I racconti dell'Ispettore

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Like  
     
    .
    Avatar

    Guru di forumfree

    Group
    Founder
    Posts
    116,557
    Reputation
    +767
    Location
    Barcellona Pozzo di Gotto (ME)

    Status
    Offline
    I Piantoni.

    Per chi bazzica per servizio un Commissariato, o chi solo se li vede in televisione, sa bene che il piantone è l’uomo che sta al corpo di guardia dello stesso.
    L’uomo che apre la porta quando suona il campanello, l’uomo che risponde al telefono, e smista le chiamate.
    L’uomo che quando non c’è nessuno in Ufficio, ore serali e notturne, praticamente decide lui cosa fare, chi chiamare e soprattutto se chiamare !.
    Lui ritiene che siano cose serie, trattandosi di minchiate.
    Lui ritiene trattarsi di minchiate, e sono invece cose serie.
    Come diceva un nostro Dirigente, noi siamo praticamente nelle sue mani.
    O meglio, nella sua testa.
    Dedico questa mia returnè ai di racconti, parlando della sua figura, sempre in base ad episodi rigorosamente reali, cioè veri ed accaduti.

    Milazzo.
    Anni fa.
    Periodo di carnevale.
    Squilla il telefono.
    Se un telefono squilla, è cosa normale.
    Se un telefono squilla di giorno, è cosa normalissima.
    Se squilla di sera o di notte, è cosa più rara.
    Nella casa dell’Ispettore reperibile del Commissariato, invece, se squilla a quegli orari è cosa assolutamente normalissima.
    La prima cosa che rispondi, è…
    A chi hanno ammazzato stavolta ?.
    Il piantone, è terrorizzato.
    A nessuno….Ispettore ?.
    A chi allora hanno bruciato la macchina ?..
    A Nessuno, almeno ancora !.
    Benissimo, dimmi allora cosa è successo allora di anormale, Carmelo.
    Dico al Piantone di turno al Commissariato che mi ha gentilmente chiamato.
    Ha telefonato, il Signor Pretore di Milazzo.
    Davvero ?... E Quando ?..
    Poco fa.
    E che voleva ?.
    Diceva che era ad un veglione al locale La Silvanetta.
    Che all’ingresso c’era un casino immane !.
    Una fila enorme di persone che chiedevano l’ingresso, e che la situazione dell’ordine pubblico era davvero precaria !.
    Mi chiedeva se avessimo potuto inviare subito qualche nostra macchina sul posto.
    E tu ?...
    Cosa hai risposto ?.
    Che l’ordine pubblico non è competenza della Magistratura e che questo compete solo al
    Questore !.
    Gli hai detto davvero questo ?.
    Si !.
    Si è incazzato come una belva, ha detto che scriverà a chi di dovere,
    cosa devo fare ispettore ?.
    Per carità !.
    Non devi fare proprio più niente !.
    Statti calmo che adesso che arrivo subito.
    Arrivati sul posto, effettivamente c’era una certa confusione.
    Però tutto sommato non c’era nessun problema di ordine pubblico.
    Qualche decina di persone in fila, che pazientemente attendevano in attesa di poter entrare nel locale.
    Ci fermiamo, scendiamo dalla macchina.
    Scorgiamo in cima alla fila, davanti alla porta d’ingresso. Una pattuglia della Radiomobile dell’Arma che regolamenta l’ingresso.
    Accanto a loro, c’è il Pretore.
    Ah !.
    Ci fa vedendoci arrivare.
    Pensavo che la cosa non vi interessasse !.
    Signor Pretore, ci deve scusare tantissimo !.
    Gli dico subito.
    Scusare ?....
    E di che cosa ?.
    Chiamo il Commissariato, mi risponde uno che non se nemmeno chi sia, e mi dice che io non posso darvi disposizioni !!!...
    Che l’ ordine pubblico non mi compete !..
    Una specie di scienziato giurista !.
    Complimenti !.
    Al vostro Commissariato daranno un premio Nobel speciale, per l’alta qualità del suo personale !.
    Se non c’erano i Carabinieri che guarda caso non appena li ho chiamati sono arrivati subito, non so qui come finiva stasera !!!!.
    Dov’è il vostro Dirigente ?...
    Era proprio furioso come una belva !.
    Dottore !.
    E’ stato tutto un malinteso !.
    Mi creda !.
    Cerco di tranquillizzarlo.
    Ma quale malinteso e malinteso ?.
    Ma mi faccia il piacere !
    Io mi sono sentito solo preso per i fondelli !.
    Ma dove minchia stà il vostro Dirigente ?..
    Ancora non mi avete risposto !
    Dottore, il nostro Dirigente purtroppo ha degli impegni inderogabili fuori sede….
    Gli dico inventandomi una solenne bugia.
    Ah !.
    Non metto in dubbio i suoi “inderogabili” impegni !
    Ma io domani farò una bella relazione riservata al vostro Questore !.
    Ma via Dottore !.
    Non mi sembra il caso di farla.
    Quello che devo fare, se permette lo so io !!!!!.
    O anche questo non rientra nelle mie competenze ??!!.
    Adesso ve ne potete pure andare, tanto qui la situazione ormai è risolta !.
    Nino era letteralmente sconvolto.
    Cercava a sua volta di parlare, ma guardando quegli occhi furiosi del Pretore, si tratteneva farlo.
    Dottore….tento ancora di parargli…
    Non so che grado abbia lei !...
    Mi dice abbastanza serio.
    Ma mi sono spiegato ???..
    D’accordo !.
    La salutiamo signor Pretore !.
    Era davvero meglio andarsene.
    Questo l’ho sentito ora, pensavo, ma domani, al Dirigente, chi lo sentira ?.
    E cominciavo a pensare molto seriamente di impiccare il piantone al ritorno in Commissariato.
    L’indomani, appena arrivato in Ufficio, vado subito da Mario.
    L’Assistente Capo, che è praticamente il braccio destro del Dirigente.
    Nel senso che, lui lo conosce da molti anni più di me, io all’epoca ero un nuovo arrivato
    anche se avevo un grado molto più superiore al suo.
    Mario ?
    Gli chiedo, all’uscio della porta del suo Ufficio della Digos, che è proprio a dirimpetto da quello del grande capo.
    Ispettore !.
    Mi risponde lui.
    Che casino che è successo ieri sera !.
    Sai tutto ?.
    Certo che si Ispettore !.
    Il Dottore è arrivato ed è semplicemente furioso !.
    Si chiuse nel suo Ufficio e non mi volle nemmeno ascoltare !.
    Lei lo sa che è sotto promozione ?.
    No !.
    Glielo dico io, mi confidò che ormai lo stavano scrutinando per passare da Vice Questore Aggiunto a Vice Questore Primo Dirigente !.
    Questa storia non ci voleva proprio !.
    Lo so, Mario, lo so !
    Ma ora che facciamo ?.
    Cerchiamo di parlarci ?.
    Non mi sembra una buona idea !.
    Facciamo così, se lei è d’accordo.
    Lo facciamo calmare un poco, e poi gli bussiamo alla porta.
    Mi sembra una buona idea pure a me, Mario !.
    Ma che minchia c’è preso ieri a Carmelo ?...
    Che ti devo dire Mario, se solo mi avesse chiamato prima di rispondere in quel modo al Pretore !.
    Ispettore ?.
    Lei non conosce ancora bene i piantoni.
    Loro non si prendono nessuna responsabilità.
    Mi spiego meglio.
    Se uno suona alla porta e gli dice, ho scoppiato una gomma e non so che cosa devo fare, il piantone di turno, che potrebbe dirgli benissimo, guarda, li a cento metri c’è un gommista, vai li e fattela cambiare, lui invece che cosa fa ?...
    Alza il telefono e chiama !.
    Ispettore ?...
    Qui c’è uno che ha scoppiato una gomma, che cosa gli debbo dire ?...
    Non so se mi spiego !.
    Ti spieghi Mario, ti spieghi abbastanza !.
    E invece, in quei rarissimi casi, in cui decidono di assumersi la piena responsabilità, allora sono minchie amare per tutti !.
    Si improvvisano illustrissimi giuristi e danno risposte che definire folli, e dire cosa poco !.
    Me ne sono reso conto Mario !.
    Gli Bussiamo ?...
    Bussiamogli !.
    Alla porta di un Dirigente di un Commissariato, c’è quasi sempre un semaforo.
    Se la luce è Verde, vuol dire che puoi suonare e ti riceve.
    Se la luce è gialla, vuol dire che non si sa se ti può ricevere, meglio che ci pensi su prima che suoni.
    Se la luce è rossa, vuol dire che non vuole essere assolutamente disturbato ed è meglio anzi molto meglio che ti togli da dietro la porta perché se gli rompe le palle suonando, ti potrebbe
    anche sparare !
    Giunti dietro la porta, guardiamo il semaforo e notiamo un rosso fisso ed intenso.
    Dietro front immediato.
    Mario ?....
    Meglio che andiamo a prenderci il caffè !....
    Gli dico.
    Meglio Ispettore, molto meglio !.
    Ci prendiamo il caffè.
    Poi, al ritorno, decidiamo di fare un altro tentativo.
    Quello dalle venti iarde, stavolta.
    Arrivati davanti alla porta, notiamo che il semaforo, ora è perlomeno giallo.
    Ci guardiamo nella faccia.
    Suoni tu Mario, o suono io ?.
    Suonasse lei ispettore !.
    Prendo fiato, poi alzo la mano e premo il pulsante.
    Passa un secondo, poi un altro, niente !.
    Poi improvvisamente, si sente un suono, e la luce da giallo diventa verde.
    Entro prima io o entri tu ?....
    Entrasse lei !.
    Apro la porta ed entro.
    Mario mi segue alle spalle,
    Ci fermiamo davanti al suo tavolo in religioso silenzio, tanto che si poteva sentire tranquillamente il volo di una ipotetica mosca, semmai ci fosse stata.
    Quello davanti a noi, è un uomo seduto, con entrambi le mani appoggiate sulla testa.
    Sembra in meditazione ascetica.
    Mario d’improvviso, rompe il silenzio.
    Secondo me, dottore, si possono ipotizzare responsabilità da parte del pianton….
    Non lo finisce di dire, che l’uomo seduto, lancia un urlo disumano ed una sonora bestemmia, che ritengo, l’avranno sentita distintamente anche dall’isola di Lipari , che dista appena 22 miglia marine .
    Sono stufo !.
    Altra bestemmia.
    Sono stanco e stufo di essere circondato da una marea di incompetenti !.
    Il mio destino, il mio destino deve dipendere da dei deficenti ?? !.
    Noi c’è ne stiamo zitti, silenzio da pietra tombale.
    Lui si calma, prende una lettera che ha sul tavolo accanto a se, e c’è la porge.
    Leggete, leggete !.
    Mario subordinatamente, mi fa un cenno con la testa di prenderla io.
    Io la prendo e le do uno sguardo.
    Era del Pretore, ed era indirizzata al Questore e per conoscenza a lui, come Dirigente del Commissariato.
    Era piuttosto pesante.
    Non dico che suonava da “comunicazione giudiziaria”, all’ora c’era ancora il vecchio codice di procedura penale, ora si chiamerebbe informazione di garanzia., ma ci mancava non dico poco ma pochissimo.
    La colpa è la vostra !!!!!!.
    Urla di nuovo.
    Siete voi a dover istruire il personale !.
    A insegnargli quello che Minchia devono fare !.
    Ad insegnargli cosa devono rispondere al telefono, soprattutto quando è un Magistrato a chiamarci !
    Nessuno di noi due parla mezza parola.
    Io volevo farlo, ma Mario mi da un calcetto basso a dirmi, stattene zitto che il Santo è sulla vara.
    Ora potete andare, fuoriiiiiii !.
    Non c’è lo facciamo dire due volte, e non dico usciamo, ma c’è ne scappiamo proprio.
    Usciti, mi rimbocco le maniche sino al gomito.
    Che cosa vuol fare Ispettore ?...
    Che cosa voglio fare ?....
    Andiamo ad istruire il personale, cominciando da questi piantoni !.
    Inutile dire che la sua promozione saltò anche se poi, a umma a umma, riuscì a chiudere la cosa lì.

    Segue altro episodio stesso tema.
     
    .
  2.     Like  
     
    .
    Avatar

    Guru di forumfree

    Group
    Founder
    Posts
    116,557
    Reputation
    +767
    Location
    Barcellona Pozzo di Gotto (ME)

    Status
    Offline
    Sempre Piantoni, alias l’incubo dei superiori.

    Quando suona il telefono nel cuore della notte, per un cittadino normale è cosa insolita, si aspetta l’annuncio di qualche disgrazia.
    Ma per un Poliziotto invece è cosa assolutamente normale.
    Pronto….chi è ?...
    Dico con voce di uno che è stato appena svegliato.
    Mia moglie invece non ci fa più caso e si gira dall’altro lato.
    Ispettore, è il Commissariato !.
    Il Commissariato non parla !.
    Ah !.
    Certo mi scusi, sono Giovanni, il piantone di turno 00,00/00,7,00 !.
    Ora va meglio !.
    La disturbai per caso ?..
    No Giovanni !.
    Sai, alle tre di notte uno di solito è sveglio e si legge un libro !.
    Mi perdoni ancora, ma mi chiamò la Questura.
    E allora ?
    Da una delle schedine degli alloggiati, sa quelle che mandiamo ogni notte per il controllo al terminale, risultano due tizi alloggiati all’Hotel Riviera, che hanno numerosissimi precedenti, ma nulla in pendenza !.
    Ed allora, Giovanni ?...
    Allora Ispettore, come mi devo comportare ?...
    Siete Poliziotti o Metronotte ?....
    Gli chiedo.
    Pausa di silenzio di qualche secondo, “ci starà a pensare su”, mi domando tra di me.
    Siamo Poliziotti !.
    Ah, bene !.
    Allora un poliziotto in questo caso come si comporta ?...
    Come si deve comportare Ispettore ?..
    Intanto chiama la volante di turno e digli di andare in Albergo a raccogliere informazioni su questi signori.
    Che macchia hanno, da dove vengono, se sanno quanto si fermano, se hanno avuto visite estranee,
    se hanno fatto telefonate, per esempio.
    Ah, capisco.
    Poi, se proprio volete fare i poliziotti super, e non quelli “medi”, alias quelli che fanno solo lo stretto necessario, volendo potreste fare volendo pure di più !.
    Cosa dovessimo fare Ispettore ?...
    Che cosa ?.....
    Magari, visto i precedenti che hanno, si dice alla volante che interviene,
    di salire su in camera, li svegliano, gli fanno capire che sono sgamati, e gli fanno una bella perquisizione ai sensi dell’art.41 Leggi di Pubblica Sicurezza !.
    Magari salta fuori qualche pistola !.
    Ispettore !...
    Lei mi ha illuminato abbastanza !.
    Chiamo subito la volante e la istruisco in materia !.
    Mi scussasse ancora se l’ho disturbata !.
    Tranquillo Giovanni, per questa volta non ti faccio niente !.
    Chiudo il telefono, mi giro dall’altro lato e mi riaddormento.
    Ore sei e cinquanta spaccate.
    Questo almeno segna la sveglia al momento che risuona il telefono.
    Pronto ?
    Ispettore ?...
    Dimmi, Alfredo.
    La volevo informare che tra le schede degli alloggiati che abbiamo mandato ieri notte
    in Questura per il controllo…….
    Ci sono due noti pregiudicati che alloggiano all’Hotel Riviera !.
    Lo interrompo io.
    Ma lei cosè Ispettore, un profeta ?...
    Sai, ho fatto un corso specializzato per chiaroveggente !.
    Non capisco Ispettore !.
    Cosa normale è !.
    Tu quando sei montato di servizio di piantone ?...
    Alle sette meno un quarto.
    E dimmi, ma il tuo collega smontante, Giovanni, non ti ha passato le consegne ?..
    Mi disse solo che tutto era a posto e che non c’erano novità degne di rilevo.
    Poi se ne scappò di corsa !.
    Non ti ha accennato per nulla di questi…alloggiati pregiudicati ?.
    No !.
    Benissimo, ho capito tutto.
    Non mi chiedere cosa devi fare !.
    Te lo dico io cosa devi fare.
    Chiama la volante e visto l’orario, fagli portare un bel caffè caldo in camera !.

    Fine.
    Emergenza improvvisa.

    Sempre per la serie, il telefono se suona ad una certa ora, a casa di un Poliziotto, non è perché è accaduta una disgrazia, come avverrebbe in una casa di un qualunque cittadino.
    Ma forse però, potrebbe essere ancora peggio di una disgrazia.
    Allungo il braccio, e prendo il telefono deciso.
    Pronto ….?.
    Dice la mia voce stanca ed assonnata.
    I S P E T T O R E !......
    Grida una voce invece sveglia ma agitatissima, che io chiaramente riconosco come quella del piantone del Commissariato.
    Già, perché era così agitato che non ha ritenuto nemmeno opportuno presentarsi.
    Fortuna che le loro voci c’è le avevo oramai memorizzate in testa , vecchi ricordi di quando facevo le intercettazioni telefoniche alla Digos.
    Giovanni !.
    Gli dico con voce ora un po’ più sveglia.
    Calmati !.
    Mettiti a sedere, e dimmi tutto con calma !.
    Ispettore !...
    Giovanni ?..
    Ti ho detto di calmarti, ti sei messo a sedere ?.
    Si !.
    Benissimo, ora prendi pure fiato e continua.
    Mi scusi Ispettore, ora che la sento più calmo sono !.
    Meno male !.
    La disturbai per caso ?....
    No Giovanni, sai a quest’ora io di solito mi guardo le stelle, siccome sono appassionato di astronomia !.
    Mi dispiace tantissimo che l’addisturbai !.
    Giovanni, andiamo a stringere, a chi hanno ammazzato stavolta ?.
    A nessuno !.
    E allora, mi vuoi spiegare finalmente di che si tratta ?.
    Giunse adesso, telex urgentissimo (allora i fax ancora non c’erano, di computer ed Email nemmeno a parlarne, c’erano solo le telescriventi che scrivevano messaggi in tempo reale con il famoso nastro perforato) dalla Questura !.
    Ed allora ?...
    Ispettore !...
    Dice di attuare immediatissimamente il Piano Regolatore !.
    Ma…Giovanni, scusami !.
    Sicuro che il telex giunse dalla Questura e non dall’Ufficio Tecnico del Comune ?.
    Sicurissimo Ispettore !.
    Facciamo una cosa !.
    Leggimelo !.
    Glielo lessi subito , Ispettore !.
    “A seguito gravissimo attentato occorso in danno del Giudice ******, pregasi ognuno per la parte di propria competenza, attuare immediatamente il Piano “R”., punto.
    Piano “R”, hai detto, Giovanni ?.
    Confermo Ispettore, Piano “R”, Piano Regolatore, appunto.
    Giovanni ?...
    Mi dicesse pure Ispettore !.
    Piano R, vuol dire Piano Regionale, che prevede la disposizione immediata di servizi di posti di blocco su tutto il territorio in caso che accadano degli eventi straordinari !.
    Il nostro Commissariato non ha punti sensibili per fare queste operazioni, per cui piglia il telex, mettilo nella cassetta di posta in arrivo e stattene tranquillo.
    Veramente Ispettore ?.
    No, per scherzo !.
    Compresi Ispettore !.....
    Ma scusasse ancora, e buona notte !.
    Buona notte Giovanni !.

    Pagnotta selvaggia.

    Prima nottata, telefono di casa che squilla, ma questa sappiamo ormai, che per un poliziotto
    non rappresenta di certo una novità, ne tantomeno gli mette preoccupazione per eventuale disgrazia, perché al 99,99 % è il piantone di turno del Commissariato che scassa la minchia.
    Stavolta lo anticipo.
    Mimmo, che minchia è successo stavolta che non doveva succedere ?.
    Pausa di qualche secondo.
    Veramente Ispettore, io sarei il Dirigente del Commissariato !.
    Mi gela il sangue.
    Mi scusi Dottore !.
    Ma ero convinto che mi avesse chiamato il Piantone !.
    Questo lo avevo capito, Ispettore !.
    Ma l’ho chiamata per dirle che poco fa a me invece mi ha chiamato il Questore in persona !.
    Come mai, Dottore ?.
    Mi ha detto testualmente, “Che fai collega ?”…
    Io gli ho risposto, “Commendatore, visto l’orario che vuole che faccia ?”..
    E lui mi ha risposto…
    “Collega, a Milazzo sta scoppiando la rivoluzione, e tu che fai dormi ?...
    Beato te !”.
    Ma non capisco Dottore !.
    Siamo stati in ufficio sino alle venti, e non era successo nulla !.
    Che le devo dire, Ispettore ?...
    Io sono cascato dalle nuvole !.
    Facciamo così Ispettore !
    Mi ci sto recando subito, mi faccia una cortesia, siccome non ho affatto idea di quello che stia succedendo, venga subito anche lei !.
    Ho chiamato anche l’Assistente Capo che si occupa della Digos…
    Sa, è l’unico che ho trovato disponibile !
    Capisco Dottore.
    Sapevo bene che lo aveva chiamato siccome era l’uomo di sua assoluta fiducia.
    Mario ?.
    Si, proprio lui.
    Ci vediamo lì.
    Arrivo subito Dottore !.
    Il tempo di vestirmi, prendere la macchina, con mia moglie che mi chiede cosa sia successo, ed io che come al solito gli dico “poi ti spiego quando torno”, e divoro letteralmente gli undici chilometri di distanza che mi separano dal Commissariato.
    Arrivato, vedo il Dirigente che ha appena parcheggiato.
    Vedo anche Mario, che è appena anch’egli arrivato.
    Ci diamo uno rapido sguardo, poi, Mario suona alla porta del Commissariato.
    Chi è ?...
    Grida una voce al citofono.
    Mimmo ?...
    Dice Mario, aprici subito, ci sono anche il signor Dirigente e l’Ispettore !.
    Ma che successe ?...
    E’ quello che appunto vorremmo sapere !.
    Il tempo di salire le scale, è il Dirigente punta subito con il dito Mimmo.
    Mi dica, è arrivato qualche telex urgente dalla Questura ?.
    Quando Dottore ?
    Quando !....
    Stasera intendo, dopo che c’è me siamo andati via !.
    Ma che cosa avevi capito un mese fa ?...
    No Dottore !.
    Ho inteso benissimo !.
    Stasera arrivarono solo telex, del tipo, di quelli indicati come , Polmare, Polterra, Polaria, nulla arrivò di diverso !.
    Il nostro Commissariato essendo sito in località portuale, era considerato a tutti gli effetti come frontiera, e quindi giungevano segnalazioni che moltissime volte non ci riguardavano molto, anche se avevano la dicitura di “urgente”.
    Che ne so, del tipo, lo scalo di Livorno segnala possibile clandestino a bordo motonave battente bandiera Liberiana diretta verso nostro scalo interno, e cose simili.
    I Piantoni lo sapevano e li riponevano nella cassetta della posta in arrivo.
    Il Dirigente si toglie il soprabito, e si siede.
    Poi, ripreso fiato, guarda Mimmo il piantone e gli dice.
    Facciamo così.
    Mi faccia vedere tutto quello che è arrivato dopo che noi c’è ne siamo andati.
    Anzi, per non sbagliare, mi faccia vedere tutto quello che è arrivato per telescrivente dopo le ore 13,00 in poi !.
    Qui sono Dottore, nella cassetta “posta in arrivo”.
    Qui c’è proprio tutto quello che arrivò !.
    Detto questo, prende la cassetta della posta in arrivo e la posa sul tavolo.
    Ispettore ?...
    Mi dica Dottore.
    Mi faccia la cortesia, siccome sono tanti gli arrivi, c’è li dividiamo in gruppi e c’è le
    guardiamo tutti, uno per uno !.
    D’accordo Dottore !.
    Io e Mario, ci sediamo e divisi i tanti telex, c’è li passiamo ai raggi ics.
    D’un tratto, Mario ne prende uno di quelli che stava guardando, e alzatosi in piedi, esclama.
    Dottore !
    Forse ci sono !
    Sarà questo qui !.
    Mi dica cosa dice, Assistente !.
    Lo prende e lo legge a voce alta.
    “Segnalasi che est stata segnalata possibile agitazione notturna panificatori in Milazzo stop”
    Prego pertanto Signor Dirigente quel Commissariato, predisporre immediati et adeguati servizi preventivi controllo stop
    Di ogni eventuale novità intendo essere tempestivamente informato stop
    Firmato Questore……”
    Minchia !.
    A che ora è stato battuto ?....
    Urla furioso il Dirigente.
    Dottore, fa Mario, qui dice ore 20 e 50 !.
    Il Dirigente guarda Mimmo in faccia.
    Dottore !...
    Che ne sapevo io di questa cosa ?....
    Ma lei se li legge i telex che arrivano ?...
    Certo che si Dottore !.
    Ma pensavo che fosse la solita manfrina, Polmare, Polaria, Polterra…
    Poveri Noi !.
    Urla il Dirigente.
    Pigliamo una macchina e facciamoci subito un giro per tutti i panifici che sfornano il pane, tanto se c’era la rivoluzione penso che c’è ne saremmo già accorti, ma è meglio accertarlo sul campo, così tranquillizziamo il povero nostro Questore, che l’ordine
    regna sovrano a Milazzo !.
    Penso che sia la cosa più giusta da fare Dottore !.
    Diciamo all’unisono io e Mario.

    Fine.



    Sempre sui piantoni.

    Un piantone, quando non c’è nessuno in Ufficio, è colui il quale decide e comanda.
    Chissà quante volte l’avrò detto.
    La presenza di un suo superiore, lo potrebbe magari intimorire.
    O solo vorrebbe fargli trovare una sua tranquillità interiore.
    Nel senso che, se c’è qualcuno, gli passo subito la palla e se la cucina lui.
    Ma se non c’è nessuno, allora sono io, il piantone, quello che decide quello che si deve o non si deve fare.
    Ma può accadere anche che pervaso da questo suo senso di “onnipotenza”, possa decidere di esercitare questo suo potere anche quando in Ufficio ci sia anche qualcuno dei superiori.
    Questo un esempio pratico, accaduto anni ed anni fa.

    Hotel Cursal 41 !...
    Hotel Cursal 41 qui è la Questura Centrale !.
    Tuona la radio della centrale operativa del Commissariato.
    (NDA, Hotel Cursal 41 era l’allora sigla radio del Commissariato di Milazzo)
    Beh, chiamarla centrale operativa era termine improprio, siccome solo una persona, il piantone appunto, occupava l’unica sedia ivi ubicata e disponibile.
    Avanti Questura Centrale !.
    Risponde lui deciso.
    Hotel Cursal 41 ?...
    Ho detto Avanti, Centrale !.
    Ah !, Bene !....
    Hotel Cursal 41, c’è stata appena segnalata una rapina perpetrata in danno della Banca Nazionale del Lavoro situata nella fabbrica Pirelli di Villafranca Tirrenica !.
    Ricevuto Centrale !.
    Doveteintervenire subito sul posto !.
    Mah…?
    Mah centrale, Villafranca Tirrenica non è territorio di nostra competenza territoriale !.
    Noi arriviamo come competenza sino a……
    Non finisce di dirlo che la radio letteralmente tuona !.
    SONO IL QUESTORE !.
    CHI E’ QUEL DEFICIENTE CHE STA ALL’APPARATO RADIO ?
    RICORDO SOLO CHE LA POLIZIA DI STATO HA PER COMPETENZA TERRITORIALE
    TUTTA L’ITALIA !.......
    S’E’ PER CASO C’E’ QUALCUNO PIU’ COMPETENTE, PER CORTESIA MI RISPONDA
    IMMEDIATAMENTE !.....
    Trovandomi occasionalmente in zona “piantonica”, siccome la comunicazione, ritengo che l’abbiano sentita anche, non dico dall’Isola di Lipari, ma pure da quella di Stromboli, acchiappo Giovanni, il Piantone in argomento, gli tolgo il ricevitore dalle mani, prendo fiato, riprendo fiato, e poi stringendolo forte nelle mani… dico…
    Signor Questore !.
    La radio ribomba !..
    CHI E LEI ???....
    Sono L’Ispettore della Giudiziaria , Commendatore !.
    Ma stia tranquillo che provvediamo subito !.
    AH BENE !.
    VADA SUBITO SUL POSTO E MI RIFERISCA IMMEDIATAMENTE !.
    Sto partendo subito Signor Questore, riferirò notizie non appena sarò sul posto !.
    Giovanni è seduto, tutto sudato e mi guarda perplesso.
    Ispettore !!..
    Lei mi salvò la vita !.
    Giovanni ?...
    Cerco di tranquillizzarlo.
    Si, Ispettore !.
    Noi non siamo Vigili Urbani che abbiamo per competenza territoriale solo il comune di appartenenza !.
    Lo so !.
    Lo so Ispettore !......
    Però…
    Però che ?..
    Ma Villafranca Tirrena, non è zona nostra, sta praticamente attaccata a Messina e potevano andarci benissimo loro !.
    Giovanni ?...
    Si Ispettore !.
    Mi dice sempre lui con voce tremula.
    Lo sai cosa dice il vangelo in questi casi ?...
    No !.
    Da piccolo frequentai il catechismo, ma poi…
    Provvederemo, è una parola magica.
    Vuol dire tutto, e no vuol dire e non vuol dire niente !
    Però vuol dire !
    Ispettore, mi fece male la testa !.
    Non fa nulla !.
    Aspetta che ti passerà !
    Intanto andiamo a vedere che minchia è successo !

    Fine.
     
    .
  3.     Like  
     
    .
    Avatar

    Guru di forumfree

    Group
    Founder
    Posts
    116,557
    Reputation
    +767
    Location
    Barcellona Pozzo di Gotto (ME)

    Status
    Offline
    Nuova esperienza.

    Otto in punto spaccatissime.
    Io sono lì, convento ex monaci Basiliani, ora Procura della Repubblica Circondariale.
    Ufficio istituito praticamente il giorno prima, quindi era ancora un cantiere .
    La stanza del Procuratore, ancora vuota, era arredata solo dalla sua scrivania.
    Operai frettolosi, giravano avanti ed indietro.
    Rumore di trapani che foravano i muri e di mazze che battevano pareti.
    Attendo molto poco.
    Lui arriva quasi subito, notandomi alla sua porta, un tipo alto, di una certa età, con un grosso borsone con se.
    Mi fa un cenno, tipo, cosa vuole ?..
    Sono L’Ispettore che vengo dal Commissariato di Milazzo, il mio Dirigente mi ha detto che….
    Non mi lascia nemmeno finire.
    Si accomodi pure, entri !.
    Entriamo praticamente insieme.
    Si sieda pure !.
    Mi siedo sull’unica sedia che c’era oltre la sua poltrona e la bandiera Italiana alle sue spalle.
    Vede ?...
    Cosa signor Procuratore ?....
    Qui è un cantiere !.
    Non abbiamo ancora nemmeno il telefono fisso !.
    Uso il telefonino di servizio, l’unico che mi hanno dato sinora !.
    Non ho ancora nessun Sostituto Procuratore, non ho soprattutto nessun avvocato che mi vada a fare le udienze in Pretura, e le udienze cominciano già dopodomani !.
    Non c’è tempo per attendere la loro nomina.
    Ho bisogno subito, di Ufficiali di Polizia Giudiziaria che posso delegare ai sensi della nuova normativa per condurle come Pubblico Ministero d’udienza.
    Lei com’è combinato ?...
    In che senso ?..
    Ha pratica della cosa.
    Veramente no….
    Ma ha visto mai un fascicolo processuale ?...
    Questo si !.
    Eccome, il Pretore di Milazzo me ne passava a chili, con relative deleghe d’indagine !.
    Bene, il suo Dirigente mi ha indicato bene, allora !.
    Adesso il Pretore come lei ben sa, indagini non ne fa più.
    giudica soltanto, le indagini le facciamo noi della Procura.
    E la prova adesso non si forma più in istruttoria ma nel dibattimento processuale.
    Le faccio un esempio.
    Lei conosce il vecchio fascicolo processuale del Pretore.
    Ora è cosa ben diversa.
    Quello ora c’è lo abbiamo noi, mentre lui ne ha uno, formato dal nostro, detto fascicolo d’udienza, che contiene solo la notizia di reato, qualche eventuale atto irripetibile, e basta !.
    Niente più rapporti vostri, niente più verbali di testimonianza, nulla di nulla !.
    Lei praticamente si deve studiare per bene il nostro fascicolo che è quello completo.
    E poi, in Udienza, cercare di convincere il Pretore, attraverso l’esame dei testimoni che vengono via via escussi, che l’imputato è colpevole, che l’indagine è giusta e che va condannato !.
    Ha capito adesso ?...
    Si !.
    Cercherò di fare del mio meglio Dottore !.
    Allora, ecco la sua prima delega, Pretura di Milazzo, dopodomani !.
    E me la porge.
    Buona fortuna !.
    Ah…dimenticavo.
    Sa che ancora non ho Sezione di Polizia Giudiziaria, gradirei quindi che al di la delle udienze, lei venisse qui a dare una mano anche su questo aspetto !.
    Ne ho parlato con il suo Dirigente, mi ha detto che la mette a disposizione dell’Ufficio di Procura tutti i giorni !.
    A sua completa disposizione Signor Procuratore !
    Dissi questo siccome abitavo solo a centocinquanta metri da posto e non a 12 Km di macchina come il Commissariato di Milazzo.
    Ma la cosa mi intrigava molto.
    Era una nuova esperienza da vivere tutta !.
    Il Procuratore si era scordato di dirmi che al nostro esame del teste, seguiva il controesame da parte dell’Avvocato difensore e della difesa della eventuale Parte Civile.
    Prima questo non si poteva fare, o meglio, lo si poteva fare solo attraverso il Giudice.
    Ciascuna parte diceva, Giudice può chiedere al teste se…
    Ed era il Giudice a porre le domande ed a condurre l’interrogatorio.
    Adesso, si potevano porre domande dirette senza passare più per il Giudice.
    Quindi c’era il contatto diretto, a botta e risposta.
    Mi ricordavano i vecchi telefilm di Perry Mason.
    L’avvocato, chiaramente, aveva la sua bella tattica.
    La prima era quella di cercare bizantinicamente qualsiasi nullità.
    Tipo, una omessa notifica, o qualsiasi altro piccolo cavillo, che avrebbe costretto il Giudice ad invalidare tutto ed a rimandare gli atti alla Procura, ricominciando tutto daccapo.
    Per cui, non appena l’Udienza viene aperta, il Giudice chiede se ci sono eccezioni.
    Eccezioni vuol dire appunto, se le parti, P.M, Difesa e Parte Civile se costituita, hanno appunto da sollevare fatti che possono fare invalidare il processo.
    Il Difensore, qualche eccezione dalla sua tuba magica, la tira fuori sempre.
    Ci prova diciamo.
    O trova che la querela non è stata presentata nei termini previsti, o che manca la firma in qualche verbale, oppure che so che manca qualche notifica, o che la notifica non è stata legittimamente eseguita, magari fatta a persona diversa dall’interessato e quindi non idonea a riceverla, insomma sin dalla mia prima udienza ho capito che questi si passavano i fascicoli processuali, ai raggi ics beta ed anche gamma.
    Per cui, anche tu, dovevi fare la stessa cosa.
    Studiarti il tutto prima ed essere pronto a queste loro richieste per controbatterle.
    Il Giudice infatti, appena l’avvocato finisce la sua eccezione, ti guarda e ti chiede:
    Il Pubblico Ministero ?...
    Si Oppone !.
    Era la cosa che dovevi dire.
    Finita questa prima fase, se tutto andava bene e non passavano cause di nullità, Il Giudice dichiarava aperto il processo e si cominciava.
    Il Pubblico Ministero ?...
    Mi chiede sempre guardandomi.
    Io resto, era la prima volta, in trance…non so che rispondere…
    Meno male che il Giudice era nostro amico, nel senso che capiva le nostre difficoltà.
    Il Pubblico Ministero, chiede l’ammissione dei propri testi indicati in lista e l’ammissione delle prove, giusto Pubblico Ministero ?...
    Giustissimo Signor Pretore !.
    Dico, arrossendo un poco.
    Benissimo, immagino che l’avvocato della difesa chieda il controesame dei testi ?!.
    Si signor Giudice !.
    Risponde l’Avvocato.
    Bene, allora dichiaro aperto il dibattimento.
    Questo era il rito d’inizio.
    Le prime volte è stato difficile, poi ci si fa l’abitudine e si capisce che quando ti dicono che devi andare all’udienza, ti devi prendere tutto il faldone che la riguarda con tutti i processi messi a ruolo, che possono essere anche decine, almeno qualche giorno prima, te la metti sulla scrivania, e te la studi a fondo.
    Ma non sempre era così.
    Non sempre sapevi in anticipo quando dovevi tenere le udienze.
    Ecco in genere come andava..
    La mattina alle otto, arrivo in Ufficio, come al solito.
    Puntuale come sono, quando arrivo io, aggiustano pure gli orologi atomici, ammesso che c’è ne siano se solo hanno millesimi di secondo in disavanzo temporale.
    Davanti alla porta, trovo Mimmo il Cancelliere dell’ufficio del dibattimento della attigua Procura che mi aspetta.
    Vedendolo, già mi immagino cosa voglia.
    Intanto, penso, che certamente non vuole invitarmi ad andare a prendere il caffè con lui !.
    Intanto lui, mi vede arrivare , ed il suo sguardo si rasserena.
    Commissario !...
    Sostituto Commissario !.
    Mi dice subito .
    Illustrissimo Comandante Mimmo Rasconà !.
    Gli dico così, perché prima di diventare Cancelliere era stato Ufficiale della Marina Militare imbarcato sull’allora incrociatore Vittorio Veneto.
    Che problema c’è ?....
    Rispondo.
    L’avvocatessa Giorgianni, nostra….
    Lo so, vostra Pubblico Ministero onoraria d’udienza….
    Lo interrompo.
    Ecco, appunto, l’Avvocatessa Giorgianni, ha telefonato dicendo che stamattina non potrà tenere l’udienza al Tribunale siccome, ha avuto un improvviso attacco influenzale !.
    Minchia Comandante !.
    Gli dico a bruciapelo.
    Mi dispiace moltissimo di questo !.
    Gli puoi esprimere i miei più sentiti auguri di pronta guarigione ?...
    Lo farò sicuramente Commissario !.
    Benissimo, allora mi pare che ci possiamo pure congedare !.
    Commissario ?...
    Non faccia il finto tonto !.
    Se l’avvocatessa non ci può andare, vorrà dire che ci deve andare qualcun altro a tenere l’odierna udienza !.
    Lasciami indovinare, Mimmo, quel qualcun altro sarei io, vero ?...
    Verissimo !.
    Ma Mimmo, io non conosco una minchia dei processi che ci sono oggi, che cosa gli racconto al Giudice ?..
    Chieda un rinvio !.
    Al Procuratore basta questo.
    Mimmo, al Giudice, non gliene frega una mazza che il Pubblico Ministero sia impreparato, quello i processi messi al ruolo li chiama lo stesso, siccome se li deve scaricare !.
    Commissario ?!.
    Qui c’è la delega del signor Procuratore !.
    Non mi racconti più niente a me.
    Venga a prendersi i fascicoli e poi vada subito, che l’udienza comincia come sa alle 09,00 in punto !.
    Mi metto sugli attenti, e salutandolo militarmente gli dico…
    Obbedisco !.
    Esempio pratico di come andava spesse volte.
    Ma anche quando avevi tempo per leggerti e studiarti i processi, la cosa non era semplice.
    Certo con gli anni ci avevo preso la mano e l’esperienza, però alle volte in una udienza erano fissati venti processi ed alle volte pure di più.
    C’erano casi semplici, tipo uno fermato dai carabinieri con un coltello in tasca, ma c’erano anche quelli più complessi, tipo gli omicidi colposi, per incidente stradale o per infortunio sul lavoro.
    Li, ci dovevi perdere tempo, leggerti le perizie dei consulenti tecnici, le loro considerazioni finali.
    In genere, già dalla prima lettura mi facevo un idea.
    Questa causa la vinciamo, questa la perdiamo, questa dipende da come si alza il Giudice quella mattina.
    Tenendo conto che il pareggio qui è inammissibile.
    Quante volte, stare in Tribunale dalle otto di mattina sino alle otto di sera, spesse volte senza neppure mangiare, siccome non si faceva lo stacco pomeridiano.
    Per cui, c’era la borsa di sopravvivenza, con dentro generi di prima necessità da trangugiare in bagno, durante le pause
    Questa, tra le tante, mi è rimasta impressa.
    Processo contro una donna e sua figlia, accusate, di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle cose.
    Articolo 392 codice penale.
    Sostanzialmente, la donna e la figlia, avevano tagliato una tubazione che passava per il proprio fondo, “facendosi quindi ragione da se, pur potendo ricorrere al giudice”, questo recita l’art.392.
    L’imputata intende essere sentita !.
    Dice al Giudice l’avvocato difensore.
    Bene.
    Si può procedere dunque al suo esame !.
    Signora, può rilasciare la sua dichiarazione.
    Signor Giudice !.
    Io voglio solo dire, dice la donna, che il tubo l’ho tagliato io, mia figlia non c’entra nulla in questa storia !.
    Il Pubblico Ministero ha domande ?..
    Mi chiede.
    No, signor Giudice, non ne ha !.
    Siccome la cosa mi sembra abbastanza ovvia.
    Rispondo.
    L’avvocato della Parte Civile ?....
    Si, vorrei porne una.
    Prego avvocato !.
    Signora !
    Ma via, non sarà stata certo lei a tagliare il tubo, magari avrà incaricato qualcuno, un operaio ?!.
    No Avvocato !.
    Tutto io ho fatto, con le mie mani !.
    Glielo avevo detto una volta a quel facchino, togli subito questo tubo che passa sul mio terreno che io permesso non te ne do !.
    Ma niente, glielo dissi una seconda volta, ma lui, sempre non ci sentiva !.
    Per cui una mattina mi sono convinta è glie l’ho tagliato tutto di netto !.
    Io da sola, feci questo !.
    Mia figlia non c’entra nulla, niente sapeva di questo mio pensiero che mi venne improvviso !.
    Ho capito signora, ho capito, grazie !.
    Le dice l’avvocato di parte civile.
    La difesa ?...
    Nessuna domanda signor Giudice.
    Altre domande ?...
    Nessuna signor Giudice.
    Bene, dichiaro chiuso il dibattimento ed invito le parti a concludere.
    Mi guarda con quei suoi occhioni verdi,
    Era una Giudice Onoraria d’Udienza, un avvocato scelta apposta, non era Magistrato togato.
    Ed è giovane e carina pure, io la guardo a mia volta.
    Lei se né accorge,
    Pubblico Ministero ?...
    Mi ha sentito ?..
    La invito a concludere !.
    Con un certo imbarazzo, mi ricompongo e dico.
    Ho sentito, signor Giudice, ho sentito !.
    Il Pubblico Ministero.
    Letto il decreto di citazione a giudizio.
    Preso atto della istruzione dibattimentale che ha visto anche la piena confessione dell’imputata, chiede per questo la sua condanna alla pena della multa di Euro 250 , 00.
    Chiede altresì, l’assoluzione dell’altra imputata, per non aver commesso il fatto.
    La Parte civile !.
    La parte civile, prego concluda !.
    La Parte Civile, signor Giudice, si associa alle richieste del Pubblico Ministero e inoltre chiede il risarcimento del danno causato con l’azione delittuosa, come da separata lista che produco e
    consegno !.
    Detto questo, si alza e porge un foglio al cancelliere d’udienza.
    La difesa, concluda !.
    La difesa si rimette alle decisioni che la Signoria Sua riterrà opportuno adottare !.
    Bene !.
    Mi ritiro per deliberare !.
    Detto questo, la Giudice, si alza, codice penale alla mano e si ritira nella stanza attigua all’aula.
    Nelle pause come questa, si commentava ma soprattutto si scherzava.
    Storia semplice questa, con l’imputata che confessa, anche se solo con lo scopo di salvare la figlia da una sicura condanna.
    Dicono un po’ tutti.
    Poi improvvisamente, il campanello suona.
    Il Giudice !.
    Tutti in piedi.
    Il Giudice, nel nome del Popolo Italiano !.
    Letto l’art….visti gli artt…
    Pronuncia la seguente sentenza.
    Ai sensi dell’art.530 1° comma, codice di procedura penale…
    Assolve le imputate per non aver commesso il fatto.
    Delibera in mesi tre, il deposito delle motivazioni della sentenza.
    Detto questo, si alza si gira e se ne va.
    Solo qualche secondo di silenzio.
    Ci guardiamo tutti in faccia con stupore.
    Il più contento è chiaramente l’avvocato della difesa.
    Quello di Parte Civile, è furibondo.
    Butta all’aria le carte che ha in mano.
    Non finisce qui, dice ricorrerò in Appello, in cassazione, al Presidente della Repubblica….
    In tasca avevo un centesimo.
    Lo tiro fuori e lo poso sul tavolo.
    Ecco quanto vale questa udienza !.
    Mi dico tra me e me.

    Fine.
     
    .
  4.     Like  
     
    .
    Avatar

    Guru di forumfree

    Group
    Founder
    Posts
    116,557
    Reputation
    +767
    Location
    Barcellona Pozzo di Gotto (ME)

    Status
    Offline
    Haysel 1985.

    Voi tutti vi chiederete cosa c’entra lo stadio Heysel di Bruxelles
    Scenario della nefasta finale della finale dell’allora Coppa dei campioni di calcio anno 1985
    tra la Squadra detentrice del titolo, il Liverpool, e la squadra sfidante detentrice della allora coppa Uefa, la Juventus.
    Doveva essere una finale da sogni, invece chi ricorderà o chi solo siccome perché troppo giovane ne ha solo sentito parlare, è stata un vero incubo.
    Trentanove tifosi Italiani morti schiacciati contro un debole muro di consolidamento, o caduti dal muro
    stesso.
    Il tutto prima del calcio di inizio della partita, ricordo ancora le drammatiche immagini che giungevano in diretta.
    Quindi cosa centra questo episodio tragico della storia con i miei racconti ?.
    Centra !.
    Qualche mese dopo quell’evento.
    Sto seduto nel mio ufficio, suona il telefono.
    Pronto ?...
    Ispettore ?..
    Può salire su da me ?.
    Arrivo subito Signor Dirigente !
    Dopo avergli bussato alla porta, e il semaforo diventa da giallo diventa verde, entro.
    Si accomodi pure, Ispettore !.
    Mi dice scorgendomi.
    Mi accomodo.
    Legga pure questo telex !.
    Ricordo sempre che allora i fax erano quasi allo studio e le email erano ancora pura fantascienza.
    Lo Leggo.
    “Sig.ri .Dirigenti Commissariati Provincia.
    A seguito dei noti episodi accaduti allo stadio Heysel …omissis…Magistratura Belga habet richiesto immediato rintraccio eventuali parti offese presenti all’incontro, con delega per rogatoria internazionale scopo sentire loro testimonianza punto
    Prego signorie loro collaborare rintraccio citati testi punto
    Firmato Questore…”
    Cosa significa Dottore ?..
    Significa che dobbiamo sentire persone che erano presenti in quel momento in quel posto Ispettore !.
    Ma c’era qualcuno di Milazzo e dintorni presente in quella occasione ?..
    Questo lo deve accertare lei !.
    Ho capito !.
    Esco, con la testa che mi gira a 180 gradi, come l’angolo piatto.
    Come faccio a sapere se qualche cittadino Mamertino e limitrofo era li ?...
    Mi chiedo.
    Ma si !.
    La tv locale !..
    Alzo il telefono.
    Chi è ?...
    Tuona una voce dall’altra parte.
    Sono io, Direttore, l’Ispettore del Commissariato !.
    Mi dica pure, mi deve arrestare per caso ?...
    No Direttore, le pare che in quel malaugurato caso l’avrei cercata così per telefono ?...
    Mi perdoni !....Era solo una battuta la mia !.
    Ma adesso mi spieghi perché ha chiamato , se no stanotte non dormo !.
    Glielo spiego, lui ascolta e prende appunti di quello che gli dico.
    Stia tranquillo Ispettore !.
    Nel notiziario di stasera mando l’avviso che mi ha richiesto.
    Sa Ispettore, la tragedia ha colpito molto anche me, farò di tutto per diffondere la notizia che mi ha dato, se c’è qualcuno che li c’era si farà vivo da voi, non ne dubiti !.
    La ringrazio molto, Direttore !.
    Dovere !.
    Sempre a disposizione vostra sono, e sarò !.
    In effetti, i risultati non tardarono ad arrivare.
    Suona il telefono dell’Ufficio.
    Ispettore ?...
    Sono il piantone, la disturbo ?..
    Dimmi pure Giovanni !.
    Qui ci sarebbero due persone, che asseriscono di essere stati alla ultima finale della coppa dei campioni, partita di calcio insomma, e chiedono con chi ne debbano parlare.
    Ma cosa siamo diventati noi, Ispettore, la Domenica Sportiva per caso ?...
    No Giovanni !.
    Falli passare subito da me, poi ti spiego.
    Come lei dice Ispettore, li faccio passare subito !.
    Si siedono davanti a me, e li guardo.
    Uno di loro è pallidissimo, come se avesse appena avuto un attacco di terrore puro.
    L’altro mi sembra più calmo, ma ugualmente molto teso.
    Sembra una molla che sta per scattare da un momento all’altro.
    Mi rivolgo a loro.
    Allora, voi eravate allo stadio Heysel, quel giorno giusto ?.
    Dico per rompere il ghiaccio.
    Loro stanno in silenzio.
    Allora, forse non mi sono spiegato bene, vi ripeto la domanda…..
    Dottore !.
    Mi dice quello più calmo, scattano appunto come la molla troppo tesa.
    Noi abbiamo visto la morte con gli occhi !.
    L’abbiamo guardata proprio nella faccia !.
    Mi deve credere !......
    E comincia a tremare tutto.
    Capisco la vostra situazione, io ho visto le immagini in televisione….
    Ma quale televisione e televisione dottore !...
    Noi eravamo li seduti, aspettando che cominciasse la partita !.
    Li, in quel maledetto stadio !.
    Gli inglesi erano delle belve inferocite !.
    Erano ubriachi marci, si sono scagliati improvvisamente contro di noi !
    Noi, che eravamo tutti padri e madri di famiglia !.
    Senza nessun motivo !.
    E non c’era nessuno a difenderci !.
    Capisco, capisco….
    Cerco di stemperare.
    Quello mi parlava con gli occhi fuori dalle orbite.
    Il motivo della vostra convocazione qui, è proprio quella di raccogliere delle testimonianze sull’accaduto, la Magistratura Belga a breve farà un processo, ci ha chiesto la collaborazione, avete capito adesso ?.
    Potete costituirvi parte civile, chiedere un risarcimento.
    Ma quale parte civile e civile , dottore !.
    Io quegli animali li vidi una volta e non li volessi vedere mai più in tutta la vita mia !.
    Figuriamoci poi in un processo, anche se sono chiusi dentro le gabbie come gli animali che sono, appunto !.
    Signori, state calmi, vi prego !.
    Voi eravate sul posto ed avete l’obbligo di testimoniare !.
    Capiamo Dottore, capiamo !,
    Dice sempre il solito, l’altro se ne sta sempre zitto e diventa ancora più bianco di quanto era.
    Ma deve anche capire la nostra situazione !.
    Pensi che dopo quella disgraziata esperienza, prima di tornare a Milazzo, siamo andati a Padova, al santuario di sant’Antonio, a ringraziarlo di persona per averci salvato la vita !.
    Comunque, faremo il nostro dovere, vossia ci facesse pure tutte le domande che vuole !.
    Tiro un respiro di sollievo.
    Era andata insomma.
    Mi raccontarono tutto di tutto, ma proprio tutto, anche i particolari più insignificanti.
    D’improvviso, anche quello bianco nella faccia, trovò la parola.
    Maledetto fu, quel giorno che pigliai quei biglietti !.
    Va bene, tutto sommato a voi è andata bene, siete qui a raccontarmi la vostra esperienza !.
    Ma a tanti altri purtroppo è andata male !.
    Dico per sdrammatizzare.
    Ha ragione Dottore !.
    Ci salvò Sant’Antonio Beddu !.
    Su questo non c’è dubbio, del resto lo avete anche ringraziato !.
    Gli rispondo.
    Potete andare adesso.
    Quelli sono stati i primi, ma non erano i soli.
    Ne vennero altri.
    Non pensavo che ci fossero tanti paesani a questa partita di finale.
    Pensavo tra di me, dopo la quarta verbalizzazione.
    Poi il silenzio.
    Non c’è ne sono più.
    Pensavo.
    Suona il telefono, dal suo suono si capisce che è una chiamata interna.
    Ispettore ?...
    Può salire su da me ?..
    Signor Dirigente, arrivo prima di subito !.
    Semaforo verde a prima botta, stavolta vedo alla sua porta.
    Si segga pure !.
    Mi siedo.
    Legga qui, questo telex.
    Un’altra partita di finale ?...
    Dico a bruciapelo.
    No !.
    Sempre la stessa !.
    Ispettore, di partite di finale se ne gioca solo una !.
    Beh, sa…
    Ci può essere la finale di coppa campioni, ma ci può essere però pure la finale di coppa Italia !.
    Ispettore ?...
    Non ho tempo per la sua ironia.
    Legga !.
    Leggo !.
    “Oggetto: Finale coppa campioni stadio Heysel Bruxelles.
    Fa seguito telex precedente, datato…stesso oggetto punto
    Prego dare massima attiva collaborazione at personale Digos che verrà sul posto onde procedere interrogatorio testimone…..proveniente isola Lipari….punto
    Firmato Questore…
    Quindi, Dottore, se ho ben capito, noi dobbiamo solo fornire assistenza, giusto ?.
    Giusto Ispettore.
    Gli metta il suo Ufficio a disposizione, poi se la vedranno loro.
    Il caffè glielo devo pagare ?.
    Questo lo decida lei !.
    D’accordo glielo pago, ma il cornetto no !.
    Ispettore !...
    Ironia a parte, mi raccomando a lei !.
    Stia tranquillo Dottore !.
    Non c’è problema alcuno !.
    Quale onore, avere qui la Digos della Questura !.
    Dico al collega Ispettore della Digos che vedo alla porta del mio Ufficio.
    Sono sugli Attenti !.
    Smettila di scherzare Franco !.
    Mi risponde.
    Piuttosto, l’interessato è presente ?..
    Sta qui, Sergio, sta qui, tranquillo.
    E’ in sala di attesa ed anche da un po’ !
    Sono per caso in ritardo io ?.....
    Mi dice raccapricciandosi in viso.
    No Sergio !.
    Ha preso il primo aliscafo che partiva da Lipari !.
    Il Piantone se l’è visto alla porta già alle sette e mezzo di stamattina !.
    Mi sembrava…..!.
    Dice lui portandosi le dita al mento.
    L’invito era per le ore dieci !.
    E sono sole le ore nove !.
    Dice lui con aria formale.
    Ed era un tipo molto formale infatti.
    Sebbene Ispettore, era laureato in legge, e si comportava a tutti gli effetti come un Commissario.
    Infatti si era portato con se, pure l’Agente per battere a macchina il verbale.
    Lui non si abbassava a scrivere a macchina.
    Lui solo dettava.
    E l’altro scriveva.
    Classico interrogatorio condotto da un Commissario appunto.
    Bene !
    Gli dico.
    Quando dici tu, lo chiamo ed incominciate.
    Un attimo solo, Franco !.
    Luca ?!.
    Dice al suo agente.
    Si sieda alla macchina da scrivere e prepari i fogli.
    Allora i computer erano ancora un miraggio.
    C’erano le vecchie Olivetti elettriche.
    Quello lo ascolta e si siede senza battere ciglio.
    Luca dei pronto ?..
    Sono pronto signore !.
    Franco….
    Ho capito, lo posso chiamare !.
    Taglio corto.
    Assistente Capo ?!...
    Dico al Piantone.
    Faccia passare pure l’ospite che attende in sala d’attesa !.
    Lui mi guarda strano in faccia.
    Ispettore….
    Scusa Giovanni, mi sono fatto…contagiare !.
    Fai passare pure il Liparoto. (abitante dell’isola di Lipari in gergo nostrano).
    Arriva Sergio, arriva.
    Io se vuoi esco fuori…
    No Franco !.
    Resta pure, so che hai condotto altri interrogatori su questo tema, la tua presenza può essermi utile !.
    Mi dice deciso.
    Farò come la Digos ordina di fare !.
    L’interessato arriva e si ferma alla porta.
    Ah !,
    Signor Speranza ?.
    Gli dice Sergio vedendolo.
    Si, sono io.
    Risponde l’altro.
    Entri pure e si sieda !.
    Io mi ero già seduto in posizione defilata, ma ottima per vedere tutta la scena.
    Signor Speranza ?...
    Lei ha avuto una brutta esperienza, vero ?.
    L’altro lo guarda in faccia serio.
    Commissario !
    Gli dice fissandolo negli occhi.
    Certo che non la si può definire di sicuro come “bella !”.
    Ahi Sergio !.
    Pensavo tra di me.
    Questo già ti ha sgamato in pieno, ti ha chiamato con il tuo giusto grado, quello apparente !.
    Certo, signor Speranza, certo !.
    Mi scusi davvero !.
    E comincia tutto un suo discorso sofistico sull’argomento.
    Vede signor Speranza, noi siamo della Digos della Questura Centrale, siamo venuti apposta per lei.
    Vogliamo solo aiutarla, mi ascolti,….
    Certo Sergio.
    Penso sempre io.
    Mica sei come gli handicappati di questo Commissariato.
    Tu sei della razza eletta !.
    L’Agente seduto a macchina guarda ed attende trepidante, di cominciare a scrivere il verbale.
    Luca ?..
    Pronto a scrivere !.
    Quello non se lo fa ripetere due volte.
    Cosa devo scrivere Ispettore ?..
    Ahi Sergio, ti deve chiamare Commissario !.
    Dagli pure cento punti di penalità !.
    Penso sempre tra di me.
    Allora !.
    Dice Sergio tutto serio e concentrandosi attentamente.
    Agente, scriva !.
    Il nominato presente, intende dichiarare che….
    Luca batte, batte un tasto alla volta.
    Tic, tac, tic, tac….
    Sembra la vecchia pendola di mio nonno.
    Non so se ridere o meno.
    Era passata già mezzora, ed ancora a si e no il foglio conteneva tre righe in tutto.
    D’improvviso non ne posso più.
    Mi alzo.
    Sergio ?...
    Dimmi pure Franco.
    Se mi permetti, vorrei condurre io questo esame testimoniale.
    Non per altro, solo perché ne ho fatti già tanti della stessa materia.
    Mi sta benissimo Franco !.
    Quindi, siccome io sono abituato a scrivere da solo quando verbalizzo…
    Guardo Luca.
    Collega ?..
    Vatti a prendere il caffè, qui accanto c’è il bar, digli che poi passo a pagare io.
    Lui mi guarda a sua volta, guarda Sergio, vede il suo gesto di assenso e si alza.
    Io mi siedo subito al suo posto.
    Signor Speranza ?...
    Gli chiedo.
    Che ne direbbe di dirmi tutto quello che ha fatto da quando ha messo piede in quel maledetto stadio ?..
    Lui sgrana gli occhi, e comincia subito a parlare.
    La macchina da scrivere, cambia decisamente rumore.
    Da Tic Tac, Tic Tacche, passa a Tararatatatatatatatatatatatatatata
    Lui racconta tutto, era seduto insieme a tanti altri Italiani
    nel settore loro riservato.
    Famiglie per lo più, gente che era andata li per godersi il sogno di ogni sportivo, assistere di presenza ad una finale di Coppa dei Campioni, il più prestigioso trofeo continentale.
    I tifosi del Liverpool erano proprio accanto a loro.
    Solo una sottile rete li separava.
    Nessun poliziotto c’era a fare da divisore tra i due settori.
    Almeno lui, non ne aveva notati.
    Dalla’altra parte c’era un muretto, che delimitava lo strapiombo, alto una quarantina di metri.
    D’improvviso gli Inglesi, dopo numerose provocazioni, come il lancio verso di loro di lattine di birra,
    che avevano bevuto in abbondanza, prima ancora dell’inizio della partita, d’improvviso rompono
    gli indugi e passano all’attacco.
    Si accalcano sulla rete che separa il settore.
    La loro volontà di aggredire gli Italiani è evidente.
    Gli Italiani hanno paura, sono indifesi, ma non sanno dove scappare.
    Si scatena il panico.
    Così, indietreggiano, si accalcano su quel dannato muretto.
    Il muretto d’improvviso cede.
    Molti precipitano nel baratro che si apre.
    Lui, non sa nemmeno come ha fatto a salvarsi.
    Perché non c’eravate voi ?...
    Grida improvvisamente.
    Se c’eravate voi ed i Carabinieri a fare l’ordine pubblico, non sarebbe mai successa una strage del genere.
    Lo guardo serio.
    Come per fargli capire che apprezzo moltissimo quelle sue parole.
    Lo so !.
    Gli dico secco.
    Lui mi guarda a sua volta.
    Leggo nei suoi occhi, il terrore che mostra ricordando quell’episodio.
    Signor Speranza, abbiamo finito !.
    Tiro fuori i fogli. del verbale dalla macchina da scrivere.
    Li firmi pure, tanto glieli ho riletti, se vuol farlo anche lei…
    Lo vuole leggere ?.
    No !
    Mi fido, grazie !
    Che speranze abbiamo di avere giustizia ?..
    Mi chiede.
    Mi fa una domanda da un milione di dollari !.
    Gli rispondo.
    Capisco !.
    Comunque l’evento ha avuto risonanza a livello mondiale.
    Penso che i Belgi, dopo la pessima figura organizzativa che hanno avuto, stiano cercando almeno di riscattarsi cercando appunto di processare e condannare questi criminali ch si definiscono tifosi !.
    Lo spero anch’io !.
    Posso andare ora ?..
    Mi chiede.
    Certo che può !.
    Sa, ho l’aliscafo che parte tra appena dieci minuti.
    La faccio accompagnare al porto !.
    La ringrazio molto….ma non voglio disturbare !
    Giovanni ?...
    Urlo al piantone , aprendo la porta del mio ufficio.
    Ispettore !...
    Questo signore ha l’aliscafo che parte tra dieci minuti !.
    Vedi tu di farglielo prendere !.
    Sarà fatto prima di subito, Ispettore !.
    La volante è proprio qui in Ufficio.
    Benissimo !.
    Digli di accompagnarlo subito al porto !.
    La ringrazio ancora !.
    Mi dice lui.
    Mi stringe la mano, e se ne va.
    Da quando avevo preso io l’iniziativa, Sergio si era messo da parte e se ne era stato per tutto il tempo dell’interrogatorio, praticamente zitto.
    Luca, da quando lo avevo mandato a prendersi il caffè, praticamente era scomparso.
    Pensavo che avesse preso un caffè particolarmente lungo.
    Complimenti !.
    Mi dice Sergio interrompendo il suo religioso silenzio.
    E di che ?.
    Gli rispondo.
    Del verbale che hai fatto !.
    Davvero ottimo e completo di tutto !.
    Vedi Sergio…
    Gli dico.
    Alla Digos, solo qualche anno fa, ci sono stato anch’io.
    E’ un lavoro difficile, d’informazione, diciamo pure di mezzi spioni !.
    Ma nella sua sfera, rientra poco o nulla, sentire le persone a verbale !.
    Diciamo che le persone si sentono, questo si, ma difficilmente a verbale, si sentono quando parlano soprattutto sottovoce !.
    Lui mi guarda serioso.
    Ma lo sai che hai ragione ?.
    Mi dice a denti stretti.
    Stai scherzando ?...
    Ho hai in tasca qualche microregistratore anche per me ?...
    Gli dico ridendo.
    No !...
    Mi ribatte lui, ridendo a sua volta.
    Sarebbe solo nastro magnetico sprecato !.
    Lo credo bene !.
    Usalo pure per cose che lo meritano !.
    Signore ?...
    Dice una timida voce alla porta.
    Era Luca.
    Finalmente si era fatto vivo.
    Agente, abbiamo finito, può entrare pure !.
    Sempre marziale e Commissario mancato, il nostro Sergio.
    Pensavo tra di me.
    Prima di andarcene, mi dice, vorrei salutare il vostro Dirigente !
    Ma certo !.
    Andiamoci pure, Sergio !.
    Semaforo verde alla porta, vuol dire che si può entrare senza rischi particolari di cazziatoni più o meno pesanti, secondo il suo umore del momento.
    Allora signori !.
    Ci dice il Dirigente vedendoci alla sua porta.
    Ispettore ?....
    Com’è andata ?...
    Chiede a Sergio.
    Avete avuto buona collaborazione da parte nostra ?...
    Buona ?...
    Ottima direi !.
    Risponde lui.
    Praticamente a fatto tutto lui !.
    E guarda me.
    Beh, non si meravigli !.
    Il mio Ispettore è specialista della materia.
    Gli replica il Dirigente.
    Me ne sono accorto !.
    Ribatte lui allargando le mani.
    Allora, che ne dite di andarci a prendere un buon caffè ?..
    Propone il Dirigente.
    Si, dice Sergio, ma ad una sola condizione !.
    E sarebbe ?...
    Pago io per tutti !.

    Fine
     
    .
  5.     Like  
     
    .
    Avatar

    Guru di forumfree

    Group
    Founder
    Posts
    116,557
    Reputation
    +767
    Location
    Barcellona Pozzo di Gotto (ME)

    Status
    Offline
    Omicidio convenzionale.


    Voi vi chiederete cosa sia un “omicidio convenzionale”.
    Un omicidio convenzionale, è un termine che ho coniato io, per distinguerlo da quelli di mafia, che qui, grazie al cielo, abbondano o meglio abbondavano all’epoca, siccome adesso sono fortunatamente molto più rari
    Un omicidio di mafia, lo percepisci subito.
    Morti sparati a pallettoni o a colpi di arma da fuoco ben mirati.
    Macchina o moto usati per il gesto, ritrovate dopo l’evento, chiaramente rigorosamente rubate e bruciate completamente, in modo tale da cancellare tutte le possibili tracce.
    Tecnica dell’azione studiata per bene, pianificata, roba da professionisti.
    E soprattutto, Nessun testimone.
    Nessuno a visto niente, Nessuno sa niente !.
    Le vittime o sono a loro volta legate alla mafia, oppure sono ad essa facilmente ricollegate.
    Basta guardare i loro fascicoli nei nostri archivi.
    Per l’omicidio convenzionale, quello cioè non di mafia, tutto invece cambia.
    Non c’è premeditazione, non c’è tecnica particolarmente studiata, avviene in genere per impeto del momento dell’assassino.
    L’agire d’istinto, comporta inevitabilmente commettere nella sua esecuzione una serie di errori.
    E c’è anche di più.
    Siccome l’omicidio convenzionale è motivato da motivi spesso dovuti a soldi in primis, ma anche a donne, questo anche se ormai un po’ superato nelle nostre zone, però ancora si difende benino, ed anche a offese ricevute, che compromettono la tua reputazione.
    La vittima non ha poi nulla a che vedere con la mafia o assimilati.
    Cerchi negli archivi e non trovi proprio nulla di nulla.

    Fatta questa doverosa premessa, cominciamo.

    A quell’epoca, c’era in corso nella nostra zona una guerra di mafia.
    Quindi, se ti chiamano e ti dicono……
    Ispettore ?...
    Dimmi Giovanni !.
    Hanno ammazzato ad uno !.
    La prima cosa che pensi, è che sia l’ennesima continuazione della guerra in corso.
    Chi hanno ammazzato stavolta ?..
    Mi viene subito di chiedere al piantone di turno che mi ha chiamato al telefono.
    Ispettore, le dissi hanno ammazzato ad uno !.
    Ad uno chi ?..
    Non lo so !.
    Come non lo sai Giovanni ?.
    Non è stato qui a Milazzo Ispettore !.
    E’ dove è stato allora di grazia ?..
    A Barcellona, nel suo bellissimo paese di residenza !.
    E che minchia c’entriamo noi con Barcellona Giovanni ?..
    C’è un Commissariato anche a Barcellona !.
    Ispettore ?...
    Dimmi Giovanni.
    Il fatto è che il signor Dirigente del Commissariato di Barcellona trovasi al momento in ferie !.
    Accidenti !.
    Questo non lo sapevo, Giovanni !.
    Per cui, il signor Dirigente del nostro Commissariato di Milazzo, in questo momento, sopperisce anche a quello di Barcellona !
    Capisco Giovanni !.
    E mi disse anche che gradirebbe la sua presenza subito in loco !.
    Potevo dirgli che avevo mio figlio con la febbre, ma come al solito, rispondo….
    Digli pure che sto arrivando in loco Giovanni !.
    Mia moglie me ne dirà di tutti i colori, ma il dovere chiama !.
    Ed alla fine arrivo in meno che non si dica in loco.
    Solita guida con acceleratore a tavoletta.
    Ispettore !...
    Mi scusasse molto se la disturbai !...
    Tranquillo Giovanni !.
    Il Dirigente c’è ?..
    Il Dottore è in Ufficio !.
    Semaforo verde alla porta del grande capo, si può entrare senza rischiare cazziatoni vari.
    Ispettore !.
    Mi fa lui vedendomi entrare.
    Mi dica Dottore !.
    Come lei ben sa oggi pomeriggio c’è stato un omicidio nel suo bellissimo paese.
    Lo so, lo so !.
    Come lei pure saprà, per adesso sovrintendo io quel Commissariato.
    Lo, lo so !.
    Lei sa troppe cose !.
    Sa, mi tengo, diciamo… informato !.
    Sembra che l’ucciso, un ragazzo di Messina, stava alla finestra di un appartamento, dove si teneva una festa, quando improvvisamente gli hanno sparato pare con una pistola cal.7,65 giù dalla strada.
    Esatto, Ispettore, esatto !.
    Ma, mi risulta anche che stavano procedendo i Carabinieri, intervenuti nell’immediatezza dei fatti !
    Si, anche questo è vero.
    Però ora la informo io sulle ultime novità .
    Mi ha telefonato il suo collega Sovrintendente Capo del Commissariato di Barcellona.
    Mi ha detto che ha raccolto delle testimonianze importanti e che queste sembrerebbero indicare anche i possibili autori dell’omicidio.
    Davvero Dottore ?.
    Davvero !.
    Quindi ?...
    Quindi ho chiamato il mio collega Dirigente della Squadra Mobile, che appena saputa la cosa si sta precipitando sul posto con suo personale.
    Posso entrare ?...
    Era Mimmo, il mio Agente della Giudiziaria, che già conoscete in altre storie, evidentemente mobilitato anche lui.
    Certo che può, entri e si accomodi pure !.
    Gli dice il Dirigente.
    Però, a me mi sembra corretto di far partecipare anche i Carabinieri, visto che sono intervenuti loro per primi !.
    Minchia Dottore !...
    Gli scappa a Mimmo.
    Minchia niente Agente !.
    Chiamo subito la Compagnia e informo il Capitano che abbiamo delle importanti novità d’indagine !.
    Io e Mimmo ci guardiamo in faccia un po’ perplessi.
    Lui alza il suo telefono e compone il numero.
    Ascoltiamo in religioso silenzio.
    Allora !.
    Ci dice alla fine quando riattacca.
    Il Capitano non c’è, e quelli del Nucleo Operativo, intervenuti per le prime indagini, a quanto pare, se ne se sono tornati a casa visto che non avevano scoperto nulla di che dalla prima loro ricostruzione,
    A questo punto, abbiamo le mani completamente libere !.
    Dottore ?..
    Mi dica Ispettore.
    Loro al suo posto, non lo avrebbero mai fatto !.
    Lo so Ispettore, lo so !.
    Ma io sono di una specie diversa !.
    Adesso andate pure e seguite passo passo tutti gli sviluppi !
    Lo so che non è competenza del nostro Commissariato, ma io gradirei che qualcuno di noi sia presente all’eventuale operazione e so anche che voi gioite in casi del genere, e visto che ne abbiamo la possibilità di farlo….
    Ha detto benissimo Dottore !.
    Noi Gioiamo !.
    Gli scappa a Mimmo.
    E…occhio con la Squadra Mobile, loro giocano all’asso piglia tutto !.
    Non c’è problema Dottore, siamo abituati abbastanza a loro !.
    Diciamo io e Mimmo in contemporanea.
    Arriviamo al Commissariato di Barcellona.
    Serata oramai più che inoltrata.
    Il collega Pietro, capo della Giudiziaria, è sotto “interrogatorio” da parte del Dirigente della Squadra
    Mobile, Dottor Enzo Veranza, già sul posto con tre dei suoi più fedelissimi.
    Sovrintendente !.
    Allora !.
    Ci dica perché ci ha detto che ha elementi determinanti per risolvere il caso.
    Dottore.
    Il confidente mi disse questo.
    L’ucciso qualche ora prima, aveva avuto una violenta lite con un noto pregiudicato del posto, Agostino Simone, persona a noi conosciuta.
    Agostino, anche se non è proprio organico ancora alla cosca, data la sua giovanissima età, ma è nipote del notissimo Carmelo Simone, il boss capo della città.
    Non nasconde ambizioni di entrarci, anche se suo zio Carmelo è un po’ diffidente nei suoi confronti.
    Lo ritiene troppo giovane ed impulsivo !.
    Carmelo Simone, proprio lui ?...
    Si proprio Lui !
    Ci dica della lite avvenuta !.
    Poco da dire Dottore.
    La vittima , era molto prestante fisicamente, lo ha letteralmente riempito di pugni e pestato a sangue.
    I confidente ha sentito Agostino dirgli….
    Te la farò pagare !. E molto presto anche !.
    Dopo di che si è allontanato, ancora sanguinante in faccia….
    Continui !.
    Si Dottore, volentieri.
    Agostino ha mantenuto la sua parola.
    E’ ritornato armato, e si è appostato sotto la casa dove si teneva la festa e dove sapeva esserci il suo aggressore.
    Si è portato con se, tre suoi amici che gli facevano da palo
    Forse, aspettava che uscisse, o forse aspettava solo il momento buono.
    Fatto sta, che la vittima, improvvisamente si è affacciata alla finestra.
    Agostino, non ha perso tempo.
    Gli ha scaricato addosso l’intero caricatore !.
    I bossoli !.
    Sono stati rinvenuti dei bossoli ?...
    Si Dottore.
    Il collega Maresciallo del Norm dei Carabinieri, mi ha detto di si, sono calibro 7,65.
    Pistola semiautomatica quindi ?.
    Si Dottore !.
    Ma il suo confidente, è attendibile ?...
    Assolutamente si.
    Ma in base al suo racconto, ho sentito anche Vito Di Bella.
    Sa è un esercente che ha un conosciutissimo negozio di pelletterie proprio li vicino..
    Mi ha confermato più o meno tutto.
    Li ha visti dai vetri del suo negozio e li ha pure riconosciuti, siccome uno è suo cliente.
    I Tre con lui, intendo.
    Davvero ?....
    Si, Dottore !.
    Ed è disposto a metterlo a verbale ?.
    Certo che si.
    Ha detto che collaborare con la legge, è un suo dovere e che episodi come questo, non dovrebbero mai accadere !.
    C’è ne dovrebbero essere tanti così !.
    Sono accordissimo con lei, Dottore !.
    Signori ?...
    Io telefono subito al Procuratore.
    Voi organizzatevi subito, tocca solo andarli a prendere !.
    Abbiamo gli indirizzi dove stanno ?.
    Certo che si Dottore.
    Andare a bussare alle porte casa di notte è cosa non facile.
    Chi è ?..
    Polizia signora !.
    Che cosa volete a quest’ora ?.
    Ci apra subitola porta , per cortesia !.
    Qualche secondo di silenzio.
    Poi, si sente lo scatto di una serratura di sicurezza che si apre.
    Ma si può sapere che cosa volete ?.
    Mostro il tesserino bello in vista.
    Signora, ci faccia entrare !.
    Il suo sguardo è assonnato, lei si fa da parte e noi entriamo.
    Suo figlio è in casa ?..
    Si !.
    Dov’è la sua camera ?.
    Ci accompagna.
    Sentiamo una porta che si apre.
    Mimmo tira fuori la pistola.
    Ma non c’è di bisogno.
    Io non c’entro nulla !.
    Ha fatto tutto lui !.
    Devi venire lo stesso con noi !.
    Su, vestiti !.
    Mimmo, comincia a frugare nella sua camera.
    Disgraziato !.
    Che cosa hai fatto stavolta ?.
    Niente mamma !.
    Non gridare !.
    Non ho fatto proprio niente !.
    Ma allora questi qui, che cosa vogliono da te ?..
    Signora, se vuole può chiamare anche il suo avvocato.
    Ma suo figlio ci deve seguire subito in Commissariato.
    Ma posso sapere almeno che cosa è successo ?.
    Suo figlio è accusato di concorso in omicidio !.
    Quella diventa tutta bianca in faccia.
    Ci manca poco che sviene.
    Si sieda pure signora !.
    Piero, porta subito un bicchiere d’acqua !.
    Anche gli altri colleghi hanno successo.
    Tutti tranne quelli che cercavano Agostino, che tornano a mani vuote.
    Come mai non l’avete preso ?...
    Urla il Dirigente, proprio ai suoi della sua Squadra Mobile, che erano quelli incaricati del prelievo.
    Si erano presi, per ovvi motivi l’incarico di prendere il pezzo più grosso.
    Come mai Dottore ?
    Semplicemente non c’era in casa !.
    Ed i suoi ci hanno detto che stasera non è rincasato affatto !.
    Brutta storia !.
    Questo se l’è tagliata !.
    Sappiamo altri posti dove potrebbe essere ?.
    Si dottore !.
    Risponde Pietro.
    Allora non perdete tempo.
    Uscite tutti ed andate subito a cercarlo !.
    E non tornate senza !.
    Per i fermati che avete portato me la vedo io.
    Già i loro avvocati hanno cominciato a telefonare e qualcuno sta pure venendo qui.
    In effetti abbiamo girato e rigirato da tutte le parti, ma del ricercato
    Niente, nessuna traccia.
    Ed è ormai mattina.
    Che si fa, si torna a mani vuote ?..
    Chiedo timidamente agli altri.
    Si, così il Dottore ci spara addosso !.
    Dice uno della Mobile.
    Ma se non lo si trova, dove minchia lo dobbiamo ancora cercare ?.
    Siamo stati in tutti i posti dove poteva essere !.
    E non c’è !.
    Pietro, non ti viene in mente nient’altro ?.
    No !.
    Vi ho detto tutti i posti che sapevo !.
    Altri non c’è ne sono !.
    Aspettate !.
    Cosa fa uno che sa che lo cerca la Polizia ?...
    Domando a voce alta.
    Già cosa fa ?...
    Diccelo te !.
    No, non sto scherzando !.
    Voglio dire, questo sa che lo cerchiamo, su questo non c’è dubbio.
    Sa pure che nascondersi è inutile, tanto prima o poi lo si troverà.
    La Filosofia aiuta poco !.
    Sussurra Pietro.
    Aspettate.
    Passiamo per la Compagnia dei Carabinieri !
    Pensi che loro abbiano delle idee migliori delle nostre ?.
    No, di certo !.
    Però, così, mi è venuto un certo sesto senso.
    Beh, facciamo contento l’Ispettore !.
    Passiamoci.
    Tanto di tornare in Commissariato non me la sento.
    Quello ci sbrana !.
    Collega ?..
    Chiedo al piantone della caserma.
    Mi riconosce.
    Chi cerca Ispettore ?.
    Il Maresciallo Ghisabelta, del Nucleo Operativo.
    Aspetti, che chiedo.
    Si, c’è !
    Può passare !.
    Passo.
    Giacomo ?....
    Gli dico vedendolo dalla soglia della sua porta.
    Non è che ti sei offeso ieri ?.
    Ti abbiamo cercato !.
    Lo so, me lo hanno detto e ti ringrazio per questo.
    So chi cerchi !.
    Agostino Simone !.
    Lo abbiamo già noi !.
    Me lo immaginavo !.
    Veramente si è costituito lui qui in caserma questa notte.
    Ti ringrazio Giacomo !.
    Che vi dicevo, cosa fa uno che sa che lo cerca la Polizia ?..
    Si va a costituire dai Carabinieri, così gli fa l’ultimo dispetto !.
    Risata generale collettiva degli altri.
    Possiamo rientrare adesso, il caso è risolto !.

    Fine.
     
    .
  6.     Like  
     
    .
    Avatar

    Guru di forumfree

    Group
    Founder
    Posts
    116,557
    Reputation
    +767
    Location
    Barcellona Pozzo di Gotto (ME)

    Status
    Offline
    L’Esplosione.

    Come al solito arrivo al Commissariato alle ore 07,45 in punto.
    Questo facevo perché, se c’era da fare qualcosa da mandare urgentemente in Questura, che apre operativamente circa intorno alle 08,00, si era in tempo a farlo.
    Suono alla porta che si apre subito con uno scatto automatico.
    Pietro, il piantone di turno, ha uno sguardo come se vorrebbe dirmi qualcosa.
    Dalla tua faccia credo che ci siano delle novità, vero è ?...
    Vero !.
    In che senso è “vero” ?..
    Nel senso che lei mi ha fatto una domanda, ed io le ho risposto.
    Mi fa lui.
    Ho capito Pietro !.
    Ma adesso dimmi, ci sono novità, si oppure no ?..
    Si !.
    Ecco !.
    Quindi, non farmi trepidare e dimmi di che cosa si tratta.
    Stanotte chiamarono i Carabinieri, avvisando che a San Filippo c’era stata un’esplosione !.
    Come un’ esplosione ?..
    Una esplosione !.
    Va bene, ma che cosa è esploso di grazia ?..
    Una macchina, un palazzo, il Comune o che cosa ?..
    Una azienda che si occupa della coltivazioni dei conigli !.
    Continua !.
    Praticamente hanno messo delle bombole di gas sparse dappertutto e dell’azienda e di quei poveri animali è rimasto davvero molto poco.
    Ma, tu hai chiamato il reperibile di turno, vero ?..
    Gli dico questo siccome quello sempre reperibile ero io e nessuno mi aveva chiamato.
    No !.
    No ?...
    No !.
    E per quale motivo di grazia ?.
    Siccome erano intervenuti i Carabinieri, non vedevo il motivo perché ci dovessimo andare anche noi !.
    Lo guardo fisso.
    Lui mi guarda pure fisso negli occhi.
    Ho fatto per caso male ?...
    Mi chiede imbarazzato.
    Pietro ?...
    Sai che ti dico ?...
    Da questo momento tu sei nominato Prefetto di Milazzo !.
    Mi sfotte per caso Ispettore ?..
    No !.
    Ma visto che decidi tu quello che si deve fare qui, penso che ti meriti un grado appropriato a queste tue capacità decisionali !.
    Mentre gli dico questo, ho in mano il telefono della sala operativa e compongo il numero della Compagnia dell’Arma.
    Chi è ?...
    Sono l’Ispettore del Commissariato.
    Cortesemente mi può passare il maresciallo Vasconaro ?..
    Subito dottore, attenda.
    Vasconaro ?.
    Dimmi Franco.
    Senti, ti sei occupato tu dei fatti di stanotte ?.
    Si, sono appena rientrato.
    Mi faresti una cortesia ?...
    Se puoi mandarmi una copia della vostra segnalazione, così la girò subito in Questura…
    Te la faccio avere subito !.
    Grazie !.
    La copia in effetti, arriva davvero subito.
    Gli cambio solo gli indirizzi e gli metto Questura di Messina, Ufficio di Gabinetto, precedenza assoluta.
    Almeno abbiamo evitato il trasferimento a Lampedusa !.
    Cosa Ispettore ?...
    Nulla Pietro, inviala subitissimo per fax, e poi vatti a prendere un caffè, te lo pago io !.
    Contentissimo di aver tamponato la falla, mi ritiro nel mio Ufficio.
    Salvatore, è già seduto e presente e mi guarda entrare.
    Tel sei già preso il caffè ?.
    Gli chiedo.
    No !.
    Allora andiamoci !.
    Ma non al bar Diana, li ci ho mandato a Pietro il piantone.
    Ho sentito la vostra discussione !.
    Mi fa lui.
    Più che il caffè, dovrebbe prendersi la cicuta !
    Lascialo perdere ispettore, lo sai che è un tipo “sui generis”.
    Chissà perché, ma tutti i piantoni sono qui, tipi “sui generis “!.
    Se la volante trova la notte uno che piscia per strada, ti svegliano.
    Se salta in aria una azienda, allora è come se non fosse successo nulla !.
    Lascia perdere Franco.
    Ormai dovresti essere abituato alla cosa !.
    Più che abituato, direi che sono vaccinato !.
    Prendiamo meglio la macchina, andiamo al New English bar !.
    Come lei comanda, Ispettore !
    Al nostro ritorno, sento suonare il telefono già da corridoio.
    E’ una chiamata interna, si sente dal suono.
    Ispettore ?...
    Agli ordini, Dottore !.
    Era il Dirigente del Commissariato.
    Dove minchia era ?..
    A prendere un caffè, Dottore.
    Ah !.
    Perché, non se lo prende a casa ?...
    Certo Dottore, ma uno solo, con i tempi che corrono qui, non basta di sicuro per superare la mattinata !.
    Capisco !.
    Può salire su da me ?.
    Arrivo subito.
    Semaforo verde alla sua porta a prima botta.
    Vuol dire che si può entrare senza rischiare la vita.
    Si accomodi pure.
    Mi fa, scorgendomi.
    Ha sentito ?..
    Cosa ?.
    Il fatto di stanotte !.
    Certo che si.
    Che cosa ne pensa ?.
    Ha letto la segnalazione dei Carabinieri che ho inviato in Questura ?.
    Si che l’ho letta, ha fatto bene a farla, io stamattina ho ritardato un poco.
    Convochi subito il proprietario dell’azienda.
    Ma, mi scusi, non stanno procedendo i Carabinieri ?.
    Me ne fotto di questo.
    Lo voglio interrogare anche io di persona !.
    Sara fatto !.
    Così va meglio, Ispettore !.
    Mi avvisi quando arriva qui in Ufficio.
    Non si preoccupi, mando subito la volante ad invitarlo.
    Ormai avevo imparato
    Quando un Dirigente impartisce un ordine, occorre rispondere non con un secco “si”, siccome a quello può anche suonare come una presa per il di dietro, ma occorre lasciare sempre un margine di vaghezza, tipo “provvederemo”, “sarà fatto” e cose del genere.
    Restano molto più contenti.
    E siccome non mi aveva tirato nulla addosso, era rimasto soddisfatto della mia risposta.
    Suona il telefono.
    Chiamata interna, suono breve e trillante.
    Ispettore ?...
    Dimmi Giovanni.
    La volante condusse la persona che lei fece invitare !.
    E qui all’ingresso che aspetta.
    Salvatore mi guarda.
    Che si fa, lo facciamo passare ?.
    Aspetta !.
    Prima chiamo il Boss sopra..
    Visto che è stato lui a farlo convocare, presumo che lo voglia sentire di persona.
    Dottore ?.
    Ispettore !.
    La persona che lei sa, è qui in Ufficio.
    Aspettatemi che arrivo subito !.
    Tempo due secondi precisi, che si spalanca la porta e lui entra dentro.
    Dov’è ?.
    Al corpo di guardia.
    Fatelo entrare !
    Lo facciamo entrare.
    Guardandolo, faceva un po’ passione.
    Era di mezza età, però mancante di una gamba.
    A dimostrazione di questo, aveva una vistosa protesi ed una stampella.
    In compenso, la donna che stava in sua compagnia, era davvero una bella donna.
    Anche il Dirigente la punta subito con il suo sguardo penetrante.
    La signora chi è ?...
    E’ la mia compagna !.
    Moglie ?.
    Ho detto compagna !.
    Ma io voglio parlare solo con lei.
    Lei vuole parlare con il padrone dell’attività e siccome la mia compagna è mia consocia al 50% vorrà dire che deve parlare anche con lei !.
    In questo caso può restare !.
    Ho già spiegato tutto questa notte al maresciallo, cosa vuole sapere ancora ?.
    Quello che ha detto al maresciallo, a me, non mi interessa !.
    Intanto mi dica subito una cosa.
    Chi era il proprietario dell’azienda prima di lei ?.
    Quello resta ammutolito.
    Evidentemente proprio non se l’ aspettava, diventa tutto bianco in faccia.
    Le ho fatto una domanda !.
    Tuona il Dirigente !.
    Quello è un lestofante signor Commissario !.
    Quello chi ?.
    Quello che mi ha venduto l’azienda !.
    E sarebbe ?..
    Me lo vuol dire finalmente di grazia chi è costui ?.
    E’ l’avvocato Sarisi, di Messina !.
    Sarisi ?..
    Lo conosco quest’avvocato Dottore.
    Intervengo io.
    Ma chi, il padre od il figlio ?.
    Chiedo a mia volta.
    Il padre !.
    Ma il figlio è della sua stessa razza !.
    Ma ci faccia capire, perché è un lestofante ?.
    Vedesse la Regione Siciliana, dava tempo fa dei contributi per sviluppare questa attività di allevamento.
    L’Avvocato era riuscito, tramite i suoi buoni uffici, ad ottenerli.
    E a quanto ammontavano questi contributi ?.
    Lira per lira non glielo so dire, ma erano parecchie centinaia di milioni !.
    E lei cosa c’entra con questo ?.
    Io ?.
    Nulla !.
    Io sono stato solo così fesso da rilevare questa azienda.
    L’avvocato praticamente non se l’era comprata se l’era regalata.
    Dei contributi che gli hanno dato ne aveva spesi manco la metà.
    Perché dice questo ?.
    Perchè quando l’ho rilevata io ho visto le attrezzature che c’erano.
    Ci aveva messo cose di scarsissimo valore.
    Ma questa attività andava bene ?.
    Diciamo che quando c’è l’aveva ancora lui, sicuramente no.
    Sa, io ho capito che a quello gli era interessato solo metterla in piedi per fregarsi i soldi, poi dopo che li ha avuti, ha subito pensato di togliersela.
    Per cui all’amico avvocato, i conigli non gli interessavano ?.
    Per niente dottore !.
    Io e la mia compagna, ci siamo però messi subito al lavoro, ed in poco tempo l’azienda ha cominciato a funzionare a meraviglia.
    Ma l’amico avvocato, era un pochino invidioso di questo, vero ?..
    Ma lei è un mago ?.
    E’ proprio la verità.
    Un giorno si presenta, e mi dice che lui me l’ha praticamente svenduta e che adesso che era bene se io gli integrassi l’acquisto da me fatto.
    Ma non lo aveva pagato ancora ?.
    In realtà gli avevo ancora dato solo una metà di quanto stabilito.
    E lui, ha visto bene, che adesso poteva alzare il prezzo, giusto ?.
    Giustissimo dottore !.
    E lei è stato d’accordo con questo suo rialzo ?.
    Signornò Commissario !
    Io gli ho detto e ridetto, che il preliminare di vendita prevedeva quella cifra e che io quella e solo quella gli avrei pagato !.
    Nulla di più !.
    Benissimo !
    Dice il Dirigente alzandosi.
    Ispettore, verbalizzi adesso tutto quanto e poi salga su da me quando ha finito !.
    Provvedo subito Dottore !.
    Detto questo esce di tutta fretta.
    Il verbale è finito.
    Lo tiro fuori dalla macchina, allora c’era l’elettrica “Olivetti Du Brasil”, che era il non plus ultra per verbalizzare in fretta.
    Lo può firmare.
    Gli dico.
    Lo posso leggere ?.
    Glielo già letto io, ma se vuole certo che può rileggerlo.
    Lo guarda con attenzione, lo riguarda, lo gira pure sottosopra, alla fine esclama
    un “Va bene !, Dove devo firmare ?...”.
    Questo di solito fa tirare il classico respiro di sollievo al povero verbalizzante.
    Firmi pure qui.
    Gli dice Salvatore.
    Deve firmare pure lei ?..
    Dice indicando la sua compagna che a dire la verità non è che abbia parlato molto, anche se debbo dire che la sua presenza è stata “molto piacevole”.
    Certo che si, è presente ed è giusto che firmi anche lei.
    Possiamo andare adesso ?.
    Certo che si.
    Ora, che cosa succederà ?.
    Non lo so !.
    Adesso lo faccio vedere al Dirigente, poi si deciderà.
    Il Maresciallo dei Carabinieri mi aspetta in caserma per la denuncia,
    ci devo andare lo stesso ?.
    Certamente !.
    Sono intervenuti loro e formalmente procedono loro !.
    Ma non gli racconterò quello che ho detto a voi.
    Perché ?
    Perché stanotte non gliele ho dette.
    E perché non lo ha fatto ?.
    Perché non me le ha chieste !.
    Il vostro Commissario lo ha fatto subito invece !.
    Lei pensa che potrebbe prendersela a male ?..
    Faccia pure come crede meglio.
    Risponda però a tutte le domande che il Maresciallo le farà, mi raccomando.
    Non ne dubiti Ispettore.
    Mi stringono entrambi la mano ed escono fuori.
    Guardo Salvatore in faccia.
    Saliamo su !.
    Semaforo giallo.
    Ahi, vuol dire che non si può entrare senza rischi.
    Suono alla porta.
    Diventa subito verde.
    Ci ha visti alla telecamera, penso tra di me.
    Accomodatevi !.
    Ci dice o meglio come è solito fare lui, ci ordina.
    Tenga, questo è il verbale.
    Lui me lo strappa letteralmente dalle mani e se lo sbrana.
    Bene, bene !.
    Avete fatto un buon lavoro.
    Fare i complimenti non era una sua abitudine.
    Sa Ispettore, ne ho già parlato al telefono con il Sostituto Procuratore.
    Ha detto che è una storia molto interessante.
    Ma Dottore, i Carabinieri ?...
    Procedono loro !.
    Intanto voi portategli subito il nostro !.
    I Carabinieri faranno quello che gli pare a loro !.
    Ho cercato il Capitano, ma mi hanno riferito che non è in sede.
    Ma c’è il Maresciallo del nucleo operativo….
    Ispettore ? …..
    Mi ha sentito o no ?.....
    Ho capito, ho capito, provvedo subito Dottore.
    Salvatore andiamo !.
    Glielo dovevo chiedere, era più forte di me.
    Dottore, prima che io vada, mi può togliere almeno una curiosità ?
    Quale curiosità Ispettore ?.
    Ma come ha fatto a capire subito che era coinvolto il precedente proprietario
    dell’azienda distrutta dall’esplosione ?.
    Io avevo letto la segnalazione dei Carabinieri, loro non ne facevano nessun accenno e nè si poteva capire da altri indizi che potesse essere convolto..….
    Ispettore ?...
    Io sono uno sbirro, mica sono un sagrestano !.
    Diciamo che certe cose le capisco a volo !.
    Come ho capito anche che quell’uomo, l’attuale proprietario intendo, di sicuro è un uomo che è cornuto !.
    Mi immagino perché dice così !.
    Si immagina giusto !.
    Aveva ragione, lui era fatto così.
    Era molto severo ed esigente con tutti noi, però aveva un intuito poliziesco davvero molto elevato.
    Non che io non ci riuscissi a capire un avvenimento, solo che ci dovevo pensare e riflettere e perdere del tempo, qualche ora o qualche giorno.
    Lui invece aveva il dono di avere una illuminazione immediata di quello che era accaduto.
    Non so come facesse, ma non era la prima volta che questo accadeva.
    E mi aveva dato l’ennesima dimostrazione.
    Pensando il detto evangelico “beati saranno coloro che crederanno senza aver visto”, lo saluto, richiudo la porta ed esco fuori.
    Passa qualche giorno.
    Suona il telefono.
    Chiamata interna, squillo breve.
    Ispettore ?...
    Dottore arrivo subito su da lei.
    Faccio le scale a due a due.
    Semaforo verde alla porta, si entra direttamente.
    Si accomodi pure.
    Mi fa scorgendomi entrare.
    Legga !.
    Mi porge un incartamento.
    Lo apro e lo leggo.
    La Procura della Repubblica ha finalmente decretato, vedo !.
    Legga tutto !.
    Il Sostituto Procuratore, vista la comunicazione del Commissariato di Milazzo del..
    Ritenuto che ci siano sufficienti elementi per procedere ad indagini più approfondite…
    Dispone la perquisizione dello studio legale dell’avvocato Sarisi, sito in Messina via…..
    Delega per questo, il Commissariato di Milazzo !.
    Minchia !.
    Ha visto ?.
    Ho visto !.
    Ma come ci organizziamo ?.
    Ho parlato con il mio collega Dirigente della Squadra Mobile.
    Domani mattina, vi aspettano.
    Opererete con loro personale.
    Ma la delega è per noi del Commissariato !.
    Ispettore ?...
    Ne ho parlato della vicenda con il Questore.
    Ed il Questore dice che qualsiasi cosa riguardi certe situazioni particolari deve occuparsene anche la Squadra Mobile.
    Quindi non discuta e faccia come le ho detto di fare !.
    Non c’è problema Dottore !.
    Provvederemo !.
    Mi faccia sapere.
    Alla Squadra Mobile, ci aspettavano infatti.
    Vengo ricevuto proprio da dirigente della sezione anti estorsioni.
    Un Commissario Capo.
    Ispettore !.
    Che si dice a Milazzo ?..
    Mi fa scorgendomi alla porta del suo ufficio.
    Nulla di particolare Dottore !.
    Sa, ogni tanto salta in aria qualcosa ….!.
    Lo so, Ispettore, lo so !.
    Ho letto il decreto della Procura che autorizza la perquisizione dello studio
    legale del noto avvocato Sarisi.
    Detto questo si alza dalla sedia e mi raggiunge alla porta d’ingresso del suo Ufficio ove ero rimasto immobile.
    Ma venga, mi segua, venga pure con me.
    Lo seguo.
    Va diritto alla porta del Dirigente della Squadra Mobile e ci bussa.
    Si, quando c’è un semaforo rosso, anche le divinità alias i funzionari addetti,
    devono bussare alla porta del capo supremo.
    L’unica concessione che gli viene data è che non devono suonare come i comuni mortali, devono solo bussare.
    Chissà, forse era un segno d’intesa tra di loro dei per farsi riconoscere.
    Aspettiamo però lo stesso qualche minuto, poi la luce diventa finalmente verde.
    Ah !.
    Il Commissariato di Milazzo !.
    Dice vedendomi entrare.
    E sono due !....
    Pensavo tra di me.
    Milazzo fa davvero invidia a Messina, continuo a pensare.
    Lo saluto, lui si alza e mi stringe la mano.
    Accomodatevi pure !.
    Mario, dice rivolto al suo funzionario addetto.
    Prendi una squadretta e collabora con l’Ispettore per la perquisizione che devono eseguire !.
    Il Commissario lo guarda.
    Che cosa c’è Mario ?.
    Niente Dirigente, solo che andare a perquisire lo studio di un difensore, mi suscita molte perplessità…sa la procedura penale prevede il divieto di tale cosa…. !.
    Minchiate sono Mario !
    Ma che problemi ci stiamo creando ?.
    Abbiamo un regolare mandato di perquisizione emesso dal Magistrato !.
    Questo basta e c’è ne avanza !.
    Poi voglio che ci vada uno di noi, del nostro ruolo intendo, proprio per questo !.
    Più garanzie di così che gli dobbiamo dare all’avvocato nostro carissimo ?.
    Usciamo dalla stanza del grande capo e torniamo nel suo ufficio.
    Ispettore !.
    Mi dica Dottore !.
    Io direi che visto che l’articolo delle perquisizioni dice che si invita l’interessato, preliminarmente, cioè prima di procedere all’atto, a consegnare spontaneamente quello che si cerca, e se lui lo fa, la perquisizione poi non si fa più, io penso che è meglio che noi lo invitiamo prima di procedere a consegnarci quello che cerchiamo !
    Lei è d’accordo ?.
    Che figlio di cane.
    Pensavo tra di me.
    Che minchia ci deve consegnare se non sa che cosa cerchiamo noi ?...
    Però, visto il regolamento che mi vede suo subalterno, abbozzo, almeno per il momento.
    Mi sembra una buona idea la sua Dottore !.
    Gli rispondo, tanto per tenermelo buono.
    D’accordo ispettore.
    Allora andiamo pure !.
    Chiama tre dei suoi della sua squadra.
    Fanno strada loro, io e Salvatore li seguiamo.
    L’indirizzo dello studio del resto lo sanno loro.
    Seguiamo con la nostra, la loro macchina che fa strada.
    Che te ne pare ?.
    Mi chiede Salvatore che guidava nel caotico traffico del centro Messinese.
    Che te ne pare di che cosa ?
    Di questa indagine o dell’amico Commissario ?..
    Di tutte e due Franco !.
    Mi risponde lui secco.
    Ancora non ti so rispondere, sto elaborando i dati !.
    Franco, ho capito !.
    Non ti vuoi sbilanciare !.
    Attento che si stanno fermando !.
    Si, sembra proprio che siamo arrivati.
    Suoniamo ad una porta sita in una via centrale della Città dello Stretto, ove è ben visibile il cartello “studio legale Sarisi”.
    Certo, pensavo, nulla di moderno, però visto il posto, questo locale varrà un sacco di bei soldoni.
    Ci apre un tipo giovane.
    Buongiorno !....Voi siete ?...
    Siamo della Polizia !.
    Lui guarda la tessera sbigottito.
    Lei sarebbe, scusi….?...
    Io sono l’Avv. Sarisi !.
    Doveva essere di sicuro il figlio, il padre lo conoscevo di vista.
    Posso sapere il motivo di questa vostra visita ?....
    Se ci fa entrare, possiamo parlare con calma dentro.
    Sa, parlare così sulle scale….
    Avete ragione, accomodatevi pure !.
    Ci fa cenno di entrare.
    Ci riceve nel suo studio.
    Suo padre è presente ?..
    Chiedo.
    No !, E’ in Tribunale.
    Ma posso sapere adesso il motivo della vostra visita ?..
    Il Commissario mi si sovrappone e piglia lui la parola.
    Avvocato, io sono il Dottor Mario Cargelli della Squadra Mobile della Questura.
    Questo è l’Ispettore del Commissariato di Milazzo.
    Loro hanno un mandato di perquisizione da eseguirsi a carico del suo studio legale !.
    Un mandato di perquisizione …?...
    Non capisco !.
    Si, hanno un mandato da parte della Procura della Repubblica !.
    Detto questo, glielo porge.
    Lui lo prende subito e se lo sbrana letteralmente con gli occhi.
    Non capisco !.
    Urla all’improvviso.
    Questo qui, ci deve ancora un sacco di soldi, ed ha pure il coraggio di denunciarci ?...
    Sa Avvocato….
    Io sono un Commissario, come lei ben sa, noi non facciamo in prima persona
    le perquisizioni !
    Queste le fanno gli Ispettori, i Sovrintendenti, gli Agenti…
    Poi questa indagine non è nostra, noi prestiamo solo assistenza al Commissariato !.
    Sempre più figlio di cane questo qui !.
    Penso furiosamente tra di me.
    In parole povere si è tirato fuori dal ballo e mi ha scaricato tutta la patata bollente completamente a me !.
    Complimenti Dottore !...
    Mi veniva di dirgli.
    Un’altra cosa le volevo dire !.
    Continua ancora il Commissario.
    Naturalmente se lei ci consegna quello che noi cerchiamo di sua spontanea volontà, la perquisizione non avrà più motivo di essere eseguita !.
    Che cosa intende fare ?
    C’è la consegna lei così evitiamo di perquisire ?...
    L’ha detto è lo ha fatto !.
    Pensavo tra di me.
    Quello lo guarda con gli occhi esorbitati.
    Qualche attimo di silenzio..
    Ma io che cosa ne so che cosa state cercando voi !.
    Esplode di colpo !.
    Ben ti sta !
    Testa di minchia !.
    Penso sempre tra di me, mi comincia a venire del buonumore.
    Il Commissario incassa il colpo di brutto.
    Non parla più.
    A questo punto, intuisco che debba prendere io sia la parola che l’iniziativa.
    Visto se non altro che ero stato indicato ufficialmente come l’incaricato dell’indagine, quello che è venuto a rompere le palle, insomma !.
    Avvocato ?....
    Lei ha perfettamente ragione !.
    Lei non può sapere che cosa cerchiamo, se no che perquisizione sarebbe ?.
    Onde per cui, direi di cominciare l’atto, abbiamo già perso molto tempo in preamboli.
    Però, prima di cominciare, ritengo doveroso informarla che se vuole
    può farsi assistere da un avvocato !.
    Mi veniva da ridere ma mi sforzavo di restare serio.
    Salvatore invece non riesce a trattenersi e qualche abbozzo di risolino gli scappa.
    Quello ci pensa, ci ripensa, poi ci dice allargando le mani…
    Ci rinuncio !.
    Potete procedere !
    Cercate pure tutto quello che volete !.
    Io e mio padre, non abbiamo nulla da nascondere !
    D’accordo, lei deve essere però sempre presente a quello che facciamo.
    Ispettore, le ricordo che sono un legale !.
    Ma lo so !.
    Però noi dobbiamo per prassi informare la persona interessata, dei suoi diritti !
    Chiunque essa sia !.
    Mi veniva sempre da ridere.
    Lo capisco questo, lei è una persona molto corretta !.
    Risponde lui tutto serio.
    Mi scusi pure Ispettore !.
    Ma di niente !
    Lle pare Avvocato ?.
    Detto questo, cominciamo.
    La cosa però, non è facile.
    Lo studio non è molto grande, ma ci sono armadi pieni di faldoni a loro volta piene di carte.
    Processi civili, cause del lavoro, qualche processo penale.
    Effettivamente comincio a rendermi conto che spulciare tutta quella roba non sarebbe stato facile da farsi.
    E poi, dovevamo trovare un collegamento, un qualsiasi collegamento che ci riportasse all’azienda in questione.
    Forza e coraggio !.
    Diamoci da fare !.
    Due ore che cerchiamo.
    Due ore che mi ascimmunisco (sto divento scemo) a leggere carte e cartuzze varie.
    Processo contro il tale che è cascato dalle scale del municipio ed ha fatto giustamente causa al Comune per ottenere “un giusto ed equo risarcimento”.
    Processo contro tizio che ha offeso caio chiamandolo “cornuto !”.
    Ed il tutto aggravato dal fatto di averlo fatto in pubblico, alla presenza di più persone !.
    Però la difesa sostiene che dato che è dimostrato che caio è effettivamente cornuto, il reato non sussiste !.
    Eloquente !.
    Pensavo.
    Ma nulla che dannatamente ci potesse interessare per il nostro caso !.
    Ma lui, l’avvocato intendo, ci ha fatto capire leggendo il mandato che conosceva bene la vicenda.
    Andiamo !.
    Mi faccio forza.
    Qualcosa ci dovrà pur essere !.
    Loro qui si sentono inviolabili.
    In effetti perquisire uno studio legale non è consentito dalla legge.
    Ma questo se ciò riguarda un processo che vede protagonista un imputato che loro stanno difendendo !.
    Ricordo dalla procedura.
    Questo caso non rientra di certo nella fattispecie normativa !
    Mi ripeto nella mente.
    Ma io ho intuito che loro questo non lo sanno tanto bene.
    Forse perché in prevalenza fanno civile e non penale.
    Per cui sono convinti che noi qui non ci saremmo mai venuti !.
    La nostra fortuna è sempre la babbaria ! (stupidità) loro !.
    Soleva sempre dirmi il collega Mimmo.
    Lo tengo a mente, mi faggio coraggio e continuo a cercare.
    D’un tratto sento una voce.
    Franco ?!..
    Era Salvatore.
    Vieni un attimo per favore.
    Guarda qui.
    Da un piccolo scomparto di un armadio, aveva tirato fuori la copia del giornale La Gazzetta del Sud, che per chi non lo sapesse è il giornale della nostra provincia ed anche della Calabria.
    Era ripiegato su di una pagina interna, Messina Tirrenica, non quella iniziale.
    Riportava l’articolo della notizia della esplosione dell’azienda.
    Del resto la copia era datata il giorno dopo l’evento.
    Ma non solo.
    Era sottolineato in certe sue parti con un evidenziatore color giallo oro.
    Chi lo aveva fatto, voleva di sicuro far risaltare i punti salienti dell’articolo.
    Che te ne pare ?.
    Mi dice.
    Interessante !.
    Gli rispondo.
    Guarda qui !.
    Sotto il giornale c’è un faldone.
    Lo tiro fuori e lo metto sul tavolo.
    L’Avvocato era diventato così bianco in faccia che un lenzuolo al suo confronto sarebbe risultato nero come la pece !.
    Se ne stava zitto.
    Il Commissario invece che sino a quel momento se ne era stato a contemplare il nulla, aveva adesso addrizzato le sue orecchie ed era interessatissimo alla cosa.
    Da quello che leggo, ci sono cose molto interessanti !.
    Dico, sfogliando il faldone.
    Ecco !
    Qui c’è praticamente tutta la storia della concessione del contributo regionale per l’acquisto dell’azienda.
    Quella vera però.
    Ed incluso c’è la compravendita della stessa in favore dell’attuale gestore.
    C’è ne saranno di cose da leggere !.
    L’avvocato è sempre più pallido e taciturno.
    Il Commissario invece si prende improvvisamente di coraggio.
    Ispettore !.
    Penso che questo materiale interessi principalmente la Squadra Mobile !.
    Me lo deve subito consegnare !.
    Non le pare ?.
    No !.
    Non mi pare affatto !.
    Come sarebbe a dire no ?.
    Sarebbe a dire che per come lei ha ben illustrato in premessa, siamo noi i titolari dell’indagine per cui io sequestro il tutto e lo consegnerò al mio Dirigente, che non è certo lei !.
    Ma le ricordo che la Squadra Mobile ha la direzione di tutte le indagini che avvengono in tutta la provincia !.
    Ribatte lui deciso.
    Certo, questo lo so, Dottore !.
    Stia tranquillo che non appena possibile ve ne faremo avere una copia completa !.
    Così potrete fare tutte le indagini che volete !.
    Mica ci stiamo sottraendo ai nostri doveri !.
    Gli rispondo secco.
    Lui non parla più.
    In compenso si sveglia l’Avvocato.
    Vi state sbagliando !.
    Non abbiamo fatto nulla di male, lo vedrete !.
    Io e mio padre spiegheremo tutto quanto !.
    Ah !.
    Ne avrete eccome di cose da spiegare alla Procura della Repubblica !.
    Gli replico di rimbalzo.
    Non parla più neppure lui.
    Salvatore, stiliamo il verbale e poi c’è ne torniamo in Commissariato, forza e coraggio !.
    Come Ispettore ?...
    Non rientra con noi alla Mobile ?.
    No dottore !.
    Che ci torno a fare ?.
    Mica faccio servizio li io !.
    Io faccio servizio a Milazzo, per cui la logica impone che faccia rientro in quella sede !.
    Lui insiste.
    Ma sa pensavo volesse salutare il nostro Dirigente…..
    Me lo saluti lei, gliene sarò davvero molto grato !.
    Noi non abbiamo il monte orario di straordinario che avete voi.
    Già siamo fuori, e sa, di più non c’è ne pagano.
    Non stiamo a lavorare solo per la gloria !.

    Fine della storia.
     
    .
  7.     Like  
     
    .
    Avatar

    Guru di forumfree

    Group
    Founder
    Posts
    116,557
    Reputation
    +767
    Location
    Barcellona Pozzo di Gotto (ME)

    Status
    Offline
    Voto di scambio.

    San Pier Niceto.
    Un tranquillo Paesino inerpicato sui monti Peloritani, nell’entroterra Milazzese.
    Da qualche tempo notavo che appariva troppo spesso sul giornale locale, La Gazzetta del Sud nella pagina della cronaca nera.
    Il motivo ?.
    Praticamente quasi ogni notte veniva incendiata un auto oppure veniva aggredito di brutto qualcuno.
    I motivi di queste azioni ?
    Assolutamente sconosciuti !.
    Si attribuiva il tutto ad un teppismo esasperato !.
    Minchiate sono !.
    Pensavo.
    La cosa però mi aveva tornare in mente un episodio passato accaduto qualche anno prima proprio lassù.
    Quel paesino era nelle mani di due fratelli.
    Uno faceva il sindaco, l’altro era funzionario della Usl (unità Sanitaria Locale) dell’epoca di Milazzo.
    Voci dicevano che era gestito in modo sin troppo “familiare”, nel senso che le auto di servizio di quel comune se ne andavano a spasso non dico per il paese, perché era cosa normale, ma su disposizione del sindaco pure per tutta la provincia a sbrigarci le sue faccende private.
    Il fratello medico della Usl, lo avevo conosciuto in varie indagini che mi aveva delegato l’allora Pretore di Milazzo.
    Non mi piaceva per nulla.
    Aveva la faccia che era tutta un programma.
    Quello sindaco invece non avevo avuto mai l’onore di conoscerlo, però mi dicevano che era peggiore e di brutto anche !.
    Poi un bel giorno, arrivò in paese un coraggioso Segretario Comunale.
    All’epoca, fortunatamente questa figura era un funzionario del Ministero degli Interni che controllava l’ente locale comunale.
    Si rese conto di come andavano le cose e fece dettagliata relazione alla Procura della Repubblica.
    Questo fatto uscì in pompa magna sulla Gazzetta del Sud.
    “Segretario comunale denuncia presunti abusi commessi dal sindaco e cose del genere…”
    Ricordo il commento dell’allora funzionario amministrativo del ruolo civile del Commissariato che leggeva la copia del giornale.
    Questo segretario, deve essere solo un pazzo !.
    Il sindaco, lo sanno tutti, da del tu al telefono persino all’Onorevole Angelotti !.
    Anzi corre voce che gli abbia mandato un bellissimo regalo allo sposalizio della figlia !.
    Prevedo quindi, una sua brevissima durata !.
    Nel senso che lo ammazzeranno ?.
    Gli butto giù a bruciapelo.
    Certo che no, carissimo mio Ispettore.
    Ma lo rimuoveranno di sicuro dalla sua carica !.
    I miei ricordi invece mi dicevano che il Sostituto Procuratore incaricato dell’indagine, prese sul serio quella denuncia e decretò il divieto di soggiorno da quel comune per entrambi i fratelli !.
    Naturalmente il sindaco venne sospeso dalla carica.
    Ma cosa mi volevano dire questi ricordi, con quello che stava accadendo adesso ?.
    Mario ?.
    Mario, presente in altri miei racconti, ricordo solo “Convegno internazionale con intrigo spionistico incluso”, era l’Assistente Supercapo che si occupava della Digos, nonché memoria storica del nostro Commissariato.
    Mi dica pure Ispettore !.
    Volevo solo chiederti questo.
    Che fine hanno fatto i fratelli Ramardo, quelli di San Pier Niceto ?.
    C’è li hai presenti vero ?...
    Certo che si Ispettore !.
    Ci mancasse altro !.
    Perché mi fa questa domanda ?.
    Così, Mario, mi sono ricordato improvvisamente di loro e mi è venuta sola semplice curiosità !.
    Solo questo è ?.
    Mi chiede con sguardo molto malizioso.
    Anche per questo, Mario, anche !.
    Ispettore !.
    Mi sa tanto che lei la sa lunga !.
    Allora le dico subito.
    Il Ramardo Giovanni, quello che era dottore della medicina di base della Usl, quello se ne andò in pensione !.
    Benissimo Mario, ed il Ramardo Antonio quello che invece era sindaco, che fine ha fatto?.
    Ah, quello ?...
    Sempre sindaco è !
    Ma come minchia è sindaco Mario ?
    Non lo avevano sospeso dalla carica e mandato addirittura in esilio ?.
    Certo che si, Ispettore !.
    Ma sa, ottenne la sospensione della misura interdittiva !.
    Davvero ?.
    Davvero !.
    Sa, i suoi buoni Uffici non tardarono a farsi sentire.
    Prima gliela sospesero e poi addirittura gliela annullarono !.
    Aveva ragione il cavaliere dell’amministrativa, pensavo.
    E pensavo pure ancora, chissà che fine aveva fatto quel povero Segretario Comunale che lo aveva denunciato !.
    Speravo solo che fosse ancora in vita.
    Mario, da quando è tornato ad essere di nuovo sindaco ?.
    Dalle scorse elezioni, quelle di giugno !.
    Si è ripresentato candidato sempre dello scudo crociato .(La vecchia Democrazia Cristiana)
    E’ stato naturalmente eletto, è poi il consiglio comunale lo ha subito proclamato sindaco !.
    (allora non c’era ancora l’elezione diretta. nda )
    Grandioso !.
    Nel senso che lo ammira ?.
    Eccome Mario, lo puoi dire forte !.
    Mah…giugno hai detto ?.
    Si !
    Giugno dissi Ispettore !.
    Pensavo a quando erano cominciati gli strani avvenimenti in quel comune.
    Eravamo adesso al mese di settembre.
    Dovevo vedere tutta la documentazione al riguardo e subito.
    L’archivio è il cuore di qualsiasi Ufficio di Polizia.
    Li si trova tutto quello che è accaduto o che è stato fatto nel tempo.
    Avevo imparato a consultarlo quando stavo alla Questura di Genova.
    La notte, quando facevo i pattuglioni prima della Mobile e poi della Digos, molte volte occorreva prendere un fascicolo e consultarlo subito.
    Ma la notte l’archivista non c’era.
    Quindi, occorreva imparare a consultarlo.
    I colleghi anziani mi avevano fatto una buona scuola.
    Sapevo cercare e trovare non solo quelli a “seconda” con la copertina rossa di polizia giudiziaria, ma anche quelli con copertina bianca della Digos o quelli con copertina verde di polizia amministrativa.
    Non avete idea di quante informazioni potete trovare su di una persona, anche leggendo la domanda che ha presentato per richiedere il rilascio del passaporto.
    Busso alla porta del nostro archivio.
    Peppino ?...
    Peppino era il nostro archivista, un impiegato civile dell’Amministrazione del Ministero degli Interni.
    Oh, Ispettore !.
    Si può accedere alle cartacce ivi contenute in questo locale ?.
    Ma certo che si può !.
    Di che cosa hai di bisogno ?.
    Mi serve tutto quello che c’è, sui recenti episodi criminosi accaduti in quel di San Pier Niceto.
    Uhm, aspetta !.
    Come ben sai la zona è però competenza dei Carabinieri !.
    Peppino !
    Certo che lo so !.
    Ma i nostri cari Cugini avranno pur fatto delle segnalazioni al riguardo !.
    Se non direttamente a noi, cosa che non fanno mai per ovvi motivi, quelle dirette alla Prefettura, che poi ci gira per competenza per avere ulteriori notizie in merito, siccome vogliono “decifrare” quello che gli scrivono i Carabinieri !.
    Si, certo !.
    Aspetta che adesso guardo.
    Apre i cassettoni dello schedario.
    Sfoglia i vari cartellini ivi contenuti e li consulta.
    Poi alla fine, tira fuori un cartellino.
    Forse ci siamo !.
    Mi dice contento.
    Lui quando trova qualcosa che mi serve, è sempre contento.
    Prende una scala e si arrampica come un alpinista in un alto scaffale.
    Tira fuori dallo stesso un faldone.
    Fatto questo, scende giù velocissimo.
    Ecco qui Ispettore !.
    Mi dice porgendomelo.
    Grazie Peppino, sei sempre efficiente come un soldato tedesco !.
    Dovere Ispettore !.
    Mi dice mettendosi quasi sugli attenti.
    Mi siedo lo apro, e leggo.
    Segnalazioni, ritagli di articoli di giornale riportanti notizie, c’è davvero di tutto.
    Allora, il primo fatto risale allo scorso mese di luglio.
    Luglio !.
    Le elezioni sono state a giugno, ma guarda che coincidenza !.
    Ma era solo una mia idea.
    Però più leggo il dossier, è più questa mia idea prende corpo.
    Troppe cose coincidono, qui c’è più che un fondato sospetto che lega le elezioni agli eventi successivamente accaduti in questo paesino.
    Però se il Ramardo è stato eletto, a che scopo avrebbe fatto tutto questo ?.
    Qualcosa non mi tornava.
    Come sono solito in questi casi, prendo due fogli di carta velina, li infilo imbottiti in carta carbone nella mia macchina da scrivere “Olivetti du Brasil”, e comincio a stampare una bella relazione di servizio.
    Metto tutto, con dovizia di particolari.
    Ma proprio mentre la sto rileggendola le mie orecchie percepiscono un suono..
    Driiin !.
    Chiamata telefonica interna, si percepisce del suono, che è pure incazzoso e che mi lascia intuire pure chi sia a chiamarmi !.
    Alzo il telefono.
    Ispettore ?!
    Dottore ?!.
    Salga subito da me !.
    Sempre modi molto gentili i suoi.
    Chissà perché porto con me la relazione che avevo appena scritto.
    Arrivato alla porta del suo ufficio, trovo Mario che aspetta alla soglia.
    Che ci fai qui ?.
    Gli chiedo.
    Quello che ci fa lei !.
    Ho capito, Mario, ho capito !.
    Guardo la porta.
    Semaforo verde, vuol dire che si può entrare senza rischiare la vita.
    Sedetevi pure !.
    Ci dice non appena ci intravede.
    Mi piaceva la scena che vedevo non appena entravo nel suo Ufficio.
    Lu, era un uomo piuttosto piccolino, ma aveva una scrivania delle dimensioni del ponte di volo della portaerei Uss Forrestall.
    Con una poltrona con schienale smisurato ed il resto dell’Ufficio era dalle dimensioni tali che vi si poteva tranquillamente giocare a calcetto.
    Seduto in quel contesto, lui praticamente scompariva .
    Il Piccolo grande uomo !.
    Questo pensavo di lui.
    Ispettore !.
    Mi ha appena chiamato il Questore !.
    Davvero ?.
    Davvero !.
    Vuole subito da noi, una relazione dettagliatissima su quanto sta accadendo a San Pier Niceto !.
    Veramente avevo già scritto qualcosa in merito !.
    Davvero ?
    Davvero !.
    Detto questo, gliela porgo.
    Lui come al solito me la strappa letteralmente dalle mani e se la divora con i suoi occhi.
    Ispettore, la sua analisi è ottima !
    Mi dice.
    Però, manca la conclusione !.
    Dottore, la conclusione semplicemente manca siccome ancora non la conosco neppure io !.
    Capisco !.
    Preparatemi una lettera di trasmissione al Questore, che gliela mando subito !.
    Sarà immediatamente servito Dottore !.
    Diciamo in contemporanea io e Mario.
    Mario ?.
    Gli dico mentre stavamo uscendo dall’ufficio del supremo comando.
    La fai tu la lettera o la faccio io ?
    Lui mi guarda un po’ arrossato in faccia.
    Ispettore, sa, non le voglio mancare certo di rispetto, !
    Però, data la sua competenza specifica in materia ritengo che forse sia il caso
    che la lettera per il Signor Questore la facesse lei !.
    Ho capito Mario, ho capito !.
    La faccio io !
    Stai pure tranquillo.
    La ringrazio Ispettore !.
    Mario era fatto così.
    Sebbene originario del Catanese, abitava a Milazzo da moltissimi anni.
    Conosceva un casino di gente specie sindacalisti.
    Sapeva in anticipo tutto quello che sarebbe successo politicamente sul nostro territorio.
    Agitazioni operaie, scioperi ed anche eventuali tentativi di sommossa.
    Ma anche eventuali crisi della Giunta Comunale .
    Però se gli dicevi di mettersi a scrivere, allora buonanotte !.
    Solita Olivetti du Brasil.
    Tactacatactactactac….
    La lettera di trasmissione viene consegnata al piccolo grande uomo e quindi dopo la sua firma, subito smistata per la Questura della città dello stretto.
    Passa qualche giorno.
    Driiiinnn !.
    Suono incazzoso di chiamata interna telefonica.
    Arrivo subito da lei Dottore !.
    Dico a volo alzando la cornetta !.
    L’Aspetto Ispettore !.
    Mi risponde lui.
    Ero certo che anche tu eri qui !.
    Dico a Mario che trovo dietro la porta del supremo comando non appena ci arrivo.
    Sa Ispettore, ultimamente mi sembra che lei stia tralasciando un poco la Giudiziaria per la Digos !.
    Mario ?
    Si va secondo i tempi !.
    Per ora gira la Digos e si fa Digos !.
    Semaforo verde alla porta, si entra.
    Avanti !
    Accomodatevi pure !.
    La sapete la novità ?.
    Quale novità dottore ?:
    Il Questore, letta la nostra relazione, l’ha girata alla Digos, che era arrivata alle sue identiche considerazioni.
    Dottore, ne sono lusingato di questo !.
    Ma non è tutto.
    Domani verrà qui una loro squadra che procederà direttamente all’indagine.
    Ci escludono quindi ?.
    No Ispettore, diciamo che noi fungiamo da loro base operativa !.
    Ho capito Dottore !.
    Verrà direttamente anche il mio collega loro Dirigente !.
    Altissimo livello dunque !.
    Dategli la nostra massima collaborazione !.
    Dottore ?
    Non ne dubiti !.
    E la Digos arriva l’indomani mattina puntuale come una cambiale.
    C’è anche il loro Dirigente, persona che io conosco molto bene siccome all’epoca era il segretario del mio sindacato e per questo ci incontravamo spesso durante le riunioni del direttivo provinciale.
    Era un funzionario molto preparato, prima di dirigere la Digos, dirigeva la sezione “Misure di Prevenzione” della seconda divisione della Questura e lo avevo spesso chiamato quando avevo dei dubbi su come procedere in determinati casi che mi erano capitati.
    Prima che mi suoni il telefono, stavolta gioco di anticipo e mi aggrego a loro mentre salgono le scale che portano al primo piano.
    Direzione, di fronte all’ingresso del piano, sempre avanti, stanza del grande capo.
    La porta stavolta era aperta ed il semaforo disattivato.
    Lui, il nostro Dirigente, è proprio alla porta ed alla nostra vista, ma soprattutto davanti a quella del Dirigente della Digos, che guidava la nostra fila, gli va subito incontro.
    Una stretta di mano ed un abbraccio tra di loro e poi entriamo dentro tutti.
    Accomodiamoci pure !.
    Ci dice il nostro capo, indicando il salotto posto davanti alla sua scrivania formato portaerei Forrestall.
    Quando c’è un tuo pari grado, pensavo tra me, salta anche l’ordine gerarchico di seduta.
    Non più subordinatamente di fronte a te, ma tutti alla pari in salotto.
    La nostra idea, esordisce il Dirigente della Digos e che i recenti fatti accaduti a San Pier Niceto, si riconducano alle ultime elezioni politiche comunali che vi sono ivi tenute.
    Conosciamo bene la figura del sindaco di quel paese ed anche quella di suo fratello.
    Sappiamo che li fanno il bello ed il cattivo tempo.
    Questo lo sappiamo anche noi !.
    Gli ribatte il nostro capo.
    Ma Aldo, come pensi quindi di procedere ?.
    Gli chiede lui.
    Allora Salvatore !
    Gli risponde l’altro.
    Io avrei fatto una scaletta.
    Intanto iniziamo a sentire a verbale tutti coloro i quali sono stati vittime di attentati e di atti intimidatori vari a partire dal primo di essi.
    Vediamo cosa ci dicono !.
    Ma Aldo, li hanno già sentiti i Carabinieri del posto nelle denuncie che hanno preso !.
    Lo so bene Salvatore, che sono stati già sentiti dai Carabinieri.
    Ma noi, vediamo la cosa da un altro punto di vista, quindi direi di rifare tutto daccapo !.
    Aldo, fai pure come hai pensato tu !.
    Certo è che i Carabinieri nella politica non ci si mettono di sicuro.
    Loro se ne guardano bene dal farlo !.
    Lo so, Salvatore, lo so. !.
    Ma noi invece lo facciamo per mestiere !.
    E questa storia, più che di criminalità comune o organizzata mi puzza molto di altro !.
    Aldo !
    La penso esattamente come te !.
    Aldo, un ultima cosa.
    Logisticamente per procedere, prenditi pure i locali sottostanti della Giudiziaria.
    Non ti lascio il mio Ufficio siccome sai, sono impegnato sempre nelle vicende quotidiane del Commissariato, per cui mi necessita continuamente.
    Ma lo so Salvatore !.
    Non c’è problema, va benissimo così !.
    Ispettore, che dice, ci fa strada lei, visto che la giudiziaria fa parte del suo settore ?.
    Con immenso piacere Dottore !.
    Mi segua pure.
    Riscendiamo verso i piani bassi.
    Dottore !.
    Eccoci arrivati !.
    Gli dico mostrando la mia stanza.
    Faccia pure come se fosse a casa sua !.
    Non lo dica due volte Ispettore, che poi lo faccio davvero !.
    Sa, a casa mia combino di quelle cose, che lei davvero neppure s’immagina !
    Mi risponde dandomi una pacca sulla spalla.
    Mi scusi Dottore !.
    Era solo un modo di dire il mio .
    Ma certo Ispettore, la capisco.
    Allora, direi di non perdere tempo nei preamboli e di organizzarci subito !.
    Dice questo, sedendosi al mio posto.
    Ispettore, ho qui l’elenco delle vittime, vuol vedere se manca qualcuno ?.
    Certo Dottore !
    Prendo l’elenco che avevo fatto anch’io e lo confronto con il suo.
    Coincidono perfettamente.
    Te la sei letta bene la mia relazione !.
    Pensavo.
    Va benissimo il suo elenco Dottore !.
    Ci sono proprio tutti.
    Sette in tutto.
    Io direi di procedere a sentirli, seguendo l’ordine cronologico dei vari eventi criminosi accaduti.
    La sua Dottore, mi sembra una buona idea !.
    Allora Ispettore, prepari subito dei biglietti di invito ad personam.
    Quando cominciamo Dottore ?.
    Il prima possibile.
    Prima si chiarisce questa storia, è meglio è !.
    Sa, il Ministro rompe le palle al Prefetto, siccome ha delle interrogazioni parlamentari urgenti alle quali deve rispondere.
    Il Prefetto a sua volta le rompe al Questore !
    Ed il Questore poi le rompe poi a me !.
    E tu le rompi infine a noi !.
    Mi veniva di dirgli, ma la mia bocca resta rigorosamente chiusa.
    D’accordo allora !.
    Provvederò immediatamente.
    Mi faccia sapere quando verranno che noi saremo qui !.
    Dice infine alzandosi.
    Non mancherò di farlo Dottore….e nostro Segretario !.
    Riferendomi alla carica che rivestiva nel sindacato.
    Mi da un’altra pacca sulla spalla, stavolta un po’ più forte della prima.
    Poi se ne va stringendomi la mano.
    Mario ?...
    Se ci sei batti pure un colpo !.
    Dico dopo che se ne erano andati via.
    Sono qua Ispettore !.
    Benissimo !.
    Allora, adesso stampo subito gli inviti !
    Li facciamo venire uno al giorno.
    Siccome questi si devono cuocere a fuoco lento.
    Sono sette casi, in una settimana ci sbrighiamo.
    Appena li faccio, tu li passi subito alla volante per fare le notifiche.
    Come lei comanda Ispettore !,
    Il primo che arriva, è un tipo di mezza età.
    Si accomodi pure !.
    Gli dico vedendolo alla porta.
    Gli era stata incendiata la macchina, la sera del 1° luglio.
    Incendio di chiara origine dolosa, almeno a dire dei VV.FF. prontamente intervenuti, siccome sono state rinvenute due bottiglie con tracce di benzina al loro interno, nelle immediate vicinanze.
    Danno non coperto da assicurazione.
    Il denunciante non sa spiegarsi l’accaduto.
    Riferisce di non avere nemici e neppure persone che gli vogliono del male !.
    Leggo questo nella copia della denuncia fatta a suo tempo alla Stazione dei Carabinieri.
    Anche il Dirigente della Digos, che sta seduto al mio posto, ha una copia tra le mani.
    Il tipo gli sta seduto di fronte.
    Lei chi è ?.
    Gli fa quello guardandolo.
    Sono un poliziotto !.
    Gli risponde secco il Dirigente.
    Questo l’avessi capito!.
    Ma io sono stato già sentito dai Carabinieri dove feci la denuncia !.
    Lo sappiamo questo.
    Allora, mi scusasse, ma perché sono stato convocato pure qui ?.
    Io lavoro, persi mezza giornata dello stesso, sa sono soldi per me !.
    Perché deve darci dei chiarimenti sulla sua denuncia !.
    Ma quali chiarimenti Maresciallo ?..
    Sono un Vice Questore !.
    Mi scusasse tanto, signor Commissario !.
    Ma io già spiegai abbastanza bene al signore Maresciallo della Stazione del mio paese, che si trattò di un fatto assolutamente accidentale !.
    Ma quale fatto accidentale ?.
    Ma che diamine mi sta dicendo ?!.
    La sua automobile è stata cosparsa di benzina e poi gli è stato
    dato fuoco !.
    Veramente mi dice questo signor Commissario ?.
    Lo dicono i Pompieri che sono intervenuti, ecco qua !.
    E gli mostra il rapporto dei VV.FF.-.
    Questo il Maresciallo non me lo fece vedere !.
    Io convinto che trattavasi di corto circuito, ero !.
    A quanto pare non è stato nessun corto circuito !.
    Ma io sto cascando dall’aria, mi sento preso dai turchi !.
    Ma cosa volete da mia ?.
    Ma insomma, lei ha dichiarato di non avere nemici e di non aver litigato con nessuno e così via.
    Ma allora chi le ha dato fuoco all’auto ?.
    Che minchia ne so io Commissario !.
    Ci sono tanti ragazzacci in giro, saranno stati dei teppisti !.
    Io sono stimatissimo ed onoratissimo in paese !.
    Può prendere tutte le informazioni che vossia vorrà sopra di mia !. (che lei vorrà su di me)
    Questo non dirà nulla.
    Penso tra di me.
    Il Commissario si alza, vistosamente incazzato.
    Ispettore, metta a verbale che conferma la denuncia che ha fatto e
    poi lo cacci fuori da qui !.
    Se ne era accorto anche lui che era inutile continuare.
    Il secondo ed il terzo interrogatorio, sono la falsariga del primo.
    Niente di niente.
    Non ti dicono proprio niente, se non tangibili minchiate.
    Il Dirigente stava perdendo la calma.
    Però riusciva molto a stento a contenersi.
    La seconda interrogata era stata una donna a cui avevano dato fuoco alla porta di casa.
    Questa dopo un lungo tira e molla, l’unico sospetto che alla fine ci disse sottovoce di avere, era che poteva essere stato l’ex suo marito per farle un dispetto.
    Solo che l’uomo da tempo viveva a Milano e si era felicemente risposato con figli e da tempo non ritornava più in paese.
    Il terzo, era stato un giovane sui venti anni a cui avevano rubato il motorino, successivamente ritrovato completamente bruciato.
    Questo sosteneva che aveva avuto solo piccoli problemi con dei ragazzi suoi coetanei all’ultima festa del paese per motivi di ragazze, ma nulla di più.
    Il giorno dopo arriva il quarto.
    Questo è decisamente una persona anziana, lo scorgo seduto all’ingresso mentre passo.
    Il Dirigente con i suoi sono già nel mio ufficio seduti e pronti per cominciare.
    Ispettore ?.
    Dica Dottore.
    Lo faccia passare pure.
    Entra e si siede.
    Allora.
    Lei è stato aggredito è malmenato, come da denuncia che ha fatto.
    Giusto ?.
    Giusto signore !.
    Solo che nella sua denuncia non ha detto chi è stato !.
    C’è lo vuole dire adesso chi è stato ?.
    Signor….?....
    Vice Questore !.
    Signor Questore !.
    Che minchia ne posso sapere io chi fù a farmi male !.
    Era già sera buia, io stavo tornando a casa dalla campagna che ho, quando
    improvvisamente mi saltarono addosso due o tre persone !.
    Vidi solo le oro ombre, poi mi sono abbassato la testa coprendola con le mani per difendermi e non visti più niente !.
    Mi risvegliai che ero già finito all’ospedale.
    Ma san Pier Niceto cos’è ?
    Dice ad alta voce alzandosi dritto dalla sedia il Dirigente.
    Il Bronx di New York ?.
    Oppure è solo un paesino di tremila abitanti, dove penso si conoscono tutti tra di loro, compresi i cani ed i gatti.
    Eppure nessuno vede e sa nulla di quello che vi sta succedendo !.
    Ma che cos’è tutta questa omerta ?.
    Ma quale omertà ed omertà, signor Questore ?.
    Se io le dissi che nulla vidi, nulla vidi !.
    Ma per quale motivo l’hanno aggredita allora ?.
    Che cosa aveva fatto lei per meritarsi un’azione del genere ?.
    Io ?...
    Io nulla feci signor Questore !.
    Io persona stimata ed onestissima sono !.
    Vossia può…..
    Prendere informazioni su di lei !.
    Ormai la so a memoria ormai questa risposta !.
    Dice il Dirigente interrompendolo, ormai completamente fuori di giri.
    Il Dirigente, smarinata un po’ la rabbia, si siede nuovamente.
    Mette le mani sulla testa, pensa un po’, e poi all’improvviso gli spara una domanda a bruciapelo.
    E’ andato a votare alle scorse elezioni comunali ?.
    Ma che domande sono queste, signor Questore !.
    Dice l’altro un po’ frastornato.
    Qua si parlava della mia denuncia di aggressione, se non mi sbagliai !.
    Le ho fatto una domanda, vuole rispondermi ?!.
    Quello è ancor di più frastornato e confuso di prima.
    Poi di getto butta fuori la risposta.
    Certo che ho votato !.
    Votare dovere civico di ogni cittadino è !.
    E per chi ha votato ?
    Ah !.
    Signor Questore….
    Il voto, cosa segreta è !.
    Questo lo so !.
    E poi una volta per tutte non sono Questore, sono un Vice Questore !.
    Ma che minchia ne so io, ma scusasse tanto, dei vostri gradi !.
    Come la dovessi chiamare allora ?.
    Mi chiami pure Dottore !.
    Mi scusasse signor Dottore !.
    Ha votato per Ramardo ?.
    Ma signor Dottore, che cosa le importasse per chi ho votato io ?.
    Mi risponda !.
    Non votai per Ramardo signor Dottore !.
    Ma Ramardo però le aveva dato dei soldi per votarlo, vero ?.
    Quello diventa paonazzo in faccia e comincia vistosamente ad agitarsi.
    Di quali soldi stesse parlando signor Dottore !.
    A me modestamente mi bastasse la pensione che piglio !.
    Quanto le ha dato Ramardo per dargli il suo voto ?
    Gli grida il Dirigente.
    Mi risponda e non mi faccia perdere ulteriormente la pazienza !.
    Quello diventa tutto bianco in faccia.
    Ci pensa per un po’, ci osserva tutti noi attorno a lui che lo guardiamo fisso.
    Signor Dottore ?.
    Si è deciso ?.
    Mi vuole rispondere adesso ?!.
    Signor Dottore, prima di arrispondergli, le chiedessi gentilmente se potessi parlare con mio figlio che è qua fuori che mi aspetta !.
    Il Dirigente mi guarda in faccia.
    Io abbasso la testa in segno di assenso.
    Ispettore !.
    Mi dice deciso.
    Si Dottore !.
    Lo faccia pure parlare con suo figlio.
    Mi segua, venga con me.
    Gli dico invitandolo ad alzarsi.
    Quello non se lo fa ripetere due volte ed è già dritto dietro di me che apro la porta dell’ufficio.
    Lo accompagno dal figlio, che era seduto nella sala di attesa.
    Faccia pure !.
    Gli dico.
    Mi siedo li vicino ed aspetto.
    Parlano freneticamente per alcuni minuti.
    Poi il figlio si avvicina a me.
    Ispettore ?.
    Mi dica pure.
    Posso entrare anch’io con lui ?.
    Le posso chiedere perché ?.
    Vorrei fare delle dichiarazioni.
    Ma certo che può, venga pure con me.
    Gli indico di sedersi proprio di fronte al Dirigente.
    Suo padre si siede accanto a lui.
    Il Dirigente lo guarda fisso negli occhi.
    Allora, sentiamo cosa vuol dirci !.
    Commissario ?...
    Lei è un Commissario vero ?..
    Mi chiami pure così, non mi offendo.
    La verità dirò !
    Dice alzandosi di scatto dalla sedia.
    Prende un attimo il fiato.
    Mio padre è stato aggredito !.
    Questo lo sappiamo già.
    Ma non sapete perché però !.
    Ne è sicuro che noi non lo sappiamo ?.
    Non so cosa sapete voi.
    Gli dico allora il perché suo padre è stato malmenato.
    Perché non ha votato per Ramarda !.
    Esattamente signor Commissario, proprio per questo !.
    Però aveva promesso il voto a Ramarda, è vero ?.
    Commissario, aveva più che promesso !.
    Si spieghi meglio.
    Gli aveva dato 100 mila lire in cambio del voto !.
    Comincio a capire.
    Suo padre ha ricevuto da Ramarda o da chi per lui, dei soldi per votarlo.
    Vero ?.
    Verissimo Commissario !.
    Ma lui poi però non lo ha votato !.
    Giusto ?.
    Giustissimo !.
    Ma Ramarda come ha saputo che suo padre non lo ha votato ?.
    Commissario !.
    Ramarda dopo le elezioni si fece i conti.
    Ed i conti non gli tornavano.
    Nel senso che mancavano dei voti in base ai soldi che aveva distribuito per votarlo.
    Il nostro è piccolo paese.
    Ramarda ha dato ordine ai suoi scagnozzi di girasi tutti i seggi e di controllare i votanti ed i voti dati.
    Così è riuscito a risalire a chi lo aveva tradito !.
    Da qui poi sono scattate le punizioni !.
    E lei questa storia come la sa ?.
    Commissario !.
    La sanno tutti in paese, solo che tutti si spaventano a morte di parlare !.
    Io ormai vivo al nord, in paese ci torno solo ogni tanto in vacanza.
    A me non me ne frega più nulla ormai !.
    E’ ora che questa gentaglia abbia il fatto suo !.
    E’ disposto a mettere questa sua dichiarazione a verbale ?.
    Dispostissimo !.
    Ispettore, proceda pure.
    Detto questo, con un vistoso sorriso in viso che partiva da un orecchia ed arrivava all’altra orecchia, si accende una sigaretta ed esce fuori dall’ufficio.
    Non me lo faccio ripetere due volte.
    Metto tutto nero su bianco.
    Alla fine gli stringo la mano.
    Dovrebbero essere tutti come lei.
    Gli dico.
    Lo so Ispettore !.
    Mi risponde.
    Ma sa, in paese la paura è davvero tanta.
    Non troverà nessun altro che dirà queste cose.
    C’è ne siamo già resi conto di questo !.
    Mio padre me lo porterò su al nord con me.
    Mi dice congedandosi.
    Non voglio che corra più pericoli.
    Ma adesso che ha parlato, vedrà che le cose cambieranno.
    Ispettore ?...
    Sa, ad una certa età non si crede più alla befana.
    Si, Ramarda se ne andrà, penso lo arresterete, ma al suo posto ne verrà un altro.
    Qua funziona così.
    Come fare a non dargli torto ?.
    Pensavo tra di me.
    Aveva dannatamente ragione.
    Ma intanto questo qui lo toglieremo di mezzo !.
    Mi dicevo per farmi coraggio.
    Il Dirigente rientra in ufficio.
    Non basta !.
    Dice secco.
    Non basta cosa ?.
    Una sola testimonianza.
    Richiamiamoli tutti.
    Adesso sappiamo le cose come sono andate.
    Se continuano a mentire, li denuncio tutti !.
    Mi sembra una buona idea.
    La cosa fu fatta.
    Messi di fronte alle strette tutti ammisero di aver avuto dei soldi da Ramarda per votarlo e che poi invece non lo votarono.
    Bene Dottore !.
    Dico tirando fuori l’ultimo verbale,
    Adesso penso che ci siamo.
    Si, domani stesso consegnerò il rapporto al Procuratore.
    Stavolta l’amico sindaco non lo salverà neppure l’avvocato Perry Mason !.
    Adesso noi rientriamo in Questura.
    La vostra collaborazione è stata davvero preziosa.
    Mi dice porgendomi la mano.
    Dovrei essere contento, ma non riesco a non pensare alle parole di quell’uomo.
    Cambieranno mai le cose qui ?.
    Mi chiedo tra di me.
    O sarà sempre così ?
    Cambieranno !.
    Noi stiamo lottando proprio per questo !.
    Urlo alla fine.
    Si sente bene Ispettore ?.
    Mi chiede Mario
    Benissimo !.
    Andiamoci a prendere un buon caffè !

    Fine
     
    .
  8.     Like  
     
    .
    Avatar

    Guru di forumfree

    Group
    Founder
    Posts
    116,557
    Reputation
    +767
    Location
    Barcellona Pozzo di Gotto (ME)

    Status
    Offline
    Servizio di scorta a personalità
    (Con conseguente furto di auto subito)


    Servizio di scorta a personalità.
    Questa era la denominazione di un servizio di scorta ad una persona importante.
    Alla Digos il servizio giornaliero all’epoca, per motivi di sicurezza, era scritto a penna in un apposito brogliaccio di servizio che era custodito gelosamente dal maresciallo comandante di sezione che lo stilava in camera caritatis.
    Nel senso che quando lui ed il suo assistente lo stilavano, chiudevano a chiave la stanza dell’ufficio di comando sezione e nessuno vi ci poteva entrare.
    Alla fine, quando la porta finalmente si apriva, era la stessa cosa di quando terminava un conclave a Piazza San Pietro.
    Il Maresciallo Lorongiu, tutto sorridente, usciva nel corridoio e si fregava le mani.
    Noi sbirciavamo di nascosto la scena dai nostri uffici.
    Habemus Papa !.
    Ero solito dire, commentando la cosa.
    Lo dissi anche in quella occasione.
    Era il venerdì di Pasqua.
    Il buon Lorongiu quindi, lo aveva stilato per il sabato santo, la domenica di pasqua ed anche per il lunedì di pasqua.
    Quell’anno avevo deciso di rinunciare alle ferie pasquali.
    Scendere giù in Sicilia da Genova, sotto le feste pasquali nel famoso espresso treno del sole,
    Torino - Palermo, era uno strazio inimmaginabile.
    Nel senso che, se solo trovavi posto in piedi, già ti dovevi ritenere l’uomo più felice del mondo !.
    Era così stipato e superaffollato all’inverosimile, che solo quando aprivi la porta per salirci, ti cascava in faccia il bagaglio di qualcuno che aveva fatto del pianerottolo della carrozza come il suo scompartimento di viaggio personale.
    Sempre che non c’era lo sciopero selvaggio, all’epoca molto di moda, proclamato appena un ora prima, che non ti faceva neppure partire.
    O se partivi, non sapevi ne dove e ne quando arrivavi..
    Per cui, amen, niente vacanze, da rinviarsi ad un periodo di più calma ferroviaria.
    Io e Gaetano ci guardiamo in faccia.
    Che si fa, entriamo a leggere il libro sacro ?.
    Così scherzosamente definivamo il brogliaccio del servizio.
    Entriamo !.
    Mi risponde lui deciso.
    Una volta entrati, si chiedeva con molta educazione al maresciallo di poter visionare il registro per vedere i nostri turni.
    Lui, rispondeva di solito con un “ma certo signori” !.
    Poi, apriva il cassetto, rigorosamente chiuso a chiave e lo tirava fuori, aprendolo e mettendocelo davanti, come il testo sacro delle letture che il sacerdote espone sull’altare.
    Fatto questo si guardava il nostro turno, senza fare il benché minimo commento.
    Guai a lamentarsi della sorte che ti era stata assegnata.
    Una volta sola, ricordo feci un innocente commento, e mi ritrovai per una settimana di seguito a fare il turno 19,00/24,00 -.
    Sfoglio la pagina con il dito, “seconda sezione”, ove all’epoca prestavo servizio, ecco !.
    V.Brg. come mi chiamo io, turno di scorta a nota personalità.
    Sabato la sera, domenica la mattina, lunedì di pasqua il pomeriggio, tale da inguaiarti qualsiasi tentativo di eventuale scampagnata.
    Guardo perplesso ma non commento.
    Cosa c’è Brigadiere, qualcosa non va per caso ?...
    Mi chiede lui a bruciapelo.
    No, tutto a posto Cavaliere !.
    Non c’è problema !.
    Gli rispondo deciso stringendogli la mano e facendogli pure gli auguri pasquali, visto che lui se ne andava in ferie per qualche giorno.
    Mi sembrava, dice lui un po’ scetticamente, che volesse forse….
    Ma quando mai cavaliere !
    In Sicilia non ci vado, quindi qui a Genova non ho proprio nulla da fare !.
    Se voleva poteva farmi fare pure la notte di pasqua !.
    Lui mi guarda mezzo serio, poi mi ricambia gli auguri.
    Cavaliere ?...
    Posso sapere almeno chi sia questa nota personalità da scortare ?.
    Sa, nel registro non c’è scritto.
    Capisco la riservatezza, però è bene saperlo chi sia.
    Non le pare ?
    Perché se lo sa qualcosa cambia, brigadiere ?.
    No cavaliere !.
    Così so magari quanti caricatori in più mi devo portare…..
    Va bene va bene !.
    Fanfani Amintore è !.
    Mi risponde con il suo spiccato accento sardo che nonostante trenta anni di vita Genovese ancora mantiene pressoché inalterato.
    Il Presidente del Senato ?.
    Proprio lui !.
    La moglie Mariapia un appartamentino proprio nella piazzetta centrale di Portofino, ha !.
    Per cui la Questura di Roma telefonato ha !..
    Lunedì mattina già sul posto è !
    Ma mi scusi ancora cavaliere, ma non è già scordato da se ?.
    Certo che scortato è !.
    Quella che ha, è scorta alla persona che da Roma lo accompagna in giro dove che va !.
    Ma signor Questore anche scorta nostra sui luoghi esterna a parte vuole !.
    Perciò signor Dirigente disposto ha che scorta esterna a parte, fare si deve !.
    Non discuto !.
    Convinto ora è, brigadiere, ho altre spiegazioni vuole ?.
    No, grazie cavaliere !.
    Lei è stato di una chiarezza davvero chiarissima !.
    Così, Lunedì mattina, anche se dell’angelo o di pasqua come lo si vuol chiamare, mentre tutti si preparano per fare la scampagnata, io olio la pistola, controllo i caricatori, siccome con tutti i brigatisti che ci sono in giro da queste parti mi sembrava d’obbligo controllare l’artiglieria, e dopo una frugale consumazione alla mensa della caserma Sturla dove all’epoca alloggiavo, prendo il mio rombante mini cooper e mi dirigo verso la Questura centrale di via Armando Diaz.
    Già, il lunedì di pasqua gli autobus fanno festa, beati loro !.
    A piedi sono cinque chilometri, per cui per forza di cose se vuoi spostarti in città, devi prenderti la tua auto.
    Cosa che mai !.
    Dico appena arrivato.
    Tutti i parcheggi sono liberi !.
    Ma come si vede che oggi qui lavorano solo i fessi !.
    Parcheggio proprio accanto alla porta carraia.
    Il piantone mi saluta, entro di corsa e trovo Antonio, il collega che c’era di servizio con me
    che già mi aspetta alla porta d’ingresso.
    Ah !,
    Sei arrivato finalmente ?.
    Antonio guarda che sono in anticipo di cinque minuti !.
    Ma quando mai, qui tocca arrivare a Portofino, ci vuole almeno mezzora !.
    Il cambio è sul posto !.
    Mannaggia a morti !.
    Ma questo sul servizio non c’era scritto, scusami tanto Antonio.
    Andiamo via, ho già preso a macchina e tengo le chiavi in mano, !.
    Come vuoi Antonio, ma tu sei brigadiere più anziano di me e quindi toccherebbe a me guidare…
    Se guidi tu, giungiamo lì non prima i vint’anni !.
    Iammo monta su e immucinne che è tardo !.
    Conosceva bene le mie provette doti di pilota !.
    Come preferisci tu Antonio.
    Saliamo su, sgommiamo e partiamo a velocità vertiginosa, tanto che il piantone deve scansarsi dalla porta carraia.
    La strada era tutta libera e le previsioni di Antonio si rivelarono errate.
    In meno di venti minuti eravamo già nei “Paraggi” di Portofino.
    Dico nei “Paraggi” siccome questo è proprio il nome della località che è ubicata poco prima di Portofino.
    Portofino è un posto davvero unico.
    Da Chiavari, si prende la strada che passando da Santa Margherita Ligure, altra rinomata località della riviera di ponente, attraverso un paesaggio costiero davvero incantevole, porta dritti dritti sino alla località che è non a caso è chiamata la perla del golfo del Tigullio.
    All’ingresso c’è sempre un poco di fila, oggi lunedì di Pasqua, la strada è però completamente libera.
    Non ci sono i soliti vigili che ti bloccano all’ingresso obbligandoti a parcheggiare siccome si prosegue solo a piedi.
    Forse perché visto l’orario i più che sono in gita sono tutti a mangiare.
    Parcheggiamo proprio nella piazzetta finale ove è sito il porticciolo turistico, esclusivamente riservato ai Vip, date anche le imbarcazioni che ci sono alla fonda, lussuosissimi yatch il più scarso dei quali a me basterebbe, come suo valore intendo, per campare per una vita intera.
    Del resto qui tutto è riservato ai Vip.
    Ci guardiamo intorno.
    Il posto è questo !
    Mi dice Antonio.
    Attorno alla piazzetta, ci sono delle casette che come descrisse molto bene Eugenio Montale nella sua raccolta di poesie “Ossi di seppia” che gli valse il nobel per la letteratura, sembrano delle navi pronte a salpare verso il mare che gli sta di fronte.
    E’ quella a casa !.
    Mi dice Antonio mostrandomene una.
    E lì, al primo piano.
    Issa è a casa i Mariapia Fanfani !.
    La macchina dei colleghi della scorta del resto non dava certo all’occhio.
    Era parcata proprio sotto.
    Ci dirigiamo in quella direzione.
    Sotto la casa, c’era un ristorantino.
    Entriamo dentro e ci buttiamo un’occhiata.
    Una bella tavolata !.
    Tutta la scorta, ne contiamo ben cinque di colleghi, seduti insieme ad altre due persone.
    Mangiavano e sgranavano alla grande, cioè a quattro ganasce.
    Scusate il disturbo !.
    Dice Antonio, rivolgendosi a loro.
    E voi chi siete ?..
    Ci dice uno di loro girandosi e tenendo in mano una bella fetta di Ricciola.
    Siamo quelli della Digos della Questura !.
    Risponde Antonio.
    Appreso questo, quello che aveva parlato, lascia il suo boccone sul piatto, si alza e ci viene incontro.
    Scusatemi tanto !.
    Ci dice.
    Il presidente è su in casa.
    Noi ci stiamo permettendo un piccolo spuntino di rinfresco…
    Se volete favorire, accomodatevi pure !.
    Tanto paga il Senato della Repubblica, non ci sono problemi.
    E ci mostra un tizio seduto con loro.
    Quello è un commesso del senato, detto il cassiere, siccome stacca alla fine gli assegni !
    Grazie collega !.
    Ma noi siamo già a posto, abbiamo già pranzato.
    Gli dice Antonio con lo sguardo un po’ sdegnato da quello che vedeva.
    Anch’io abbasso la testa in segno di conferma.
    Ma i colleghi smontanti arustanno ?.
    Chiede Antonio.
    Se ne sono già andati molto prima del vostro arrivo !.
    Risponde il collega della scorta..
    Noi gli abbiamo detto che potevano farlo !.
    Tanto qui non c’erano e non ci sono problemi.
    Meno male che il cambio era sul posto !.
    Pensavo tra di me.
    D’accordo collega, mangiate pure con la calma vostra, noi siamo li fuori in piazzetta !.
    Detto questo, mi guarda e mi fa cenno di uscire fuori e seguirlo.
    Usciti, ci dirigiamo in fondo alla piazzetta del porticciolo.
    Il mare era davvero incantevole a guardarsi nello scenario del promontorio della baia.
    Hai visto che schifo ?.
    Mi fa guardandomi.
    Ho visto !.
    Gli rispondo.
    Hai visto che bei pesci belli freschi che gli hanno portato ?.
    Quelli costano sicuramente un occhio dalla testa !.
    Tanto Antonio, paga il Senato della Repubblica !.
    Sei stato bravissimo a rifiutare il loro invito a sederci con loro.
    Ma ti pare che io volessi partecipare a una schifezza del genere ?.
    Ci tengo alla reputazione mia !.
    Intanto passata un oretta abbondante, notiamo i colleghi uscire dal ristorantino, tutti belli rossi nella faccia ed intenti a ridere e scherzare.
    L’avete finita finalmente a sbafata, brutti fetenti !.
    Sento mormorare Antonio con molto ribrezzo.
    Andiamo vieni.
    E mi fa cenno di seguirlo dirigendosi verso di essi.
    Uno di loro, sbraita degli ordini perentori.
    Mi raccomando, adesso non vi disperdete.
    Andate pure a farvi un giretto per digerire, ma non allontanatevi troppo !.
    Ne avevano di roba da digerire, pensavo.
    Tranquillo comandante !.
    Gli risponde uno di loro ridendo, siamo qui vicino, nei “Paraggi !.”
    Riferendosi alla località prima di Portofino.
    Poi, il “comandante” , guarda noi.
    Voi due !
    Restate pure qui in piazzetta a fare la guardia !.
    Ci dice con voce decisa..
    Stiamo zitti.
    Poi non appena il “comandante” si volta e si dirige in avanti, Antonio, acchiappa uno di loro a parte.
    Guagliò !.
    Come sacchiama ‘ o maresciallo ?.
    Quale maresciallo ?.
    Risponde l’altro.
    Quello che comanda, intendo !.
    Non è un maresciallo isso ?....
    Ma quale maresciallo e maresciallo, quello è un appuntato !.
    Antonio, cambia colore nella faccia.
    Lo punta, lo raggiunge e gli si mette davanti.
    Tira fuori il suo tesserino di colore arancione con tanto di placca inclusa e glielo sbatte in faccia.
    Appuntato !.
    Gli urla.
    Io sono un brigadiere della Digos della Questura !.
    Il nostro servizio lo comando io !.
    Lo decido io cosa dobbiamo fare io è il collega mio !.
    Che detto tra di noi, è brigadiere anche lui, anche se tiene meno anni di me !.
    Lei pensi al servizio suo e non si permetta più di darci degli ordini !.
    Quello sbianca in faccia.
    Mi scusi brigadiere !.
    Pensavo che voi eravate delle guardie !.
    (All’epoca si chiamavamo guardie, gli ti odierni agenti )
    Pensava male !.
    La prossima volta prima di dare ordini, chieda gentilmente con chi sta parlando !.
    Anzi ogni mezzora voglio da lei un resoconto dettagliato di quello che fate, siccome tengo a fa rapporto a Questura !.
    E gli punta un dito dritto al viso.
    Quello non risponde più, gira i tacchi e se ne va.
    Sei un grande Antonio !.
    Mi scappa di dirci.
    Raggiungiamo la fine della piazzetta.
    Ci sediamo in macchina, che era parcheggiata proprio li.
    Butto uno sguardo sulla finestra della casa da sorvegliare.
    E’ aperta.
    Si intravede la fine di un cavalletto da pittore.
    Si intravede poco più sotto la testolina di un uomo non certo alto, viste le dimensioni dell’insieme, e ogni tanto la sua mano che da un tocco di colore alla tela risposta sul cavalletto.
    Antonio, guarda, il Presidente dipinge !.
    E si, avevo avuto modo di sentire che a tempo perso è pure un artista !.
    Mi risponde lui.
    Il pomeriggio scorre monotono tra voci di persone che passano allegre, visto anche il giorno di festa, accanto alla nostra macchina.
    Il Presidente non esce di casa.
    Sua moglie invece esce più volte.
    I solerti colleghi che hanno digerito il loro lauto pranzo, l’accompagnano nei suoi spostamenti
    Per il piccolissimo centro.
    Noi preferiamo restare a sorvegliare il pezzo più grosso della comitiva.
    Finalmente si fanno le ore 18 e 30.
    Intravediamo l’auto dei colleghi che ci danno il cambio giungere e notandoci, puntare verso di noi.
    Puntuali !.
    Come sempre !
    Risponde il collega appena scende dall’auto.
    Un rapido scambio di consegne, poi Antonio mette in moto e facciamo rientro a Genova.
    Lasciata l’auto in garage il tempo di congedarmi da Antonio, il quale lo aspettava la fidanzata
    e visto che ancora c’è una serata del dì di festa, penso di andare a trovare mia zia e le mie cugine che abitavano a Sampierdarena.
    Per cui mi dirigo verso il luogo ove avevo lasciato la mia auto.
    Sorpresa.
    Non c’è più !.
    Resto perplesso.
    Ci ripenso un attimo.
    Ma l’avevo parcheggiata proprio qui !.
    Mi dico tra me convinto.
    O forse no ?..
    Mi ripeto.
    Non che mi stia confondendo ?.
    Divieto qui non c’è ne.
    Neppure è zona rimozione.
    E poi anche quando oggi e festa, qui non lavora nessuno.
    Ma si, ti ricordi male, magari l’hai parcheggiata in qualche altro posto, via !.
    Dico sempre tra di me alla fine del mio ragionamento.
    Mi metto a girare li intorno.
    Veramente di auto parcheggiate c’è ne sono davvero pochissime.
    Se ci fosse la mia l’avrei vista subito.
    Ma non mi faccio ancora convinto.
    Giro da via Diaz e vado a Piazza della Vittoria.
    Sapendo sempre bene che li non l’avevo parcheggiata di sicuro.
    Ma a questo punto sempre meglio guardare.
    Magari qualche collega burlone mi ha fatto qualche scherzo e me l’ha spostata, dico ma senza nessuna convinzione che sia andata così.
    Niente, niente neppure da quest’altra parte.
    Ritorno sui miei passi.
    Riguardo palmo a palmo tutta la zona più volte.
    Nulla !.
    Mi hanno fregato la macchina !.
    Dico alla fine della vana ricerca allargando le braccia.
    Ritorno sui miei passi, ormai completamente convinto che se la errano fregata !
    Ma chi caspita poteva prendersi una auto vecchiotta dal valore commerciale quasi zero ?.
    Poi pensando al giorno, mi sono detto che poteva essere qualcuno che voleva farsi la tradizionale scampagnata e magari era privo di mezzi di trasporto.
    Così, ha ben deciso di prendere la prima che trovava.
    Tanto, sicuro per come ero del suo scarso valore, di solito la lasciavo pure aperta.
    Arrivato alla porta carraia noto il piantone proprio davanti.
    Che fa brigadiere ?..
    E’ di nuovo qui ?.
    Ma non era andato via ?.
    Mi dice subito vedendomi.
    Tanto le persone in giro si contano davvero sulla punta delle dita.
    Aveva notato bene i miei spostamenti li attorno.
    Non hai fatto caso se c’era un auto parcheggiata proprio lì ?..
    Gli rispondo indicando con il dito dove avevo parcheggiato.
    Era appena a cinque metri dall’ingresso.
    Li dove ?.
    Lì, proprio prima della fermata dell’autobus !.
    L’avevo parcheggiata proprio lì, ed adesso non c’è più !.
    Brigadiere !.
    A parte il fatto che sono montato da poco prima che venisse lei, ma sinceramente mica si può stare qui a guardare le auto che sono in sosta ?.
    Sa, a parte il fatto che non so neppure di chi siano, ma se vedo uno che monta su di un auto e parte via, mica posso sapere se sia davvero la sua o meno ?...
    Ma per caso mi sta dicendo che…
    Mi hanno rubato la macchina appunto !.
    Parcheggiata proprio qui !
    Davanti alla Questura !.
    Mi dispiace tanto brigadiere !.
    Non sai tu quanto mi dispiaccia a me !.
    Ma torno a ripetere io non ho visto nulla di…..
    E quello che c’era prima di te ?.
    Il collega che c’era prima non mi ha detto di aver visto niente di anomalo !.
    Mi risponde prontamente.
    Capisco !.
    Lascia perdere.
    Mica sto dicendo che sia colpa vostra !.
    Tanto state qui tanto per riempire un buco al corpo di guardia.
    Pensavo tra di me.
    Uno può portarsi dietro anche un cannone e voi manco ve ne accorgete.
    Varco la porta e mi dirigo verso il “pronto intervento.”
    Allora si chiamava così l’Ufficio denunce.
    Il collega mi vede e mi riconosce.
    Ma non sei libero oggi ?.
    Lasciami perdere che non è proprio giornata !
    Cosa è successo ?.
    Gli racconto il tutto.
    Cose da pazzi !.
    Proprio qui davanti !.
    Ma che cazzo guardano i piantoni ?....
    Mi dice sbigottito.
    E quello che vorrei sapere anch’io !.
    Ma se gli chiedi se hanno notato qualche bella ragazza passare da qui, stanne sicuro che te la descrivono con tutti i particolari !.
    Facciamo subito la denuncia.
    Ma prima dammi subito il tipo e la targa della tua macchina, la passo subito alla sala operativa.
    In effetti davanti a me alza subito la cornetta e chiama.
    Si, confermo, date disposizioni a tutte le volanti di cercarla.
    E’ di un nostro collega !.
    Dice chiudendo.
    Dai, lo so che è dura, ma tocca fare sta denuncia !.
    Si è vero, ero assicurato contro il furto, questa era l’unica mia consolazione.
    Qualcosa, anche se non tutto l’avrei recuperata.
    Però quella macchina per me aveva un valor davvero affettivo.
    Vuoi perché era stata la mia prima macchina, acquistata in quel di Brescia con i primi
    stipendi, vuoi perché ci avevo girato in lungo ed in largo per lo stivale.
    Da Brescia per tutta la pianura padana, poi a Genova, poi ancora a Nettuno, poi l’avevo scesa giù anche in Sicilia, per risalirla a Roma alla fine del corso sottufficiali e per riportarla a Genova dove ero stato assegnato alla fine del corso.
    Vuoi perché a farmela comprare era stato il leggendario maresciallo Silvano della scuola Polgai di Brescia.
    Lui, nostro istruttore di scuola guida, era stato un allievo di Armandino Spatafora, quello della mitica Ferrari della squadra mobile di Roma.
    Ed era davvero un suo degno emulo.
    Con una macchina lui ci faceva quello che voleva.
    Ci andava su due ruote, faceva testa coda pazzeschi ed altre diavolerie del genere.
    A Brescia eravamo arrivati dalla scuola allievi di Trieste.
    Eravamo tutti appiedati.
    Cento eravamo in tutto e cento siamo alla fine usciti tutti con la macchina !.
    Se uno di noi, girando per i numerosi autosaloni della città, trovava la macchina che faceva per lui, e di nuovo ma soprattutto di usato c’è ne era davvero per tutte le tasche, chiamavi lui.
    Il suo parere prima dell’acquisto era determinante.
    Intanto ti chiedeva che cilindrata era.
    Lui conoscendoci come autisti, ci assegnava pure la cilindrata adatta ad personam.
    Per te va bene una 1000, per te invece va bene anche una 1600, tu no, tu per ora inizia con una 850 !.
    Così ci diceva.
    Una volta che gliela portavi, bastava solo metterla in moto.
    Lui ascoltava i giri del motore in religioso silenzio.
    Dopo solo qualche minuto, ti diceva che potevi spegnere.
    L’Hai già comprata ?....
    Chiedeva.
    No maresciallo !.
    La puoi comprare !.
    Gira come un orologio svizzero !.
    Oppure.
    Non la comprare !.
    Questa tra non molto fonde e ti lascia a piedi !.
    Quanto ti hanno chiesto di prezzo ?....
    Un milione maresciallo !.
    Troppo cara !
    Vedi se trovi di meglio, ti assicuro che di meglio c’è ne a meno prezzo !.
    Ottocentomila maresciallo !.
    Gli avevo detto io.
    Comprala subito !.
    Cosa aspetti ?....
    Mi aveva risposto quando gliela feci vedere e provare.
    Ma ormai, non c’era più !.
    Non riuscivo a farmene una ragione.
    Il collega della volante che dormiva con me in caserma, mi aveva detto :
    Brigadiere !.
    A Genova la sua auto non c’è !.
    Abbiamo guardato in tutti i posti dove sono solite portarle per smontarle.
    Nulla !.
    Pure a Righi ?...
    Gli chiedevo.
    Lì è il primo posto dove abbiamo cercato !.
    Consolante la cosa !.
    Vado all’assicurazione per fare la denuncia di furto.
    Su ottocentomila che l’avevo comprata, me ne liquideranno
    quattrocentomila.
    Cos’ mi disse una gentilissima signorina.
    Valore stimato pari pari dalla rivista “quattro ruote”, quella che detta il vangelo in questi casi.
    Mi aspettavo di peggio.
    Si sa che anche se si è assicurati, si perde sempre sul valore dell’acquisto.
    Ma di certo, non potevo neppure restare a piedi.
    Si, tutti mi consigliavano di aspettare un po’ prima di comprarne un’altra, però mi sentivo come handicappato.
    Così, i prossimi pattuglioni furono dedicati al giro degli autosaloni.
    Bruno, il collega autista del pattuglione, conosceva parecchi rivenditori.
    Giriamo, giriamo, ma non trovo nulla che mi soddisfa.
    O per lo meno.
    Se ci fosse stato il buon maresciallo Silvano, sarebbe stata un’altra storia.
    Lui si che mi avrebbe ben consigliato.
    Però trovo alla fine qualcosa di interessante.
    Proprio per quattrocentomila lire.
    L’assicurazione mi aveva detto che se entro un mese non avrei recuperato l’auto, me l’avrebbero liquidata.
    Erano passati oltre venti giorni, e di notizie non c’è ne erano affatto.
    Per cui ormai ero convinto a procedere all’acquisto.
    Poi la svolta.
    La mattina successiva, proprio mentre devo andare a formalizzare l’acquisto, il maresciallo Lorongiu
    mi intravede mentre prendo dall’armadio la paletta per portarla al seguito nel servizio di pattuglione.
    A Brigadiere !.
    Mi dica cavaliere !.
    Sua madre telefonato ha !.
    Disse se la può urgentemente richiamare !.
    La ringrazio molto cavaliere !.
    All’epoca non esistevano telefonini.
    C’erano i vecchi telefoni a gettone.
    Passo dallo spaccio bar, e ne faccio incentiva.
    Nelle interurbane, appena mettevi cinque gettoni, scendevano subito giù come se niente fosse, una volta che c’era la risposta alla chiamata.
    Tutti in una tirata.
    Per cui meglio era se se ne aveva in buon numero con se.
    Mamma ?...
    Gianfranco ?...
    Così mi chiamava lei.
    Cosa è successo ?.
    Ti hanno trovato la macchina !.
    Come ?...
    Hanno telefonato i Carabinieri !.
    Mamma, stai calma e dimmi cosa ti hanno detto.
    Che hanno appunto trovato la tua macchina !.
    E’ dove ?...
    Presso Milano !.
    Cosa vuol dire scusa “presso” Milano ?...
    Presso o Bresso, non ho capito bene…..
    Bresso !.
    Bresso è un comune della cintura Milanese, mamma !.
    Ma che vuoi che ne capisca io di queste cose, figlio !.
    Ma quali Carabinieri erano, te lo hanno detto almeno ?.
    Mi dissero che avevano fatto l’accertamento sull’indirizzo di residenza, che hai ancora qui da noi in Sicilia !.
    Mamma, quali Carabinieri, di Genova ?.
    No !.
    Quelli di Milano !.
    Milano ?....
    Milano, Bresso…
    Allora ci siamo !.
    Ma loro sapevano che tu eri brigadiere lì, alla Questura di Genova !.
    Come ?
    Lo sapevano e ti hanno telefonato laggiù a te ?.
    Mi dissero, ma suo figlio è brigadiere e fa servizio alla Questura di Genova ?.
    Io gli risposi di si !.
    Loro però mi dissero che avevano scritto più volte alla Questura senza avere avuto nessuna risposta !.
    Per questo hanno fatto accertamenti sulla tua residenza e quindi hanno chiamato qui a me !.
    Va bene mamma, lasciamo perdere, l’importante è che me l’hanno trovata !.
    Con lei, avevo chiuso in quel modo.
    Ma ora c’era da accertare cosa era davvero successo e c’era un solo modo per saperlo.
    S.A.R. !.
    Una sigla che hai più non significa nulla.
    A me però significava, Servizio Auto Rubate !.
    Era proprio lungo il corridoio del pian terreno della Questura.
    Chissà quante volte c’ero passato davanti.
    Busso alla porta.
    Avanti !.
    Ah !.
    Collega !.
    Dimmi pure.
    Mi dice uno di loro.
    Avete notizie della mia macchina ?.
    Minchia !.
    Ma allora eri tu ?!.
    Ma scusate, ma non mi conoscete ?.
    Certo che ti conosciamo !.
    Come nome, ma non come cognome !.
    Ma insomma è vero o non è vero che i carabinieri mi hanno trovato la macchina ?.
    E’ vero !.
    Ma sono passati venti giorni !.
    Perché non mi avete avvisato sino ad ora ?.
    Possibile che io da poliziotto lo debba sapere da mia madre che sta giù in Sicilia ??!.
    Collega ?..
    Non ti arrabbiare !.
    Ti ho detto che solo non sapevamo che eri tu !.
    Guarda leggi qui.
    E mi porge la carpetta con su scritto cat.01/80, che significa patito furto, seguito dal mio nome e cognome.
    Effettivamente vi trovo ben tre telex dei Carabinieri di Milano Comando di via Moscova.
    Il primo di essi è di soli cinque giorni dopo il furto da me subito.
    “Pregasi comunicare urgentemente at vostro brigadiere P.S., come mi chiamo io , che est stata rinvenuta sua auto oggetto furto in Genova data….quella che era.. punto.
    Pregasi invitare medesimo sottufficiale at subito qui presentarsi per procedere at riconsegna citato mezzo punto
    Gli altri due erano dei solleciti.
    Tutti senza nessuna nostra risposta.
    Ma che significa questo !.
    Dico cominciando ad alzare la voce.
    Abbiamo chiesto in tutti posti !.
    Alla Polfer alla Stradale, al Reparto Celere di Bolzaneto, nessuno ti conosceva !.
    Ma scusami tanto collega.
    Gli dico con crescente rabbia, tanto che ero ormai rosso e verde in faccia.
    Ma lo sapete o no che esiste al nostro Raggruppamento di Sturla un Ufficio che si chiama
    Appunto Ufficio del Personale ?.
    Bastava semplicemente fargli una telefonata !.
    Scusaci collega.
    Hai ragione !.
    Non ci abbiamo pensato !.
    Alle volte mi chiedo molto seriamente perché scrivano le barzellette sui carabinieri anziché su di noi !.
    Collega ??.
    Ora basta !.
    Se sei venuto qui per fare polemiche…..
    Basta una minchia !.
    Se proprio non mi conoscevate potevate fare come hanno fatto i carabinieri !
    Loro almeno ci sono arrivati a telefonare alla mia residenza !.
    Adesso mi tocca pagare due settimane di deposito !.
    Ma lo capite questo ?.
    Non c’è bisogno che te la vai a prendere, collega.
    Tanto la tua macchina è tutta rotta !.
    Questa ultima carognata, te la potevi risparmiare !.
    Gli urlo letteralmente in faccia.
    Farò relazione direttamente al Questore !.
    Così vediamo se così vi farà svegliate un poco !.
    Detto questo, vado per uscire.
    Collega !.
    Dove te ne vai ?
    Devi firmare la notifica !.
    Mi dice.
    Non firmo proprio una minchia di niente !.
    Io qui non ci sono mai stato.
    Tanto, voi non mi conoscete !.
    Continuate pure a cercarmi !.
    Magari che ne so, provate pure alla Polizia Marittima, quella ve la siete scordata !.
    Detto questo esco e sbatto la porta così forte che penso si sia staccato anche qualche calcinaccio.
    Tanto l’indirizzo dove andare c’è lo avevo.
    Milano Comando Centrale di via Moscova.
    Cerco nell’elenco telefonico di Milano.
    Compongo il numero.
    Carabinieri !.
    Mi rispondono.
    Gli spiego la cosa.
    Attenda !.
    Mi dice perentorio.
    Attendo, quasi sugli attenti, visto il modo con cui mi era stato intimato di farlo.
    Finalmente, dopo qualche secondo, mi risponde un altro.
    Sei il collega della P.S. di Genova a cui hanno rubato l’automobile ?....
    Mi chiede.
    Si, sono proprio io !.
    E mi presento.
    Piacere, sono il brigadiere Pacelli !.
    Mi risponde.
    Collega, ho saputo solo adesso del ritrovo da parte vostra della mia macchina !.
    Intanto vi ringrazio e ….
    Collega ?.
    Ti conviene venire subito a ritirarla.
    Sai, l’auto è in deposito e il deposito costa !.
    Lo so, collega.
    Mi organizzo e vengo subito lì.
    Mi faccio di coraggio.
    Ma scusami…..in che condizioni è….che a te ti risulti..intendo….
    Ah ?..
    Tranquillo collega, è sana sana !.
    La nostra pattuglia l’ha scritto in relazione.
    E’ stata rinvenuta di fronte alla stazione centrale, proprio lo stesso giorno in cui è stata rubata !.
    Ti ringrazio tantissimo collega, davvero molto gentile.
    Collega ?...
    Quando vieni qui alla Moscova, chiedi di me, la tua pratica c’è l’ho io.
    Ti ringrazio ancora !.
    Se decidessi di riarruolarmi di nuovo, so dove farlo.
    Pensavo tra di me.
    Doveva essere qualche banda si scapestrati che era a piedi e voleva farsi la gita del lunedì dell’Angelo.
    Era il primo pensiero che mi era venuto in mente.
    La prima macchina che gli era piaciuta per lo scopo, se l’erano presa.
    Manco a farla apposta era stata proprio la mia !.
    Questo pensavo visto anche il luogo ove era stata rinvenuta.
    La stazione centrale di Milano, alias grande porto di mare.
    Peggio di quello di Genova !.
    Il collega Pacelli aveva dannatamente ragione.
    Toccava sbrigarsi, ogni giorno che passava era un giorno di più di deposito da pagare.
    E già erano tanti !.
    Ma c’era un problemino.
    Ero a piedi.
    Qualcuno mi doveva accompagnare alla città della Madonnina.
    Fortuna che c’era il collega Raffaele.
    Messinese doc di origine come me.
    Collega e compagno di una infinità di pattuglioni notturni.
    Franco !.
    A tua disposizione !
    Possiamo partire pure domani mattina !.
    Mi aveva subito risposto non appena glielo avevo chiesto.
    Altro problemino.
    Ora si doveva convincere il maresciallo Lorongiu onoratissimo Cavaliere della Repubblica nonchè Comandante supremo militare della Sezione del Corpo delle Guardie di P.S. presso la Digos, a darci un giorno di riposo ad entrambi.
    Brigadiere, sa che a servizio messi male siamo !.
    E’ stata la sua prima risposta.
    Lo so, Cavaliere, lo so, ma io sa devo pure riprendermela questa macchina !.
    Lei si, ma l’Agente Raffaele Lanzivillo che c’entra con questa storia ?...
    C’entra Cavaliere !.
    Lui mi deve accompagnare siccome per ovvi motivi sono a piedi.
    Ma io servizio per domani fare devo !.
    Chi ci metto a farlo il servizio ?.
    Due troppi siete !.
    Sa, Cavaliere ?.
    Non c’è problema !.
    Capisco le sue difficoltà.
    Domai anziché di riposo, ci può mettere tranquillamente a fare il pattuglione serale.
    Tanto penso che per quell’ora saremo di ritorno.
    Partiamo domani mattina presto.
    E domani sera pattuglione con orario 19,00/01,00 farete !.
    Cercate di essere puntuali !.
    Eh ti pareva, che non ci piazzava a fare il pattuglione !.
    Pensavo, però mi guardo bene dall’esternarlo il mio pensiero.
    Se no questo me lo farà fare per un mese di fila !.
    Tranquillo Cavaliere !.
    Alle 19,00 in punto e pure prima saremo già in ufficio pronti a muove !.
    Raffaele aveva una Fiat Ritmo nuova di zecca.
    Certo rispetto alla mia che era di seconda mano, era tutta un'altra cosa.
    La mattina mi aspetta puntuale come una cambiale.
    Non appena arrivo, scendo dal bus e monto subito sulla sua auto.
    Andiamo Raffaele !.
    Direzione Milano Moscova !.
    Ed a Milano Moscova ci arriviamo.
    Centro della città, zona bene.
    Edificio davvero imponente, il Comando Carabinieri.
    Quando entri in una Caserma CC., la prima cosa che ti capita e che ti blocca subito il piantone.
    Desiderate ? !..
    Ci intima non appena entriamo.
    Sono un vostro collega della P.S., lui lo è anche.
    Gli dico indicando il buon Raffaele ed esibendo il tesserino di riconoscimento.
    Io dovrei andare dal Brigadiere Pacelli siccome mi deve riconsegnare la macchina che mi hanno rubato a Genova.
    Mi sa indicare cortesemente il suo ufficio ?
    Accomodatevi qui !.
    Ci dice in modo molto marziale e perentorio indicandoci la sala di attesa.
    Ci accomodiamo.
    Dopo qualche minuto, ritorna.
    Ci indica un altro carabiniere.
    Seguitelo !.
    Lui vi condurrà dove dovete andare !.
    Lo seguiamo.
    Sempre i soliti diffidenti.
    Pensavo.
    Vuoi mai che ti lascino girare da soli in un sacro luogo militare ?.
    Peggio ancora più che mai se sei un poliziotto.
    Pacelli è tutt’altra cosa.
    Mi vede e mi stringe subito la mano.
    Entra collega, accomodati pure !.
    Tu puoi andare !.
    Dice al carabiniere che ci aveva accompagnati.
    Quello si mette sugli attenti, esibisce un robusto saluto militare con tanto di rumore di tacchi che sbattono.
    Comandi Brigadiere !.
    Dopo il saluto, gira su se stesso e se ne va.
    Perdonaci collega !.
    Ma sai, il colonnello che comanda qui è molto severo.
    Guai se non rispettiamo le consegne che ci dà.
    Non ci sono problemi Pacelli !.
    Sono cose che sappiamo.
    Tutt’altra cosa delle caserme nostre.
    Pensa che al reparto celere di Roma hanno scoperto un civile che spacciandosi per poliziotto vi soggiornava da mesi.
    Aveva trovato vitto ed alloggio gratis !.
    Che ci vuoi fare collega, siamo agli estremi.
    Dove troppo, dove nulla !.
    Ma piuttosto, ecco, ho già redatto il verbale di riconsegna.
    Leggilo, poi lo firmi e te ne rilascio copia.
    Non c’è problema, dammelo che te lo firmo subito.
    Detto questo lui me lo porge subito.
    Senza leggerlo, metto la firma.
    Non vuoi leggerlo ?
    Mi chiede.
    Mi fido di te !.
    Eccoti la copia.
    Portala con te e la esibisci al custode del deposito ove portiamo le auto rubate che rinveniamo.
    Eccoti l’indirizzo.
    E mi porge un biglietto da visita.
    Una società con sede a Bresso.
    Per andare, ti conviene prendere la direzione nord.
    Non c’è problema Pacelli, il collega Raffaele ha fatto la volante qui a Milano.
    Bresso, Presso Milano !.
    Mi scappa di dire pensando alla telefonata di mia madre.
    Trovare il deposito non è difficile.
    Il buon Raffaele si muove per le strade di Milano proprio a suo agio.
    Non appena arrivati, scendiamo e ci avviamo all’ingresso
    E’ molto grande.
    Entriamo dentro.
    Finalmente, vediamo un tipo in tuta.
    Scusi ?...
    Scusatemi voi !.
    Voi siete ?...
    Io sarei il custode del garage !.
    Il custode ci guarda.
    Dovete aggiu piglià qualche macchina ?.
    E si.
    Gli dico.
    Siamo tutti di Milano qui, vero ?.
    Verissimo !.
    Mi risponde.
    Ci guarda bene in faccia.
    Ma per caso voi siete Poliziotti ?..
    Ci chiede.
    Come ha fatto a conoscerci ?.
    Come aggiu fatto ?..
    Perché tenete a faccia i sbirro !.
    Carabinieri no, siccome la tenete troppo sveglia !.
    Finanzieri nemmeno, siccome la tenete troppo onesta !.
    Quindi per esclusione siete Guardie di P.S. !.
    Veramente io sono Brigadiere, lui è la Guardia Linzivillo !.
    Siamo della Questura di Genova.
    Scusatemi tanto Brigadiere !.
    Qualè la macchina vostra ?.
    E’ una Innocenti mini cooper di colore azzurro.
    Ah !.
    La mini minòr ?...
    Si proprio quella.
    Anche se tiene qualche anno, è ancora una bella macchina !.
    Mannaggia a morti però !
    Ha già da mo’ che sta accà !.
    Lo so, purtroppo mi hanno avvisato del suo ritrovo solo da poco.
    Prende dalla tasca una calcolatrice.
    Sono due settimane !.
    I festivi ve li toglietti, siccome siete della famiglia !.
    Grazie !
    Gli rispondo.
    Grazie si !.
    Sapete o’ festivo si paga o doppio !.
    Grazie ancora, capo !.
    Metto le mani in tasca, tiro fuori due fogli di diecimila lire e glieli porgo.
    Ma sono icchiù !.
    Si tenga pure il resto.
    Brigadiè !.
    Lei è un signore !.
    Gentilmente, mi favorisce a copia dò verbale suo ?.
    Gli porgo la copia del verbale di riconsegna.
    Benissimo, Brigadiere !.
    Tenga e chiavi !.
    Facesse buon viaggio per Genova !
    Detto questo ci saluta e se ne va.
    Guardo l’orologio.
    Minchia, già sono le quattro di pomeriggio !.
    Raffaele !.
    Dimmi Franco.
    Mettiamo in moto e torniamo.
    Fai tu strada, io ti vengo dietro.
    Se per le 19,00 in punto non siamo in Questura a montare di pattuglione,
    Lorongiu ci manda a scavare nelle miniere di sale del Sulcis della sua Sardegna !.

    Fine
     
    .
  9.     Like  
     
    .
    Avatar

    Guru di forumfree

    Group
    Founder
    Posts
    116,557
    Reputation
    +767
    Location
    Barcellona Pozzo di Gotto (ME)

    Status
    Offline
    Altro servizio di scorta


    Il biglietto dell’aereo per andare a trovare la mia futura moglie in Romania, lo avevo già fatto.
    Volo Tarom, la loro compagnia aerea, siccome l’Alitalia aveva deciso di non fare più collegamenti Roma Bucarest o Bucaresti, come dicono loro.
    Ci andavo spesso allora.
    La domanda per sposarci l’avevamo già fatta, ed eravamo in attesa della risposta.
    Si, allora per sposarsi in Romania c’era una trafila assurda.
    Il Regime di quel paese non tollerava matrimoni con stranieri occidentali.
    Domanda da presentare al Consiglio di Stato di quel paese.
    Poi, occorreva solo aspettare l’approvazione della stessa.
    Aspettare.
    C’erano persone che aspettavano da anni ed anni.
    In volo, ci incontravamo spesso e ne parlavamo di questo.
    Poi non era detto nemmeno che l’approvassero.
    Se lei era una funzionaria del partito, potevi solo scordartelo.
    Stesso dicasi se qualcuno della sua famiglia aveva cariche importanti nel partito.
    Se poi aveva fatto gli studi universitari, occorreva rimborsare allo stato tutte le spese sostenute per l’istruzione.
    Nel mio caso, però la prima risposta era stata negativa.
    Mi dicevano che questa era la prassi.
    C’è la mettevano tutta per farti stancare.
    Occorreva appunto solo non stancarsi.
    Ed io non mi stancavo.
    Il volo era per la solita ora, Fiumicino, sette e mezza di mattina in punto.
    C’era però da superare lo scoglio Lorongiu.
    Il buon maresciallo comandante della Sezione della Digos, depositario di tutti i servizi che ivi venivano svolti da tutte e tre le sue sezioni.
    La licenza me l’aveva firmata, però solo a decorrere da dopodomani..
    Toccava vedere cosa avesse deciso di farmi fare il giorno prima.
    La stanza era ancora chiusa.
    Silvano, il collega brigadiere di Brolo, era anche lui in attesa.
    Lui sua moglie, per sua fortuna c’è l’aveva solo nella vicina Milano.
    Silvano ?.
    Franco !.
    Mi risponde.
    Ancora nulla ?.
    Niente !.
    Sono chiusi lui e Tartuccini li dentro da oltre due ore.
    Ti sei fatto la valigia ?.
    Certo che me la sono fatta.
    E se ti mette a fare la notte ?.
    Mi chiede.
    Sono moderatamente ottimista, mi metterà a fare la sera !.
    Gli rispondo.
    La porta finalmente si apre.
    Lorongiu esce tutto contento, come al solito.
    Aspettiamo qualche minuto.
    Poi entriamo e chiediamo la chiave del cassetto ove è custodito il sacro libro del servizio giornaliero.
    La chiave ci viene data.
    Guardo subito.
    Orario 19/24,00, servizio di scorta a nota personalità.
    Minchia !.
    Testa dura sarda !.
    E te lo avevo anche detto che ho il treno per Roma alle 00,30 !.
    Meglio non fare questioni, se no mi strappa la licenza.
    Pensavo.
    Se tutto va bene, posso farcela a prenderlo.
    Tanto ormai ero abituato a montare in corsa ad un convoglio ferroviario diretto al sud.
    Franco, hai azzeccato in pieno il pronostico !.
    Mi dice Silvano.
    Mi scappa una parolaccia impronunciabile.
    Silvano ?...
    Io non ci azzecco purtroppo solo al totocalcio !.
    Poi ritorno indietro.
    Cavaliere, con la sua immensa cortesia, potrei sapere chi è la “nota personalità da scortare” ?
    Nel registro non c’è scritto !.
    Su Brigadiere !.
    Come lei sa il registro anche se chiuso nel cassetto è, però bene è che nomi di personalità non si scrivano li soppra !.
    Sa, cosa riservate sono !.
    Giustissimo, mi pare la cosa.
    Gli rispondo.
    Però, è bene che noi sapessimo in anticipo anche chi sia colui il quale dobbiamo proteggere penso sia cosa saggia !.
    Certo !.
    Basta solo chiedere come lei fatto bene a fare ha fatto !.
    Trattasi di Zaccagnini Benigno, Segretario della Democrazia Cristiana, maggiore
    partito Italiano !.
    Nonché padre della Repubblica e dell’assemblea costituente !
    Viene a soggiornare a Santa Margherita Ligure, siccome convalescente !.
    Siccome minacce brutte avuto ha, dalle brigate rosse, occorre scorta personale fissa, con cambio sul posto !.
    Capisco !.
    La ringrazio infinitamente cavaliere !,
    Su Brigadiere ?...
    Per caso non le andava bene servizio che fatto fare le ho ?.
    No cavaliere !.
    Va benissimo.
    Prenderò come al solito l’ultimo treno per Roma a volo.
    Pensavo senza chiaramente dirglielo.
    L’indomani ore 18,30 in punto, arrivo in ufficio.
    Valigia al seguito.
    Non vogliamo profughi Rumeni qui !.
    Mi dice Silvano vedendomi.
    Tranquillo Silvano che non andrò di certo li per chiedere asilo politico !.
    Sandro e Bruno, miei compagni di sventura nel servizio, mi aspettavano già.
    Brigadiere, la macchina è già sotto.
    Benissimo, partiamo subito.
    Cambio sul posto !.
    Santa Margherita Ligure, è una delle perle del Golfo del Tigullio.
    Riviera di ponente.
    Insieme a Rapallo ed a Portofino.
    La valigia la sistemo nel bagagliaio.
    Arrivati, la situazione è di calma piatta.
    Il collega smontante, mi passa le consegne.
    Sta riposando.
    Mi dice.
    Sai che cosa farà stasera ?.
    No.
    Il suo autista è tipo incomunicabile, te lo anticipo.
    Ha scorta alla persona da Roma ?.
    No.
    Soldi pubblici risparmiati, pensavo.
    Oltre noi, ci sono i colleghi Carabinieri della Stazione di Rapallo.
    Loro fanno solo la vigilanza fissa all’albergo.
    Noi lo dobbiamo invece seguire se si sposta da qui.
    Bene, Corrado.
    Sei stato chiarissimo !.
    Ciao Franco e buon lavoro.
    Mi dice andandosene via come un razzo.
    Che si fa Brigadiere ?.
    Mi chiede Sandro.
    Si fa che intanto si chiede cosa deve fare stasera.
    Siccome per fargli la scorta, dobbiamo anche sapere in anticipo i suoi eventuali spostamenti ed organizzarci per tempo di conseguenza.
    Non c’è bisogno che me lo indichino.
    L’autista di Zaccagnini, intendo.
    Lo si vede benissimo.
    Se ne sta seduto al bar, con l’aria di uno che come minimo è Senatore della Repubblica.
    Mi avvicino a lui.
    E’ un uomo cinquantino, tutto serio che si atteggia a Vip, senza chiaramente esserlo affatto.
    Buonasera !.
    Gli dico presentandomi.
    Buonasera Brigadiere !.
    Mi risponde con aria da sufficienza.
    Le vorrei chiedere cosa farete stasera.
    Il Segretario non mi ha detto nulla.
    Sa, siccome noi della scorta ci dobbiamo organizzare in anticipo, sarebbe il caso che lei glielo chiedesse.
    Ma cosa dice ?!!!!.
    Mi dice alzandosi dalla sedia.
    Il Segretario sta riposando !.
    Capisco.
    Gli rispondo.
    Ma appena finisce di farlo, può, intendo, glielo può chiedere cosa farà, ecco !.
    Ma come si permette !!!!!!.
    Il Segretario fa quello che gli pare !.
    Non è tenuto di certo a dire a voi quello che deve fare lui !.
    Ho capito, ho capito !.
    Buonasera, come non detto, abbiamo solo scherzato !.
    Gli dico congedandomi.
    Corrado non si sbagliava.
    Era davvero una testa di minchia doc.
    Mi aveva avvisato a giusta ragione.
    Il carabiniere alla porta è molto giovane.
    Mi guarda, mentre esco fuori dall’albergo a smaltire la rabbia che mi ero preso.
    Lei è il capo scorta ?.
    Si !
    Gli rispondo.
    E’ per caso della Pubblica Sicurezza ?.
    Mi chiede molto timido.
    Si.
    Ma tu, sei della Stazione di Rapallo ?.
    Si, sono un carabiniere ausiliario.
    Sarai contento a fare servizio in un bel posto come questo.
    Ma quando mai !.
    Sto contando i giorni ancora da fare !.
    Quando li finisco me ne scapperò via di corsa !.
    E come mai ?.
    Il maresciallo è convinto che sono fidanzato e mi fa pedinare dal brigadiere !.
    Non ne posso più !.
    Da voi nella P.S., ci sono problemi del genere ?.
    Assolutamente no.
    Le donne indigene sono completamente di libera scelta !.
    Ah !.
    Ho sbagliato posto per arruolarmi allora !.
    Da noi, non ci si può fidanzare con ragazze del posto !.
    Come mai ?.
    Dicono che sia per il buon nome dell’Arma.
    Capisco.
    Lo saluto ed esco fuori.
    Franco ?...
    Mi sento chiamare.
    Era Sandro.
    Guarda che il Segretario è sceso giù nella hall !.
    Arrivo subito !.
    Butto di getto la sigaretta che stavo fumando nervosamente.
    Rientro dentro a passi svelti
    Sandro mi fa cenno dove lo si trova.
    Ma non c’è bisogno, lo conosco benissimo, lo si vede spesso in televisore.
    A prima vista lo riconosco subito.
    Era un uomo di età avanzata.
    Portamento molto stanco, si toccava per mano che era sofferente.
    Del resto era in convalescenza reduce da un infarto.
    Lo avevo appreso dai giornali.
    Aveva sotto braccio i principali quotidiani nazionali.
    Siccome era l’ora del telegiornale, si stava dirigendo verso la saletta ove era installato il televisore.
    Lo punto e gli vado incontro.
    Prima, incrocio lo sguardo del suo autista che era ancora seduto al bar.
    Uno sguardo molto arrabbiato, il suo.
    Tipo, ma che cosa stai cercando di fare ?...
    Ma non hai già parlato con me ?!.
    Lo ignoro e proseguo dritto.
    Mi ci metto proprio davanti.
    Onorevole ?...
    Dettogli questo mi presento.
    Sa, per la sua e la nostra sicurezza, sarebbe bene se potessi sapere in anticipo i suoi eventuali spostamenti di stasera.
    Mi scusi se l’ho disturbata, ma fa parte delle nostre consegne di servizio.
    Lui mi guarda ed accenna ad un vistoso sorriso.
    Mi stringe la mano.
    Ma si figuri !.
    Ma quale disturbo ?!.
    Lei ha fatto benissimo a chiedere, Brigadiere !.
    Fossero tutti come lei.
    Con i tempi che stiamo correndo, purtroppo, fate bene ad essere sempre pronti ed organizzati.
    Dopo aver guardato il telegiornale, uscirò con mia moglie per fare una piccola passeggiata
    a piedi, siccome il dottore mi ha raccomandato di fare almeno 5 chilometri al giorno.
    Sa, alla mia età mica li posso fare tutti in una volta.
    Stamattina ne ho fatto una parte, stasera farò l’altra.
    Poi al ritorno ceneremo e subito dopo me ne andrò a dormire.
    Lei è stato davvero gentilissimo !.
    Gli rispondo.
    E detto questo mi congedo da lui, lasciandolo proseguire verso il suo tg1 di cui ormai era già partita la sigla d’inizio.
    Mi viene istintivo riguardare il suo autista.
    Il suo sguardo adesso era come smarrito.
    Non se l’aspettava la mia azione.
    Hai visto testa di minchia !.
    Mi scappa di dirgli, ma mi trattengo.
    Il tuo padrone è un gran signore !.
    Tu sei solo un bel pallone gonfiato !.
    Allora, lo sappiamo adesso cosa farà la nota personalità ?.
    Mi chiede Sandro.
    Certo che si !.
    E gli spiego l’esito del colloquio avuto con lo stesso.
    Sandro si passa la mano in viso, un po’ corrucciato.
    Lui andrà a piedi, giusto ?.
    Mi chiede ulteriormente.
    Così mi ha detto e così vi dico.
    Gli rispondo.
    Ma noi, mica siamo malati come lui vero ?.
    Mi chiede ancora.
    Anche Bruno mi guarda preoccupato.
    Che intendi dire Sandro ?...
    Che non penso sia il caso di andare a piedi anche noi !.
    No, certo che no !.
    Abbiamo anche il mitra, mica c’è lo possiamo portare a spasso per strada.
    Non vorrei far venire degli infarti ai passanti.
    Li seguiremo a debita distanza visiva con la macchina.
    Meno male !.
    Dice Sandro, tirando un profondo respiro di sollievo.
    Ma siete davvero dei nati stanchi voi due !.
    Ma che volete che sia, fare qualche chilometro a piedi !.
    Meglio di no Brigadiere !.
    Il telegiornale intanto è finito.
    Sento guardando la saletta, la sigla finale.
    Lui si alza.
    Chiama il suo cane, alias l’autista.
    Quello si alza di scatto e gli va incontro tutto scodinzolante.
    Zaccagnini, gli borbotta qualcosa all’orecchio.
    Quello abbassa la testa e parte di scatto.
    Intanto era scesa anche la moglie.
    Era seduta in saletta ad aspettare la fine del Tg, che era stato come al solito, ricco di tante gran belle notizie.
    L’onorevole la vede ed uscendo dalla saletta le va incontro.
    Lei si alza.
    Lui, la prende subito a braccetto, e ci guarda.
    Gli faccio cenno che abbiamo capito, siccome stavano guadagnando la porta di uscita.
    Il carabiniere alla porta, alla loro vista si esibisce in un vistoso saluto militare.
    Sandro è già in macchina ad aspettare.
    Era uscito prima, per controllare anche l’esterno dell’albergo.
    Io e Bruno, li seguiamo nell’uscita.
    Il tempo è incerto.
    Il buon autista porta con se due ombrelli al seguito.
    L’onorevole e la moglie, sempre a braccetto, vanno davanti.
    L’autista gli cammina dietro una decina di metri, seguendoli anch’egli appiedato e portando con se i due ombrelli a braccio.
    Noi, li seguiamo, una ventina di metri prima, andando adagio, quasi a passo d’uomo.
    Che scenetta da favola !.
    Mi dice Sandro che guidava.
    Sembrano la processione di san pasquale !.
    Ma non mi dire, Sandro !.
    Ma lo vedi quanto è stronzo quello ?.
    Mi dice indicandomi l’autista.
    Lo sai Sandro ?.
    Non me ne ero accorto affatto !.
    La passeggiata dura ormai da un bel po’.
    Ogni tanto do uno sguardo all’orologio.
    Si sta facendo tardino.
    C’è la farò a prendere il treno per Roma ?.
    Mi chiedevo.
    Tanto, se il cambio arriva puntuale, c’è la dovrei fare.
    Sempre se questo non decide di passeggiare per tutta la sera !.
    I colleghi montanti se ci debbono venire a cercare per strada, perderanno troppo tempo.
    E noi, mica lo possiamo lasciare solo e rientrare.
    Mentre penso questo, finalmente invertono la marcia.
    Era ora che si stancassero !.
    Dice Bruno.
    Beh, ma se glielo ha prescritto il dottore, avranno un chilometraggio fisso da compiere !.
    Aggiunge Sandro.
    Io invece tiro un respiro di sollievo.
    La strada è praticamente deserta, visto l’orario.
    Certo che ci volessero fare un attentato, sarebbero proprio le condizioni migliori !.
    Osserva Sandro.
    Magari lo rapiscono come a Moro ?.
    Aggiunge Bruno.
    Invece di fare gli uccellacci del malaugurio, aggiungo io, tenete gli occhi aperti.
    Piano piano, torniamo.
    Loro sempre a piedi, l’onorevole con moglie a braccetto avanti, l’autista da solo dieci metri indietro con gli ombrelli in mano, e noi ancora più dietro in macchina, a passo d’uomo.
    Meno male, dice Sandro.
    Si sta proprio ingolfando !.
    Due ore ad andare a velocità di processione, sono tanti !.
    Quando torniamo vi lascio a voi, io vado un po’ a “tirarla” un pochino, se no a Genova non ci
    Torniamo più !
    Ci mancava anche questa, pensavo.
    Finalmente passata la curva si vede l’albergo.
    Una volta rientrati dentro, noi scendiamo lasciando Sandro alla guida.
    Sento che parte come un razzo a tutto gas per la strada completamente deserta.
    Adesso va a cenare, poveraccio, dopo tutta la strada che ha fatto se la merita proprio !.
    Dice Bruno.
    Finita la cena, come promesso se ne torna con la moglie in camera.
    L’autista invece si risiede al bar.
    Tanto, mica la porti qui la macchina !.
    Dice Bruno guardandolo.
    Puoi ber quanto ti pare !.
    Io guardo l’orologio.
    Già sono le 23 e 30.
    Dei colleghi smontanti nessuna traccia ancora.
    Poi improvvisamente si apre la porta.
    Vedo entrare Enrico, mio collega brigadiere da Savona.
    Gli vado incontro.
    Sandro capisce tutto e va già alla macchina seguito da Bruno.
    Il tempo di passargli rapide consegne e come una freccia ci salgo sopra anch’io.
    Corsa notturna, ore 00,15, siamo davanti la stazione di Genova Brignole.
    Buon viaggio Franco !.
    Mi urlano entrambi, mentre io ritirata la valigia dal bagagliaio, entro dentro la stazione come un razzo.
    Grazie ragazzi, e salutatemi domani l’amico autista !.
    E’ l’ultima cosa che dico scappando via.

    Fine.
     
    .
  10.     Like  
     
    .
    Avatar

    Guru di forumfree

    Group
    Founder
    Posts
    116,557
    Reputation
    +767
    Location
    Barcellona Pozzo di Gotto (ME)

    Status
    Offline
    ALTRA SCORTA A PERSONALITA’
    Questa con gara automobilistica inclusa

    Sandro e Bruno erano due autisti.
    Ma non due autisti qualsiasi.
    Nel senso che si limitavano a portare solo la macchina.
    Erano dei super autisti.
    Sandro faceva soventi gare di rally, mentre Bruno aveva fatto il corso di guida veloce a Vallelunga di Roma ed era anche abbastanza bravo.
    Capitava che facessero spesso servizio con me.
    Quella mattina, dovevamo recarci a Santa Margherita Ligure, posto rinomato di soggiorno per i
    Milanesi che decidevano di svernare in riviera.
    La nota personalità era stavolta il senatore a vita nonché Padre Costituente della
    Repubblica Italiana, Leo Valiani.
    Da buon milanese infatti, aveva deciso di trascorrere qualche giorno invernale
    in riviera con sua moglie.
    E siccome aveva ricevuto le consuete minacce di morte da parte di brigatisti e
    gruppi terroristici vari, all’epoca c’era solo l’imbarazzo della scelta,
    doveva essere scortato nei suoi spostamenti.
    Quella mattina però le sue vacanze sarebbero finite e il buon Leo
    avrebbe fatto ritorno nella sua nebbiosa Milano.
    Lorongiu era stato chiaro.
    Su Brigadiere !
    Siccome scorta sua di Milano venire non può, dovete
    scortarlo voi sino a lì !.
    Ogni suo desiderio è un per me un ordine Cavaliere !.
    Mi guarda di traverso e medita già di affibbiarmi qualche
    servizio rognoso, tanto per cambiare.
    Bruno, vai a prendere la macchina che andiamo.
    Prendo l’Alfa 1800, visto che tocca arrivare sino a Milano ?.
    Mi chiede.
    Ottima idea Bruno !.
    Mi pentirò in seguito di tale mia risposta.
    Si frega le mani tutto contento, prende le chiavi e parte a razzo
    verso il sotterraneo della Questura ove è sito il garage.
    Io prendo la paletta e scendo dietro di lui a piccoli passi
    le scale che dal secondo piano portano all’uscita.
    Leo Valiani era un uomo oramai in età molto avanzata.
    Del resto se aveva scritti la Costituzione, pensavo, di anni ne deve pur avere tanti.
    Sua moglie non era da meno.
    Non appena arrivati in albergo, ci confermano che stavano per partire.
    Così, caricati i bagagli, la moglie si mette alla guida.
    Era un auto vecchio modello.
    Del resto l’avranno comprata quando erano ancora giovani.
    Pensavo.
    Arriveranno mai a Milano ?.
    Mi chiede Bruno.
    Non lo so !.
    Gli rispondo molto dubbioso, passandomi la mano per il mento.
    In effetti, imboccata l’autostrada, procedono davvero molto lenti.
    E noi dietro di loro, non possiamo che adeguarci a questa andatura
    tipica dell’autista della domenica.
    Che palle !.
    Urla Bruno.
    Se continuiamo così ingolferemo l’Alfa !.
    Dice sconsolato.
    Ma passata la galleria di Bolzaneto, avviene la svolta.
    Li vediamo mettere la freccia ed accostare sulla destra.
    Bruno mi guarda perplesso.
    Vado a vedere cos’è successo !.
    Gli dico scendendo.
    Mi accosto alla loro auto.
    Valiani mi guarda.
    Sa, mia moglie non è molto pratica a guidare !.
    Non c’è ne eravamo davvero accorti senatore !.
    Mi scappava di dirgli.
    Sa, ha difficoltà ad entrare nelle gallerie, la differenza di luce
    è come se l’accechi.
    Ho capito !.
    Signora si sposti !
    Le dico, e mi metto io alla guida.
    Faccio un cenno a Bruno che ha compreso a volo la situazione.
    Mi ricambia facendomi cenno che posso andare.
    Riparto subito.
    Certo, io non ero un autista sprint, ma in confronti di sua moglie di sicuro ero
    Riccardo Patrese.
    L’andatura la metto su velocità di “crociera”, cioè 120 Km/h.
    Passato il passo dei Giovi, comincia la grande pianura che porta sino ai piedi delle Alpi.
    Bruno mi segue preciso, ogni tanto mi lampeggia.
    Milano appare come al solito.
    La grande metropoli.
    Usciti dall’autostrada, sento la signora parlarmi.
    E’ stato gentilissimo brigadiere !.
    Ma adesso se vuole, può ridarmi la guida.
    Sa, qui in città mi trovo a mio agio a guidare, e poi non penso che lei sia pratico di Milano.
    Si forse la sua è una buona idea, vai a trovare la strada della loro casa !.
    Penso tra di me.
    Come preferisce signora !.
    Le rispondo, metto la freccia ed accosto a destra.
    Bruno, lo vedo dallo specchietto retrovisore, capisce le mie intenzioni e fa altrettanto.
    Rimonto a bordo dell’alfa.
    Ben ritrovato buon samaritano !.
    Mi accoglie così Bruno.
    Non sfottere !.
    Gli rispondo secco.
    La signora certo che della città è pratica davvero.
    Sembra ritrovare la guida sicura e con la sua flemma, piano piano
    si porta verso la destinazione.
    Hai voglia a guidare bene qui !.
    Tanto si va a passo di lumaca !.
    Mi scappa di dire, nel traffico caotico meneghino.
    D’improvviso mette la freccia ed accosta.
    Scende dall’auto e ci fa segno che siamo arrivati.
    Due colleghi in divisa, escono dal portone di casa.
    Lei li guarda e li saluta.
    Poi uno di loro apre il bagagliaio.
    Tira fuori le valigie, e sempre in divisa li porta verso il portone.
    Non capisco, se sono poliziotti o facchini !.
    Mormora Bruno disgustato dalla scena che vede.
    Lascia perdere !.
    Gli dico, e mi avvicino alla coppia in procinto di congedarsi.
    La signora ed il senatore ci ringraziano ancora.
    Ci chiedono se vogliamo qualcosa, ma gli rispondo che abbiamo fretta di
    rientrare a Genova.
    Passiamo dalla Sant’Ambrogio a timbrare i fogli di viaggio ?.
    Mi chiede Bruno.
    Certo !.
    Vuoi che siamo venuti sin qui gratis ?..
    D’accordo allora, la strada per andarci la so.
    La Sant’Ambrogio è una grossa caserma sita proprio nel cuore del centro storico, accanto alla celebre chiesa e sulla omonima piazza.
    Di essa mi ricordo i 225 scalini per arrivare in cima alla “piccionaia”, contati uno per uno, un lunghissimo corridoio sotto tetto dove dormivo alchè venivo mandato di rinforzo a Milano per servizi di ordine pubblico dalle scuole allievi.
    125 scalini da fare spesso con scudi, casse di lacrimogeni e tromboncini lanciatori in mano.
    Una esperienza indimenticabile.
    Corridoio con luci senza finestre, con luci sempre accese anche la notte.
    Gente che smontava, gente che partiva per montare, come si riusciva a dormire non lo so.
    Servizio per l’indomani che usciva all’una di notte, se tutto andava bene.
    E magari lo guardavi all’una ed alle sei dovevi montare.
    Dimenticavo un particolare importante.
    All’inizio del viaggio di andata per Milano, avevo detto a Bruno che in
    un precedente servizio di scorta sullo stesso percorso, Sandro aveva impiegato
    Esattamente 45 minuti dalla città della Madonnina alla città della Lanterna.
    O se preferite da Milano a Genova.
    Bruno mi aveva guardato, ripensandoci, un poco strano.
    Si era messo le mani sul mento e ci aveva pensato su un po’.
    Però non mi aveva risposto nulla.
    Ora che lasciavamo la porta carraia della sant’Ambrogio, con direzione Genova,
    ci stavo giusto ripensandoci alla cosa.
    Ma sino a qui nulla di particolare.
    Raggiunge l’autostrada come se nulla fosse.
    Stranamente il traffico cittadino era in stallo, nel senso che si camminava abbastanza
    scorrevolmente, cosa che mai a Milano.
    Forse era l’orario favorevole.
    Una volta imboccata l’autostrada, lo vedo teso.
    Schiaccia la tavoletta dell’acceleratore a tappo e tira come un missile.
    Bruno ?.
    Guarda che non abbiamo fretta !
    Gli dico.
    Lui, sguardo fisso in avanti, continua a tirare come un matto e non mi risponde.
    Il tratto di pianura mi sembrava fosse diventato il rettilineo della 24 ore di Le Mans, dove le mitiche Porsche 917 e le Ferrai 512S negli anni settanta toccavano e superavano i 400 Km/h
    Vedo una Bmw davanti a noi, che sebbene tirava anche lei da matti, viene
    raggiunta e superata come se nulla fosse.
    Bruno ?....
    Comincio a preoccuparmi.
    Ma il bello arriva appena finisce il tratto pianeggiante e comincia
    quello appenninico.
    Cominciamo ad inerpicarci per il passo dei Giovi.
    L’autostrada qui, è tale solo per modo di dire.
    Sembra una normale strada statale, anche se ci sono due corsie
    per senso di marcia.
    Curve e doppie curve si susseguono di continuo dapprima in salita e poi dopo il passo in discesa.
    Lui, adesso cambia assetto di guida.
    Porta la mano sinistra sulla maniglia in alto, e solo con la destra tiene
    il volante.
    Entra nelle curve di scatto scalando prima la marcia ed accelerando dopo l’uscita.
    Bruno ?...
    Ma che stiamo a fare un rally, per caso ?.
    Gli chiedo.
    Non mi risponde, è troppo concentrato nella guida.
    Sguardo fisso sempre in avanti e tira più forte ancora.
    Bruno ?....
    Per favore rallenta !
    Lo supplico.
    Guarda che non mi aspetta nessuno a…..
    Vedo improvvisamente una vecchia fiat 850 apparire davanti a noi, dopo che
    aveva doppiato una curva alla velocità massima possibile in quei casi.
    Oh mamma !
    Se questa la tamponiamo, pensavo, finisce dritta in Corsica !.
    Era proprio in rotta di collisione davanti a noi.
    Lui, per nulla preoccupato, scala le marce con doppiette pazzesche,
    Poi proprio un attimo prima della collisione, la scansa d’improvviso
    e la supera di scatto.
    Il tempo stretto necessario prima della prossima curva ove entra
    a velocità folle.
    L’auto sbanda un po’, ma tiene non so come, la strada.
    Bruno !.
    Rallenta subito !.
    Consideralo un ordine !
    Dico questo, di scatto, dopo l’ennesimo tornante affrontato alla Munari/ Mannucci
    mitica coppia di rally della scuderia Lancia degli anni settanta più volte campione
    del mondo della categoria.
    Ma qui non siamo sulla Lancia Fulvia Hf, e viste in tv certe cose sono davvero diverse.
    Ero bianco in viso, come un lenzuolo appena uscito dalla lavatrice.
    Ma quello niente di niente.
    Continua a tirare da folle.
    Bruno !.
    Ti faccio rapporto !.
    Basta adesso !
    Rallenta !.
    Urlo, tutto d’un fiato.
    Brigadiere, non rompere le palle e tieniti !.
    Non parlare più, non mi fare sconcentrare, se no ci ammazziamo davvero !.
    E’ la sua unica risposta.
    In effetti mi tengo, eccome.
    Tutte e due le mani sono aggrappate ben salde alle maniglie.
    Allora le cinture di sicurezza ancora non c’erano.
    I piedi erano puntati in avanti.
    Bruno !.
    Questa è insubordinazione !
    Lo capisci questo !.
    Lui zitto, neppure mi risponde e continua a tirare nei tornanti
    come un ossesso.
    Lo sguardo sempre fisso in avanti.
    Il casello finale dell’autostrada, mi appare come una liberazione.
    Imbocca la strada sopraelevata che porta dritta alla Questura.
    Finalmente rallenta.
    Guarda l’orologio.
    Cinquanta minuti !
    Urla.
    Sandro le ha detto cazzate brigadiere !.
    E’ materialmente impossibile metterci di meno su questo percorso !.
    Ora avevo capito.
    Voleva battere a senso suo il record Milano/Genova detenuti da Sandro.
    Non appena varchiamo l’ingresso della porta carraia della Questura,
    tiro un respiro di sollievo grosso quanto un soffione di Larderello.
    Esco dalla macchina a volo, e scappo su per le scale che portano al secondo
    piano dove c’è la Digos.
    Mentre poso la paletta nell’armadio, sento la presenza del maresciallo Lorongiu.
    Era dietro di me.
    Brigadiere, già finito servizio ha ?...
    Presto fatto avete !.
    Sa, Cavaliere, avevamo in dotazione un aereo Concorde, e non una semplice automobile !.
    Mi scappa di dirgli.
    Lui mi guarda serio.
    Le posso pregare di una cosa ?
    Gli dico guardandolo serio a mia volta.
    Ma si figuri, su brigadiere, mi dica pure !.
    Mi risponde.
    Per cortesia, se può evitare di darmi come autista Bruno per un po’ di tempo.
    Le sarei molto grato !.
    Lui mi guarda sempre serio.
    Poi scoppia a ridere.
    Brigadiere, ora capisco perché così presto fatto avete !.

    Fine
     
    .
  11.     Like  
     
    .
    Avatar

    Guru di forumfree

    Group
    Founder
    Posts
    116,557
    Reputation
    +767
    Location
    Barcellona Pozzo di Gotto (ME)

    Status
    Offline
    Altra scorta.
    Questa almeno con lauta cena inclusa !

    Questura di Genova.
    Correva l’anno 1981.
    Siamo al secondo piano, Uffici della Digos.
    All’epoca definita la “difficilissima”.
    Il cavaliere Lorongiu, maresciallone comandante della sezione, era semplicemente sublime.
    Proprio in palla, entusiasta ed alle stelle.
    Gli avevano appena pagato l’anzianità pregressa.
    Per noi, allora ancora ventenni, era solo un miraggio di cosa poteva riservarci il
    futuro.
    In effetti l’assegno che aveva in mano, era abbastanza sostanzioso.
    Intendiamoci, sempre paga per Poliziotto era !.
    Mica ci potevi andare in vacanza in Brasile.
    Però, per chi appena aveva acquistato, come lui una casa, era di sicuro
    una sana boccata di ossigeno puro.
    Il cavaliere aveva un sorriso che io definisco a viso aperto.
    Cioè, quel sorriso che parte da un orecchio e facendo il giro completo
    del viso arriva dopo un percorso che passa per le rughe dell’età del viso,
    direttamente all’altro orecchio.
    Io guardo il collega Gaetano.
    Lui contemporaneamente guarda me.
    Gaetano !.
    Dimmi Franco !.
    Questo è il momento !.
    Momento, ma quale momento Franco ?...
    Mi chiede un po’ perplesso.
    Gaetano ?
    Quello per fare la domanda di licenza !.
    Minchia Franco !.
    Hai ragione !.
    Andiamo subito a compilarla.
    Finito di farla, ci dirigiamo verso il suo supremo comando.
    Busso alla porta.
    Cavaliere ?....
    Chiedo timidamente a Lorongiu che ancora serva in faccia
    il suo ormai sorrisino di appagamento in fase di attenuazione.
    Su Brigadieri !
    Ci dice vedendoci alla soglia.
    Ma entrate pure !.
    Vi pare !.
    Lo prendiamo in parola ed entriamo.
    Sa, vorremmo presentare domanda di licenza.
    Ma figuratevi !.
    Fate pure.
    Veramente, l’abbiamo già fatta !.
    Benissimo, datemele le domande vostre !.
    Le prende le guarda e le firma subito.
    Lei, su Gaetano è Brigadiere o Vice Brigadiere ?.
    Brigadiere Cavaliere !.
    Si segni anche in aggiunta quattro giorni di riposo !.
    Lei, dice guardando me, è….
    Vice Brigadiere sono !
    Cavaliere.
    Allora si segni tre giorni di riposo aggiuntivi alla licenza !.
    Cavaliere, diciamo all’unisono.
    Lei è proprio un gran signore !.
    Però, domani, e guarda me, servizio di scorta da fare c’è !.
    Non c’è problema cavaliere !.
    Non so se aveva letto che come al solito partivo in licenza per la Romania.
    Solito orario, solito treno.
    Quello di mezzanotte e passa.
    Ma tanto, lui ci godeva su questo.
    Tranquillo ero che mi riservava il 19/24.00 !.
    Infatti, come volevasi dimostrare.
    Servizio scorta a nota personalità, orario 19,00/24, 00 !.
    Leggo sul sacro registro del servizio.
    Ci avrei scommesso non so cosa !.
    Solo il terno al lotto non sono capace di indovinare !.
    Beh, lo avevi detto, no ?...
    Mi dice Gaetano ridendo.
    C’è poco da sfottere !.
    Sai almeno di chi si tratta ?.
    Gli chiedo.
    Certo.
    Mi risponde.
    Flaminio Piccoli, emerito capo gruppo della Dc alla Camera.
    E’ qui per la campagna elettorale.
    Chiaramente anche lui è stato minacciato dai terroristi.
    Gaetano ?.
    Ma mi sai dire un solo nome che non sia stato ancora minacciato
    dai terroristi ?.
    Come al solito mi porterò la valigia al seguito.
    Pensavo.
    Alle 18,45 giungo in ufficio.
    Poso la valigia ed apro l’armadio per prendere la paletta.
    Sandro e Bruno mi aspettavano già.
    Beh, allora ?.
    Gli dico.
    Andiamo ?!.
    Franco.
    Mi stoppa Bruno.
    Non sei tu il capo servizio !.
    Questa si che è bella !.
    Rispondo.
    E chi sarebbe ?...
    Buongiorno signori !.
    La porta si era aperta di scatto.
    Scorgo alla sua soglia il Commissario Berevenga.
    Sandro e Bruno mi guardano.
    Ho capito !.
    Ed allargo le mani in segno di resa.
    In effetti, i Commissari non escono sul registro di servizio,
    per cui non potevo sapere che c’era uno di loro come capo scorta.
    Vorrà dire che Piccoli merita un “dottore” come scorta !.
    Mi scappa spontaneo.
    Brigadiere, è pronto ?..
    Mi chiede il funzionario.
    Prontissimo dottore !.
    Gli rispondo.
    Prendete tutto, giubbetti antiproiettile, pistola emme dodici,
    mi raccomando !.
    Ed anche la valigia !.
    Mi fa Bruno.
    Valigia ?...
    Berevenga guarda perplesso.
    Beh dottore, sa a mezzanotte e mezzo ho il treno per Roma.
    Sa, se magari alla fine mi lasciate prima di rientrare in Questura a porta Brignole, alla stazione…
    Lui ci pensa su un attimo.
    Non c’è problema brigadiere !.
    Capisco la sua situazione.
    Però speriamo di finire per quell’ora, sa mi hanno dato
    un programma dell’onorevole molto ricco di eventi per stasera.
    Speriamo !.
    Dico sconsolato prendendo la valigia.
    Sono costretto a sedermi dietro, lasciando il sedile anteriore al Commissario e
    vedo Bruno seduto anche lui dietro accanto a me che singhiazza.
    Come se trattenesse, ma mica poi così tanto una ironica risatina sotto i baffi.
    Lo guardo gelido.
    La prossima scorta che ti improvvisi Niki Lauda, te la farò vedere io !.
    Pensavo tra di me.
    Ubi maior minor cessat !.
    Mi scappa di dire.
    Lui sempre più a sogghignare sinistramente.
    Immo all’Hotel addove alloggia l’onororevole !.
    Dice il Commissario, tradendo il suo accento napoletano.
    L’Hotel Plaza ?
    Chiede Sandro che guida.
    Si proprio l’Hotel Plaza !.
    Confermo io.
    L’Hotel Plaza, non so se esista ancora, ma mi dicono di si, si trovava
    proprio nel cuore di Genova.
    Ad un passo da Porta Principe, centro storico della città.
    Uno degli Hotel “In” della città.
    Il tempo di parcheggiare e ci dirigiamo verso l’atrio.
    Il commissario davanti, io poco dietro di lui, Bruno ancora poco più
    dietro di noi.
    Sandro invece resta in macchina a sorvegliarla e ci guarda andare.
    L’M12 lo tiene a portata di mano.
    Una volta dentro, diamo un occhiata veloce.
    Il Commissario mi guarda.
    Io lo guardo a mia volta.
    Lui prende in mano l’ordinanza di servizio e la legge.
    Quando siamo soli, non ci sono particolari formalità.
    Però quando un funzionario del ruolo civile dell’Interno ci degna
    di dirigere personalmente il servizio, allora le formalità tornano fuori alla grande.
    Brigadiè !....
    Mi dica Dottore.
    Ma leggo accà, e mi mostra l’ordinanza del Questore, che a fare a
    sorveglianza in albergo ci ha da essere a guardia do Commissariato Prè,
    chillo di zona, insomma !.
    Effettivamente si Dottore !.
    Ma io non lo vedo brigadiè !.
    Io in vece lo vedevo bene, eccome.
    Un giovane, calzoncini corti, piedi nudi e zoccoletti.
    Borsello in mano, segno che vi teneva dentro la pistola, almeno
    se lè portata, pensavo, che sapevo essere una Guardia di P.S.
    del Commissariato Genova Prè.
    Ora come faccio a dirglielo al Commissario ?...
    Mi chiedevo imbarazzato.
    Sandro invece si stava sbellicando dalle risate.
    Insomma mi volete spiegare e fare ridere pure ammè ?....
    Dice Berevenga indispettito.
    Scusi dottore !.
    E’ che …..
    Che cosa è brigadiè ?...
    E’ che la Guardia del Commissariato in realtà è presente !.
    E arrustà di grazia ?....
    Replica lui sempre più paonazzo in faccia.
    Alzo il dito e glielo indico.
    Berevenga sembra essersi proprio incantato.
    Il suo sguardo è fisso sul ragazzo che gli ho indicato.
    Sembra volere parlare da un momento all’altro,
    ma le sue labbra restano serrate.
    Il suo sguardo è sempre più verso lo stupore puro
    Ma…..!
    Ma….vuole scherzare ?...
    Brigadie ?
    Mi vuole prendere in giro ?.
    Dice alla fine.
    Assolutamente no !
    Ci mancherebbe altro, Dottore !.
    Gli rispondo tutto serio.
    Improvvisamente lo vediamo allontanarsi da noi e dirigersi
    verso la giovane Guardia.
    Sandro non trattiene più le risate.
    Lo vediamo raggiungerlo.
    Gli si mette proprio davanti e lo guarda dritto in faccia.
    L’altro ha un gesto di meraviglia.
    Berevenga alza il dito e glielo punta in viso.
    Ma lei sarebbe ‘a Guardia do’ Commissariato in servizio qui all’albergo ?..
    Quello lo guarda a sua volta.
    Mi scusi, ma lei chi è ?.
    Gli risponde sempre più meravigliato.
    D’improvviso Berevenga caccia dalla tasca il suo tesserino di riconoscimento di colore rosso.
    Sono il Commissario Berevenga, della Digos della Questura !.
    Lei chi spaccimme è ?!!!!......
    Quello diventa tutto rosso in faccia.
    Poi, prende fiato e gli risponde.
    Mi scusi Dottore !.
    Sono la Guardia di P.S. Remaglino !
    Del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Genova Prè.
    Mi scusi ancora, ma lei non c’è l’ha scritto in faccia che è un Commissario !.
    Detto questo tira fuori dai pantaloncini il suo tesserino di riconoscimento e glielo mostra.
    Ma Berevenga alla vista del suo tesserino di colore verde, lo aveva
    già lasciato ed era tornato veloce verso di noi.
    Brigadiè !.
    Dottore !.
    Ma le pare questo il modo di presentarsi in servizio da parte della Guardia ?!.
    Assolutamente no !.
    Dottore !.
    Poso capire tutto, che fa caldo, ….ma gli zoccoletti !......
    Quelli non li ho già capiti proprio !.
    Sandro ormai si contorce proprio dal ridere.
    Brigadiè !.
    Agli ordini Dottore.
    Vada da quel fetente e lo generalizzi subito.
    Poi mi farà relazione su questo che abbiamo visto.
    Intanto gli dica che o servizio suo è bello è finito,
    e che se vuole se ne può andare a mare a Genova Nervi !.
    Come lei comanda Dottore !.
    Vado verso la Guardia, lasciando Berevenga sfogarsi con
    imprecazione tipiche della zona Partenopea.
    Collega ?.
    Lo guardo.
    Lei è un altro Commissario ?....
    Mi dice ormai bianco in viso come un lenzuolo.
    No.
    Sono un semplice brigadiere.
    Meno male !.
    Fa lui.
    Meno male un corno.
    Cerca di sparire al più presto dalla circolazione.
    Mi hai capito ?.
    Sparisci, dileguati, scompari, disintegrati, prima che quello
    Cambia idea e ti sbatte al carcere militare !.
    Lui mi guarda imbarazzato, poi si gira di scatto e scappa
    letteralmente via.
    La sua scomparsa aveva tranquillizzato il nostro baldo Commissario.
    Ma che sfaccimme !.
    Diceva ogni tanti ripensandoci.
    Ma chi Maronna !.....
    I zoccoletti !....
    Gli zoccoletti quelli proprio no !.
    Mannaggia a morti !.
    Dottore lo lasci perdere, non ci pensi più.
    Brigadiè ?...
    Ma dove li pigliano a issi ?...
    O’ mercatino settimanale i Sanpierdarena ?...
    Sono tempi brutti dottore.
    Gli arruolamenti scarseggiano.
    Gli dicevo per consolarlo.
    O’ cappisco questo !...
    Ma qua teniamo proprio la disperazione, altro che o’ personale !.
    Via dottore, non ci pensi più !.
    Piccoli era piccolo di nome ed anche di fatto.
    Nel senso che era persona bassissima di statura.
    Scende dalla sua camera e si presenta nella hall.
    Cominciavano i suoi impegni.
    Intanto un giro per delle televisioni locali a visionare
    degli spot elettorali pro democrazia cristiana.
    Voleva visionarli lui personalmente.
    Genova era notoriamente un feudo rosso.
    Che passasse alla Dc., era cosa impensabile.
    Però, mai dire mai.
    Glieli mostravano uno per uno.
    Lui li visionava serio.
    Poi storceva il naso.
    Dava dei suggerimenti.
    Tagliamo qui, aggiungiamo qua, diceva.
    La serata passava tutto sommato tranquilla.
    Guardavo l’orologio.
    Alla mezzanotte mancava ancora tanto.
    Poi, uno del seguito dl presidente, avvicina il Commissario.
    Li vedo parlarsi.
    Berevenga si avvicina a noi.
    Signori miei !.
    Si va a Savona !.
    All’onorevole è venuta fame !.
    Lo guardiamo perplessi.
    Ha ricevuto un invito formale da parte di un noto industriale e ristoratore
    della zona.
    Isso, l’industriale, pensate che lo ha mandato a prendere a Roma con il
    suo aereo privato personale !.
    Mo’, visto che tiene un noto ristorante vicino Savona, sulla riviera,
    gli ha organizzato una cena in suo onore !.
    La notizia mi metteva un po’ di ansia.
    C’è la faremo a tornare in tempo per prendere il mio treno ?.
    Sandro e Bruno, mi guardavano a mo’ di consolazione.
    Ma ancora non è detta l’ultima parola.
    Se andiamo adesso, ancora ci sono quattro ore a disposizione !.
    Imbocchiamo l’autostrada dei fiori, direzione Savona.
    Il posto però è davvero incantevole.
    Usciti dall’autostrada, parcheggiamo in alto a strapiombo sul mare.
    Imbocchiamo poi una scalinata che scende giù.
    Scendiamo sino a raggiungere un locale che ci appare all’improvviso,
    nascosto tra gli scogli ove si infrangono direttamente le onde del mare.
    Entrati dentro, ci accorgiamo che ci siamo solo noi.
    Il locale in questa stagione è ancora chiuso.
    Ci dice un avventore che ci accoglie all’ingresso.
    E’ aperto stasera solo per la circostanza.
    La personalità ed il suo seguito, sono i primi a prendere posto.
    Noi ci guardiamo intorno.
    Per educazione, non chiediamo mai di poter partecipare ai banchetti.
    Un cameriere in rigorosa livrea, ci viene incontro.
    Signori !.
    Seguitemi, che vi mostro il vostro tavolo.
    Berevenga, lo guarda.
    Veramente noi…..
    Stiamo bene così !.
    Non prendiamo niente, grazie.
    Signori !.
    Permettetemi di insistere !
    Siete nostri ospiti !.
    Seguitemi, vi prego.
    Berevenga ci guarda.
    Noi guardiamo lui.
    Io allargo le mani.
    Va bene, se proprio insiste !.
    Gli risponde alla fine.
    Però, un tavolo da dove possiamo vedere il tutto.
    Aggiunge il Commissario.
    Ci mostra il tavolo.
    Sedetevi pure !.
    Grazie.
    Rispondiamo tutti noi in coro.
    In effetti, da quella posizione, possiamo vedere bene tutto
    Il locale, il tavolo della personalità, l’ingresso e pure la
    parte finale della rampa di scale.
    In modo che, se qualcuno dovesse arrivare, lo possiamo scorgere immediatamente.
    Bruno ha tra le mani, avvolto in un giornale l’M12.
    Questo lo poso, qui.
    Dice.
    Lo adagia su di una sedia e gli pone il giornale sopra per coprirne la vista.
    Il locale si mostra davvero all’altezza della sua fama.
    Servizio di vero lusso, carrelli, camerieri con il guanto che servono
    Pietanza davvero squisite e bevande molto ricercate.
    Un cameriere, nota la sedia accanto a Bruno e toglie il giornale.
    Forse voleva pulire ma vede l’M12 e fa un salto indietro per lo spavento.
    Bruno lo prende con le braccia.
    Tranquillo capo, tutto a posto, siamo della scorta, siamo
    della Polizia !.
    Quello ancora tutto bianco in faccia, non ha parole, annuisce con la testa
    E fila via come un missile.
    Ma il piatto forte della serata doveva ancora arrivare.
    Non che sino a quel momento non si fosse mangiato bene, anzi !.
    Però, arriva il cameriere dalla livrea impeccabile con un carrello.
    Punta il tavolo della personalità e appena ivi giunto, scarica il suo
    prezioso carico.
    Guardo la cosa.
    Bruno e s Sandro guardano pure.
    La forma dell’oggetto scaricato non lascia nessun dubbio.
    Intanto un altro cameriere, punta verso di noi, carrello al seguito.
    Arriva, si ferma e apre il coperchio.
    Poi depone l’oggetto proprio al centro del nostro tavolo.
    Berevenga guarda meravigliato.
    Ma è……
    E’ una aragosta, dottore !.
    Una signorissima aragosta !.
    Davvero ?...
    Dice ancora lui incredulo.
    Davvero, dottore !.
    Abbiamo tutto il tempo per gustarcela con calma.
    Davvero ottima.
    Io però, do uno sguardo all’orologio.
    Minchia !.
    Sono le 22 e trenta !.
    Ed ancora siamo qui.
    Penso.
    Poi, arriva anche il dolce.
    Profitterolo classico.
    Le 22 e quaratacinque.
    Finita la cena, i convenuti come di rito, si abbandonano a chiacchiericci vari.
    Ed il tempo passa, inesorabilmente.
    Franco, ma dopo quel treno, non c’è ne sono altri, per Roma ?.
    Mi chiede Bruno.
    No !.
    Gli rispondo.
    Se vuoi, ti accompagno io !.
    Grazie, preferisco di no !.
    Ma ad un tratto l’improvvisa svolta.
    I convenuti si alzano.
    Uno di loro si avvicina.
    L’onorevole è stanco.
    Vorrebbe far rientro subito in albergo a Genova.
    Ci alziamo subito.
    Il ritorno in autostrada, è una vera corsa contro il tempo.
    Ma all’Hotel Plaza ci arriviamo, ore 23 e quaranta in punto.
    Piccoli scende, si congeda da noi, ringraziandoci.
    Noi ringraziamo lui e gli altri, per la piacevolissima cena consumata.
    Ma lei, Brigadiè !.
    Non aveva un treno da acchiappare ?.
    Mi dice Berevenga, quando tutto è finito.
    Certo, dottore !.
    Immo allora, iamme !.
    La strada a quell’ora è tutta libera.
    Ore 00, 15 siamo alla stazione di Genova porta Brignole.
    Esco di scatto, apro il bagagliaio e tiro fuori la valigia.
    Franco ?..
    Attento a non prenderti anche il giubbotto antiproiettile !.
    Mi dice ridendo Sandro.
    Tranquillo !.
    Rispondo.
    Il tempo di ringraziare a volo il gentilissimo Commissario,
    e volo dentro la stazione.

    Fine.
     
    .
  12.     Like  
     
    .
    Avatar

    Guru di forumfree

    Group
    Founder
    Posts
    116,557
    Reputation
    +767
    Location
    Barcellona Pozzo di Gotto (ME)

    Status
    Offline
    Altra scorta ancora.
    Questa davvero originale !


    Sapevo che il Dirigente del Commissariato di Barcellona era assente.
    Per cui, quando dalla finestra che dal mio ufficio dava proprio sulla
    strada, notavo arrivare la macchina di quel Commissariato,
    non mi sono fatto nessuna meraviglia.
    Venivano qui da noi, a Milazzo, per fare firmare atti urgenti e non
    al nostro Dirigente che a scavalco sostituiva il loro.
    Dalla macchina vedo scendere il buon Ispettore Raffaele all’epoca il vero
    factotum di quell’Ufficio.
    Di fatto si occupava delle Digos, però parallelamente
    gestiva tutto il Commissariato facendo da vero e proprio
    vice dirigente.
    Mi scosto dalla finestra e riprendo il mio lavoro.
    Sento bussare.
    Si può ?..
    Raffaele !.
    Gli dico meravigliato, come se non l’avessi mai visto arrivare.
    Dovete fare firmare atti ?
    Il Dirigente è nel suo Ufficio, al piano superiore !.
    Anche, anche.
    Che vuol dire questo “anche” ?.
    Vuol dire caro Franco che ci sono rogne in arrivo !.
    Rogne ?.
    Di che genere ?
    Gli abitanti di Lagala, frazione collinare di Barcellona,
    sono in rivolta !
    O questa si che è bella !.
    E perché mai lo sono ?.
    Come tu ben sai, collega, Lagala è sulla strada che da Barcellona
    porta alla frazione di Migliardo.
    E allora ?...
    Non capisco la cosa Raffaele !
    Che cosa c’è a Migliardo ?...
    Mi chiede lui con il sorrisino che lo contraddistingue.
    Aspetta…..
    Gli faccio pensandoci con la mano sul mento.
    Ecco !
    C’è la discarica dei rifiuti !.
    Gli rispondo di scatto.
    Appunto.
    Siccome i camion che da Barcellona portano la spazzatura sino
    alla discarica di pizzo lando di Migliardo attraversano l’abitato di Lagala,
    capita che molti sacchetti di spazzatura gli cascano per strada.
    Ed allora ?...
    Chiedo ancora.
    Allora domani mattina hanno minacciato che non li faranno passare più !.
    Caspita !.
    Io adesso informo del tutto il vostro Dottore, poi vedrà lui il da farsi.
    Detto questo, mi saluta e se ne va verso la rampa di scala
    Che porta al piano superiore.
    Beh, problema loro, mi dico tra di me.
    Passano neppure dieci minuti che mi suona il telefono.
    Ispettore !...
    Tono perentorio il suo come al solito.
    Mi dica Dottore.
    Salga subito su da me !.
    Arrivo.
    Salgo di corsa le scale che portano al piano superiore.
    Semaforo verde alla porta imperiale, questo vuol dire che si può accedere senza correre rischi.
    Mi vede alla soglia.
    Ispettore !.
    Si accomodi pure.
    Mi siedo accanto a Raffaele.
    Pensavo te ne fossi già andato.
    Gli dico sedendomi.
    Ma il grande capo mi interrompe bruscamente.
    Ispettore !
    Mi guarda dritto negli occhi.
    Non so se è al corrente della grave situazione che si sta
    verificando a Barcellona.
    La so dottore !.
    Il collega prima era passato giù da me.
    Raffaele fa cenno di si con la testa.
    Ho appena parlato con il Questore.
    Mi ha detto di seguire personalmente la vicenda.
    Davvero ?..
    Gli dico a bruciapelo.
    Davvero !.
    Mi risponde secco.
    Loro non possono al momento mandarci nessun rinforzo.
    Sa, in Questura hanno la grave situazione della Pirelli di Villafranca.
    Gli operai hanno bloccato i traghetti sullo stretto.
    Per cui, dobbiamo cavarcela da soli.
    Dobbiamo ?...
    Ma il problema non riguarda Barcellona ?..
    Dico un po’ ingenuamente.
    Ispettore ?!.
    Sono io che adesso che dirigo anche Barcellona !.
    Per cui domani mattina ho disposto degli appositi servizi.
    Loro da soli, chiaramente non bastano.
    Per cui, anche il nostro Commissariato deve partecipare.
    Buonanotte !.
    Pensavo tra di me.
    Dottore ?.
    Dice Raffaele.
    La raccolta dei rifiuti comincia alle sei di mattina.
    Bene, Ispettore.
    A quell’ora saremo pronti.
    Ogni camion che andrà alla discarica, sarà scortato da una
    nostra auto.
    Ho parlato anche con il Capitano della vostra Compagnia.
    Ci metteranno a disposizione trenta carabinieri.
    Per cui, ci aggiorniamo domani mattina, alle ore 5 e trenta in punto
    al vostro Commissariato.
    Ci sarò anch’io.
    Raduni tutti gli uomini che trova.
    Orario di galline e di spazzini !.
    Pensavo sempre più sconsolato.
    Beh, dottore, visto che io abito a Barcellona, che ne dice se io vado
    direttamente li.
    Certo Ispettore !
    Ci vediamo domani mattina al Commissariato di Barcellona !.
    Alzarsi alle quattro e mezza di notte non è poi così dura come pensavo.
    Avevo u po’ perso l’abitudine, questo si.
    Però ancora tutto sommato, ancora ci riuscivo.
    E senza nessuna sveglia.
    Il solo pensiero di svegliarmi ad una certa ora, funziona per me come
    una sveglia naturale.
    Per cui, niente tic tac, e niente suoni strani che squarciano le tenebre.
    Apro gli occhi e guardo l’orologio digitale.
    E’ ora !
    Andiamo, su !.
    Mi dico facendomi forza.
    Arrivo al Commissariato puntuale come una cambiale.
    Il Dirigente deve ancora arrivare.
    Però Raffaele è già presente.
    E’ lui che dirige l’orchestra sul posto, e lo dimostra.
    I compattatori sono già usciti Ispettore !.
    Gli dice il piantone.
    Bene !.
    Attendiamo che ultimino il loro giro.
    Poi, non appena pronti, ogni camion che parte verso la discarica,
    una nostra macchina gli andrà dietro.
    Sono ancora assonnato.
    Salvatore, mi scuote.
    Franco ?..
    Si, dimmi.
    Gli rispondo.
    Dobbiamo andare.
    I camion sono pronti a partire.
    D’accordo !.
    Il Dirigente ha chiamato.
    Sta arrivando anche lui.
    Caspita !.
    Avrà preso sette caffè di fila per svegliarsi così presto!.
    Il nostro camion è il primo pronto a partire.
    Noi ci mettiamo proprio dietro.
    Andiamo.
    Tutto avrei creduto, pensavo, ma non di certo a fare la scorta
    perfino alla spazzatura !.
    Poi pensando a quanti politici di quattro soldi avevo scortato nella mia carriera,
    ero arrivato alla conclusione che in effetti quella che stavo scortando era la materia prima
    caratteristica del nostro paese.
    Quella che sommava tutta una classe dirigente insomma.
    Ma forse era solo il sonno che mi faceva pensare così.
    Raffaele mi aveva avvisato.
    Se vi fermano a Lagala, non fare nulla ed aspettaci li.
    Noi siamo dietro.
    Infatti, imboccate le prime curve che portano dritti in alto, non
    appena arrivati all’abitato della piccola frazione collinare, vediamo
    il camion davanti a noi che d’un tratto si ferma bruscamente.
    Ci siamo !.
    Dice Salvatore che guida.
    Ci fermiamo anche noi.
    Scendo giù.
    Una barriera umana è disposta attraverso la strada.
    Ma uno su tutti è davanti.
    Baffi vistosi al vento.
    Atteggiamento da boss, cosa che poi lo è davvero.
    Natale !.
    Caspita !.
    Questo lo conosco bene, dico a Salvatore.
    E’ quello che comanda qui ed anche su Barcellona !.
    E messo proprio in primissima fila.
    Atteggiamento di sfida aperta.
    Da qui, non passa nessuno !.
    Sia chiaro questo !.
    Urla d’improvviso.
    Che si fa Franco ?.
    Mi chiede Salvatore.
    Niente !.
    Aspettiamo Raffaele e gli altri.
    Il conducente dell’autocarro, scende dal mezzo.
    Ci viene incontro.
    Che cosa faccio ?.
    Ci chiede.
    Che cosa vorrebbe fare ?.
    Gli rispondo.
    Se ne torni sul mezzo si sieda e se ne stia calmo e buono !.
    Ma non c’eravate voi per farci passare !.
    Mi dice un po’ contrariato ?.
    Sa a noi ci pagano a giornata !.
    E non voglio perdere questa giornata !.
    Lei ritiene di poter passare ?.
    Lo apostrofo indicandogli quello che c’è di fronte a noi.
    O pensa forse che se glielo andiamo a dire noi quelli si scansano ?.
    Lui mi guarda.
    Per alcuni secondi non dice nulla.
    Poi, allarga le braccia, si gira, e se ne torna sul mezzo.
    L’ha capita !.
    Mi dice Salvatore.
    Era ora che la capisse !.
    Intanto arriva anche il secondo camion, ed anche il terzo.
    Si fermano dietro di noi.
    Dopo qualche minuto, l’intero corteo che trasporta la spazzatura è
    fermo tra le curve che si inerpicano per la strada che porta a Lagala.
    Con le relative nostre macchine di scorta.
    Passa ancora qualche minuto.
    Scorgo dalle retrovie la macchina del Dirigente che
    si avvicina a noi, mettendosi in testa a tutti.
    Non appena arriva, lui scende dall’auto.
    Contemporaneamente arriva anche Raffaele.
    Gli abitanti sono sempre tutti radunati davanti al primo
    camion.
    Natale, con i suoi vistosi baffoni, è sempre davanti a tutti.
    Si gira, guarda la folla.
    Poi si gira ancora alza i braccio con il dito puntato verso di noi.
    Da qui, oggi non passerà nessuno !.
    La folla dietro, lo sente, lo applaude in delirio.
    Giusto !.
    Siamo stanchi di vedere piovere da questi luridi mezzi la spazzature per le nostre strade !.
    Urla uno della folla.
    Cose da pazzi !.
    Dice il Dirigente.
    Adesso gli faccio vedere io !.
    Ci schieriamo tutti qui davanti e forziamo il blocco !.
    Stia calmo Dottore !.
    Gli dice Raffaele.
    Non sono solo quelli che vede davanti.
    Dietro ogni finestra c’è almeno un fucile che per ora ci è puntato addosso !.
    Cosa vuol fare ?.
    Scatenare per caso una guerra ?!.
    Lui lo guarda serio.
    Lei cosa suggerisce di fare, Ispettore ?.
    Se lei permette, Dottore, mi lasci l’iniziativa.
    Lui lo guarda.
    Alza le braccia.
    Raffaele capisce, e avanza da solo verso la folla.
    Lo facciamo andare così da solo ?...
    Mi azzardo a dire.
    E faccio come per seguirlo.
    Ma un collega mi trattiene.
    Ispettore !.
    Stia fermo qui.
    Raffaele sa come parlare con certa gente.
    Speriamo !.
    Mi scappa di dire.
    Arriva proprio accanto a Natale, quello che è indiscutibilmente
    il capo.
    Signor Merrino !.
    Gli dice,
    Lo sappiamo che voi avete ragione !.
    Ma comportandovi così, non risolverete nulla !.
    Natale lo guarda dall’alto verso il basso,
    Poi alza il braccio in alto ed urla letteralmente.
    L’Assessore Di Giovanni !.
    Lo voglio qui !.
    Abbassa il braccio ed indica con lo stesso il terreno accanto a lui.
    L’Assessore Di Giovanni !.
    Torna ad urlare.
    Lo voglio qui !.
    E torna ad indicare il terreno accanto a lui.
    Lo voglio qui !.
    E per subito !.
    Chi minchia è quest’Assessore Di Giovanni ?...
    Chiede il Dirigente.
    E’ quello preposto al servizio di raccolta dei rifiuti !.
    Gli risponde un collega del posto.
    Comincio a capire.
    Profferisce il Dirigente.
    Da buon politico, li avrà presi solennemente per i fondelli.
    Raffaele non demorde.
    Signor Merrino !....
    Mi ascolti…..
    L’Assessore Di Giovanni !.
    Torna ad urlare Natale.
    Deve venire qui !.
    E profferisce una sonora bestemmia.
    La folla dietro di lui adesso rumoreggia vistosamente.
    Giusto !....
    Deve venire qui, quell’emerito signore !.
    Ci aveva promesso che avrebbe risolto il problema !..
    Sono alcuni degli urli che vengono lanciati.
    Ci avevo visto giusto.
    Mormora il Dirigente.
    Ora che si fa Dottore ?...
    Chiede un collega.
    Il Dirigente non gli risponde, va avanti e raggiunge Raffaele e Natale.
    Io stavolta gli vado dietro e nessuno stavolta mi trattiene.
    Sono il Dirigente del Commissariato di Milazzo !.
    Dice rivolgendosi a Natale.
    Natale lo guarda, sempre dall’alto verso il basso.
    Sta per tornare ad urlare la sua richiesta, ma il Dirigente lo precede.
    D’accordo !.
    Ispettore ?...
    Dice a Raffaele.
    Vada a cercare quest’Assessore e lo porti subito qui !.
    Ci vado immediatamente Dottore !.
    Detto questo, torniamo tutti e tre indietro.
    Raffaele parla con un collega.
    Montano subito dentro una macchina e partono sparati in direzione
    di Barcellona.
    I minuti passano.
    Il Dirigente alla fine prende in mano il microfono della radio della sua auto.
    Ispettore ?
    Ci sono novità ?.
    Ha rintracciato l’Assessore ?.
    Negativo Dottore !.
    Non si trova a casa, non si trova alla sua farmacia, e nessuno sa dove possa essere !.
    Me lo immaginavo !.
    Dice sconsolato il Dirigente.
    Che era così minchione da farsi trovare ?!.
    Ispettore !.
    Mi dica Dottore.
    Si sente dall’altra parte del microfono.
    Il Dirigente stringe il microfono della radio quasi come
    volerlo stritolare.
    Vada al Comune !.
    Trovi qualcuno, il Sindaco, il Vice Sindaco, quello che lava le scale,
    quello che vuole lei.
    E lo porti subito qui !.
    Ho capito Dottore !.
    Ora me la vedo io.
    Lo spero proprio Ispettore !.
    Non ho voglia di starmene qui per tutta la giornata !.
    I manifestanti erano sempre li davanti.
    Irremovibili.
    Natale era sempre li, davanti a tutti.
    I camion erano fermi.
    E noi tutti, dietro a loro.
    Alla fine, dalla salita intravedo l’auto di Raffaele.
    Sale insieme ad un'altra che le segue dietro.
    Arrivano.
    Dall’auto di dietro, scendono due persone, che conosco bene
    Come il Vice Sindaco ed un Assessore del Comune.
    Non perdono tempo in convenevoli e si dirigono subito verso
    Natale.
    Lui li guarda, sempre dall’alto verso il basso.
    Loro lo guardano e gli fanno un gesto.
    Lui si ferma a pensare.
    Stranamente non grida.
    Alla fine abbassa la testa in segno di assenso.
    Quindi, partano tutti e tre insieme.
    Direzione un bar vicino e ci entrano dentro.
    Noi stiamo a guardare.
    Che si fa ?...
    Chiede il Dirigente.
    Nulla Dottore !
    Mah….
    Nulla Dottore !.
    Mi ascolti, stavolta !.
    Ma cosa gli avranno detto ?...
    Nulla Dottore.
    Qui si fa così !.
    Basta un gesto per capirsi.
    Cosa si staranno a dire ?.
    Che c’è ne importa a noi, Dottore ?.
    Lei mi ha detto che non vuole starsene una giornata qui,
    ed io ho provveduto in questo senso !.
    Ispettore ?.
    Lei non mi convince tanto….
    Però, il fine giustifica i mezzi !.
    Così mi piace, Dottore !.
    Gli risponde Raffaele ridendo.
    Il discorso è lunghetto !.
    Dice il Dirigente, guardando il bar dove da tempo sono entrati.
    Ci vuole il tempo che ci vuole !.
    Taglia corto Raffaele.
    E se noi, visto che manca il capo, ne approfittassimo ?..
    In fin dei conti se partissimo sparati adesso, questi scapperebbero tutti via !
    Si lascia sfuggire dalla gola il Dirigente.
    Raffaele lo guarda brutto senza rispondergli.
    Ho capito, ho capito !.
    Meglio aspettiamo !.
    Raffaele ora lo guarda contento.
    Finalmente il trio esce fuori dal bar.
    Si fermano ancora sulla soglia.
    Gesticolano tra di loro.
    Poi il Vice Sindaco e l’Assessore vengono verso di noi.
    Natale invece si dirige verso la sua gente.
    Si pone davanti, come al solito.
    Si gira verso di loro e li guarda.
    Alza le braccia in alto.
    Le fa girare per bene.
    Gli altri guardano.
    Qualche minuto di assoluto silenzio.
    Lui, ripete il gesto di nuovo.
    Stavolta, la folla ha un sussulto.
    Indietreggiano.
    Poi, piano piano cominciano a defilarsi.
    Nel giro di qualche istante, il muro umano non esiste più.
    Natale, resta sempre fermo li.
    Dietro di lui, ormai non c’è più nessuno.
    Si gira verso di noi.
    Alza il braccio e ci punta il dito contro.
    Potete passare !.
    Urla.
    Però !........
    e guarda il Vice Sindaco e l’Assessore,
    Sappiate che noi sempre qua siamo !.
    Se da domani, un solo sacchetto di spazzatura cadrà dai camion,
    da qui non passerà più nessuno !.
    E stavolta per sempre !.
    Il Vice Sindaco gli fa un gesto.
    Che tradotto in parole vorrebbe dire,
    “Stai tranquillo che non accadrà” !.
    Lui o guarda, abbassa la testa, in senso di assenso.
    Poi, si dilegua anche lui, sparendo nel nulla, dietro i vicoletti della frazione montana.
    Potenza della politica !.
    Mi scappa di dire.
    Signori ?...
    Dice il Dirigente guardandoci.
    Potete completare il vostro lavoro.
    Andate !.
    Io me ne torno al Commissariato, mi sembra che qui, non ci sia
    più nulla da fare.
    Beato te.
    Pensavo.
    E riprendiamo la scorta della spazzatura della città, ormai consapevoli che non ci saranno più
    ostacoli davanti.

    Fine.
     
    .
  13.     Like  
     
    .
    Avatar

    Guru di forumfree

    Group
    Founder
    Posts
    116,557
    Reputation
    +767
    Location
    Barcellona Pozzo di Gotto (ME)

    Status
    Offline
    Tradimenti coniugali, e non solo quelli.

    Me ne stavo seduto sulla mia scrivania del Commissariato Mamertino, leggi di Milazzo.
    Mamerte infatti, era l’antico nome della città di Milazzo, da qui i suoi abitanti si possono chiamano oltre che Milazzesi, anche “Mamertini.”
    Che poi erano dei soldati mercenari Siracusani.
    Come siano finiti a Milazzo non l’ho mai capito.
    Statistica semestrale sulla situazione della Provincia.
    Questo il titolo della circolare, che pretende risposta esaustiva di tutte le voci indicate entro e non oltre
    il termine ultimo e perentorio del giorno 25 dell’ultimo mese di ogni semestre.
    Alzo gli occhi.
    Guardo il calendario appeso alla parete.
    Siamo al giorno 21 del mese di giugno, ciò significa entro quattro giorni.
    Giorno più giorno meno.
    Ma guarda cos’altro s’inventano i signori del Ministero !.
    Pensavo.
    Il culto della carta.
    Siccome qui non c’è nulla da fare, allora diamogli lavoro.
    Invenzioni geniali, che poi vengono girate alle Questure e le Questure a sua volta le girano a noi in periferia.
    O meglio, al Dirigente del Commissariato che a sua volta ancora la gira a noi subalterni.
    Leggo sulla carta intestata Questura, in un angolo in alto, con un tocco delicato di penna,
    “Ispettore, come mi chiamo io, prego provveda alla risposta.”
    In parole povere, tradotto, significa “Veda che minchia vogliono e risponda.”
    Per cui, leggiamoci questa circolare consistente come si dice in gergo burocratese in numero quattro pagine più allegato modulario.
    Pensavo a Frank Kafka, che nei suoi romanzi non era affatto tenero con i burocrati.
    Forse perché lui da oscuro burocrate questa esperienza l’aveva vissuta sulla sua pelle.
    Allora, bando agli indugi e cominciamo ad esaminare queste carte “sacre”.
    Voce numero uno.
    Sicurezza Nazionale.
    Segnalare se nel decorso semestre sul territorio ci siano formazioni oppure elementi riconducibili ad associazioni terroristiche che possano mettere in pericolo la sicurezza nazionale.
    Qui me la sbrigo in poche righe.
    Pensavo.
    Voce numero due.
    Ordine Pubblico, segnalare cortesemente ogni episodio di rilevo che abbia riguardo sull’argomento verificatosi nel semestre.
    Qui invece no !.
    Con la raffineria e la Centrale Enel che ti scioperano ogni cinque minuti, la risposta è di una pagina sana.
    Mi faccio aiutare da Mario, l’Assistente Capo della Digos, che manco a farlo apposta
    è al momento impegnato proprio per seguire una agitazione in atto.
    Voce numero tre.
    Criminalità organizzata
    Segnalare se nel territorio esistono organizzazioni riconducibili alla criminalità organizzata
    E in caso positivo segnalare i nominativi di coloro i quali possono appartenervi.
    Qui me la vedo solo io.
    Una pagina basta anche in questo caso.
    D’un tratto, mentre sono assorto in questa attenta analisi, sento aprire la porta
    di scatto.
    Franco ??..
    Ti posso disturbare ?..
    Mimmo !.
    Il mio collega della Giudiziaria.
    Ma no !
    Dimmi pure.
    Lui mi guarda serio.
    Ti devo esporre un problema !
    Mi dice.
    Grave ?
    Gli chiedo.
    Gravissimo !
    Mi risponde.
    Richiudo il fascicolo della statistica semestrale, che a questo punto può pure aspettare
    e lo ascolto.
    Siediti e dimmi tutto !.
    Lui non se lo fa ripetere e si siede.
    Mi guarda dritto negli occhi.
    Ma è problema tuo personale o riguarda l’Ufficio ?..
    Gli chiedo ancora.
    Franco, se tu solo mi stai a sentire, capirai tutto !.
    Va bene, sono tutto orecchi !
    Una mia amica mi ha confidato ieri che ha subito un abuso !
    Che tipo di abuso ?..
    Franco, mi fai parlare ?!.
    Era visibilmente agitato.
    Parla !.
    Il suo amante voleva fare l’amore con lei, ma lei aveva le sue cose
    ed era indisposta.
    Lui la ha usato violenza fisica, costringendola poi a sottomettersi !.
    In che senso le ha usato violenza fisica ?
    Gli chiedo.
    L’ha massacrata di botte !.
    Capisco.
    Scusami ma hai detto il suo amante ?...
    Oppure ho capito male io !.
    Si Franco.
    La mia amica è sposata.
    Con chi ?.
    Conosci il sarto Rifici ?.
    Come se non lo conosco !.
    Quello che ha la sartoria in via Umberto..
    Proprio lui !.
    Mi dice interrompendomi e sempre più agitato.
    Ma li, non si serve anche il nostro Dirigente del Commissariato ?..
    Esattamente Franco!.
    E sai bene che sono ottimi amici !.
    Non mi dirai che..
    Non capirmi male !
    Il Dirigente non c’entra nulla.
    Tirando un grosso respiro di sollievo, gli dico:
    Allora Mimmo, chi sarebbe questo amante ?
    Nibale, quello della pescheria !.
    Forse c’è l’ho presente.
    Si che lo conosci !.
    Ti ricordi quando abbiamo fatto il controllo per quell’esposto
    con i Vigili Urbani ?.
    Ma sono più fratelli.
    Stefano !.
    Ora capisco chi sia, si, ho capito !.
    E da quanto tempo va avanti questa storia ?
    Sono molti anni.
    Ma scusami Mimmo.
    Sono molti anni e lei si accorge solo adesso che questo qui è violento ?.
    No Franco !.
    Veramente aveva subito molti altri maltrattamenti prima.
    Solo che se ne vergognava a parlarne.
    Andiamo subito dal Dirigente.
    Visto che conosce..
    Lui mi trattiene per una mano.
    No !
    Perché no ?
    Risolverebbe la cosa in modo paesano, sai bene come vanno queste cose quaggiù !.
    Lei intanto vuole fare denuncia !.
    Mimmo, io ritengo opportuno che almeno lo si accenni..
    Franco ?
    Facciamo così.
    Io la faccio venire qui da te e fa la sua denuncia.
    Poi tu lo informi.
    Almeno è davanti al fatto compiuto e non può più tirarsi indietro.
    Mi metto le mani tra la fronte.
    In effetti, non che avesse torto.
    Poi, le tolgo, lo guardo e gli dico.
    Mimmo.
    Facciamo così.
    Falla venire.
    Vediamo cosa mi dice.
    E poi decido il da farsi.
    Lui si alza dalla sedia di scatto.
    Mi guarda, mi viene incontro e mi abbraccia.
    Franco !.
    Sapevo che mi avresti capito !.
    Domani mattina va bene ?
    Mi chiede.
    Va benissimo !.
    Gli rispondo.
    Infatti la mattina dopo alle otto meno un quarto, solito mio orario di arrivo,
    li trovo già tutti e due dietro la mia porta che aspettavano.
    Franco ?.
    Mi fa Mimmo.
    Ti posso presentare la signora Violetta ?
    Piacere signora !.
    Le dico porgendole la mano.
    Lei fa altrettanto e me la stringe.
    Era una mano tremante.
    Ma non stia qui dietro la porta signora !
    Si accomodi pure !.
    Il tempo di alzare una serranda pesante quanto una tonnellata e mi vado a sedere.
    Le faccio cenno di accomodarsi di fronte a me.
    Mimmo si siede dietro.
    Lei è abbastanza esitante.
    Signora.
    Mi esponga pure la sua situazione.
    Lei sta zitta.
    Non abbia remure di sorta, tutto quello che dirà resterà qui dentro.
    Lei era una donna quarantina avanzata, però ancora molto attraente.
    Dopo aver pensato qualche istante, comincia a farmi il suo racconto.
    E’ stato l’altro ieri sera.
    Eravamo in macchina al capo di Milazzo.
    In quella radura appartata…
    Conosco il posto, continui !
    Io ero indisposta, ma lui sembrava infuocato più che mai.
    Gli dissi che quella sera non mi andava.
    Ma lui d’un tratto venne fuori di se.
    Mi saltò addosso.
    Io cercai di resistergli ma lui era proprio infuocato !.
    Mi cominciò a schiaffeggiare, poi mi sbattè contro il sedile.
    Io l’ho implorato a finirla, ma lui non mi sentiva.
    Sono riuscita un attimo a divincolarmi e scendere dalla macchina.
    Lui ha fatto altrettanto.
    Mi ha inseguito e raggiunto.
    Mi ha colpito violentemente più volte con dei pugni al ventre.
    Mi ha fatto davvero male.
    Puttana !.
    Mi gridava mentre lo faceva.
    Sei solo una Puttana da strada !
    Fai il tuo mestiere !.
    Io cercavo di fermarlo, ma mi era impossibile.
    Poi dopo essersi sfogato, si girò e si diresse alla sua auto.
    Mise in moto e se ne andò.
    Io ho vagato scioccata per un po’.
    Poi mi sono fatta forza e ho raggiunto la mia auto.
    Io me ne ero stato zitto ad ascoltarla.
    Vedevo dietro di lei Mimmo che fremeva agitandosi sulla sedia.
    Signora ?
    Mi dica Ispettore !
    Da quanto tempo dura questa relazione ?
    Da cinque anni.
    Ed in passato ci sono stati altri episodi del genere ?
    Si !
    Però non ha questi livelli.
    E come mai, signora, lei non lo ha troncato questa relazione ?
    Ispettore !
    Mi perdoni !
    Io l’ho amato intensamente, ma questa volta ho capito finalmente che
    tipo d’uomo sia lui !.
    Mi scusi, ma si è fatta refertare ?.
    Si, ma non all’ospedale, sa, li fanno troppe domande e mio marito…
    Capisco signora !
    Apre la sua borsa e mi porge un certificato medico.
    Ma suo marito sa della sua relazione ?
    Gli chiedo a bruciapelo.
    Si Ispettore, lo sa !
    Ma se ne sta zitto, questa è gente pericolosa, io penso che lo abbiano pure minacciato !.
    Come fa a saperlo ?
    Mio figlio !
    Me lo disse lui.
    Mi ha raccontato che suo padre è stato avvicinato da lui dicendogli che se solo parlava mezza parola lo pigliava a colpi di quei coltellacci con cui taglia i pesci alla
    sua pescheria !.
    Sa Ispettore, lui è un bravo ragazzo !
    Vuole partire per fare il Carabiniere, ed adesso io provo solo
    una grande vergogna !.
    Si mette le mani al viso, comincia a singhiozzare piangendo.
    Via signora, si calmi, la prego.
    Mi scusi Ispettore !.
    Ma di niente, le pare ?
    Lei piano piano si calma.
    Ma adesso mi dica signora, cosa vuole fare ?.
    Voglio sporgere denuncia !
    Risponde lei di botto.
    Ne è sicura ?
    Si !.
    Bene, procediamo allora.
    Mi metto alla mia Olivetti du Brasil, metto la carta con le veline di carbone
    e procedo a raccogliere tutte le sue dichiarazioni.
    Tiro fuori dalla macchina i fogli e li poso sul tavolo.
    Lei legge tutto e poi esitante, firma.
    Signora, può andare adesso.
    Lei mi guarda.
    Grazie Ispettore !.
    Si figuri signora.
    Mimmo ?
    L’accompagni tu alla signora, che io sistemo il tutto.
    Certo Franco !.
    Sto rileggendo la denuncia, che Mimmo già di ritorno, apre la porta dell’ufficio
    di botto.
    Franco !
    Lo andiamo ad arrestare ?!.
    Mimmo !
    Capisco che tu a mettere le manette ai polsi della gente provi una goduria enorme !
    Manco facessi l’amore con una attrice di grido !.
    Però qui si deve riflettere un po’.
    Lui mi guarda perplesso.
    Ma Franco ?
    Abbiamo la denuncia !
    Che cosa aspettiamo a procedere ?
    Mimmo ?
    Porta pazienza.
    Intanto salgo su e ne parlo con il Grande Capo.
    Franco ?!.
    Mimmo ?!.
    Come siamo rimasti ?
    Lui se ne sta zitto.
    Io esco, faccio le scale ed arrivo davanti alla porta del Boss.
    Semaforo spento completamente.
    Ne rosso ne giallo e neppure verde.
    Provo a bussare.
    Niente.
    Ispettore ?..
    Era Mario, l’appuntato della Digos che sta proprio accanto alla
    stanza del Dirigente.
    Mario !.
    Cercava il Dottore per caso ?.
    Si, Mario.
    Il Dottore ieri sera dovette partire urgentemente per Roma.
    Sa, fu convocato al Ministero per la sua promozione !.
    Come mai nessuno mi ha detto niente ?.
    Come, il piantone stamattina non la informò di questo ?
    No !.
    Sa come sono questi, io non gli raccomandai di fare altro al suo arrivo stamattina !
    Mi dispiace Ispettore, se sapevo lo avrei avvisato io personalmente !.
    La sai lunga Mario !
    Pensavo tra di me.
    Si sapeva benissimo che lui era l’alter ego del Dirigente.
    Anche se era un semplice appuntato, tutti lo chiamavano come minimo
    Commissario per non dire Questore !.
    Qui al sud, dopo otto anni di profondo nord, avevo notato che funzionava così.
    Nessuno era chiamato per il grado reale che aveva.
    Ed i piccoli erano come minimo chiamati Marescialli.
    Fa niente Mario !.
    Gli dico.
    Ah, Ispettore !.
    Dimmi Mario.
    Il Dottore mi raccomandò che in sua assenza si occupasse lei dell’Ufficio !.
    Grazie Mario, ora che ne sono venuto a conoscenza di certo lo farò !.
    Non c’è problema su questo.
    Ma poteva dirmelo a me, visto che ero io il diretto interessato !
    Ma questo non glielo detto.
    Mario glielo avrebbe riferito pari pari.
    Mario ?..
    Mi comandi Ispettore.
    Dicci all’archivista di preparare tutta la posta in arrivo, che tra un po’ la passo a guardare.
    Sarà fatto Ispettore !.
    Benissimo !
    Pensavo.
    La situazione adesso o si semplifica o si complica.
    Dipende dai punti di vista !
    Mimmo mi aspettava.
    Allora ?
    Mi chiede.
    Niente, il Capo non c’è, assente perché fuori sede.
    Benissimo Franco !.
    Allora possiamo agire !.
    Mimmo ?.
    Prendi la macchina.
    Lo andiamo ad arrestare ??
    Chiede lui con gioia visibile in viso.
    No !
    Andiamo a parlare con il Pretore !.
    Gli rispondo.
    Il Pretore era un tipo molto scrupoloso.
    Mi conosceva bene, siccome svolgevo per sua conto da quando ero a Milazzo indagini da lui delegate.
    Quant’era bello allora.
    Una delega che diceva solo “per indagini e rapporto”.
    Praticamente avevi campo libero di attività.
    Con il nuovo codice del 1989 sembra di essere tornati alle scuole elementari.
    Deleghe chilometriche che spesse volte significano davvero poco.
    “Sentire il querelato in presenza del difensore…”
    “Sentire tutti i testi indicati in querela…”
    Perché non ci arrivavo da solo a capire cosa dovevo fare ?
    Perché non lasciare libero l’investigatore di svolgere tutti gli accertamenti che ritiene necessari ?.
    Misteri della fede.
    Accomodatevi pure !.
    Ci dice scorgendosi alla soglia del suo Ufficio.
    Gli espongo dettagliatamente la vicenda.
    Ha raccolto la denuncia della signora ?
    Mi chiede serio.
    Certo Dottore.
    Gliela porgo.
    Lui la prende, se la mette davanti e se la legge attentamente.
    Signor Pretore, quell’uomo è una bestia, andrebbe subito…
    Gli dice Mimmo, ma non ha il tempo di finire la frase siccome
    gli sferro un calcio nella gamba sotto il tavolo e lo guardo tutto serio.
    Il Pretore, per fortuna, intento a leggere per com’era, non lo aveva
    neppure sentito.
    Alla fine solleva la testa e ci guarda.
    Il caso, letti i reati che ivi si ravvisano, sarebbe di competenza della Procura della Repubblica !.
    Certo Dottore !
    Gli rispondo.
    Però è prassi che il Procuratore di solito deleghi lei nelle urgenze.
    Questo è vero !.
    Solleva il telefono e compone un numero.
    Noi, per educazione, usciamo dalla sua stanza chiudendo la porta.
    Dopo qualche minuto, apre la porta.
    Venite, sedetevi pure.
    Sono stato delegato dal Procuratore a seguire questa vicenda !.
    Ci dice.
    Bene Dottore !.
    Mi ascolti maresciallo !.
    Lui mi chiamava sempre così, “il Maresciallo di Barcellona”.
    Gli avevo spiegato più volte che ero ispettore, che maresciallo era un grado militare che in Polizia ormai non esisteva più, ma lui niente.
    Quando finivo la mia esposizione, mi guardava e mi diceva :
    “Grazie della sua spiegazione, Maresciallo !”.
    Non c’era nulla da fare.
    Del resto la riforma c’era stata solo da pochi anni, spiegare i nuovi ruoli della Polizia
    non era cosa facile.
    Mi dica Dottore !.
    La signora ha allegato alla sua denuncia un referto.
    Si, Dottore.
    Bene.
    Lo faccia vedere al Dottore Anastasi della clinica Sanitas.
    Veda che cosa ne pensa in merito.
    Scrive un suo appunto in un foglio di carta.
    Gli faccia leggere questi miei quesiti.
    Le darà analoga risposta scritta.
    Me la porti, insieme ad un dettagliato rapporto che riassuma tutto il caso.
    Non mancherò di farlo, Dottore !
    Va bene, quando ha finito, ripassi qui da me.
    Ci congediamo ed usciamo.
    Ma sei scimmunito ?!.
    Dico a Mimmo, non appena siamo fuori dalla Pretura.
    Scusami Franco, ma mi è scappato !.
    La prossima volta cerca di trattenerti, oppure ti lascio a passeggiare
    per il corridoio !.
    Scusami ancora Franco.
    Non gli rispondo più.
    Lui mi viene dietro, lo vedo agitato e nervoso.
    Adesso che si fa ?..
    Mi chiede.
    Come che si fa ?!.
    Si va a trovare il Dottor Anastasi.
    Gli rispondo.
    Il Dottor Anastasi ci accoglie nel suo studio.
    Prego signori, accomodatevi pure.
    Io gli spiego in poche parole l’argomento.
    Mimmo stavolta se ne sta zitto e muto come un pesce.
    Il signor Pretore ci ha detto di darle questo.
    E gli porgo la carta che mi aveva consegnato.
    Lui la prende e se la legge attentamente.
    Poi si pone davanti il referto della signora.
    Dovrei sottoporla a visita !.
    Ci dice dopo aver riflettuto un po’.
    E’ possibile farlo ?.
    Mimmo tutto d’un tratto, ritrova la favella.
    Certo !.
    Quando è possibile fare la visita dottore ?.
    Io sono qui, se la signora mi fa sapere, possiamo concordarla.
    Se può venire subito, posso farla anche adesso.
    La portiamo subito dottore !
    Dice di scatto Mimmo.
    Usciamo dalla clinica.
    Mimmo si dirige subito a tutto gas verso l’indirizzo della signora.
    Sarà propensa a farsi visitare ?
    Gli chiedo.
    Ma certo che si Franco.
    Ormai che ha tirato finalmente la palla, deve andare per forza di cose
    fino in fondo.
    Giunti sotto casa, ferma l’auto e parcheggia.
    Tu aspetti qui !.
    Mi fa.
    Agli ordini !
    Gli rispondo.
    Scusami Ispettore, ma io so come convincerla, lascia fare a me.
    Come vuoi tu !.
    Gli dico allargando le mani.
    Lui intanto si era già precipitato dentro al portone d’ingresso.
    Io mi accendo una sigaretta.
    Passa neppure un quarto d’ora e li vedo uscire insieme.
    Possiamo andare !.
    Mi fa.
    Andiamo !.
    Gli rispondo.
    Di ritorno in clinica, il dottore come promesso
    la riceve subito.
    Noi aspettiamo nel salone.
    Mimmo va avanti ed indietro.
    E’ molto agitato.
    La cosa mi impressiona un po’.
    In effetti, adesso che ci pensavo da un po’ di tempo
    Era un po’ strano.
    Nel senso che lo vedevo troppo distratto.
    Ma non avevo dato importanza alla cosa.
    Era da anni spostato ma senza figli.
    Questo gli dava molto dispiacere.
    Era stato molte volte a Palermo dal prof. Cittadini,
    ma non c’era stato nulla da fare.
    Sapevo che aveva una attività commerciale con sua moglie.
    Chiaramente intestata alla stessa.
    Pensavo che magari fosse preoccupato per gli affari.
    Finalmente la porta si apre.
    Signora !
    Dice alla donna.
    Lei si può accomodare qui in sala.
    Signori !
    Dice a noi.
    Voi invece vi potete accomodare dentro.
    Cosa che facciamo chiudendo la porta del suo studio.
    Mi guarda.
    Si, le lesioni sono dovute a violenze fisiche che la signora ha subito !
    Adesso, se attendete redigo il mio referto che consegnerete al Pretore.
    Ditegli che la mia parcella poi gliela manderò in separata sede.
    D’accordo !
    Gli dico.
    Dopo una mezzoretta ci consegna una busta chiusa.
    Qui, c’è scritto tutto.
    Lo salutiamo e ringraziamo e c’è ne andiamo.
    Accompagna la signora a casa.
    Gli dico a Mimmo.
    Io vado a piedi in Ufficio, tanto è vicino, mi faccio due passi.
    Così comincio a preparare il rapporto.
    Mimmo non se lo fa ripetere due volte.
    Salta in macchina con lei e riparte a tutto gas.
    Nel percorso della Marina Garibaldi di Milazzo, via centralissima della città del Capo
    che fronteggia le isole Eolie, piena di bei negozi da un lato e con una splendida passeggiata sul mare dall’altro,
    Penso ancora al comportamento di Mimmo.
    Non che sia in qualche misura coinvolto in questa storia ?.
    Penso.
    Ma no.
    Concludo.
    Me lo avrebbe detto.
    Lui mi dice sempre tutto.
    E non ci penso più.
    Arrivato in Ufficio, trovo sul mio tavolo una carpetta piena di fogli.
    La apro.
    La posta da firmare.
    Mi ero scordato che supplivo al Dirigente.
    Forza e coraggio.
    Mi dico.
    Dopo che ho finito, chiamo l’archivista.
    Pippo ?.
    Dimmi Ispettore Franco.
    Puoi venire a ritirare la posta che ho finito.
    Arrivo subito, così la smisto subito.
    Intanto prendo la denuncia e la metto da una parte della scrivania.
    Poi prendo la busta del dottore Anastasi e la apro.
    Leggo il suo referto.
    E lo metto accanto alla denuncia.
    Prendo tre fogli di carta velina e di carta carbone, all’epoca si faceva così,
    e le metto nella mia macchina da scrivere Olivetti du Brasil.
    Tempo un’oretta ed il rapporto è stilato.
    Intanto si apre la porta dell’Ufficio.
    Era Mimmo.
    Franco ?
    Ho finito il rapporto, andiamo dal Pretore.
    Gli dico.
    Lui non se lo fa ripetere due volte ed esce dalla stanza.
    Esco pure io, ma trovo Mario davanti alla porta.
    Ispettore ?
    Dimmi Mario.
    Sa, lo sciopero in corso alla Raffineria Mediterranea !.
    Sapevo che gli scioperi e l’ordine pubblico in generale avevano nel nostro
    ambiente precedenza assoluta.
    Se non segnali una rapina non succede nulla, magari solo mezza cazziata.
    Ma se non segnali uno sciopero alla Questura e Prefettura, rischi di brutto
    di andare a fare servizio al Brennero.
    Mario entra pure !.
    Ci sediamo.
    Sa il Dirigente non c’è ed io ho preparato la segnalazione per la Questura e Prefettura sullo sciopero
    in corso alla Raffineria.
    Hai fatto benissimo.
    Me lo porge.
    Io lo guardo.
    Impeccabile come sempre.
    Gliela firmo.
    Mario ?.
    Segui tu la situazione sul posto.
    Mi raccomando.
    Io ho in corso una vicenda di polizia giudiziaria, ma se ci sono problemi
    avvisami subito.
    Non si preoccupi Ispettore.
    Grazie Mario.
    Lui era a contatto diretto con i sindacalisti e politici del posto.
    Riusciva a sapere gli eventi politici prima ancora che accadessero.
    Fatto questo esco fuori dall’Ufficio.
    Mimmo mi aspettava con il motore acceso.
    Franco ?..
    Ma che cosa hai fatto ?
    Sto finendo la benzina !.
    Sai, Mario e i suoi scioperi mi hanno trattenuto.
    Ma se ne andasse a fare in …….
    Mi dice tutto agitato.
    Non appena salgo mette in moto e parte da pole position da gran premio di F1.
    Il Pretore ci riceve subito.
    Previo suo invito, ci sediamo davanti a lui.
    Avete parlato con il dottor Anastasi ?
    Ci chiede.
    Certo dottore.
    Ecco, ho fatto anche il rapporto.
    E glielo porgo.
    Lo ha già fatto ?..
    Detto questo lo prende e come al solito se lo legge attentamente.
    Prende il referto di Anastasi.
    Si legge molto attentamente anche quello.
    Mentre fa questo, non pronuncia una sola parola.
    Mimmo se ne sta zitto.
    Per fortuna.
    La mia gamba e sempre pronta a sferrargli un calcio sotto la scrivania
    se solo si azzardasse ad aprir bocca.
    Ma non lo fa.
    Il Pretore apre un cassetto della sua scrivania.
    Tira fuori un foglio di carta.
    Comincia a scriverci sopra.
    Noi, osserviamo in religioso silenzio.
    Quando ha finito di scrivere, alza la testa.
    Ecco !
    E mi porge il foglio.
    Questo è l’ordine di arresto !
    Mimmo balla letteralmente sulla sua sedia.
    Il Pretore alza il telefono.
    Cancelliere ?..
    Venga subito.
    Bussano alla porta.
    Entri !
    Dice il Pretore.
    Era il Cancelliere.
    Tenga.
    Faccia le copie conformi e le controfirmi.
    Subito Signor Pretore !
    Risponde lui.
    Trasmettete il vostro verbale di arresto, non appena lo eseguite, direttamente al Procuratore
    della Repubblica.
    Ci dice.
    Ora lo chiamo e lo informo.
    Poi trasmetto tutti gli atti a lui.
    L’urgenza ormai è finita.
    Da questo momento procederà la Procura.
    Certo Dottore !.
    Gli rispondo subito.
    Bene signori.
    Adesso passate dalla cancelleria e ritirate gli atti.
    Ci alziamo e lo salutiamo congedandoci da lui.
    Mimmo sembrava una pasqua.
    Appena usciamo, Mimmo mi guarda.
    Lo possiamo finalmente arrestare adesso ?
    Certo che si.
    Lo rassicuro.
    Allora andiamoci subito a farlo !
    No !
    Aspetta.
    Tanto lui non sa nulla.
    Mica se ne scappa.
    Oggi pomeriggio alle 17,00 ci vediamo in Commissariato.
    D’accordo ?
    Come tu comandi, Ispettore !.
    Mi risponde secco.
    Mimmo, abbiamo ottenuto quello che volevamo.
    Sai, non me la sentivo di fare un arresto d’iniziativa.
    Avere un ordine di arresto redatto da un Magistrato
    e ben altra cosa.
    Non so se capisci….
    Ti capisco Ispettore !
    Hai fatto benissimo ad agire così.
    D’accordo allora.
    Vattene adesso a casa.
    Ci vediamo alle cinque.
    Si, Franco.
    Mi risponde.
    Finito di mangiare, come al solito mi metto a letto a riposare un po’.
    Almeno pensavo di farlo.
    Mia moglie mi scuote con le mani.
    Vieni al telefono !
    C’è un tuo collega del Commissariato.
    Mi alzo, vado in bagno, mi lavo la faccia.
    Mimmo ?.
    Dico prendendo la cornetta.
    Franco !.
    Come sapevi che ero io ?
    Mica ho detto come mi chiamavo a tua moglie !
    Così !
    Sai, ho tirato ad indovinare !
    Franco, l’ho arrestato !.
    Minchia !.
    Ma ti avevo detto che ci vedevamo alle cinque !.
    Mi trovavo a passare da Piazza San Papino.
    Me lo sono trovato di fronte.
    Che dovevo fare ?.
    Niente !.
    Penso, ma non glielo dico.
    D’accordo Mimmo.
    Adesso dov’è ?.
    Qui in Ufficio.
    Sto arrivando.
    Per strada, da dove abito a Milazzo sono 12 chilometri pari pari,
    ripenso alla cosa.
    O meglio, mi spremo il cervello.
    Ma Mimmo ha davvero qualche interesse personale in questa vicenda ?.
    Questa è la domanda.
    E la risposta non arriva.
    E’ questo è il guaio.
    Ma no !.
    Concludo alla fine.
    Lui è un fanatico delle manette facili.
    Non ha saputo resistere.
    E la chiudo così, sapendo che questa risposta non era quella giusta
    ma che per adesso bastava per spegnere l’apparato contenuto nella scatola cranica.
    Arrivo in Commissariato.
    Il Piantone di turno appena mi vede, sbraccia vistosamente.
    Ispettore !
    Cosa c’è ?
    Alla Raffineria c’è tensione !.
    In che senso ?
    Ha chiamato per radio l’Assistente Capo Mario Contaminara.
    Disse che c’è minaccia che le maestranze vadano ad occupare il casello dell’autostrada !.
    Non ti ha detto altro ?
    No !
    Mi disse solo di informarla.
    Hai fatto benissimo a farlo.
    Andiamo di bene in meglio !
    Mario ?
    Dico prendendo il microfono dell’apparato radio.
    Ispettore !.
    Novità ?
    Fortunatamente l’assemblea si concluse e decisero di rinviare
    Ogni decisione a domani !.
    Meglio così !
    Segui la cosa, mi raccomando !.
    Non mancherò di farlo !.
    Finito con lui, vado avanti nel corridoio ed apro la porta del mio Ufficio.
    Mimmo sta in piedi.
    L’altro invece sta seduto con le manette ai polsi.
    Mimmo ?.
    Toglici le manette !
    Perché Franco ?
    Non è in stato di arresto ?.
    Certo che lo è.
    Ma qui dentro che cosa può fare, dimmi tu ?
    D’accordo Ispettore, gliele tolgo.
    Mentre mi vado a sedere, lui mi guarda.
    Non so chi sia lei, ma la ringrazio per il suo gesto.
    Io lo guardo.
    Visto così, non sembra poi quel mostro che era descritto.
    Lo sa perché lo abbiamo arrestato ?.
    Si.
    Mi dice senza aggiungere nulla.
    Adesso le notificherò l’ordine di cattura del Pretore di Milazzo.
    Ha diritto a chiamare il suo avvocato.
    Meno male che è arrivato lei !.
    Da due ore sto qui, e nessuno mi ha detto che potevo farlo !.
    Gli porgo il telefono.
    Lui compone un numero.
    Non risponde !.
    Non si preoccupi, potrà farlo quando vuole.
    Intanto se vuole, penso che sia meglio che si faccia portare
    un borsone con degli indumenti di prima necessità.
    Penso che in carcere gli serviranno.
    Ha ragione.
    Posso chiamare casa mia ?
    Ma ci mancherebbe altro !
    E gli ridò il telefono.
    Alla Procura della Repubblica Sede.
    Si trasmette l’accluso verbale d’arresto significando che l’interessato
    espletate le formalità di rito è stato associato presso la Casa Circondariale
    di Messina Gazzi a disposizione di codesta A.G. -.
    La giornata era finita così.
    Con la comunicazione burocratica finale.
    L’indomani arrivo in Commissariato al solito orario.
    Ero così abitudinario e puntuale, ore 07,45, che il piantone
    di turno vedendomi parcheggiare, guardava il suo orologio e se era il caso lo correggeva.
    Entro il ufficio e vedo Mimmo seduto con un uomo.
    Era il marito della signora Violetta.
    Il sarto.
    Non appena entro, mi viene incontro e mi stringe la mano.
    La volevo…vi volevo solo ringraziare !.
    Mi avete tolto un peso di dosso !.
    Era da anni che soffrivo per questa storia.
    Bravi !.
    Signore, abbiamo solo fatto il nostro dovere.
    Gli rispondo.
    Franco, vieni a prendere il caffè con noi ?.
    No Mimmo, devo controllare il mattinale da mandare in Questura.
    Poi ne ho preso già uno a casa e un altro per strada.
    Sai, non voglio fare come la Scapigliatura Milanese.
    Come vuoi tu !.
    Esce con il sarto che ancora mi stringe la mano tutto sorridente.
    Entrato nella guardiola del piantone, vedo che non è solo.
    C’è il collega della Polmare.
    Mentre spulcio i telex in arrivo lo sento commentare.
    Ma lo sai, dice al piantone cosa hanno fatto i Carabinieri ?
    Hanno arrestato ieri uno dei fratelli Rifici, quelli della pescheria !.
    Cose da pazzi !.
    Mi volto di scatto.
    Perché cose da pazzi ?..
    Tutti commentano negativamente laggiù.
    Sono stato li poco fa a comprare il pesce fresco.
    Perché commentano negativamente ?
    Chiedo.
    Dicono che sia stato un vero abuso !.
    A parte il fatto che siamo stati Noi e non i Carabinieri.
    Poi, non mi sembra che abbiamo commesso nessun abuso.
    E gli spiego il fatto.
    Mi scusi Ispettore.
    Non ne ero a conoscenza.
    Adesso mi scusi ancora ma devo andare a bordo della motovedetta.
    Esce dalla guardiola e se ne va.
    Il fatto però mi lascia perplesso.
    Che cosa stava accadendo ?
    Cinque minuti prima il marito della persona offesa ci fa i complimenti.
    Cinque minuti dopo apprendo che la cosa è commentata negativamente
    in città.
    Ma che cosa voleva significare tutto questo ? !.
    Ci sono novità ?
    Chiedo al Piantone.
    No nessuna Ispettore.
    E’ rientrato il Dirigente ?...
    Si !.
    E’ questa secondo te non è una novità, dal momento che lo sostituisco io ?
    Ah…
    Certo Ispettore.
    Mi era sfuggito !.
    Cosa che mai !.
    Penso ma non gli dico.
    Va bene, se mi cercano sono nel mio ufficio.
    Inutile continuare a guardare le carte e cartacce della notte.
    Sarebbero state portate in visione al grande capo, visto che era tornato
    a sedere sul suo trono.
    Ma ritorno a pensare alla cosa.
    Prendo il fascicolo e me lo riguardo tutto di nuovo.
    Dalla denuncia della signora, agli accertamenti, all’ordine di cattura del Pretore.
    Filava tutto.
    Perché allora la città commentava negativamente l’arresto ?..
    Eppure questi arresti su reati di violenza alle donne sono ben visti dalla
    cittadinanza.
    Non riuscivo proprio a capire.
    Suona il telefono.
    Chiamata interna.
    Ispettore ? !.
    Era il grande capo.
    Può salire su da me ?...
    Certo Dottore, arrivo subito.
    Non so perché, ma l’istinto mi suggerisce di prendere il
    Fascicolo e portarmelo con me.
    Arrivato alla porta, prima ancora di suonare, trovo già il semaforo verde acceso.
    Evidentemente ero atteso.
    Per cui dopo un solo piccolo toc alla porta, la apro ed entro dentro.
    Lui sta seduto dietro la sua scrivania quella che sembra il ponte di volo della porta aerei
    Forrestal, tutto serio serio.
    Bentornato Dottore !.
    Gli dico, pensando che così magari lo rabbonisco un po’.
    Ma lui, dopo aver detto un semplice “Grazie”, più di circostanza che
    per convinzione, con una mano mi fa cenno di sedermi.
    Accolgo il suo invito.
    Ispettore, mi risulta che durante la mia assenza, lei con la giudiziaria, ha operato un arresto !
    Le risulta giusto Dottore !.
    Bene !
    Potrei visionare gli atti ?..
    Eccoli !.
    Detto questo gli porgo il fascicolo che saggiamente avevo portato con me.
    Lui lo prende, se lo posa davanti, poi mi guarda.
    Come mai lo aveva già con lei ?..
    Dottore !.
    Era mio preciso dovere, dopo la sua assenza, informarla sul nostro operato !.
    Per cui ho pensato di….
    Va bene Ispettore !.
    Dice interrompendomi.
    Adesso devo fare una telefonata.
    La richiamerò io.
    Che voleva dire, adesso smammi !.
    Come desidera Dottore.
    Detto questo, esco fuori.
    Uscito fuori, faccio solo pochi passi.
    Mario, che stava davanti alla porta del suo Ufficio mi prende per
    un braccio e mi tira letteralmente dentro.
    Fatto questo richiude subito la porta.
    Mi scusi Ispettore !
    Ma le devo parlare.
    Io resto di sasso.
    Mario, ma che sta succedendo ?...
    Si sieda Ispettore, la prego !.
    Lo faccio.
    Lui mi guarda.
    Tutta Milazzo è piena della voce che un nostro Agente ha arrestato Rifici
    non tanto per quello che ha fatto, una banalissima lite tra due amanti, ma per
    interessi suoi personali !.
    Resto di pietra.
    Era cosa notoria che Mimmo da tempo facesse il “filo” alla signora Violetta !
    Me la butta giù così !.
    Aspettava solo un passo falso di Rifici.
    Questi lo ha fatto e gli si è buttato addosso come un avvoltoio.
    Certo, lei non lo poteva sapere, siccome non abita in Milazzo.
    La sensazione che provo è terribile.
    Mario era informatissimo su tutto quello che accadeva in città.
    Non avevo nessun motivo di dubitare su quello che mi stava dicendo.
    Ora cominciavo a capire i miei dubbi sul comportamento di Mimmo.
    Come avevo fatto a non capire nulla ?...
    O meglio, qualcosa l’avevo capita, ma forse mi ero rifiutato di capire meglio.
    Mimmo in passato mi aveva fatto fare delle brillanti operazioni.
    Era il mio punto di forza.
    La mia fiducia su lui era davvero massima.
    Per questo avevo rifiutato una realtà che però era facilmente comprensibile.
    Per questo fremeva in quel modo.
    Che stupido che ero stato !.
    Mi sentivo un verme.
    Come sa, io ero impegnato per lo sciopero, se no l’avrei avvisata !.
    Io sto zitto.
    Su, Ispettore !.
    Non è colpa sua.
    Lei ha agito correttamente.
    La gente non c’è l’ha con lei.
    Il suo Agente ha fatto tutto, carpendo la sua buona fede !.
    Questo mi consolava, però non mi dava nessuna sensazione di sentirmi meglio.
    Intanto, sento suonare il semaforo.
    Questo voleva dire, può rientrare dentro schiavo.
    Scusami Mario, e Grazie !.
    Mi alzo, pochi passi e ritorno seduto davanti al grande capo.
    Lui mi guarda.
    Ho parlato con il Pretore.
    Tutti gli atti che lei ha fatto sono in regola.
    Me lo ha garantito e leggo che lei ha agito su suo espresso ordine di arresto.
    Lei ha agito con grande correttezza !.
    Per me la cosa finisce qui !.
    Può andare adesso.
    Grazie Dottore !.
    Detto questo mi alzo saluto ed esco fuori.
    Tornato nell’Ufficio mi siedo.
    Sono da solo, Mimmo quel giorno era di riposo.
    Mi porto le mani in testa e mi metto a pensare.
    E no !.
    No !, Dottore mio !.
    Le carte saranno pure “a posto”, a te interessa solo quello.
    Ma la mia coscienza, non è apposto per nulla !.
    E se Mimmo avesse forzato la cosa, e Rifici non c’entrava nulla ?...
    Mi tormentavo.
    Ma no !.
    La denuncia l’ho presa io.
    Che diamine di congetture sto facendo adesso !.
    Qui si sa come ragiona la gente.
    Il maschio è maschio ed ha sempre ragione !.
    Le donne sono tutte puttane in fin dei conti !.
    Questa è la deleteria mentalità del sud.
    Ma i fatti alla fine sono quelli !.
    Io ho agito rispettando le regole.
    Punto e basta e non ci devo pensare più su !.
    Però Mimmo aveva tradito la mia fiducia.
    Questo era innegabile.
    Aveva coinvolto l’Ufficio in una sua situazione personale.
    Io glielo avevo chiesto all’inizio se fosse una cosa personale !
    Poteva anche dirmelo chiaro !.
    Franco è una cosa mia personale, però il reato c’è.
    Giudica tu.
    Non lo ha fatto.
    Ma era inutile che mi stavo a scimmunire in quel modo.
    Una cosa era certa.
    I nostri rapporti da questo momento non sarebbero stati più gli stessi.
    Non sapevo come comportarmi con lui già da domani quando sarebbe tornato.
    Lo affrontavo e gli chiedevo spiegazioni sul suo comportamento ?..
    Ero indeciso.
    Ma poi ho concluso che non gli avrei detto nulla.
    Se ne avesse parlato lui, va bene, se no, niente.
    Infatti lui l’indomani non me ne parlò.
    Come se di tutte le voci che giravano in città e nello stesso Commissariato, lui
    non ne sapesse nulla.
    Ed io non gli dissi niente.
    Continuò a restare con me alla giudiziaria, come se nulla fosse successo.
    Però ormai la mia fiducia nei suoi confronti era meno di zero.
    Del resto non portava più nessuna notizia utile.
    Aveva perso completamente la testa per Violetta e seppi che
    si era separato anche da sua moglie.
    Anzi, sua moglie appresa la cosa, lo aveva buttato proprio fuori
    di casa.
    Poi anche Violetta si lasciò con suo marito e si trasferì a Roma.
    Il buon Mario mi teneva sempre informato su tutte le novità.
    Finchè, una mattina mi chiama il Dirigente.
    Salgo su.
    Ispettore !.
    Dottore !.
    Si accomodi pure.
    Guardi qui.
    Mi porge un foglio di carta.
    Lo legga pure !
    Mi dice.
    Minchia !
    Penso.
    Ha visto ?...
    Mi fa con un mezzo risolino.
    Il nostro amico Girasa (ciliegia) ha fatto la domanda
    di trasferimento per Roma !.
    Immagino che lei metterà parere positivo !
    Gli butto li a bruciapelo !.
    Positivo ?...
    Mi risponde.
    Positivissimo !.
    Detto questo stavolta scoppia a ridere.
    Lo capivo.
    Era la soluzione migliore che ci potesse essere.
    Nessuno di noi, visto il suo passato, aveva avuto il coraggio di mandarlo via.
    Però che fosse diventato ormai un “peso” per il Commissariato
    era cosa innegabile.
    Il Dirigente è stato di parola.
    Mai una domanda di trasferimento ebbe un esito così veloce.
    Nel solo giro di una settimana fu accolta.
    Mimmo se ne andò senza neppure salutare.
    La cosa non mi sorprese più di tanto.
    Era inutile che ci si continuasse a prendersi in giro così come
    avevamo fatto dopo il fatto successo.
    Forza Ispettore !.
    Mi sono detto.
    Devi cercarti un altro Agente per la giudiziaria.
    Possibilmente però più serio e meno puttaniere.
    Datti da fare, su !.

    Fine.
     
    .
  14.     Like  
     
    .
    Avatar

    Guru di forumfree

    Group
    Founder
    Posts
    116,557
    Reputation
    +767
    Location
    Barcellona Pozzo di Gotto (ME)

    Status
    Offline
    Bambini Rom.


    Quel giorno me ne stavo in giro con Salvatore.
    Salvatore era l’Agente che aveva sostituito Mimmo alla giudiziaria.
    Lo avevo scelto dopo averci pensato su a lungo.
    Intanto, per la sua provata serietà e volontà.
    E poi non era di Milazzo ma del palermitano.
    Questo aveva la sua importanza.
    Non essere del posto significava non avere particolari interessi in loco.
    Non avere parenti, amici d’infanzia, ex compagni di scuola e cose del genere.
    Era sposato con una straniera ed aveva due figli.
    Per cui, nessun suocero o suocera ed altra parentela collegata.
    Dico questo perché avevo notato che gli Agenti del posto
    facevano finta di non vedere nulla di quello che accadeva in città.
    Salvatore invece, sebbene addetto alla Polizia Amministrativa, quando
    Capitava il suo turno di volante era abbastanza attivo.
    Conosceva tutti i pregiudicati della città.
    Quando glielo proposi, mi guardò e restò sorpreso.
    Non si aspettava assolutamente questo salto di qualità.
    D’improvviso chiamata radio.
    Ispettore ?..
    Mi sente ?...
    Era il piantone.
    Certo che ti sento Giovanni, dimmi pure.
    Ispettore, ha telefonato il signor Miroddi.
    E allora ?..
    Mi lasciasse parlare Ispettore !.
    Parla !
    Disse che tornando a casa aveva trovato la porta socchiusa,
    mentre alla sua uscita di casa l’aveva invece lasciata chiusa !.
    E allora ?..
    Allora sospettasse che dentro casa sua ci sono i ladri !
    Infatti neppure vi fece ingresso.
    Per la paura scappò immediatamente !
    Scese giù da un vicino di casa e da lì telefono !.
    Giovanni ?!.
    Dammi subito l’indirizzo !
    Te lo ha dato l’indirizzo, suppongo ?!
    Certo Ispettore che me l’ho dette…
    Aspetti che lo appuntai qui da qualche parte…
    Eccolo !.
    Via Capitano Massimo Scala nr. 54, palazzo Marullo !.
    A che piano Giovanni ?...
    Mi scusasse, lo scrissi…. ecco !
    Terzo piano !.
    D’accordo, ci andiamo subito.
    Ma è qui vicino Franco !.
    Facciamo in fretta, potrebbero essere ancora dentro.
    Il palazzo era bello grande.
    Scendiamo giù di corsa.
    Guardo i citofoni.
    Miroddi !
    Eccolo qui.
    Il portone, fortuna che è semisocchiuso.
    Dai, entriamo dentro.
    Su !
    Facciamo le scale a due a due, con le pistole in mano.
    Giunti al secondi piano scorgiamo due persone davanti alla porta di
    un appartamento ivi ubicato.
    Uno di loro vedendoci, senza parlare ci indica con
    un a mano il piano superiore, come a dirci
    E’ quel portoncino lì.
    Non facciamo in tempo però ad arrivare.
    Due ragazzini, una ragazzina ed un bambino
    più piccolo fuoriescono dal porta segnalata, con dei
    capi di abbigliamento tra le braccia.
    Gli stessi alla nostra vista buttano tutto per terra.
    Poi si fermano e ci attendono tenendo le mani alzate per aria.
    Da come erano vestiti e dal loro colore, si capiva
    che erano degli zingari.
    Che cosa ci fate qui ?..
    Gli grida Salvatore.
    Prova ad indovinare !
    Gli dico.
    Signore !.
    Grida la ragazzina improvvisamente.
    Si sbaglia !
    Detto questo scappa in avanti cercando di raggiungere le scale.
    Ma non fa in tempo.
    Salvatore la placca subito.
    Signore !.
    Noi trovato aperto !.
    Davvero ?...
    Salvatore le alza la sua vistosa gonna multicolore.
    Ne tira fuori un cacciavite enorme.
    E questo che cos’è ?..
    Lei si chiude nel silenzio.
    Intanto Miroddi, ripresosi di coraggio dal piano di sotto
    ci aveva raggiunti sul pianerottolo.
    Maledetti zingari !
    Ladri !
    Siete tutti ladri !.
    Si calmi !
    Gli intimo subito.
    Intanto entri dentro casa e veda cosa le manca.
    Poi più tardi lo aspetto in Commissariato, per fare la denuncia.
    Lui mi guarda.
    Mi scusi Maresciallo.
    Ispettore !
    Ah, non siete Carabinieri ?
    No.
    Mi scusi allora Ispettore !
    La volevo intanto ringraziare per essere venuti così presto.
    Di niente !
    E’ solo il nostro lavoro.
    Adesso vada.
    Si, vado subito a verificare !
    Voi due venite con noi !
    Intimo ai ragazzini.
    Loro tutti zitti, ci seguono senza fiatare.
    In Ufficio, li facciamo accomodare in una stanza attigua.
    Faccio cenno al collega in divisa di guardarli a vista.
    Occhio Collega !.
    Gli dico.
    Questi se solo ti distrai mezzo secondo, sono scappati ed arrivati già a Messina.
    Stia tranquillo Ispettore.
    Mi rassicura lui.
    Che si fa adesso Franco ?.
    Mi chiede Salvatore.
    Intanto informiamo il grande capo.
    Salgo su.
    Semaforo spento e porta chiusa a chiave.
    Ispettore ?...
    Mi sento chiamare.
    Era Mario, sbucato come sempre fuori dal nulla.
    Era così fedele al Dirigente che piantonava la sua stanza anche
    quando lui non c’era.
    Mario ?
    Cercava il Dottore per caso ?
    Secondo te ?
    Si !.
    Ispettore, il Dottore dovette andare urgentemente in Questura.
    Sa c’è una importante riunione di tutti i funzionari con il signor Questore !
    Ma va !
    Si, come sa, quest’anno il Messina gioca in Serie B !
    Ci sono da delineare le misure dell’ordine pubblico per lo stadio Celeste.
    Dovette andare visto che anche i Dirigenti dei Commissariati di provincia sono spesso chiamati
    A dirigere il servizio di ordine pubblico !.
    Ho capito !.
    Grazie Mario.
    Dovere Ispettore.
    La sai sempre lunga te !.
    Pensavo tra di me.
    Mai una volta che mi informasse prima della assenza del capo !
    Mi metteva sempre davanti al fatto compiuto.
    Pensato questo, riscendo sotto.
    Salvatore ?.
    Gli dico dopo averlo informato sull’assenza del Capo e che
    Quindi dovevamo cavarcela da soli.
    Proviamo a sentire intanto come si chiamano, quanti anni anno
    e cos’altro possiamo sapere su di loro.
    Li faccio passare ?.
    Si.
    Entrano nella stanza.
    Si tengono per mano.
    Mi guardano impauriti.
    Io cerco di essere il meno possibile cattivo in faccia.
    Parlate italiano ?...
    Quelli scuotono la testa come a dire No !.
    Capite almeno l’Italiano ?..
    Stessa risposta.
    Franco, sai bene che questi lo capiscono e lo parlano meglio di me
    e di te !.
    Mi fa Salvatore.
    Gli rifaccio la stessa domanda.
    Ottengo la stessa risposta.
    Riportali di là !.
    Così perdiamo solo tempo.
    Detto questo alzo il telefono.
    Chi chiami ?..
    La signora Bertè dei Servizi Sociali.
    Signora ?...
    Mi presento e le spiego la cosa.
    Arrivo subito Ispettore !.
    Vediamo se lei riesce ad essere più convincente di noi.
    Speriamo Franco !
    Se no qui non sappiamo davvero che cosa fare !.
    La signora arriva davvero presto.
    Del resto il palazzo Comunale è proprio accanto al
    Commissariato.
    Ispettore.
    Li faccia passare.
    Però mi lasci da sola con loro.
    Ne è sicura ?.
    Ispettore ?.
    Sono solo due bambini !
    Cosa vuole che mi possano fare ?.
    Come desidera signora !
    Facciamo proprio così.
    Dopo una mezzoretta la signora si fa vedere.
    Allora ?.
    Si !
    Ispettore.
    Intanto sono fratellini.
    Ecco qui, la ragazzina ha 13 anni e mi ha detto chiamarsi…..
    Il ragazzino non sa parlare davvero l’Italiano.
    Però la sorella, mi ha detto però che lui si chiama….
    Ed ha otto anni.
    Signora, ritiene la cosa attendibile ?
    Penso proprio di si.
    Gli ho detto che non sono una poliziotta e che mi occupo
    dei problemi sociali.
    Gli ho promesso di aiutarli.
    La ringrazio tantissimo !.
    Di niente Ispettore.
    Che farete ora di loro ?.
    Ne devo parlare con la Procura presso il Tribunale per i Minorenni.
    Vediamo cosa ne pensa il Sostituto di Turno.
    Mi faccia sapere Ispettore.
    Sa, quando gli ho detto che li posso aiutare, non l’ho detto così per caso.
    Lo so signora !
    Non mancherò di farlo.
    Detto questo lei si congeda e se ne va.
    Ed ora ?..
    Mi fa sempre Salvatore.
    Apro un cassetto della scrivania.
    Cerco l’elenco dei Magistrati di turno.
    Eccolo.
    Procura della Repubblica Presso il Tribunale per i Minorenni…
    Guardo il calendario.
    Oggi è il giorno…
    Eccolo qui.
    Sostituto dr. Roberto Lodato.
    Tre numeri di telefono accanto al nome.
    Allora ancora non c’erano i telefonini.
    Sul primo c’era scritto Ufficio.
    Sul secondo Casa.
    Sul terzo Madre.
    Dato l’orario, decido di comporre il primo.
    Ufficio.
    Sento il telefono che squilla per qualche secondo.
    Poi sento..
    Pronto ?..
    Mi presento.
    Poi dico, parlo con il Dottore Lodato ?..
    Si !
    Mi dica pure Ispettore !
    Gli spiego succintamente l’accaduto.
    Lui ascolta tutto senza interrompermi.
    Alla fine mi dice.
    Ispettore ?
    Ma lei prima di chiamarmi, deve essere sicuro.
    Sicuro di che cosa ?...
    Mi scusi se glielo chiedo Dottore !.
    Sicuro che i due ragazzini stessero rubando !.
    Mi sta dicendo che li avete fermati fuori di casa
    sul pianerottolo !.
    Abbasso il telefono un attimo.
    Forse ho parlato in cinese !
    Mi scappa di dire.
    Salvatore mi guarda preoccupato.
    Dottore ?..
    Le ho detto che avevano ancora la refurtiva
    Tra le mani.
    Poi il padrone di casa è già venuto a fare la denuncia !
    D’accordo Ispettore.
    Mi scusi, ma avevo capito forse male io !
    Riabbasso il telefono.
    Meno male !
    Dottore, vorremmo sapere come comportarci.
    Lei che direttive ci da ?..
    Il bambino di otto anni non lo potete assolutamente arrestare !.
    Riabbasso il telefono per l’ennesima volta.
    Minchia !
    Questo lo sapevo pure io !.
    Salvatore mi guarda sempre più preoccupato.
    Dottore ?!.
    Sono consapevole di questo.
    Bene, Ispettore.
    Allora mi ascolti.
    Dispongo così.
    La ragazzina la portate in stato di arresto
    al centro di prima accoglienza.
    Il bambino lo riconsegnate ai genitori.
    D’accordo Dottore.
    Richiudo.
    Allora ?.
    Mi chiede Salvatore.
    Lo metto al corrente della conversazione avuta.
    Uhm…
    Per la ragazzina problema non c’è ne.
    So dovè il centro di prima accoglienza a Messina.
    Per il bambino come si fa ?.
    Valli a trovare i genitori !
    Questi non sono del posto.
    Chissà da dove vengono !.
    In effetti non aveva torto.
    La Signora Bertè mi sembra che abbia detto
    che stanno in un campo.
    Ma vai a sapere quale campo !.
    Salvatore ?.
    Aspetta.
    Alzo il telefono.
    Chi chiami ?.
    L’Ufficio Stranieri.
    In fin dei conti, ora che ci penso, questi sono o non sono
    stranieri ?!.
    Certo che sono Stranieri, Franco.
    E allora ?.
    Allora cosa.
    Allora glieli molliamo a loro e procedono loro !.
    Salvatore tira un respiro di sollievo.
    Giusto !.
    Chi è ?...
    Sento al telefono.
    Mi ero scordato che avevo fatto già il numero.
    Mi presento.
    Abbiamo fermato due stranieri, due zingarelli.
    Gli spiego brevemente l’accaduto.
    Li possiamo portare li da voi per le incombenze del caso ?..
    Portateli pure.
    Era andata !.
    O meglio, forse mi ero illuso troppo presto.
    Avevo una strana sensazione.
    Prendiamo la macchina.
    Li facciamo salire.
    Salvatore si siede di dietro con loro.
    Ma se ne stanno calmi per tutto il viaggio.
    Forse erano già avvezzi a fatti del genere.
    Infatti loro stanno nei campi nomadi con le loro famiglie.
    Di mattina presto delle macchine li prelevano a bordo e partono facendo il giro
    dei grossi centri della provincia, lasciandoli un po’ da tutte
    le parti.
    Sul posto, loro fanno quello che devono fare.
    O mendicano o fanno piccoli furti in abitazione.
    Poi la sera la stessa macchina rifà il giro e se li riprende.
    Se li trova.
    Se non li trova, vuol dire che le cose erano andata male.
    Funziona più o meno così.
    Arrivati all’Ufficio Stranieri, ci riceve il collega addetto.
    Siete quelli di Milazzo ?..
    Ci dice vedendoci entrare.
    Si.
    Avete telefonato voi ?
    Certo collega.
    Allora.
    Noi adesso facciamo la parte di nostra competenza.
    Poi voi li riprendete e provvedete al seguito delle incombenze.
    Ma ?..
    Chiedo timidamente.
    Non ci pensate voi a fare tutto quanto ?.
    Collega ?.
    Qui è un casino !
    E noi siamo quattro gatti.
    E poi, mica ci siete solo voi !
    Prima di voi ci sono stati i colleghi delle volanti con tre ragazzini.
    Da un momento all’altro aspetto i Carabinieri di Taormina
    con cinque extracomunitari da espellere !
    E poi più tardi dovrebbero venire anche i colleghi di Patti con altri stranieri.
    Se dovessimo pensare a tutto noi, qui ci vorrebbe un reggimento !.
    Mi sono spiegato ?
    Collega !.
    Ti sei spiegato benissimo.
    Gli rispondo.
    Mi sembrava che fosse stato così facile !.
    Il mio timore si era rivelato più che fondato.
    Che facciamo ora, Franco ?
    Mi chiede Salvatore.
    Che dobbiamo fare ?..
    Aspettiamo che finiscono e poi vediamo.
    In effetti tempo un oretta e c’è li riconsegnano.
    La ragazzina la portiamo al centro di Prima Accoglienza.
    E qui niente di complicato.
    Poi toccava riconsegnare il bambino ai genitori.
    Si, ma dove ?
    Salvatore mi guarda perplesso.
    Io sto a pensare e ripensare.
    Il bambino se ne stà zitto zitto.
    Salvatore più volte gli chiede dove stessero i suoi genitori.
    Ma quello accenna solo a qualche nome senza senso.
    Proviamo a Mare Grosso !
    Li ci stanno dei campi rom.
    Mare Grosso è una parte di territorio che sta alle
    spalle della zona portuale.
    Dietro l’arsenale della marina Militare.
    Giunti sul posto, effettivamente troviamo un grosso campo rom.
    Scendiamo dalla macchina.
    Il bambino lo portiamo con noi.
    Proviamo a chiedere.
    Nessuno sa nulla.
    Io non sapere, mai visto lui !
    Ci dice una.
    Stessa cosa ci dice un'altra.
    Chissà perché in prevalenza sono tutte donne.
    Gli uomini chissà dove erano.
    Franco ?..
    Mi fa Salvatore.
    Qui stiamo perdendo solo tempo.
    Me ne sto rendendo conto.
    Torniamo a Milazzo !.
    Dico all’improvviso.
    Ma Franco ?..
    Ed il bambino ?
    Che ne facciamo di lui ?..
    Lui torna a Milazzo con noi.
    Non capisco !.
    Salvatore ?
    Mi è venuta un’idea !.
    Franco ?
    Dice lui perplesso,
    Spero solo che ti sia venuta quella giusta !.
    Lo spero anch’io !.
    A posto siamo !
    Non ne sei tanto convinto vero ?...
    Salvatore ?
    A me quando le idee mi appaiono nella testa, le sfrutto subito.
    Se ci sto a riflettere troppo poi si cancellano !.
    Ho capito !.
    Che ore sono ?..
    Chiedo a Salvatore.
    Le tredici.
    Vediamo di sbrigarci allora !
    Perché ?
    Perché gli Uffici dell’Assistenza Sociale del Comune chiudono
    alle quattordici !.
    Salvatore non fa una piega e parte subito sparato a palla.
    Per modo di dire.
    Il traffico di Messina è davvero impressionante.
    Ma raggiunta l’autostrada mette l’acceleratore a tavoletta.
    Milazzo, Palazzo delle Aquile, sede del Municipio.
    Parcheggiamo.
    La signora Bertè fortuna che non se ne era ancora andata.
    Ispettore ?.
    Ha bisogno ancora di me ?
    Si !
    Per favore, deve chiedere al bimbo con i modi che lei sa
    dove lo verranno a riprendere stasera.
    Mah…Ispettore…!
    Non capisco.
    Le spiego signora.
    Questi qui stamattina qualcuno c’è li ha portati.
    E stasera quello stesso qualcuno se li verrà a riprendere.
    Ho capito.
    Non sapete a chi affidarlo, vero ?.
    Esatto.
    Ma adesso glielo lascio e la prego.
    se lo faccia dire.
    D’accordo Ispettore, fatelo entrare e lasciatemi solo con lui.
    Fatto questo, io e Salvatore usciamo fuori.
    Dopo un tempo che a noi è sembrato interminabile, la porta si riapre.
    Ispettore ?...
    Mi dica signora.
    Può entrare !.
    Io entro, ed il bimbo esce, preso subito in consegna da Salvatore.
    Allora ?.
    Chiedo.
    Si, Ispettore.
    Stamattina li avevano fatti scendere in Piazza San Papino.
    Ed è li che verranno a riprenderli.
    Piazza San Papino è grande….
    Se le ha detto dove esattamente..
    Si, me lo ha detto.
    Di fronte ad un negozio dove vendono carne.
    La macelleria Alesci !
    Penso subito.
    E’ l’unica che c’è.
    Le ha detto a che ora ?.
    Mi ha detto, se ho capito bene, verso le quattro.
    Grazie signora !.
    Di niente.
    Se avete bisogno ancora di me, le lascio il mio numero di casa.
    Grazie ancora, ma spero proprio che non c’è ne sia più di bisogno.
    Esco dalla sua stanza.
    Salvatore mi guarda.
    Alle quattro, oppure alle sedici che dir si voglia.
    E gli spiego dove.
    Lui mi guarda.
    Ora che si fa ?.
    Salvatore ?..
    Il Bambino avrà fame !
    Almeno penso.
    Portiamolo a mangiare !.
    E mangiamo magari anche noi con lui.
    Franco ?!
    Mi sembra un’ottima proposta la tua !.
    Certo che di parlare non parlava.
    Però una volta seduto a tavola di magiare mangiava.
    Eccome se non mangiava.
    Praticamente non ha lasciato sul piatto praticamente nulla.
    Finito di mangiare, salutiamo l’amico Romeo, il ristoratore.
    Il suo locale era proprio accanto al Commissariato.
    Ci alziamo ed andiamo via.
    Guardo l’orologio.
    Quasi quasi si è fatta l’ora.
    Penso.
    Sono le quindici e trenta.
    Predi la macchina.
    Salvatore non se lo fa ripetere due volte.
    Il posto lo troviamo subito.
    Che si fa adesso ?.
    Lui scende e si piazza dritto sul luogo dell’appuntamento.
    Ed aspetta.
    Noi invece aspettiamo qui.
    Da questa posizione siamo in grado di vedere tutto
    quello che succede.
    Salvatore annuisce.
    Il bambino scende dalla nostra auto.
    Tutto obbediente si va a piazzare li dove lui sa.
    Dopo il pranzo ci guardava con occhi migliori.
    Forse si era scocciato anche lui della situazione.
    Pensavo.
    Avrà fretta di tornarsene a casa.
    Anche se un campo rom si possa definire una casa.
    Ma per lui lo era.
    Il tempo passa.
    Si fanne le quattro.
    Nulla.
    Passa un altro quarto d’ora.
    Sempre nulla.
    Salvatore comincia ad innervosirsi.
    E se non verranno ?
    Mi fa.
    Verrano !.
    Gli rispondo.
    Abbi fede.
    Saranno in ritardo.
    Vuoi che lo lascino qui ?
    Forse hanno saputo della sorella.
    Sai, questi sanno sempre le cose.
    No !
    Ho raccomandato al Centro di accoglienza di non dire nulla del fermo,
    siccome ci avremmo pensato noi ad avvisare i genitori.
    Spero che tu abbia ragione.
    D’un tratto una mercedes vecchio modello si avvicina
    lentamente.
    A bordo c’è un conducente la cui nazionalità a prima vista
    non lascia nessun dubbio.
    Salvatore !
    Ci siamo.
    Non lo finisco di dire che lui è già sceso dall’auto.
    Io lo seguo e mi piazzo al riparo di un auto parcheggiata.
    La mercedes procede lenta.
    L’autista che la conduce si guarda attorno.
    Poi ferma, proprio accanto al bambino.
    Gli fa un cenno con la mano, tipo Sali su forza !.
    Ma Salvatore gli è già accanto al finestrino, tesserino alla mano.
    Io sono proprio dietro lui.
    Polizia !.
    Lui resta sorpreso.
    Cosa volete ?...
    Io non ho fatto nulla !
    Lo sappiamo.
    Questo bambino è mio figlio !
    Lo devo riprendere.
    Proprio lei cercavamo !.
    Ci segua in Commissariato.
    Grazie.
    La riconsegna avvenne senza problemi.
    L’uomo guardava il bimbo molto severo.
    Tipo, vi siete fatti beccare stavolta !.
    Immagino che cosa gli avrebbe fatto una volta
    tornati al loro campo.
    La punizione era molto severa, ma noi non potevamo farci nulla.
    La legge prevedeva la riconsegna del minore non imputabile al genitore,
    e noi lo avevamo fatto.
    Finito, lo seguo con lo sguardo mentre va via trascinato dal padre.
    Lui d’improvviso si gira, mi guarda…
    Ciao… Grazie !....
    Riesco a sentire accompagnati da un saluto fatto con la mano.
    Mi sono venute le lacrime agli occhi.
    Ricambio il suo saluto.
    Poi li vedo uscire dal Commissariato e sento la porta sbattere.
    Salvatore ?...
    Lui mi guarda.
    Andiamo a bere qualcosa.
    Molto volentieri Franco !.

    Fine.
     
    .
  15.     Like  
     
    .
    Avatar

    Guru di forumfree

    Group
    Founder
    Posts
    116,557
    Reputation
    +767
    Location
    Barcellona Pozzo di Gotto (ME)

    Status
    Offline
    Seggio elettorale


    Il bello di questi racconti e che si fanno salti nel tempo come
    si avesse una bella macchina appositamente costruita.
    Ora, ritorniamo nella Genova degli inizi anni ’80.
    In quell’epoca il terrorismo ancora imperava alla grande.
    Ero Brigadiere alla Digos.
    Da poco era passata la legge di riforma però ci si chiamava
    ancora con i vecchi gradi che avevamo da militari.
    Con la nuova riforma ero ormai Sovrintendente Capo o giù di li.
    Ma suonava sgradevole, e si preferisce ancora chiamarsi con i vecchi gradi.
    Del resto avevo ancora i “baffi” gialli attaccati alla manica della divisa.
    Divisa che se per dire la verità non mettevo quasi mai.
    Siccome stavo in borghese.
    Anche gli alamari erano cambiati.
    Via le stellette, ora si indossa quelli rossi con scritta in giallo.
    RI in evidenza.
    Alias Repubblica Italiana.
    La nostra riforma era passata legge dello stato il 25 aprile 1981
    nella ricorrenza dell’anniversario della liberazione.
    Alle volte il destino ci mette la mano su certe date.
    Quella mattina vado come al solito dalla caserma di Sturla alla Questura
    Centrale di via Diaz.
    Secondo piano.
    Silvano appena mi vede mi viene incontro.
    Sai la novità ?..
    Quale novità Silvano ?
    Il Maresciallo Lorongiu ci ha convocato in riunione.
    Tutti i sottufficiali da lui per le dieci.
    Lorongiu era il comandante di Sezione della Digos.
    E’ difficile da spiegare.
    Quando eravamo militari, c’era il personale del Corpo delle Guardie
    di P.S. che erano appunto militari.
    I Commissari erano invece civili, come le appartenenti alla Polizia Femminile.
    La riforma aveva appunto messo insieme tutti questi corpi in uno solo.
    Polizia di Stato, tutti civili.
    Ancora però si continuava non solo per i gradi ma anche per le strutture
    con i vecchi apparati ex militari.
    Ogni Ufficio della Questura, aveva un suo comandante di sezione.
    Tale figura ricoperta da un sottufficiale avente in genere il grado di maresciallo
    comandava la parte militare dell’Ufficio.
    Le direttive dei servizi li davano comunque i Commissari che erano civili.
    Ma torniamo al racconto.
    Di che cosa pensi ci possa parlare ?
    Chiedo a Silvano.
    Sai, tra poco ci sono le elezioni.
    I referendum ?
    Si.
    Beh, ci dirà come fare i pattuglioni di vigilanza per i seggi elettorali !
    Dici ?
    Mi risponde lui.
    C’è un solo modo di saperlo.
    Quale ?
    Andarlo a sentire.
    Ed infatti lo andiamo a sentire.
    Ore dieci in punto.
    Lui sta in piedi ritto dietro la sua scrivania.
    Noi ci disponiamo tutti davanti.
    Signori miei !
    Esordisce.
    Come sapete tra breve elezioni ci saranno !.
    Fin qui nulla di nuovo.
    Penso.
    Ministero deciso ha che tutti, anche personale di quest’Ufficio
    impiegato deve essere, anche per fare servizio al seggio elettorale !
    Tutti restiamo per un attimo zitti.
    Poi si sente una voce.
    In che senso Cavaliere ?...
    Come sorveglianza esterna… ?
    No !
    Proprio di servizio dentro al seggio !.
    Tutti restiamo sbigottiti.
    Ma intende che dobbiamo fare i piantoni ai seggi elettorali ?..
    Certo !.
    Ed anche in divisa !
    Brusio generale diffuso.
    Signori !
    Taglia corto Lorongiu.
    Fa parte dei nostri compiti !
    Ma anche di quelli che siamo qui alla Digos ?..
    Grida qualcuno.
    Io ho detto al Dirigente che esporvi così, dire vuole che vi
    espongano a gravissimi rischi.
    Ma lui ha detto, Ministero così disposto ha, così facciamo !.
    Brusio generale stavolta molto sonoro.
    Ma Lorongiu da grande direttore d’orchestra che era,
    ci mette poco a riprendere in mano la situazione.
    Signori !
    Signori Sottufficiali ?.
    Deciso è stato che ad andarci voi dovete, siccome specialisti
    siete nella lotta al terrorismo !
    Ma via Cavaliere !
    Cosa c’è di antiterroristico a piantonare un seggio elettorale ?
    Dice qualcuno.
    Torna il brusio generale.
    Ma Lorongiu tira fuori il carico da undici punti e lo getta sul tavolo.
    Signori !
    Segnalazione c’è stata che Brigate Rosse intenzioni hanno
    di fare azione dimostrativa in queste elezioni !
    Dove non si sa.
    Ma Genova bene si sa che base loro ben guarnita è !.
    Voi tutti uomini ben specializzati ed addestrati in questo campo siete !
    Chi mandare ci dobbiamo, i colleghi del primo nucleo ?
    Che solo piantonamenti fare sanno ?
    E bene sapete come li fanno !.
    Occorre presenza vostra diretta, stavolta !.
    Occorre che ognuno di voi sul posto stia !.
    Non tutti comunque.
    Alcuni faranno seggio elettorale, altri sorveglianza esterna con pattuglioni
    appositi, pronti ad intervenire a segnalazione vostra.
    Appresa tale rivelazione, cade una sorta di silenzio.
    Lorongiu era stato convincente.
    Come era solito esserlo.
    Lui, pensavo, era così convincente che avrebbe convinto
    perfino il Comune di Venezia ad acquistare degli autobotti
    per lavare le sue strade !.
    Il silenzio si interrompe.
    Il collega Antonio Motta da Napoli, prende la parola.
    Cavaliere ?...
    A disposizione !,
    Simmo o non simmo Poliziotti e sempre pronti a tutto ?
    Anche se Sottufficiali da’ Digos siamo orgogliosi di dare
    o contributo nostro !.
    Ha ragione !.
    Noi conosciamo bene tutti i sospettati.
    Solo stando davanti alla porta del seggio possiamo guardare in faccia
    tutti quelli che entrano dentro !.
    O collega do’ primo nucleo, direbbe solo, “Chi sfaccimmi ci stetti a fare accà ?”
    Noi simmo cosa diversa assai !.
    Bisbiglio generale.
    Ma stavolta di consenso per quello che aveva detto Antonio.
    Sa Brigadiere Motta !
    Cosa giustissima detto che ha !.
    Poliziotti Sottufficiali della Digos siete .
    Dimostratelo !.
    Commento generale con vocio di approvazione.
    Lorongiu aveva vinto la sua ennesima battaglia di convincimento pacifico.
    Si, poteva anche non dirci nulla, comandarci di servizio e basta.
    Nessuno avrebbe fiatato.
    Però la nuova politica era quella di convincere il personale.
    Piuttosto che comandarlo a bacchetta come nel passato.
    E lui in questo campo era davvero un professore universitario.
    Cavaliere ?..
    Chiedo io.
    Lui mi guarda.
    Ma almeno ci manderanno in provincia, spero ?
    Dove ci conoscono moltissimo di meno che qui in città !.
    Sa, stare in divisa siamo un facile identikit per loro.
    Lui denota un certo imbarazzo.
    Di sicuro era saltata la mia prossima licenza.
    Avevo vanificato in una battuta tutto il suo bel discorso
    di convincimento che aveva fatto.
    Sa Brigadiere !
    Lei andrà dove mandare la mandano !.
    Chiaro ?
    Se andare non vuole, vedremo di mandarla a servizio fare allo scalo
    merci della Stazione Principe !.
    E’ stato chiarissimo Cavaliere !
    Aveva ripreso la sua autorità ed era finita la diplomazia democratica.
    Se non altro lo avevo sputtanato a dovere.
    Le balle che aveva detto prima erano apparse adesso, data la
    sua risposta datami nella giusta dimensione.
    O vi piace così, o cambiate aria.
    In parole davvero poverissime.
    Antonio mi si avvicina.
    Mi sussurra all’orecchio.
    Guagliò ?
    Tu tieni ‘i palle !
    Io ha già fatto solo ‘o ruffiano !.
    Ma tu giusta c’è l’hai cantata a musica !.
    Antonio ?..
    Non c’è problema !.
    Tranquillo.
    Ognuno cerca di sopravvivere come meglio crede.
    Gli rispondo pacato.
    Il giorno delle elezioni si avvicinava.
    L’Ufficio di Lorongiu era rigorosamente Off Limits.
    Porta chiusa.
    Nessuno si poteva neppure avvicinare.
    Inutile bussare, tanto non vi sarà aperto.
    Noi, del resto, osserviamo e ci teniamo lontani.
    Poi, una mattina di venerdì, i servizi ai seggi cominciavano il sabato.
    La svolta finale.
    Arriva, finalmente, il giorno della pubblicazione dei servizi ai seggi.
    Lo capiamo io e Silvano da come Lorongiu si fregava le mani
    uscendo dal suo ufficio.
    Porta aperta dopo giorni di chiusura da cortina di ferro.
    Che fosse soddisfatto era dire poco.
    Era così contento come un bimbo a cui avevano regalato da poco
    una tavoletta di cioccolato fondente.
    Poi, oltre che fregarsi le mani aveva nel suo ghigno quel sorrisino che
    vuol dire “ signori miei, tutti per bene sistemati vi ho ! “.
    Silvano ?..
    Gli dico.
    Entriamo ?
    Infatti dopo la fine della stipula del libro sacro del servizio, il resto del
    personale poteva prenderne visione.
    Lui mi guarda e mi risponde prontamente.
    Entriamo !
    Ed entriamo.
    Seduto alla sua scrivania c’è il suo vice comandante, Silvio.
    Possiamo prendere visone ?..
    Gli chiediamo timidamente.
    Ma certo !.
    Ci risponde, aprendo il cassetto e tirando fuori il sacro libro c’è lo porge.
    Aperto freneticamente il libro, arriviamo subito alla sua ultima pagina.
    Notiamo che all’ultima sua pagina, oltre al servizio scritto per l’indomani,
    c’è un foglio piegato in due ad esso accluso.
    Lo apriamo subito e lo leggiamo.
    Vista l’Ordinanza del ….eccetera eccetera, passiamo avanti.
    Si dispone che, il seguente personale di questo Ufficio sia assegnato
    al servizio di sorveglianza fissa ai seggi elettorale, così per come segue.
    Ecco !.
    Da qui comincia il bello.
    Diamo una rapida lettura all’elenco.
    Vice Brigadiere Sorrentino, seggio nr. 3 Scuola…
    Brigadiere Carigliano seggio nr. 35 Scuola…
    Ecco !.
    Leggo il mio nome.
    Brigadiere.. come mi chiamo io, seggio nr. 45 scuola Garibaldi !.
    Preciso !
    Penso.
    Il vecchiaccio diabolico dopo il discorso che gli ho fatto, mi ha sbattuto proprio
    nel pieno centro storico !.
    La scuola è sita proprio nell’angiporto.
    Una zona popolosa dove il più pulito se lo passi al nostro terminale
    ti esce a suo carico una striscia di precedenti che uscendo dalla telescrivente
    arriva a toccare per terra.
    Tanto è lunga !.
    Silvano è più fortunato.
    Lui non c’è nell’elenco.
    Poi alla fine del foglio leggiamo..
    Il restante personale appartenente all’Ufficio, che non trovasi
    nel presente elenco sarà impiegato in servizi automontati esterni di pronto intervento.
    Franco ?..
    Mi fa Silvano.
    Non penserai mica che io…
    Silvano ?
    Tu sei sposato ed hai pure una bambina.
    Il vecchiaccio anche se sembra gelido come un orso polare,
    in verità tiene anche lui un cuore pulsante al suo interno !.
    E’ giusto che sia così !
    Ho visto che tutti quelli nelle vostre situazioni vi ha messi di
    pattuglione esterno ai seggi.
    Franco ?...
    Dimmi Silvano.
    Non temere, passerò da te a portarti caffè e sigarette !
    Certo !
    Gli dico ridendo.
    E’ come se mi avesse sbattuto a Marassi !.
    ( così si chiamano le carceri di Genova, nda)
    Miglior posto non me lo poteva trovare !.
    Appresa la notizia, me ne torno in caserma a Sturla.
    Una volta nel mio alloggio apro l’armadio e controllo la divisa.
    Era un po’ che non la mettevo.
    Un po’ tanto assai !
    Penso.
    Ha ancora sulle spalline i gradi di Vice Brigadiere.
    Occorre darsi da fare.
    Metterci i gradi di brigadiere.
    Tiro fuori da un cassetto i gradi di brigadiere e mi metto al lavoro
    di cucitura.
    Fatto.
    Ora sono in tempo reale, pensavo.
    Poi sbirciando nello specchio dell’armadio guardo i miei capelli.
    Un po’ lunghi.
    Li taglio ?..
    Mi chiedo.
    Li taglio o non li taglio ?..
    Non li taglio !.
    Concludo.
    Tanto lì dura solo tre giorni.
    Poi si riprende.
    Intanto si apre la porta della della mia stanza.
    Era Roberto, mio compagno di camera.
    Era un neo Agente.
    Le nostre camerate prevedevano esclusivamente sottufficiali.
    Ma i posti scarseggiavano.
    Lui era stato assegnato sul letto a castello sopra del mio.
    Il Colonnello mi aveva avvisato.
    Io gli avevo risposto.
    Stessa camera, stesso destino.
    Non importa se ha o meno il “baffo”.
    Termine che all’epoca si intendeva per il grado portato sulla parte alta della manica della divisa.
    In fondo siamo tutti Poliziotti !.
    Questa la mia filosofia.
    Non lo aspettavo quel giorno.
    Lui era di Torriglia, centro montano sopra l’entroterra Genovese.
    Ligure rigidamente Doc !.
    Mia!
    Mi dice entrando.
    Brigadiere Franco ?.
    Ma che tocchi a fare la divisa, visto che tu non la metti mai ?.
    Roberto !.
    Fatti i cosidetti caz.. tuoi e non rompere !.
    U’ Belin !
    Il Brigadiere è nervoso oggi !.
    Lo guardo.
    Il suo sguardo è davvero perplesso.
    Roberto, intanto scusami.
    Ma se ti metti comodo ti spiego la cosa.
    Cosa che ho subito fatto.
    Ma possono farvi questo ?.
    Roberto ?
    Possono fare quello che gli pare !
    Tu sei nuovo.
    Ma vedrai che ti farai l’abitudine a tutto questo.
    Lui mi guarda sorridente.
    Sai, mi dice, che mi hanno proposto la Squadra Mobile ?..
    Davvero Roberto ?
    Si !.
    Hanno bisogno di persone che parlano la lingua locale.
    Nulla contro di voi, si intende !.
    Noi terroni che solo appena aprono bocca si capisce che lo siamo?...
    Franco !
    Mica te la sei presa !
    Ma figurati Roberto !
    Lo abbraccio.
    Sapeva del mio passato, che ero stato Agente nella Squadra Mobile Genovese.
    Roberto ?..
    Ma ci facciamo due fili di spaghetti ?..
    La mia camera aveva regolare fornello ed era attrezzata perfettamente
    per l’auto cucina.
    Visti anche gli orari assurdi che ci facevano fare.
    Franco ?..
    Ti ho portato qualcosa.
    Avevo notato che aveva in mano una busta appena era entrato.
    Sono dei funghi raccolti li dalle mie parti !.
    Roberto ?
    Facciamo subito un bel piatto di spaghetti ai funghi !
    Finito di mangiare.
    Roberto se ne va.
    Deve andare di servizio.
    Io apro l’armadio e prendo la divisa.
    La provo.
    Tutto sommato va ancora bene.
    Pensavo peggio.
    Dopo anni che non la indosso.
    Scudetto della giudiziaria, quello con la spada, attaccato ancora alla
    manica.
    Minchia !.
    I gradi sono ancora quelli di Vice Brigadiere !.
    Ecco cosa non andava.
    Apro il primo cassetto.
    Nulla.
    Il secondo cassetto contiene tutto tranne quello che cerco.
    Nel terzo cassetto…Ecco !.
    I gradi di Brigadiere.
    Avvolti ancora in busta di plastica, nuovi nuovi.
    Mi metto al lavoro, ago e filo.
    Dopo circa trenta punture delle dita delle mani, i gradi sono
    alla fine attaccati alle spalline !.
    Adesso sono davvero pronto.
    Infatti l’indomani, sabato mattina, mi presento all’armeria.
    Prima tappa del percorso.
    Devo fare il seggio elettorale.
    Dico indossando una divisa piuttosto sgargiante.
    Ecco Brigadiere !.
    Mi fa l’Appuntato addetto.
    E mi porge il Mab, alias Fucile Automatico Beretta.
    Quello vecchio tipo, che se solo lo sbatti per terra, parte la raffica.
    Ma lo devo portare per forza ?..
    Gli dico perplesso.
    Brigadiere !.
    Io glielo devo consegnare.
    Poi lei faccia ciò che gli pare.
    D’accordo dimmi dove devo firmare per presa consegna.
    Seconda tappa.
    Ufficio Servizi.
    Brigadiere ?..
    Mi dice il Maresciallo vedendomi entrare con il Mab a tracolla.
    Ecco la busta con le sue consegne.
    E me la porge.
    Tutto a posto ?..
    Posso andare ?...
    Gli dico ritirando la busta.
    Brigadiere ?..
    Mi dice tutto serio.
    Poteva almeno tagliarsi i capelli !.
    Io mi giro e lo guardo gelido.
    Maresciallo ?
    Mi è morto il barbiere !.
    Ed ancora non ne ho trovato un altro.
    Non appena lo trovo, lo farò !.
    Lui mi guarda serio.
    Dove fa servizio ?
    Alla Digos, Sezione Antiterrorismo !.
    Lui cambia il suo sguardo.
    Diventa adesso di stupore.
    Mi scusi !.
    Mi dice subito.
    Ma, come mai prendono anche voi a fare certi servizi ?..
    Lo sai Maresciallo che me lo domando anch’io ?
    Chiedilo agli scienziati che li predispongono.
    Brigadiere ?
    Se ne freghi !.
    Se non facessi questo, me ne sarei andato via da un mucchio di tempo !.
    Buon lavoro !.
    Mi risponde infine lui.
    Grazie Maresciallo !.
    Allora.
    Prendere la macchina per andare a Piazza Caricamento, non se ne parla
    proprio.
    Tanto li ci devo stare tre giorni.
    E di parcheggiare non c’è nessuna probabilità.
    Meglio lasciarla a farla dormire qui in quel di Sturla.
    Quindi, esco armi e bagagli e vado alla fermata del bus.
    Bus numero 15.
    Quinto a mare, Centro città.
    Bacci, il barista del bar proprio di fronte alla caserma,
    mi vede.
    Sta davanti alla porta del locale.
    Uh Belin !
    Ma Signor Franco, ma Mia, dove va così conciato ?...
    Bacci ?..
    Vado a fare la guerra !.
    Scuola Garibaldi.
    Ci ero già passato molte volte da li.
    Nel cuore dell’angiporto di Genova.
    Però adesso la guardo in modo diverso.
    Palazzo bello grande.
    Avrà molte sezioni elettorali.
    Spazio esterno attorno abbastanza ampio.
    Vedremo come organizzarci.
    Detto questo entro dentro.
    Nessuno alla porta.
    Cominciamo bene.
    Penso.
    Va bene che oggi è sabato e si fanno solo i preparativi.
    Però, porta aperta, nessuno che controlla chi entra…
    Lei è ?..
    Sento improvvisamente una voce dal buio del corridoio.
    Appare una persona.
    Io sarei il Brigadiere della Polizia addetto al servizio dei seggi elettorali.
    Con chi sto parlando ?
    Mi scusi brigadiere !.
    Lei è il primo che arriva, sa !.
    Io sono il bidello addetto all’ingresso.
    Allora, mi ascolti.
    La porta va chiusa.
    Ma devono arrivare i presidenti di seggio, scrutatori…..
    Lo so !.
    Chi arriva suonerà.
    Lei sta qui ed apre previo accertamento su chi sia a suonare.
    Lui mi guarda perplesso.
    Poi fa cenno di si.
    Guardo l’orologio.
    In effetti il servizio doveva cominciare alle 13,30.
    Erano solo le 12 e 30.
    Avevo l’abitudine di arrivare sempre un po’ prima.
    Si può ?..
    Sento una voce alle mie spalle.
    Mi giro e vedo un Sergente degli Alpini seguito da tre altri suoi
    giovanissimi commilitoni.
    Lui è bassino, gli altri sono alti e teutonici d’aspetto.
    Mi giro.
    Lui mi guarda e si mette sugli attenti in un impeccabile saluto militare.
    Gli altri tre fanno lo stesso.
    Io imbarazzato, ricambio il saluto.
    Sergente Maggiore Cascio !.
    Dice lui.
    Piacere.
    Gli rispondo.
    Sono il Brigadiere come mi chiamo io, addetto a capo servizio di questo plesso
    scolastico.
    Ci stringiamo la mano.
    E’ bene che intanto metti uno dei tuoi ragazzi davanti alla porta.
    Arriverà tra poco tutto il personale del seggio.
    Così facciamo vedere che siamo presenti e controlliamo già l’ingresso.
    Lui mi guarda.
    Poi urla.
    Snaider ? !..
    Signorsì Sergente Maggiore !.
    Risposta data in chiaro accento tedesco.
    Mettiti subito qui davanti alla porta !
    Quello non se lo fa ripetere due volte.
    Si toglie lo zaino che passa ad un suo commilitone e si piazza subito davanti
    all’ingresso.
    Sergente ?
    Entriamo dentro e vediamo di sistemarci.
    Come preferisci Brigadiere.
    Gli alloggi erano all’ultimo piano del plesso scolastico.
    O Meglio, era una stanza con delle brande.
    Leggo l’ordinanza.
    Nr.1 Brigadiere P.S. Capo Servizio.
    Nr. 2 Finanzieri.
    Nr.1 Vigile Urbano.
    Nr.3 Militari Esercito.
    Sei brande.
    Bene, siccome i Vigili fanno i turni in quinta da sei ore e non
    dormono qui come il resto del personale che fanno orario continuato.
    dall’apertura del seggio fino alla fine del servizio.
    Bene.
    Intanto prendo il Mab che ho a tracollo.
    Gli tolgo il caricatore, così si evitano sorprese.
    Lo poso in uno degli armadi presenti che chiudo a chiave.
    Il Sergente mi guarda.
    Io non resto qui.
    Provvedo solo a dispiegare la truppa.
    Passo di tanto in tanto a fare i controlli.
    Capisco.
    Gli dico.
    Ma tu non sei Atesino vero ?..
    Gli dico a bruciapelo.
    No sono di Palermo !.
    Lo avevo già capito dal suo accento.
    Ma sai Brigadiere, sono passato effettivo e mi hanno assegnato a questo reparto.
    Mi trovo bene con loro.
    Mi fa piacere.
    Ora aspettiamo che arrivino anche tutti gli altri.
    Penso scendendo giù all’ingresso.
    Ma proprio sulle scale incrocio due appuntatoni della Finanza.
    Appuntatoni nel senso che avevano una certa età.
    Lei è il Brigadiere della Pubblica Sicurezza ?.
    Mi chiede uno di loro.
    Io allargo le braccia.
    Tipo, ma non si vede ?..
    Appuntati Gaggi e Roggi !.
    Mi dicono insieme.
    Ricambio il loro saluto e mi presento a mia volta.
    Venite, vi faccio strada.
    E risaliamo le scale.
    Gli mostro la nostra stanza.
    Sistematevi pure la vostra roba.
    Loro non si fanno pregare per farlo.
    Gli alpini sono ancora presenti.
    Tranne quello che era al portone d’ingresso.
    Allora signori.
    Dobbiamo organizzarci il servizio.
    Loro si fermano e mi guardano.
    Fino a domani mattina problema non c’è né molto.
    Siccome stanno insediando i seggi.
    Domani alle 7,00 però comincerà l’affluenza dei votanti.
    Per cui.
    Io che sono il responsabile del servizio, dall’apertura alla chiusura
    dei seggi, devo stare presente a vigilare le operazioni.
    Per la notte, vi organizzate voi come preferite.
    Fermo restando che anche se sono qui in branda, in caso di qualsiasi novità
    Chiamatemi subito.
    Brigadiere ?
    Mi fa uno degli appuntati.
    Prego.
    Gli rispondo.
    Gradiremmo che redigesse lei l’ordine di servizio per iscritto.
    Giorno per giorno !.
    Non c’è problema, appuntato.
    Prendo un foglio di carta e la penna e mi concentro.
    Poi scrivo.
    Poi quando finisco, lo appendo in una specie di bacheca improvvisata.
    Loro vanno subito a vedere.
    Nessun commento.
    Ah !
    Dico a tutti loro.
    Non ho inserito il Vigile Urbano, siccome loro fanno sei ore con cambio sul posto.
    Quelli quindi li organizzo alla bisogna.
    Poi.
    I militari faranno la notte turni di guardia esterni ogni tre ore.
    Di giorno, poi si possono riposare.
    Però uno di loro a turno, deve stare sempre davanti al portone d’ingresso.
    Tutti zitti.
    Detto questo, scendo giù a vedere come procede l’insediamento dei seggi.
    In effetti quasi tutti erano al completo del personale operante e stavano
    Procedendo alla timbratura delle schede elettorali.
    I conti però non mi tornavano.
    I Soldati c’erano.
    I Finanzieri pure.
    Mancava però il Vigile Urbano.
    Allora si chiamavano ancora così.
    Verrà !
    Pensavo.
    Intanto mi faccio il giro di tutti i seggi.
    Saluto tutti, dai presidenti agli scrutatori.
    In un seggio, però noto uno che non si è presentato ne
    come presidente e neppure come scrutatore.
    Lo guardo discutere con il resto del personale del seggio.
    Mi viene in testa una folgorazione.
    Lei per caso è il Vigile di servizio per questo turno ?..
    Gli dico a bruciapelo.
    Lui, mi guarda imbarazzato.
    Si !.
    Mi risponde dopo un po’ di esitazione.
    Benissimo.
    Uno, perché se ne sta in borghese ?..
    Leggo qui sulla ordinanza che dovete presentarvi in divisa !.
    Due, non ritiene che assumendo il servizio deve presentarsi almeno per educazione
    al responsabile dello stesso ?.
    Noi Vigili indossiamo la divisa solo quando ci dobbiamo presentare
    al pubblico !
    Ed oggi pubblico non c’è né.
    Poi non so chi comanda qui.
    Io comando qui !.
    Ed adesso farò una bella relazione al suo Comando.
    Vediamo cosa ne pensano loro delle sue teorie.
    Mi sa però che avranno di sicuro opinioni molto diverse dalle sue !.
    Lui di colpo perde la sua baldanza e diventa serio.
    Mi scusi tanto Brigadiere !.
    E’ la prima volta che faccio un servizio del genere, io non sapevo…
    Mi scusi ancora.
    Lo guardo.
    Sembra sincero.
    D’accordo, però la prossima volta veda di presentarsi in divisa e poi da me !.
    Lo farò Brigadiere !
    Mi dice porgendomi la mano.
    Gliela stringo volentieri.
    D’accordo, pensavo, no gli farò nessuna relazione.
    Risalgo su nella nostra stanza.
    Tutto apposto laggiù Brigadiere ?
    Mi chiede uno degli appuntati.
    Non ricordo se fosse Roggi o Gaggi.
    Si.
    Gli rispondo.
    Brigadiere, sa per cenare stasera come ci si organizza ?.
    Appreso questo do una occhiata all’orologio.
    In effetti scherzando e girando si era fata quasi l’ora di cena.
    Voi dove cenate ?..
    Gli chiedo.
    Sa, noi vorremmo andare a casa nostra a farlo.
    Siamo sposati con famiglia.
    Abitate lontano da qui ?
    Abitiamo entrambi a Pegli.
    Non c’è problema.
    Gli rispondo.
    Però qui qualcuno di noi P.S. Ordinari deve restare sempre presente.
    Certo Brigadiere !.
    Prima ci vada lei.
    Non appena torna ci andiamo io ed il collega.
    Beh, per andare a Sturla ci vorrà un bel po’.
    Gli dico.
    Brigadiere ?
    Lei deve andare sino alla sua caserma laggiù ?
    E’ l’unica mensa che ho !
    Ma qui di fronte c’è la nostra caserma San Giorgio !.
    Attraversi Piazza Caricamento e se la trova subito li.
    Ma accettano anche gli appartenenti ad altri Corpi ?..
    Ma sicuro Brigadiere !.
    Poi lei è pure in divisa.
    Ci vada pure tranquillamente !.
    Basta solo che paghi !..
    Sa qui le chiamano Palanche !.
    Su questo non c’è problema.
    Allora.
    Io vado, così poi libero voi al mio ritorno.
    Nella mia assenza occhio e tenete sotto controllo voi due la situazione.
    D’accordo Brigadiere !.
    All’ingresso della San Giorgio il Piantone mi guarda con sospetto.
    Gli spiego che sono al seggio elettorale e che cerco la mensa per cenare.
    Sarà per i miei capelli ?.
    Pensavo.
    Ha un documento ?..
    Mi chiede.
    Tiro fuori il mio tesserino colore arancione.
    Lui lo guarda.
    Si annota diligentemente numero e dati.
    Poi mi guarda.
    Può passare !.
    Lo ringrazio.
    Trovare la mensa è facile.
    Entro.
    Leggo, Sala mensa Ufficiali.
    Qui sono out. Penso.
    Sala mensa Sottufficiali.
    Salone mensa Finanzieri e Graduati di Truppa.
    Mensa Sottufficiali !.
    Decido alla fine.
    Proviamo qui.
    Apro la porta ed entro.
    Dico questo siccome la nostra mensa non prevedeva queste distinzioni gerarchiche.
    C’era una sala unica e tutti sedevamo allo stesso tavolo e prendevamo quello che passava la “casa”.
    Dal Commissario all’ultima Guardia. (allora gli Agenti si chiamavano cos’ nda)
    Ma qui il pianeta girava in un altro modo.
    Pazienza, posto che vai, usi che trovi.
    Aperta la porta sento un religioso silenzio.
    Abituato alla nostra mensa dove gli schiamazzi si sentivano sin dalla Corsica
    mi sembra una situazione davvero irreale.
    Prendo il vassoio, lo riempio, poi vado a sedermi in un tavolo da solo.
    Sarò stato lì mezz’oretta.
    Non mi ricordo di aver sentito parola pronunciata da qualcuno.
    Solo qualche sommesso bisbiglio.
    Giusto !.
    Pensavo.
    A tavola in fin dei conti non si parla !.
    Ma non vedevo l’ora di finire e scapparmene via.
    Stavo andando in paranoia.
    Questioni di abitudini mensaiolistiche.
    Riattraverso Piazza Caricamento in senso inverso.
    Giunto alla soglia della scuola, vedo il solito Alpino sempre
    disciplinarmente al suo posto con tanto di baionetta al fianco.
    Che non appena mi vede mi fa subito un saluto militare da rito.
    Accanto a lui c’è Roggi.
    Ora lo distinguevo.
    Tutto a posto alla San Giorgio ?..
    Mi chiede.
    Alla grande Appuntato !
    Gli rispondo.
    Cenato bene ?
    Benissimo !.
    Piuttosto, andate pure a cenare voi adesso.
    Qui me la vedo io.
    Non se lo fanno ripetere due volte.
    Li vedo scapparsene letteralmente via.
    Il resto della serata trascorre tranquilla.
    I Seggi vengono chiusi.
    Tutto è pronto, domani si comincia.
    Ogni Presidente mi fa notare che tutte le operazioni sono concluse.
    Quindi appone i sigilli alla porta e firma sugli stessi.
    Io controfirmo.
    Aspetto il ritorno degli appuntati.
    In effetti tempo tre orette, se l’hanno presa comoda, pensavo,
    e sono entrambi di ritorno.
    Bene.
    Gli dico vedendoli, siccome ero alla porta d’ingresso accanto al militare di guardia.
    Ora se permettete, io vado su a riposare.
    Domani mattina alle sette sarò operativo sino alla chiusura e cioè alle 22.
    Stanotte quindi…
    Stia tranquillo Brigadiere !.
    Se ne vada pure a riposare.
    Pensavo di farlo.
    Arriva con passo veloce un Vigile che scorgendomi viene subito da me.
    Divisa impeccabile la sua.
    Da buon “Cantunè” Genovese.
    Brigadiere ?..
    Mi chiede.
    Sono il Vigile, come si chiama lui.
    Devo fare il turno da mezzanotte alle sei !.
    Benissimo.
    Gli dico stingendogli la mano.
    Sarà perché è educato, o sarà perché il cazziatone al suo collega
    ha fatto effetto ?
    Pensavo.
    Ma mi sembrava un bravissimo ragazzo.
    Allora, questo è l’Appuntato Roggi, che sovrintende
    i servizi notturni.
    Si metta a sua disposizione.
    Lo farò volentieri !.
    Mi risponde deciso.
    Se ci sono problemi io comunque arrivo subito.
    Vada tranquillo !.
    Mi dice Roggi.
    Salgo su, mi tolgo la giacca della divisa, mi butto sulla branda.
    Ma non si può proprio dormire al seggio elettorale.
    Sei nervoso.
    Pensi sempre ma faranno come gli ho detto ?.
    Alle due di notte, mi metto la giacca e faccio un giro.
    Scorgo Roggi.
    Tutto a posto ?.
    Gli chiedo.
    Si Brigadiere !.
    I ragazzi ?..
    Sono fuori a sorvegliare.
    Lei ha detto di farlo ogni tre ore.
    Ed adesso è ora.
    Apro una finestra del corridoio e mi affaccio.
    Vedo due Alpini che fanno la ronda attorno al plesso
    scolastico.
    Questi qui si vede che sono tedeschi.
    Penso.
    Gli ho detto di fare sorveglianza esterna ogni tre ore, e la fanno !
    Se erano nostrani, hai voglia.
    Chissà quante volte dovevo ripeterglielo.
    Giravano con i fucili in “caccia”, bavaglio alla bocca.
    A vederli sono davvero temibili.
    Il Vigile è seduto davanti alla porta d’ingresso.
    Tutto bene ?..
    Lui alza la testa.
    Si, Brigadiere !.
    Ok, allora.
    Mi sono rassicurato, me ne torno su.
    Mi ributto in branda.
    Alla fine il sonno prevale.
    Mi rigirò sulla branda.
    Guardo l’orologio..
    Già le sei ?..
    Mi tiro su.
    Prendo l’apparato lavatorio e mi dirigo al bagno.
    Alle sei e trenta, sono già pronto.
    Scendo giù.
    Uno degli Alpini è già davanti alla porta.
    Tutto tranquillo stanotte ?.
    Gli chiedo.
    Signorsì !.
    Bene.
    Gli rispondo.
    Piano piano, comincia ad arrivare il personale addetto ai seggi.
    Si riaprono tutte le porte, dopo aver constato che i sigilli sono intatti.
    Tutto è pronto.
    Ore sette, si cominciano le operazioni di voto.
    Mi piazzo davanti alla porta.
    Arriva il primo elettore.
    E’ un vecchietto.
    Mia !.
    Ma dove devo votare io ?.
    Mi chiede.
    Mi faccia vedere.
    Mi porge il certificato elettorale.
    Lo leggo.
    Seggio numero sei !.
    Salga su, è al primo piano.
    La ringrazio.
    Era cominciata la prima giornata !.
    La mattinata trascorre tutto sommato abbastanza tranquilla.
    Non si segnalano problemi.
    Io sto prevalentemente davanti alla porta d’ingresso.
    Voglio guardare bene tutti quelli che vengono a votare.
    Un signore e una signora che entrano mi guardano.
    O meglio.
    Guardano la mia divisa.
    Ma le stellette dove sono finite ?..
    Chiede la signora.
    Cerco di risponderle, ma suo marito mi brucia sul tempo.
    Niente più stellette mia cara !.
    Vedi ora hanno degli alamari rettangolari con la sigla RI.
    Repubblica Italiana !.
    Lo guardo.
    Lei si che se ne intende !.
    Gli dico stringendogli la mano.
    Buon lavoro Brigadiere !.
    Mi risponde lui.
    Poi, guardandolo bene mi sembra di riconoscerlo come una
    vecchia conoscenza dei “vicoli”.
    Loro si che ci conoscevano molto bene.
    Era il mese di maggio del 1981, la nostra riforma era stata approvata
    solo il mese scorso.
    E questi già sanno tutto.
    Pensavo..
    Il tempo passa inesorabile.
    Anche se è domenica.
    Arriva l’appuntato Roggi.
    Si è riposato ?..
    Gli chiedo.
    Si, Grazie.
    Mi risponde.
    Effettivamente quella notte erano stati ben vigili a controllare gli Alpini.
    Brigadiere, sa c’è il solito problema di consumare il pasto !.
    Guardo l’orologio.
    Aveva ragione, esso segna le ore 12,00.
    Appuntato ?
    Facciamo come ieri sera ?.
    Per noi va benissimo.
    Appena lei torna, partiamo noi.
    D’accordo !.
    Mi incammino verso la caserma San Giorgio.
    Passo Piazza Caricamento.
    Il Piantone all’ingresso oggi è un altro.
    Prima che apra bocca, gli mostro il tesserino.
    Lui lo guarda, si annota tutto.
    Bene, Brigadiere.
    Può entrare !.
    Mi dice alla fine.
    Grazie.
    Gli rispondo.
    Riecco le tre porte mensaioliche.
    Stavolta qui !.
    Mensa Finanzieri e graduati di truppa.
    Apro la porta ed entro.
    Il clima qui, è molto diverso dalla sala sottufficiali.
    Casino del diavolo.
    Uno grida di qua, l’altro sbatte di la.
    Io mi prendo il vassoio, mi metto diligentemente in fila
    E poi dopo aver ritirato il “pranzo”, mi metto a sedere in un tavolo da solo.
    Passa qualche minuto.
    Uno di loro, in borghese, si alza.
    Vedete ?..
    Dice rivolgendosi agli altri presenti.
    Questi qui si che sono democratici !.
    Lui è venuto a mangiare qui da noi.
    E mi indica alla platea.
    Non è andato da quelli li !.
    Ed indica con un dito la sala mensa sottufficiali.
    Brusio generale.
    Io stamattina sono stato punito per aver lasciato il posto letto
    in disordine !.
    Noi siamo ancora schiavi di queste stellette !
    Loro sono riusciti a liberarsene !.
    Più che brusio ora c’è davvero casino di voci varie che si intrecciano
    pro e contro il pensiero espresso.
    Minchia !.
    Pensavo.
    Ho scatenato un vero e proprio caso “politico” !.
    Ma chi caspita mi ha portato qui ?
    Fortuna che avevo quasi finito di mangiare.
    Mi alzo, riconsegno il vassoio e dopo aver salutato me ne scappo
    di corsa fuori.
    Tutto apposto Brigadiere ?...
    Mi chiede Roggi vedendomi tornare.
    Si !
    Potete andare voi adesso.
    Non se lo fanno ripetere due volte.
    Anche il pomeriggio trascorre tranquillo.
    E’ sempre così.
    Pensavo.
    Quando si teme debba succedere chissà che cosa, alla fine
    va a finire che poi non succede niente di niente.
    Speriamo !.
    Sussurro per tranquillizzarmi.
    Seguo la gente transitare davanti alla porta.
    E’ domenica, ma i negozi sono aperti.
    Negozi caratteristi dei vicoli dell’angiporto.
    Poi scorgo sbucare da ovest il Sergente Alpino mio corregionale.
    Accanto a lui ci sono altre due “penne nere”.
    Lui, tiene uno zainetto a tracollo.
    Sono diretti proprio da noi.
    Non appena giunto alla porta mi guarda.
    Come va ?.
    Gli chiedo.
    Non mi dire !.
    Sto facendo da stamattina il giro di ronda per tutti i seggi.
    Qui pensavo di fare proprio una sosta !.
    Mi risponde.
    Fai pure come se fossi a “casa mia” !.
    Gli dico ridendo.
    Lui capisce la battuta.
    Puoi mollare tutto qui e salire su un attimo con noi ?..
    Mi chiede.
    L’appuntato Gaggi che mi è accanto, mi fa cenno di si
    con la testa.
    Vada tranquillo Brigadiere.
    Ci sto io qui all’ingresso.
    D’accordo andiamo !.
    Arrivati in stanza, si sfila lo zainetto.
    Tira fuori dallo stesso una bottiglia di vino.
    Sosta !.
    Dice tutto contento.
    Prende quattro bicchieri di plastica e li riempe.
    Tieni, mi dice porgendomene uno.
    Vedo che hai preso le buoni abitudini del tuo corpo !.
    Gli dico accettando il suo invito.
    Eccome !.
    Mi risponde.
    Toglimi una semplice curiosità.
    Gli chiedo.
    Dimmi pure.
    Ma questa è la prima sosta che fai, da stamattina ?..
    Scherzi ?!.
    Questa sarà la terza bottiglia che finiamo !.
    I suoi due compagni d’arma fanno cenno di conferma.
    Ehi ?
    Gli dico.
    Guarda che devi fare un’altra nottata !.
    Tranquillo Brigadiere.
    Siamo abbastanza allenati !.
    Lo spero proprio per voi !.
    Risata generale.
    I miei ragazzi qui, come si sono comportati ?
    Mi chiede.
    Sono davvero esemplari !
    Puoi stare tranquillo.
    Allora annoto nel mio rapporto che tutto è apposto qui.
    Non sbagli di sicuro a scriverlo !
    Aspetta, visto che ci siamo, devo avere dei biscotti da qualche parte….
    No Brigadiere !.
    Ti ringrazio.
    Adesso devo proprio andare !.
    Abbiamo ancora un largo “giro” di plessi scolastici
    da fare ancora.
    Prima lo facciamo, prima finiamo.
    Mi dice alzandosi.
    Anche gli altri due vedendolo fanno lo stesso.
    Scendo giù pure io.
    Mi rimetto la giacca.
    Arrivati alla porta d’ingresso, mi saluta e si avvia con i suoi
    compagni.
    Li seguo con lo sguardo sino alla prima curva del vicolo.
    Poi spariscono.
    Intanto do uno sguardo all’orologio.
    Si avvicina l’orario del secondo ordinario, leggi “cena”.
    Penso.
    Ed infatti arriva puntuale come una cambiale l’Appuntato della
    Finanza.
    Lo anticipo.
    Come al solito Appuntato ?..
    Gli dico a bruciapelo.
    Eh ?..
    Non capisco Brigadiere.
    Mi chiede sorpreso.
    Per la cena, intendo.
    Ah ?
    Si !.
    Mi risponde.
    Vada pure prima lei.
    Arrivo a Piazza Caricamento, ma stavolta non la oltrepasso.
    Mi piazzo davanti alla fermata del bus.
    Li, non ci vado più.
    Dico guardando la San Giorgio che sta di fronte.
    Meglio stavolta andare a giocare in casa.
    Basta trasferte.
    Ci vorrà di più, ma pazienza !.
    Arrivo a Sturla, tempo una ventina di minuti.
    Scendo le scale e mi dirigo alla mensa.
    Davanti alla porta, scorgo una nostra auto.
    Una della Digos.
    Ed accanto alla stessa, il Dottor De Genetti, il Vice Dirigente
    con altri due che ne scendono fuori dalla stessa.
    Mi avvicino.
    Brigadiere !..
    Ma che ci fa lei qui ?.
    Mi dice De Genetti vedendomi.
    Non dovrebbe essere al seggio elettorale ?.
    Dottore ?
    Ma certo che lo sono !.
    Brigadiere, ma lei ha il dono dell’ubiquità ?..
    Mi scusi Dottore, ma questo è un termine troppo difficile da capire
    per me.
    Gli sparo, trattenendo la risata, siccome sapevo benissimo il
    suo significato.
    L’ho sempre detto che lei è vittima dell’istruzione obbligatoria !.
    Mi dice ridendo.
    Dottore ?..I
    Il regolamento recita che il personale di servizio al seggio può assentarsi
    a turno per consumare i pasti !.
    Lui si avvicina e mi da una pacca sulla spalla.
    Ma certo che lo so questo.
    La mia era solo una battuta !.
    Se l’è presa a male ?..
    Ma ci mancherebbe altro Dottore !.
    Sa, noi siamo da ieri in “permanenza” in Ufficio.
    (Permanenza significava che una volta preso servizio non potevi allontanarti
    sino a cessata esigenza.
    In questo caso sino al termine delle operazioni di voto.
    Quindi da sabato a lunedì notte, se andava tutto bene) nda.
    Per cui, mi dice continuando,
    non si creda che sia disagiato solo lei !.
    Dottore ?
    Non mi sto mica lamentando.
    Sa il servizio al seggio è cosa davvero molto avvincente !.
    Mi da un’altra pacca sulla spalla, stavolta più forte.
    E’ dei nostri ?..
    Mi chiede.
    In che senso Dottore ?..
    Sa, siamo venuti qui per mangiare qualcosa.
    Si vuole aggregare a noi ?.
    Ma certo Dottore !.
    Andiamo allora.
    Entrati, preso il vassoio ci mettiamo diligentemente in fila.
    Appena arriva il nostro turno prendiamo i piatti con i cibi.
    Poi visto un bel tavolo libero ad ore 12, lo occupiamo.
    Al Commissario Capo gerarchicamente facciamo scegliere il posto
    che più gli piace.
    Io e gli altri due colleghi una volta che lui ha preso posto
    a nostra volta ci sediamo attorno.
    Qui, mi sento davvero a “casa” !.
    Pensavo.
    La San Giorgio era tutta un’altra cosa.
    Ma posto che vai, usanze che trovi, appunto.
    Qui tutti siamo gli stessi.
    Poliziotti.
    Commissari, Sottufficiali, truppa, tutte persone che
    rischiano ogni giorno la pelle.
    Per cui siamo sulla stessa barca, e
    si mangia tutti insieme sullo stesso tavolo e nella stessa sala !.
    La seconda notte passa tranquilla.
    La mattina mi alzo con una convinzione.
    Oggi finalmente si finisce !.
    Per cui forza e coraggio che ormai siamo quasi agli sgoccioli.
    In effetti sino alle ore 14,00, si arriva in un baleno.
    Chiusura dei seggi !.
    La votazione consisteva in un referendum.
    Quindi le schede contengono solo un si od un no.
    Si farà presto.
    Speravo.
    Sa Brigadiere ?
    Sento all’improvviso.
    Mi giro e vedo i tre Alpini con lo zaino indosso.
    Ditemi.
    Gli rispondo.
    Il nostro servizio qui è finito.
    Tra poco passa il Sergente a prelevarci nei punti
    previsti di raccolta.
    Se lei non ha nulla in contrario noi ci avviamo.
    Andate pure ragazzi !.
    E grazie di tutto.
    Grazie a lei Brigadiere !.
    Molti seggi già alle ore 17,00 avevano già finito la conta
    delle schede.
    Il relativo personale addetto se ne era già andato via.
    Alle ore 19,00 ne resta solo uno.
    Di seggio ancora in attività.
    Finirà anche questo.
    Speravo.
    Speranza vana.
    Passa il tempo, il seggio è ancora in conta delle schede.
    Ma che diamine staranno facendo ?.
    Pensavo.
    Mi avvicino.
    Il Vigile è quello giovane del secondo cambio.
    E’ davanti alla porta dello stesso.
    Brigadiere ?.
    Mi fa.
    Ma lo sa che siamo proprio sfigati ?.
    Spiegami.
    Questo Presidente di seggio è famosissimo !.
    In che senso lo è ?...
    Ho preso informazioni.
    Detiene il record di finire sempre per ultimo
    in tutta Italia !.
    Preciso !.
    Considero.
    Giustappunto doveva capitare proprio a me .
    Poi ci penso su.
    Lorongiu che tu sia dannato per sempre.
    Dimmi la verità, me lo hai riservato apposta questo plesso !.
    Per farmi impazzire ?..
    Brigadiere ma che dice ?.
    Mi chiede l’Appuntato Roggio.
    Nulla !.
    Scusatemi ma penso a voce un po’ troppo alta.
    Brigadiere ?..
    Mi dica Appuntato.
    Sa, la porta giù ormai è chiusa.
    Tutti i seggi tranne questo sono ormai chiusi….
    Se lei non ha nulla in contrario, io ed il collega…
    Andatevene pure !.
    Non se lo fanno dire due volte.
    Corse che fanno, gambe alle spalle.
    Resto solo io.
    Ed il Vigile.
    Ma lui deve fare le sue buone sei ore di turno.
    Ancora ne mancavano due.
    Mi avvicino alla porta del seggio.
    Entro alla soglia ed ascolto.
    Gli scrutatori procedono allo spoglio delle schede ed alla loro conta.
    Si !.
    I Si vanno a centosei.
    Commenta il Presidente.
    No !.
    I no vanno a quaranta.
    Poi all’improvviso uno scrutatore dice.
    Quaranta ?..
    Ne è sicuro Presidente ?...
    Non ne sono sicuro.
    Risponde lui.
    Ricominciamo tutto daccapo !
    Minchia !
    Penso.
    Qui faremo una nuova nottata.
    Anzi, farò !.
    Visto che sono rimasto praticamente solo io.
    O meglio io ed il Vigile.
    Veramente se ne potrebbe andare via anche lui.
    Però per solidarietà, visto che loro fanno turni a cambio
    di sei ore, decide di restare con me.
    Esce dal seggio una scrutatrice sconvolta.
    U Belin !
    Ogni volta con questo qui e così !.
    Si sfoga e si accende una sigaretta che piuttosto
    che fumarsela si divora sana sana.
    Si figuri me !.
    Le dico.
    Da Sabato che sono qui !
    Voi almeno dormite a casa vostra.
    Vi capisco.
    Mi risponde.
    Intanto sento una voce che mi chiama.
    Una stanchissima bidella.
    Venga !
    Mi dice.
    C’è al telefono uno della Prefettura che chiede
    dell’Agente di servizio che sta qui !.
    Arrivo subito signora !.
    Prendo il telefono.
    Pronto ?..
    Sono il Vice Prefetto Vicario dr. come si chiama lui.
    Con chi parlo ?.
    Mi presento…. come mi chiamo io.
    Grado, corpo nome e cognome.
    Brigadiere !
    Mi dica Eccellenza.
    Mi risulta che in quel plesso scolastico ci sia
    ancora un seggio elettorale in attività !.
    Mi risulta pure a me Eccellenza.
    Visto che sto qui !.
    Ma come è possibile ?..
    Ormai tutti i seggi di Genova hanno dato la chiusura delle
    operazioni di voto !
    Gli spiego più o meno la cosa.
    Capisco.
    Mi risponde.
    Ma veda se può di fare opera di accelerazione.
    La cosa sta arrivando perfino al Ministero.
    Eccellenza ?.
    Farò quello che posso.
    Magari le schede le conto io !.
    Mi raccomando a lei.
    In effetti il ritorno della conta delle schede era già successa per
    altre tre volte.
    Entro dentro al seggio.
    Il Presidente è tutto sudato.
    Signor Presidente ?..
    Gli dico.
    Prego Agente, mi dica pure.
    Mi risponde.
    Sa, la Prefettura mi ha appena detto che
    Se lo spoglio delle schede del suo seggio non finisce
    entro mezz’ora dovranno segnalare il suo nominativo
    al Ministero dell’Interno !.
    Per cui, visto per come vanno le cose, posso avere le sue
    generalità ?..
    Lui da sudato diventa allagato.
    Agente ?..
    Stia tranquillo che abbiamo quasi finito !
    Lo spero per lei.
    Gli rispondo.
    Vice presidente ?..
    Dice il presidente.
    Continui lei, grazie.
    In effetti con il Vice presidente in meno di un quarto d’ora
    si finisce.
    Con un respiro di sollievo generale che avrebbe spinto in una
    Sola settimana le caravelle di Cristoforo Colombo alle Americhe.
    Guardo l’orologio.
    Le sette di sera !.
    Dico al Vigile che se ne può andare via.
    Lui mi guarda.
    Hai la macchina ?.
    No, sono con i mezzi.
    Ho la moto qua fuori.
    Prendi la tua roba che ti do io un passaggio sino a Sturla.
    Non me lo faccio ripetere due volte !.
    Via………….!.

    Fine della storia.
     
    .
269 replies since 14/11/2013, 21:09   10104 views
  Share  
.