leggerli, posterò i miei racconti di una lunga vita trascora in Polizia.
    Avviso sin da ora che non sono postati in ordine cronologico e che possono esserci negli stessi delle inasattezze o ingrongruenze.
    Ma nella sostanza sono basate su mie eperienze vissute in varie epoche nella Polizia di Stato.
    Cominciamo con questo:
    Ordine Pubblico.

    Trieste, 1977, il trattato di Osimo era stato firmato da poco.
    In città gli animi erano molto caldi.
    Io invece avevo da poco fatto il giuramento alla scuola allievi ed ero
    passato effettivo.
    Da quel momento potevamo essere impiegati in servizio.
    Infatti l'occasione non manca.
    Viene indetta una grossa manifestazione dall'estrema destra che si oppone al trattato con tutte le sue forze.
    Contromanifestazione della parte opposta che invece è favorevole.
    La destra ha sede in via XX Settembre, zona bene, salotto della città.
    La sinistra in Piazza Goldoni.
    Il mio plotone viene interposto proprio nel mezzo trra le due fazioni, a metà strada diciamo.
    La sinistra si muove dalla Piazza Goldoni e si dirige verso via XX Settembre.
    La destra non è da meno e gli va incontro.
    Noi a questo punto siamo proprio l'unico mezzo per evitare il contatto tra i due gruppi.
    D'un tratto cominciano a pioverci addosso pietre da ambo i lati.
    Quale migliore occasione di mettere in pratica quello che si è imparato a scuola, formazione a testuggine, gli scudi ci riparano, però sentirci sbattere sopra le pietre, quel rumore me lo ricordo ancora.
    Il tenentino che comanda è ancora fresco d'accademia, non capisce nulla.
    Il brigadiere invece è veterano, è lui a guidarci di fatto, però lo vedo molto preoccupato, quelli avanzano verso di noi.
    D'un tratto arriva uno in borghese con un uboat (nome del nostro casco) in testa.
    Ci guarda e ci dice.
    Insomma, sono più forti noi o sono più forti loro ?...
    Se ci girano le palle cacciamo fuori le pistole e li facciamo fuori tutti !.
    Su !, Andiamo, carichiamo su !....Muoversi, schieramento e carica !.
    Quele parole ci tirarono davvero su di morale.
    Era un Vice Questore dell'allora Ufficio Politico della Questura.
    Si mette in pratica la tattica della carica, prima linea di scudi, dietro tutti, tutti a correre improvvisamente in avanti, puntiamo verso quelli che vengono da Piazza Goldoni.
    L'effetto carica riesce, quelli indietreggiano e si disperdono.
    Intanto alle nostre spalle, sentiamo arrivare una salva di lacrimogeni diretti verso quelli di via XX Settembre.
    Erano i carabinieri del Battaglione di Gorizia, come si dice erano arrivati i nostri, salvi definitivamente e battaglia vinta.
    La prima carica, come il primo amore, non si scorda mai.

    Edited by FRANCODUE - 20/11/2013, 20:55
     
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    La Donna del terrorista.

    Sera dei primi anni ottanta, Genova.
    Come al solito dirigo il pattuglione serale della Digos. codice radio Delta 77, più precisamente ci stiamo facendo un hot dog al bacio al Baretto Gallese locale vicino la stazione Brignole.
    Ma proprio mentre c'è lo stanno consegnado, entra dentro il collega che sta alla radio in macchina.
    Dobbiamo rientare subito in Questura.
    Pazienza, salta la cena, cosa che capitava spesso.
    In Questura c'è riunione in Ufficio, presente il Dirigente l'Antiterrorismo della terza sezione.
    Ci dice che hanno una notizia sicura, una infermiera di un noto ospedale della città è la donna del capo della colonna ligure delle brigate rosse.
    Dobbiamo andare a prenderla.
    Massima attenzione, il capo colonna è uno che cammina sempre armato sino ai denti e spara a vista.
    Prendo mitra, giubbotti anti proiettili e numerosi caricatori di riserva.
    A casa, la signora non c'è.
    La madre ci dice che è in giro con il fidanzato e non sa quando torna.
    Lasciamo due li di guardia e la cerchiamo in vari posti da parenti.
    Niente, non si trova.
    Il collega d'equipaggio mi dice, facciamo un giro di nuovo sotto casa sua. mi è venuto una specie di istinto.
    Facciamolo, gli rispondo.
    Notiamo una fiat 126 parcata con un uomo ed una donna a bordo che parlano.
    Io dico, che sia lei ?.
    Non finisco di dirlo che il collega è già sceso dall'auto e si pone davanti alla stessa puntando il mitra.
    "Polizia, tutti giù e subito !" Grida.
    Anche noi scendiamo e ci schieriamo spianando le armi.
    Non oppongono resistenza.
    Era proprio lei, quella che cercavamo.
    Avvisiamo subito il Dirigente e tutti gli altri, che accorrono subito.
    In Questura, dopo un ora crolla ed ammette di essere l'amante del capo colonna nonchè fiancheggiatrice dell'organizzazione.
    Il ragazzo che c'è con me, ci dice, non c'entra niente, lasciatelo andare.
    In effetti era così.
     
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    il furto della notte di san silvestro.
    Si, era proprio il giorno 1 gennaio, quando giungendo al commissariato, vidi il mio collega Pippo, che mi aspettava per il caffè.
    Ma all'improvviso arriva il nostro agente dell'investigativa, Mimmo, tutto pimpante.
    Propio voi cercavo, ci dice.
    Ve la siete spassata ieri, mentre io ero al lavoro !.
    Ci spiega che la notte lo ha chiamato un suo amico commerciante che aveva subito il furto della cassaforte di casa, portata via con tutto il suo contenuto.
    Ed allora ??, gli diciamo, il solito furto opera di ignoti.
    No, fa lui tirando fuori un bligliettino dalla tasca, ecco qui, ho la targa dell'auto che hanno usata i ladri, siccome girava attorno alla villa da un pezzo, un tipo si è insospettito è s'è lè scritta !.
    Bingo, diciamo tutti insieme, allora al lavoro, via !.
    L'auto è intestata al figlio di un noto mobiliere del capoluogo, che si occupa di traslochi.
    Contattato il commerciante, guarda caso, gli ha fatto un trasloco da poco tempo !.
    Aspettiamo il Vice Questore Dirigente del Commissariato, che appreso da noi le novità sulle indagini, chiama subito il suo collega Dirigente della Squadra Mobile.
    Andate che vi aspettano, ci dice, io verrò più tardi.
    Fate tutto quello che ritenete necessario, ma mi raccomando il caso deve essere risolto.
    Alla mobile brutta sorpresa.
    Un collega Ispettore del posto, in servizio porco cane proprio con la squadra del turno pomeridiano, è ottimo amico con il padre del sospettato.
    Ci dice che è impossibile che sia lui bla bla bla...
    Quindi partiamo per fare la perquisizione e il collega "scomodo" lo lasciamo sorvegliato a vista così non può avvisare nessuno.
    Altra sorpresa, un altro collega ci dice che proprio la sera del furto è stato a giocare a carte con il sospettato, visto che abita nel suo stesso condominio.
    Non dico che ci cascano le bracccia per terra, però poi ci ripensa e dice, ad un certo punto però si alzò dicendo che doveva fare una cosa importante e ci lasciò.
    Andiamo a casa del sospettato, siamo in quattro, ma siccome anche il collega che è suo condomino non ci convince, lo lasciamo giù in auto e alla fine siamo solo in tre a bussare alla porta di casa.
    A casa lui non c'è, la moglie ci dice che è alla villa del padre.
    Andiamo li, guarda caso arriviamo insieme alla moglie che di fretta si è precipitata lì, però la blocchiamo appena in tempo.
    Il padre, appreso che dobbiamo perquisire, fa un casino del diavolo, dice "come vi permettete di sospettare di mio figlio ??"..
    Questa è la villa dei "Cavitelli" (nome tramutato di fantasia per privacy)
    Cominaciamo la perquisizxione, cerchiamo, cerchiamo, nulla !.
    Poi quando stavamo a perdere le speranze, il collega trova sotto il sedile della auto del sospettato proprio un buono fruttifero che appartiene al commerciante derubato !.
    Non appena esce fuori dall'auto sorridente con il buono trale mani, l'altro collega davanti al padre caccia fuori le manette e le mette al figlio con la classica..."lei è in arresto !".
    Una sua svista era stata la nostra fortuna, nel travasare la cassaforte, quel buono era inavvertitamente finito sotto il sedile dell'auto.
    Il Padre si chude in un rigoroso ed imbarazzante silenzio.
    Gli sfuggirà, "Se ha sbagliato...Paghi !."
    Ma non finisce qua, l'indomani quando escono le foto sul giornale, molte persone derubate dalla stessa ditta che gli aveva fatto il trasloco si presentano a fare denuncia, scopriamo così molti furti che erano rimasti irrisolti.
    Visto il periodo dell'anno io l'ho chiamata "operazione San Silvestro".
     
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    Il Truffatore.

    Vigilia di Ognissanti, allora si chiamava ancora così.
    Mimmo arriva tutto raggiante, me ne accorgo subito.
    Che novità hai oggi ?.
    La vuoi fare una bella operazione stasera ?.
    Tipo ?, gli rispondo.
    Mi hanno dato una soffiata.
    Un sorvegliato speciale del Capoluogo, certe sere viene qui in provincia ed organizza delle riunioni, in cui in cambio di un anticipo di 5 milioni (vecchie lire), promette a dei giovani posti di lavoro sicuri.
    E allora ?, gli chiedo.
    Stasera, ci sarà una riunione, conosco il posto dove si terrà.
    Ma come facciamo a sapere quello che realmente fa ?.
    Intanto lo arrestiamo, siccome è sorvegliato speciale e non può allontanarsi dal capoluogo senza un permesso speciale che sicuramete non ha.
    Poi tu ispettore, sei abile a far parlare le persone, vedrai che tutti i presenti si molleranno.
    A stasera allora !.
    La sera trascorre lenta, aspettiamo sotto il caseggiato ove si tiene la riunione.
    Il tempo passa, nulla.
    Ma sei sicuro che sia venuto ?, chiedo.
    Sicurissimo, porta pazienza ed aspetta.
    D'un tratto, si apre il portone, è il distinto personaggio, esce, attorniato da vari giovani che lo seguono.
    Tiene in mano una borsa.
    Mimmo, esce dall'auto come un fulmine, lo punta e quello non fa in tempo ad accorgesene che già ha le manette addosso.
    Scannuti !, Polizia !.
    Lei è in arresto per contravvenzione alla sorveglianza speciale !.
    Voi tutti, dico agli altri, seguiteci in Commissariato.
    Al Commissariato è dura, ma alla fine quando si accorgono di essere stati truffati, tutti i giovani parlano, eccome se parlano.
    Uno gli aveva dato proprio quella sera 5 milioni come acconto per entare nell'Enel, un altro analoga cifra per entrare alle Poste, e così via.
    Naturalmente troviamo gli assegni nella sua borsa.
    Beh, dopo una notte insonne trascorsa a redigere verbali e prendere tutte le querele dei ragazzi, me ne vado a casa distrutto ma molto soddisfatto.

    Nb., il nome è chiaramente contraffatto.
     
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    Qua, entriamo più nello zappato.

    GUERRA DI MAFIA

    Nel 1987, la mia zona è stata interessata da una guerra tra cosche che in un solo anno ha causato oltre 60 morti.
    Sino ad allora, la nostra cittadina Milazzo, non era stata ancora toccata, mi chiedevo quando sarebbe toccato anche a noi.
    La risposta la ebbi un pomeriggio, alchè rincasando sentivo suonare il telefono già dalle scale.
    Avevano trovato un morto ammazzato sulla strada Statale 113.
    Vado subito sul posto.
    E' un giovane, ancora riversato morto dentro una Fiat Ritmo azzurra.
    Già c'erano i colleghi presenti.
    Guardando la strada, penso,: Che diamine, solo pochi metri ed era competenza del Commissariato di Barcellona, se intervenivo io per primo spingevo l'auto di quei pochi metri che bastavano !.
    Infatti piomba come una saetta il Dirigente di Barcellona, uomo molto burbero dai modi sbrigativi.
    Questo morto è mio !, dice subito, è chiaro che si riallaccia alla guerra per ora in corso a Barcellona.
    Se vuole se lo può portare pure a casa dottore !., Gli rispondo.
    Ma arriva anche il nostro Dirigente.
    Salvatore, non rompere i coglioni !., gli dice subito.
    Questo è territorio nostro, procediamo noi.
    Se vuoi dare una mano, a disposizione.
    Quello per tutta risposta monta in macchina e se ne va via.
    Collega comne va ?, mi sento dire alle spalle.
    Mi giro e chi vedo ?....
    Salvatore, Emanuele, Raffaele e Domenico.
    Ma alla Sezione Omicidi della Squadra Mobile, è rimasto qualcuno ?...Chiedo loro.
    Dunque, collega, siamo qua perchè il Questore è incazatissimo di tutti questi morti, ci ha detto pari pari o risolviamo almeno questo caso o ci manda a fare servizio di ordine pubblico per carnevale.
    Io dico, ma non sarà facile, sin'ora tanti morti ma buio fitto.
    No, mi dicono, questa volta abbiamo precise informazioni, vieni andiamo in ufficio, qui c'è già la scientifica per fare i rilievi, lasciamoli lavorare tranquilli.
    Si, rispondo, andiaamo via, vediamo cosa sapete di così importante.
    Facciamo subito una riunione operativa.
    In effetti è il solito Mimmo che come al solito ha la soffiata giusta.
    Entra di scatto in Ufficio e ci dice, Ho saputo cose importanti !.
    Innanzi tutto l'ucciso è il fac totum del boss che sta muovendo la guerra
    al clan storico dei Barcellonesi, Beppe Toffalo.
    Minchia !, dice Salvatore, questo è importantissimo, sapevamo che era uno importante nell'organizzazione che si contrappone ai Barcellonesi ma non sapevamo questo particolare, che era il braccio destro del boss in persona.
    L'ucciso era sul posto siccome doveva fare un importante servizio, uccidere i fratelli Labisi di Merì, boss legati stretti stretti ai Barcellonesi.
    Solo che le cose andarono storte ed il servizio invece glielo hanno fatto a lui.
    La macchina su cui si trovava non è la sua, infatti.
    Ma è strano, perchè veniva sempre a Milazzo da Tortorici, il suo paese, a trovare la fidanzata, però veniva sempre con la sua macchina, una Fiat Croma, perchè stavolta è venuto con la Ritmo in prestito ?.
    Perchè doveva fare il servizio, e non doveva essere notato, dico io.
    Giustissimo, dice Mimmo, però qualcuno che lo ha notato seduto in macchina, dice che stava li da un bel po' e che non era da solo, erano in due.
    E mi ha detto anche che nessuno si è avvicinato alla Ritmo.
    E' attendibile, è anziano, abita li vicino, e guarda sempre dalla finestra.
    Minchia, che sia stato il suo stesso socio ?.
    Caspita, apposta poi è sparito nel nulla.
    Gli ha sparato all'improvviso e poi si è defilato, qualcuno dei Labisi magari lo aspettava per farlo fuggire.
    Ma possibile, se erano assieme, che significa questo tradimento ?.
    I Tortoriciani sono sicari prezzolati, vanno con chi paga meglio, i Barcellonesi sotto attacco non stanno badando certo a spese.
    Il suo compare avrà avvisato i Labisi del servizio che dovevano fare, avranno concordato come comportarsi.
    Loro non possono esporsi, sono troppo visibili, Merì fa mille abitanti.
    Gli avranno detto al momento opportuno fallo fuori e poi noi ti copriamo la fuga.
    Entrano i due Dirigenti, c'è anche quello della Squadra Mobile.
    Le perquisizioni fatte a casa della fidanzata hanno dato esito negativo.
    Però lei ci ha giurato di non averlo visto affatto, ne che avesse appuntamento con lui oggi.
    I fratelli dell'ucciso però ci hanno detto una cosa importante.
    Era qui a Milazzo per lavoro ed era con suo figlioccio, quello che aveva cresimato.
    Minchia, allora sappiamo chi era con lui allora !.
    Si, abbiamo controllato, Pelati Gorgano Luciano si chiama ed a casa sua non c'è da stamattina.
    E' Chiarissimo così che erano qui per i fratelli Labisi.
    Il nostro Dirigente ci dice:
    Ho parlato con il Magistrato.
    Ci ha dato mandato di fare tutte le indagini che riteniamo e di spostarci ove riteniamo sia utile andare.
    Emanuele lo guarda e gli dice, Bene, cominciamo ad andare a Tortorici a rintracciare il proprietario dell'auto.
    Perchè gliela data ?.
    C'è un solo modo di saperlo, andare a rintracciare il proprietario della Ritmo e soprattutto cercare questo Pelati gargano, deve davvero spiegarci un sacco di cose !.
    Daccordo ragazzi, organizzatevi e partite.
    Teneteci sempre informati.
    Tortorici è un paesino che si estende tra i Nebrodi.
    Un tempo per raggiungerlo occoreva molto tempo, bisognava percorrere una tortuosa strada piena di tornanti.
    Ora l'apertura di una super strada lo fa raggiungere facilmente.
    E' questa è stata la rovina di Capo d'Orlando, ridente centro turistico rivierasco che ha visto in pochissimo tempo aumentare a dismisura il fenomeno delle estorsioni, cosa che prima non conosceva.
    Da qui nascerà la prima famosa associazione anti raket, quella di Tano Grasso.
    Ma tornando a noi, percorsa agevolmente sta super strada, arriviamo nella piazza principale del paese.
    Decidiamo di andare per primo a casa del Pelati Gorgano, ma Tortorici si estende in numerose contrade, tutte poste in cime a varie montagne.
    Se non conosci i posti ti perdi facilmente.
    Decidiamo di chiedere ad un passante, ma d'un tratto si avvicina a noi un tipo anzianotto.
    Avete bisogno di qualcosa ?, ci chiede.
    Veramente vorremmo sapere.....
    Se volete vi ci porto io !.
    Ma non abbiamo detto neppure dove dobbiamo andare !.
    Non importa grazie, c'è la caviamo da soli.
    Dopo varie ricerche, alla fine troviamo il posto e giungiamo sotto casa, una villetta isolata.
    Chi ti troviamo davanti alla porta ?.
    Il tizio che ci aveva avvicinato in piazza.
    Ve lo avevo detto che vi accompagnavo io !.
    Era il suocero di Pelati !.
    Come diamine sapeva che cercavamo suo genero resta un mistero.
    La moglie ci accoglie in casa.
    Ci dice che non vede il marito da ieri mattina, alchè partì per lavoro con il suo padrino per Milazzo, e di essere molto preoccupata per lui.
    Gli diciamo di non preoccuparsi, gli dobbiamo solo parlare, le diamo il telefono, se lo sente per favore ci avvisi subito.
    Così, andiamo a casa di Pino, il proprietario della Ritmo.
    Anche qui ci accoglie la moglie.
    Non vede il marito anche lei dal giorno prima.
    Intanto un auto si avvicina, però rallenta e si allontana.
    Raffaele ed Emanuele partono all'inseguimento, noi aspettiamo.
    Tornano dopo qualche ora.
    Lo hanno inseguito sino ad una lontana masseria, poi ha abbandonato l'auto ed è scappato a piedi.
    Inutile, hanno perso le sue tracce.
    Ci dicono che a un certo punto la radio non si sentiva più, ed improvvisamente hanno sentito, "Questura di Enna, avete bisogno di aiuto ?".
    Si, vogliamo sapere dove ci troviamo.
    Centuripe, risponde, provincia di Enna appunto.
    Insomma, come primo giorno bilancio fallimentare.
    Decidiamo così di rientare, anche perchè si era fatto già buio, con l'intento di
    ritornarci il giorno dopo.
    Anche il secodo giorno passò come il primo, e pure il terzo.
    Niente, non si cavava fuori un ragno dal buco.
    Il quarto giorno, era una domenica, e Raffaele perse la
    pazienza.
    Insomma, dobbiamo convincerli che c'è lo devono dare, disse.
    E come ?, rispondiamo noi.
    Andiamo alla masseria del padre di Pino, diroccata alle pendici di
    una collina tra i boschi.
    Tortorici è un paese di allevatori di bestiame.
    I padre ci aspetta davanti alla porta, con altri parenti.
    Raffaele attacca a parlare, alla fine giura pure sui suoi figli che dobbiamo solo parlargli, che non lo dobbiamo arrestare, insomma.
    L'anziano pensa attentamente, poi fa un gesto ad un ragazzino, e questi
    parte correndo per un viottolo che sale per il colle.
    Dopo neppure cinque minuti ritorna.
    Non è da solo, Pino è con lui.
    Allora capii perchè non si trovavano i latitanti ed i sequestrati in Calabria.
    Se non conosci i posti, puoi starci anche venti anni a cercarli, non trovi proprio nessuno.
    L'uomo ci dice, eccolo qui, adesso dovete matenere la vostra parola.
    Lo faremo, tranquillo.
    Lo portiamo a Milazzo.
    Altro che terzo grado, gli facciamo pelo e contropelo, ma alla fine ci dice tutto.
    Era stato costretto a consegnare la sua macchina all'ucciso, siccome questi era un potente boss, e non poteva rifiutarsi di farlo.
    Ci dette conferma di una cosa importante, che Pelati Gargano di sicuro
    faceva il doppio gioco ed andò apposta con lui il giorno dell'omicidio a Milazzo.
    Alla fine, a notte fonda, come promesso lo lasciamo andare.
    I parenti lo asepttano sotto l'Ufficio, non si sono praticamente mossi di lì per tutto il tempo.
    Avete mantenuto la parola, ci dicono.
    Ve ne siamo grati.
    Ma Pino, a Tortorici non ci tornerà.
    Durante il tragitto di ritorno viene arrestato dai Carabinieri.
    Brutto segno questo, vuol dire che anche loro sanno tutto o lo sapranno presto.
    Dobbiamo fare in fretta, dobbaimo trovare Pelati al più presto.
    Raffaele era deciso a chiudere la vicenda.
    Dobbiamo fare come con Pino, dobbiamo convincere i parenti a consegnarcelo.
    Da chi cominciamo, dalla moglie ?.
    No, dal suocero, mi sembra persona più ragionevole.
    Così, comincia la seconda settimana Tortoriciana.
    Ormai da sette giorni vi arriviamo alla 9,00 e c'è ne torniamo a sera fonda.
    Il suocero sulle prime è restio, molto scettico siu nostri intenti.
    L'arma vincente è lo spauracchio dei Carabinieri.
    Se lo trovano loro di sicuro lo arrestano, noi invece ci dobbiamo solo
    parlare.
    Alla fine, dopo una estenuante trattativa, si convince.
    Avete ragione, non può starsene nascosto a vita, lo convincerò a consegnarsi a voi.
    Tiriamo un respiro di sollievo.
    Comincia così l'attesa, che però dura un po' troppo.
    Non si sarà fatto convincere, dico, non è fesso, non se la beve che gli vogliamo solo parlare.
    Poi arriva la chiamata radio, telefonare subito in Ufficio.
    Bestemmiare sarebbe poco, il suocero lo aveva convinto invece, ma mentra stavano venedo da noi, sono stati intercettati e fermati dai Carabinieri.
    Giorni e giorni di lavoro inutile !.
    Ormai rassegnati, moggi moggi c'è ne torniamo in Milazzo.
    Ma l'indomani mattina, altra sorpresa.
    Telefona personalmente il Pubblico Ministero.
    I Carabinieri si lo hanno arrestato, ma non sanno una mazza, non hanno le prove che abbiamo noi.
    E quello se ne sta zitto e non spiccica nepure mezza parola.
    In quelle condizioni non può convalidare l'arresto.
    Ci prega quindi di fargli subito un dettagliato rapporto, elencando tutti gli elementi di prova, dopo di che farà lui il provvedimento di arresto e lo farà eseguire anche da noi.
    Imputazione omicidio doloso.
    Giustizia era fatta !.

    Questo storia è fondamentale per risolvere la guerra in corso.
    Pelati Gargano diverrà un importante pentito, permetterà il blitz in cui venne arrestato il boss antagonista dei Barcellonesi con tutta la sua banda, durante un summit in Calabria.
    Questo porrà fine alla guerra
     
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    ALTRO LATITANTE


    Anche questo lo cercavamo da mesi.
    Era sfuggito in una grossa operazione antidroga che avevamo compiuto, di cui magari riferirò con separata storia.
    Come è noto, i latitanti difficilmente si allontanano dal loro territorio, anche se voci confidenziali lo segnalavano addirittura in Svizzera.
    Una mattina, il Dirigente ci convoca.
    Sbatte il pugno sul tavolo.
    Possibile, che non si riesce a prenderlo ?.
    Io so per certo che ogni notte è in casa, siccome viene a trovare il suo ultimo figlio al quale è molto affezzionato.
    Beh, ci siamo andati un sacco di volte, dice Ignazio, sempre negativo.
    Uhm, dico io, forse ho trovato il sistema per beccarlo.
    Quale ?.
    La casa ove sta è isolata e dietro ha un ampio giardino, al quale si accede dal cancello principale della strada che tiene sempre chiuso.
    Noi che facciamo, andiamo tutti assieme a suonargli alla porta, giusto ?.
    Appena sente suonare o ci vede arrivare, siccome sta appostato alla finestra, quello si defila dal retro, ne sono convinto.
    Bene, visto che ha trovato la soluzione, Ispettore, che ne dice di metterla in pratica ?
    Dice il Dirigente.
    Per Stanotte ?.
    Stanotte !.
    Prima di partire, spiego il mio piano.
    Ci divideremo in due squadre.
    Tu Ciccio con Ignazio, e diciamo, la squadra principale te ne vai sotto casa dall'ingresso principale, poi salite e suonate alla porta, come al solito.
    Io e Salvatore, che aveva preso il posto di Mimmo nella squadra, invece, non ci faremo vedere affatto, passiamo campagne campagne e ci andremo ad appostare proprio sul retro della casa e aspettermo lì.
    Daccordo !, possiamo andare allora.
    Con Salvatore ci appostiamo sul posto previsto, c'è una bella luna che ci fa vedere bene tutto.
    Vedo una scaletta appoggiata al muro che da su un balconcino del retro della villetta.
    Minchia !, dico, ora capisco come fa l'amico a defilarsi.
    Infatti d'improvviso eccolo che scavalca il balconcino e scende frettolosamente la scala.
    Ma giunto a terra, trova la pistola di Salvatore puntata sulla sua testa.
    VESSACI !, urla
    STAI FERMO!.POLIZIA !. SEI IN ARRESTO !.
    Quello si ferma subito alza le mani e urla a sua volta NON SPARATE, MI ARRENDO !.
    Lo perquisisco subito e gli sfilo un pistolone dalla cintola.
    Era fatta !.
     
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    Lo Stadio

    Beh, definire il Grotta di Polifemo di Milazzo uno stadio, c'è ne vuole.
    Però alle volte è in questi campi di calcio minori che avvengono i fattacci più gravi.
    Quel pomeriggio, neppure sono entrato nel Commissariato, che il piantone mi passa una telefonata.
    E' il Maresciallo Comandante della Stazione dei Carabinieri il quale mi dice canditamente:
    Ti informo che al Campo sportivo sta finendo a casino.
    I Carabinieri se ne guardano bene dall'intervenire in questi casi, passano la patata bollente alla Pubblica Sicurezza che ne è competente.
    Immediatamente chiamo la volante sul posto, mi dice Pietro, il capo pattuglia, che praticamente la partita è finita, ma la squadra ospite è tenuta ostaggio li dentro, siccome l'esterno dello stadio è assediato dai tifosi Milazzesi, molto minacciosi che ne impediscono l'uscita.
    Con loro, c'è solo una radiomobile dei Carabinieri.
    Vado subito di fronte, al circolo tennis e vela, dove il Dirigente è intento a disputare un set.
    Lo informo, mi dice, Ci vada lei immediatamente, io il tempo che mi cambio ed arrivo subito.
    Arrivato sul posto, effettivamente la situazione è pesante.
    Tutti gli ospiti, giocatori ed accompagnatori sono chiusi dentro le loro auto all'interno del campo di calcio, ed all'esterno c'è una moltidudine di facinorosi bellicosi.
    Colpa mia, penso tra me, Gioacchino me lo aveva detto che questa partita era a rischio, all'andata i tifosi Milazzesi al seguito della squadra erano stati pestati ed adesso si vogliono vendicare.
    Guardo il posto ed alla fine trovo la soluzione.
    Dico alla prima auto, Allora quando vi dico di andare, partite di corsa tutti insieme e girate subito a destra.
    Eviterete così la strada principale.
    Poi tirate dritto verso l'autostrada.
    Dico a Vincenzo della volante di montare in auto, uscire fuori a sirene spiegate e dirigersi verso i facinorosi.
    Così fa, parte sgommando tutto sparato.
    Fa effetto, quelli indietreggiano lasciando campo libero.
    Dico al Brigadiere di mettersi lui in coda alla colonna e alla nostra volante in cima e partire subito.
    Le auto escono rapidamente una dopo l'altra ed imboccano la stradella che evita la strada principale.
    Con tutto ciò, una grossa pietra vola e colpisce la prima auto della squadra ospite frantumandone il parabrezza.
    Via, Via !, Urlo, non fermatevi uscite tutti, Via !.
    Riescono ad uscire ed andarsene a gran velocità.
    Tiro un respiro di sollievo.
    Intanto arriva il Dirigente.
    Ispettore, com'è la situazione ?....
    Assolutamente sotto controllo, dottore, dico sorridendo.
     
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    I TRAFFICANTI

    Il nuovo Dirigente mi aveva dato fiducia.
    Finalmente invece di un solo uomo, come di solito era, la squadra me l'aveva portata a quasi dieci elementi, tutti in gamba, scelti uno ad uno.
    Così, il mio ufficio era diventato un albergo diurno, pieno di persone che fumavano come i turchi.
    Io dicevo, su !, su!, fuori !, andatevene in giro, portate notizie !.
    Intanto era arrivata anche la nuova Vice Dirigente, una mia vecchia compagna di liceo, anche se eravamo in classi diverse.
    Lei era diventata Vice Commissario, adesso me la trovo come superiore.
    Davanti a tutti gli altri le do del lei, le distanze vanno rispettate, anche se quando siamo da soli rievochiamo vecchi ricordi di professori e compagni secchioni, con grandissime risate.
    Le notizie alla fine arrivano.
    Concetto porta importanti novità.
    Quando ci sono cose del genere, si chiude la porta e si abbassano le serrande.
    Meglio essere molto cauti.
    Ispettore, mi dice, questa volta non sono semplici spacciatori da due soldi.
    Questi trafficano con grosse quantità, e di brutto anche.
    Calma, Calma, siediti e dimmi tutto, nei minimi particolari.
    Me lo dice, con molta devizia e mi assicura che la sua fonte è strasicura.
    Un appartamento di Milazzo in cui una insospettabile signora e sua figlia, nascondono per un noto pregiudicato Barcellonese grosse quantità di droga.
    Ma siamo sicuri ?, Sicuri davvero ?.
    Domando alla fine del suo racconto.
    C'è solo un modo per saperlo, andare a fargli una visitina a sopresa.
    Otteniamo facilemente il mandato dal Pubblico Ministero, ci si organizza.
    Le perquisizioni si fanno la mattina sul presto, questo comporta levatacce alle prime luci dell'alba.
    La Vice Dirigente, si presenta vestita da guerriera, pistola alla cintola e caricatori vari in tasca.
    Dottoressa, le dico, ma cosa vuole andare a fare la guerra del golfo ?.
    Era l'epoca della prima guerra, quella del 1990 o giù di lì.
    Lei mi fa, Ispettore !, ma lei come viene con le mani in tasca ?.
    Certo che si, rispondo, in fin dei conti solo due fimmine sono !.
    Lei mi sommerge di parolacce.
    Alla fine arriviamo al palazzo e bussiamo alla porta d'ingresso.
    Chi Vuliti ?, risposta di una appena svegliata.
    Polizia Signora !.
    Ci apra, dobbiamo entrare.
    Lei apre, vede la tessera, toglie il chiavistello e spalanca la porta.
    Ma chi vuliti, insiste !.
    Dobbiamo operare una perquisizione, dice la Commissaria decisa.
    Ma io non haiu nenti di mucciari !. (non ho nulla da nascondere)
    Se così è, non avrà nulla da temere, dico io, signora deve seguirci anche lei.
    Chi c'è in casa ?.
    Solo mia figlia che dorme.
    La svegli.
    Carlo, comincia dal luogo classico, dalla stanza da letto.
    Primo cassetto aperto, nulla.
    Secondo cassetto idem.
    Terzo cassetto, una busta grossa contenete polvere bianca.
    Minchia !, dice Carlo, Dottoressa !. Ispettore !, venite !.
    La figlia, che era presente, sbianca in volto.
    Te lo dicevo io, rivolta alla madre, che prima o poi ci fottevano !.
    Io sdrammatizzo, Calma signore, Calma.
    Non pensate che ci dovete darci molte spiegazioni ?..
    In effetti, messe di fronte all'evidenza, la madre ci dice che la figlia non ne sapeva nulla, e che è stata lei ad offrirsi per tenere la roba.
    Siccome la signora ha una vasta campagna, ci rechiamo sul posto.
    Le dico, signora, prima che cominciamo a scavare, faccio venire se è il caso anche una ruspa, le conviene dirci dove è nascosta la droga.
    Lei è titubante, poi alla fine cede.
    Ci indica dei posti.
    Nel primo, viene fuori dopo vari colpi di pala, un sacco di iuta contenente, poi pesata, ben 50 kg di marijuana.
    Nell'altro, salta fuori una cassa contenente munizioni di vario calibro.
    Nel terzo, una sacca di plastica conteneti tre fucili a canna mozzata.
    Tutto in perfetta efficienza.
    Lei signora, è una sorpresa continua, non c'è che dire !.
    Le dico.
    Informo per radio la Commissario che era rimasta all'abitazione con la figlia, saputa la notizia salta dalla gioia.
    Signora, a questo punto ci deve dire per conto di chi tiene tutta questa roba !.
    E' chiaro che lei da sola non può gestire questo traffico.
    Lei, pensa e ripensa.
    Mia figlia ?....
    La lascerete fuori ?....
    Signora, non le posso promettere nulla, ma se risulterà che lei era veramente estranea, stia tranquilla che ne parlerò al Magistrato e la lascerò in libertà.
    E' una povera Carusa (ragazza), studia all'università, vi giuro, non sa nulla.
    Non me la rovinate !.
    Io sono vecchia, e malata di cancro, la mia vita ormai è finita, di me potete fare quello che volete.
    Questo mi dispiace molto signora, però se lei ci dicesse tutto quello che sa, sarebbe un grosso passo avanti, non le pare ?.
    Va bene, fa lei.
    E' Cicciuzzu che gestisce il tutto, lui con la sua comare Sofia di Santa Lucia
    Cicciuzzu chi ?. Chiedo.
    Aspetta, dice Salvo, forse ho capito chi è.
    E' un pregiudicato di Barcellona, appena scarcerato dopo anni di detenzione per omicidio.
    Si Iddu è !, dice la signora.
    Mi disse che era stato tanti anni in carcere !.
    E dove lo possiamo trovare questo distinto signore ?, Le chiedo ancora.
    Non c'è bisogno che vi scomodiate voi.
    Tutte le mattine passa da qui per controllare.
    Passerà anche oggi.
    E' in compagnia ?, Domando.
    No, chiddu (lui) sempre da solo cammina, con la sua macchina.
    Bene ragazzi, allora organizziamoci.
    Salvo, Enrico e Carlo restate qui, ed aspettate la visita di Cicciuzzu.
    Mi raccomando, occhio quello è pericoloso.
    Tu Gigi, riaccompagna la signora a casa.
    Noi tre, andiamo a Santa Lucia a fare una visita a sorpresa alla comare Sofia.
    Santa Lucia è un paesino sito proprio in cima ad una montagna, la strada si inerpica tra i tornanti che vi ci portano su.
    D'un tratto, ci appare nella direzione opposta di fronte un auto che ben conosciamo,
    Minchia !., E' lei !, la Sofia !. Urla Carlo.
    Incoscenti di trovarci in piena curva, si effettua una rapida inversione di marcia.
    Ma è troppo tardi, quella ha accellerato ed è scomparsa.
    Porco Cane !, avrà di sicuro preso una delle tante deviazioni che ci sono dalla strada principale !.
    Ma perchè se ne stava scappando ?.
    Come ha potuto sapere che la stavamo andando a prendere ?.
    Domanda che ci poniamo d'obbligo.
    Proviamo a girare e rigirare, niente, è proprio svanita nel nulla.
    Inutile insistere a cercarla.
    Intanto chiama per radio la squadra rimasta alla campagna ad aspettare l'arrivo di Cicciuzzo.
    Tutto apposto, dicono, c'è lo abbiamo noi, lo stiamo portando in Commissariato.
    Beh, dico, almeno abbiamo preso il pezzo più grosso della combriccola!.
    In Commissariato vengono portate anche le due donne, madre e figlia.
    Ciucciuzzo, appresa la notizia che lo abbiamo incastrato di brutto, casca per terra e non dà più segni di vita.
    Chiamiamo la Guardia Medica.
    Il dottore lo visita attentamente, ci dice State tranquilli non ha nulla.
    Sta solo facendo un po' di sceneggiata.
    Arriva Salvatore, mi dice, Con la macchina di Cicciuzzu che dobbiamo fare ?.
    Perchè ?, chiedo cosà che non va ?.
    Era senza patente, penso che la si debba sequestrare.
    Ma che mi dite le cose a puntate ?.
    Urlo.
    Certo che la dovete sequestare, ma siete poliziotti o metronotte ?.
    Lo devo denunciare, l'amico Cicciuzzo, pure per questo reato.
    Tanto a terra c'è già, più giù di li non può andare.
    Alla fine la donna rese una piena confessione, alla presenza del Pubblico Ministero, venuto apposta.
    La figlia venne scagionata, siccome la madre l'aveva tirata fuori completamente dai fatti.
    La Sofia, si venne a costituire dopo qualche giorno, su consiglio del suo avvocato.
     
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    LA FINE DELLA COLONNA


    Quando arrivai, o meglio ritornai a Genova nel 1980, con il nuovo
    incarico di sottufficiale della Digos, trovai la situazione davvero drammatica.
    Ogni mattina avveniva praticamente un azzoppamento, nonostante avessimo in giro numerose pattuglie e posti di blocco, niente da fare, colpivano lo stesso.
    Si aveva l'idea di qualcuno che tirasse le fila, però non c'erano prove per incastrare.
    O meglio, noi ritenevamo di non averle, il buon Generale, all'epoca comandante degli speciali nuclei antiterrorismo del nord Italia, riteneva invece di averli.
    Così fece arrestare un noto professore universitario ed altri stimati professionisti della città.
    Ma il processo si concluse con tutte assoluzioni per insufficienza di prove, allora c'era questa formula, così, nulla, si brancolava nel buio.
    C'era stato si l'episodio dell'irruzzione dei nuclei speciali Carabinieri n via Fracchia, con quattro terroristi uccisi, ma era rimasto un episodio isolato, nel senso che non aveva avuto lo sbocco investigativo che tutti ci aspettavamo.
    Loro erano più forti che mai e proliferavano a vista d'occhio.
    Volantini inneggianti l'allora "campagna d'autunno", venivano rinvenuti in ogni dove, striscioni inneggianti l'organizzazione, apparivano la mattina presto in molti angoli della città.
    C'erano allora ancora le grandi fabbriche, l'Italsider, L'Ansaldo, poi il porto.
    Tutte erano loro territorio di propoganda, lo sapevamo, ma non trapelava nulla.
    Omertà totale, peggio di quella mafiosa.
    Dopo l'omicidio di un sindacalista, qualcosa era sembrato muoversi, però ancora molti della sinistra ufficiale, solevano chiamarli "compagni che sbagliano".
    Questa la premessa.

    Però, stranamente, fu proprio per un caso fortuito che si imbeccò la strada che nel giro di una sola settimana ci portò a sgominare l'intera colonna.
    Il nostro pattuglione, il Delta77, aveva tra gli obbiettivi da vigilare, anche
    l'abitazione del sindaco di Genova dell'epoca, siccome aveva ricevuto molte
    minacce.
    Una mattina, transitando sui luoghi, Nino, il brigadiere capo pattuglia, nota una fiat 127 con tre tipi a bordo.
    Quello lo conosco !, dice .
    E' Grassetti, noto estremista.
    Che cosa ci fa qui ?...Controlliamoli.
    La fiat 127 è ferma, i nostri si avvicinano ed intimano agli occupanti della stessa
    di scendere giù.
    Chiedono i documenti a tutti, questi li esibiscono prontamente.
    Ma ecco la sorpresa, Nino si allontana per controllarli via radio alla centrale.
    Resta Filippo a sorvegliarli.
    Improvvisamente, tutti e tre scappano via di gran corsa e tutti in direzioni diverse.
    Nino e gli altri sono frastornati.
    Decidono di rincorrere quello che pare più raggiungibile.
    Infatti lo stanno per prendere, ma questi, salta giù da un parapetto,
    del ciglio stradale buttandosi letteralmente nel vuoto.
    Per chi conosce Genova, le sue strade sono tutte salite e discese.
    Ma è pazzo ? Urla Antonio, saranno venti metri di dislivello !.
    Guardano giù, dove l'uomo si è buttato e lo scorgono per terra esamine.
    Ma non sembrava privo di vita, siccome si muoveva contorcendosi per il dolore.
    L'unico inconveniente, era che....era caduto all'interno del cortile di una Stazione dei...Carabinieri !., sic !.
    Infatti vedevano dei Militari accorrere subito verso il caduto.
    Questo è un bel casino !., dice Nino.
    Intanto cazzia di brutto Filippo.
    Quando sei in servizio cerca di essere sveglio !.
    Ma brigadiere, chi si aspettava una mossa del genere ?.
    Risponde lui.
    C'è una cosa sola da fare, avvisare subito il Dirigente.
    In effetti, quando giunse il Dr.Napoli, nessuno avrebbe scommesso 5 lire
    che sarebbe riuscito a convincere i caranbinieri a consegnarcelo.
    Non so che cosa si inventò, fatto sta che c'è lo dettero e fu condotto direttamente
    in Questura.
    Era un giovane professore di filosofia, subito si trincerò nel silenzio più assoluto, dichiarandosi prigioniero di guerra.
    Le sue condizioni fortunatamente non erano gravi, i nostri medici ed infermieri lo rimisero subito in sesto, anche se si sopettavano fratture alle costole.
    Ma il Dr.Napoli, fece ancora di molto meglio.
    Dopo un giorno di inutili tentativi di farlo parlare, capì il suo punto debole.
    Era sposato da poco, sua moglie era in Questura nella sala di attesa.
    Lui chiedeva sempre di lei, e chiedeva che nel caso lui veniva condannato ad una lunga pena detentiva, lei poteva avere il divorzio, così da pemetterle di rifarsi una vita.
    Era lei il suo punto debole.
    Napoli, se lo lavorò con calma.
    Intanto da poco era stata approvata la legge che prevedeva molte agevolazioni a chi decideva di dissociarsi e collaborare con noi.
    Così, alla fine si decise, e si dichiarò disposto a dirci tutto, purchè evitasse il carcere.
    Gli fu assicurato di si, daccordo anche il Magistrato che seguiva l'inchiesta.
    Gli fu assicurato anche il ricovero nel miglior Ospedale Ortopedico della città, per le cure ulteriori che abbisognava.
    Era un fiume in piena, nomi, cognomi, capi e fiancheggiatori, autori di omicidi ed attentati, ci disse praticamente tutto.
    Così, si partì sparati e fu trovato il primo covo.
    Era ancora caldo, però trovammo materiale molto importante.
    Contenporaneamente cominciarono gli arresti.
    Uno dopo l'altro, tutti i membri della Colonna Genovese caddero nella rete.
    Il bello era che quasi tutti, tranne alcuni irriducibili, decidevano di collaborare, rivelando altri particolari inediti.
    Era adesso una vera valanga.
    In una sola settimana, furono trovati ben otto covi ed arrestate 80 persone.
    La colonna era finita.
    Si risalì anche alla mente, che quel professore universitario che l'aveva fatta franca nel primo processo.
    Adesso le prove contro di lui c'erano, eccome se non c'erano.
    Si pentì anche lui, rivelando tutti i componenti della Commissione Strategica delle br, quella nazionale.
    La strada per la vittoria finale era ormai aperta, le br non avevano più quell'alone di segretezza ed imbattibilità che avevano avuto sino a quel momento.
    Si instaurono anche degli interessanti rapporti umani con i pentiti.
    Per non mandarli in carcere e per motivi di sicurezza, dormivano con noi in caserma e mangiavano con noi alla mensa.
    Loro avevano un falso concetto di noi, pensavano che fossimo dei nazi fascisti.
    Si dovettero ricredere, e non facevano mistero a dircelo.
     
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    SQUADRA NARCOTICI

    Quando giunsi a Genova la prima volta, era il 1978.
    Avevo appena finito il corso di Polizia Giudiziaria alla scuola di Brescia, questa era la mia prima assegnazione ad un reparto operativo.
    Ero giovanissimo, mi assegnarono alla Squadra Mobile, e lì, il Dirigente mi destinò alla IV° Sezione, "Narcotici e Buoncostume", così si chiamava allora.
    Ero fresco di scuole allievi, dove ti spiegano come tutto funziona in teoria.
    Ma qui, c'era tutta gente molto più anziana di me, veterani, gente che ti conosceva
    il mestiere come le sue tasche.
    Se gli spiegavi cosa ci avevano insegnato alla scuola, si mettevano a ridere.
    Guagliò, mi diceva Pino, Accà è diverso assài !.
    All'inizio tu vieni dietro a noi e guarda come si fa, poi chiano chiano camminerai con le tua gambe !.
    La mia era una squadta molto affiatata.
    Loro si capivano solo con uno sguardo, più che con le parole.
    Avevo davvero molto da imparare.
    Il nostro lavoro si svolgeva quasi per intero, nell'angiporto, strade che conoscevo per le memorabili ballate di Fabrizio de Andrè, tipo via del Campo e simili.
    Nei carruggi, così erano chiamati i vicoli dell'angiporto, si doveva camminare per forza di cose a piedi.
    Per cui, si dovevano lasciare le auto per forza di cose a monte, e poi, si scendeva per i vicoli appiedati.
    C'era una piazzaetta che si chiamava Piazza di S.Sabina, ma per noi era conosciuta come piazza Sasala, dal nome (cambiato ovviamente in questo racconto) di un nostro maresciallo, che per abitudine vi ci parcheggiva sempre lì, alchè con a sua squadra doveva entrare nei carruggi.
    Pensate che questo nome era così radicato che tutti noi la conoscevamo più come Piazza Sasala che per il suo vero nome.
    Infatti, alchè si chiamava in ausilio una volante, la sala operativa all'inizio gli diceva sempre di portarsi in Piazza di S.sabina.
    La volante puntualmente rispondeva, Ma dov'è ?....
    E la sala operativa, dopo alcuni tentativi di spiegazione, alla fine tagliava corto..
    Andate in Piazza Sasala, Insomma !.
    E la Volante di risposta,...Ora si che abbiamo capito !., Grazie !.
    La mia prima giornata, me la ricordo ancora.
    Come al solito arriviamo a Piazza "Sasala" e vi parcheggiamo le macchine.
    I vicoli o carruggi che dir si voglia, hanno una rete di avvistamento capillare.
    Nel senso che non appena una nostra pattuglia in borghese ci accede, scatta
    subito radio carruggio, che partendo da quello più vicino, percorre tutto l'Angiporto che viene messo in stato di massimo allarme.
    D'incanto spariscono tutte le attività illecite che sono in atto.
    Quella mattina però, qualcosa non aveva funzionato.
    Infatti, dopo i primi passi, ecco uno che di colpo chiude un tavolino mobile,
    ove praticava il così detto "gioco delle tre carte".
    Pino, lo guarda severo, e gli dice, Che cosa stiamo facendo quà ?..
    E quello...Brigadiè, mannaggia a morti !.
    O' Palo non funziona !.
    Mannaggia a lui, Mannaggia !.
    L'aggiù da cangià !.
    Pino lo guarda e sorride.
    Proseguiamo.
    L'angiporto ogni porta o è un negozio o una bottega artigianale.
    E' pieno di gente che vive della così detta "arte dell'arrangiarsi",
    ricorda moltissimo Spaccanapoli, tanto all'epoca erano moltissimi i
    Campani che lo frequentavano.
    Terra di truffe ai turisti a diporto, di scippi e di furtarelli, ma anche di spaccio.
    Poi la sera e la notte, diveniva un gigantesco casino a cielo aperto.
    Vari locali notturni erano il trade di esercizio per marinai sbarcati da navi al molo, con in tasca un bel mucchio di dollari da spendere.
    E non badavano certo a spese.
    Donne e divertimento, champagne a fiumi, non importa se fatto con le bustine.
    Ma tornando a quella mattina, di colpo Salvatore, l'Agente mio corregionale Palermitano, vede un tizio e si ferma e lo fissa.
    Quello lo guarda a sua volta.
    Si fissano per alcuni secondi, guardandosi dritti negli occhi a vicenda.
    Sembrava un duello dei film di Sergio Leone.
    Poi, Salvatore, tira fuori la tessera e la mostra.
    Il tale annuisce, non dice nulla.
    Salvatore mi guarda e mi dice, vieni lo portiamo li dentro, e mi mostra un portoncino aperto.
    Io non capisco, ma lo seguo.
    Quello entra dentro.
    Una volta tutti all'interno, Salvatore chiude il portoncino.
    Spogliati, gli fa.
    Quello, obbedisce prontamente, segno che deve essere una prassi consolidata in questa zona, questo modo di agire.
    Altro che mandati e cose del genere, pensavo, quante balle che insegnano alle scuole.
    Anche quelle !, gli dice siccome era rimasto solo in mutande.
    Ma Marescià......
    Ho detto anche quelle !, Non mi fare incazzare !.
    Se le toglie, le mani sono tremanti.
    Cadono a terra alcune bustine di carta stagnola.
    Bravo !., gli dice Salvatore, e queste che cosa sono ?.
    Roba mia personale !.
    Marescià, non mi capite male !, non vendo io !.
    Vola uno schiaffone.
    Ora ti porto in centrale, dice tirando fuori le manette.
    No, Marescià !., Non lo fate !.
    Allora io e te, dobbiamo fare un bel discorso, gli dice.
    Salvatore, lo fissava, lui sembrava voler carpire un segnale da parte sua.
    Poi quello si molla, tutto agitato dice:
    In galera non ci torno, l'ultima volta sono stato male, stavo andando in
    paranoia !.
    Salvo lo prende per il colletto e gli dice, Allora che cosa mi dai in cambio ?.
    In cambio di che ?...Belin !....
    Della libertà, Cretino !.
    Perchè che cosa vorrebbe sapere ?.
    Chi te la data per venderla per esempio !.
    E se c'è lo dico, lei mi lasciarebbe davvero andare via ?.
    Quelli come te, non mi fanno schifo, mi fanno pena.
    Tanto, so bene dove trovarti, tu non mi interessi.
    Dimmi chi te la dà !.
    Va bene maresciallo, c'è un appartamento in via Venezia, questo è l'indirizzo, andate a farci visita, sono degli africani.
    Non sono maresciallo, cretino !.
    Quante volte te lo devo spiegare ?, sono una guardia scelta !.
    Maresciallo, mi scusi, ma io i vostri gradi non li capisco e credo che mai li capirò !.
    Sta bena, sloggia, sgombra, Vattinni !.
    Prima che cambio idea !.
    Quello, non se lo lascia dire due volte, esce dal portone e corre come una lepre.
    Lo guardo.
    Lui mi capisce, è una domanda che però da recluta della squadra, non ho il coraggio di fare ad uno più anziano che li ci sbatte tutti i santi giorni, sere e notti.
    Che cosa ti credi ?....mi fa.
    Che lo fatto andare per bonta ?...
    Che minchia me ne faccio di uno come lui ?.
    Lo porta dal giudice, vedi ?...prende le bustine raccolte per terra.
    Quello, il Giudice mi fa, Agente, dosi personali sono !.
    Modica quantità, che cosa me lo porta a fare ?.
    No, io, voglio puntare più in alto, a chi fornisce la merce e non solo a chi la vende.
    Questi che la vendono, li conosciamo benissimo, basta girare qui per i vicoli.
    Adesso rientriamo, andiamo ad informare il Commissario dell'informazione.
    Vediamo di ottenere un bel mandato e domani andiamo a fare visita a questi nostri vicini, siccome siciliani, Africani !.
    E' una zona elegante della città questa.
    Che differenza con i carruggi e le abitazioni fatiscenti che vi si affacciano.
    Percorriamo un bel viale alberato, ecco, questo è il numero civico,
    ci fermiamo.
    L'appartamento degli africani è ubicato al 4° piano.
    Quando si bussa alla porta, si prendono sempre delle precauzioni.
    Gavino caccia fuori la pistola e la tiene pronta in mano.
    Pino, bussa deciso.
    Chi essere ?, si sente.
    Polizia !, Aprite subito la porta !.
    In effetti la porta si apre, e ci accoglie un tipo di colore, visibilmente meravigliato, con uno spazzolino da denti in bocca, ancora intento a strofinarselo tra i denti.
    Era di prima mattina, le perquisizioni in genere si fanno alle prime luci del giorno.
    Cosa volere da noi ?....
    Noi brava gente !.
    Dobbiamo fare una perquisizione, chi c'è in casa ?.
    Tutti qui e subito.
    Sono solo in tre, due somali ed un etiope.
    Occupano tre rispettive camere separate.
    L'etiope, sembra quello preoccupato della nostra visita, e Pino se ne accorge.
    Cominciamo da lui !, dice deciso.
    Entrriamo dentro la sua camera.
    Appena apriamo il primo cassetto del comò, ecco la sorpresa.
    E pieno zeppo di pani di hascish, non si può sbagliare, roba inconfondibile dal formato e dal colore.
    Pino prende le manette e le appone all'Etiope, che ha una faccia stralunata.
    E questo è il primo !, dice.
    Guagliò, non fateci perdere altro tempo !.
    Tutta la roba che tenete, portatela accà, e subito.
    Ma i due somali scuotono la testa.
    Non c'è altro capo, noi di quello che fa questo non ne sappiamo niente !.
    Siamo lavoratori onesti, potete cercare quanto volete nelle nostre camere,
    non troverete nulla !.
    Avevano ragione.
    In centrale, il Dirigente, da buon napoletano, contro il nostro parere, decise però di arrestarli tutti e tre ugualmente.
    Sapete, le statistiche !.
    Però, la giustizia fortunatamente fece subito il suo corso, il giorno dopo il Giudice non convalidò l'arresto ed i due somali tornarono liberi.
    Uno lo incontrai al bar dove lavorava.
    Mi salutò, io cercai di spiegargli che non era stata colpa nostra, ma lui
    che aveva capito tutto, mi sorrise e mi disse:
    Somali brava gente, quello è Etiope, gente malvagia !.
     
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    BLITZ ANTIMAFIA

    Quella mattina io e Mimmo stavamo a leggere il giornale in Commissariato.
    Un Giudice Istruttore pazzoide, Giovanni Falcone, aveva deciso di dichiarare guerra alla mafia e grazie alle rivelazioni di un pentito, Toduccio Contorno, aveva spiccato una ottantina di mandati di cattura.
    Correva l'anno 1985, ero a Milazzo già da un anno.
    Poi squilla il telefono.
    Ispettore, è per lei, mi fa il piantone.
    Rispondo.
    Era il Dirigente della Squadra Mobile di Palermo, il dr.Ninnì Cassarà.
    Ispettore, mi dice, veramente cercavo il mio collega Dirigente del Commissariato.
    Sa, dottore, rispondo, è in questo momento fuori sede.
    Fa niente, mi ribatte.
    Mi può aiutare lei ?.
    A disposizione dottore !.
    Sa, stiamo effettuando decine su decine di arresti su mandato di cattura del Giudice Falcone.
    Lo so, lo stavo leggendo proprio sul giornale, gli dico.
    Bene, uno di questi ricercati, si trova sull'isola di Vulcano, ad un convegno.
    Sa, lei solo si informi, mi faccia sapere se sta lì, poi me la vedo io.
    Come desidera dottore !.
    Mi da gli estremi della persona da ricercare ?, gli chiedo.
    Oh certo !, ecco tutto quello che deve sapere su di lui, è questo è l'Hotel dove dovrebbe alloggiare, lo stesso dove tengano il convegno, Hotel Arcipelago.
    Dottore, mi dia solo qualche minuto, è le faccio sapere.
    Mimmo, mi guarda e mi dice, Novità ?.
    Veramente dovresti essere tu a darmele, Agente !.
    Ispettore, mi risponde, se vuoi farmi arrabbiare ci sei proprio riuscito.
    No, aspetta, scherzo, gli dico, adesso ti spiego tutto.
    Allora, chiamamolo questo albergo, no ?, mi fa non appena ho finito di spiegargli.
    Si.
    Il recezionere è gentile, mi dice, si è qui, anzi...era qui !.
    Perchè ?, chiedo io.
    E' partito, proprio da poco.
    Ma, dico, mi faccia capire, il convegno è terminato ?.
    No !, E' ancora in corso, finisce oggi.
    Uhm....penso, e guardo in faccia Mimmo.
    Lui mi guarda a sua volta.
    Stiamo perdendo tempo !.
    Andiamo subito all'imbarcadero degli aliscafi, tanto li deve arrivare !.
    L'Agenzia ci dice che l'aliscafo da Lipari e da Vulcano sta per arrivare.
    Ci mettiamo sul molo è aspettiamo.
    Le descrizioni le sappiamo.
    L'Aliscafo entra nel porto, arriva, Mimmo si piazza davanti alla passerella di sbarco e guarda uno per uno chi scende.
    Io sono appena dietro, pistola pronta in tasca.
    Eccolo, è lui, dice Mimmo vedendo uno passare con una grossa valigia in mano.
    Lei è per caso Pasquale Zizzo* ?.....
    Quello poggia per terra la valigia ed alza le mani in aria.
    Si, sono io, non oppongo nessuna resistenza.
    Polizia !., E' in arresto !., ci deve seguire.
    Al telefono il dr.Cassarà era semplicemnete una pasqua.
    Ma come, lo avete addirittura preso ?....
    Portatemelo subito qui, a Palermo !.
    Agli ordini dottore, ma sa la burocrazia, occorre un ordine scritto....
    Ve lo faccio avere subito, vi faccio avere tutti gli ordini che volete, ma portatelo subito qui !.
    E' fate attenzione, è pericolosissimo, stava scappando !.
    Questo lo avevamo capito, dottore.

    Il dr. Ninni Cassarà venne brutalmente assassinato quello stesso anno nel mese di agosto, insieme all'Agente Antiochia.
    Per questo, ancora oggi, quando scrivo questa storia, mi vengono i brividi.
    Poi, ci fù il primo storico maxi processo a cosa nostra con decine e decine di ergastoli, inflitti per la prima volta all'organizzazione.
     
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    CONVEGNO INTERNAZIONALE
    Con intrigo spionistico incluso

    Sino a quel momento lo avevano fatto in quel di Taormina, la perla dello Ionio.
    Ma quell'anno lo si decise di farlo a Milazzo.
    Era un convegno internazionale delle forze di polizia, che vedeva la partecipazione
    di poliziotti provenienti da tutto il mondo, che dovevano dibattere per una settimana
    su di un tema specifico.
    Il tutto, sponsorizzato dal nostro Ministero dell'Interno.
    Le malelingue, alias l'appuntato Camminara, dicevano che lo avevanoorganizzato in Milazzo, siccome sul colle del promontorio del Capo, avevano (gli organizzatori) una ridente villetta ove dibattevano di temi generali ed anche di anatomia femmiile, specie il fine settimana.
    Caso era che l'Hotel ove si teneva il congresso era ubicato a soli cento metri dalla villetta in questione.
    Vedere colleghi di tutto il pianeta, mi dava l'idea delle differenze economiche delle varie polizie.
    Ben vestiti e tutti a penna, gli inglesi e gli Usa, non facevano nessun problema sul prezzo dell'albergo.
    Il collega Commissario Argentino invece, non appena saputo a quanto ammonta il soggiorno, mi guarda e mi sussurra.....
    Collega, ....non puoi trovarmi un posto più economico ?...
    Sai, devo pagarmi da me in anticipo tutta la missione, e io non tengo molto dinero...
    Capisco perfettamente collega !, Tutto il mondo è paese !., Gli rispondo.
    Alla fine dopo aver visto altri alberghi, tutti ritenuti troppo cari, lo porto alla locanda Cigno, più economica di quella non c'è nè.
    Dovrebbero pagarti loro anzichè fare pagare te per dormirci.
    Era l'anno 1987, il bombardamento di Tripoli da parte degli Usa era ancora fresco.
    Siccome c'erano anche invitati oltre agli esperti criminologhi Usa, anche poliziotti Iraniani e Libanesi e di altri paesi medio orientali ultra ortodossi, ben presto l'albergo divenne un terreno minato.
    Così, ordine di starci tutta la giornata e di seguire costantemente l'andamento.
    La conferma la ebbi, alchè, nella hall, ove mi trovavo seduto ad osservare un po' l'ambiente, intravidi l'amico dei servizi segreti.
    Lo conoscevo, siccome veniva sempre al Commissariato a prendersi la lista degli equipaggi delle navi sovietiche che portavano il grano in porto, allora era obbligatorio alle agenzie, darcene comunicazione che giravamo subito ai "servizi".
    Lasciami capire, c'è troppo affollamento in albergo, vero ?., gli dico.
    Stammi a sentire, mi dice, dobbiamo parlare, ma non qui.
    Aspetta che chiamo il collega a sostuirmi.
    In macchina, mi spiega il problema.
    Come tu sai, noi non possiamo intervenire direttamente, per cui lo dovete fare voi.
    Fare noi cosa ?, Chiedo.
    Al momento non ti posso dire nulla, ma poi ti spiegherò per bene.
    Ma non era finita li.
    Ritorno in albergo e ti trovo il Dirigente che passeggiava nervosamente
    avanti ed indietro nella hall.
    Mi vede e mi dice, La sa la novità ?.
    Quale ?.
    Gheddafi ha preteso che un suo poliziotto partecipi al convegno, e questi
    incompetenti degli organizzatori hanno accettato.
    Arriverà domani mattina.
    Il Questore ha detto che si deve identificare assolutamente.
    E come ?, Chiedo, caccio fuori il tesserino e gli chiedo i suoi documenti ?.
    Ispettore non ci scherzi, qui la cosa è seria.
    Ho parlato con gli Americani, loro non hanno nulla in contrario, anche se
    hanno fatto una faccia appena lo hanno saputo.
    Non gli dissi nulla di quello che mi aveva detto poco prima l'amico dei servizi segreti, se no gli sarebbe venuto un attacco di bile.
    Ho tovato !, Mi fa.
    Faccia il foglio di soggiorno a tutti i partecipanti, così avremo anche le complete
    generalità del libico, siccome lo faremo anche a lui.
    Ma..., gli dico proprio a tutti ?....
    A tutti !, Si ha capito bene.
    Sono stranieri no ?...
    La legge che prevede ?, che devono avere il permesso di soggiorno per stare in Italia !.
    Quindi parli con lappuntato dell'amministrativa e si organizzi.
    Domani mattina cominci a redigerli.
    Per la sera devono essere tutti pronti e mandati di corsa in Questura.
    Capirai, pensavo, sai che faccia che faranno i colleghi internazionali appena lo sapranno.
    Intanto mi avvicina l'appuntato che fa la Digos e che mi assiste.
    Che voleva ?, mi chiede.
    Chi il Dottore ?, Appena adesso, sai che rogna che mi ha mollato !.
    No Lui, l'amico dei servizi !.
    E tu che ne sai ?....
    E' arrivata una riservata in dappia busta sigillata completa di Nos (Nulla Osta Sicurezza ndr.)
    E allora ?....Chiedo.
    Siccome prima l'ho vista allontanarsi con lui, ho associato la cosa.
    Certo che in questo Paese, i segreti hanno davvero le gambe corte, pensai.
    Mario, gli dissi, non tenermi sulle spine e dimmi di che si tratta.
    Non lo so, pensavo che fosse il caso di farla leggere prima al Dottore e Dirigente.
    Si, ma non adesso, se non gli fai venire l'itterite.
    Più tardi, quando torna in Ufificio e si calma.
    Intanto chiamo l'appuntato dell'amministrativa.
    Antonio, gli dico.
    Prepara subito cinquantacinque fogli di soggiorno, precompilali in Ufficio e domani mattina salì su qui in albergo con gli stessi.
    Porta tutti i timbri.
    Ispettore si sente bene ?, mi chiede.
    Benissimo !, gli rispondo.
    La mattina dopo appena arrivo al Commissariato, trovo due camionette del
    Reparto Celere, proprio davanti alla porta, con annessi Celerini.
    Che cosa succede ?, Chiedo al piantone...
    E' aririvata anche la cavalleria ?.
    No Ispettore, mi risponde, sono del Reparto Celere di Roma.
    Siccome sono aggregati qui a Messina per il maxiprocesso Peloritana,
    quando il processo è in pausa, il signor Questore ha pensato bene di spedirli
    qui in provincia.
    Sa, con tutti i colleghi internazionali che ci sono per ora in giro, avrà pensato
    che un po' di Polizia in più della solita volante non guasta.
    Ed ha pensato proprio bene !, Taglio corto.
    Non appena entro nel mio Ufficio, chi ti trovo seduto ad aspettarmi?.
    L'amico dei servizi segreti, con un altro suo collega dalla faccia più ancora
    spiona della sua.
    Novità ?, Chiedo.
    Qua possiamo parlare, mi dice.
    Beh, allora, sono pronto per le rivelazioni ?, Chiedo.
    Non ci scherzare, mi risponde.
    La Presidenza del Consiglio ci sta martellando di telefonate, (meno male che allora i telefonini ancora non c'erano) è ora di organizzarsi.
    Ma posso sapere almeno e finalmente di che cosa si tratta ?.
    Allora, i poliziotti Iraniani al congresso, in realtà sono delle spie, inviate qui
    per consegnare dell'importante materiale di propaganda a degli studenti universitari che studiano medicina a Messina, del loro stesso paese.
    Questo materiale consiste in delle video cassette ove lo stesso Khomeini compare
    in persona ed incita a delle azioni eclatanti.
    Dobbiamo a tutti i costi metterci le mani sopra.
    Queste cassette da qui, gireranno poi per tutta l'Europa.
    Minchia !, è l'unca parola che mi viene al momento.
    Noi non possiamo intervenire direttamente, però abbiamo preso una camera in albergo.
    Non appena sapremo che la consegna è avvenuta, ti informerò subito e tu intervieni a sequestrargliela.
    E come ?, chiedo.
    Questo lo organizzi tu ed il tuo capo.
    Lo avete informato il Dirigente ?.
    Si ! , mi dice, aveva già ricevuto una riservata da parte del Ministero per mettersi a disposizione nostra.
    La famosa doppia busta dell'appuntato della Digos di ieri sera, penso tra me.
    Mi ha detto che devi collaborare con noi a pieno regime.
    Daccordo, taglio corto, fammi sapere quando devo intervenire e lo farò.
    Finisco di salutarlo che arriva l'appuntato della Digos.
    Ispettore....
    Lo so, lo So, Mario !. Gli dico anticipandolo.
    Non appena ci diranno di agire, tieniti pronto.
    Finisco con lui ed arriva l'altro appuntato, quello dell'Amministrativa.
    Ispettore, io i fogli di soggiorno c'è li ho pronti, vogliamo andare ?.
    Andiamo Antonio !., gli dico., saliamo su in albergo è mettiamoci al lavoro.
    Dobbiamo finire entro stasera, Allah permettendo.
    Allah chi ?...Chiede lui.
    Nulla !, Futtitinni a quello che dico, pensavo solo tra me e me, gli rispondo.
    Ma stiamo a scherzare ?.
    Mi dice l'avvocato principe del foro di Catania che organizza il convegno.
    Che novità è questa ?...
    In Passato non è stato mai fatto !.
    Il passato è passato avvocato !., Rispondo.
    Ordine della Questura, dobbiamo compilare il foglio di soggiorno a tutti i
    partecipanti stranieri, tutto qua.
    Anzi, durante la riunione di stamattina annunci la cosa e dica di portare a ciascuno
    di loro due fotografie ed il passaporto.
    Poi vado dal recezionere, gli dico dove possiamo metterci, mi dice Qua va bene ?..
    Una nicchia accanto al suo bancone di recezione.
    Benissimo !., posiamo tutto e formiamo praticamente una postazione di Ufficio Stranieri mobile nel giro di dieci minuti.
    Tieniti a disposizione, gli dico.
    Mi serve un interprete.
    A disposizione ispettore !, mi dice.
    Appena finisce la riunione, arrivano tutti.
    Hanno certe facce.
    Eschedatura !, Dice a voce alta un collega sud americano.
    Signori !, dico, Ehi ?, Calma !.
    E' legge italiana che ogni straniero debba munirsi di foglio di soggiorno.
    Voi tutti siete colleghi nostri, date l'esempio e collaborate con noi !.
    Dico al recezionere, Traduci tutto in Inglese, Francese e se lo sai anche in Arabo !.
    L'Arabo non lo so, mi risponde.
    Fa niente, Vai lo stesso !.
    Dopo la seconda traduzione del mio invito, si sente un brusio.
    Poi si calmano e si mettono disciplinarmente in fila.
    Era andata !.
    Dopo un po' arriva lui, l'amico Libico.
    Educatissimo ci da le foto ed il passaporto.
    Non appena compilato prendo il suo foglio di soggiorno gli rilascio la sua copia e dopo che lui se nè andato prendo la nostra e me la metto in tasca.
    Appuntato, può continuare da solo ?.
    Sono maggiorenne ispettore, mi risponde.
    Bene, Antonio, scusami, ormai il più è fatto, questo foglio lo porto al Commissariato siccome deve partire subitissimo per la Questura !.
    Tranquillo ispettore, qui me la vedo io.
    Al Commissariato, il Dirigente è seduto sulla sua poltrona da Primo Dirigente. Accanto a lui, seduto c'è l'amico dei servizi segreti.
    Gli porgo il foglio di soggiorno del Libico.
    Complimenti ispettore, ha fatto un buon lavoro.
    Minchia, penso tra me, il "dottore" mi fece i complimenti, meglio prendo l'ombrello che tra poco pioverà !.
    L'amico dei servizi mi guarda e mi dice.
    Niente ancora, ma tieniti pronto, mancano solo due giorni alla fine del congresso, ormai la consegna dei documenti sarà immenente.
    Tranquillo James, gli rispondo.
    Solo, fammelo sapere in tempo utile per organizzarmi, sai, non mi piacciono le improvvisazioni !.
    Ed infatti "James", alias il Bond dei Peloritani, mi acchiappa sul più bello.
    Ma andiamo per ordine.
    Il Questore Salerno è il nostro rappresentante al congresso, è nella riserva al Ministero dell'Interno.
    Soffre come una bestia, lui un operativo ex Dirigente di Squadre Mobili,ora seduto in una oscura scrivania a scaldare la sedia, ruolo in cui proprio non ci si vede.
    Lo sbattano a rappresentare la Polizia in tutti questi congressi che per lui sono solo assurdi.
    Siamo seduti nella hall e mi racconta la sua storia.
    Era Questore ad Ascoli Piceno, viene promosso al nostro nucleo alla Camera dei Deputati, il tempo di partire da Ascoli per andare a Roma, ed al suo arrivo nella capitale vi ci trova seduto un altro al suo posto.
    Che era successo ?, l'allora Presidentessa della Camera, Leonida alias Nilde, comunista incallita, non lo gradiva e così vi ci aveva messo un altro al posto suo, essendo sospettato di avere idee fascistoidi.
    Lui, Ciro Salerno, spedito di gran corsa alla riserva Ministeriale, dove vanno gli alti funzionari che sono senza incarico, a reimpire delle stanze che sono vuote.
    Soffriva terribilmente e lo si toccava per mano.
    Penso tra me, non solo noi piccoli esseri siamo dei numeri stampati su di un tesserino di plastica, ma anche loro, le grosse divinità, non scherzano mica ad essere maltrattati, da degli dei più grandi ancora di loro.
    Ispettò, mi dice, dobbiamo redigere la relazione finale del gruppo di lingua Italiana, penso la voglia stilare il dottor Lanzafame, (ndr. un altro nostro rappresentante Magistrato del Consiglio Superiore ) visto il suo altissimo grado.
    Ma penso che sia più impegnato con le guaglioncelle del dipartimento americano.
    Sa, lo visto uscire poco fa con due biondone mozzafiato.
    L'Occhio del vecchio sbirro !, Pensai.
    Commendatore, gli dico, un congresso alla fine poi è monotono, ci si deve svagare un poco, non trova ?...
    Ispettore, io mi svago solo risolvendo i casi di omicidio !.
    Commendatore, ognuno vince la monotonia a modo suo !.
    Ispettò, nel caso la relazione la debba fare io, me la darebbe una mano ?..
    Sa, sono sena mezzi qui, non tengo neppure la macchina da scrivere.
    A disposizione, rispondo, il mio Ufficio al Commissariato è tutto suo, nel caso servisse.
    La ringrazio molto.
    Ho appena finito di congedarmi da lui, che arriva "James".
    Franco, La consegna l'hanno fatta.
    Agisci subito, sono ancora in camera, gli studenti tra poco se ne torneranno a Messina, vedi di bloccarli e trovare il materiale.
    Mario !, Chiamo l'appuntato della Digos.
    Ci sono i ragazzi del reparto celere in giro ?....
    Si, Ispettore, mi risponde.
    Digli di mettersi subito in Marina Garibaldi, (ndr.la strada lungomare centrale di Milazzo) dovranno passare per forza da li, digli di fare subito un posto di blocco, noi stiamo arrivando, aspettami in macchina.
    James mi tira per un braccio.
    Ferma tutte le macchine, non fare capire che cerchiamo solo loro !.
    James, ho detto di fare un posto di blocco !.
    Posto di blocco vuol dire fermare macchine ed identificare e perquisire gli occupanti di tutte le nazioni, non solo di quelle arabe !....
    La macchina da fermare L'amico James, me l'aveva segnalata, era una ford fiesta bianca con quattro giovani a bordo.
    Arrivo giusto giusto in tempo in Marina Garibaldi, i ragazzi del reparto sono già piazzati con la nostra volante in ausilio.
    L'Agente della volante mi vede arrivare e mi chiede.
    Ispettore !, che minchia di novità è questa ?...
    Un posto di blocco in pieno centro ?.
    Chi dobbiamo fermare, quelli che vengono qui a passeggiare ?.
    Gino, rispondo, quante volte te lo devo dire ?...
    Teorema Vaiella (dal nome del suo autore, mio dirigente alla mobile di Genova).
    L'Agente, carriera esecutiva, non può ne pensare ne parlare.
    Il Sottufficiale, carriera intermedia, può pensare ma non può parlare.
    Il Funzionario, carriera direttiva, può pensare e può parlare.
    Mi Capisti ?, quindi esegui e non rompere.
    Mario, mi tira per la giacca.
    Eccola, sta arrivando, la Ford Fiesta !.
    Acchiappo, il celerino con la paletta, Ferma quella Ford !, gli dico, e pure quella Opel che c'i sta dietro.
    Questo per non dare nell'occhio e per non far capire che cerchiamo solo loro.
    L'auto si arresta e scendono tutti e quattro i giovani.
    Perquisiamo !, dico.
    Gira e gira, non salta fuori nulla.
    Altra tirata per la giacca.
    E' James, che fingendosi un comune cittadino, mi urla !.
    Agente !, Devo fare una denuncia !.
    Mi ascolti !, mi hanno rubato nella mia auto...
    Mi giro e gli dico, venga pure in auto e mi riferisca con calma !.
    Mi ha fatto sordo di un orecchio.
    Ora siamo soli, dì pure....
    Il vano della ruota di scorta !, mi dice veloce...
    Faglielo aprire !.
    La roba sta lì.
    Va beme Va bene, vado subito.
    Più tardi passi dal Commissariato è stileremo formale denuncia !.
    Adesso, come vede, sono un poco impegnato, se ne vada !, e lo congedo.
    E la roba era davvero li !.
    Video cassette fresche fresche e volantini vari.
    Noi non facciamo nulla di male, capo !.
    Mi dice uno di loro, dalla lunga barba incolta.
    Questo lo vedremo, gli dico.
    Adesso favorite in Commissariato, che ci sono degli amici che devono farvi un mucchio di domande.
    Quella sera, il telefono suonava così tanto che stava per fondere la linea.
    Complimenti al Questore, Ideatore del servizio, complimenti al Dottore Dirigente del Commissariato, fedele esecutore dei suoi ordini....
    Io e Mario ci guardavamo in faccia come due che si trovavano li solo per puro caso.
    James era al settimo cielo, era incollato al telefono con la Presidenza del Consiglio ove illustrava la brillante operazione da lui condotta.
    Alla fine, mi stringe la mano e mi saluta.
    Ciao, ci vediamo alla prossima nave sovietica !.
    Stami bene !, Gli rispondo.
    C'ero abituato, non ci facevo più neppure caso.
    Torno in albergo, e ti trovo il Questore Salerno che mi aspetta proprio davanti alla porta.
    Ispettò !, Mannaggia a morti mannaggia !.
    Lanzafame se na già iuto, disse di avere improrogabili impegni a Roma !.
    Tocca a noi di fà a relazione !.
    Commendatore, a sua disposizione.
    La serata ancora è solo all'inizio, andiamo pure !.

    Fine della storia.
     
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    I RAPINATORI
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    Quella mattina arrivai in Commissariato come al solito,
    ore 7,45 in punto.
    Il piantone quando mi vedeva entrare, si aggiustava l'orologio.
    La sa la novità ?, mi dice.
    Quale di grazia ?, Rispondo.
    Tenga, e mi porge un fax della Questura.
    Con decorrenza immediata il Sovrintendente Manduria assegnato al Commissariato P.S. di Milazzo...
    Nino !, Urlo.
    Eravamo stati insieme alla Mobile a Messina, lui li era una delle colonne portanti.
    Poi un giorno, decise di candidarsi alla elezioni amministrative, sapete la politica alle volte contagia anche noi.
    Mancata elezione, vuol dire che per cinque anni non puoi più fare servizio in città e devi sceglierti un'altra sede.
    Aveva scelto la nostra.
    Il Dirigente è stato informato di questo ?...
    Gli chiedo.
    Si Ispettore, mi risponde, disse solo...Ma chi minchia è questo ?.
    Disse proprio così ?.
    Si.
    Si vede che non lo conosce !.
    E' uno che può solo insegnare questo mestiere non solo a lui ma anche a tutti noi.
    Poi, oltre questa che altre novità ci sono ?.
    La solita rapina, ieri sera, alla gioielleria Micalizzi.
    Ieri sera ?, E come mai non ne so nulla !.
    Intervennero i Carabinieri, sa come sono fatti loro.
    Prima cercano di risolvere brillantemente e subito il caso.
    Poi quando vedono che non ci capiscono una mazza, telefonano a noi
    e ci avvisano dell'accaduto, tanto sanno che non abbiamo di notte neppure la volante di turno a causa della carenza di personale.
    Mi dice molto serio.
    Non c'era la volante ieri sera ?.
    Non c'era.
    E come mai, carenza o non carenza, il Dottore disse che si deve fare sulle 24 ore.
    L'Agente Vattiato chiese visita, informai del fatto il Sovrintendente Loti, e lui mi disse, Va bene, stasera niente volante, l'altro agente lo metto di recupero riposo, visto che ne avanza tanti.
    Ho Capito !, glielo hai detto al Dirigente ?.
    Certo che si, mi disse, Va bene !.
    Tornando al discorso di prima...Lo sai perchè lo fanno ?, gli Chiedo.
    Lo fanno chi ?.
    I Carabinieri !.
    Ah, scusi, non la seguivo più.
    Proprio perchè sono Carabinieri, mi dice lui, alla fine
    No, rispondo, perchè pensano che, Se noi non abbiamo capito nulla, non ci capirà
    una minchia neppure la Polizia, tanto vale a questo punto che la informiamo !.
    Certo Ispettore !, Ha ragione, è proprio così !.
    Te l'hanno trasmessa almeno la segnalazione con le caratteristiche del reato ?.
    Si, eccola qua, la solita rapina, ultimamente le gioielllerie sembrano essere diventate dei luoghi molto frequentati da chi ha bisogno di roba preziosa a livello sbrigativo, tenga pure.
    Grazie !, la dobbiamo girare subito alla Questura, prima che il Capo di Gabinetto la legga sui giornali, e ci faccia un mazzo tanto siccome non abbiamo informato le divinità di quello che succede su questa terra !.
    La rapina era come le altre.
    Due distinti giovani entrano, chiedono al gioielliere di poter vedere della roba
    d'oro, siccome devono fare un regalo alla cuginetta che si cresima.
    Il gioielliere apre la cassaforte e tira dei sacchetti.
    Li apre e li mette in mostra.
    Loro guardano, e si guardono intorno, poi sul più bello, quando vedono che non c'è nessuno intorno, cacciano fuori le pistole ed il gioco, cioè la rapina è fatta.
    Volto scoperto, non sono di Milazzo, penso subito.
    Catanesi in trasferta ?.
    Neppure, mi dicono che uno di loro si esprime in perfetto italiano, senza inflessioni sicule di sorta che ne tradiscono almeno l'origine.
    Un bel rompicapo insomma !.
    Spero che Nino da domani, cominci a darmi una mano.
    E Nino arriva l'indomani, puntuale come una cambiale.
    Ci abbracciamo, Vieni, ti porto dal Dottore Dirigente, gli dico dopo i convenevoli.
    Il Dottore, Signore e Padrone del Commissariato, è uno che non bada ai cerimoniali.
    Non appena entriamo nel suo ufficio, mi accoglie subito con una aggressione verbale.
    Ispettore !, Mi sono rotto le palle con queste rapine !.
    Ma che sta facendo !.
    Dorme per caso ?....
    Il collega lo guarda e gli dice...
    Stia tranquillo, adesso ci sono anche io a dare una mano.
    Ci metteremo subito al lavoro.
    E lei chi minchia è ?, Di tutta risposta urla lui.
    Il nuovo Sovrintendente, Dottore Callifidi !.
    Ah! , lei è quello che viene qui dalla Squadra Mobile, ma che minchia di idea ha avuto a mettersi in lista ?.
    Sa, ci ho almeno provato, se mi andava bene mi sistemavo per sempre.
    Ci pensa su, poi chiude;
    Bene, adesso è qui è lavora per me !.
    Mettetevi sotto !.
    Voglio risultati e subito.
    Non la deluderemo Dottore, la terremo costantemente informata.
    Franco, dammi un agente che comincio subito a darmi da fare.
    Ti do Salvatore, è il migliore che c'è.
    Daccordo.
    Ma, che ne dici adesso di prenderci un bel caffè ?...
    A lui non c'è lo portiamo ?....
    Mi dice indicando la porta del grande capo.
    Lascialo stare, gli dico.
    Lo conoscerai.
    Di notte fa le ore piccole e la mattina, cioè alle undici quando scende giù dal suo alloggio di servizio, è già infuriato come una tigre siberiana.
    L'ho già conosciuto !.
    Andiamo, allora.
    Salvatore ?...
    Si Ispettore !.
    Vieni anche tu.
    Quel pomeriggio tornando in Ufficio, ti trovo un tipo seduto, piantonato dalla volante.
    Che roba è ?., Chiedo.
    Tanino Taghetta Ispettore, appena uscito dal carcere di Gazzi, stava rientrando a Barcellona, lo abbiamo fermato sulla nazionale.
    Gli avete trovato qualcosa addosso, sulla macchina ?.
    No !.
    Ha pendenze in atto ?.
    No !.
    Allora signor Taghetta, lei può andare.
    Ispettore, lo fa andare così ?, Mi chiede l'Assistente della volante.
    E che gli devo fare ?, Lo faccio fucilare ?.
    E' un grosso pregiudicato, ma al momento non ha nulla in corso.
    Tanto, continuo, quello è un morto che cammina.
    Non vedrà l'alba di domani.
    Era in corso lo strascico finale della guerra di Mafia di cui già ho scritto in altri racconti.
    Taghetta era uscito dal carcere ove era detenuto per omicidio, per il solito cavillo giuridico.
    La nostra legge è questa, la loro no.
    Era segnato, i Barcellonesi non glielo avrebbero di certo perdonato.
    Quella sera stessa a casa mia, ad ora tarda, mia moglie mi chiama.
    Sto sentendo il Tg, c'è stato un omicidio qui a Barcellona.
    Taghetta si chiama l'Ucciso ?.
    Ma che fai ora, ti metti a fare anche l'indovino ?, Mi risponde lei.
    Si, è proprio lui !., Così ha detto il tuo paesano, quello giornalista del tg4, Emilio Fede, Omicidio !, Ultima ora !, C'è stato un omicidio a Barcellona Pozzo di Gotto, provincia di Messina!.
    L'indomani al Commissariato mi guardano tutti come se io fossi uno iettatore.
    Nino arriva, lui viaggia da Messina.
    Salvatore gli va incontro.
    Vedo che avete già fatto squadra !., Gli dico.
    Senti, mi fa lui, ieri ho già preso contatto con l'informatore.
    Presto, saprò cose importanti.
    Lo spero, se no il Dottore ci manda a fare l'ordine pubblico al campo sportivo.
    Stai tranquillo, mi rassicura, lo sai che per queste cose ci vuole tempo.
    Sulle rapine ?...
    No, qualcosa di più grosso, ma adesso non ti voglio dire nulla, devo verificare una cosa.
    Salvatore andiamo !, e se ne va via in auto con lui.
    Saranno passate almeno tre ore, stavo a sentire l'ennesimo vecchietto alle prese con la solita questione di vicinato.
    Ispettore !, L'Havi attaccari !. (Lo Deve arrestare !)
    Non ni pozzi chiù !. (Non ne posso più !)
    Va bene, Va bene, signor Di Bella, stia tranquillo, farò subito rapporto al signor Pretore !.
    Vedrà che prenderà immediati provvedimenti.
    Rassicurato si alza e se ne va.
    Però, prima di andarsene si gira e mi dice, puntando il dito.
    Va bonu, stavota ascutai, ma a prossima vota 'nchiappu a scupetta e ci pensu
    iou !.
    (Daccordo, stavolta l'ho sentita, ma la prossima volta prendo il fucile e ci penso io !.)
    Appuntato ?...Chiamo Antonio, quello dell'Amministrativa.
    Si Ispettore.
    Di Bella per caso che ha il porto fucile ?.
    Si, Ispettore e lo rinnova regolarmente pagando tutte le tasse.
    A posto siamo !., Penso.
    Ma non finisco di pensare, che Nino entra dalla porta d'ingresso con due pistole nelle mani.
    Uno fa impressione, una 357 Pytom a canna lunga.
    Che hai intenzione di andare a caccia di elefanti ?...Gli chiedo.
    No, abbiamo fermato il nipote di Taghetta, quello ucciso ieri, Salvuccio.
    Li aveva addosso !.
    Ma proprio glieli avete trovati addosso ?.
    Non proprio, quando lo abbiamo scorto, ci ha visti anche lui ed è scappato a gambe levate.
    Posata l'auto siamo scesi e lo abbiamo inseguito.
    Le armi le ha buttate via mentre fuggiva...
    Mah....faccio io...
    Niente paura, io l'ho visto mentre le buttava via !.
    Allora siamo apposto !, taglio corto.
    Dov'è ?.
    Lo sta portando Salvatore.
    Ma scusatemi, dice lui, Salvuccio.
    Mio zio è stato appena assassinato, ed io che faccio ?..
    Non prendo le precauzioni del caso ?...
    Mi capisce Commissario ?...
    La Vice Dirigente lo guarda fisso.
    Che cosa dovrei capire ?...Signor Taghetta ?...
    Dottoressa, taglio corto io, forse voleva rendere lo stesso servizio a chi ha
    ucciso suo zio !.
    Ma quando mai !, replica lui.
    Basta !, dice la Commissario, per favore, portatelo via.
    Te la vedi tu a portarlo a Gazzi ?...(Ndr, il carcere di Messina)
    Si, mi risponde Nino.
    Il Grande capo, oggi assente, sarà contento di questa operazione ?...
    Figurati !.
    Invece che di fare ordine pubblico allo stadio, ci manderà a dirigenre il traffico all'imbarcadero per le Isole Eolie !.
    La sera dopo, due noti Giudici di Palermo, sono a cena qui a Villa Borghese,
    noto ristorante del Capo di Milazzo, ospiti niente meno che del Signor Questore.
    Chiaramente sono di servizio davanti l'ingresso del locale.
    L'Autista del Questore lo conosco, perciò conversiamo tranquilli.
    D'un tratto, Salvatore mi chiama per radio.
    Ciccio !, Franco !, Urla letteralmente.
    Rapina, rapina appena consumata alla gioielleria Tancredi !.
    Io e Nino stiamo andando sul posto, con la sua macchina persaonale, siccome non c'è ne sono altre.
    L'unica funzionante c'è l'hai tu lassù, dice.
    Ci potresti dare una mano ?..
    Arrivo subito, rispondo.
    Le sappiamo le descrizioni ?..
    Al 113, hanno dato il tipo di macchina dei rapinatori, una Lancia Delta integrale, forse l'abbiamo intravista, la stiamo tallonando, ma va troppo forte per noi !.
    Dai !, Vieni giù a darci una mano.
    Chiamo a raccolta i miei due colleghi con me,
    Andiamo !, gli dico.
    Dove ?...Mi dice l'Assistente.
    Giù !, Dico io, c'è stata l'ennesima rapina, forse stavolta ci siamo.
    Ma Ispettore...Il servizio di vigilanza qui....
    Andiamo !., Taglio corto.
    Non arriviamo neppure all'inizio della Marina Garibaldi che per radio mi chiama l'autista del Questore.
    Ispettore !., Mi fa.
    Il signor Questore vuole sapere perchè non siete più qua !.
    Che è successo, chiedo, è uscito fuori per digerire ?..
    Non sto scherzando Ispettore !.
    Ma lo sa che qui c'è stata appena consumata una rapina ?...
    Lo sa, lo sa, ma lui se ne fotte della rapina !.
    Torna subito qui !.
    Il servizio di vigilanza deve essere fisso !.
    Minaccia di farti un bel rapporto disciplinare !.
    Attacca i buoi dove vuole il padrone !, dico a Gino che guida.
    Si torna su !....
    Ispettore, il giorno che capirò la Polizia, diverrò miliardario !, mi dice Gino.
    Franco, Franco ?...Dove minchia sei...
    Urla per radio Nino.
    Sono nel paese della cuccagna, dove se magna !, Gli rispondo.
    Poi ti Spiego Nino.
    Che minchia !....
    Cazzo, li abbiamo persi !.
    Se tu andavi alla Silvanetta, forse li prendevamo !.
    Questo posto è un imbuto, due sole vie di uscita, eravamo in due, tu bloccavi la seconda !.
    Nino ?...Ma a che serve ormai ?...
    Daccordo, mi risponde ne riparliamo poi in Ufficio !.
    Forse adesso ho sufficienti elementi per capirci qualcosa.
    Infatti, il Pubblico Ministero ci convocò il giorno dopo.
    Allora competente era ancora la Procura della Repubblica di Messina, toccava farsi una bella passeggiata.
    Torniamo, con in tasca le ordinanze di custodia, i vecchi mandati di cattura per capirci, a carico dei due cugini, Bellaci e Piccolino, uno a cranio.
    Bellaci lo prendiamo per strada al nostro ritorno.
    Resta Piccolino, che non si trova.
    Non è che sè mangiato la foglia Nino ?...
    Non penso proprio, mi risponde lui.
    Suo cugino ci ha detto che ha sua madre che sta male, è che in ospedale con lei.
    Non gli abbiamo dato tempo per dargli comunicazione.
    Mi sembra disumano andare li adesso a prenderlo.
    Concordo, rispondo.
    Oggi pomeriggio saliamo su a Condrò, e lo prendiamo quando torna a casa.
    Quelllo stesso pomeriggio, ci mettiamo per strada.
    Condrò è un micro paesino, gli abitanti se ti siedi in piazza, li conti uno ad uno in cinque minuti appena.
    Piccolino però non lo vediamo in giro, e sotto casa sua, la sua auto non c'è.
    Sai che facciamo ?, Mi dice Nino.
    Facciamoci un altro giro, dice Nino, meglio non farci vedere troppo qui.
    Concordo, gli rispondo.
    Non facciamo in tempo a girare la prima curva che porta fuori dal paesino, e chi ci incrocia ?...
    Piccolino che sale in senso opposto diretto evidentemente a casa sua.
    Nino gli fa un cenno con la mano, che vuol dire, accostati.
    Lui, capisce a volo e si ferma sulla destra appena può.
    Che c'è Ispettori ?...Chiede
    Niente di particolare, ti dobbiamo parlare, devi venire con noi.
    Vengo, ma non fatemi perdere tanto tempo, ho mia madre in ospedale a Milazzo.
    Ti consiglio, di portare la tua macchina sotto casa tua e di parcheggiarla molto bene, gli fa Nino.
    Lui ci guarda sospettoso.
    Daccordo !, Dice alla fine.
    Parcheggiata l'auto, molto bene, come richiesto, sale sulla nostra auto e si siede dietro.
    Non gli diciamo nulla di nulla, dell'ordinanza che teniamo in tasca, lo lasciamo tranquillo.
    Lui, comincia a farci delle domande.
    Ma dove dovete portarmi ?..
    In Commissariato, gli dico io, dobbiamo farti una notifica.
    Capisco, risponde lui, ma che notifica ?...
    Minchiate, rispondo, che hai fatto qualche richiesta per il passaporto ?....
    Ah, si !.
    Per strada, tira fuori il suo carattere spavaldo.
    Sapete, ci dice, sono in molti che mi vogliono fottere.
    Il Maresciallo dei Carabinieri della Stazione del mio paese, certi Ispettori di Polizia, ma nessuno ci riuscirà a farlo, sono troppo furbo per voi tutti !.
    Mi scappava di dirgli, Ma ne sei proprio convinto ?...Ma me ne sto zitto.
    Arrivati in Commissariato, Nino lo fa accomodare, quindi tira fuori le manette e gliele mette ai polsi !.
    Non capisco Ispettore!, Fa lui.
    Hai trovato chi ti ha fottuto !, Gli grida Nino.
    Ecco qua, e gli sbatte in faccia l'ordinanza di custodia in carcere.
    Ma Ispettori...Vi state sbagliando !...
    La sua spavalderia era ormai un lontano ricordo, è sbiancato in faccia.
    Suo cugino, che era nella stanza accanto, quella stessa sera ci dirà tutto, rilasciandoci piena confessione e soprattutto facendoci ritrovare la refurtiva di tutte le rapine che avevano commesso.
    Ne terremo conto, farò rapporto sulla tua collaborazione al Giudice !, Gli dico.
    Il Dottore e Dirigente, alla fine, fa la sua apparizione.
    Chiaramente lo avevamo tenuto informato sugli eventi.
    Ragazzi, siete stati bravi !.
    Nino, tieni pronto l'ombrello che tra poco diluvia.
    Lui mi da una mascata (schiaffone) però benevola.
    Ispettore, Ha sempre la lingua lunga lei !.
    Dai, ci dice, Carusi, (ragazzi) andiamo a farci una bella mangiata di pesce da Salamone a mare !.
    Paga lei Dottore ?...
    Mi becco un'altra mascata (schiaffone) a volo.

    Fine della storia.
     
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    Avevo ventuno anni, frequentavo allora la scuola di Polizia di Giudziaria di Brescia.
    Il corso era interessante, fatto subito dopo quello per essere ammesso nel Corpo, che avevo fatto alla scuola di Trieste, risoltosi in sei mesi di marcia avanti ed indietro in Piazza d'Armi, uno due tre..Passo !, Moschetto modello 91 in spalla, e i tre mesi successivi al giuramento, a fare ordine pubblico in tutto il Nord Italia, alla bisogna.
    Scherzosamente, attendendo alla fine del corso i trasferimenti, dicevo di aspettarmi come minimo il reparto celere di Milano.
    Però poi, la maturità classica che avevo e la frequenza di un corso di laurea con molti esami già superati, mi avevano dato una mano.
    Scuola POLGAI (Polizia Giudiziaria) di Brescia, così c'era scritto accanto al mio nome, nel foglio appeso all'albo dei trasferimenti.
    Qui almeno, a Brescia, ti insegnavano davvero a fare il poliziotto, a fare la pratica di strada, le volanti, e soprattutto le indagini, il pane della Polizia, insomma.
    Venivano a farci lezione dei Magistrati, degli specialisti molto preparati, ed il Medico Legale della città..
    Ricordo questo che quando ci mostrava delle diapositive delle autopsie che faceva, si esaltava, Guardate che bella ferita da taglio !...Mentre noi, eravamo quasi al limite del vomito.
    Poi si coreggeva, Bella ferita nel senso professionale, intendo !.
    Insamma, tutto filò liscio dal 10 ottobre 1977al 16 marzo 1978.
    Quel giorno, cambiò un po' la nostra vita.
    Eravamo quella mattina, a fare addestramento sul piazzale, quando qualcuno urlò, Venite !, Venite !......
    Venite a vedere !, Venite !.
    Tutti interrompemmo quello che stavamo facendo, per recarci dentro la sala convegno, ove esisteva l'unico televisore a colori, rarità per l'epoca, acceso sull'edizione straordinaria del Telegiornale.
    Le immagini che arrivavano erano davvero sconvolgenti.
    Agguato in via Mauro Fani a Roma.
    Massacrata la scorta, rapito l'Onorevole Aldo Moro, proprio mentre si apprestava ad andare alla Camera dei deputati, per presentare il suo nuovo governo.
    Le auto della scorta messe di traversoper strada, i colleghi per terra, coperti da pietosi lenzuoli.
    I colleghi intervenuti, dagli sguardi smarriti, il telecronista che non riusciva a trattenere l'emozione.
    Man mano che i colleghi arrivavano al televisore, si creò un atmosfera spettrale, dapprima il silenzio, tutti a guardare quelle immagini davvero sconvolgenti.
    Poi, pian piano, subentra la rabbia, qualcuno grida..
    Bastardi !....Vigliacchi !...Infami !....
    Il Maresciallo, cerca di smorzare, Via ragazzi, noi qui ci addestriamo apposta, proprio per fronteggiare situazioni del genere.
    Ma lo sconforto ci assale.
    Non passa che solo qualche giorno, che nella bacheha di compagnia, esce un foglio di servizio.
    Preparsi, domani mattina si parte per Torino, ove comincia il Maxiprocesso alla colonna storica delle Brigate Rosse.
    Quella di Renato Curcio, per intenderci.
    Portarsi roba di ricambio al seguito almeno per tre giorni.
    Questa la conosco, dico, leggendo l'avviso.
    Quando ci dicono tre giorni, saranno per lo meno tre settimane !.
    Via, su, andiamo a fare i bagagli che domani si parte.
    Infatti, come volevasi dimostrare dopo un mese ancora eravamo li, a Torino.
    Alloggiavamo al Reparto Celere, in via Veglia.
    A me tutto sommato mi era andata bene, nel senso che ero finito nelle "Dore", cioè le scorte che si facevano in borghese.
    Altri invece erano andati aggregati alle volanti, in divisa.
    Torino in quel periodo, era una città in stato di assedio.
    Il maxiprocesso si svolgeva alla ex caserma La Marmora, sita nel centro, ricordo proprio vicino al carcere delle Vallette, per consentire l'arrivo rapido dei processati.
    Sacchi di sabbia dappertutto, soldati con mitragliatori in mano, centinaia di persone aggregate da tutta Italia.
    Anche qui mi era andata bene.
    C'erano volanti formate da personale tutto aggregato da fuori, infatti ogni tanto si sentiva per radio, Volante 35, portatevi subito in Corso Siracusa...
    Risposta del capo equipaggio...Scusa Sala Operativa, io nun so manco 'ndo me trovo, come faccio ad arrivare lì ?...
    Io invece, avevo un agente della squadra mobile di Palermo, chiaramente aggregato, di nome Gioia, ma se lo guardavi in faccia avevi ben altra impressione, e soprattutto un appuntato che anche se di origine pugliese, da molti anni abitava a Torino, sicchè conosceva molto bene i posti.
    E questa circostanza, ci salvò probabilmente la vita.
    Il nostro scortato era un decano degli avvocati Torinesi, lui, alla sua allora veneranda età, era stato designato d'ufficio per uno dei processati, che dichiarandosi prigionieri politici, rifiutavano la nomina del difensore di fiducia.
    Ma siccome nel nostro ordinamento la difesa è obbligatoria, occorreva dargli lo stesso un avvocato difensore d'ufficio, che puntualmente erano stati tutti minacciati di morte.
    Fortunatamente, data appunto l'età, andava in giro molto poco, per di più la mattina, un salto in Tribunale, poi al maxi processo, ed alla fine se ne tornava a casa e in linea di massima non ci usciva più sino al giorno dopo.
    Ma noi, per disposizioni, si doveva stare sempre sotto casa sua.
    Così anche quella sera, mentre contavo i minuti che mancavano, noia mortale, con Gioia che non spiccicava una parola e l'appuntato che anche lui non vedeva l'ora di tornarsene a casa, Improvvisamente, la Sala Operativa dell Questura. lancia l'allarme per radio.
    A TUTTE LE VOLANTI !....A TUTTE LE VOLANTI !...Portatevi subito in largo Xy...incrocio YX...
    Segnalata auto sospetta, con tre pesone a bordo e fate molta attenzione, sono armate !....
    Io e Gioia, ascoltiamo impassibili, ma l'Apuuntato ha un sussulto.
    Ma è qui !...Qui !, Proprio il posto dove siamo noi !....
    Gioia, scende subito dall'auto, e mette la pistola alla mano.
    Io resto ancora confuso, prendo l'M12 in mano, stringo bene il cursotto antipriettile.
    L'Appuntato è visibilmente nervoso.
    Ci guardiamo attentamente intorno...ma non vediamo nulla di anomalo.
    Tempo qualche minuto e ci puntano i fari addosso !.
    E da più direzioni...
    Sono quei fari che una volta erano messi sulla cappotta delle volanti, praticamente ti accecavano.
    POLIZIA !, URLA UN ALTOPARLANTE !....NON VI MUOVETE !...
    SIETE CIRCONDATI !
    Ho un attimo di panico..., l'auto segnalata, eravamo proprio noi !...
    Ma l'Appuntato con grande sangue freddo, grida a più non posso..
    FERMI !...FERMI !....SIAMO VOSTRI COLLEGHI !.....
    AVVICINATEVI PURE E CONTROLLATE !...
    MA PER CARITA' NON SPARATE !...
    SIAMO COLLEGHI IN SERVIZIO DI SCORTA !....
    In quattro, si avvicinano con i mitra spianati, le luci mi abbagliano, distinguo solo loro, ma chissà quanti c'è ne saranno attorno.
    Noi tre, siamo con le mani bene in alto.
    ECCO !, Grida l'appuntato !, ECCO !.... Il tesserino !...
    Qualche altro secondo, poi guardano la nostra macchina, non ci si può sbagliare, Ma Siete davvero colleghi ?.......
    No, siamo pericolosissimi terroristi !.....
    Risata generale ed abbracci a più non posso.
    Pericolo scampato !.

    Fine della storia.
     
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    VESPRI SICILIANI

    Dopo tanti anni prettamente operativi, mi ero deciso a cambiare posto.
    Nella mia cittadina, per opera di Carmelo Magno, suo Sindaco e Senatore da molti lustri, era stato aperto finalmente il Tribunale, con la relativa Procura della Repubblica inclusa, ufficialmente per disimpegnare quello di Messina, visto che la metà dei processi di Messina, riguardavano appunto Barcellona e zone collegate, cioè Milazzo ed Isole Eolie, la cui litigiosità è proverbiale.
    Correva l'anno 1992.
    Nel 1989, il Codice di Procedura Penale, risalente al lontano 1931, era finalmente stato cambiato.
    Esso prevedeva l'assegnazione diretta della Polizia Giudiziaria al Pubblico Ministero, che ne era il Capo Assoluto e che dirigeva adesso in prima persona tutte le indagini.
    Cioè, il personale delle varie aliquote delle forze di Polizia, Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza, erano poste direttamente alle dipendenze del suo Ufficio.
    Chiaramente non mi faccio scappare l'occasione, ed infatti mi presento proprio il giorno dell'apertura della Procura, il 25 maggio 1992 dal Procuratore, che telefonando al Signore Dottore e Dirigente del mio Commissariato di Milazzo, gli aveva detto, Sa Dottore, in attesa che formino ufficialmente le Sezioni di Polizia Giudiziaria previste al codice, mi manda qualcuno ?...
    Io ne ho urgentemente di bisogno, per fare partire l'Ufficio.
    Lui,il Signore e Dottore, non aveva avuto esitazioni, mi chiama e mi dice, Domani mattina, Ispettore, si presenti dal Procuratore della Repubblica di Barcellona e veda che minchia vuole.
    Lapidario e comunicativo come sempre, pensai, ma non aspettavo occasione migliore.
    L'indomani, puntuale come una cambiale, mi presento davanti a lui.
    Il suo Ufficio è ancora in fase di allestimento, praticamente ha solo la scrivania e la sedia, e gli operai che lavorano attorno a lui.
    Non ci sono neppure i telefoni, l'unico mezzo di comunicazione è il suo cellulare, uno dei primissimi, di quelli grandi quanto il telefono di casa e che pesava mezzo chilo.
    Solite cose all'italiana, penso, prima ancora di fare gli Uffici si istituiscono i Tribunali.
    Mi guarda, è molto gentile, a differenza del mio Dottore e Dirigente.
    La strage di Capaci era stata appena consumata, C'è una emergenza criminale in corso, mi dice.
    Lei se la sente a collaborarmi ?...
    Con vivo piacere !, gli rispondo.
    Non gli dico che lo faccio, si è vero anche per curiosità di capire finalmente come funziona un Ufficio Giudiziario, ma anche perchè abito a soli 300 metri di distanza e finalmente posso posare la macchina in garace e farla dormire anche di giorno.
    Ho chiesto lei, mi dice, perchè vedo che verbalizza abbastanza bene e conosce la realtà del posto.
    Mi serve gente come lei.
    Si era informato bene sul mio conto, pensavo.
    A sua disposizione Consigliere !... gli dico.
    Consigliere vuol dire Consigliere di Corte di Cassazione, è un alto grado della Magistratura.
    La prima cosa che le chiedo, mi fa, è quella di fare innanzitutto da Pubblico Ministero di udienza.
    Sa, gli avvocati che fanno i Pubblici Ministeri onorari per ora sono in fase di nomina, mi servono subito persone che vadano in Pretura a sostenere l'accusa per nostra delega.
    Allora e fino al 2005, gli Ufficiali di Polizia Giudizairia, potevano rivestire questo incarico.
    Non c'è probelma !, Rispondo.
    E chi l'ha fatto mai ?...Pensavo terrorizzato...Ma ci proverò.
    Intanto entra un altro futuro componente la Sezione, che aspettava fuori.
    E' Angelo, Appuntato dei Carabineri, designato dall'Arma con un Vice Brigadiere a formare questo manipolo di componenti provvisori della Sezione di Polizia Giudiziaria, a disposizione del Procuratore.
    Ci conosciamo, lui è a Milazzo, fa la Radiomobile.
    Pensi che dovremmo abituarci all'idea che Polizia e Carabinieri devono finalmente collaborare ?....Gli chiedo uscendo dall'Uffcio ove si apprestava entrare lui ed il Brigadiere per andare a presentarsi.
    Penso proprio di si, Ispettore !..
    Mi risponde lui.
    Le stragi del 1992, avevano lasciato il segno.
    Si decise, di inviare l’esercito in Sicilia, a sorvegliare gli obbiettivi sensibili.
    Lo scopo era quello di disimpegnare le forze di polizia ordinarie e permettere così
    il loro rafforzamento per sorvegliare il territorio.
    Vespri Siciliani, questo il nome che si trovò per questa operazione.
    Così, una mattina arrivato alla Procura, che era considerato per ovvi motivi obbiettivo sensibile,
    scorsi uno scenario tipo guerra del Libano, Beirut 1982.
    Due garitte con due militari in assetto di guerra, mitragliatori alla mano e giubbetto antiproiettile
    indosso, sacchi di sabbia a mo di trincea protettiva, proprio davanti il portone d’ingresso.
    Un altro gruppo di soldati, in tuta mimetica faceva la ronda giorno e notte attorno all’intero perimetro dello stabile, che era molto grande, siccome oltre la Procura della Repubblica, ospitava l’intera allora Pretura Circondariale.
    Sono arrivati i nostri !, Mi scappo di dire.
    Con il tempo ci abituammo, però agli inizi, vi assicuro, facevano davvero impressione.
    In una pausa dell’Udienza, l’Avvocato penalista e principe del foro Lo Grasso, guardando
    la scena, così commentava.
    Ma tu guarda a che punto siamo arrivati !...
    Se siamo arrivati a questo punto, risposi, dobbiamo dire grazie ai vostri clienti.
    Era noto, che lui difendeva tante persone in odore di mafia.
    Non mi rispose, ma mi guardò di traverso.
    I soldati erano militari dell’allora leva, della naja per capirci.
    In effetti stare 24 ore a sorvegliare un edificio, anche se facevano i turni doveva essere
    palloso.
    Ogni tanto di notte, sparavano a dei presunti “fantasmi”, così toccava alzarsi dal letto
    per andare a vedere che minchia stavano combinando.
    Ombre !, Abbiamo visto delle ombre !, Ne siamo sicuri !.
    L’ha dietro, nei cespugli !...
    Abbiamo intimato l’alt, come procedura !...
    Poi abbiamo sparato.
    Alle spalle dell’edificio, sito su di un verde colle ex convento dei padri brasiliani, c’era
    infatti una fitta vegetazione e di notte era tutto al buio e non si vedeva un accidente di niente.
    Dopo una ricognizione, concludo che sarà stato qualche cane randagio.
    Il Procuratore mi guarda e mi chiede l’opinione ed io gliela dico.
    Si può fare questa vita Consigliere ?...
    Una notte si e l’altra pure questi fanno esercitazione di tiro.
    Sa, la non passa mai nessuno, però….
    Il giorno dopo vengono piazzati in fretta e furia proprio alle spalle, in cima al colle, dei fari che la sera e di notte illuminano a giorno tutta l’area.
    Così almeno siamo tornati a dormire in santa pace.
    Una mattina, arrivando, vedo una piccola folla davanti all’ingresso.
    Il cancelliere, appena mi vede, dice, Proprio a voi aspettavo.
    La Polizia Giudiziaria.
    Guardo meglio, la vetrata del suo ufficio, una finestra stile basiliano 1600 è completamente infranta, cocci di vetro sparsi per il piazzale antistante.
    Il suo ufficio è proprio davanti all’ingresso, accanto alle garitte dei soldati.
    Qualche bastardo si è passato il tempo !...
    Guardi che roba !...Mi fa.
    I soldati di guardia sono impassibili.
    Ma se c’erano loro presenti, come è stato possibile ?...
    Mi domando.
    Vado verso la garitta, caccio fuori il tesserino e mi presento.
    Lei era qui di guardia stanotte ?...Chiedo al soldato.
    No, io sono montato alle 7,00 di stamane Signore !
    Chi c’era prima di lei qui di guardia a fare la notte ?..
    Non lo so signore, sa noi non ci conosciamo tutti !.
    Va bene, non sai come si chiama ma lui non ti ha dato le novità ?...
    Quali novità Signore ?...Non capisco !.
    Le consegne, intendo, non vi passate le consegne ?...
    Si che c’è le passiamo, Signore !.
    Ed allora, non ti disse se era accaduto qualcosa, tipo la rottura di questa vetrata durante il suo turno di servizio stanotte ?..
    Non mi ha detto nulla Signore !.
    Intanto era arrivato anche Angelo e lo informo dell’accaduto.
    Che ne pensi ?..Gli chiedo.
    Quello che pensi tu !, Mi risponde.
    E cioè ?...
    Non è possibile che non abbiano visto niente.
    Ne parliamo con il Procuratore quando arriva, taglio corto.
    Vediamo cosa ne pensa lui e che cosa ci dice di fare.
    Infatti non appena arriva il Procuratore e lo informiamo sull’accaduto.
    Questa storia non mi è chiara ma si deve risolvere presto !., Ci dice.
    Il mio collega Pretore Dirigente, dato che la stanza del Cancelliere è di pertinenza della sua Pretura, Mi sta tormentando al telefono da stamattina quando mi sono alzato.
    Pensa ad attentati vari e cose del genere.
    Ispettore !, Chiami subito il loro Comandante che gli voglio parlare.
    Sa Consigliere, gli dico, noi della Polizia ormai siamo civili….per cui…
    Appuntato ! Dice deciso allora il Procuratore ! , Rivolgendosi ad Angelo che è Carabiniere.
    Mi convochi subito qui il Comandante di questi soldati !-
    La nostra finestra da proprio sul piazzale ove stanno le garitte, Angelo si affaccia e vede
    la loro ronda proprio sotto di noi.
    Caporale ?...Gli grida.
    Può chiamarmi al telefono ?...
    Tempo qualche secondo ed il nostro telefono squilla.
    Caporale, gli fa Angelo, mi dia il numero telefonico del suo comandante !.
    Non glielo posso dare Appuntato !...La sua risposta.
    Perché non può darmelo caporale ?...Gli chiede Angelo.
    Perché è un numero militare !.
    Detto questo riattacca.
    Angelo si innervosisce e comincia a dire parolacce.
    Io lo guardo e gli dico.
    Ma scusa, tu sei un Appuntato dell’Arma dei Carabinieri vero ?...
    Si ! , La sua risposta.
    Voi Carabinieri non siete Polizia Militare ?...
    Certo che si !...
    Allora tu, sei un suo superiore gerarchico ?...Scendi sotto e fagli il pelo e contropelo !.
    Non ho finito di parlare che lui scatta giù per le scale come un gatto.
    Ritorna poco dopo con il numero telefonico che cercavamo.
    Il Capitano era un tipo tutto di un pezzo.
    Non so se definirlo un invasato oppure un esaltato.
    Me ne ricordava un altro, conosciuto anni prima durante il servizio di vigilanza ai seggi elettorali, quando stavo al Commissariato a Milazzo.
    Ero appunto di servizio di vigilanza ai seggi elettorali della città, quando mi chiama un nostro agente di servizio ad uno dei seggi, dicendomi che il soldato di servizio con lui aveva la febbre a quaranta e stava malissimo e rimetteva in continuazione.
    Sul posto trovo l’Ufficiale, Il loro capitano, che era evidentemente arrivato prima di me.
    Nessun problema ispettore !.....
    Guardando il giovanissimo militare, gli dice:
    Va bene, lunedì, quando finisci il tuo servizio, marcherai visita !....
    Quel giorno era sabato…Questo poveraccio deve morire forse qui ?...Pensai tra di me.
    Il secondo militare , mi avvicina e mi sussurra all’orecchio.
    Lunedì non gli farà marcare visita, siccome dobbiamo partire per andare a fare il campo di addestramento in Sardegna !.
    Collega ?... dico all’Agente che sta di servizio come capo posto al seggio.
    Si Ispettore !.
    Chiama subito l’ospedale e fai venire una ambulanza.
    Capitano !...Gli dico.
    Il servizio deve essere svolto da personale che gode di piena efficienza fisica, e questo soldato non rientra in questa categoria.
    Il regolamento parla chiaro.
    Non disse nulla, ma lo vidi storcere il naso contrariato.
    Ma tornando al nostro baldo Capitano del momento, accompagnato dal suo sergente maggiore, che mi pareva a vista persona più di esperienza e soprattutto più di raziocinio, subito mi disse :
    Se mi avete chiamato per la vicenda della vetrata rotta al vostro cancelliere, vi assicuro che
    ho già parlato con tutti i soldati di turno stanotte, e nessuno ne sa nulla.
    D’accordo !., Taglio corto.
    Che ne dice se adesso ai suoi soldati ci parlo io ?...
    Voglio il foglio di servizio di stanotte, adesso io e l’appuntato qui presente prepariamo gli inviti
    formali che vi faremo recapitare a mezzo Radiomobile dell’Arma.
    Mi devono raccontare, minuto per minuto, cosa hanno fatto stanotte, e come è possibile che si rompe una vetrata proprio sotto il loro naso, e loro non hanno visto nulla !.
    Naturalmente, informerò la Procura della Repubblica del Tribunale Militare di Palermo, dell’esito
    di questi interrogatori !...
    Lui, sentito questo, si alza senza scomporsi , e dice, Sergente, Andiamo !.
    Glielo farò avere al più presto l’elenco, ispettore !.
    Questo qui non ha capito una minchia !, dico ad Angelo.
    Ma è normale.
    Passa mezz’ora, e mi chiama al telefono il sergente maggiore.
    Ispettore ?...
    Ci possiamo vedere ?...
    A disposizione, l’aspetto qui, ma venga da solo.
    Avevo visto giusto.
    Il Sergente maggiore è un padre di famiglia.
    Ispettore, mi fa.
    Sa, la sera i ragazzi non sanno come passare il tempo, e quindi organizzano partite di calcio improvvisate.
    Le due garitte, sono la loro porta !.
    E magari, un tiro sbagliato a centrato la vetrata della cancelleria… vero è ?...
    Dico, calando il carico da undici punti.
    Dico questo, siccome non abbiamo trovato…l’arma del delitto !...
    Ci ha visto preciso !.... La sua risposta.
    Via Ispettore !, Quanto costa questo vetro ?...
    Sono ragazzi, non li rovini !, La prego !...
    Vedo tutti loro come fossero miei figli !....
    Paghiamo noi interamente il danno e non se ne parla più, è d’accordo ?....
    Gli stringo la mano.
    Sei un galantuomo, gli dico.
    Tranquillo, il caso finisce qui.
    Sai, mi dispiaceva solo in questa storia, quello di essere preso per il culo !.
    Io volevo dirtelo subito, mi fa, ma sia l’ Ufficiale…. quello…..
    Ti capisco collega !.
    Detto questo, andiamo tutti al bar a prenderci una bel caffè.

    Fine della storia.
     
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