I racconti dell'Ispettore

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    Guru di forumfree

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    I RAGAZZI DELL’ORATORIO

    Quel lunedì mattina come tutte le altre, giunsi in Commissariato alle 7,45 in punto.
    Arrivando vedevo che c’era un po’ di movimento.
    Il Piantone era più agitato del solito e mi aspettava con ansia, proprio davanti
    al portone.
    Cos’è successo, Mansell ?...
    Enzo lo chiamavo così perché in quell’epoca c‘era un pilota di formula uno
    che fracassava spesso in gara la sua monoposto, cosa che Enzo era solito fare con le sue auto
    personali e quelle degli altri che investiva spesso e volentieri.
    Ispettore !, C’è una situazione !.
    Avanti dimmi, anzi…. vediamo se indovino….
    Uno ha scoppiato la gomma della sua auto e non sa che deve fare ?...
    Gli dico così, perché i piantoni erano famosi per non assumersi nessuna responsabilità.
    Non appena avevano qualsiasi chiamata, la smistavano subito ad un superiore, come fa il
    calciatore che non sa giocare e si libera subito della alla non appena la riceve.
    Ispettore !, Lei scherza sempre, ma la cosa vidissi (veda) che cosa seria è !.
    Ieri serà, qui in Marina accadde un accoltellamento ed un giovane venne appunto
    accoltellato a morte.
    Ed io perché non ne sono stato informato ?...
    Perché era inutile che la informavo !.
    Intervennero i Carabinieri e fermarono già i tre presunti assassini.
    Da ieri sera c’è li hanno in Caserma.
    D’accordo, ma io ho necessità di sapere i dati, devo subito fare la segnalazione
    In Questura, abbiamo almeno le generalità ed i particolari ?.
    La volante di turno 19,00/24,00, redasse regolare relazione che trovasi sul suo tavolo.
    Beh, almeno questo…
    Il Dottore è stato informato dell’accaduto ?...
    Il Digente ?....Signorsì.
    E che disse ?...
    Che lui stamattina viene più tardi e che intanto se ne deve occupare lei.
    E ti pareva, pensai.
    E’ arrivato Nino ?...
    Sissignore, è con Salvatore al bar a prendersi il caffè.
    Glielo hai detto questo fatto ?..
    Sissignore.
    Che disse ?..
    Che quando arrivava lei ne parlavate.
    Ho capito, qui tutti aspettavano me !.
    Entrare in una caserma dei Carabinieri, non è cosa facile per i civili
    ma lo è ancor di più per un poliziotto che cerca informazioni.
    Io però , avevo l’accesso illimitato, vuoi perché ero amico con molti di loro, con i quali avevo fatto tanti servizi, e vuoi anche perché quando loro venivano da me in Commissariato per analoghi motivi, mi mettevo sempre a loro disposizione.
    Quindi, quando il piantone, disse, senza alzare tanto lo sguardo… Desidera ?...
    Mi presentai, lui alzò lo sguardo e mi vide bene.
    Subito mi dice, Scusi dottore !, Non l’avevo riconosciuta.
    Cerco il maresciallo Tappatelli, dico subito, c’è ?...
    Si !, è su sul suo ufficio, adesso lo chiamo, lei intanto può cominciare a salire.
    Dico grazie, e mi avvio.
    Di solito non fanno girare mai nessuno da solo per la caserma.
    Ispettò !, Mi dice vedendomi Tappatelli.
    E’ da ieri sera che sto acchì.
    Non ho chiuso occhio.
    E ti credo!, gli rispondo.
    Novità, me ne dai ?....
    Sull’accoltellamento di quel guaglioncello (ragazzo) ?...
    Si, so che siete intervenuti per primi voi e che per questo state procedendo.
    Li ho rilasciati i tre fermati, e denunciati tutti a piede libero per rissa aggravata !.
    Ma come ?!!.....Dico meravigliato.
    Sai come funziona qua vero ?..
    Tutti hanno visto, la Marina era piena di ragazzi ieri sera, era sabato.
    Tutti i testimoni portati qui, nessuno che abbia riconosciuto nessuno dei tre aggressori !.
    Chi sfaccimme !, Sono infuriato come una bestia !.
    Ho chiamato il P.M. di turno, senza prove li ho dovuti rilasciare.
    Trovato il coltello, qualcosa….
    Niente di niente e da ieri che cerchiamo.
    Ma, dico, è possibile una cosa del genere ?...
    Un delitto in pieno centro, davanti a decine di testimoni, e finisce così ?..
    Possibile si !, Mi fa lui.
    E pare sia cominciato tutto per un parcheggio.
    Ti ringrazio !, Gli dico, e mi congedo da lui.
    Nino e Salvatore mi aspettavano nel piazzale in auto.
    Allora ?...Mi chiedono.
    Non hanno capito una mazza, gli rispondo.
    E gli racconto tutto.
    Ritornati in Commissariato, non feci in tempo ad entrare nel mio ufficio che già
    suonava il telefono.
    Pensai, sarà il piantone che come al solito scassa la minchia ?...
    No, non può essere lui, ci ha visti entrare e non ci ha detto niente….
    Pronto ?...
    Ispettore !, SALGA SUBITO DA ME !, E porti con se i suoi uomini.
    ARRIVIAMO SUBITO !.
    Era il Dottori e Signori Dirigente, che come al solito aveva un tono di voce sempre perentorio.
    Nino ?, Andiamo su dall’Imperatore, e tu Salvatore vieni con noi.
    Entrati nel suo Ufficio, troviamo seduto a sorpresa padre Lumia, uno stimato
    sacerdote che conosciamo bene, siccome è molto conosciuto e benvoluto in città
    soprattutto per il suo amore per i giovani che tiene impegnati in molte attività
    nel suo oratorio della chiesa cui è parroco.
    Padre, dice il Dirigente, racconti pure tutto quanto anche a loro.
    Ci dice tutto, apprendiamo che il ragazzo ucciso la sera prima in Marina era un assiduo
    frequentatore del suo oratorio, e che anche gli altri che erano con lui erano tutti
    dello stesso gruppo.
    Non voglio essere polemico, ci dice.
    Ma lo sapete che i Carabinieri ieri sera e notte hanno combinato proprio un manicomio ?.
    In che senso padre ?.
    Stamattina sono venuti da me i ragazzi che ieri sera subito dopo il fattaccio erano stati portati in caserma come testimoni, ed erano ancora terrorizzati.
    Non capisco…
    Gli hanno mostrato l’auto degli aggressori per riconoscerla davanti al suo stesso proprietario, che
    era uno di loro, ed anche gli altri due aggressori del terzetto, glieli volevano fare riconoscere
    in una stanza faccia a faccia, senza nessuna precauzione.
    Si sono così spaventati che non hanno praticamente aperto bocca.
    Tappatelli, Tappatelli, ora capisco tutto !, Mi scappa di dire.
    Il bello che era presente anche il loro Capitano !.
    Il risultato qual è stato ?...
    Che stamattina ho appreso che i tre fermati sono stati tutti rilasciati.
    E’ stato ucciso un fior di ragazzo, io lo conoscevo credetemi !.
    Buona e distinta famiglia, i genitori e le sue sorelle sono distrutti dal dolore.
    Voglio sia fatta giustizia !.
    Padre, dice il Dirigente, io la capisco, ma purtroppo l’indagine c’è l’hanno i Carabinieri,
    noi non possiamo interferire.
    Un momento !, Dico io.
    Sto tornando adesso dalla loro caserma, il collega e maresciallo Tappatelli, mi ha detto che per loro
    l’indagine è chiusa, pensi dottore, li hanno soltanto denunciati a piede libero per rissa
    aggravata.
    O Santo padre !, dice il sacerdote, facendosi il segno della croce.
    Vi prego !..
    Occupatevene voi !, Vi prego di cuore !.
    Beh, dice il Dottori e Dirigente, se loro hanno chiuso l’indagine, allora vorrà dire
    che adesso noi abbiamo le mani libere !
    Parlerò con il capitano al più presto, se mi dovesse confermare la cosa, partite subito.
    Ci siamo capiti Ispettore ?...
    Alla perfezione Dottore !.....
    Vi ringrazio, Vi ringrazio !, ci dice padre Lumia, alzandosi dalla sedia e venendoci incontro
    quasi ad abbracciarci.
    Padre, gli dico, perché non dice ai suoi ragazzi di farsi una passeggiata
    qui da noi oggi pomeriggio ?...Gli chiedo.
    Ve li mando volentieri, mi risponde.
    Detto questo si congeda.
    Dopo neppure mezz’ora, mi chiama il Dottore e Signore.
    Ispettore, ho parlato con il Capitano, per loro il caso è chiuso.
    Quindi lo riapriamo noi ?....Gli chiedo.
    Si !, Ho telefonato al Pubblico Ministero, gli ho impallato che abbiamo novità
    importanti e che le stiamo seguendo.
    Questi, mi ha quindi di buon cuore delegato l’indagine, per cui, Signori, dateci sotto !.
    Ah, dimenticavo, Ispettore…..
    Sarete coordinati dalla Vice Dirigente, la mia collega, sa è lei di fatto preposta alla
    direzione della Squadra di Polizia Giudiziaria.
    Vada a prendere subito contatto con lei al suo ufficio.
    Come desidera, Ci vado subito….Dottore !.
    La Dottoressa, sentendo tutta la storia, ha una intuizione tipicamente femminile.
    Padre Lumia, vi ha detto che il ragazzo ucciso ha due sorelle.
    Si, disse proprio così, fa Nino.
    Sarebbe il caso che le sentissimo queste ragazze, aggiunge lei.
    E che cosa chiediamo ?....
    Ispettore, so io cosa chiedere, se mi permette !.
    Siccome sono donne, me le sentirò io personalmente.
    Come desidera dottoressa !, Va bene per domani mattina ?...
    Sa, oggi vediamo cosa ci dicono i ragazzi, siamo già abbastanza impegnati.
    E poi, saranno ancora scosse, diamogli un giorno di tempo.
    No, fa lei, domani ci sarà il funerale.
    Oggi stesso !, Io sino a stasera sono qua !.
    D’accordo, Le farò sapere quando verranno.
    Si sa niente dei tre aggressori, mi fa Nino quando siamo da soli.
    Che sono di Barcellona, tanto per cambiare.
    Uno è Castella, il pregiudicato.
    Castella il pazzo ?...
    Si proprio lui.
    E mi gioco chissà che cosa, che è stato lui a dare la coltellata mortale.
    Mah !, Aspettiamo cosa ci dicono i ragazzi che erano presenti, cerchiamo di farli
    parlare con calma, saranno ancora furiosi per la nottata passata in caserma !.
    I Ragazzi arrivarono dopo pranzo alla spicciolata.
    Per non farli vedere da tutti, li decimo passare dalla porta secondaria, che è meno visibile.
    Effettivamente, erano ancora molto scossi.
    Dopo una mezzora persa a spiegarci quello che avevano fatto dai Carabinieri, o meglio
    a raccogliere le loro invettive verso i militari che avevano proceduto quella notte, alla fine li convinciamo a raccontarci quello che era successo quella sera in Marina.
    Erano in tre, ci dice il più anziano di loro, che prende la parola per tutti.
    Sono arrivati all’improvviso, hanno parcato l’auto, sono scesi e si sono diretti subito verso di noi.
    Li conoscevate ?...Chiedo.
    No, o meglio si, uno di loro, l’autista, viene spesso a passeggiare qui a Milazzo.
    Carlo, (il ragazzo ucciso si chiamava così), stava con noi, quando uno dei tre, si è diretto proprio
    Verso di lui, ed ha cominciato ad aggredirlo.
    Ma per quale motivo ?...Chiedo.
    Non lo so, nessuno di noi lo sa !.
    Io, mi sono messo subito di mezzo ed ho cercato di calmare gli animi.
    Sembrava che l’aggressore si fosse calmato, anche Carlo lo era, ma poi…..
    Poi ?...
    Poi improvvisamente è tornato sui suoi passi, gli si è scagliato addosso, si sono stretti
    corpo a corpo, io e qualche altro subito abbiamo cercato di intervenire, ma ad un tratto l’aggressore ha mollato la presa e Carlo, subito parve barcollare, poi è stramazzato esamine al suolo.
    I tre intanto si davano alla fuga, se ne salivano in auto e ripartivano a tutta velocità.
    In un primo momento non capivamo cosa avesse, poi sollevandoci il maglione, abbiamo visto un mare di sangue che usciva copioso dal torace di Carlo, una coltellata, credo.
    Qualcuno ha subito chiamato il 118, ma non è servito a nulla, quando è arrivata l’ambulanza
    Carlo era già morto.
    Ma la macchina l’avete riconosciuta ?....
    Si, dice sempre il più “anziano”, che sembra quello più loquace.
    Ripeto, l’autista e proprietario del mezzo viene spesso in Marina, gli altri due invece non li vedo molto.
    Ma questo non lo hai detto ai Carabinieri ?...
    No, mi hanno mostrato l’auto con accanto il suo padrone, ed a voce alta il maresciallo mi ha chiesto….
    La riconosce ?...
    Che dovevo fare ?....
    Capisco.
    Adesso, se ve li mostriamo noi i tre aggressori, li riconoscereste ?...
    Non se ne parla più dottore !.
    Ci è bastata già la prima esperienza !.
    No, nel senso non ve li mostriamo così come hanno fatto loro in caserma….
    Ci dispiace, dicono un po’ tutti scuotendo la testa, quella è gente molto pericolosa, già ci hanno compromesso abbastanza, ci conoscono ormai.
    E noi qui ci viviamo….
    Ma il vostro amico ?....
    Non ci pensate a lui che ci ha rimesso la vita ?...
    Volete che sia fatta giustizia ?....
    Certo che ci pensiamo !, Urla uno di loro.
    E dire che è morto solo per un misero parcheggio !.....
    Niente, confabulano tra di loro, sono molto incerti sul da farsi.
    Decidiamo di lasciarli riflettere per un po’.
    Intanto Salvatore, conduce le sorelle della vittima dalla Commissario.
    Stanno da sole nella sua stanza per tre ore abbondanti.
    Alla fine escono, e sono molto scosse.
    Aveva preferito sentirle da sola, Tra noi sole donne, ci disse, ci si capisce meglio.
    Io e Nino, entriamo nel suo ufficio.
    Anche lei è un po’ scossa.
    Una di loro alla fine lo ha ammesso.
    Ammesso cosa ?....Chiediamo quasi assieme.
    Assume da tempo sostanze stupefacenti, e l’aggressore di suo fratello era il suo fornitore !.
    Caspita !, Ci scappa da dire.
    Non solo, continua lei, ma ultimamente le aveva messo anche gli occhi addosso !.
    Ed il fratello se ne era accorto !, Aggiungo io.
    Esatto ispettore !.....
    Ma allora…si conoscevano da prima !, La storia della lite per il parcheggio è solo
    una cazzata !.
    E’ stata una vera e propria spedizione punitiva !., Dice Nino.
    Quelli sono venuti quella sera qui in Marina apposta, per dargli una solenne lezione.
    Magari non voleva ucciderlo, però uno che cammina con il coltello nella tasca, di buone
    intenzioni non ne ha di sicuro.
    Un coltello come questo ?....
    Ci giriamo tutti di scatto, era Mario, l’Appuntato della Digos, che teneva in mano
    una busta contenente un coltello.
    Mario ?!...Dove lo hai trovato ?.....
    Mi sorse un dubbio, disse, in Marina se uno vuole disfarsi di un oggetto compromettente rapidamente che cosa fa ?...
    Lo lancia in mare !. Vero !, Perché non ci aveva pensato nessuno ?...
    Appunto, per questo dissi al mio amico Gelo che è sommozzatore di farsi un giro nel tratto di mare antistante il luogo ove è avvenuta la lite, ed eccolo qui.
    Purtroppo non ci può dire molto, ormai è stato in acqua salata per un bel po’, si sarà cancellato tutto o quasi.
    Bene però !, Abbiamo l’arma del delitto.
    Ora che abbiamo anche il possibile movente, dobbiamo trovare le prove !.
    Dice perentoria la Commissario.
    I Ragazzi ?...Ci chiede.
    Niente da fare sino ad ora dottoressa.
    Sanno, è evidente, però non vogliono mettere a verbale nulla.
    Allora ?...
    Nulla, i ragazzi sono ancora che confabulano tra loro.
    Li facciamo maturare ancora ?...Chiede Nino.
    No, chiamiamoli uno per uno, adesso mi sono rotto.
    Uno per uno, da soli, ci sfilarono davanti.
    La sensazione che ricavai da questo “giro”, fu quella che
    sostanzialmente ognuno diceva, io sarei anche disposto a parlare,
    ma perché devo farlo solo io ?..
    Come uscire da questa empasse ?.
    Ci pensavo e ripensavo.
    Improvvisamente, si accese la lampadina.
    Signori e signori, dissi a tutti loro radunati.
    Allora, adesso facciamo un bel verbale di dichiarazioni collettive,
    ove tutti e dico tutti voi mi dite quello che sapete sulla storia,
    e lo firmate tutti congiuntamente.
    Si guardarono tra di loro.
    Poi, al solito, quello più anziano prese la parola.
    Vorrebbe dire, che lo dobbiamo firmare tutti ?...
    Non uno per uno singolarmente ?...
    Esattamente, avete capito bene, tanto eravate tutti insieme,
    avete visto tutti le stesse cose, giusto ?...
    Ci pensa un po’, poi ci fa segno che ne deve parlare con gli altri.
    Li lasciamo nuovamente da soli.
    Nino mi guarda, mi dice, ma cos’è questo verbale delle dichiarazioni collettive ?...
    Mai sentito prima d’ora.
    Infatti, gli rispondo, l’ho inventato io proprio adesso !.
    Ma, avrà valore ?...
    Lo avrà lo avrà, è sempre un fatto storico testimoniale sottoscritto.
    Ci chiamano..
    L’anziano del gruppo, ci dice….Ci sta bene !.
    Allora cominciamo subito, pensai, prima che cambino idea.
    Firmato il verbale da tutti quant’erano, mi dicono,
    Possiamo andare adesso ?...
    No.
    Perché, il verbale lo abbiamo fatto, giusto ?..
    Occorre adesso la cosa più importante.
    Quale ?.
    Il riconoscimento formale dei tre aggressori.
    Sempre da parte di tutti e firmato sempre d tutti voi insieme.
    Salvatore, dico, organizza e andiamoli a prendere tutti e tre subito.
    La Commissario mi guarda contenta.
    Vedo che ha risolto la cosa !.
    Però, mi fa, io telefonerei al Pubblico Ministero, se lui fosse presente
    al riconoscimento sarebbe un atto formale e li potremmo porre in stato di fermo.
    Lo sa, le dico, che ha avuto un idea geniale !.
    Lo chiamo subito, fa lei, se è disponibile lo faccio prendere a casa dalla volante.
    Si, io e Nino, andiamo a recuperare i tre balordi.
    D’accordo allora !.
    Siete sicuri che li riconosceranno ?..
    Chiede il P.M. al suo arrivo.
    Il verbale lo hanno sottoscritto, lo faranno, Rispondo.
    I tre li avete portati ?, Chiede la Commissario.
    Si, sono di la in una stanza separata.
    Uno ad uno, li facciamo entrare nella stanza ove si trova lo specchio
    all’americana.
    Quello dove tu guardi e vedi, ma dall’altra parte non ti vedono.
    E, i Ragazzi ?...
    Io direi di farli stare tutti assieme a vedere, così si prendono di coraggio.
    Entra il primo.
    Loro guardano, Sicuro che non ci può vedere ?...Chiedono.
    Sicurissimo.
    E ‘ lui, dicono tutti sicuri, è l’autista.
    Ne siete proprio sicuri, chiede il P.M. ?.
    Si, Signore, è lui.
    Bene, verbalizziamo.
    Firmiamo tutti assieme vero ?, Chiedono preoccupati.
    Certo, la regola ormai è questa !, Li tranquillizzo.
    Entra il secondo.
    Questo è quello che ha partecipato si, ma non è stato quello
    Dell’aggressione finale.
    Vi devo chiedere ancora se ne siete sicuri…..
    Siamo sicuri !.
    Verbalizziamo.
    Entra il terzo.
    Su questo cala il silenzio.
    E allora ?...Chiediamo.
    Non lo abbiamo visto bene, quando ha tirato la coltellata era girato di
    spalle.
    Abbiamo un attimo di sconforto.
    Dannazione, proprio sul più bello…Penso tra di me.
    Guardatelo bene.
    D’un tratto, il più anziano rompe gli indugi.
    Ma dai, diciamolo che è lui, ormai si gioca a carte scoperte, non lo capite ?...
    Gli altri si sentono sollevati.
    Si, è lui, cominciano a dire uno ad uno.
    Tiriamo un respiro di sollievo.
    Il P.M., interviene ancora.
    Lui, quello che ha dato la coltellata al vostro povero amico ?...
    Si, proprio lui signore.
    Verbalizziamo.

    Alla fine, i ragazzi ci chiedono nuovamente Possiamo andare adesso ?..
    Con tutto il cuore gli diciamo, Si, potete pure andare, grazie di tutto.
    Grazie a voi, ci rispondono.
    Li facciamo uscire sempre dall’uscita secondaria.
    Fatemi subito un verbale di fermo di polizia giudiziaria, lo porterò
    Domani stesso al Giudice per la convalida.
    Certo, resta da superare lo scoglio di queste dichiarazioni, diciamo, anomale, collettive.
    Però poi, me li convocherò in procura uno per uno, e gliele farò rendere singole.
    Per ora, può andare così.
    Alla fine, ci guardiamo tutti soddisfatti.
    Siamo stanchissimi di quella maratona, ma ne valeva la pena.
    Che ne dite di una gigantesca pizza al Capo ?....Propone qualcuno.
    Pagato !, Dico io.

    Fine.
     
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    Arrivato in Ufficio, il mio Sovrintendete mi aggiorna sulle novità.
    Passata altra delega !.
    La delega è l’atto con cui il Pubblico Ministero incarica la Polizia Giudiziaria
    di una indagine della quale lui è titolare.
    Cose rognose ?...Chiedo.
    No Franco, questioni, secondo me di pilo o di corna.
    Spiegati.
    Non è meglio che te la leggi ?...
    Sei tu il responsabile della Sezione.
    D’accordo, me la leggo.
    Da quando hanno inventato questi telefonini, al classico telefono tradizionale
    si è aggiunto questo piccolo aggeggio, utile quanto vuoi, ma quando nel cuore
    della notte di squilla, ti svegli, dici un assonnato….
    Pronto ?....
    E dall’altro lato non risponde nessuno, la cosa non piace più.
    In termine giuridico, si chiamano molestie a mezzo telefonico.
    Leggo tutto con calma.
    In questi casi, anche se sanno chi è, nella querela non ti dicono nulla sull’anonimo
    autore dei disturbi, tanto, pensano, debbono fare loro le indagini e scoprirlo, se no
    che li paghiamo a fare le tasse per mantenerli questi parassiti ?...
    Però, nei casi in cui la vittima degli squilli anonimi è una del gentil sesso, la
    mia tattica iniziale è quella di chiamarla per sapere cosa non ha scritto nella
    querela, piuttosto che quello che ha scritto.
    In termini tecnici, si chiamano, “A maggiori chiarimenti…”.
    Convochiamo qui la signora !....
    Ma Franco, non chiediamo i tabulati ?...
    Minchia Gino !, se ti dico che dobbiamo convocarla la dobbiamo convocare !.
    Sono o non sono io il responsabile della Sezione ?...
    Come dici tu comandante !...
    Per quando la convoco ?....
    Vedi tu, guarda il calendario, cortesemente però evita la vigilia di Pasqua !.
    Dico così, perché Gino quando convocava le persone, non badava mai ai
    giorni prefestivi.
    D’accordo, il telefono della signora qual è ?....
    Nella ratifica della querela non c’è indicato !...
    Gino ?....
    Dove gli arrivano le telefonate di disturbo ?
    Nel suo telefonino….e nel telefono di casa !.
    Appunto, e nella querela non dice quali sono i loro numeri ?...
    Si che lo dice, caspita !, Apposta tu sei ispettore sostituto commissario !.
    Ora capisco !.
    Appunto !.
    La signora quando si presenta è di aspetto distinto.
    E’ tradizione qui da noi, alchè ti presenti da qualcuno, che subito tiri
    fuori tutto un curriculum che ti esalta, tanto per fare buona
    impressione su chi ti ascolta.
    Tipo sono la titolare di un importante ufficio di ragioneria che gestisco con mio padre….
    Va bene signora, ho capito !, taglio corto.
    Ma adesso andiamo a noi.
    Lei ha sporto questa querela ?, E gliela mostro.
    Si, fa lei,… Ma scusi ?, Mi ha convocato qui solo per questo ?.....
    Certo che no !.
    Ed allora ?, Mi chiede.
    Qui non c’è scritto se è sposata, fidanzata, o altro, scusi se glielo chiedo !.
    Ma questo che c’entra ?...
    C’entra, le domande le faccio io, se permette !.
    Va bene, sono divorziata !.
    Da quanto ?..
    Da un bel po’, dunque mi ero sposata ad agosto del…
    Agosto ?, Ma dicono che porta male a farlo in quel mese !.
    Infatti, adesso me ne sono proprio convinta !.
    E con il suo ex, si sente ancora ?...
    Guardi, lui non centra nulla, è un povero ingenuo.
    Semmai sono stati i suoi genitori a complicarci il rapporto.
    In che senso ?...
    Nel senso che interferivano spesso su di noi, sino a portarci appunto alla rottura.
    E con i suoi suoceri i rapporti come sono ?...Domando a bruciapelo.
    Un inferno, dopo la fine del nostro rapporto mi fermavano continuamente per strada,
    mi hanno pure aggredita ed io li ho denunciati !.
    Ha visto ?....
    Che cosa devo vedere ?, Mi scusi !, fa lei con una punta di meraviglia.
    Tutto questo nella sua querela non c’era scritto !....Le dico.
    Guardi, mi fa, se pensa a loro, si sta sbagliando completamente !.
    Sono stati condannati nel processo, ed il Giudice li ha diffidati a non darmi più fastidio !.
    Loro hanno giurato su questo !.
    Beh, sa i giuramenti quanto valgono ?...
    No, le dico che si sbaglia !, mi insiste.
    D’accordo, signora, verificheremo.
    Adesso ?..Le chiedo.
    In che senso ?...Mi risponde.
    Adesso, scusi se glielo chiedo, convive, sta da sola o che altro ?...
    Tranquilla, resta qui dentro in questa stanza, non lo scrivo sul verbale !.
    No !, Dottore !.
    Dopo quella esperienza non me la sono sentita più di avere altre relazioni durature.
    Certo, frequento cari amici, ma le assicuro che sono tutti fidati.
    Ma, mi diceva che lavora con suo padre ?...
    Si, al suo studio di ragioneria che è molto avviato.
    Sa mio padre per tanti anni è stato consulente del comune di Garruffi e di Cerì, ove lo è tutt’ora
    È molto ricercato siccome molto esperto nel suo lavoro.
    E allo studio, oltre voi due chi c’è ?...Domando di nuovo a bruciapelo.
    La segretaria, ma stia tranquillo, quella è fidatissima.
    D’accordo, le dico, per ora può andare, se c’è bisogno la richiamerò.
    L’accompagno cavallerescamente all’uscita, poi chiamo…
    Gino ?...
    Franco ?...
    Chiamo io o mi chiami tu ?...
    D’accordo Ispettore Sostituto, dimmi.
    Gli racconto l’esito del colloquio con la donna.
    Io, mi fa, chiederei a questo punto i tabulati dei suoi telefoni, mi dice.
    Si, ma intanto marchiamo questi, sono quelli dei suoceri e dell’ex marito.
    Se le telefonate risultano partite da li, ci siamo !.
    Caso semplice questo vero ?...Mi dice Gino.
    Semplicissimo !...Rispondo.
    Però, alchè i tabulati arrivarono, spulciamo e spulciamo, ma dei
    telefoni che sospettiamo non c’è nessuna traccia.
    Sicuro che non c’è nulla ?...
    Franco, guarda, li abbiamo visti tutti, compagnia per compagnia, niente di niente,
    di quei numeri non c’è né neppure uno ne in entrata ne in uscita !.
    Mi dovevo arrendere !.
    E dire che pensavamo che fosse troppo facile, vero ?...Mi scappa di dire.
    Il mio collega Ispettore Capo, però guardando i tabulati, considera…
    Una volta tanto, le diffide dei giudici hanno fatto effetto !...
    Ma può darsi che non usino telefoni propri, e che sono così scimmuniti ?....
    No !., credo che questi non c’entrano nulla davvero.
    Dobbiamo ricominciare da zero.
    Mi chiudo nella stanza, mi porto tutte le montagne di tabulati pervenute.
    Gli orari !, Ci sono gli orari !.
    La signora nella querela, ha segnato delle telefonate arrivate ad orari precisi…
    Vediamo…..
    Sfogliano i tabulati, penso a quanti soldi spende lo Stato, ad accertare un reato
    che tutto sommato è contravvenzionale, cioè punito con una pena irrisoria.
    Migliaia di euro, per una pena che al massimo ne può arrivare a trecento, sempre in caso di condanna.
    Tanto gli danno alla fine nei processi, esperienza diretta di tante udienze tenute.
    Per non parlare poi dei furti dei telefonini.
    Per un telefonino che ne vale si e no settanta, ne spendiamo settemila di euro.
    Ma il Gip, alias Giudice per le Indagini Preliminari, dice che in Italia l’azione
    penale è obbligatoria, è va fatto !.
    Agli ordini Signore !, Penso tra me.
    E continuo a spulciare i tabulati.
    Ma…ma questo numero, corrisponde agli orari indicati in querela !...
    Certo non è preciso al millesimo di secondo, ma siamo li.
    Certo che uno quando gli arriva la telefonata di rompimento, non sta con l’orologio
    in mano a vedere il minuto esatto quando arriva.
    Ci pensa dopo, dirà sarà stata mezzanotte, non dirà mai mezzanotte e quindici secondi, così come riportato dalle fredde carte numerate, ma siamo li come orario anche se sbaglia di poco.
    Gino ?....Urlo.
    Dimmi Franco !.
    C’è lo abbiamo l’intestatario di questo numero ?...
    Si, deve essere qui, ma perché ?..
    Perché chiama per pochi secondi, guarda !...Gli mostro i tabulati.
    Un casino di chiamate ha fatto sia sul telefono di casa che sul telefonino della signora.
    I classici squilli, guarda, qualche secondo e tutte la sera tarda e di notte.
    E’ intestato a una donna, eccola qua.
    E chi minchia è ?...
    Ma questo c’è lo dirà la signora disturbata, riconvochiamola, vediamo se conosce questo numero !.
    La signora quando si presenta e gli diciamo che i suoceri e l’ex marito non c’entrano nulla,
    si mette a fare la professoressa.
    Che le dicevo ?...Mi fa.
    Lei la volta scorsa mi ha fatto un terzo grado sulla storia della mia vita pesonale, e non ha capito nulla.
    Ignoro la sua provocazione, e rilancio chiamando “piatto”.
    Questo numero, lo conosce ?...
    Lei resta per un attimo annichilita.
    Si, si, lo conosco, ma….
    Ma che cosa ?. La guardo dritta negli occhi.
    E’ di una signora che lavora al comune di Garruffi, era insieme a mio padre.
    Fa la ragioneria comunale, sa le dissi che mio padre fece li un periodo come esperto
    nominato dal Sindaco.
    E quanto ci è stato suo padre all’Ufficio ragioneria ?...
    Parecchio,……ma, ma non mi dica che…….
    Mi dovevo arrendere !.
    E dire che pensavamo che fosse troppo facile, vero ?...Mi scappa di dire.
    Il mio collega Ispettore Capo, però guardando i tabulati, considera…
    Una volta tanto, le diffide dei giudici hanno fatto effetto !...
    Ma può darsi che non usino telefoni propri, e che sono così scimmuniti ?....
    No !., credo che questi non c’entrano nulla davvero.
    Dobbiamo ricominciare da zero.
    Mi chiudo nella stanza, mi porto tutte le montagne di tabulati pervenute.
    Gli orari !, Ci sono gli orari !.
    La signora nella querela, ha segnato delle telefonate arrivate ad orari precisi…
    Vediamo…..
    Sfogliano i tabulati, penso a quanti soldi spende lo Stato, ad accertare un reato
    che tutto sommato è contravvenzionale, cioè punito con una pena irrisoria.
    Migliaia di euro, per una pena che al massimo ne può arrivare a trecento, sempre in caso di condanna.
    Tanto gli danno alla fine nei processi, esperienza diretta di tante udienze tenute.
    Per non parlare poi dei furti dei telefonini.
    Per un telefonino che ne vale si e no settanta, ne spendiamo settemila di euro.
    Ma il Gip, alias Giudice per le Indagini Preliminari, dice che in Italia l’azione
    penale è obbligatoria, è va fatto !.
    Agli ordini Signore !, Penso tra me.
    E continuo a spulciare i tabulati.
    Ma…ma questo numero, corrisponde agli orari indicati in querela !...
    Certo non è preciso al millesimo di secondo, ma siamo li.
    Certo che uno quando gli arriva la telefonata di rompimento, non sta con l’orologio
    in mano a vedere il minuto esatto quando arriva.
    Ci pensa dopo, dirà sarà stata mezzanotte, non dirà mai mezzanotte e quindici secondi, così come riportato dalle fredde carte numerate, ma siamo li come orario anche se sbaglia di poco.
    Gino ?....Urlo.
    Dimmi Franco !.
    C’è lo abbiamo l’intestatario di questo numero ?...
    Si, deve essere qui, ma perché ?..
    Perché chiama per pochi secondi, guarda !...Gli mostro i tabulati.
    Un casino di chiamate ha fatto sia sul telefono di casa che sul telefonino della signora.
    I classici squilli, guarda, qualche secondo e tutte la sera tarda e di notte.
    E’ intestato a una donna, eccola qua.
    E chi minchia è ?...
    Ma questo c’è lo dirà la signora disturbata, riconvochiamola, vediamo se conosce questo numero !.
    La signora quando si presenta e gli diciamo che i suoceri e l’ex marito non c’entrano nulla,
    si mette a fare la professoressa.
    Che le dicevo ?...Mi fa.
    Lei la volta scorsa mi ha fatto un terzo grado sulla storia della mia vita pesonale, e non ha capito nulla.
    Ignoro la sua provocazione, e rilancio chiamando “piatto”.
    Questo numero, lo conosce ?...
    Lei resta per un attimo annichilita.
    Si, si, lo conosco, ma….
    Ma che cosa ?. La guardo dritta negli occhi.
    E’ di una signora che lavora al comune di Garruffi, era insieme a mio padre.
    Fa la ragioneria comunale, sa le dissi che mio padre fece li un periodo come esperto
    nominato dal Sindaco.
    E quanto ci è stato suo padre all’Ufficio ragioneria ?...
    Parecchio,……ma, ma non mi dica che…….
    L’avvocato varca la soglia del mio ufficio ed entra.
    E’ chi è ?...
    Il Sindaco di Garrufi, che per professione fa appunto l’avvocato !.
    Dovevo immaginarmelo !.
    Avvocato carissimo !, Si accomodi pure !.
    Gli spiego in poche parole la posizione ove si è venuta a trovare la sua
    cliente.
    Signora !, Le dice subito l’Avvocato e pure Sindaco.
    Lei da questo momento non dica più nulla.
    Ispettore ?...
    Posso parlarle da solo ?...
    Ma le pare avvocato ?...
    Certo che può !.
    Gino, gentilmente accompagna la signora nell’altra stanza ed offrile un caffè.
    Dalla macchinetta ?..Mi chiede.
    Ti risulta che c’è qualche bar qua dentro ?...
    No Franco, però appunto c’è la macchinetta automatica per questo tè l’ho chiesto!.
    Bravo !, Vai pure.
    Mi dica tutto avvocato o Sindaco, non so più come chiamarla…
    Sono come si suol dire, tutto orecchie
    Avvocato, in questo caso !., Mi dice deciso.
    Però è anche Sindaco e come tale saprebbe…
    Ispettore ?!.
    Certo che lo so !., Sorride sotto i baffi.
    Era noto a tutti in Comune che si era invaghita di lui.
    Non ne faceva certo mistero.
    Infatti, appena lei mi ha contattato, dicendomi della sua convocazione qui
    in Procura, più o meno mi sono immaginato di che cosa si poteva trattare.
    Per questo l’ho accompagnata !.
    Ma perché, farle quelle telefonate anche a lei… voglio dire alla figlia ?...
    Sa come sunnu i fimmini !.(come sono le donne !.)…
    Lei aveva capito, forse, che la figlia sospettasse qualcosa….
    Sa, il padre vedovo, che si vuole consolare…
    Gelosie tipicamente femminili, insomma !...Conclude.
    I tabulati parlano chiaro !, Gli dico.
    Guardi, è sempre il suo numero che chiama, sia il telefono di casa…
    Forse cercava il padre e non appena rispondeva la figlia riattaccava subito…Dice lui.
    Ed il telefonino personale della figlia !, Dico io.
    E questo era senza dubbio per dispetto !., Concludo !.
    Peccato che il padre non abbia fatto, per ovvi motivi, nessuna querela.
    Sarebbe interessante vedere i tabulati del suo telefonino personale…
    Ma volendo, lo potremmo fare lo stesso, d’Ufficio !.
    Non c’è bisogno Ispettore !.
    Consiglierò la signora a fare l’oblazione.
    (L’oblazione è un istituto giuridico con il quale, per certi reati punibili con pene che prevedono in alternativa la pena detentiva o quella pecuniaria, che pagando una certa somma
    permette di estinguere il procedimento penale, evitando di andare al processo e
    soprattutto di evitare una condanna nel proprio casellario giudiziale. Nda)
    E’ una vostra facoltà !, gli dico.
    Del resto l’art 660 del codice penale certamente l’ammette e la signora è incensurata.
    D’accordo allora ?...Mi fa…..
    Questo, lo concorderà come lei ben sa con il Pubblico Ministero titolare dell’inchiesta.
    Io lo informerò subito, evadendo la sua delega, lei gli vada pure a parlare,
    tanto sa come funziona.
    La ringrazio Ispettore !.
    E di che ?.

    Fine della storia.
     
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    Me ne stavo a studiare i fascicoli per l’udienza del giorno dopo,
    quando suona il telefono del mio ufficio.
    Ispettore ?....Era uno dei Pubblici Ministeri.
    Mi dica dottore !.
    Le sto mandando giù l’Avvocato Cannarò, le esporrà un suo problema.
    Lo ascolti attentamente.
    A disposizione dottore !.
    Chi era ?...Chiede Gino.
    Rogne in arrivo sul primo binario !, Rispondo.
    Siamo diventati della Polfer ?....
    Più o meno !,
    Questa Sezione però, più che una stazione ferroviaria, mi sembra un porto di mare.
    Posso ?...Sento dire alla porta.
    Si accomodi pure Avvocato !.
    Mi manda il dottore….
    Lo so !, Mi ha già chiamato.
    L’Avvocato lo conosco da molto tempo, sin da quando ero piccolo.
    Suo padre a sua volta era avvocato ed il suo studio era nella traversa della mia
    casa d’infanzia dei miei genitori.
    Ispettore, legga, questa è la denuncia che ho presentato.
    La leggo.
    Lamenta numerose telefonate mute, i classici squilli, ma quello che più
    impressionano sono i numerosissimi messaggini sms.
    Pieni di pesantissimi e volgari insulti personali.
    Ma non solo diretti a lui, ma anche a sua moglie ed alle sue figlie.
    Che ne pensa ?...Mi chiede.
    Che c’è qualcuno che proprio la vuole bene !.
    Ma sa!., Mi dice.
    Sto sforzandomi di capire, ma non mi viene in mente nessuno.
    Scorro nella mia mente la mia attività di legale, quella di Giudice di Pace, ma non
    trovo, mi creda, nessuno che c’è la possa avere così tanto con me !.
    Ma quello che più mi tocca, non è tanto che insulta la mia persona, ma ha letto cosa dice di
    mia moglie e delle mie figlie ?...
    Ho letto !.
    Ma deve essere qualcuno che mi conosce benissimo, che mi è vicino.
    Tanti particolari che scrive nei suoi messaggi, sembrano scritti da qualcuno
    che ci sta appunto osservando.
    Ma lei, proprio di nessuno sospetta ?...Chiedo a bruciapelo.
    No !.
    Le dico che non mi faccio capace di chi possa dire tutte queste volgarità su di me
    e sulla mia famiglia !.
    Avvocato, stia tranquillo, lo rassicuro.
    Cominceremo subito l’indagine.
    Mi raccomando Ispettore !.
    Che facciamo Franco ?...Mi chiede Gino.
    Che facciamo ?…..
    Avviamo la procedura standard !.
    Chiediamo subito tutti i tabulati delle telefonate in entrata a tutte le compagnie telefoniche,
    che di quanto sono ormai ho perso pure il loro conto.
    A proposito, hai aggiornato il loro elenco ?...
    Certo che si !.
    Sotto allora, invia subito il decreto d’acquisizione tabulati.
    Guardavamo le numerose pagine dei tabulati pervenuti.
    C’era da perderci la vista.
    Numeri, numeri che bisognava confrontare con le date e gli
    Orari che il solerte avvocato aveva ben descritto nella sua denuncia.
    Oltre che indicare due numeri che gli erano comparsi a volte sul display e che
    si presumeva fossero quelli dei telefonini da dove partivano le telefonate.
    Il primo numero, scopriamo risulta essere una scheda con un nome particolare,
    un nome non associato a nessun intestatario.
    Il secondo numero, invece pure.
    Che minchia vuol dire ?...Chiedo.
    Chiamo la compagnia, dice il mio collega ispettore capo.
    Dopo minuti e minuti di disco, finalmente se ne hai la pazienza, prima che
    diventi vecchio, riesci alla fine a parlare con un operatore di una compagnia
    telefonica.
    Praticamente, ci dice che questa è una promozione che la compagnia fa, nel caso che
    si abbisogna l’acquisto di un telefonino e non hai con te a portata di mano
    il documento previsto e il tuo codice fiscale.
    Ti si attiva la scheda lo stesso, ed hai tempo una settimana per regolarizzarla, pena
    la sua chiusura.
    Però in quella settimana, tu puoi fare quello che vuoi con quella scheda !.
    Considero.
    E nessuno sa chi sei !.
    Estorsioni, insulti, la qualunque insomma !.
    L’operatore, diplomaticamente mi dice che la cosa non è di sua competenza,
    mi saluta è chiude.
    Il Pubblico Ministero, informato della cosa, è perplesso.
    Ma sicuro che si possa fare una cosa del genere ?...
    Sicurissimo !.
    Almeno, ecco qua.
    Abbiamo due numeri di cui praticamente non sappiamo chi sia l’intestatario.
    L’Imei !, chiediamo l’Imei associata alle schede !.
    Dice il Pubblico Ministero.
    La scheda sim, va messa nel telefono, può essere tolta e sostituita da un'altra.
    Però. L’Imei che identifica il telefono è sempre la stessa.
    Quindi, associando la cosa, potrebbe venire fuori qualcosa.
    Ok !, Dico, chiediamo subito questi nuovi dati.
    In effetti, i dati arrivano e saltano fuori due telefoni associati a queste schede.
    A chi sono intestati ?.
    Questa la conosco, dice Gino !.
    In che senso ?...
    L’intestataria !,,,,
    E’ la ragazza che lavora dal Romano !.
    Il chi ?....
    Il Romano, quello di Roma che ha quel negozio di telefonini nel centro !.
    Mandiamola a chiamare.
    Il Vigile Urbano della Sezione, il mio carissimo Peppe, entra nell’Ufficio
    e mi guarda.
    Cosa c’è Peppe ?...
    Franco, hai mandato a chiamare la signorina Niscemi ?...
    Aspetta…Si !., è quella che lavora in quel negozio di…
    Si, è lei, è mia cugina !.
    Peppe, tranquillo !...
    Ma perché mi capitano tutte a me !, Pensavo.
    Dobbiamo chiederle solo una cosa, nulla di grave.
    Sicuro Franco ?...
    Sicurissimo Peppe !.
    La ragazza è abbastanza tesa, lo si legge nei suoi occhi.
    Dunque, signorina, vado subito al sodo, questo telefono è suo ?..
    Si, o meglio no !.
    Non capisco, Mi scusi.
    La scheda me la sono intestata io, ma per conto di un altro.
    Cioè ?.
    Il dottore Morante, sa è il mio medico di famiglia.
    Mi scusi, lei si intesta delle schede telefoniche per conto terzi ?.
    Era la scorsa estate, lui mi disse che aveva fretta di partire.
    Gli servivano urgentemente due schede, una per lui e l’altra per suo figlio.
    E, magari le disse che per la fretta non aveva con se il documento o il codice fiscale ?...
    Vero ?.
    Vero !.
    Così, intanto gli attivai delle supply card, sa cosa sono ?...
    Lo so, sono quelle schede che ti permettono di attivare una telefonia mobile
    in caso, diciamo di emergenza.
    Ed è quello che feci.
    Poi, dopo che è passato il tempo previsto per la registrazione, e lui non l’aveva
    ancora fatta, visto che le schede dovevano essere a questo punto chiuse, se le attivò
    a nome suo ?...
    Giusto ?..
    Giusto !.
    Ispettore, non pensi male di me !.
    Ritenevo che il dottore fosse ancora in giro e che non aveva avuto il tempo
    per venire a regolarizzare le schede.
    Sa, è stato ed è sempre disponibile con noi.
    Mia madre sta male, lo chiamavo anche di notte, se necessitava.
    E lui, veniva subito.
    Un amico, più che il medico curante, insomma !.
    Ma…mi chiede….Si può sapere cosa è successo ?..
    No.
    Dopo che passò altro tempo, senza che venisse, le ho disattivate.
    Ho capito.
    E’ mi dica, i numeri erano questi due ?..
    Si !.
    Va bene, le dico, può andare per ora.
    Ma si tenga a disposizione !.
    Non c’è problema, mi risponde.
    Io non so cosa possa essere successo, ma la rassicuro che non ho
    proprio nulla da nascondere.
    Franco, tutto a posto ?...
    Si Peppe !.
    Hai visto ?....
    Non l’ho arrestata, tranquillo.

    Il mio collega mi guarda perplesso.
    Ma questo dottore….
    Che facciamo ?.
    Il secondo numero !.
    Controlliamo di nuovo quello, dico.
    Perché ?.
    Non lo so, ma qua con queste schede ed Imei, mi sta venendo
    Il mal di testa.
    Il primo numero è ormai disattivo, dice Gino, però il secondo invece no.
    Davvero ?...
    Si, è intestato ad una certa…
    Convochiamola !.
    La signora, appare perplessa.
    Ma vorrei sapere il motivo di questa mia convocazione !.
    E per quale motivo mio marito non può assistere ?.
    Perché e lei che deve rispondere e non lui !, Le dico.
    Vado subito al punto e le chiedo…
    Lo conosce questo telefono ?.
    Certo che si.
    E’ il telefono dello studio !.
    Quale studio, scusi ?.
    A me risulta che è intestato a lei.
    Si, questo è vero, però di fatto è del dottore.
    Quale dottore, mi perdoni, signora ?.
    Lo studio medico, quello del dottore Morante !.
    Io lavoro da lui, gli faccio da segretaria.
    Bene, la guardo bene, lei è un po’ imbarazzata.
    E questo telefono di solito, chi lo usa ?..
    Io quando sono allo studio, però molte volte se lo prende il dottore
    e se lo porta con se.
    Ma se è intestato a lei ?...Le chiedo.
    Sa, questo è vero, però è lui che paga, quindi…
    Capisco !.
    Da quanto tempo lavora con lui ?...
    Perché m chiede questo ?...
    Signora !, Non mi risponda ad una domanda con un'altra domanda !.
    Mi scusi, sa, ancora non capisco, ma è successo qualcosa ?...
    No, Nulla, stia tranquilla.
    Sa, il dottore decise di prendere questo telefonino per lo studio allorché
    Ebbe dei problemi con la segreteria telefonica che aveva richiesto alla
    Telecom.
    Questo è vero, pensai tra di me.
    Tempo fa, fece una denuncia contro la Telecom, rea di avergli affibbiato
    una segreteria telefonica !.
    Sarà l’età perché non mi sono ricordato prima !.
    Quindi, continua lei, il dottore ritenne che la soluzione ideale sarebbe
    stata quella di un telefonino per lo studio.
    Riepilogano, le dico, il telefono è intestato a lei, però lo paga
    il dottore, giusto ?...
    Si, è così, mi risponde.
    E, mi dica ancora, quando lo studio è chiuso, il telefono lo lasciate li ?...
    No.
    Nel senso che se lo porta lei a con se ?..
    No, in genere se lo porta lui con se !.
    Ma continuo a non capire, mi guarda stralunata, ma che cosa è successo ?...
    Signora ?....
    Se le dico che non è successo nulla, non è successo nulla.
    Stia tranquilla !.
    Sa, mi dice, con tutte queste storie che si sentono, non è che sia rubato ?..
    Ma quando mai !, La rassicuro.
    E’ che ci sono delle anomalie sul suo funzionamento, le mento volgarmente.
    Lei ha mai notato, che ne so se mentre parla si sente oltre che con chi parla lei
    qualcun altro ?...
    No !, però…qualche fruscio ogni tanto lo fa, ecco !, Questo si !.
    Beh !, Controlleremo.
    Stia tranquilla, adesso mi firma il verbale e se ne può andare.
    Quando se ne va, il mio collega, sorride sotto i baffi.
    Sicuro che quella le fa solo la segretaria al dottore ?....
    Per questo non ho fatto entrare il marito !...
    Capisco, mi risponde laconico.
    Guarda qua !, Mi fa il mio collega.
    Ormai ci siamo, dai due telefoni sono partiti di sicuro un sacco
    di Sms, gli orari coincidono.
    Ma di questo ormai ne sono convinto anch’io,
    quello che non capisco è il movente.
    In che senso ?....Mi chiede il collega.
    Per quale motivo il dottore mandava questi messaggini così sconci
    non dico all’avvocato, ma anche a sua moglie ed alle sue figlie ?..
    Inoltre, sappiamo che sono anche dei vecchi amici che abitano nella stagione
    estiva anche vicini di casa.
    Che motivo avrebbe per fargli una cosa del genere ?..
    Però il fatto che sono buoni amici e che abitano vicino, dico,
    confermano quanto ci diceva l’avvocato.
    E cioè ?....Mi chiede.
    Ma già !., continua….
    Ci ha detto che chi inviava quei messaggi, sicuramente li conosceva
    e soprattutto conosceva i loro spostamenti !.
    Appunto, leggi questo messaggio, ad esempio…..
    Glielo manda alchè le sue figlie sono uscite la sera e vanno
    a Milazzo, e gli rimarca nel messaggio la cosa.
    Eccome se gliela rimarca, se leggi cosa gli dice…..
    Ho letto, dice “Ti informo che le bambine vanno li a farsi…..
    Lasciamo perdere.
    Però, chi poteva notare la cosa ?...
    Solo uno che stava li vicino se non insieme , aveva ragione !.
    C’è solo un modo per sapere del perché !, dico.
    Convochiamo il dottore ?....
    No, a questo punto, emergendo chiarissimi indizi di colpevolezza,
    lo dovrei sentire con l’avvocato, e potrebbe anche avvalersi della
    facoltà di non rispondere.
    Ed allora ?...Chiede il collega.
    Convochiamo l’avvocato !.
    Forse lui saprà il motivo.
    Gli verrà un colpo quando saprà che il suo buon amico
    gli tramava questo.
    Lo so, ma tanto prima o poi lo deve pur sapere !.
    Però…..mi fermo un attimo.
    Però che cosa ?...Mi chiede il collega.
    Siamo dei minchioni !.
    Gli dico, Ecco cosa siamo !.
    Scusami Franco ma non ti sto seguendo più.
    Se l’avvocato è Giudice di Pace, giusto ?...
    Giusto….Ma minchia !.
    E’ competente la Procura della Repubblica di Reggio Calabria !.
    Certo !, Mi fa lui.
    Tutto quello che riguarda un Magistrato, seppur non togato ma solo onorario
    È di competenza del distretto di altra Corte d’Appello, in questo caso su Messina
    è competente Reggio Calabria !.
    Mesi e mesi di lavoro, ed adesso dobbiamo passare la palla ad altri !.
    Lo dovevamo fare subito, così non perdevamo tutto questo tempo !.
    Ma com’è che non ci abbiamo pensato ?...
    Forse eravamo troppo presi dall’indagine…..
    E adesso chi minchia glielo dice al Pubblico Ministero ?...
    Veramente lo poteva pensare anche lui…..
    E’ preso da troppe cose, gli sarà sfuggito.
    Noi due, adesso saliamo e lo mettiamo al corrente.
    Il Pubblico Ministero non appena lo informiamo,
    fa una vistosa smorfia.
    L’avvocato è un Giudice di Pace del Distretto, Consigliere !.
    Penso che dovrebbe passare tutto a Reggio Calabria.
    Vero !...Che diamine !....
    E’ quello che dice.
    Ed adesso Consigliere che si fa ?...
    Chiamatelo, fategli dichiarare che è un Giudice di Pace,
    poi mi ripassate tutto a me !.
    D’accordo !.
    L’avvocato entra perplesso.
    Possibile, che non si è ancora riusciti a capire chi sia ?..
    No, lo abbiamo capito, eccome chi è !.
    Il suo sguardo cambia improvvisamente.
    E’ chi è…….?...
    Guardi, questi numeri le dicono qualcosa ?...
    Minchia !, è la sola cosa che sa dire.
    Ma è……
    Si, è proprio lui !.
    Lui, il mio caro amico !.
    Sa, a volte gli amici non sono quelli che sembrano.
    E questa, è la dimostrazione pratica.
    Ma, gli dico, Non riusciamo a capire il motivo di tanto odio
    nei suoi confronti.
    Io invece, adesso che so chi è il personaggio, lo so,
    eccome se non lo so !.
    E’ quale sarebbe ?...
    Lui per come già vi ho detto, ha una villetta nella località
    balneare della città, proprio accanto alla mia.
    Beh, questo si, lo sapevamo, dico.
    Però, aggiungo, questo cosa c’entra con tutti quei messagini sconci ?..
    Ispettore !...
    Lei se li è letti tutti quei messagini ?...Mi guarda dritto negli occhi.
    Si, rispondo, però non capisco lo stesso.
    Quando mi ha scritto “la tua è una casa Cantoniera !
    Si, questo me lo ricordo, però…
    La villa !.
    Ispettore la sua villa era da tempo in ristrutturazione.
    Lui è legato particolarmente ad essa, io mi sono permesso
    una sera a cena di dirgli, ma perché stai spendendo tutti questi soldi
    per questa vecchia villa ?...
    Secondo me li stai proprio sprecando !..
    Lui c’è rimasto malissimo, me ne sono accorto.
    Siccome a suo dire la mia villa invece ha i colori di una casa Cantoniera
    dell’Anas, appunto in quel messaggino c’è la chiave di tutto.
    Ecco !, Pensai, adesso avevamo anche il movente !.
    Ma, gli dico, è possibile che per una fesseria o minchiata che dir si voglia
    del genere, abbia posto in essere tutto questo ?...
    Lui è serio in viso.
    Se lo conoscereste come lo conosco io, Si !.
    Ma la cosa che mi imbestialisce in questa storia, è che se se la fosse
    presa solo con me, ancora ancora, lo avrei potuto capire,
    ma perché tirare dentro anche la mia famiglia ?....
    Però avvocato, c’è un problema, gli dico.
    Cioè ?...
    Che tipo di problema ci sarebbe ispettore ?...
    Mi scusi se glielo chiedo !.
    Lei è ancora Giudice di Pace ?.
    Si, lo sono, mi hanno rinnovato da poco il mandato.
    Ma in questo distretto, intendo, in quello di Messina ?..
    Si !.
    In questo caso, sa bene, che per reati per cui lei è parte offesa, anche
    Se magistrato di carica onoraria, è equiparato ai Magistrati togati.
    Quindi, in questi casi, è competente la Procura della Repubblica
    Di un altro distretto giudiziario.
    In questo caso, sa bene che è competente la Procura della Repubblica di Reggio Calabria.
    Già, è vero !.
    Lo sa che non ci avevo pensato ?...
    Dobbiamo passare per forza tutto a loro, adesso lei mi dichiara
    a verbale la sua attuale posizione, poi interrompiamo l’indagine e la
    trasmettiamo dall’altra parte dello stretto di Messina.
    Però invierete tutto, vero ?..
    Certo che si, quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto.
    In verità, dovevamo farlo, gli dico, sin dall’inizio.
    No !,
    Meglio che avete fatto tutto voi !.
    Mi dice deciso.
    Perché ?...Gli chiedo.
    Perché se dall’inizio avreste passato tutto a loro, quelli se ne sarebbero
    strafotutti !.
    Nel senso che, che gliene fregava a loro della vicenda che tutto
    sommato non riguardava poi il loro territorio ?...
    Gli avrebbero dato una importanza minima, ecco, questo voglio dire.
    Certo che gli trasmettiamo il tutto in un piatto d’argento !.
    Lo credo bene, sono contentissimo di quello che voi
    avete fatto !.
    E dire che lei era piuttosto scettico su di noi, vero ?..
    Mollo il botto pirotecnico !...
    Si !
    Lo ammetto, vi vedevo in difficoltà, però debbo dire adesso
    che avete fatto davvero un buon lavoro.
    Sa, penso proprio che ci vedremo a Reggio Calabria per il processo !.
    Gli dico.
    Dico questo, siccome mi manderanno sicuramente a testimoniare.
    Vedremo, dice lui.
    Vede, ho fatto questo solo per la mia famiglia.
    Non doveva coinvolgerla.
    Però, sarei disposto anche a ritirare la querela, solo se questo
    Distintissimo signore ammettesse le sue responsabilità e mi chiedesse
    Scusa formalmente.
    E lui pensa che lo farà ?...
    No !
    Conoscendo l’elemento non lo farà.
    In questo caso, ci vedremo sicuramente al processo.

    La storia sarebbe finita, ma la successiva sarà un proseguio della seguente.
     
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    La Testimonianza


    Questo racconto, si riallaccia alla storia precedente.

    Prima però un doverosa premessa.

    Rendere testimonianza in Tribunale, è uno dei compiti dei poliziotti.
    Tutto quello che scriviamo alla fine finisce li, alla Procura della Repubblica,
    poi se il Pubblico Ministero non archivia, si va al processo.
    Al processo occorre raccontare tutte le indagini che sono state fatte.
    Almeno da quando è in vigore il nuovo codice, dal 1989.
    Prima infatti, tutto quello che scrivevamo aveva valore probatorio
    e finiva direttamente al fascicolo del Giudice.
    Lui così, sapeva già tutto il fatto storico, la nostra testimonianza era
    quindi, una pura formalità.
    Il Giudice, non appena ti sedevi sul banco dei testimoni, ti chiedeva…
    Lei conferma il suo rapporto o la sua relazione, a seconda se eri Ufficiale
    o Agente di P.G., tu rispondevi…..
    Si !,
    La confermo !.
    Il Giudice ti guardava e ti diceva,
    Bene !, Puo andare.
    E tu, infatti, ti alzavi e te ne andavi.
    Tutto finito, bastavano trenta secondi circa.
    Era troppo semplice, sicchè si decise per dare un po’ di vivacità al processo
    di cambiare le cose, all’Americana si intende.
    Chi fece la riforma della procedura penale del 1989, aveva forse visto
    troppi telefilm e film dell’avvocato Perry Mason.
    Voleva vivacità !.
    Lo scontro insomma, il Pubblico Ministero diventa “parte processuale”, come
    pure l’avvocato difensore.
    Hanno pari dignità, adesso tutto quello che tu scrivi durante le indagini
    non vale più nulla, o quasi.
    Infatti, con il nuovo processo, ci sono ora due fascicoli distinti.
    Quello del Pubblico Ministero, ove confluisce tutto quello che fai tu
    poliziotto, cioè la comunicazione di notizia di reato corredata da tutti
    gli atti allegati, cioè verbali resi dai testimoni e cose del genere.
    E da questo fascicolo, si forma poi il fascicolo che va al Giudice, quello
    che decide, insomma.
    A differenza del fascicolo del Pubblico Ministero, bello corposo, il fascicolo
    del Giudice, sembra aver fatto una bella cura dimagrante.
    Infatti, tanti atti li non possono transitare.
    Solo la notizia di reato, la denuncia o la querela, eventuali, e i così detti
    atti irripetibili, cioè atti che non possono essere ripetuti, tipo il sequestro
    il sopralluogo e cose del genere.
    Il povero Giudice, quindi di fatto non conosce proprio una mazza del fatto che
    si discute al processo.
    Il legislatore è stato chiaro.
    La prova si deve formare durante il Dibattimento, cioè la discussione istruttoria
    che si svolge in udienza.
    E li che il Giudice, dall’esame delle parti, il Pubblico Ministero, La difesa e l’eventuale
    Parte Civile, e l’esame dei testimoni, deve farsi la sua convinzione.
    L’avvocato difensore ora ha un ruolo di protagonista.
    Può fare domande dirette ai testimoni, prima doveva passare attraverso il Giudice,
    Può a sua volta portare prove a suo favore, insomma, l’avvocato Mason in versione
    Italiana, era stato creato.
    Non basta.
    Non tutti i Gudici sono Togati, cioè appartenenti alla Magistratura.
    Ci sono quelli onorari, cioè degli avvocati che per sopperire alla carenza di organico
    dei Giudici, sono nominati ad esercitare in udienza questa funzione.
    Detto questo, per far capire come funziona adesso il processo penale, cominciamo.
    Mi chiedevo quando mi avrebbero convocato per testimoniare.
    Il fatto dell’Avvocato intendo, quello del racconto precedente.
    In genere dopo che inoltriamo una informativa, poi, ti chiamano a testimoniare.
    Certo, non era la prima volta che lo facevo, però stavolta era a Reggio Calabria,
    dall’altra parte dello stretto insomma.
    Seccante, per dirla in breve.
    Ma la convocazione non arrivava.
    Pensai che le prove erano evidenti, forse non non ne necessitava.
    Magari avranno acquisito i tabulati che abbiamo allegato, pensavo.
    Mi stavo quasi convincendo che non mi avrebbero convocato,
    alchè, suonò il nostro Telefax.
    Come non detto, eccola, puntuale come una cambiale.
    Era la convocazione per la testimonianza al Tribunale di Reggio.
    Che fare a fronte della convocazione per una testimonianza ?..
    In genere alla prima udienza, fanno le formalità di rito, poi rinviano
    alla successiva, che in genere è alla prossima stagione.
    Quindi, gli si manda una bella giustificazione, dicendo che
    “Per improrogabili motivi dovute ad indagini in corso, lo scrivente
    non potrà essere presente all’udienza del “…..
    Balla colossale, ma necessaria per pararsi dalla sanzione prevista
    in caso di ingiustificata assenza.
    Pensi, magari patteggia o chiede un rito alternativo, sicchè non
    ti convocheranno più.
    Pia illusione, arriva la seconda convocazione.
    Stavolta non ci sono scusanti che tengano, tocca andarci.
    Mi armo di santa pazienza e vado.
    Arrivare al nuovo Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria,
    è cosa avventurosa, però, alla fine lo trovo.
    E’ proprio una vera città giudiziaria, altro che palazzo.
    Un nuovissimo complesso di alti palazzi.
    Dopo varie domande a colleghi incrociati per strada, riesco
    Perfino a trovare l’aula indicata nella convocazione.
    In genere nella convocazione, appunto, ti mettono coordinate
    strane per chi legge, tipo “Aula B palazzo tre, piano terra, e cose
    del genere, che, se non possiedi un navigatore satellitare in tema,
    difficilmente ti orienti.
    Però, alla fine eccolo, in uno dei palazzi, proprio al piano terra, trovo
    alla fine l’aula ove si tiene l’udienza.
    Dentro chi ti trovo ?..
    L’Avvocato, che seduto si legge il giornale.
    Alza lo sguardo e mi vede.
    Ispettore !,
    Mi dice.
    Sa, se non veniva lei, l’udienza sarebbe saltata !.
    E’ la quarta volta che vengo, e saltarne un'altra, mi sarebbe dispiaciuto !.
    In che senso è la quarta volta che viene ?....
    Gli chiedo.
    La volta passata, mi risponde, ad esempio, è stata rinviata, proprio
    Perché lei non è venuto !.
    Dal momento che il suo dire, suonava per me come una mezza cazziata,
    subito cercai una mezza scusa, che però lui da persona intelligente che è,
    subito neutralizza.
    Ispettore, lo so che a voi vi rompe venire a testimoniare, però a me questa
    cosa preme davvero tanto definirla !.
    Ha ragione !,
    Taglio corto.
    Sono qui apposta !.
    Quello che snerva nelle testimonianze, è l’attesa.
    In genere si mettono a ruolo in una udienza più processi, per cui
    il tuo non sai mai quando verrà chiamato.
    Certo, nell’invito ci scrivono, ore 09,00 e seg, che tradotto in italiano
    vuol dire seguenti, cioè le ore seguenti, vale a dire le dieci, le dieci
    e mezza, ma anche mezzogiorno l’una se non le tre.
    Quindi, occorre armarsi di pazienza.
    Per ingannare il tempo, prima si legge il giornale, poi quando lo si è
    imparato a memoria, comprese le previsioni del tempo, si guarda
    l’orologio e ci si accorge che è già mezzodì.
    Ancora nulla.
    A questo punto, ti metti ad ascoltare i processi che si celebrano.
    Questo chiamato, pare interessante.
    Una avvocatessa, deve essere di “grido”, lo si capisce dal modo in
    cui si esprime, cita sentenze della Corte di Cassazione come se niente fosse,
    chiede l’acquisizione integrale delle trascrizioni delle intercettazioni telefoniche.
    Il Giudice, o meglio, la Giudice, l’ascolta attenta.
    Alla fine dell’arringa, prende dei codici, se li guarda, poi ci pensa un po’.
    Cancelliere !.
    Ordina alla segretaria d’udienza che è l’assistente giudiziaria che scrive i verbali.
    Il Giudice, sentita la richiesta…..
    Ordina che si acquisiscono i brogliacci delle intercettazioni !.
    L’avvocato che è seduto accanto a me, mi guarda perplesso.
    Ma ha visto cosa a richiesto ?..
    Si !, Rispondo.
    Ma che centrano i brogliacci ?...
    I brogliacci sono appunto i registri dove si annotano le operazioni compiute.
    Non aveva richiesto, la collega, la trascrizione delle intercettazioni ?...
    Avvocato, gli dico, ma la Giudice è Togata od onoraria ?..
    Onoraria !.
    Non si meravigli, allora !.
    Mah !,
    Dice perplesso lui, spero che con noi si comporti diversamente.
    In che senso ?...
    Gli chiedo.
    Sa, l’amico dottore, si vanta di avere amicizie molto altolocate in Magistratura.
    Embe ?...Ribatto.
    Lei non c’è stato alle altre udienze, mi pare un poco partigiana.
    Intanto gira e gira, si fanno l’Una e mezzo.
    La fame comincia a farsi sentire.
    Mi guardo attorno, siamo rimasti solo noi, praticamente.
    Ma la Giudice imperterrita, chiama altri processi, che rinvia
    per mancanza, ovvia, dei testi.
    Ma, mi scappa, non sarebbe opportuno chiamare almeno i testi presenti ?..
    Lo farei, mi gela lei, ma mancano i difensori, mi hanno detto che sarebbero
    venuti alle tredici, ma ancora non li vedo.
    Mi scusi !, Taglio corto.
    Improvvisamente, eccoli che arrivano di corsa, sono i difensori
    Qui, siamo qui !...
    Ci dovete scusare, il traghetto era in ritardo…..
    Allora chiamiamo il processo !,
    Dice la Giudice al cancelliere.
    Era ora, dico io, ed il mio stomaco.
    Ore 13 e 45, insomma, meglio tardi che mai.
    Mi chiamano, vado e mi siedo sul banco dei
    testimoni.
    Letta la formula del giuramento, tiro fuori della
    tasca la fotocopia della mia informativa, che mi ero portato
    al seguito con me, e comincio a riferire sull’indagine
    svolta, oggetto del racconto precedente.
    Do qualche minuto che parlo, la Giudice mi interrompe.
    Scusi ?...Mi fa.
    Ma cosa sta leggendo ?...
    Le mie memorie !...
    Penso tra di me, ma per ovvi motivi non lo dico.
    Ma questa se ne accorta solo ora che sto parlando ?....
    Uhm…. signor Giudice, sto leggendo la mia informativa !.
    Dico deciso.
    La sua, nel senso che la scritta lei ?...
    E’ a sua firma, intendo ?...
    Certo che si !.
    In questo caso l’autorizzo a leggerla !.
    Grazie vostro onore !,
    Continuo dunque la mia esposizione, e dopo altri dieci minuti,
    la Giudice mi interrompe di nuovo.
    Ma mi scusi !....Mi chiede.
    Ma come ha fatto a capire che l’autore delle molestie era
    l’imputato ?...
    Minchia !,
    Penso ancora tra di me.
    Ma sin’ora questa ha sentito me, o pensava agli affari suoi ?...
    Meno male che il Pubblico Ministero è almeno Magistrato togato.
    Lui si inserisce nel discorso e prende la parola provvidenzialmente.
    Ispettore !, Mi ascolti, sono il Pubblico Ministero.
    Forse è bene che io le faccia delle domande specifiche, e lei dia delle
    risposte altrettanto specifiche !.
    A sua completa disposizione, signore !.
    Allora, io le dirò dei numeri Imei, e lei dirà a quale telefono appartengono.
    D’accordo, me le dica pure.
    La Giudice però interviene nuovamente.
    Le Imei ?...
    Che sono, scusatemi ?....
    A posto siamo !, Penso ancora, questa magari crede che le Imei siano cose da
    mangiare.
    Le Imei, spiega il Pubblico Ministero, sono dei codici che identificano
    il telefonino, nel senso che uno può metterci dentro tante schede Sim diverse,
    ma alla fine rintracciando l’Imei, il telefono è sempre lo stesso, giusto
    Ispettore ?.
    Giustissimo !.Rispondo io.
    Ah !, Comincio adesso a capire, dice la Giudice.
    Meno male!, penso sempre ma sempre non dico,
    Era proprio ora !.
    Così, finalmente, a fronte di domande precise, rispondo
    dettagliatamente e ricostruisco per filo e per segno tutta
    l’indagine compiuta.
    Finito l’esame del Pm, la palla passa ai difensori.
    Essi, cercano intanto di farti contraddire, poi se non ci
    riescono, a farti innervosire.
    Ma è importante non cascarci, ed io non ci casco.
    Così l’esame finisce.
    Bene !, fa la giudice, può andare, io mi ritiro per deliberare.
    L’avvocato mi guarda soddisfatto.
    Aspettiamo questa sentenza, finalmente !.
    Si, gli dico, ma non le pare nell’attesa di far visita allo snak bar
    Che ho visto qui vicino ?....
    Certo che si, mi fa lui.
    Ma non glè venuta per caso fame ?...
    Nooo !.
    Dicevo solo così, tanto per vedere come è fatto lo snack bar !.
    Sempre in voglia di scherzare…mi dice.
    Dentro, finalmente lo stomaco comincia un po’ a riempirsi
    e mi sento decisamente meglio.
    Seduti al tavolino, la conversazione è d’obbligo.
    Ma il dottore è stato mai presente ad un udienza ?.
    Gli chiedo.
    No, sino ad ora ha sempre mandato certificati medici.
    Per questo motivo ci sono stati tutti questi rinvii.
    Capisco !.
    Però, aggiungo, questa Giudice non mi convince tanto.
    Neppure a me !, Mi risponde.
    Sa, gli dico, quando lei mi disse che aveva amicizie altolocate..
    Si, ma io credo nella giustizia, in fin dei conti.
    I tabulati sono stati acquisiti, dopo la sua deposizione.
    Quelli, parlano chiaro, non possono farci nulla !
    Lo spero !
    Gli dico.
    Non tanto mi convinceva.
    Lei ?.
    Si, proprio lei !.
    Ma sa, probabilmente l’hanno messa in una cosa più grande di lei,
    però, sono sicuro che alla fine saprà decidere bene.
    Lo dice perché è una sua collega onoraria ?...
    Anche.
    Vede, ci sono preconcetti su di noi Magistrati onorari.
    Non mi dica ?.
    Gli rispondo, memore delle udienze tenute come Ufficiale di P.G. -.
    (Su queste si baseranno le prossime storie).
    Lo so, pensano che tra noi colleghi, essendo avvocati, non ci scorniamo !.
    Ma non sempre è così !.
    Finiamo di mangiare, e torniamo in aula.
    Ancora nulla, aspettiamo.
    Do un occhiata al giornale che ormai, a dir del vero
    conosco a memoria.
    Poi, suona il campanello.
    Ci siamo !.
    Anche se siamo solo noi in aula, atmosfera davvero surreale,
    ma per chi frequenta i Tribunali, questo è normale.
    La Giudice, prima legge le altre sentenze, che tanto nessuno
    ascolterà oltre che noi, i soli presenti.
    Poi, una dopo l’altra, aspettiamo la nostra che ci riguarda.
    In nome del Popolo Italiano…
    Visti gli articoli…533 codice del codice di procedura penale…
    Condanna l’odierno imputato per i reati ascrittigli…
    Era andata !.
    Lui è visibilmente contento.
    Però, mi guarda serio.
    No, non mi fraintenda.
    Volevo si la sua condanna, però se lui ancora, sarebbe disposto
    a scusarsi personalmente con me, io sono sempre disposto a ritirare
    tutto !.
    Lei è un signore !
    E’ l’unica cosa che riesco a dirgli.

    Fine della storia.
     
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    MOLESTIE SESSUALI IN DANNO DI MINORI

    Il bello di questo lavoro, è che le cose ti capitano sempre.
    Nel senso che, magari, pensi, ora che sto in Ufficio, non mi capiteranno più
    le cose che mi capitavano una volta quando stavo sempre in mezzo alla strada.
    Ma da noi l’Ufficio, è un termine diverso da un normale Ufficio.
    Penso ad esempio a quello dell’Anagrafe del Comune o a quello del Catasto.
    Il nostro è sempre un Ufficio di Polizia, e se, specie se è ubicato dentro una Procura della Repubblica, le cose succedono, eccome se non succedono.
    Questa storia è cominciata qualche anno fa, però stranamente, solo adesso, proprio in questi giorni, alla fine ha avuto il suo epilogo.
    Ma andiamo per ordine.
    Ero seduto a “lottare” contro le “cartacce” che invadevano la mia scrivania, alchè squilla il telefono.
    Era il Sostituto Procuratore che stava da buona “divinità”, nel senso che noi li chiamiamo scherzosamente “i Profeti”, dal piano di sopra del nostro, luogo appunto
    Ove “regnano” gli dei, alias i Magistrati.
    “Sa”, mi dice, “Ispettore, Commissario o Sostituto Commissario….. non so proprio come chiamarla ?....
    Con questi gradi che avete non ci capisco un bel niente !.”
    La comprendo in pieno Consigliere, gli rispondo, perché in verità non ci capisco nulla neppure io !.
    Le volevo dire, continua lui, se può mandarmi da me la sua collega, la poliziotta…. che grado ha ?....Mi chiede.
    Assistente Capo, gli dico.
    E che vuol dire ?...
    Appuntato !, o ex Appuntato Consigliere !.
    Beh, sono davvero Egizi i vostri gradi, Ispettore…O sbaglio ?....
    Non sbaglia, mi chiami pure così, ci sono ormai affezionato.
    Sa, continua lui, c’è una vicenda molto delicata, che riguarda una bimba, lei, la sua collega intendo, essendo donna, la trovo più idonea a svolgere questa indagine delegata.
    Naturalmente venga su anche lei, la delega la farò a voi della Sezione di Polizia Giudiziaria della Polizia di Stato, lei è il responsabile vero ?.
    Sino ad ora si !.
    Rispondo.
    In che senso, mi fa lui.
    Consigliere, sa, dico così, perché da noi nulla è mai definitivo.
    Ha sempre voglia di scherzare lei !.
    Non appena siamo saliti su, nel suo Ufficio, ci mostra un fascicolo processuale.
    Contiene un solo foglio, poche righe, firmato dal Dirigente del servizio di neuropscichiatria infantile del centro della Asl di Milazzo.
    Segnala che una signora ha accompagnato nel suo ambulatorio una bimba e che
    riferiva che la stessa aveva avuto una presunta molestia sessuale.
    Tutto qua.
    Ha letto ?....
    Mi chiede il Sostituto.
    Ho letto, anche se il dottore non è stato molto loquace, rispondo.
    Le farò una delega ove sentirà per bene questo dottore e questa signora e farà spiegare tutto quanto.
    Chiaramente la sua collega, trattandosi di donne e di bimbe, le sarà di ottimo aiuto.
    Mi raccomando, può essere una vicenda molto delicata.
    Lo capisco perfettamente, Consigliere.
    Cominceremo subito.
    La collega era chiaramente non dico preoccupata, ma peggio ancora terrorizzata.
    Tranquilla, le dico, di do una mano io, tranquilla devi stare.
    Ma ha visto ?, Mi dice.
    E’ una vicenda molto delicata davvero !.
    Lo so, le rispondo, e noi la consideriamo, pari pari come tale.
    Cominciamo con il dottore che ha fatto la segnalazione.
    Vediamo quello , al di la di quelle quattro righe che ha scritto, cosa volesse veramente dire.
    Il dottore è di quelli, “istituzionali”, nel senso che è un tipo che vuole mettere
    solo le carte a posto.
    Infatti, ci dice lapidariamente, è venuta da me in ambulatorio, una signora con una bambina, mi ha riferito che la bimba aveva dei seri problemi e che piangeva e si agitava, e che le aveva confidato che un suo parente le aveva fatto delle cose sconcie.
    Come una signora ?...
    Gli chiedo, non era sua madre ?.
    No, mi disse solo che era la convivente del padre della piccola, siccome questi si era
    separato dalla madre naturale.
    Minchia !, (pensavo), a posto siamo !.
    E in che senso lei le ha riferito che questo…parente…ma che parente a proposito ?...
    Lo zio !, Così mi disse.
    Ecco, appunto, che proposte le aveva fatto questo…zio ?...
    Ma perché me lo chiede a me, e non glielo chiede a lei, mi scusi !...
    Mi dice quasi indispettito.
    Io a quel punto, mi sono limitato a dire alla signora di rivolgersi al servizio di
    neuropsichiatria infantile di Barcellona, ove ci sono delle colleghe abbastanza specializzate per questa casistica !.
    Poi naturalmente, potendosi ravvisare estremi di grave reato, ho segnalato la cosa al
    Tribunale per i minorenni, ed alla Procura della Repubblica !.
    Ed hai fatto bene, burocrate !,
    Ma questo l’ho solo pensato, ma non glielo detto.
    Si, dottore, lei ha fatto davvero la cosa più giusta da fare !.
    La ringrazio della sua disponibilità a testimoniare, adesso può andare.
    Per non dirgli che aveva trattato questo caso come si trattasse di un semplice un pezzo di carta.
    Convochiamo la signora, alias la convivente, dico alla collega.
    La signora, appena entra, mi sembra di quelle donne davvero semplici semplici.
    Nel senso che è una giovane ragazza, forse troppo giovane.
    Occorre andare cauti, quindi, calma e gesso.
    Premetto, mi dice ancora prima di sedersi, che io non sono la madre….
    Lo so !.
    Taglio corto.
    Ma, mi spieghi bene perché ha deciso di andare al centro della Asl….
    Veramente, sa, ispettore, o la devo chiamare in un altro modo,…mi scusi ma io non conosco i vostri gradi…..
    Mi chiami pure così !.
    In quel periodo è accaduto che il mio compagno era impegnato fuori sede per lavoro,
    ed ero da sola con sua figlia.
    Lui la aveva avuta in affidamento e quindi lei stava con noi.
    La vedevo che era sconvolta, piangeva da sola, aveva strani comportamenti.
    Avevo pensato di informare della cosa sua madre, ma anche lei era in quel momento fuori sede.
    Per telefono non volevo dirle questo, si sarebbe preoccupata.
    Siccome una amica mi aveva consigliato di farla vedere da un dottore ed io ho fatto questo, tutto qua.
    Poi, una volta rientrata sua madre, l’ho subito messa al corrente della cosa e lei si è
    precitata subito da me.
    Lo credo bene !|
    La interrompo io.
    Non appena è venuta subito da me, è si è chiusa in una stanza con lei .
    Ed alla fine mi disse che era riuscita a farla parlare.
    Che cosa le disse, le chiede la collega ?.....
    Si, interrompo io, questo però c’è lo dice “fuori microfono”, siccome c’è lo deve raccontare di persona la madre.
    Valgono solo le testimonianze dirette, non quelle per averle sentite da altre persone.
    Sta qui adesso ?....
    Si, sta qui, vi do il suo telefonino.
    E suo padre ?...
    No, lui sta ancora per lavoro al nord.
    Bene, può andare signora.
    La madre, anche lei, è una ragazza molto giovane e semplice.
    “Si, non ho appena appreso che mia figlia non stava bene, sono accorsa subito da lei.
    Era taciturna, non mi voleva parlare, era proprio chiusa in silenzio.
    Poi, guardai il suo diario, sapevo che lei vi ci scriveva tutto.
    In una pagina di questo, ho letto la frase…..
    Quale frase ?.....
    Questa, l’ho portata con me, e c’è la esibisce.
    Leggo, e rabbrividisco.
    Oggi lo zio Giacomo, mi ha accompagnato in macchia da Mirella.
    Ma all’improvviso s’è fermato.
    Si è abbassato i pantaloni e mi ha fatto vedere il suo pisello.
    Mi ha detto che si chiama Pippo.
    Chi è Mirella ?...Le chiedo.
    E’ la sua compagna di giochi, sa l’attuale convivente del mio ex,
    lavora spesso molte ore, così suo zio la va a prende e la porta a casa sua.
    Mirella appunto e la sua figlia.
    Mi sono quindi chiusa nella sua stanzetta con lei.
    A cominciato a piangere.
    Ero disperata, non sapevo che cosa fare.
    Poi, ho appreso da un amica, che c’è un centro che si occupa di questi casi,
    e mi sono precipitata subito li con la bambina.
    Adesso è ancora in cura ?...
    Si, ha fatto già due sedute, mi dice che li si trova bene.
    Suo marito….lo avete informato ?...
    Si, sta scendendo giù, vuol vedere cosa è successo.
    Lo credo bene.
    Va bene signora, per ora può andare.
    Ma sarà vera questa storia ?.....
    Mi chiede le collega.
    Trattandosi di bambine, possono anche inventarsele, le storie…..
    C’è solo un modo per saperlo.
    Quale ?....
    Chiedere alle dottoresse del centro di neopsichiatria infantile che c’è l’hanno in
    cura !.
    La dottoressa era molto seria nel suo esporre.
    Sono venute da me che erano sconvolte, mi dice.
    Perché mi dice ….erano ?
    Perché erano due donne appunto.
    Una mi disse di essere la madre, l’altra di essere l’attuale “compagna” del padre.
    La bambina c’era ?....
    Si, ma noi come primo incontro, evitiamo il contatto diretto.
    Così, quella volta mi sono solo limitata a sentire dalle due ragazze, quello che asserivano essere accaduto.
    E che cosa ne ha pensato ?....
    In quel momento nulla.
    Sa, da anni mi occupo di casi di minori che raccontano fatti, diciamo, anomali.
    Molte volte sono veri, ma molte volte sono proprio completamente inventati.
    Sa, la mente minorile è molto complessa e….
    Dottoressa ?,
    Io non studio psicologia, a lei questa storia come le è sembrata ?...
    Ispettore, o la devo chiamare in qualche altro modo ?...
    Commissario, Vice Questore ?.....
    Sa, non conosco i vostri gradi e…
    Ma è davvero una fissa, per non dire un tormento !.
    Ho pensato tra di me.
    Magari mi chiami Prefetto !.
    Quanto era bello quando tutti avevamo gli stessi gradi, Polizia, Carabinieri, Finanza, e persino Vigili Urbani e Metronotte !.
    Uno ci guardava la divisa, e ci riconosceva subito.
    Chi sarà stato lo scienziato che ha ideato tutti questi nuovi ruoli ?
    L’Einstein Ministeriale ?...
    Già, ora li chiamano così, “ruoli”.
    Una volta si chiamavano, semplicemente, “gradi” !.
    Ispettore, Sovrintendente, Assistente…..
    Questi sono quelli nuovi…..
    Quanto era più facile prima, Maresciallo, Brigadiere, Appuntato !....
    Ma saranno forse i tempi che cambiano ed io ormai, vecchio rincoglionito, non li capisco più ?...
    Sarebbe forse ora che mi ritirassi e mi mettessi da parte ?..
    Tanto, come c’è la rottamazione per le auto, così ce ne sarà una anche per noi
    umani !.
    Pensavo sempre tra di me.
    No !,
    Mi chiami pure così !..
    Ispettore appunto, le dissi alla fine del mio pensiero retrospettivo della storia
    della storia degli ultimi venti anni e passa del nostro corpo.
    Le volevo dire, Ispettore, mi fa lei, che noi nei primi incontri con i bambini, cerchiamo intanto di familiarizzare, ecco, li mettiamo a loro agio, cerchiamo di diventare loro amici.
    Solo così, loro riescono poi a confidarsi con noi.
    Ed adesso, dottoressa, a che punto siete ?...
    La bimba già ci vede di buon occhio, ci accetta.
    Però ancora, prima di stilare una relazione, mi ci vorranno almeno due o tre mesi.
    Poi, sa, non è che in queste cose non è che ci siano dei tempi certi.
    Capisco !,
    Le rispondo.
    Chissà se il Sostituto Procuratore avrà voglia di aspettare tutto questo tempo.
    Ma questo l’ho solo pensato, mica glielo detto.
    Infatti il Pubblico Ministero, di tempo non c’è ne aveva.
    Infatti, dopo aver congedato la dottoressa neuropsichiatra infantile, sono andato
    subito da lui, per riferire sul colloquio avuto con la stessa.
    Ispettore, ma se io la faccio vedere, la bambina intendo, da un mio consulente,
    lei pensa che possa influire con il lavoro del Centro ove è in cura ?...
    Consigliere, gli rispondo, io questo non lo so.
    Caspita, la prossima volta studierò medicina dell’infanzia o come diamine si chiama.
    Pensai nuovamente tra di me.
    Però, forse se aspettiamo ancora qualche settimana, forse è meglio…
    Gli dissi.
    Sa, essendo cose molto delicate e meglio non compromettere tutto.
    In effetti lo pensavo anch’io così.
    Aspettiamo !.
    Mi risponde lui.
    La chiamerò io, mi fa, sa ho voglia di chiudere questa vicenda in tempi brevi.
    E’una vicenda come lei ha giustamente sottolineato, molto delicata, quest’uomo ha una figlia adottiva con lui, e della stessa età di quella che per ora solo si presunme che ha molestato.
    Me ne rendo conto, gli dico.
    Dopo due settimane circa, mi richiama e mi avvisa che ha disposto di far vedere
    la bimba al suo consulente.
    Mi dice che ha già fissato la data del colloquio, e che lo devo collaborare nell’esame che farà.
    In effetti, il consulente è puntuale, come una cambiale.
    Ha una borsa con se.
    Lo conosco, già altre volte ho lavorato con lui.
    Suo padre è un grande neuropsichiatra.
    Lui, sebbene giovanissimo, ne ha seguito le orme, ed è
    specializzato proprio in neuropsichiatria infantile.
    Lo ospito nel mio Ufficio, che è molto confortevole e fornito,
    persino di sigari cubani, quelli originali intendo.
    Regalo di un amico andato in vacanza sull’isola di Cuba.
    Comunque non li fumo, sono per gli ospiti.
    Ma a lui, interessa ben altro.
    Lo metto a suo agio, lui si siede posa la sua borsa.
    La bambina c’è anche, infatti li avevo convocati per lo stesso orario.
    La faccio entrare ?...
    Gli chiedo.
    Certo che si !.
    Mi risponde lui.
    Fare un esame ad un minore, mi sono reso conto, non è cosa facile.
    Non appena lei entra, gli sorride.
    Comincia con molta calma a cercare di fare amicizia con lei.
    Lei, infatti, lo guarda all’inizio con molta diffidenza.
    Ma lui, adagio adagio, riesce a farsi accettare.
    Sul più bello del discorso che le stava facendo, comincia con il raccontarle
    pure una favola.
    Poi, tira fuori dalla borsa dei fogli di carta bianca.
    Dice alla bimba di disegnare quello che lei crede, basta che sia
    attinente alla favola che le ha raccontato.
    Lei, senza farselo ripetere due volte, si mette subito a disegnare su.
    Ne disegna uno, ne strappa poi un altro ancora….
    Insomma, alla fine finisce tuta la carta che il povero consulente aveva nella borsa.
    Lui mi guarda, ma non c’è bisogno che mi parli.
    Apro un cassetto e tiro fuori altri fogli di carta bianca.
    Così si continua, e si va avanti per un bel po’.
    Poi, lei si fa seria in volto.
    Il Consulente, la guarda e se ne accorge.
    Mi fa cenno ad uscire dall’Ufficio.
    Chiaramente lo faccio subito.
    Se ha di bisogno, professore, sono di là !.
    Gli dico.
    Lui, annuisce con lo sguardo.
    Passa mezz’ora, poi un'altra mezz’ora.
    Poi il tempo non l’ho contato più.
    In effetti nel nostro lavoro, il tempo occorre proprio ignorarlo.
    Alla fine lui apre la porta.
    Va bene, mi dice, la madre è ancora qui ?...
    Certo che si.
    Rispondo.
    La vado a chiamare ?...
    Si, dice lui.
    Abbiamo finito.
    Richiude con calma il materiale che ha raccolto nel corso del suo esame
    dentro la sua borsa.
    Io lo guardo e gli chiedo.
    La sua impressione, Professore ?..
    Mi scusi, se mi permetto di chiedergliela…...
    Ma certo che può !.
    Sa, tante volte i bambini si inventano un mucchio di storie, vere o immaginate.
    Mi dice.
    E questa storia lei come la vede ?...
    Scusi la mia intromissione, intendo, la vede vera o immaginata ?...
    Vera !.
    Non ho dubbi su questo !.
    Taglia corto lui.
    Riferirò poi dettagliatamente al Sostituto Procuratore nella mia relazione.
    Certo !.
    Gli rispondo.
    Io glielo solo chiesto per la mia informativa finale della delega….
    Si, può scrivere che l’esame che ho condotto è stato positivo.
    Passa qualche giorno, la collega che è stata assente all’esame del consulente,
    e che è rientrata in servizio dopo un breve suo impedimento, mi chiede a che punto siamo.
    Ed io, la metto volentieri, al corrente delle novità.
    Ma allora, è tutto vero ?....
    Mi chiede lei.
    Lui, il consulente, dice di si.
    Ma ha già riferito al Magistrato ?...
    Ancora no !.
    Le rispondo.
    Perché ?....
    Insiste lei.
    Vorrei sapere a che punto è la Dottoressa del Centro.
    Ma, non bastava il consulente ?...
    Certo che si, ma sai, uno più uno, almeno così mi hanno insegnato, fa sempre due.
    Capisco !.
    Mi fa.
    Infatti, dopo qualche altro giorno, squilla il telefono.
    Ispettore ?...
    Mi dica Dottoressa.
    Avrei novità, sull’indagine che stiamo conducendo sul caso che lei ben sa.
    Posso venire a trovarla ?...
    Certo che può !.
    Ispettore !.,
    Mi dice non appena entra nel mio ufficio.
    Ho motivo di ritenere, che tutto quello che racconta la bambina, sia vero.
    Uno più uno fa sempre due !.
    Pensavo tra di me.
    Davvero ?...
    Le chiedo.
    Si, i colloqui, non lasciano ombra di dubbio.
    Mi fa avere allora la sua relazione, così la allego alla mia informativa ?.
    Ma si figuri, c’è l’ho già qui con me !.
    Grazie mille allora.
    Ma, il vostro consulente…..
    Mi chiede.
    Che cosa ne ha dedotto ?.
    Le stesse sue conclusioni.
    In effetti, mi dice lei, questo caso sembra non dia davvero ombra ad equivoci.
    Sembra proprio di no !.
    Le rispondo.
    Bene !.
    Dico alla collega,
    Hai visto ?...
    C’è l’abbiamo fatta alla fine, poi, tutto sommato !.
    Si….!.
    Mi risponde lei.
    Mi scusi se all’inizio ero un po’ preoccupata !.
    Mi fa, con sguardo imbarazzato.
    Ma era una vicenda molto delicata e difficile, ed io non pensavo da sola di potercela fare !.
    Ma ti pare ?.
    Siamo o non siamo una squadra ?.
    Non era certo un caso facile!....
    Anzi !.
    Adesso, dobbiamo, anzi devo, trarre le conclusioni e redigere l’informativa
    finale in risposta alla delega del Sostituto Procuratore.
    Ma prima non c’è ne accenniamo a voce ?..
    Mi chiede lei timidamente.
    Si, certo che si !.
    In effetti il Sostituto Procuratore, mentre ascoltava le nostre conclusioni,
    pensava già al suo trasferimento, e la sua mente era ben lontana da quello che gli riferivamo.
    La nostra è una Procura della Repubblica, denominata , “di frontiera”, definita
    in termine burocratese, “sede disagiata”.
    Questo vuol dire, solo per loro, ma non anche per noi, chissà perché poi, percepire una indennità molto maggiore sullo stipendio e soprattutto importante punteggio aggiuntivo ai fini della loro carriera.
    Parabola significa che i Magistrati che vengono qui volontariamente ad esercitare le
    funzioni di Pubblico Ministero, appena arrivano, caricano il loro “timer” per due anni.
    Il tempo necessario per fare poi domanda per andare via.
    Lui l’aveva fatti i due anni, ed aveva stampato pure la domanda per tornarsene a casa sua.
    E la domanda, era stata accolta dal Consiglio Superiore della Magistratura.
    Quindi, più che ringraziarci, ci ha praticamente salutati.
    Certo, ha parlato anche dell’inchiesta, tutto sommato, molto lapidariamente.
    Passerò subito tutto al Giudice per Le Indagini Preliminari !.
    Comunemente chiamato G.I.P.
    E’ stata l’ultima sua frase che ci disse.
    A questo punto, non vedo che altro gli posso dire.
    Vorrei tanto dirgli……
    “Ma allora lo arrestiamo o no, questo turpe individuo ?...”
    Ma non mi viene proprio di profferire tale espressione.
    Auguri Consigliere !.
    E’ l’ultima cosa che mi viene da dire, e gliela dico.
    Sono sicuro che farà bene il suo lavoro anche nella sua nuova sede !.
    La ringrazio Ispettore !..
    Mi risponde.
    E tutto finisce lì.
    Redigo l’informativa, con morale tutto sommato discreto.
    Può darsi che il Gip leggendola poi, prenderà lui dei provvedimenti.
    Pensavo tra me, mentre la scrivevo.
    Però, pensavo anche, ma se lui non gli farà nessuna richiesta, che provvedimenti
    potrà prendere ?....
    Ed infatti, consegnata l’informativa, i giorni passano senza
    che accada proprio nulla.
    Poi passano anche le settimane, passano i mesi, ed anche gli anni.
    Tre anni poi , sono davvero tanti.
    Infatti, mi ero dimenticato ormai dell’intera vicenda.
    Il Sostituto Procuratore, era andato via da tempo, ed a sostituirlo,
    solo dopo qualche anno ne è arrivato un altro.
    Un giorno di questi, non molto tempo fa, me ne stavo in ufficio a
    combattere come al solito con le carte.
    Si, nel nostro lavoro, tocca fare anche quelle, purtroppo.
    In questo paese, c’è il culto della carta, che è elevata a vera divinità.
    Certe volte penso che, arriveranno anche a costruirle dei veri e propri templi,
    La signora della Questura, l’impiegata civile dell’Amministrazione Civile
    dell’Interno, mi chiama di prima mattina, per sottolinearmi che non le è
    pervenuta, la statistica relativa al personale della Sezione di P.G., impiegato
    nell’ultimo semestre, nei servizi di Ordine Pubblico.
    Fatto molto grave, anzi gravissimo !.
    Mi scuso profondamente Signora !.
    Le dico con vero rammarico, nascondendo un risolino sarcastico.
    Sa, la collega che si occupa di queste cose, (che poi è la stessa che ha seguito con me
    l’indagine delle molestie n.d.a.), si trovada tempo in maternità.
    Così, diciamo….la cosa mi è sfuggita !.
    Lo so Sostituto Commissario !.
    Mi risponde.
    Però, lei sa che io devo a mia volta riferire al Superiore Ministero, e quindi,
    mi serve, usa proprio questo termine che rappresenta il “cult” di questo Italico rito,
    “Il supporto Cartaceo” !.
    Lo avrà subito, non ne dubiti !.
    Le dico per tranquillizzare la Signora, che sembra dal tono di voce una burocrate del passato, ma mica tanto, Regno Savoiardo, perfetto ed impeccabile !.
    Mi chiedo tra di me.
    Ma che senso ha tutto questo ?.
    Ma se sanno che il personale delle Sezioni, dipende dal Procuratore della Repubblica,
    è che quindi non può essere impegnato senza la sua autorizzazione in servizi di ordine pubblico, che senso ha rispondere ogni sei mesi, “Risposta Negativa per questo Ufficio” ?.!.
    Semmai, potrebbero dire, segnalate solo se c’è un caso positivo.
    Mah !....
    Soprassediamo !.
    Dicevano i grandissimi Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
    Intanto mi squilla il telefono.
    E’ il nuovo Sostituto Procuratore.
    Ispettore ??..Commissario ??...
    Salga subito su, che le devo parlare.
    Quando entro nel suo Ufficio, vedo sul suo tavolo il vecchio fascicolo processuale
    delle molestie.
    No, non avevo visto un fantasma, lo prendo lo guardo, era proprio quello !.
    Ho letto tutto !.
    Mi dice !,
    Avete fatto voi della Sezione tutta l’Indagine….
    Complimenti !, Fatta davvero benissimo !.
    Ma a lei appunto, a lei che l’ha seguita, le chiedo, che fine ha fatto il foglio originale
    del diario della bambina, dove c’è la sua famosa frase ?...
    C’è solo la sua fotocopia !.
    Guardo e riguardo nel fascicolo, nulla !.
    Poi, sforzando il pensiero, mi ricordo !.
    L’Originale non esiste più, Consigliere !.
    In che senso ?.
    Perché la madre ci ha consegnato solo la fotocopia, che vede è allegata
    al verbale delle sue dichiarazioni rese all’epoca.
    Ci disse, fuori verbalizzazione, che l’originale lo aveva strappato per la rabbia !.
    Solo lei, poteva chiarirmi questo !
    Adesso, preparo la richiesta di misura cautelare al G.I.P. !.
    Starà, scherzando, pensavo.
    Dopo tutto questo tempo !.
    Qualche giorno dopo, una sera alchè sono a casa, mi squilla il telefono.
    Ispettore ?...
    Era il Sostituto Procuratore.
    Cosa sta facendo ?...
    Niente di particolare.
    Rispondo.
    Si tenga forte.
    Sono aggrappato alla sedia !.
    Gli dico scherzando
    Ma perché mi devo tenere forte ?....
    Dovete andare ad arrestare la persona che sa lei.
    Proprio adesso il Gip, mi ha passato per l’esecuzione l’ordinanza
    di custodia cautelare in carcere, ed io la passo a lei, visto
    che avete fatto voi della Sezione tutte le indagini.
    Minchia !.....
    E’ l’unica cosa che mi viene li per lì,
    No, non stava scherzando, pensai, aveva proprio fatto sul serio.
    Aveva rispolverato il vecchio caso e lo aveva portato avanti, così come
    andava fatto all’epoca.
    Ispettore ?...
    Mi scusi, ma c’è ancora in linea ?....
    Mi scusi lei !,
    Ma mi si era bloccato…. il fiato per l’emozione !.
    Continuo a dirgli sempre scherzando.
    Può passare subito a prendersela ?....
    Certo consigliere !.
    Arrivo subito.
    Il suo Ufficio, anche se è sera tarda è sempre occupato da colleghi dei
    reparti che conferiscono con lui per indagini che hanno in corso.
    Anzi, di solito preferiscono quell’ora, siccome è l’unico momento che
    gli si può parlare con calma.
    Così ti trovo il Capitano della Compagnia della Finanza, e tre colleghi
    Marescialli.
    Ops !...
    Dico aprendo la porta.
    Forse ho sbagliato momento !....
    No !....
    Mi fa lui,….. Commissario, si accomodi pure !.
    Tira fuori dal cassetto l’ordinanza e me la dà.
    Ho già avvisato i colleghi, gli dico.
    L’andiamo subito ad eseguire.
    Mario è il primo ad arrivare.
    Guido arriva subito dopo.
    Franco, mi fanno, ma non pensi sia il caso di coinvolgere anche
    il Commissariato ?.
    Già fatto !.
    Gli rispondo.
    Lo dobbiamo coinvolgere per forza, il Commissariato.
    Dopo l’arresto, l’arrestato si deve fotosegnalare, giusto ?.
    Giusto !.
    Si deve fare poi l’inserimento allo Sdi, giusto ?...
    Giusto !.
    Mi rispondono in coro entrambi.
    Ho già parlato con il collega Mauro, ci stanno aspettando.
    In effetti, Mauro, il collega della “investigativa” del Commissariato,
    ci stava proprio aspettando.
    Sostituiva il Dirigente, assente per ferie, e poveraccio,combatteva anche lui con una montagna di cartacce che sommergevano la sua scrivania.
    Guarda !
    Mi fa, appena mi vede entrare.
    Questa pratica è urgente !.
    Questa è più urgente ancora….e questa è addirittura urgentissima !.
    Senti a me !,
    Gli dico.
    Portale tutte sulla spiaggia, dacci fuoco e risolvi il problema !.
    Chiaramente il tutto sarà classificato solo come uno …“spiacevole” incidente !.
    Lo sai, che ci sto seriamente pensando ?....
    Mi risponde serio.
    Ma come pensano di mandare avanti un Ufficio, senza personale ?...
    Due Sostituti Commissari, tre Ispettori, due Sovrintendenti, e tre Assistenti capo, se ne sono andati in questi mesi pensione.
    E a chi ti mandano a sostituirli ?....
    A nessuno !.
    A proposito, c’è un posto libero per me alla Procura della Repubblica ?....
    No !, Mi dispiace.
    Gli rispondo.
    Anzi, hanno soppresso pure un posto !.
    Benissimo !.
    Ma dimmi, andando a noi, chi è questo tizio che si deve arrestare ?..
    Eccolo qui !,
    Gli dico porgendogli l’ordinanza di custodia.
    La passa subito al suo collega.
    Trovami in archivio tutto su di lui !.
    In effetti, la ricerca dura poco.
    Ha il fascicolo a seconda !...
    Il che vuol dire che ha già dei precedenti penali !.
    Ma, c’è di più…..
    E cioè ?...
    Ha pure il porto fucile per uso caccia !.,
    Ed ha pure un mezzo arsenale di fucili e munizioni !,
    Sta minchia !....
    Mi scappa di dire.
    Ma com’è possibile che uno che ha il fascicolo a seconda abbia pure il
    porto fucile ed un arsenale perfettamente legalizzato ?....
    C’è lo ha !, Insiste il collega, ecco qui la pratica !.
    Ho capito !, Ho capito !,
    Ma questo complica pure le cose, siccome è pure armato, eccome se non lo è !.
    Uhm… penso io…. facciamo così, se sei d’accordo.
    Con questa scusa del porto fucile e delle armi, per non insospettirlo,
    gli mandiamo a casa l’amministrativa, tipo che devono invitarlo qui per
    un controllo di rito sulle armi, che gli facciamo portare con lui.
    Siccome è chiaro che poi, dopo l’arresto, gliele dobbiamo sequestrare cautelativamente.
    Mi sembra logico !.
    Mi Risponde il collega.
    E’ la prassi !.
    Appunto, poi, una volta qui, caliamo il carico da tre punti, e gli notifichiamo
    il provvedimento di arresto !.
    Mi sembra una buona idea !...
    Però l’amministrativa c’è solo domani mattina !.
    A domani mattina, allora !.
    Tanto, non sospetta al momento di nulla, dopo tutto questo tempo, non credo
    che scappi e si butti latitante proprio stanotte.
    La mattina ci troviamo di buon ora al Commissariato.
    Mauro ha già predisposto tutto.
    Allora ?...
    Gli chiedo appena lo vedo.
    Io ed il collega dell’Amministrativa andiamo avanti sino a casa sua.
    Voi ci seguite ma vi mettete ad una certa distanza.
    In caso dovesse essere in casa, te lo faccio sapere subito.
    Si !., Mi sembra sia una buona idea, d’accordo !.
    Rispondo.
    Mi raccomando, a non insospettirlo.
    Certo che no!, Ma ti pare ?..
    Mi dice Mauro.
    Loro partono per primi, e noi gli andiamo dietro.
    Arrivati nelle vicinanze, loro si fermano e noi invece tiriamo dritto.
    Ci fermiamo poco più avanti, dove c’è una piazzetta.
    Attendiamo sul posto notizie.
    Passa qualche minuto, squilla il telefonino.
    Dove siete ?...
    Mi chiede Mauro.
    Duecento metri più avanti.
    Che notizie mi dai ?...
    Adesso arrivo e ti spiego !.
    Mi risponde.
    In effetti arriva subito dopo, e sono da soli, lui è il collega dell’Amministrativa.
    Allora ?....
    Gli chiedo subito.
    Non c’è, ho parlato con la moglie.
    Mi risponde.
    Ma come non c’è ?....
    Non c’è, minchia, vuol dire che non c’è !....
    E’ non verrà prima di tre giorni, è fuori per lavoro, siccome è imbarcato.
    Ho capito mauro !., Ho capito !.
    Non ti incazzare !.
    Ma..è sicura la cosa che ti ha detto ?...
    O ci stanno prendendo in giro !.
    Così mi ha detto, e così ti dico.
    Ci guardiamo sconcertati.
    Non vorrei che ci sia stata qualche fuga di notizie….
    Mi chiede preoccupato Mauro.
    No !.
    Impossibile !.
    Gli dico deciso.
    Lo sapevamo dell’arresto solo quelli giusti !.
    E’ c’è solo una cosa da fare !.
    Cosa ?....
    Andare alla Capitaneria, e vedere se effettivamente è imbarcato e su quale nave e quando è previsto il rientro in porto della stessa, almeno così oggi possiamo andare a mangiare tranquilli !.
    Si, conviene lui.
    Mi sembra anche a me, l’unica cosa da fare.
    Alla Capitaneria, se non altro, ci possiamo tranquillizzare per il resto della giornata.
    Le nostre perplessità erano fugate.
    Un solerte Sottocapo, ci mostra il registro con il nominativo, la nave ove si trova attualmente imbarcato e pure la data prevista del rientro dell’imbarcazione.
    Beh !, Adesso tocca aspettare il rientro.
    Il Pm lo avviso io.
    Concludo.
    Ma com’è che non c’è ?...
    Mi fa il Sostituto Procuratore, da me chiamato al telefono.
    Non c’è, Consigliere, vuol dire semplicemente non c’è !.
    Non è presente, non è qui !.
    Ispettore, che fa ?...
    Mi vuole dare, lezioni di dizione, per caso ?...
    Non penserei mai una cosa del genere !.
    Adesso la metto subito al corrente delle novità del caso.
    E gli spiego il tutto.
    Ma allora, avvisiamo le motovedette !.
    Allertatele, lo prendiamo nel punto dove si trova adesso !....
    Mi dice deciso.
    Consigliere….?
    Con tutto il rispetto, ma che cosa vuol fare un arrembaggio ?..
    Tanto, di tornare , deve tornare, non si immagina nulla.
    Il problema qual è ?..
    E’ solo questione di aspettare qualche giorno di più.
    Tutto qua.
    Silenzio per qualche secondo al telefono.
    Poi….risento la sua voce.
    D’accordo !.
    Ma mi tenga costantemente informato !.
    Non mancherò certo di farlo !.
    Lo tranquillizzo.
    Arriva alla fine il giorno fatidico, per cui chiamo subito il collega del Commissariato.
    Allora, dico a Mauro, oggi dovrebbe rientrare in porto.
    Lo so !...
    Mi risponde.
    Ho un idea…
    Gli dico.
    Vediamo se ti va bene….
    Io penserei per oggi di farlo pure riposare.
    Domani mattina, ripetiamo lo stesso copione della volta scorsa.
    Si, sono d’accordo con te, la penso allo stesso modo !.
    Ed il copione si ripete.
    Nel senso che, Mauro con il collega dell’Amministrativa va avanti,
    e noi lo seguiamo a distanza.
    Attendendo una sua telefonata.
    E la telefonata arriva, stavolta positiva.
    E’ in casa !...
    Mi dice.
    Ha bevuto in pieno la storia del controllo amministrativo sulle armi.
    E’ di la con il collega e le stanno prendendo, siccome gli abbiamo detto
    che le deve portarle tutte al Commissariato per il controllo di rito.
    Fantastico !...
    Gli rispondo.
    Ci vediamo allora…facciamo…tra un ora va bene ?...
    Penso di si, stanno quasi finendo.
    Allora tra un ora al Commissariato.
    Cominciamo a metterci i timbri di notifica nell’ordinanza di custodia
    cautelare, dico al collega.
    Con vero piacere !.
    Mi risponde lui.
    Arriviamo al Commissariato.
    Appena ci vede entrare nell’Ufficio di Mauro, lui è un po’ sconcertato.
    E questi chi sono ?...
    Chiede a Mauro.
    Sono dei colleghi della Procura della Repubblica, e credo che….
    Abbiano delle comunicazioni importanti da farle !....
    Non appena lo informiamo che lo dobbiamo arrestare, sbianca in viso.
    Non pensava più ormai che sarebbe potuto succedergli.
    Era fatta !.
    L’unico timore che avevo e che cascava per terra e dovevamo portarlo di corsa in ospedale.
    Però fortunatamente non è successo, per cui lo abbiamo associato al carcere.

    La morale della storia che mi sono fatta, è che la giustizia alle volte è lenta,
    ma alla fine è inesorabile !.

    Fine della storia.
     
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    Sorveglianza Speciale
    Con relativo Processo per Rito Direttissimo.

    Quando in Ufficio arriva un nuovo Dirigente, la prima cosa che fa
    è quella di convocare subito una riunione tra gli Ispettori ed i Sovrintendenti.
    Così, tanto per conoscere noi , e per noi, per conosce lui.
    Ma quest’ultima parte, chiaramente, la pensiamo solo noi !.
    Infatti, la convoca la riunione, ed in prima mattinata.
    Tutti disciplinarmente, siamo in piedi nel suo Ufficio, davanti a lui, non dico sull’attenti, perché questo termine da noi, che siamo civili, non esiste, però stavolta, visto la marzialità della cosa, effettivamente ci manca molto poco ad esserci, sugli attenti appunto.
    Signori !...
    Esordisce il nuovo grande capo.
    Ancora non vi conosco, ma lo farò con il tempo.
    E voi non conoscete me !.
    La prima cosa che vi dico e che per me, tutto quello che avete fatto sino ad ora,
    per me non conta proprio nulla, siccome io vi giudicherò da questo preciso momento.
    Dunque, si ricomincia da zero !.
    Minchia !....
    Penso tra di me.
    A posto siamo !.
    Gli esami non finiscono proprio mai, aveva ragione il buon Edoardo De Filippo !.
    Ma lui, intanto continua.
    Vedo che in questo Commissariato da un po’ di tempo a questa parte, non si fanno più arresti !.
    Forse, il mio precedente collega, aveva altro a cui pensare, pensava magari alla sua
    promozione, cosa che poi ha avuto, e voi vi siete adeguati !.
    Però adesso, cambia tutto !.
    Esigo da voi, il massimo impegno !.
    Adesso andate pure, e portatemi presto dei risultati !.
    Comincia bene, il nuovo capo !.
    Mi dice Salvatore.
    Che vuoi ?...
    Gli rispondo.
    Lo sai il detto…no ?...
    Scopa nuova fa rumore ?...
    Si, appunto, mi riferivo proprio a quello !.
    Qui ci vuole un arresto subito, così ci presentiamo alla grande.
    Dico, e continuo….
    Chi possiamo arrestare così presto, così stanotte il nostro nuovo Boss può dormire tranquillo ?...
    Ispettore !...
    Mi fa Pietro, il sovrintendente anziano delle volanti.
    Mi hanno detto che “U mericaneddu”, (l’americanino), il sorvegliato speciale, intendo…..
    Il figlio del fornaio ?....
    Quello dici ?....
    Si !, Mi ha capito bene !.
    Proprio lui intendevo !.
    Ma le dicevo, lui non rispetta gli orari impostigli di stare a casa.
    Benissimo allora !.
    Tu fai oggi il pomeriggio, giusto ?...
    Giusto !.
    Dal fascicolo vedo che deve rincasare alle ore 19,00….
    Passaci a controllare se è presente in casa alle 20,00 in punto !.
    Se no, pare che siamo troppo fiscali.
    D’accordo, Ispettore !.
    Farò proprio come mi ha detto.
    E Pietro mi chiama proprio alle 20,00 in punto.
    O meglio, allora ancora non c’erano ancora i telefonini, mi chiama per radio.
    Ispettore !...
    Mi fa il piantone, nonché addetto alla sala operativa.
    Mi dica Assistente !.
    C’è il Sovrintendente che chiede di lei all’apparato radio !.
    Arrivo subito !.
    Arrivo e prendo il microfono in mano.
    Dimmi Pietro !.
    Ispettore, controllo nei confronti del noto sorvegliato speciale effettuato !.
    Mi dice.
    Esito ?....
    Non è in casa !
    Adesso….. che cosa faccio ?...
    Mi domanda perplesso.
    Te ne stai li, e non ti muovere fino a quando rincasa !.
    Gli rispondo.
    E quando arriva, come mi devo comportare ?...
    Mi chiede ancora.
    Te lo porti al bar e gli offri da bere !...
    Dico a mo di sfottò…
    Non capisco…..Ispettore !.
    Come che devi fare ?....
    Che minchia vorresti fare ?...Scusami tanto….Lo arresti !...
    Lo arresto, proprio in stato di arresto ?...
    Si, lo arresti e basta !.
    Sai come si fa, o te lo sei dimenticato ?...
    Uhm…..Si, che lo so come si fa, ho chiesto perché ero indeciso sulla procedura….
    La procedura te la sto dicendo io e me ne prendo la responsabilità…Chiaro ?...
    Chiarissimo !.... Ispettore !.
    In effetti, Pietro attende pazientemente che ritorni il sorvegliato, e
    forte degli ordini ricevuti, una volta che arriva lo arresta !.
    Ispettore !.
    E’ sempre il piantone.
    Il Sovrintendente comunica che sta rientrando in Ufficio con l’arrestato.
    Bene !,
    Prepariamo la camera di sicurezza, stasera finalmente abbiamo ospiti.
    Detto questo, prendo il telefono e chiamo il grande capo.
    Dottore ?....
    Mi dica Ispettore.
    Abbiamo un arrestato !.
    Ah….Complimenti !.....
    Non avete perso tempo !.
    Gli spiego il tutto.
    Avvisi pure il Pretore, (allora c’era ancora questa figura scomparsa con la riforma del 2000 nda ) così fissa il processo per direttissima.
    Non mancherò certo di farlo !.
    E rediga lei tutti gli atti !.
    Per domattina, deve essere tutto pronto.
    Non c’è problema Dottore !.
    Tanto, chi li deve fare gli atti ?...
    Pensavo tra di me.
    Lui, il Dottore, alla fine mette solo la firma !.
    Prepariamoci ad una serata di scrittura, dico a Salvatore.
    Vuoi darti alla letteratura per caso Ispettore ?...
    Mi dice guardandomi mezzo serio e mezzo no.
    Si, il premio nobel mi ha sempre affascinato !.
    Andiamoci a mangiare qualcosa al bar Diana, che stasera si farà tardi.
    Il Pretore, quando l’ho chiamato, mi sembrava un po’ scocciato.
    Poi ho guardato l’orologio.
    Minchia, !......Sono le undici di sera !....
    Pensai tra di me.
    Com’è passato il tempo, ero convinto che ancora fossero le nove !.
    Avevo finito proprio in quel momento di redigere gli atti.
    Maresciallo !..
    Ma se l’arresto è stato fatto alle otto di sera, perché mi chiama solo ora ?...
    Uhm, mi scusi Signor Pretore, ma sa, subito dopo l’arresto, ci ha chiamato la
    Questura, per un accertamento urgentissimo di Polizia Amministrativa, ed abbiamo
    finito solo da pochissimo !.
    Gli dico, sapendo perfettamente di avergli mentito spudoratamente.
    Ah !...Capisco, maresciallo.
    Veramente sarei Ispettore….
    Perché ?....
    Che differenza c’è, ?...
    Mi scusi sa ma con questi gradi che vi hanno messo dopo la riforma, ho
    sempre difficoltà, una volta eravate tutti marescialli…o sbaglio ?..
    Potrei dirgli un casino di cose in materia, ma visto l’orario, preferisco
    tagliarla li.
    No, non si sbaglia !...
    Eravamo tutti marescialli, Consigliere, ma poi sa, volevano complicare un po’ le cose, forse perché si erano visti troppi film stranieri, ed appunto un bel giorno hanno deciso che ci saremmo dovuti chiamare ispettori !.
    Ho capito !....
    E’ la sua risposta.
    Comunque, maresciallo, domani mattina io ho udienza, portate l’arrestato in Pretura,
    e gli facciamo il processo per direttissima.
    D’accordo !...
    Salvatore ?....Salvatore ?...
    Dormi o sei ancora sveglio ?...
    No !......Non dormo !.
    Sai….e da stamattina alle otto che sono qui, un po’ di stanchezza
    la sto cominciando a sentire.
    L’arrestato che dice ?...
    Nulla !.
    Sua moglie stasera gli ha portato da mangiare, ed ha mangiato.
    Va bene allora, vattene a casa, che domani mattina lo dobbiamo portare in Pretura.
    Già lo processano ?...
    Si !.
    Si chiama rito direttissimo, quando uno viene arrestato in flagranza di reato, adesso si fa così.
    A domani allora, ciao ispettore !.
    Sto dando un ultimo riguardata ai verbali, quando improvvisamente si spalanca la porta del mio ufficio e compare il Dirigente !.
    Ispettore !....
    Ha redatto gli atti ?....
    Certo che si !.......Dottore !.
    Ma…… lei che ci fa a quest’ora ancora in giro ?...
    Non mi veniva sonno, così ho pensato di venire a trovarla.
    E come sapeva che ero ancora qui ?...
    Gli atti li doveva fare, giusto ?...
    Giusto !.
    Appunto, pensavo che ancora per questo doveva essere necessariamente qui in Commissariato.
    Si, mi devo trasferire qui la residenza, così mettiamo le carte a posto !....
    A proposito, lei visto che è qui, se mette una firma sul rapporto….
    Si, me lo dia e me lo faccia leggere.
    Ha avvisato il Pretore ?...
    Si, il processo è per domani.
    La mattina, arrivo al Commissariato di buon ora, come al solito.
    Che fa l’arrestato ?...
    Chiedo al piantone ?...
    Buongiorno Ispettore !...
    Ah, l’arrestato ?....
    Non si lamenta, però vorrebbe se possibile,… un caffè !.
    Giusto !,
    Ora glielo portiamo subito subito !.
    Tutto sommato ne ha diritto anche lui.
    Salvatore è arrivato ?...
    Eccomi Ispettore !.
    Bene, tu Carlo e la volante, venite con me al processo.
    Prima, chiaramente, andiamoci a prendere il caffè, così lo portiamo pure all’amico che sta in gabbia.
    Arriviamo alla Pretura, una bella villa stile “liberty” , puntuali per l’udienza.
    Sappiamo che si comincia alle nove in punto, minuto più, minuto meno.
    Il Pretore è già nel suo Ufficio.
    Maresciallo !....
    Mi fa quando mi scorge alla soglia della porta.
    Entri !...Entri pure !.
    Mi dia gli atti, che li voglio leggere.
    Accanto a lui, c’è il Vice Pretore, un avvocato che fa appunto il Giudice Onorario.
    Appena legge il nome dell’arrestato, vedo che il Pretore ha una specie di sussulto.
    Legge con attenzione il tutto.
    Poi, confabula con il suo “Vice”.
    Anche se gli parla quasi all’orecchio, percepisco il suo dire.
    Qui, questo rischia almeno un anno, siccome è già recidivo !...
    Ma così…. lo roviniamo !...
    Va bene, maresciallo, accomodatevi nella saletta sotto.
    Sa, prima del vostro processo, devo tenere quelli civili, che sono già da tempo
    in calendario.
    Ci sono avvocati che vengono da fuori zona, appena hanno saputo della “direttissima”, si sono allarmati, ed allora preferisco fare i loro processi, così
    poi, alla fine facciamo questo, con la massima tranquillità.
    Come preferisce, Consigliere !.
    Gli dico.
    Però !....
    Penso…tra me e me.
    Cose da pazzi !....
    Questo vuol fare tutta l’udienza civile, è poi fare il processo con un arrestato !.
    Bah !.
    Sapevo, nel mio piccolo, che un processo che vede un arrestato, aveva la massima precedenza su tutti gli altri, ma in virtù del detto “ogni testa è un Tribunale”,
    soprassiedo.
    Però, poi, mi sono ricordato del suo confabulare con il Vice….
    Ahi, ahi, penso diabolicamente, questa storia non la vedo tanto giusta.
    Puzza di bruciato sento !....
    Non mi vorrei sbagliare, ma…
    Sento proprio una terribile puzza di zolfo !.
    Salvatore ?...
    Si Dimmi Ispettore !.
    Dicci alla volante di riprendere in zona !.
    A sorvegliare l’amico, bastiamo noi.
    Tanto, qui la cosa si farà per le lunghe !...
    D’accordo !....
    Ma… il Dirigente lo avvisiamo ?...
    No !.
    Quello ha virtù magiche, capirà da solo !.
    Scherzo !...
    Poi lo chiamo io.
    In effetti, seguire tutta l’udienza civile, è stato un tormento degno della
    peggiore tortura cinese.
    Non so chi ci sia mai stato, in una udienza civile, ma questa era davvero originale.
    Il Pretore, se ne stava seduto sul suo “trono”, a leggersi il giornale.
    E commentava con il cancelliere, seduto accanto a lui, le notizie che leggeva.
    In aula, tanti avvocati, raggruppati secondo la causa che dibattevano, nei vari banchi.
    Praticamente, facevano tutto loro.
    Una volta che raggiungevano l’accordo, andavano dal Pretore e gli esibivano il documento conclusivo.
    Lui, alzava gli occhi dal giornale che stava leggendo e guardava il documento di sfuggita.
    Siamo Sicuri ?...
    Siete d’accordo ?...
    Chiedeva agli avvocati.
    Si !....Consigliere, siamo d’accordo !.
    Può firmare tranquillamente !.
    E lui, firmava !.
    E si va avanti così.
    Si fanno le dieci, poi le undici e poi si fa pure mezzogiorno.
    Pare, finalmente, che stiamo andando a finire.
    Di avvocati che discutono in aula, ormai, ne sono rimasti pochi.
    In effetti, ogni volta che finiscono la causa che li interessa, gli avvocati,
    dopo la firma del Pretore, spiccano letteralmente il volo, diretti verso altre
    Preture o Tribunali, ove li attendono altre cause ed altri clienti.
    Noi, aspettiamo con calma, ormai rassegnati, che si farà tardi.
    Alle tredici, o volgarmente, all’una di pomeriggio, finalmente si finisce.
    L’udienza civile, intendo.
    Il Pretore, richiude il suo giornale, che ritengo, aveva imparato perlomeno a memoria,
    e ci chiama.
    Maresciallo !....
    Portate pure l’arrestato !.
    Facciamo questo processo !.
    Salvatore !...Carlo ???...
    Portate l’arrestato in aula, che finalmente si comincia !.
    Subito Ispettore, sa vista l’ora, stavamo sgranocchiando un panino !.
    Vi capisco !, Eccome se non vi capisco !....
    In effetti, anche la mia “panza”, reclamava richiesta di cibo.
    Il Pretore, per prima cosa, nomina il suo Vice Pretore, Pubblico Ministero per questo processo.
    Poi, chiama, l’avvocato difensore dell’imputato, e dichiara aperta l’udienza.
    Ricordo che ancora eravamo con il vecchio rito, oggi questo non sarebbe infatti più possibile.
    Infatti all’epoca, il Pretore era contemporaneamente sia Giudice che Pubblico Ministero, per cui in quel momento rivestiva la veste di Giudice, per cui il Pubblico Ministero doveva farlo necessariamente un altro.
    Oggi, la figura del Pretore, non esiste più.
    Il Pubblico Ministero, esponga i fatti !.
    Ed il suo vice, con tanto di toga indossata, comincia la sua “arringa accusatoria” !.
    Prende fiato, come un corridore dei cento metri prima dello “sprint”, e poi esordisce:
    L’odierno imputato, viene chiamato a rispondere del reato che gli viene
    ascritto !.
    Bene !...
    Però, io vorrei considerare…. qual’è questo reato ?..
    Contravvenzione all’obbligo della sorveglianza speciale !.
    Questo recita il nostro codice, art.9 comma primo legge 1423 del 1956 !.
    Non è stato trovato in casa, nell’orario in cui invece doveva essere lì presente !.
    Alle 20,00 non era presente in casa, infatti !.
    E doveva, secondo il decreto di sottoposizione, del Tribunale di Sorveglianza,
    esservi invece presente alle ore 19,00 !.
    Però !...Io considero ….
    Lo stesso decreto di sottoposizione, che leggo testualmente, recita:
    E lo fa esibendo platealmente il decreto….
    Nei mesi invernali, deve rincasare non più tardi delle ore 19,00, nei mesi
    estivi, invece, non più tardi delle ore 21,00 !.
    Non fissa, detto decreto però, nessuna data certa per quali siano i mesi estivi e quelli invernali !.
    Cioè, in che esatto tempo, finisce l’inverno e quando comincia l’estate ?...
    E la primavera ?..
    Non ne teniamo conto della primavera ?...
    Ma che minchia sta dicendo questo ? !!......
    Penso tra di me !.
    Ma se uno guarda il calendario, vede benissimo, quali sono i mesi estivi e quelli
    invernali !.
    Vero è, che questo decreto lo hanno fatto proprio a minchia, però qui si esagera !.
    Ahi, ahi, ripenso, la puzza di zolfo che sentivo, era fondata !.
    Intanto il Vice Pretore, prosegue imperterrito nella sua arringa….
    Adesso, vero è, che siamo agli inizi di aprile, però è anche vero, che è cambiato
    da poco l’orario !.
    Nel senso che, le giornate si sono allungate, il tempo è bello, per cui,
    l’imputato poteva ritenere a ragione di essere in un periodo ormai estivo !.
    Allora, io mi domando !.
    Se riteneva questo, non poteva pensare che visto che ormai siamo nella bella stagione, io posso quindi rincasare alle ore 21,00, anziché alle ore 19,00 ?..
    Non poteva non pensarlo ?...
    Io mi chiedo !.
    Vero è che è un pregiudicato, e che è sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale della Pubblica Sicurezza !.
    Ma è anche vero, che parimenti, lui è anche un libero cittadino, ed in tale sua veste
    è libero anche di dare una sua personale interpretazione al provvedimento cui è stato sottoposto !.
    E’ lui, da cittadino comune, appunto, ha interpretato che siamo ormai nella bella stagione e che quindi, poteva rincasare alle ore 21,00, senza commettere alcun
    illecito !
    Ma Ispettore !.
    Mi fa all’orecchio Salvatore….
    Ma quello che sta parlando, è il Pubblico Ministero, o l’avvocato difensore ?...
    Non lo so !....Non l’ho mica capito molto chi sia !...
    Gli dico, ma continuo a seguire le fasi finali della sua arringa…
    Per cui, Signor Pretore, chiedo che l’imputato sia assolto perché il fatto
    Non sussiste !.
    Perfetto !...
    Mi scappa di dire….
    Il Pretore, annota diligentemente, la solerte arringa “difensiva”
    fatta dal Pubblico Ministero, nonché Vice Pretore Onorario.
    Onorario, nel senso che gli fa davvero onore esserlo !....
    Penso tra di me.
    La parola passa ora all’avvocato della difesa !.
    Dice il Pretore, finita la sua annotazione,
    L’avvocato difensore, in verità, è ancora sbigottito della arringa
    del suo collega della pseudo accusa, quasi quasi non credeva neppure
    alle sue orecchie.
    La difesa, si associa completamente all’analisi ed alle conclusioni
    fatte dal Pubblico Ministero !....
    Non ho altro da aggiungere, signor Pretore !.
    Questa, l’arringa difensiva !.
    Mi sembra pure giusto !....
    Mi scappa di dire.
    Che minchia di difesa doveva fare, visto che l’ha già ben fatta l’accusa,
    appunto, la difesa !.
    Il Pretore, annota anche le poche parole, dell’avvocato difensore.
    Finito di farlo, consulta il codice per qualche minuto.
    Poi, prende un altro foglio di carta, e comincia a scrivere, assorto nel pensare.
    Poi, si alza, si mette dritto, si mette la toga e pronuncia la sentenza.
    Il Pretore, letto il rapporto di denuncia in stato di arresto redatto dal locale Commissariato….
    Ascoltata la requisitoria del Pubblico Ministero….
    Ascoltata la difesa dell’imputato…..
    Così decide :
    L’imputato come è noto, è sottoposto al regime della sorveglianza speciale della
    Pubblica Sicurezza.
    Il decreto di sottoposizione prevede che egli debba rincasare alle ore 19,00 nei mesi
    “invernali”, ed alle ore 21,00, in quelli “estivi”.
    In effetti, ciò pone in una ambigua valutazione di cosa si debba ritenere per mesi invernali o per mesi estivi, valutazione che può ragionevolmente trarre in inganno.
    Nel senso che, la persona può ritenere, in buona fede, che trovandosi di fronte a bellissime giornate, come quelle che stiamo attraversando in questo periodo, di essere
    nelle condizioni della bella stagione, per cui, può essere convinto che debba rincasare per questo alle ore 21,00, anziché alle 19,00, come invece dovrebbe !.
    Certo, è in errore, però è un errore che è indotto dalla mancanza della certezza del periodo temporale che invece dovrebbe essere ben indicato nel decreto di sottopozione !.
    Per questo, se pur appare evidente, la sua contravvenzione alla sorveglianza speciale,
    però parimenti ritengo che gli venga riconosciuta la scusante dell’inganno che lo porta alla sua errata interpretazione di cui già ho detto, e quindi si ritiene la sua buona fede, e questo, fa venire meno il dolo specifico, che è alla base del reato !.
    Minchia !, pensavo, è proprio da “manuale del diritto” questa sentenza !...
    Per cui, conclude il Pretore, per questi motivi, assolve l’imputato per non aver commesso il fatto !.
    Ma non è ancora finita, infatti aggiunge….
    E ordina la sua immediata scarcerazione se non detenuto per altra causa !.
    Poi, rivolto all’imputato, lo guarda e gli dice:
    Lei è libero, ha capito ?...
    Quello lo guarda meravigliato, ancora neppure si rende conto.
    Ed il Pretore lo incalza.
    Eh,….. mi raccomando !.
    Non si accompagni più a pregiudicati !.
    E glielo dice proprio mentre sta confabulando con un pregiudicato che
    nel frattempo gli si era avvicinato per congratularsi con lui !.
    Ecco !....
    Infatti !...
    Mi scappa di dire a voce alta, ed indico la scena.
    Il Pretore si fa serio in volto.
    Ma…. è mio cugino !.
    Replica immediatamente ed energicamente lui.
    Beh, in questo caso….
    Gli risponde il Pretore.
    Non ne posso davvero più.
    Andiamo via !.
    Dico a Salvatore ed a Carlo.
    Appena esco fuori, butto tutte le carte per aria.
    Che il Dirigente non mi rompa più le palle con gli arresti !.
    Non arrestiamo più nessuno !...
    E’ chiaro ?...
    Da domani, quando usciamo di servizio, c’è ne andiamo a passeggiare al Capo o in Marina !.
    Che senso ha arrestare persone, e poi venire qui a vedere “l’opera dei pupi ?” ...
    Me lo spiegate che senso ha tutto questo ?...
    Ispettore ?...
    Mi fa Carlo.
    Che lavoro fa il padre dell’”Americaneddu” ?...
    Ma scusami , che minchia me ne fotte che lavoro fa suo padre!.
    Se ci pensi, capirai il tutto !....
    Il fornaio !.
    Già, vero, fa il fornaio !.
    Gli dico guardandolo.
    Appunto !.
    Mi risponde lui.
    E, perché non guarda dentro la macchina del Pretore e del suo Vice ?...
    Mi hai messo curiosità !.
    Gli dico.
    Vado subito a vedere !
    Le loro auto sono parcheggiate proprio accanto, negli spazi loro riservati.
    Gli do una sbirciata, e scorgo in ognuna delle due auto, un consistente sacco
    pieno di pane !.
    Ho capito !.
    Giuda ha venduto Cristo per trenta denari, e questi hanno venduto la giustizia
    per due sacchi di pane !.

    Fine della storia.
     
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    La Notifica


    Sembrava la solita delega di routine.
    Vorrà sentire l’indagato con l’assistenza del difensore
    di sua fiducia, ai sensi dell’art 415 bis, codice di procedura penale.
    Rispetterà i termini di legge per le notifiche alle parti, 3 giorni di preavviso per l’indagato, 24 ore per il suo difensore.
    Recitava, pari pari, la delega ricevuta da parte del Procuratore della Repubblica.
    Solo che, guardando bene il fascicolo processuale, vedo che risale al 1997.
    Ma in che anno siamo adesso ?...
    Nel 2003 !.
    Mi riferisco all’epoca a cui si ambienta questo racconto, per l’appunto.
    Ma andiamo per ordine.
    La procedura penale recita appunto all’art.415 bis, che l’indagato, ricevuto
    L’avviso di conclusione delle indagini preliminari da parte del Pubblico Ministero,
    ha facoltà di richiedere di essere interrogato dallo stesso, per chiarire la sua posizione e fornire ogni elemento di prova utile per la sua difesa.
    Guardando il fascicolo, vedo che l’indagato, ha richiesto per la prima volta questo interrogatorio già nel lontano 1988.
    Vediamo di capire che cosa è successo, la cosa mi incuriosisce.
    Il primo interrogatorio, viene delegato alla nostra Sezione di Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza, del resto l’imputazione riguarda appunto un fallimento commerciale, logica quindi la scelta di delegarla per tale atto.
    Dunque, leggendo, vedo che , l’indagato viene notificato dell’interrogatorio dallo stesso ritualmente richiesto, il suo avvocato pure….
    L’interrogatorio regolarmente fissato però non si tiene siccome gli stessi non si sono presentati per renderlo.
    Il Pubblico Ministero procedente, a questo punto richiede al Giudice per l’Udienza Preliminare, chiamato semplicemente Gup, il suo rinvio a giudizio.
    Altro passaggio necessario, prima del processo.
    L’Udienza preliminare, per certe tipologie processuali, infatti è quella tenuta a porte chiuse, dove praticamente il Giudice, con l’intervento delle parti interessate, accusa e difesa, stabilisce se si debba fare o meno il processo davanti al Tribunale.
    Il Gup. Naturalmente, accoglie la richiesta del P.M., è fissa l’udienza.
    Vediamo, mi chiedo tra di me, che cosa è successo allora.
    L’udienza si tiene regolarmente alla data fissata, preliminarmente, l’avvocato difensore solleva la nullità del decreto che dispone la richiesta del rinvio a giudizio, siccome non sono stati rispettati i termini, durante la procedura prevista per l’interrogatorio richiesto dall’indagato ai sensi dell’art.415 bis !.
    Il Gup preso atto che l’avviso a comparire davanti alla Polizia Giudiziaria per rendere interrogatorio, è stato notificato nel termine di due giorni, anziché dei tre previsti,
    dichiara nullo lo stesso, per cui decreta la restituzione degli atti al Pubblico Ministero
    per procedere ad un nuovo avviso di conclusione ai sensi dell’art.415 bis !.
    Torno indietro e guardo le notifiche.
    Effettivamente, leggo che la Polizia Municipale, subdelegata per la notifica all’indagato, ha notificato l’avviso del fissato interrogatorio da parte dei colleghi finanzieri due soli giorni prima, anzichè dei tre previsti.
    Benissimo !...
    Penso, è questo è solo il primo tentativo.
    Passiamo ora al secondo.
    Il Pubblico Ministero, intanto necessariamente passa tutto il tempo che deve passare
    rifà tutta la manfrina, avviso di conclusione delle indagini preliminari e compagnia bella, l’indagato, ricevuto lo stesso, chiede al P.M., di essere nuovamente interrogato.
    Delega stavolta, fatta alla Sezione di Polizia Giudiziaria, aliquota Carabinieri !.
    Minchia !...
    Mi dico, la storia si fa interessante !.
    Da quello che leggo, i colleghi della Sezione dell’Arma, della porta accanto alla mia, sono più scientifici.
    Loro vanno personalmente a Messina, al luogo ove l’indagato ha eletto domicilio
    e la prima volta non lo trovano.
    La seconda nemmeno.
    La terza volta, si arrendono, e lasciano l’invito a presentarsi ai Vigili Urbani della
    Città dello stretto.
    Al solito, i Vigili fanno la notifica, due giorni prima anziché i tre previsti.
    L’interrogatorio si fa regolarmente alla data ed ora stabilita.
    Trasmettono gli atti al Pubblico Ministero.
    Altra richiesta di rinvia a giudizio al Gup, altra udienza preliminare.
    Si tiene l’udienza.
    Preliminarmente il difensore, leggo nel verbale di udienza, solleva
    la nullità dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, siccome non sono stati rispettati i termini per la notifica dell’interrogatorio di garanzia.
    Ecco !....
    Penso.
    Come previsto !....
    Il Gup preso atto che l’avviso a comparire davanti alla Polizia Giudiziaria per rendere interrogatorio, è stato notificato nel termine di due giorni, anziché dei tre previsti,
    dichiara nullo lo stesso, per cui decreta la restituzione degli atti al Pubblico Ministero
    per procedere ad un nuovo avviso di conclusione ai sensi dell’art.415 bis !.
    Solita manfrina rituale !.
    E sono due !.
    Intanto leggo tutte le date, sono passate ben due anni, tra un tira e molla e l’altro.
    Il Pubblico Ministero, rifà l’avviso di conclusione delle indagini preliminari,
    e come al solito, l’indagato, lasciato passare tutto il tempo sino all’ultimo giorno utile, chiede di essere interrogato !.
    Minchia !.
    Penso, Questo chiede di essere interrogato per non farsi interrogare mai !.
    Leggo la data di commissione del reato…
    Ecco perché !.
    Siamo vicini alla prescrizione !.
    E’ tutta tattica, stanno portando il reato alla sua estinzione naturale, lui ed il suo
    avvocato.
    O meglio, il suo avvocato, perché lui non penso ne capisca tanto di legge.
    In effetti, che cosa fanno ?..
    Mi domando.
    Siccome lui, l’indagato è chiaro che li, all’indirizzo ove ha eletto domicilio, di fatto
    non ci abita.
    Per cui, come è prassi, i Vigili, non trovandolo, gli lasciano una cartolina nella buca
    postale, ove lo invitano a recarsi presso il loro Comando per una notifica urgente.
    Questi, non appena la trova, chiama subito il suo avvocato.
    L’avvocato, che riceve anche lui la notifica al suo studio, sa già per quale giorno è fissato l’interrogatorio.
    Così gli dice di andare a farsi fare la notifica dai Vigili, due giorni prima dello stesso, anziché dei tre previsti dalla legge, sapendo bene che quell’interrogatorio, all’udienza preliminare, sarà un atto inficiato di nullità !.
    Che figlio di cane !....
    Mi scappa da dire.
    Veramente avevo detto un'altra espressione che però sorvolo.
    Altro che Generale Patton, questo lo batte in strategia, sta tirando così da quasi tre anni !....
    E siccome la terza delega d’interrogatorio è fatta a noi, Sezione Aliquota Polizia di Stato, stavolta la palla è passata a me.
    E questa notifica, si deve fare in modo scientifico !.
    Penso tra di me.
    Come fare per farla senza incorrere negli errori del passato ?...
    Come battere la tattica sino ad ora vincente dell’avvocato Patton ?...
    Penso e ripenso ancora.
    Poi mi viene l’ispirazione.
    Allora, qui tocca fare non uno ma due avvisi per venire qui a rendere interrogatorio !.
    Uno falso ed l’altro vero !.
    I Vigili come al solito andranno a casa per farci la notifica e sicuro come le morte che non lo troveranno presente.
    A questo punto compileranno la cartolina per presentarsi “per comunicazioni urgenti”
    al loro Comando.
    Quando l’amico indagato, passando dalla sua residenza di “comodo”, troverà nella buca l’avviso per presentarsi, al Comando Vigili, che cosa farà ?..
    Mi chiedo con riflessione strategica.
    Telefonerà all’avvocato.
    Quello sicuramente gli dirà;
    Aspetta che me la fanno anche a me, così so il giorno fissato qual è.
    Non appena lo saprò, ti richiamerò e ti dirò in quale giorno andare per farti fare la notifica dell’avviso per presentarti alla Polizia Giudiziaria per rendere
    l’interrogatorio !
    Ma non appena arriverà al Comando Vigili, stavolta il notificatore, annullerà il primo invito, dicendo che c’è stata una svista da parte dell’Ufficio delegante, cioè noi, e gli notificherà solo il secondo invito, che avrà una data di gran lunga superiore a quello dei tre giorni stabiliti, cosi che stavolta sarà bello è fottuto !.
    Tanto siccome per la notifica all’avvocato bastano sole 24 ore, come termine, a lui glielo notificherò subito dopo che ormai il suo cliente c’è l’ ha già in tasca !.
    E quindi solo dopo che il suo cliente è ormai bello e cotto come un piccione !.
    Contento di aver battuto in strategia il collega avvocato alias il generale “Patton” con una manovra alla Rommel, scrivo subito i due avvisi e li mando per fax al Comando Vigili.
    Previa telefonata, siccome era giusto che spiegassi ai colleghi della Municipale, come
    dovevano comportarsi.
    In effetti, quelli erano un po’ perplessi, ma alla fine si sono convinti.
    Ma non troppo.
    Infatti, l’indomani mi chiama il loro Comandante.
    Ma che storia è questa ?...
    Mi chiede.
    Cerco di spiegargli bene la cosa già spiegata ai suoi colleghi subordinati.
    Guarda che questa non è una notifica come le altre, gli dico.
    Ma tu credi che noi non siamo capaci di trovare una persona in Messina ?...
    Mi dice risentito lui.
    Facciamo così !.
    Gli dico.
    Tu prima passa quante volte voi e dimmi se lo trovi in casa,
    tre giorni prima della data fissata però, se lo trovi, gliela fai, se no mi richiami !.
    D’accordo ?...
    D’accordo !.
    Mi risponde.
    In effetti, passano alcuni giorni, e mi squilla il telefono.
    Pronto ?...
    Parlo con il Responsabile della Sezione della Polizia Giudiziaria ?...
    Era il collega della Municipale.
    Sono io in persona !
    Dimmi pure.
    Scusami tanto, ora ti riconosco dalla voce !.
    Mi fa lui.
    Ti volevo dire che quel tale, quello della notifica a presentarsi da voi per l’interrogatorio di garanzia, non lo si trova !.
    Minchia !.
    Ed io che ti dicevo ?....
    Mi viene subito di rispondergli e così gli rispondo.
    Hai ragione, mi devo arrendere !.
    Continua lui.
    Ci sono andato io personalmente per ben tre volte, e non c’era mai.
    Ed a tutti gli orari possibili, di mattina, di pomeriggio ed anche di sera !.
    La notte no, perché di notte dormo !.
    Mi dice ancora.
    Ho provato a chiedere anche a qualche vicino….
    Che cosa gli hai chiesto ?...
    Gli dico maliziosamente.
    Se lo avessero visto!,
    Intendo !.
    E che cosa ti hanno detto i vicini ?...
    Gli chiedo ancora.
    Che lo vedono in genere per il fine settimana.
    Viene, si trattiene molto poco, in genere guarda nella buca della posta.
    Proprio come pensavo !.
    Senti, ti avevo anticipato che questa non è una notifica come le altre.
    Questo, fa il furbo !.
    Tu adesso, ascolta me.
    Vai, e lasciaci l’avviso di presentarti al tuo Comando per comunicazioni urgenti.
    Poi, una volta che lui viene li da te, notificagli non il primo, ma il secondo invito,
    che ti ho mandato, quello a scadenza più lunga.
    Mi hai capito ?...
    Penso di si, mi risponde lui un po’ confuso.
    Guarda, ti rispiego tutto per bene, è importante non sbagliare.
    E glielo rispiego.
    Meglio non sbagliare, appunto.
    Alla fine, penso che abbia capito.
    D’accordo, mi dice.
    Farò esattamente quello che mi hai spiegato.
    E tu, continuo a dirgli, fammi sapere quando viene da te e come è andata.
    Mi raccomando !.
    Non mancherò certo di farlo !.
    Stai tranquillo !.
    Mi rassicura.
    Aspetto tue notizie.
    Stammi bene, e buon lavoro !.
    Io intanto, “mollo” all’avvocato la prima notifica, quella fasulla.
    Così che può avvisare il suo cliente e lo farà andare diligentemente a ritirarsi la sua
    notifica al Comando Vigili.
    Tanto, appena leggerà la data, gli dirà, come al solito, di andare due
    giorni prima della data fissata per l’interrogatorio di garanzia.
    In modo tale che l’atto sia nullo !.
    Vediamo se stavolta i pesci abboccano !.
    Penso tra me e me.
    Franco ?...
    Mi dice una voce interiore proveniente dal mio stesso “io”.
    Ma in fin dei conti questo avvocato sta solo facendo il suo mestiere !.
    Si rende conto che se fanno il processo il suo cliente verrà condannato, siccome
    le prove contro di lui sono a dir poco “schiaccianti”, e cerca appunto di non farglielo fare, questo processo !.
    Ormai sta per arrivare al termine per la prescrizione, che cos’è un minchione ?...
    Lo dovrebbe fare condannare ?...
    Fa il suo mestiere un corno !.
    Gli rispondo.
    Questo fa il furbastro, invece, per non dire che fa il facchino !.
    Con tutto il rispetto per la categoria, che non lo merita certamente tra i propri
    ranghi !.
    Prendersi gioco della giustizia, tu la ritieni una cosa giusta ?....
    Certo che no !....
    Mi risponde la voce un po’ imbarazzata.
    Scusami, era solo un mio pensiero, mi sono immedesimato nella sua parte !.
    Un po’ troppo magari ?...
    Gli richiedo.
    Sai, continuo, forse hai ragione tu !.
    Ho sbagliato io a fare mestiere, dovevo fare l’avvocato !.
    Me lo dicevano sempre l’anima buona di mio nonno e mia madre.
    Serve un avvocato in famiglia !.
    Così mi dicevano sempre.
    Se farò l’avvocato, gli rispondevo, farò la fame !.
    Siccome non posso fare il disonesto !.
    E purtroppo i pur troppi tanti avvocati onesti che conosco, non navigano di certo nell’oro !.
    Ma che minchia stavo a pensare ?...
    Chiudo così la mia voce interiore, che si defila diplomaticamente, ritornando nel più
    profondo della mia coscienza.
    Oggi, mancano tre giorni alla data da noi fissata.
    Per cui, domani, saprò, se il mio piano è riuscito o meno !.
    Tranquillo, “Feldmaresciallo Rommel “ !.
    Tobruk sarà presa domani!
    Ritorna a dirmi improvvisamente la voce interiore alla grande.
    Finiscila di rompermi !....
    Le dico una volta per tutte.
    L’indomani mi squilla il telefono.
    Era il collega della Municipale.
    E’ venuto !...
    Mi dice.
    Ed era tutto contento di prenderselo, l’avviso per il vostro interrogatorio intendo.
    Ma appena gli ho detto che il primo avviso era stato annullato per esigenze
    dovute ad improrogabili motivi di servizio dell’Ufficio richiedente, ed ho
    tirato fuori dal cassetto il secondo invito per notificarcelo, quello avente data più lunga, c’è mancato poco che gli venisse un colpo !.
    Tobruk è presa !.
    Mi scappa di dire.
    Che cosa ?...
    Mi fa il collega.
    Scusami ma non ti seguo….
    Nulla !, Nulla!.
    Lo tranquillizzo !
    Stavo solo pensando ad un libro di storia della seconda guerra mondiale che ho appena finito di leggere !.
    La campagna del Nord Africa, L’Afrikan Korps, ed i leoni di Rommel !.
    Gli dico, cercando di non fargli capire che ero stato soggetto ad un improvviso attacco di sindrome delirante !.
    Ah !...Ora capisco !.
    Mi fa lui, che probabilmente lo avrà capito davvero il vero motivo, ma fa il diplomatico del caso.
    Ma piuttosto, sei sicuro di averla scritta tutta bene questa notifica ?...
    Gli chiedo ancora.
    In che senso, scritta bene scusami ?...
    Mi risponde un po’ contrariato il collega della Municipale.
    Intendo, se hai scritto bene tutto, data giorno mese ed ora, punti, virgole due punti lineeette e virgolette, firma del notificante…..firma del notificato….
    Ma scusami, ma davvero ci fai così incompetenti ?...
    Mi dice lui piuttosto adirato, per non dire proprio incazzato !.
    No, scusami tu, invece !,
    Lo tranquillizzo, consapevole di aver detto una solenne minchiata grande quanto tutta l’Etna !.
    Vedi, è che questi guardano proprio tutto di tutto, cercano ogni possibile cavillo, se ne vanno se occorre fino alla Cassazione, pur di far annullare tutto quanto e ripartire da zero !.
    Da tre anni ci pigliano per i fondelli !.
    Lo so !, Ti capisco, questa storia ti sta particolarmente tormentando, vero è ?.
    Mi dice ancora il collega Municipale , con tono stavolta pervarso di pura compassione.
    Si !.
    Dico deciso.
    Sai non mi piace la gente che prende il prossimo solennemente per il sedere !.
    Veramente ho usato un'altra espressione che ometto di dire per educazione.
    Comunque, stai pure tranquillo, è tutto in ordine, adesso te la mando per fax, questa diamine di notifica, così te la puoi guardare per bene, passala pure al microscopio e vedrai che stanotte dormirai tranquillo !.
    Chiude infine lui.
    Caffè Pagato !...Comandante !.
    E Grazie di tutto quanto !.
    Di niente !, Dovere verso i colleghi della Polstato !.
    Adesso te lo mando subito, il fax.
    Il fax arriva, la leggo e rileggo in tutte le sue parti.
    Tutto guardo, e più guardo e più mi convinco che stavolta ci siamo !.
    Aveva ragione lui , è proprio inattaccabile !.
    Ora, aspettiamo il giorno previsto per la loro presentazione.
    Li voglio guardare tutti e due in faccia, quando varcheranno quella soglia !.
    Anche se, mi aspetto altre mosse da parte del collega generale Patton in toga !.
    Non credo che si arrenderà così facilmente, qualcosa se la inventerà di sicuro, visto che l’ha tirata così a lungo questa storia.
    In effetti, il giorno prima dell’interrogatorio fissato, mi arriva un fax.
    Carta intestata, “Studio Legale…..Avv…etc etc…testo:
    Mi pregio comunicarvi che il mio cliente,.. come si chiama lui…, non potrà essere presente all’interrogatorio da voi ritualmente fissato per domani, siccome trovasi ricoverato presso il locale Ospedale, essendo stato affetto da improvvisa “colica renale acuta”, come da referto che allego.
    Per cui, preso atto del suo legittimo impedimento chiedo di fissare un altra data.
    Minchia !...
    Eccola la mossa di Patton !.
    Paraculite acuta !...
    Questo ci dovevi far scrivere nel referto, collega generale !.
    Allora carissimo Rommel, cosa pensi di fare adesso ?.
    La voce interiore era ritornata a farsi sentire alla grande !.
    Ci stai godendo vero ?.
    Grandissimo farabutto !.
    Gli dico deciso.
    Non so se alla mia voce interiore o all’avvocato e generale rivale Patton.
    Che faccio ora, mi perdo sul più bello ?...
    Dico tamburellando le dita nervosamente sulla scrivania.
    No ! , Sia mai che un azzeccagarbugli qualsiasi mi metta in crisi di terzo grado !.
    Calma e gesso, come dice quello della tv,… Scotti mi sembra si chiami.
    Dunque, penso e ripenso, poi prendo la rubrica e cerco il centralino dell’Ospedale.
    Compongo il numero premendo così forte la tastiera, che se il telefono potesse parlare me ne direbbe di tutti i colori.
    Pronto ?....
    Ospedale, dica pure !.
    Mi passi il reparto chirurgia, anzi il Primario del reparto, Grazie !.
    Lei chi è scusi ?...
    Sono il Responsabile della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica !.
    Aspetti in linea che glielo passo subito !.
    Dottore ?...
    Chiedo.
    Sono il Primario del reparto Medicina e Chirurgia.
    Mi dica come posso aiutarla !.
    Mi risponde, un distinto signore.
    Lei ha ricoverato nel suo reparto un certo …gli dico il nominativo…
    Uhm, mi lasci guardare…..Si, è qui da noi!.
    Bene, le volevo chiedere, ma in che condizioni si trova ?...
    E’ ammalato, apposta è qui ricoverato !.
    Questo lo so e lo posso capire benissimo !.
    Ma…, continuo, le volevo chiedere, è a letto morto, non è in grado di capire nulla,
    oppure è lucido è cosciente ?...
    E’ perfettamente lucido è cosciente !.
    Sa, si è presentato qui ieri mattina al Pronto Soccorso, dicendo di avere
    dei forti dolori renali, il mio collega di quel reparto, con tutte queste storie che si sentono sulla mala sanità, non ha perso tempo in convenevoli e lo ha ricoverato.
    Poi c’è lo hanno spedito qui.
    Adesso, appunto stiamo facendo gli accertamenti del caso.
    Ma quindi….chiedo ancora…sarebbe in grado di rendere eventualmente un interrogatorio ?.
    Spiegandogli brevissimamente la cosa.
    Ma assolutamente si !
    Io da sanitario do il pieno assenso !.
    Ripeto, c’è lo abbiamo qua solo a titolo precauzionale, a me sinceramente non mi sembra che abbia poi nulla di particolarmente grave, però sa, coi tempi che corrono, meglio mettersi sul sicuro.
    Paraculite, non acuta ma super acuta, questa la diagnosi, professore !.
    Penso tra di me.
    La ringrazio dottore !.
    Lei è stato chiaro e preciso !.
    Rommel, battiamo subito un invito ed andiamoglielo a notificare in loco, tanto ora sappiamo dove si trova stavolta !.
    Mi dico tra di me.
    In effetti, il nuovo ed ennesimo invito della serie, lo scrivo, confeziono e stampo davvero a tempo di record.
    Chiamo i colleghi, ma nessuno di loro mi risponde.
    Improvvisamente mi ricordo che oggi sono da solo in Ufficio.
    I colleghi sono in Questura, a fare l’aggiornamento professionale.
    Me lo avevo proprio scordato !.
    Ma non importa, anche se ci devo andare io da solo a fargliela questa minchia di notifica, mi alzo e ci vado subito, e molto volentieri !.
    Ma manco a farlo apposta, passa in quel momento l’amico Vigile Urbano Pietro, che scorgo alla soglia del mio ufficio.
    Pietro, e colui il quale ci fa le notifiche dei nostri atti in città.
    Essendo del posto, data la sua età ed esperienza, non c’è persona del posto che lui non conosca.
    Magari se gli chiedi, conosci un certo…Curcuraci…tanto per fare un nome assolutamente a caso, subito a freddo ti risponde di no.
    Poi, ci ripensa, e dopo qualche minuto, ti comincia a raccontare tutta la storia della sua vita !.
    Si, me lo ricordo adesso !...
    Minchia se non me lo ricordo !.
    Ho capito chi è !.
    Comincia a fare.
    Sua madre faceva la cameriera ….sua sorella che era una buona donna, nel vero senso della parola faceva….però allora sbagliò a mettersi con caio lasciando il marito ed i figli, , eccetera eccetera,e va avanti così per ore ed ore.
    Di solito poi lo fermo poi io, dicendogli…
    Pietro !.
    Sei immenso !.
    Sei la memoria storica della città !.
    Apposta ti ho fatto venire qua !.
    Però può bastare così, ti ringrazio moltissimo e…caffè pagato !.
    Anche se so poveraccio che di caffè non ne può prendere per motivi di salute.
    Fatta questa breve parentesi sul “buon Pietro”, lui come al solito, vedendomi
    mi fa la solita domanda di tutti i giorni.
    Quali comandi hai oggi Ispettore e Commissario Franco !...
    Sapendo che è perfettamente inutile che gli spiego per l’ennesima volta i nostri gradi, gli rispondo.
    Pietro !., Don Petruzzo carissimo !.
    Uno solo ne ho oggi di comandi pi tia !. (per te)
    Prenditi questo invito fresco di stampa e vallo a notificare subito !.
    Lo prende e lo guarda.
    All’Ospedale ?...
    Proprio all’Ospedale devo andare ?...
    Si, proprio all’Ospedale devi andare, e poi vai pure da quel facchino dell’avvocato, al suo studio, tanto se non c’è lui, c’è la sua segretaria.
    Mi raccomando, l’interrogatorio e fissato sul posto, ed è … tra tre giorni precisi precisi !.
    Che hai deciso di interrogare pure gli ammalati ora ?...
    Mi chiede meravigliato.
    Se soffrono di paraculite acuta, allora lo faccio davvero con vero piacere !.
    Leggendo il nome del destinatario, come di solito mi fa un “breve” escursus della sua vita, completo di tutti i particolari di cronaca.
    Pietro ?.....
    Lo fermo.
    Ho capito perfettamente chi è !.
    Ma ora vai, dai !.
    Mah !.
    Dice lui perplesso.
    Però se me lo comandi tu, lo faccio volentieri, adesso ci vado subito.
    E’ detto questo, ritira il tutto e se ne va subito via.
    Adesso, aspetto la contromossa !.
    Mi dico tra di me.
    Anche se stavolta, margine di manovra, collega Patton in Toga, ne hai davvero
    pochissima, per non dire “propria !.”.
    E il buon Pietro non mi delude neppure questa volta.
    La notifica la fa, eccome se la non la fa.
    Ritorna già dopo due ore, con tanto di relata di notifica apposta
    in calce all’invito a presentarsi.
    Eccola qua la tua notifica, Ispettore Ciccino !.
    E l’appoggia sul mio tavolo.
    Sei stato grande !.
    Gli dico subito.
    Per così poco ?...
    Mi risponde lui, un po’ meravigliato del mio apprezzamento.
    Se uno è ricoverato in un letto di una corsia, non è che abbia poi modo
    di allontanarsi e buttarsi latitante !.
    In effetti ho pensato tra di me.
    Ma forse era che questa storia stava diventando per me davvero una ossessione.
    Prima finiva e meglio era !.
    Benissimo, dico fregandomi le mani, ora come si dice in gergo, l’amico avvocato
    e l’emerito suo cliente, sono con “le palle chiuse nel cassetto”, nel senso che
    non hanno più via di scampo.
    Adesso tocca procurarsi un camice da “dottore”, visto che devo andare ad interrogarlo in Ospedale !.
    Che fai Rommel, ti metti a fare lo spiritoso adesso ?...
    Mi dice la solita voce proveniente dall’intimo.
    Tu stattene zitta !.
    Taglio corto.
    So nò, c’è n’è anche per te !.
    Ilo giorno dopo, arrivando in ufficio, guardo il fax e ve ne trovo uno nuovo nuovo.
    Carta intestata “Studio legale”, quello che è lui….
    Oggetto, Interrogatorio richiesto ai sensi dell’art.415 bis codice di procedura penale…e altre manfrine varie….
    Testo:
    Le comunico che per sopravvenute esigenze, con la seguente il mio cliente intende rinuciare al richiesto interrogatorio….bla bla bla…punto !.
    Vittoria !, Vittoria !....
    Mi scappa un grido di esultanza.
    Chiamo tutti i colleghi, e non solo i miei, anche i carabinieri ed i Finanzieri delle altre
    Sezioni di Polizia Giudiziaria.
    Tutti al bar !.
    Caffè pagato per tutti !....
    Oggi offro io !.
    Al pensiero celato di tutti loro, “Ciccio è uscito sicuramente pazzo”
    Ci avviamo tutti in gruppo al vicino bar !.
    La vicenda era finalmente chiusa !.

    Fine della storia.
     
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    ALTRA NOTIFICA
    Però questa ha il suo prezzo !.


    Uno dei miei compiti mattutini, è quello di guardare la posta
    in arrivo.
    Prima si guarda quella cartacea, le vecchie buste ed i fax.
    Poi, novità degli ultimi anni pure quella elettronica, si, perché ora
    c’è anche quella da guardare.
    Con tutte queste caselle che abbiamo, c’è da perderci la vista.
    Una casella è della Sezione Intera, un'altra è mia personale, poi ci sono i messaggi che arrivano su “Doppiavela”.
    Un gruppo di caselle sono sul portale del Ministero dell’Interno, un'altra invece
    è su quello del Ministero di Grazia e Giustizia.
    Insomma, c’è proprio di ascimmunirsi, alias diventare scemi, a leggere con calma tutto quanto !.
    Ma torniamo alla posta cartacea, a cui do la precedenza.
    Fax proveniente dalla Zona Telecomunicazioni di Catania, Sicilia Orientale.
    Leggo che mi dicono appunto, di non fare più fax, ma di usare la casella di posta elettronica.
    Ma che ?....
    Ci fanno un fax per avvisarci che non si devono fare più fax ?...
    Mi scappa da ridere !.
    E poi sfottiamo gli amici Carabinieri !.
    Busta gialla, intestata Questura di Messina, diretta alla Sezione di P.G….
    La apro, e ne contiene a sua volta una più piccola, chiusa e sigillata.
    Quest’ultima è diretta solo al Responsabile della Sezione, cioè a me !.
    Minchià !
    Penso.
    Questa chissà che cazziatone contiene.
    Per cui la apro subito.
    Falso allarme, mi ricordano che devo comunicare urgentemente delle emerite
    minchiate di dati statistici circa il personale mensilmente impiegato in servizi di Ordine Pubblico.
    Ma se sanno benissimo che qui ordine pubblico non ne facciamo mai, che cosa gli devo comunicare ?...
    Mi chiedo perplesso.
    Dare risposta negativa !.
    Ci scrivo come appunto.
    La busta ordinaria, contiene circolari della Questura e del Ministero dell’Interno che metto da parte per leggerle dopo, sapendo bene che di tempo per leggerle
    di sicuro non c’è ne avrò..
    Per cui, alla fine decido di passarli alla collega, per guardarsele lei.
    Lei sa che fare, se sono cose importanti, allora me le riporta, se sono fesserie varie, vanno subito all’archivio storico.
    Altra busta, questa è intestata “Comune di….”.
    La apro e la leggo.
    Oggetto: Notifica da voi richiesta ed eseguita, nei confronti di…
    Liquidazione spese per la sua esecuzione !.
    Che cosa ?...Che cosa significa ?...
    Mi incuriosisco.
    La leggo quindi tutta di getto.
    In relazione alla notifica da voi richiesta in data…con vostra nota….
    regolarmente eseguita in data….
    Comunico che si resta in attesa del ricevimento della somma di euro 6,28 per le spese rituali di notifica.
    Avviso, continua la nota, che in caso di mancato pagamento di quanto richiesto, oltre all’azione che sarà necessario intraprendere per il recupero della suddetta somma, per il futuro non si eseguiranno più notifiche a vostra richiesta !.
    Firmato il Direttore della Ragioneria …come si chiama lui.
    Minchia !.
    Mi scappa da dire.
    Pensavo, ma questa cosa che cos’è, qualche scherzo ?....
    Siccome eravamo in pieno periodo carnevalesco, mi era venuto istintivo pensarlo.
    Magari i colleghi burloni mi hanno tirato qualche tiro mancino !.
    Riguardo la busta, la giro sotto sopra, ma tutto sembra autentico.
    No !.
    Non è uno scherzo.
    Concludo alla fine.
    Alzo il telefono e chiamo la signora dottoressa del piano di sopra, quella che
    si occupa proprio delle spese giudiziarie.
    Le risulta che adesso le notifiche le dobbiamo fare a pagamento ?...
    Chiedo di botto !.
    Lei chi è ?....Scusi…..
    Mi risponde una vocina labile.
    Aveva ragione !.
    Tanto ero incazzato che mi ero pure scordato di presentarmi.
    Mi presento, chiedendole umilmente scusa e invitandola a prendere il caffè, pur sapendo benissimo che avrebbe declinato l’invito.
    Poi, le spiegoi il tutto con calma e dovizia di particolari.
    No !...
    Non mi risulta che ci siano state novità in materia di notifiche.
    Mi risponde sicura.
    Le nostre, quelle fatte per motivi di giustizia, non sono spesate in nessun modo.
    Però, adesso chiamo la collega della Procura Generale, forse lei ne saprà di più !.
    La ringrazio tantissimo, se sa qualcosa me lo faccia cortesemente sapere !.
    Le dico.
    Ma si figuri Ispettore !.
    Mi risponde la vocina labile labile.
    Intanto io, chiamo i Vigili Urbani di quel Comune.
    Siccome io la notifica l’ho mandata a loro.
    Questo pensavo tra di me mentre battevo il numero sulla tastiera del mio telefono, sempre in modo tale che se quel poveraccio poteva parlare sarebbe entrato subito in sciopero !.
    Il Vigile che mi risponde, non mi sembra molto sveglio.
    Sarà forse che ancora, erano appena le 8 e 30 di mattina, non si era preso caffè a sufficienza per sfuggire definitivamente dalle braccia di Morfeo.
    Lei chi è scusi ?....
    Mi continua a dire, a fronte delle mie domande.
    Scusi lei, mi può passare chi comanda li da voi, magari mi spiego meglio con lui !.
    Alla fine, mi risponde uno che di caffè sembra se ne sia presi già a sufficienza.
    Dottore, mi scusi, ma il collega che le ha risposto, sa, è un ex articolista, quelli a contratto insomma.
    Non è molto pratico.
    Me ne sono accorto, Comandante !.
    Ma dica a me, qual è il problema ?...
    Gli spiego con calma il tutto.
    Insomma, che cosa devo fare, adesso ?.
    Gli dico.
    Vado dal Sostituto Procuratore delegante e gli metto questa lettera tra le mani ?.
    Così lui apre subito un fascicolo per minacce estorsive ?...
    Dato il tenore che questo signore usa nei nostri confronti !.
    Guarda, io non ne so nulla, perché non ne parli direttamente con lui ?...
    Ma perché, scusami, ti do del tu, non ti offendi vero ?...Ma non vi è arrivata a voi la mia richiesta ?...
    Gli chiedo.
    No !, Mai vista !.
    Ma scusami, io l’ho mandata a voi o ai Vigili Urbani di New York ?..
    Chiedo ironicamente.
    Che vorresti dire? ...Non ti seguo….
    Niente, annulla quello che ho detto, ciao e stammi bene !.
    Boh !.
    Mistero misterioso di Sicilia, questo è !.
    Dico, tanto per tranquillizzare me stesso dopo aver riattaccato.
    Passano appena cinque minuti, e mi squilla il telefono.
    Pronto ?...
    Buongiorno, sono il dottore….è proprio quello che mi aveva mandato l’addebito della notifica, proprio lui era !.
    Parlo con il Sostituto Commissario…..
    In persona !.
    Ah !..Bene.
    Mi ha appena chiamato il Comandante dei Vigili….
    Perché ci sono problemi di viabilità nel vostro Comune ?...
    La butto così.
    No, No !.
    La chiamo per quella lettera di addebito della sua richiesta di notifica !.
    Ci sono per caso dei problemi ?....
    Mi chiede.
    Certo che ci sono !.
    Rispondo.
    Mi domandavo come dovevo pagarla !.
    Se con addebito sul conto corrente, se con post pay, oppure in contrassegno !.
    Dottore, mi scusi, ma sa è la procedura !.
    Il Messo Comunale che effettua la notifica, vuole essere pagato…
    Il messo comunale ?...
    Che minchia c’entra, mi scusi il termine, il messo comunale !.
    Sa, l’ha fatta lui !.
    E per quale motivo, l’ha fatta lui, mi scusi ?...
    Io l’ho mandata per l’esecuzione al Comando dei Vigili Urbani, mica al messo Comunale !.
    L’ho mandato ad un corpo di Polizia insomma, perché da che è mondo, le notifiche
    fatte per motivi di giustizia sono spesate !.
    O forse li nel vostro comune c’è uno statuto autonomo particolare !...
    C’è l’ha davanti a lei la mia richiesta ?...
    Si !.
    La controlli !.
    Uhm…ha ragione è diretta al comando Vigili Urbani !.
    Ma sa, probabilmente ci sarà stato un disguido !.
    Facciamo così, mi dice, annulliamo tutto e facciamo finta che quella lettera di addebito non le è mai pervenuta !.
    Mi sembra proprio il caso.
    Detto questo, lo saluto cordialmente, prendo la lettera che mi ha mandato, la strappo
    in mille pezzi e la lancio, dopo averla arrotolata per bene nel cestino, alla pivot di basket.
    Cose da pazzi !.
    Ultimo commento.

    Fine della storia.
     
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    IL CAZZIATONE

    Il bello si questi racconti, e che li scrivo così come me li ricordo.
    Nel senso che gli stessi non seguono un ordine cronologico.
    Mi sembra di portare avanti ed indietro nel tempo l’orologio man mano che li scrivo.
    Gli ultimi che ho scritto, sono accaduti abbastanza recentemente.
    Questo invece me lo sono ricordato, trovando una vecchia “relazione di servizio”
    tutta ingiallita dal tempo, in una carpetta che non guardavo da molto tempo.
    Leggendola, mi sono rivisto di nuovo giovane, con i capelli tutti neri.
    Ero ancora un Vice Ispettore, fresco di nomina, ma già proiettato in una nuova realtà
    quale era quella di un Commissariato di provincia dell’epoca.
    Prima, ero si un sottufficiale con già otto anni di esperienza, però ero stato sempre in grosse Questure del Nord, li tutto funzionava meglio.
    Qui, eravamo davvero in “frontiera”, pochissimo personale, 15 in tutto, di cui cinque appuntati che si consideravano già in pensione, pochi mezzi a fronteggiare una realtà dove non c’erano si terroristi, però in compenso c’erano parimenti moltissimi lestofanti.
    Per non parlare poi della mafia, quella che c’è e non si vede.
    Ma andiamo a noi.
    Quella mattina, arrivo come al solito di buon ora in Commissariato.
    Mimmo mi aspetta come al solito davanti al portone.
    Ciao Ispettore !.
    Mi dice vedendomi.
    Te lo sei preso il caffè ?...
    Mi diceva sempre così, siccome sapeva bene che c’è lo saremmo preso come al solito insieme.
    No !.
    Gli rispondo.
    In questo caso andiamo a prendercelo.
    Come volevasi dimostrare !...
    Penso tra di me.
    Sai, ci sono novità !.
    Mi dice.
    In che senso ?...
    Gli chiedo.
    Quel mio l’informatore, Ciccio, mi ha contattato ieri, dice che ci vuole parlare.
    Ma va !.
    Si, e per stamattina, ci incontriamo al porto, tipo che lui sta partendo per le Isole Eolie, noi lo controlliamo casualmente, così per non dare nell’occhio, e lui ne frattempo, ci spiffera qualche utile informazione.
    Mi sembra buona come idea !.
    Rispondo sorseggiando l’ottimo caffè del più noto bar della Città del capo, non è quella del Sud Africa chiaramente, mi riferisco a quella di Milazzo, nota per il suo capo, un promontorio lungo sette chilometri che sembra volersi estendere sino alle isole Eolie che ha proprio di fronte.
    Bene, allora ci andiamo ?..
    Mi chiede.
    Non so… in Ufficio ci sono novità ?..
    Io non ci sono neppure entrato.
    No !, tranquillo, ho chiesto io al piantone.
    Sai, il Dirigente è in ferie, e dopo di lui ci sono io, quindi tutte le rogne arrivano direttamente a me.
    Tranquillo Ispettore, mi dice ancora Mimmo.
    Va bene, gli dico alla fine, andiamo, non facciamolo aspettare troppo.
    In effetti, penso, in Ufficio c’è il buon maresciallo Nino Calì, già lui si fa chiamare ancora così siccome il nome di sovrintendente proprio non gli va giù.
    Lui si occupa dell’Ufficio personale, in genere non esce mai.
    Però un Ispettore ed un solo sovrintendente, per un Commissariato di una cittadina di trentamila abitanti, con un circondario abbastanza grande.
    Nel suo territorio ha, una Raffineria tra le più grandi della Sicilia, e la centrale elettrica più grande di tutta la Sicilia.
    Mentre penso a questo, ci dirigiamo verso il porto, vera porta verso le isole Eolie.
    Inoltre a causa dei grossi opifici prima menzionati, ha anche con un notevole traffico di navi mercantili, oltre che ai traghetti ed agli aliscafi.
    E facciamo anche da Commissariato Scalo Marittimo, quindi pure da Polizia di Frontiera !.
    Sempre con l’organico striminzito al minimo del minimo.
    Comunque, inutile pensarci, è così e basta.
    Nessuno mi ha obbligato ad andarci.
    Anzi quando ho chiesto al Questore, mi può mandare a Milazzo, ero prima alla Squadra Mobile di Messina, il giorno dopo mi ci ha mandato !.
    Ora ne capivo il perché.
    L’informatore lo vediamo all’imbarcadero degli aliscafi.
    Ha con se una valigia, proprio come se dovesse partire.
    Scendiamo dall’auto, ma facciamo prima un poco di scena, sembra che controlliamo solo a lui…
    Fermiamo prima due ragazzoni con grossi zaini sulle spalle, diretti alle Eolie.
    Where are you from ?..
    Chiedo in un improbabile inglese, cacciando fuori il tesserino.
    From Germany !...
    West Germany !....
    Rispondono in coro.
    We are going to Stromboli !.
    Island of Stromboli !.
    Già una volta le Germanie erano due.
    Attenti che il vulcano ogni tanto lancia qualche grosso masso per aria…
    Ma come minchia glielo traduco ?.
    Penso.
    Quelli mi guardano meravigliati, chiaramente non hanno capito una mazza.
    Nulla, nello zaino non hanno nulla.
    Di solito qualche spinello se lo portano sempre di scorta, visto che sulle isole è difficile trovarli.
    Però stavolta non c’è ne hanno.
    Meglio così, penso, avremmo perso tempo inutile.
    Gli spinelli in genere c’è li lasciamo agli amici finanzieri che si appostano qui con i cani antidroga.
    Così poi si fanno fare anche loro un bell’articolo sul giornale.
    Adesso, passiamo a controllare l’amico informatore, o meglio, a fare finta di controllarlo.
    Ispettore ?.....
    Sento per radio.
    Ispettore !....
    La prego mi risponda!
    E’ una cosa molto urgente !..
    Era il piantone.
    Dimmi Giovanni !.
    Dico, rispondendo alla radio.
    Ispettore !.
    Deve rientrare subito in Ufficio !.
    Giovanni !....In che senso devo rientrare….
    Ma scusami sono impegnato qui per un servizio….
    Puoi dirmi almeno di che cosa si tratta ?..
    Gli chiedo.
    No !...
    Non posso dirle nulla per radio, glielo devo dire di persona !.
    Mi risponde.
    Ma che cosa mi devi dire ?...
    Ispettore !....
    Va bene o capito !.
    Alla fine gli dico rassegnato.
    Mimmo ?...
    Dico al collega.
    Si, dimmi Franco !.
    Mi risponde lui.
    Facciamo una cosa.
    Gli dico ancora.
    Tu resta qui e vedi cosa ha da dirci l’amico che ci vuole parlare.
    Io me ne torno in Commissariato, così vedo cosa ha di così importante da dirmi
    invece il piantone !.
    Tanto è qui vicino, a piedi in cinque minuti ci arrivo.
    Come vuoi tu, tranquillo, me la vedo io qui, vai pure tranquillo !.
    Dopo tutta questa sceneggiata che abbiamo fatto, penso che alla fine sia il caso di saperlo, cosa aveva da dirci, l’amico informatore, intendo !.
    Mi dice.
    Appunto ti faccio restare qui !.
    Io vado, ci vediamo più tardi !.
    Giunto al Commissariato, il piantone Giovanni, un appuntato già in pensione e richiamato per due anni, allora si poteva fare, è tutto sconvolto.
    Ispettore !...Ispettore !...
    Mi fa vedendomi.
    Calma Giovanni, cosa è successo, hanno ammazzato qualcuno ?...
    Gli chiedo !...
    No !, Peggio !...
    Ha telefonato il Vice Questore Vicario !.
    Mi risponde.
    Ma scusami Giovanni, ora ti siedi tranquillo, e mi racconti tutto con calma !.
    Cerco di rassicurarlo, ma la curiosità mi assale.
    Il Vice Questore Vicario, ha qui telefonato mentre lei era fuori !...
    Dice prendendo fiato.
    Questo l’ho capito !.....Continua !...Ed allora che voleva ?…
    Gli chiedo.
    Cercava del Signor Dirigente del Commissariato !.
    Gli dissi che era in ferie, ma Lui insisteva !.
    Ho provato a passare la telefonata nel suo alloggio di servizio su nella mansarda !.
    Ma nulla, non rispondeva !.
    Va bene, ed allora ?..
    Allora lui mi ha chiesto di poter parlare con una persona qualificata dell’Ufficio.
    Io gli ho detto che al momento non c’era nessuno di qualificato per poterci parlare !.
    Ma scusami Giovanni, io non c’ero, ma non c’era in Ufficio il maresciallo Calì ?...
    No |!...
    Come…No ?...Non c’era in Ufficio ?....
    No !.....Non c’era !.
    Allora Giovanni !.
    Gli dico.
    Vediamo un po’ di riepilogare.
    Il Vice Questore ha telefonato in Commissariato e giusto ?..
    Giusto è !.
    Mi risponde.
    Ti chiede di poter parlare con il Dirigente…è giusto ?..
    Giusto è !.
    Tu gli dici che il Dirigente è in ferie, anche se lui dovrebbe saperlo da se,
    visto che le sue assenze si comunicano in Questura, è giusto ?.
    Giusto è !.
    Ma lui insiste, ti chiede se magari è nel suo alloggio di servizio, è giusto ?
    Giustissimo è !...
    Ispettore !.
    Tu gli passi la chiamata, ma per ovvi motivi non risponde nessuno, è giusto ?..
    Anche questo giusto è !.
    Allora, lui ti chiede si poter parlare con chi lo sostituisce, giusto ?...
    Giusto è Ispettore !
    Proprio così mi disse !.
    Mi passi subito , chi lo sostituisce !.
    E tu hai detto che io non ero in Ufficio, giusto ?..
    Giusto !.
    Dissi così, perché lei effettivamente non era …..presente !.
    Va bene, ero fuori a giocare…ma lasciamo perdere.
    Quindi ti avrà chiesto, in mia assenza, di poter parlare con qualche altra, diciamo persona qualificata del Commissariato, è giusto ?..
    Giustissimo !.
    E gli dissi che non c’era al momento nessuno di questi, siccome anche il maresciallo Calì non c’era !.
    Benissimo !.
    Lo interrompo.
    Ma non poteva lasciare un messaggio a te di che cosa minchia volesse ?...
    Ispettore !...
    Quello era incazzato nero, peggio dei neri !...
    Se lei sentiva la sua voce !.....
    Intanto, la telescrivente, allora c’era solo quella, comincia ad azionarsi in modo vertiginoso.
    I tasti battono velocemente un messaggio in arrivo, il nastro si perfora con la velocità di un gran premio di formula uno.
    Appena finisce, strappo il foglio e lo leggo.
    Al Vice Ispettore….come mi chiamo io.
    At ore 9,20 odierne, scrivente, habet cercato comunicare con persona qualificata
    Ufficio P.S. indirizzo, senza poterlo fare punto
    Essendo orario piena attività lavorativa, trovo deplorevole tale circostanza summenzionata punto
    Pertanto est convocata domani ore 9,00 precise, presso Ufficio scrivente con giustificazioni scritte su accaduto punto
    Firmato Vice Questore Vicario, come si chiama lui.
    Perfetto !....
    Mi scappa di esclamare !.
    Intanto arriva Mimmo.
    Franco, cosa è successo ?...
    Leggi !.
    Gli porgo il telex.
    Minchia !....
    E’ l’unica cosa che gli viene da dire.
    Chiamo il Dirigente nel suo alloggio.
    Per fortuna era ritornato.
    Lo vado subito a trovare, e mi porto con me il telex.
    Lui lo legge.
    Ma come mai non c’era nessuno di voi in Ufficio ?...
    Mi chiede.
    Di noi chi ?...
    Siamo solo io e Calì, per ora.
    Gli rispondo.
    E gli spiego il tutto dettagliatamente.
    Lui, alza il telefono, mi dice di uscire fuori e chiama il Vicario, che tra l’altro è un funzionario suo pari di corso.
    Dopo una decina di minuti abbondanti, mi apre la porta e mi fa rientrare.
    Io, Pino, (era il nome del Vicario), proprio non lo capisco !.
    Mi dice, facendomi segno di sedermi.
    Mi ha cercato solo per dirmi che ci dobbiamo vedere oggi pomeriggio a Messina, alla cooperativa ove abbiamo gli alloggi in costruzione !.
    Poteva lasciarlo tranquillamente detto al piantone !.
    Ma lui cercava una persona qualificata, pensavo tra di me.
    mica poteva dirlo al piantone che cercava lei per farsi i suoi cazzi personali !.
    Mi ascolti.
    Mi dice.
    Lei adesso faccia un a dettagliata relazione di servizio, ove dice che doveva vedere necessariamente quell’informatore, e domani gliela vada a portare.
    Gli ho già parlato io, la storia è finita qui.
    La ringrazio dottore !.
    E la prossima volta, prima di uscire, si assicuri che in ufficio ci sia almeno uno di
    voi !
    Stia tranquillo dottore !.
    La prossima volta dall’Ufficio non ci esco più, neppure se arriva una chiamata che stanno compiendo una strage.
    Mi scappa di dirgli.
    Scendendo le scale, incrocio Calì.
    Franco ?.....
    Ma cosa è successo ?.....
    Giovanni, il piantone mi ha detto che il Vice Questore Vicario è furioso contro
    di noi !.
    Mi dice subito, tutto preoccupato.
    Contro di noi ?......
    Contro di me !...
    Vorrai dire, stattene tranquillo !.
    Ma mi devi scusare, io come tu sai di solito non esco mai, con tutte quelle cartacce che ho da sbrigare all’Ufficio Personale !.
    Però stavolta, mi sono ricordato che oggi a pranzo avevo ospiti, così sono dovuto andare al mercato a prendere del pesce fresco.
    Sai, volevo fare bella figura !.
    Fregatene Nino !.
    Vuol dire che doveva succedere !.
    Mimmo ?....
    Si Franco !.
    Domani si va a Canossa a fare penitenza.
    Preparati il saio !.
    Quel pomeriggio, scrivo la mia relazione piena di tutti i dettagli.
    Non appena finito, dopo averla riletta almeno dieci volte, la faccio vedere al Dirigente nel suo alloggio privato.
    Lui la legge tutta attentamente e mi dice che va bene.
    Mi raccomanda di non dire nulla a quello che il Vicario mi dirà, di non replicargli per nessunissimo motivo ed a chiedergli solo scusa.
    Farò come dice lei, dottore !.
    E grazie ancora per il suo intervento in mia difesa.
    Gli dico congedandomi da lui.
    La mattina dopo, partiamo di buon ora.
    Sono le otto in punto.
    Era l’antivigilia di natale, e quella mattina ero proprio da solo in Ufficio, siccome il buon maresciallo Calì aveva chiesto un giorno di riposo.
    Vedendomi uscire, il piantone, mi guarda un po’ perplesso.
    Ma se viene qualcuno a sporgere una denuncia, cosa gli devo dire ?...
    Mi chiede incuriosito.
    Mandalo dai Carabinieri !.
    Gli rispondo.
    E se viene qualcuno a cercarla personalmente ?...
    Digli che sono a Canossa !.
    Dove scusi ?....
    A Messina in Questura, siccome convocato per comunicazioni urgentissime !.
    Taglio corto.
    Alle nove spaccate, sono dietro la sua porta, che è aperta.
    Do una sbirciata dentro, ma la sua scrivania vedo che è vuota !.
    Il Signor Vice Questore Vicario…… non c’è ?...
    Chiedo alla sua segretaria.
    Questa, alza la testa e la vedo con il telefono in mano, sarà intenta a spettegolare con qualche altra sua collega, penso, ma le dico timidamente……
    Mi scusi signora !.
    Non me ne ero accorto che lei era impegnata !.
    Questa, posa il telefono, e mi guarda tutta indispettita.
    Ma lei l’ho guardato il calendario ?....
    Mi chiede,
    Certo che si !.
    Rispondo.
    Il Commendatore è in giro per la città a fare gli auguri di natale !.
    Ma….mi ha convocato qui per le nove in punto !...
    Enbe ?!....
    Si accomodi in sala ed aspetti che ritorni !.
    Franco, mi dice Mimmo, sentimi a me !.
    Andiamoci a sedere che è meglio !.
    Si !.
    Accomodiamoci pure, che comincia la penitenza !.
    E che penitenza sia !.
    Si fanno le nove, nulla.
    Si fanno pure le dieci, nulla, tutto tace.
    Franco ?..
    Dimmi Mimmo.
    Che dici c’è lo andiamo a prendere un caffè ?..
    Ma si !,
    Gli rispondo.
    Tanto l’Amico illustrissimo sarà ancora in giro per la città a stringere le mani delle Autorità !.
    Basta però, osservo riflettendoci su, che non ci diano un caffè alla
    Gaspare Pisciotta !.
    Completo di veleno intendo, quello espresso, formato Ucciardone !.
    Ma dai Franco !...
    Non li fare così disumani !.
    Se ti deve fare fucilare, che spizio ci prova a farti semplicemente avvelenare ?..
    Mi hai convinto Mimmo, andiamo !.
    Torniamo di li a poco e ci riaccomodiamo.
    Si fanno le undici, nulla.
    Si fa pure mezzogiorno, nulla di nulla.
    Ma tu pensa un po’ !.
    Ieri, per mezzora che in Ufficio non c’era nessuno “qualificato”, ha fatto un casino del diavolo !.
    Stamattina che per tutte e sei ore di fila, non c’è nessuno proprio, e pure
    a “comando suo”,…. tutto va bene !.
    Franco ?...
    Si !, Dimmi pure Mimmo.
    Tu loro non li capisci, ammettilo !.
    No !.
    Non li capisco, ma…. mi adeguo !.
    Frase presa da un programma tv dell’epoca, “Quelli della Notte”, del grande Renzo Arbore.
    Era solito dirla il compianto Professor Pazzaglia.
    Si fa pure l’una, ed ancora nulla.
    Corridoi deserti, vedo solo gente che sbuca ogni tanto, scambiandosi velocissimi auguri tra di loro, tipo stammi bene, salutami anche Ciccino e cose del genere.
    All’una e quindici, accade qualcosa.
    Il Vice Questore Vicario, fa il suo ingresso nel corridoio che porta al suo Ufficio.
    Vi entra dentro e chiude pure la porta.
    Mi affaccio alla porta della signora sua segretaria.
    Io, sono sempre qui !...
    Le dico, timidamente.
    Ah !...
    Fa lei distratta, girandosi, sempre con il telefono in mano.
    Pensavo se ne fosse andato !...
    Che pazienza che ha !.
    Adesso, informo il Commendatore !.
    Lo sa ?...
    E’ appena ritornato !.
    Lo so !.
    Le rispondo molto semplicemente.
    All’una e trenta, mi fa chiamare.
    Entro, con la faccia di uno che ha solo sei ore che aspetta e che sa di andare al patibolo.
    Mi guarda, ma non mi dice nulla.
    Prende il codice penale che ha sulla scrivania e lo sfoglia !.
    Ah !.
    Esordisce.
    Quando il gatto non c’è, i topi ballano !.
    Si riferiva all’assenza del nostro Ufficio del Dirigente.
    Pensavo….
    E pensavo pure, ma guarda che bella considerazione che questa testa di minchia ha di noi !.
    Ci paragona a dei i topi !....
    Commendatore, mi scusi tanto !.
    Non succederà più !.
    Gli dico proprio, come mi ha suggerito il mio Dirigente.
    Ah !...
    Lo credo bene !...
    E quello, comincia a fare considerazioni su considerazioni, morali su morali, io ligio sempre dei consigli ricevuti, anche se volevo dirgliene di tutti i colori,
    Tipo, ma “pezzo di minchia, tu cercavi il tuo collega per una cosa tua personale, e ora me ne fai una ragione di stato ?...
    “Ed adesso che stamattina a capriccio della signoria sua che mi ha fatto fare sei ore di anticamera assolutamente inutili, e stamattina in Commissariato non c’è proprio nessuna persona “qualificata !”….
    Bene Eccellenza sua, adesso….Come la mettiamo ?” ...
    Ma me ne sto zitto in religioso silenzio e lo ascolto impassibile.
    Proprio come quando durante le manifestazioni a Milano ci tiravano addosso le monetine.
    Noi eravamo nervosissimi, la voglia di reagire ci saliva dal di dentro.
    Fermi !....
    Urlava il brigadiere.
    Fermi !....Fermi !...Fermi !....
    Fermo !...
    Mi urlo dentro di me, io !.
    Alla fine del suo bel discorso, lo guardo e gli dico.
    Commendatore ?...
    Lei mi ha richiesto una dettagliata relazione giustificativa.
    Eccola qui !.
    E con un gesto di cortesia gliela porgo.
    No !....
    Non la dia a me !...
    Dice tutto inviperito !.
    La porti al Capo di Gabinetto !.
    Adesso, può andare ispettore !....
    Ispettore ?... Topastro roditore !...
    Vorrà dire !...
    Ma questo per ovvi motivi, solo lo penso.
    Esco dal suo Ufficio, non nascondo che mi sento molto sollevato.
    Mimmo mi vede e mi guarda.
    Pensavo che ti sarei venuto a portare le sigarette al carcere oggi !...
    Mi dice ridendo.
    Tu scherzi, ma c’è mancato poco !.
    Gli rispondo.
    Ma adesso c’è ne possiamo andare,… finalmente ?....
    Sai il mio stomaco….reclama !.
    Eh no !...
    Adesso c’è lo scoglio Capo di Gabinetto !.
    Il Capo di Gabinetto, appena gli busso, mi dice di entrare.
    Gli spiego che il Vicario mi ha “ordinato” di lasciargli la relazione di servizio.
    Manco a dirglielo….
    Comincia a dire…
    Ed io che cosa me ne dovrei fare di questa roba ?.....
    Dottore, questo mi ha ordinato, e questo faccio.
    D’accordo la lasci qui, e….può andare !.
    Lo prendo immediatamente in parola.
    Tutto finito è….?...
    Mi chiede Mimmo.
    Stavolta Tutto Finito è !.
    Ma dimmi, hai detto che il tuo stomaco fa le bizze…Vero ?
    Vero !.
    Dov’è quella trattoria a Ganzirri dove fanne delle cozze alla Messinese, davvero divine ?.......
    Minchia Franco !.
    Ci andiamo subito….
    Paghi tu ?...
    E’ chiaro che pago io !.
    Gli rispondo.
    Detto questo, siamo già per strada.

    Fine della storia.
    _________________

    ESTORSIONE
    Alias vera emergenza criminale.


    Nelle ultime settimane, si stavano moltiplicando
    degli incendi notturni in danno di esercizi commerciali.
    Per una cittadina di trentamila abitanti, tutto sommato
    estranea, almeno sino a quel momento a grossi fenomeni malavitosi, si stava già cominciando a parlare di vera e propria emergenza criminale.
    Anche noi, seguivamo dal Commissariato, l’evolversi
    delle cose con una crescente preoccupazione.
    Dopo l’ennesimo attentato notturno, il Dirigente ci convoca nel suo Ufficio.
    Signori, voi che ne pensate ?...
    Di quello che sta succedendo ultimamente, intendo !.
    Ci chiede, trapelando una certa inquietudine.
    Stiamo allertando tutti i nostri informatori, Dottore !.
    Qui, anche se non esiste una vera e propria cosca come nei centri
    vicini, c’è sempre il gruppetto storico che lei ben conosce.
    Non sono ai livelli “doc” di altri posti, questo è vero, però noi riteniamo che loro
    centrino in qualche modo in quello che sta accadendo.
    Così ci sussurrano i confidenti.
    Uhm, voi dite che siano loro ?....
    Però io ho parlato direttamente con il capo storico e carismatico della malavita della città !.
    Ci dice lui, spiazzandoci tutti completamente.
    E mi ha assicurato che ne lui e neppure quelli che dite voi, c’entrano nulla !.
    Ed io, in base alle argomentazioni che mi ha portato, sono orientato a credergli !.
    Se lo dice lei, sarà così !.
    Gli dice Pippo, il mio collega sovrintendente capo.
    Lui, preso atto, che noi non ci capivamo niente di niente, continua.
    Ma davvero ci mandano i “Mobilini” ?...
    (Nda: Mobilini è un nomignolo in codice nostro per chiamare gli appartenenti della Squadra Mobile)
    Mi chiede Mimmo tutto serio, non appena mi vede uscire dall’Ufficio del Dirigente.
    Si, è proprio così !..
    Pare che ci sia una vera e propria emergenza “Milazzo”, quindi occorre
    personale specializzato in materia !.
    E chi è migliore in materia della “leggendaria Squadra Mobile di Messina ?...
    Gli rispondo.
    Ma perché….noi che cosa siamo ?....
    Mi chiede ancora lui.
    Noi, carissimo, siamo solo degli Agentucoli da strapazzo, roba da “provincia”, quelli della campagna insomma!.
    Buoni solo ad indagare solo se a Ciccino Cusumano gli hanno fregato la cesta dei piselli dal suo orticello !.
    Qui invece ci vuole gente della città, poliziotti di mestiere !.
    Hai capito ora ?....
    Gli rispondo.
    Ma che fai Ispettore …mi sfotti ?...
    No, non mi permetterei mai, con te Mimmo !.
    Parlo proprio serio.
    Ed indovina chi ci mandano ?...
    Gli chiedo stavolta io.
    Perché, tu già lo sai chi verrà della “Mobile” ?...
    Più o meno…..
    Non mi fare stare sulle spine Ispettore, dimmi tutto !.
    Mentre il dottore parlava, gli è squillato il telefono.
    Gli dico.
    Ho inteso solo “D’accordo Ispettore Capo Macrì “…..vi aspettiamo domani !.
    Macrì ?....
    Salvatore Macrì ?......
    Mi domanda stupito.
    Si !...
    Proprio lui !.
    (Nda: Ricordo che i nomi sono totalmente alterati, per ovvi motivi).
    Ma Salvatore non fa parte, scusami della squadra omicidi ?...
    E qui si presumono… delle estorsioni !...
    Che minchia c’entra la squadra omicidi con delle presunte estorsioni ?....
    Niente !.
    Gli rispondo semplicemente.
    Appunto !.
    Mi dice lui.
    Vorrà dire che se c’era una “emergenza omicidi”, ci mandavano
    i falchi della squadra “antiscippo”completi di moto rombanti !...
    Ma che minchia vuoi che ti dica ancora Mimmo ?...
    Tu lo sai meglio di me come funziona !.
    Questi vengono qui solo a “fottersi” una decina di giorni di missione fuori sede e pranzi e cene a sbafo !.
    Tanto per mettere una firma su di un rapporto finale congiunto con noi, tanto per dire…Avete visto ?...Noi c’eravamo !...
    Me ne torno a casa, pensando seriamente di avere sbagliato mestiere.
    Avevo un avvenire assicurato come giornalista, ma chi minchia mi ci ha portato nella Polizia ?...
    L’indomani mattina però, arrivando in Commissariato, vedo il piantone che mi aspetta davanti alla porta.
    Ispettore !....Ispettore !....
    Mi dice lui tutto visibilmente concitato.
    Calma… Carmelo !...Calma !.
    Dimmi tutto con calma.
    Lo tranquillizzo.
    I Carabinieri !....I Carabinieri !....
    Carmelo ?...
    Ma vuoi startene calmo ?!....
    E magari mi dici poi cosa è successo !.
    I Carabinieri stanotte hanno arrestato gli autori di un attentato incendiario in danno della farmacia “Beselli” !.
    Mi dice stavolta lui tutto di un fiato.
    Minchia !.
    E l’unica risposta che mi viene.
    Intanto vedo arrivare Mimmo.
    Prendi le chiavi della macchina che andiamo !...
    Gli dico.
    Lui mi guarda e mi chiede.
    Andiamo, ma dove andiamo ?....
    Dai Carabinieri !...
    Adesso per strada ti racconto tutto.
    Arrivati alla Compagnia dell’Arma, il piantone ci guarda mentre
    parcheggiamo.
    Questa macchina non può stare qui !
    Ci dice in modo perentorio.
    E perché mai non ci può stare ?...
    Gli chiede Mimmo.
    Perché questa non è una macchina dei Carabinieri !.
    Va bene collega, ora ti dimostro che “questa” macchina qui è invece proprio a casa sua.
    Gli risponde Mimmo.
    Quello lo guarda perplesso, e si pone le mani al mento dubitoso.
    Mimmo, comincia ad esporre la sua argomentazione esplicativa.
    Dunque, chi paga l’affitto di questa caserma ?....
    Gli chiede.
    La Prefettura !.
    Risponde deciso il piantone.
    E chi paga questa autovettura ?....
    Uhm…indugia quello.
    La Prefettura !.
    Gli dice deciso Mimmo.
    Giusto !.
    Risponde il Piantone convinto.
    Quindi, concludiamo che questa macchina qui è a casa sua !.
    Giusto ?...
    Giusto !.
    Intanto, arriva il Maresciallo Nino Ricca, il comandante del Nucleo Operativo, che sentendo la discussione, ci guarda e ci dice ridendo.
    “Disgraziati !”
    Vi bagnate il pane con lui, vero ?...
    Non è colpa nostra Nino !.
    Gli dico subito.
    E’ stato lui a cominciare !...
    Va bene va bene, scommetto del perché siete qui.
    Mi chiede.
    Hai vinto la scommessa Nino !.
    Gli rispondo.
    Chi avete arrestato stanotte ?..
    Vieni dentro con me, che ti racconto tutto.
    Mi dice infine lui.
    Mi racconta che una pattuglia della loro Radiomobile ha beccato in flagranza
    i fratelli Rosselli, proprio subito dopo l’ennesimo attentato incendiario
    avvenuto stavolta in danno della farmacia Boselli.
    Erano poco distanti, ed avevano in tasca ancora una bottiglia piena di benzina ed uno straccetto.
    E’ chiaro che sono stati loro.
    Stamattina, facciamo la direttissima, ti do una copia del nostro verbale di arresto.
    Il verbale, tornato in ufficio, me lo leggo tutto di un fiato.
    Dico così, perché non è che abbiano poi scritto così tanto.
    Poche parole, proprio l’essenziale dell’essenziale ci hanno messo.
    Buon giorno a tutti !.
    Sento una voce che proviene dal corridoio.
    Ciccio ?...
    Cicciuzzo carissimo ?...
    Come stai ?...
    Stavolta non solo la sento la voce, ma anche vedo chi la esprime, siccome praticamente è sulla soglia del mio Ufficio.
    Salvatore !....
    Ispettore Capo dei Capi, Salvatore Macrì !...
    L’uomo che da solo risolse tutti e dico tutti gli omicidi perpetrati in Messina e provincia ed anche qualcuno spingendosi pure verso Catania ?!...
    Che fai Cicciuzzo, mi sfotti ?...
    Non ci penserei neanche, a sfottere una “leggenda vivente” come te!...
    E con lui, vedo anche il resto della sua squadra, Gigi, Domenico & Co..
    “Salvator’s Band”, appunto.
    Già sei arrivato, e già te ne puoi anche andare !...
    Gli dico secco.
    Che fai,….. ci cacci via ?...
    Lungi da me a pensare una cosa del genere !.
    Solo che, l’emergenza Milazzo, diciamo che è finita !.
    Ciccio !....
    Oggi mi sembri particolarmente sibillino !..
    Che vuoi dire, spiegati meglio !.
    Mi fa lui.
    Che i presunti estorsori, sono già stati arrestati dalla “concorrenza”…
    Da chi scusami ?..
    Mi chiede facendo la faccia da teatrante.
    Si, perché dovete sapere che Salvatore, più che parlare recita.
    Mima i suoi discorsi con gesti plateali che dire che fa teatro, è cosa minima.
    Dai Carabinieri, Salvatore, dai Carabinieri, toh, leggi qui !
    E gli porgo il verbale di arresto.
    Minchia !...
    Esclama con espressione davvero sbalordita.
    Davvero me lo dici ?...
    Se ti sembra che scherzo, ti comunico che proprio adesso è in corso il processo per direttissima.
    Ma a te, i carabinieri ti danno i verbali che fanno ?...
    Certo che si.
    E come mai ?..
    Perché i miei verbali di arresto glieli do anche io.
    Anzi, se ci vuoi venire, ci stavo proprio andando.
    Andiamo, andiamo !...
    Giunti alla Pretura, allora c’era ancora, oggi si chiama Sezione Distaccata del Tribunale, ti scorgo proprio nell’atrio della splendida villa Liberty ove ha sede in Milazzo, il maresciallo Nino Ricca, così nero in faccia, che più nero non si poteva.
    Manco a tingerlo con un carboncino da chiaroscuro.
    Nino ?..Ma che cosa è successo ?...
    Gli chiedo.
    Affanculo tutti !...
    Giudici Onorari, Avvocati ed assimilati !.
    Tutti affanculo se ne devono andare !...
    Li hanno assolti e già mandati via, ecco quello che è successo !.
    Mi risponde con gli occhi fuori dalle orbite.
    Nino, calmati !.
    Gli dico.
    Calmati un corno !.
    Questo non è stato un processo, è stato una vera e propria farsa con comica finale!.
    La bottiglia di benzina c’è l’avevano siccome ne erano rimasti senza.
    E la macchina guarda caso era ferma proprio li vicino, e proprio senza benzina.
    E gli hanno pure creduto !.
    Risultato assolti per non aver commesso il fatto !.
    Ma che lavoriamo a fare, ….me lo dici ?...
    Va bene Nino, diciamo che ci avete provato !.
    Gliela butto così.
    Rientro in Ufficio, penso però allo scarnissimo verbale di arresto
    che avevo letto il giorno prima.
    Nino, penso tra di me, avrai pure ragione, però a mio avviso siete stati un po’ troppo frettolosi, non avete saputo scrivere bene.
    E questo, riapre tutti i giochi, ed anche le indagini !.
    Solo che adesso, sappiamo chi cercare, perché è chiaro e limpido che sono stati loro.
    Mentre penso questo, dalla soglia dell’Ufficio, sento la solita vocina di Salvatore.
    Cicciuzzo ?..Ciccio carissimo ?....Hai visto ?....
    A quanto pare, mi dovrai sopportare !...
    L’emergenza a quanto pare tutt’altro che finita è !.
    E tu, ci volevi già cacciare via !.
    Ma che mi dici Totò ?...
    È davvero per me un vero piacere avervi qui !.
    Ciccio, ma mi stai sempre a sfottere ??!.
    Domenico !...
    Dice ad uno dei suoi,
    Vai subito al Comune, prendi tutti gli anagrafici di questi fratelli… Rosselli !.
    Debbo sapere tutto di tutto e dissi tutto di loro !.
    Chiaro sono stato ?...
    Chiarissimo fu, Ispettore capo !.
    Salvatore, se vuoi sapere chi sono questi, guarda qui !.
    Gli porgo quattro fascicoli a seconda, (quelli riservati ai pregiudicati con copertina rigorosamente rossa, e con un numero 2° scritto bello grosso)
    Eccoli qua tutti e quattro, uno per uno !.
    Il loro padre è anche in carcere, e sta scontando una lunga condanna per il sequestro di persona a scopo di estorsione di quella bambina, ti ricordi ?...
    Certo !, Certo che mi ricordo !...
    E lo dice mettendosi le mani alla testa, sempre teatrante e plateale come al solito !...
    Ne ha parlato a lungo la televisione !...
    La piccola Evelina Campisi !...(nome chiaramente inventato, ma fatto davvero accaduto nei primi anni ottanta, nda)
    Caso risolto proprio da questo Commissariato, anche se accaduto nel Centro Nord !..
    Totò, ti ricordi benissimo !.
    Io direi di andare dal Dirigente e vedere un po’ che cosa ne pensa lui.
    Gli dico guardandolo serio.
    Sai, visto che il Processo è stato in Pretura, a questo punto io direi di coinvolgere la Procura della Repubblica di Messina, anche perché, ti dico adesso un’altra cosa.
    I fratelli Rosselli, sono degli ottimi clienti dell’avvocato Vice Pretore Onorario che ha tenuto l’udienza di oggi !.
    Minchia !....
    Davvero me lo dici ?....
    Mi fa lui tutto serio.
    Davvero !.
    Andiamoci subito, allora, e mi prende a braccetto.
    Sai, se lui alza il telefono, a lui si che lo sentono i Magistrati !.
    In effetti il Dirigente la pensava come noi.
    No, non hanno risolto proprio un bel nulla.
    Ci dice.
    In realtà da quello che mi state facendo leggere, hanno scritto solo quattro righe di emerite minchiate !.
    Però, come dite voi, è chiaro che sono stati loro !.
    E quelli, ora che sono liberi, colpiranno sicuramente di nuovo.
    Ho parlato con il Procuratore.
    Il Pretore, lasciamolo fottere, dopo quello che è successo.
    Del resto, il reato è di competenza della Procura della Repubblica.
    Minchia !.....Ci aveva già anticipati !.
    Pensavo tra di me.
    Io ritengo che la farmacista, come si chiama lei….
    Ci chiede guardandoci…..
    La Boselli !.
    Gli dico deciso.
    Ecco, la Boselli, appunto !..
    Ritengo che lei ne sappia molto su quanto le è successo.
    Mi risulta che era in prima fila al processo di stamattina, e che è uscita dalla Pretura, che era nera come la pece che c’è in spiaggia.
    Lo credo bene, dottore !.
    Osservo.
    Appunto, quindi proprio per questo ho pensato di mettergli il telefono sotto controllo, sia quello di casa che quello della farmacia.
    Sentiamo come commenta la cosa !.
    Per telefono, parlerà a ruota libera, non sospetterà di certo di essere sentita.
    Inoltre penso anche che dopo aver colpito, i fratelli Rosselli, sicuramente la contatteranno per chiederle il pizzo.
    Meglio essere pronti.
    Ed a maggior ragione lo faranno adesso, visto che si sentono sicuri per essere stati pure assolti da quel venduto di Vice Pretore.
    Dottore ?....
    Dice Salvatore.
    E’ un ottima idea la sua !
    La pensavo preciso come a lei !..
    Che ruffiano !.
    Penso tra di me.
    D’accordo allora signori !.
    Andate subito a Messina a ritirare i decreti d’intercettazione, che si comincia già oggi pomeriggio.
    Ho parlato anche con la Sip (Ora Telecom), non appena glieli portate, attivano subito
    la linea.
    In effetti i decreti erano già pronti, Salvatore conosce bene il funzionario della Sip.
    dopo vari arruffianementi vari nei suoi confronti, quello c’è li consegna seduta stante.
    Certo che questi non sono come i suoi di Napoli !...
    Gli dice Salvatore, alludendo alle sue origini partenopee.
    Lo credo bene !...
    Da noi i delinquenti sono doc !.
    Risponde lui..
    In effetti, la signora dottoressa e farmacista, alla cornetta era davvero un fiume in piena !.
    Sin dalle sue prime telefonate, l’argomento era sempre lo stesso.
    Il processo che si era tenuto a carico dei presunti attentatori il giorno prima, e la loro subitanea assoluzione !.
    Però !...
    Pensavo, ascoltando le sue telefonate.
    Questa parla di indagini fatte a minchia, di un processo tenuto da un giudice che poi è il loro stesso avvocato difensore con una dovizia di particolari davvero “inediti”.
    Racconta, parlando con una sua collega anche lei farmacista, che qualche giorno prima i fratelli Rosselli erano andati nella sua farmacia e le avevano fatto delle minacce non tanto poi velate, descrivendole con molta cura.
    Dottoressa ?...
    Lo sa che lei ha proprio una bella farmacia ?...
    Peccato però che con tutte queste bombole di ossigeno che ci sono,
    potrebbe accaderle qualcosa di tragico !...
    Sa, l’ossigeno è roba altamente infiammabile !.
    Così mi hanno detto quei bastardi !.
    Ti giuro Lina !..
    Diceva alla sua collega, ed io sentivo e scrivevo il tutto.
    Pezzi di farabutti !...
    Così gli ho detto, Lina !.
    Ma che pensate, di spaventarmi ?...
    Andatevene subito via o chiamo i Carabinieri !.
    Lei, quindi li aveva praticamente “buttati “ fuori dal locale,
    Questo però ai Carabinieri non lo c’è hai raccontato dottoressa Boselli !.
    Pensavo sempre, pensavo e trascrivevo.
    Praticamente quindi l’attentato da lei subito, era già diciamo “nell’aria”, se lo aspettava, l’avviso lo aveva già ricevuto.
    Quel tipo ?...
    Quello più anziano !...
    Quello che ha la spaghetteria vicino al porto !....
    Continuava a confidare alla sua collega a mo’ di sfogo.
    Quello, lo sai che cosa a fatto ?...
    Nel corso del processo, si è alzato ed ha preso la parola !.
    Io, sono un diffidato di Pubblica Sicurezza, e me ne vanto !..
    Ti giuro Lina, ha detto proprio così !.
    I fratelli Rosselli, sono una mia creatura !.
    State processando degli innocenti !.
    Ed il Giudice, quel venduto di Pinuccio Baldo (nome chiaramente inventato),
    invece di farlo sbattere fuori dall’aula, lo ha pure fatto parlare !.
    Ma ti rendi conto ?...
    Minchia che processo che deve essere stato, pensavo, aveva ragione Nino ad essere incazzato come una bestia !...
    Pensavo, pensavo e trascrivevo.
    Qui, c’è da fare pure una bella relazione alla Procura Generale !.
    Questo Vice pretore, non deve essere in ogni caso più riconfermato nell’incarico, come minimo !.
    Ma intanto, avevo capito chi era il tipo della spaghetteria !.
    Infatti lo avevo proposto per la diffida proprio io in persona,
    Così, almeno adesso sappiamo anche chi li manovra questi minchia dei Rosselli !.
    Poi c’è pure quello scemo !.
    Continuava a dire la Boselli alla sua collega.
    Lo scemo !, Si proprio lui.
    Quello che fa da cagnolino ai fratelli, gli fanno fare praticamente
    quello che vogliono !.
    Ed ho capito anche chi è questo qui !.
    Dico, schioccando le dita.
    Dario Lantani !.
    Persona più volte vista accompagnarsi a loro !.
    Il quadro ora è completo !...
    Pensavo.
    Pensavo e trascrivevo.
    Ciccio ?...
    Come va l’ascolto ?...
    Mi dice il collega “Mobilino” entrando nella sala intercettazioni.
    Benissimo Salvatore !.
    Davvero Benissimo, per non dire, proprio di lusso !.
    Dopo aver ascoltato il tutto, Salvatore è non dico che è entusiasta ma addirittura euforico !.
    Fantastico, fantastico !.
    Ora si che ci siamo !...
    Ora si che esiste un quadro completo della situazione accaduta !.
    Salvatore ?...
    Lo interrompo.
    Però, andando poi a stringere abbiamo solo le parole che scatascia a fiume la farmacista, ma come altro non c’è nulla.
    Bisogna ora trovare dei riscontri, se no siamo al punto di partenza.
    Se li hanno assolti sebbene trovati con la bottiglia di benzina in mano, figurati cosa minchia gli possono fare con delle semplici parole, di una che poi ha poi pure il dente avvelenato con loro.
    E vero !...
    Verissimo è !....
    Però, ascoltami, mi hai detto che questo Dario Lantani, che bazzica con loro, è un po’ bacchettone.
    Me lo confermi ?...
    Tu pensa che i Rosselli sono sui venti anni, questo ne ha trentacinque passati e si fa comandare a bacchetta da loro.
    Tu come lo definiresti un tipo del genere ?..
    Gli chiedo.
    Un grandissimo Bacchettone !.
    Mi risponde.
    Appunto !.
    Mandiamolo a chiamare !.
    Fa lui.
    Ma, Salvatore, sei sicuro che così non scopriamo gli altarini ?..
    No !.
    Se questo è bachettone come tutte le sue caratteristiche indicano che sia, ci può mollare lui le prove di conferma che ci servono per confermare le sole parole della Boselli.
    Tutto sta, nel farlo sapere parlare.
    Me la vedo io !.
    Se mi dici così, proviamoci pure.
    E quel tipo che gestisce la spaghetteria ?...
    Questo qui, lo hai capito che è quello che manovra tutte le fila ?...
    Certo che si, Salvatore !.
    Che mi dici di lui ?..
    Si chiama Saro Riposto, è diffidato di pubblica sicurezza.
    Questo, Salvatore carissimo, è un tipo molto rognoso.
    Da tempo lo sospettiamo di giri illeciti, però non si fa fottere mai.
    Dammi tempo che ti “percio”, (perforo) disse l’acqua al guscio della noce !.
    Ma le vostre volanti, non li hanno mai visti insieme tutti questi tipi….
    Relazioni i servizio sulla cosa ?....C’è ne sono ?...
    Niente di niente !., Salvatore.
    Sai, qui gli agenti sono tutti ormai locali e si girano dall’altro lato, quando camminano con la volante, sei ore per strada e non ti vedono a nessuno.
    Poi esco io, ed in cinque minuti ti vedo a tutti !.
    Male !, Cicciuzzo….malissimo !...
    Lo so !.
    Salvatore, quel tizio, Dario Lantani, è qui in sala che aspetta.
    Che faccio, dico al piantone di farlo passare ?...
    Gli chiedo.
    No !.
    Mi risponde lui.
    Fallo aspettare, e soprattutto, fallo “maturare” !.
    Ma..tu..ra..re !...e lo dice scandendo la parola in tutte le loro sillabe.
    Scusami.. ma io non ti capisco !.
    Che cosa aspettiamo ?...
    Gli richiedo.
    Cicciuzzo ?…
    Ciucciuzzo carissimo ?...
    Me lo dice con i suoi soliti gesti tutti plateali.
    Voi dei Commissariati avete l’abitudine che quando viene una persona nel vostro Ufficio, voi ve la dovete subito togliere davanti !.
    Sbagliato !....
    Sba.glia.tissimo è !.
    Devono aspettare almeno un ora a snervarsi per bene !.
    Mi risponde deciso.
    Salvatore ?...Oh Salvatore ?......
    Replico.
    Alla Squadra Mobile, fate solo polizia giudiziaria a tempo pieno !.
    Qui al Commissariato, accade che facciamo “anche” polizia giudiziaria.
    Per esempio, proprio adesso è incorso adesso uno sciopero improvviso alla Raffineria Mediterranea.
    Centinaia di operai sono sul piazzale !.
    Il Questore chiede notizie urgenti….la Prefettura, idem con patate !.
    Quindi ergo significa che devi lasciare fottere quello che stai facendo ed andare subito sul posto !.
    Ciccio ?...Oh Ciccio !.
    Se ci devi andare vacci pure !.
    Ti dissi che con questo me la sarei vista io, e me la vedrò io !.
    Aspetta….
    Alzo il telefono e chiamo l’appuntato che segue la Digos.
    Mario ?....
    Si Ispettore !.
    Prenditi la volante e vacci subito tu sul posto, ed accertati che non scoppino almeno delle sommosse !.
    Io ti raggiungo quando posso, ma se ci sono delle emergenze, chiama subito !.
    Va bene Ispettore !..
    Mi risponde.
    Ho parlato adesso con un sindacalista, la situazione sul posto al momento pare si agitata, ma tutto sommato è ancora abbastanza tranquilla !.
    Sa, quando ventilano improvvisamente decine di licenziamenti, gli animi si agitano abbastanza !.
    Lo capisco questo !.
    Restiamo d’accordo così allora, Mario ?.
    Si Ispettore, se c’è qualche emergenza mi faccio sentire subito.
    Dopo l’ora di attesa annunciata, finalmente lo facciamo entrare.
    Vorrei proprio sapere il motivo di questa vostra convocazione !...
    Dice lui tutto agitato.
    Sto aspettando almeno da un ora !...
    Ma che modi sono questi ?!.
    Paesano ?...
    Gli replica Mimmo tutto convinto.
    Qua le domande le facciamo noi !.
    Dettogli questo lo piglia e lo sbatte di forza sulla sedia.
    Prego !...
    Ora ti può pure accomodare !...
    Assistere ad un interrogatorio di Salvatore, era come assistere ad una recita teatrale.
    Si immedesimava così tanto nella parte che diventava davvero irresistibile.
    Accompagnava le sue parole ad una serie infinita di mimiche facciali e gesti vari che lo rendevano davvero un attore unico nel suo genere, quello filodrammatico !.
    Dico questo perché adesso da anni è in pensione, ma tornando a quel presente.
    Noi tutti, lo lasciamo fare e ci limitiamo ad assistere, trattenendoci davvero a stento dal metterci a ridere.
    Bacchetone !....
    Bac..chet..tone !...
    Scandendo stavolta bene le sillabe della parola.
    Gli dice guardandolo serio con gli occhi di fuori dalle orbite e con vari gesti a mo’ di “ora io ti mazzio come si deve !”.
    Tu sei solo un Bacchettone !|…
    Hai capito quello che sei ?...
    Quello lo guarda perplesso e se ne sta zitto.
    Ma lo sai che noi sappiamo tutto di te ?...
    Tutto sappiamo !...
    Bacchettone che sei !.
    Ma lo sai…… o non lo sai ?....
    Detto questo pone entrambe le sue mani in testa, come assorto nel suo pensiero.
    Si ferma per qualche minuto, assorto a pensare.
    I fratelli Rosselli !....
    Saro Risposto !...
    Tutto sappiamo !.
    Bac..chet..one che sei !...
    Lo guarda più serio ancora, mettendosi davanti a lui e guardandolo proprio dritto negli occhi.
    Gli punta il dito proprio sulla faccia.
    Ti conviene collaborare !...
    Devi solo collaborare con noi !.
    Colla..bo..ra..re !.
    Solo questo puoi fare !.
    Prende un attimo di pausa, si porta la mano sul mento, tutto serissimo.
    Non credo che tu abbia altre possibilità !.
    Gli urla puntandogli il dito proprio dritto davanti alla sua faccia.
    Maresciallo !...
    Dice Lantani alla fine tutto impaurito ed impressionato da quella vera e propria messa in scena
    Io non c’entro niente !...
    Hanno fatto tutto loro !.
    Io sono solo uno che essendo senza lavoro, cerco solo di avere qualche soldo nella tasca !...
    Mi capisce ora?...
    Bravo !....
    Bra….vo !....
    Bra…vissi…mo !.
    Così mi piaci !...
    Lo vedi che si siamo capiti subito ?....
    Lo vedi….??...
    Tutto serio, fa tre giri intorno a lui, con la mano al mento, tutto pensoso.
    Poi lo punta improvvisamente, e gli spara…
    Adesso, tu mi racconti tutto quanto !.
    Ci guarda.
    Ciccio, Mimmo, non dovevate andare a seguire lo sciopero ?...
    Andateci pure !.
    Adesso, lui, mi deve fare un bel racconto.
    Giusto ?....
    Lo guarda tutto serio di nuovo proprio di fronte.
    Quello, abbassa solo la testa, a mo’ di conferma.
    Si, Salvatore !.
    Gli dico.
    Noi andiamo, ci vediamo più tardi.
    Salvatore, se non ci fosse, bisognerebbe solo inventarlo !...
    Dico a Mimmo appena usciti.
    Sei di ritorno Cicciuzzo ?...
    Com’è andato lo sciopero ?
    Mazzate ?...
    Legnate ci furono ?...
    Mi chiede Salvatore, con la solita sua mimica gestuale.
    Che ti devo dire ?...
    Gli rispondo.
    Ho due palle così !.
    Sembravano scatenati, volevano andare ad occupare il casello autostradale e la stazione ferroviaria, poi fortunatamente è arrivato il sindacalista sapiente, quello che “c’è la sa”, a fare loro il discorso.
    Compagni !....
    State tutti tranquilli !,
    Così gli ha detto.
    Ho appena finito l’incontro avuto con la controparte !.
    Ho ottenuto ampia assicurazione che non partirà nessuna lettera di licenziamento.
    Ci sarà al massimo solo un po’ di cassa integrazione !.
    I vostri salari sono salvi !.
    Adesso tornate pure alle vostre famiglie !.
    Per ora gli hanno creduto e se ne sono man mano andati via.
    Almeno per stavolta è andata bene !.
    Ma tu, dimmi come è andata poi con il nostro amico ?..
    Gli chiedo a mia volta.
    Tieni, leggi, questo è il verbale.
    Lo prendo e me lo sbrano tutto sano sano.
    Minchia !.
    Mi scappa di dire.
    Ma questo praticamente ha “scatasciato” tutto quanto !.
    Più o meno.
    Adesso c’è solo da prendere queste dichiarazioni, mischiarle ad arte con le trascrizioni dell’intercettazione telefonica dell’amica farmacista , e stendere un bel rapporto giudiziario al Procuratore della Repubblica !.
    Quando cominciamo a farlo ?...
    Usciamo, mangiamo qualcosa, tanto per riempire un buco nello stomaco, e poi ci mettiamo subito al lavoro.
    Tu lo sai, il Dottore Dirigente, ci tiene a chiudere questo caso !.
    Certo che lo so, Salvatore !.
    Così, quella sera, sino a tarda ora, stiamo a leggere, scrivere, collegare tutti i punti utili tra le trascrizioni delle intercettazioni e le dichiarazioni rese a verbale da Dario Lantani.
    Sono importanti, siccome collegano lui, i fratelli Rosselli e Saro Riposto, indicato come vero e proprio organizzatore delle estorsioni, di cui i Rosselli sono solo gli esecutori materiali.
    E’ lui a suggerirgli chi colpire, e poi loro eseguono con rigorosa disciplina.
    Poi parte la richiesta, cinque milioni, è tutto si “aggiusta”.
    Molti, per non avere più guai, cedono subito e pagano.
    La farmacista però è ostinata e non molla.
    Quindi, la si deve colpire più forte del previsto.
    Bombe molotov, e per miccia hanno pure usato pezzi di stoffa dei tovaglioli
    della spaghetteria di Saro, dove avevano cenato la sera precedente all’attentato.
    Il giro si chiude insomma.
    Si Salvatore, lo possiamo stampare questo rapporto !.
    Dico alla fine convinto.
    Ed alla fine il rapporto venne “stampato” e regolarmente consegnato
    alla Procura della Repubblica di Messina
    Lo stavo leggendo e rileggendo, quando sento una voce provenire proprio dall’uscio del mio Ufficio.
    Disturbo ?...
    Era Nino Ricca, il collega Comandante del Nucleo Operativo.
    Nino !...
    Ma quando mai disturbi !.
    Entra, pure !.
    Ho saputo, mi dice, che avete continuato voi l’indagine sui fratelli Rosselli.
    Mi chiede subito.
    Certo che si !.
    Gli rispondo.
    Anzi, guarda qui, leggitelo pure.
    Gli porgo il rapporto che avevo tra le mani e glielo consegno.
    Coi Carabinieri, ho avuto sempre un ottimo rapporto.
    Nel senso che io facevo leggere loro tutto quello che facevo, e loro di ricambio facevano lo stesso con me.
    La mia porta per loro era sempre aperta, e di riflesso lo era per me anche la loro.
    Se lo legge tutto, il rapporto, con molta attenzione.
    Cazzo !.
    Ma ancora non ve li hanno fatti arrestare ?!...
    Esclama alla fine della lettura.
    Ancora no !...
    Però,….. siamo in attesa !.
    Gli rispondo.
    E’ vero !...
    Mi dice.
    Quell’arresto frettoloso in flagranza, ci ha un po’ paradossalmente tagliato le gambe !
    Io glielo avevo detto al Capitano che occorreva raccogliere altri elementi.
    Però, lui aveva una dannata fretta a chiudere il caso !.
    E così, è andata per come è andata !.
    Mi dice, sfogandosi.
    Nino ?...
    Tu non hai proprio nulla da rimproverarti !.
    Gli dico, e non solo per consolarlo.
    Lo so !.
    Mi risponde deciso.
    Però, vedi, se avessi avuto un po’ più di tempo, forse, avrei anch’io concluso la cosa molto differentemente per come poi è andata !.
    Fammi sapere se ci sono sviluppi !.
    Mi dice infine congedandosi da me.
    Ma ti pare ?...
    Salvatore coi suoi, era in procinto di ritornarsene nella sua sede d’orata della Mobile del capoluogo.
    Tanto, il suo lavoro ormai era finito.
    Per continuare, bastavamo noi comuni mortali del Commissariato.
    Ciccio ?...
    Cicciuzzo ?....
    Si Salvatore !.
    Stammi bene, anzi Benissimo !.
    Il tutto recitato con la sua solita mimica con braccia che si allargano e bocca piena di smorfie.
    Ciao a te Salvatore !.
    Ci rivediamo….
    Alla prossima emergenza criminale !.
    La giustizia è lenta ma inesorabile.
    Certo, il rapporto si consegna, poi lo si deve iscrivere al Registro Generale.
    E passa tempo.
    Poi lo deve leggere il Pubblico Ministero.
    E passa altro tempo.
    Ed io aspetto con calma.
    Passa almeno una settimana, ma poi arriva l’attesa telefonata.
    Sono il Giudice Istruttore Randelli !...
    Con chi parlo ?..
    Dica pure dottore !...
    Rispondo presentandomi a mia volta.
    Ispettore, dovrebbe venire qui da me a ritirare dei mandati di cattura da eseguire !.
    Arrivo subito Consigliere !...
    Gli dico sfregandomi le mani tutto contento.
    Mimmo ?....
    Dove minchia sei ?...
    Sono qui Franco !.
    Prendi la macchina che andiamo a Messina a ritirare “corrispondenza speciale”.
    Che cosa dobbiamo ritirare ?...
    Mi chiede lui un po’ sbigottito.
    Poi ti spiego per strada.
    Randelli, stava nel “Giudicato d’Istruzione”, con il vecchio codice si chiamava allora così l’Ufficio del giudice Istruttore.
    Ecco perché è passato tempo, pensavo.
    Il Pubblico Ministero, tanto per non sapere ne leggere e ne scrivere, ha visto bene di passare la palla al Giudice Istruttore, il quale fortunatamente ha visto giusto.
    Venite, Accomodatevi pure.
    Ci dice scorgendoci alla soglia del suo Ufficio.
    Quel rapporto che avete consegnato la settimana scorsa, insieme alla Squadra Mobile.
    Ci accenna.
    Si, c’è l’ho presente, Consigliere.
    Ho ritenuto, data la gravità dei fatti segnalati, di procedere all’arresto di quel tipo, Saro Riposto, siccome lo giudico essere il mandante delle azioni estorsive.
    E con lui il terzo dei fratelli…..come si chiamano ….
    Rosselli ??.
    Si !, Rosselli !.
    Proprio loro.
    Sapete, per gli altri due fratelli Rosselli, non posso al momento procedere.
    Sono stati già assolti al processo che si è tenuto in Pretura per direttissima, sapete che nel nostro ordinamento c’è il divieto di bis ed idem ?..
    Non si può essere giudicati per due volte per lo stesso reato.
    Si, lo sappiamo, infatti !...
    Però alla luce dei nuovi elementi che abbiamo segnalato, ci aspettavamo magari che venissero fatte loro ulteriori contestazioni.
    Lo so, Ispettore, ho studiato bene la cosa.
    Per loro, notificherete queste comunicazioni giudiziarie, li metto volentieri sotto processo, per estorsione aggravata, che è ipotesi di reato diverso dal danneggiamento cui erano stati processati, però non me la sento di arrestarli nuovamente.
    D’accordo Consigliere !.
    Dobbiamo aspettare però che torni la mia segretaria, sapete, visto l’orario, è andata a fare colazione.
    Guardo l’orologio, le dieci e mezza.
    Nell’attesa Randelli ci parla di un noto pregiudicato di Milazzo.
    Ci dice che lo dobbiamo arrestare a tutti i costi, siccome ha saputo
    da un suo conoscente che è un tipo molto pericoloso.
    Lo sappiamo pure noi, gli rispondo, non ci mancherà di certo l’occasione per farlo, lo rassicuro.
    Intanto passa un ora, e della segretaria non c’è ancora nessuna traccia.
    Penso tra di me.
    Qui nel Palazzo di Giustizia, al piano terra, c’è un bellissimo bar.
    Però, i signori impiegati, preferiscono andare al loro bar preferito, quello qua sotto non gli piace, siccome ci si perde pochissimo tempo ad andarci.
    E deve passare una mattinata sana.
    Per cui, suppongo, che la solerte segretaria e dottoressa, sia andata al suo bar preferito che sarà sicuramente dall’altra parte di Messina, se non direttamente sulle coste Calabre.
    Almeno, visto quanto ci sta mettendo.
    Noto che anche Randelli guarda l’orologio.
    Arriva al punto pure di scusarsi con noi per la lunga attesa.
    Sapete, di solito non ci mette così tanto.
    Il fatto è che lei deve necessariamente controfirmare i mandati, per cui la dobbiamo aspettare per forza di cose !.
    Non c’è problema consigliere, non si preoccupi.
    Siamo abituati ad aspettare.
    Lo tranquillizzo.
    Finalmente la segretaria ritorna, tutta affannata.
    Se la sarà fatta correndo, penso tra di me, sorridendo.
    Ritirati i mandati, previo congedo da Randelli, facciamo ritorno con l’acceleratore schiacciato tavoletta verso la città del Capo.
    Mimmo ?...
    Vuoi recuperare il tempo perso o mi vuoi fare rompere l’osso del collo ?...
    Gli chiedo tenendomi con tutte due le mani alla maniglia.
    Pensavo che avessi fretta Ispettore !.
    Fretta ?...
    Gli chiedo.
    E perché mai ?.
    Tanto quelli non ci scappano di sicuro !.
    Te lo posso garantire al limone !.
    Stiamo tornando proprio per l’ora di pranzo, li troveremo a tavola seduti tranquilli che mangiano.
    E noi, gli serviamo il digestivo !.
    Dice Mimmo tutto contento.
    Quando sapeva che dovevamo arrestare qualcuno, lui infatti diventava una vera e propria pasqua, si lucidava le manette e li teneva a portata di mano, pronte per l’uso.
    Il sorriso gli partiva da una orecchia e gli finiva direttamente all’altra orecchia.
    Sembrava proprio un bambino al quale avevano appena regalato una tavoletta
    della sua cioccolata preferita !.
    In effetti li troviamo proprio seduti a tavola intenti a pranzare.
    Del resto, pensavo tra di me, gli unici che non pranzano mai ad un orario regolare siamo proprio noi.
    Ci fosse una volta !.
    Saro Riposto, dapprima ci guarda sospettosi.
    Che cosa volete ?...
    Ci chiede aprendo la porta a metà.
    Polizia !,
    Ci faccia entrare signor Riposto.
    Ma dico ?...
    Questo è orario per disturbare i cristiani che mangiano ?...
    Si !.
    Dice Mimmo tutto convinto.
    Ma insomma, che cosa volete da me ?.
    Ci chiede ancora tutto serio ed indispettito.
    Che vogliamo ?...
    Che cosa vogliamo ?....
    Dobbiamo eseguire un mandato di cattura a suo carico….
    E glielo esibisco proprio davanti al viso.
    In altre parole mi dovete arrestare ?...
    Praticamente si !.
    Diventa tutto bianco in faccia e si siede pesantemente.
    Gli è passata di sicuro la voglia di mangiare.
    Penso tra di me.
    Maria ???....
    Chiama la sua convivente.
    Preparami la valigia, che stasera dormo fuori casa !.
    Questi qui mi porteranno via con loro.
    Nemmeno finisce di dirlo, che Mimmo gli piazza le manette.
    Il fratello Rosselli in compenso, ha fatto meno storie.
    L’unica che ha sbraitato per un po’ è stata solo sua madre.
    Lui, ci ha seguito zitto zitto come un cagnolino.
    Per rispetto di lei, Mimmo gli ha messo le manette solo dopo che siamo usciti di casa, in modo che non lo potesse vedere.
    Dottore ?...
    Dico bussando alla porta del Dirigente.
    Ispettore !.
    Si accomodi pure.
    Le comunico ufficialmente che l’emergenza criminale a Milazzo è finita !.
    Può chiamare i giornalisti, fare la conferenza stampa e tranquillizzare
    la cittadinanza.
    Detto questo, se permette, li abbiamo affidati, gli arrestati, alla volante per la traduzione al carcere.
    Se permette ancora, noi vorremo andare a mangiare qualcosa…
    Ma certo che potete, anzi, siete i miei ospiti !.
    Offro io.
    I giornalisti possono pure aspettare.

    Fine della storia.


    Sapete bene che qui c’è gente molto influente.
    Oltre che a me, stanno facendo pressioni molto forti sia in Questura che sullo stesso Prefetto.
    Insomma, emergenza Milazzo !.
    Mi scappa di dire.
    Lei ci scherza, ma la mia posizione si sta facendo insostenibile.
    Mi risponde subito.
    Dicono che noi c’è ne stiamo a guardare senza fare nulla !.
    Ho parlato proprio stamattina con il comandante del Nucleo Operativo
    dell’Arma.
    Anche loro sono preoccupati ed hanno forti pressioni.
    Stanno facendo dei turni serrati di sorveglianza notturni.
    Dottore ?....
    Gli dico.
    Ma loro sono in ottanta !...
    Più tutte le stazioni che ha la Compagnia !.
    Noi, siamo appena in quindici in tutto !
    Ed a fare la Giudiziaria solo in due !.
    Lo so, lo so Ispettore !.
    Non mi dice nulla di nuovo !.
    Per me, Vice Questore Primo Dirigente, firmare un foglio di servizio che comanda una manciata di uomini, mi fa solo pena e basta !.
    Per questo ne ho parlato con il Questore.
    Mi ha assicurato che ci ha distaccato un nucleo della Squadra Mobile della Questura !
    Domani stesso saranno qui e ci resteranno sino a cessata esigenza.
    Arriva “La difficile”….allora !.
    Mi scappa sempre di dire….
    Arriva !.
    Mi raccomando, mettetevi subito sotto con loro.
    Questa situazione si deve risolvere !.
     
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    Piantonamento in OspedaleEra insomma proprio il classico collega “medio” !.
    Uno di quelli che dice, ma in fin dei conti a me chi minchia me lo fa fare ad impegnarmi ?.
    Tanto, poi a fine mese mi pagano lo stesso.
    Classe Minni futtu, minni futtu !.
    Ma mi guardo intorno.
    Una delle prime cose da fare è quella di avere la conoscenza del luogo in cui ti trovi, è quella di visionare bene l’ambiente, vedere tutte le possibili via di fuga che il piantonato può avere e i rischi eventuali che potrebbero presentarsi.
    Poi, butto uno sguardo dentro la stanza ove si trova il detenuto.
    Noi siamo proprio di fronte, e la porta a vetri della sua stanza ci consente di guardare benissimo al suo interno.
    E guardando dentro, oltre al detenuto, trovo una persona seduta accanto al suo letto intenta a parlare tranquillamente con lui.
    E quello chi minchia è ?..
    Chiedo al collega.
    E io che ne so ?...
    Mi risponde.
    Ma scusami tanto, c’è uno che è li dentro che parla con il piantonato e tu mi dici candidamente che non sai neppure chi sia ?..
    Sarà pure entrato li dentro o per caso c’è lo hanno inviato quelli dell’Enterprise con il teletrasporto ?....
    Non ti capisco collega……
    Mi spiego meglio allora.
    Eri già qui o no, quando quello è entrato dentro ?...
    Ero qui !.
    E non gli hai chiesto se avesse il permesso ?.
    Quale permesso ?.
    Collega, un detenuto anche se si trova in ospedale, sempre in stato di arresto è !.
    Per potere parlare con lui, occorre il permesso del Magistrato !.
    Ma io che cosa ne so ?...
    Queste cose al corso non c’è le hanno mai insegnate !.
    Quello è venuto, mi ha salutato, mi ha detto che è suo fratello, e poi è entrato dentro.
    Da quanto tempo è li dentro ?.
    Boh !...
    Saranno dieci minuti, il collega smontante se ne era già andato via e tu ancora dovevi arrivare.
    Lasciamo perdere che è meglio !.
    Poi, mi dirai , dove hai fatto il corso.
    Se in una scuola di Polizia o in una per Metronotte.
    Apro la porta, e i due mi guardano stupiti.
    Buongiorno signori.
    Buongiorno brigadiere !.
    Lei, chiedo a quello seduto, gentilmente mi può esibire il suo permesso per il colloquio rilasciato dal Magistrato ?...
    Anni fa, alchè una persona che era detenuta in carcere, veniva ricoverata in un ospedale civile per le cure del caso, noi ed i Carabinieri, a turno, avevamo l’onere di custodirli, siccome il personale dell’allora Corpo degli Agenti di Custodia, ora Polizia Penitenziaria, naturalmente predisposto per la custodia dei detenuti, era all’epoca troppo insufficiente per espletare tale servizio.
    Veramente non ho mai capito perché noi facevamo ben venti giorni mentre i Carabinieri ne facevano solo quindici, in un mese intendo.
    Però non me ne sono fatta mai una ragione esistenziale.
    I soliti Carabinieri come sempre ben raccomandati dalle alte sfere.
    Me la spiegavo così.
    Piantonamento a detenuto ricoverato in luogo di cura.
    Così usciva appunto sul foglio di servizio.
    Il servizio in genere, veniva fatto da personale in forza al “Primo Nucleo”, l’attuale “Ufficio servizi”, insomma.
    Però anche quelli erano insufficienti, così acchiappavano anche a noi della Squadra Mobile e gli agenti dei Commissariati Sezionali.
    In compenso ci facevano fare il turno di mattina e di notte.
    Così poi eravamo due giorni liberi, smontante e riposo.
    E soprattutto, noi della “Mobile”, avevamo il privilegio di espletare il servizio in abiti borghesi.
    Così, quel giorno, leggendo il servizio, non mi ritrovo nel normale turno di squadra.
    Capisco subito che sono finito nel foglio separato.
    Lo leggo e mi ci ritrovo subito subito.
    Piantonamento in Ospedale !.
    Pazienza.
    Prendo informazioni sul detenuto ricoverato, è uno spacciatore di droga di origine calabrese.
    Il collega anziano Ciro, mi ha detto, sapendo dove andavo, “guagliò statti accorto chi isso è persona pericolosa assai, lo arrestammo noi tempo fa, quando tu ancora qua non c’eri !.
    Preso nota dell’importante consiglio, lo facevo sempre quando venivano da persone più anziane di servizio di me, anche se solo di qualche anno, mi prendo la macchina personale, all’epoca era impensabile che ti portasse qualche navetta di servizio, e vado all’Ospedale San Martino di Genova, il più grosso ospedale del capoluogo Ligure, reparto Medicina e Chirurgia.
    Arrivato in corsia, trovo la stanza dove si trova il detenuto ricoverato.
    Non che ci voglia molto a capirlo, il collega che già è sul posto, è in divisa, ed è seduto, faccia nascosta dal giornale spalancato che legge.
    Proprio di fronte alla stanza ove si trova il detenuto.
    Deve essere il collega del Commissariato “Foce”, penso.
    Gli abbasso il giornale.
    Buon giorno collega !.
    Lui mi guarda, un po’ sorpreso e disturbato dal fatto che io gli abbia impedito la lettura del giornale “Il Secolo Decimonono”, quotidiano storico Genovese.
    Buon giorno a te !.
    Mi risponde infine, sempre un po’ scocciato, faccia tipo, ma a me chi mi ci porta a stare qui ?.
    Alias, ci devo stare per forza e quindi ci sto, però a modo mio.
    Tu devi essere il collega della Squadra Mobile, giusto ?.
    Visto che siamo solo io e te, mi sa tanto proprio di si !.
    Gli rispondo.
    Quali permesso ?...
    Mi risponde con un marcato linguaggio Italo Calabro.
    Come sarebbe a dire quale permesso ?...
    Quello che l’autorizza al colloquio !.
    Ma quali permesso, io sugnu su frati !.
    (sono suo fratello).
    E allora ?...
    Comincio a diventare nervosetto.
    Ma staiu sulu un minuteddu !.
    (sto solo un minutino )
    Egregio signore, non ci stiamo capendo.
    Intanto cortesemente mi favorisca un suo documento.
    Il collega “medio”, dal di la della porta, seguiva tutta la scena con sguardo sbigottito.
    Tipo, a dire, ma collega, a te chi ti ci porta a cercare rogne ?.
    Allora, me lo da o no, questo documento ?...
    Ciù dugnu, ciù dugnu subito.
    (c’è lo do . c’è lo do subito)
    Non ti arrabbiare, non ti arrabbiare !.
    Ma insomma, perché ci l’aviti accussi tutti cun’ mia ?...
    (perché c’è l’avete tutti con me)
    Esordisce il detenuto che sino a quel momento sen’era stato zitto, anche se dal suo sguardo, lanciava verso di me fuoco come un drago.
    Lei se ne stia solo zitto !.
    Gli dico deciso.
    Intanto un infermiere che era in zona, sentendo la scena, si avvicina.
    Belin !...
    Ma perché disturbate così i ricoverati !.
    Dice, guardandomi di traverso.
    Lei faccia il suo lavoro che io faccio il mio !.
    E se ne vada immediatamente via !.
    Intanto quello mi porge finalmente il documento.
    Era veramente suo fratello, anche se non si somigliavano poi così tanto.
    Lui, era molto più giovane di età.
    Senta, lei mi deve capire.
    Lei qui così non può stare.
    Si faccia fare l’autorizzazione dal Magistrato di Sorveglianza, e poi può venire a trovare suo fratello quando vuole.
    Ma staiu nuatru minuteddu !....
    (sto un altro minutino)
    Non ci stiamo capendo proprio !.
    Si rende conto che se adesso viene un ispezione e la trovano qui, io ed il mio collega finiamo in un mare di guai ?...
    Ma u so collega non mi dissi nenti !....
    (Ma il suo collega non mi ha detto nulla !)
    E glielo sto dicendo io !.
    Deve uscire immediatamente fuori da qui !.
    E va beni, minni vaiu, (me ne vado) non ti arrabbiare !....Non ti arrabbiare !.
    Detto questo esce fuori, però appena uscito entra dentro la stanza accanto, ove c’era un altro ricoverato, chiaramente non detenuto, e si siede li.
    Quello, una persona anziana, lo guarda terrorizzato.
    Una ragazza, credo fosse la figlia, peggio ancora.
    Ho capito !.
    Gli dico entrando dentro la stanza.
    Adesso chiamo la Centrale e faccio venire subito qui una volante !.
    Il collega medio, stava letteralmente ballando sulla sedia ove era seduto.
    Minni vaiu, minni vaiu !...
    (Me ne vado me ne vado !)
    Non ti arrabbiare, non ti arrabbiare !.
    Si, ma veda di andarsene davvero stavolta !.
    Effettivamente, uscito dalla stanza, si allontana definitivamente.
    Mi asciugo la faccia con un fazzoletto.
    Era piena di sudore.
    Il collega medio mi guarda stralunato, senza dire una parola.
    Stai tranquillo !.
    Gli dico.
    Non farò rapporto.
    Ho già le balle piene a stare qui, che a perdere tempo a stilare documentazione per la “corte marziale”.
    Quello mi riguarda, e si fa sereno in viso.
    Come se nulla fosse, si riprende il giornale che stava leggendo e se lo rimette
    davanti al viso, riprendendo la lettura.
    Beato te !.
    Penso tra di me.
    Saranno passate un paio di ore.
    Sgorgo una signora, avvicinarsi.
    Sto per chiederle chi sia, quando questa mi anticipa.
    Sono la moglie !.
    Ma stia tranquillo !|…
    Ed uscito dalla borsa un foglio di carta, me lo esibisce subito.
    Questo è il permesso del Magistrato per il colloquio.
    Lo guardo, è a posto.
    Si accomodi pure signora !.
    Intanto, poco più dietro scorgo il fratello.
    Lui se ne sta in disparte.
    Poi si avvicina e mi fa…
    Tu pozzu purtari u caffè ?....
    (Te lo posso portare il caffè ?)
    No grazie, l’ho già preso !.

    Fine della storia.
     
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    ARRIVO A SOPRESA.


    Questo ferragosto, finalmente sono riuscito a mettermi libero !.
    Pensavo tutto contento.
    Già era tutto pronto, una volta tanto prendo la mia famiglia e me ne vado a spasso pure io !.
    Infatti, il ferragosto, come tutte le altre feste, per chi lavora in un Commissariato,
    di solito è una normalissima giornata lavorativa come le altre, anzi, molto peggio.
    Tutti se ne vanno a mare a farsi un bel bagno, ed anche tu il bagno te lo fai,
    ma solo di sudore, in giro per strada a vedere gli altri che si divertono !.
    Squilla il telefono.
    Chi è ?.
    Il Commissariato !.
    La sua voce era molto agitata !.
    Il Commissariato non parla !.
    Rispondo.
    Sono Giovanni il piantone,…. Ispettore !.
    Cosa c’è Giovanni ?.
    Ispettore !....
    Telefonò ora ora, il signor Questore !...
    Calmati Giovanni, che cosa voleva il Questore ?.
    Cercava del Signore Dirigente dell’Ufficio !.
    E tu che cosa gli hai detto ?.
    Che il signore Dirigente non c’era siccome trovasi in ferie !.
    E tu non gli hai detto che lo sostituisce il Dirigente del
    Commissariato di Barcellona ?.
    Certo che glielo dissi !.
    E allora ?.
    Allora lui mi disse, che aveva appena chiamato il Commissariato di Barcellona ed anche li gli avevano detto che il Dirigente di quel Commissariato trovavasi in ferie !.
    Mi deve credere, Ispettore !.
    Gridava così tanto che nonostante tenessi il telefono lontano almeno mezzo metro dalle mie orecchie, lo sentivo distintamente che sbraitava come un ossesso !.
    Calmati Giovanni.
    Ma che cosa voleva il Questore ?..
    Perché cercava il Dirigente ?....
    Mi disse che stava giungendo dalle Isole Eolie il Giudice Giovanni Falcone e famiglia, e che per subito occorreva organizzare apposito servizio all’imbarcadero degli aliscafi e da li accompagnarlo poi in stazione siccome da lì avrebbe poi preso il treno per rientrare a Palermo !.
    Mi disse infine, che dovevo rintracciargli qualcuno qualificato prima di subito, e di farlo richiamare immediatamente !.
    Stai calmo Giovanni !.
    Sto arrivando !.
    La volante è in giro ?.
    Si Ispettore, è in giro !.
    Mandala subito all’imbarcadero e digli di sorvegliare bene tutta la zona !.
    Mia moglie aveva sentito la telefonata.
    Ormai aveva già capito tutto.
    Anche quest’anno il nostro ferragosto se ne sarebbe andato a farsi benedire.
    Ma era abituata a questi bruschi cambiamenti di programma.
    Non ti preoccupare, mi disse, anticipando la solita mia patetica scusa per giustificare l’ennesimo salto di un giorno di svago per noi.
    Chiamerò tuo padre, ci accompagnerà lui a mare !.
    Stai tranquillo, i ragazzi si divertiranno lo stesso, anche senza di te.
    Tanto, pensavo, ci sono perfettamente abituati !...
    Ma non avevo la forza di rispondergli.
    Presi la pistola, senza nemmeno pensarci troppo e mi precipitai subito con l’accelleratore schiacciato a tavoletta al Commissariato.
    Ispettore !...
    Meno male che arrivò !....
    Giovanni, stai calmo e dimmi !.
    Lo tranquillizzo così, visto che tremava tutto quanto ed era sudato come se fosse stato a mare disteso sulla spiaggia.
    Era un uomo di una certa età, era già andato in pensione, ma aveva deciso di farsi “richiamare” per altri due anni.
    Malediceva sempre, il giorno in cui aveva preso quella decisione.
    Haiu (ho) la campagna !.
    Diceva.
    Ma chi minchia me la fece fare di combattere ancora alla mia età ?....
    Me ne dovevo andare !....
    Me ne dovevo andare !
    Diceva con la sguardo fisso nel vuoto.
    Giovanni, ti dissi di stare calmo !.
    Mi scusasse Ispettore, ma ora ora ritelefonò il Signor Questore !.
    Era arraggiatu (arrabbiato) come una bestia inferocità !.
    Gli hai detto che stavo arrivando io ?...
    Certo che glielo dissi !.
    E meno male che ha trovato qualcuno !..
    Così mi rispose !,
    Stavo per farla trasferire ad Orgosolo, in Sardegna !.
    Stai calmo ora Giovanni, beviti un bel bicchiere di acqua fresca, tieni !.
    Non ci pensare più !.
    La volante è sul posto ?.
    Signorsi !.
    Come lei mi ordinò, c’è la mandai subito.
    Bene !.
    La faccio rientrare così la viene a prendere ?...
    No, non c’è bisogno, il porto è vicinissimo, ci vado a piedi.
    L’Aliscafo con Falcone a che punto è ?...
    Ha passato ora ora il capo di Milazzo, dieci minuti e arriva all’imbarcadero.
    In meno di cinque muniti sono già li.
    Ti saluto Giovanni, e stattene calmo !.
    Nel mio frigo c’è una birra fresca.
    Grazie Ispettore !.
    Il percorso dal Commissariato al porto è cosa breve.
    Arrivo ben prima che l’aliscafo approdi, lo vedo in lontananza che sta cominciando a scendere dalle ali ed abbassarsi per entrare nel porto.
    Scorgo la volante, è ben piazzata.
    Ispettore ?...
    Mi dice il giovane assistente, con la paletta in mano.
    Che ci fa qui ?...
    Mi chiede sorpreso.
    Ma lei, oggi, non era di riposo ?.
    Ero di riposo, appunto !.
    La capisco !.
    Mi dice toccandosi il mento con la mano.
    Piuttosto dimmi, avete sorvegliato bene tutta la zona ?.
    Si Ispettore, però tra gente che parte e gente che arriva, qui è un vero casino !.
    Lo so, l’importante è però tenere gli occhi ben aperti.
    Anche se i movimenti di Falcone sono tenuti rigidamente segreti e comunicati solo
    all’ultimissimo istante, non si sa mai.
    E’ sicuramente l’uomo più minacciato di tutta Italia.
    Ora pensavo al terrore che aveva colto il Questore alchè appunto all’ultimo istante gli avevano annunciato l’arrivo del Giudice, e questi si trovava a dover predisporre degli appositi servizi in pieno giorno di festa, quando non si trova praticamente nessuno.
    Ma, ormai eravamo li, però !.
    La Sardegna era al momento scongiurata.
    L’aliscafo si avvicina, mi guardo intorno.
    Tu aspetta qui, dico all’autista.
    Tu vieni con me, dico all’Assistente, avviciniamoci.
    Appena attracca, viene subito piazzata la passerella, ed i viaggiatori cominciano subito lo sbarco.
    Guardo attentamente chi scende.
    Molti turisti, con lo zaino in spalla, ma del Giudice ancora non c’è traccia.
    Poi, finalmente, verso la fine dello sbarco, vedo due persone scendere.
    “Puzzavano” da colleghi da tutti i loro lati.
    Ci vedono, il collega che è con me infatti è in divisa, e loro si avvicinano a noi.
    Sono l’Ispettore Pipitone, mi dice porgendomi la mano.
    Mi presento a mia volta.
    E’ tutto a posto qui ?...
    Posso fare scendere il Consigliere ?..
    Si, tranquillo, collega, lo rassicuro.
    Prima escono altri due colleghi, guardandosi attorno a 360 gradi.
    Poi Esce Falcone con la moglie, e l’ultimo collega dietro di loro, come ultimo baluardo appunto.
    Visto così è come lo si vede sempre in televisione.
    Quello sguardo ironico sotto i suoi baffi.
    La moglie è una gran bella donna.
    So che anche lei è in Magistratura, alta, portamento molto austero.
    E’ lontana da qui la stazione ferroviaria ?...
    Mi chiede il collega Pipitone.
    Assolutamente no !.
    Gli rispondo.
    E’ proprio qui vicino, alla fine della cortina del porto.
    Ma come mai rientrate in treno ?.
    Sai, il Giudice è fatto così….
    Mi aveva detto che ripartivamo in serata, poi invece ha cambiato improvvisamente idea !.
    E così di punto in bianco ci siamo imbarcati in fretta e furia per ritornare.
    Ho chiamato Palermo, ma loro sono cascati dall’aria.
    Le macchine potevano partire per prenderci solo stasera, così come era in effetti previsto.
    Così ho concluso che facciamo molto prima a ritornarci con il treno.
    Ho capito !.
    Voi siete in cinque, giusto ?.
    Gli chiedo.
    Si, mi fa lui.
    Allora faccio prendere subito un'altra macchina !.
    Sai non sapendo il vostro numero, e non sapendo come eravate organizzati, ci avete colti un po’ impreparati.
    Mi rendo conto che solo scassiamo la minchia dove arriviamo così a sorpresa,
    collega !...
    Mi dice lui, per giustificarsi.
    Ma sai, gli spostamenti e le modalità degli stessi sono assolutamente top secret !.
    Tranquillo collega, non c’è problema !.
    Lo rassicuro.
    Dico ai due della volante di tornare in Commissariato e prendere in altra auto.
    Ci vorrà pochissimo, gli dico, è qui vicino.
    Infatti, tempo tre minuti spaccati ed i colleghi ritornano su due distinte auto.
    Come prendiamo posto ?...
    Il collega è deciso sul da farsi, deve essere molto tempo che fa questo lavoro di capo scorta.
    Si avvicina a Falcone, gli parla quasi nell’orecchio, quello annuisce senza neppure parlare.
    Lui e sua moglie, si siedono dietro, uno della scorta si siede davanti, accanto all’autista.
    Lui e gli altri restanti, salgono in macchina con me e con l’Assistente che guida.
    Noi ci mettiamo davanti, l’altra auto ci segue dietro.
    Poi sempre guardandosi attorno, mi dice,
    Dimmi non appena siamo quasi vicini alla stazione !.
    Ecco, adesso ci siamo quasi !.
    Gli dico.
    Prende la radio portatile e chiama il suo uomo seduto sull’auto che ci segue.
    Quella infatti si ferma, noi invece proseguiamo.
    Ci fermiamo proprio davanti all’ingresso della Stazione.
    Scendiamo, ed entriamo.
    Non c’è molta gente.
    Il tempo di dare un veloce controllo a tutti i locali della stessa,
    e guardare attentamente però tutti coloro che ci stanno.
    Poi il collega si ferma, tira fuori nuovamente la radio portatile e chiama il suo collega.
    Potete venire, il luogo è sicuro !.
    Ci preoccupiamo però, io ed il collega, di fargli subito riservare una piccola saletta
    di prima classe, solo per lui e per la sua consorte.
    Abbiamo pensato che era meglio che non stessero assolutamente alla vista di tutti.
    Già al nostro ingresso, parecchia gente lo aveva riconosciuto e si girava per guardare, mostrando una certa curiosità.
    Poi il treno, come al solito aveva un po’ di ritardo.
    Cosa più unica che rara, pensavo tra di me.
    Un espresso che ti viene dal continente, la sua mezz’oretta di ritardo, c’è l’ha sempre.
    Quindi, ergo significa, che lì bisognava starci per un bel po’.
    Per cui, meglio farlo nel migliore dei modi possibile.
    In materia di sicurezza, chiaramente.
    Il collega ha subito piazzato tutti i suoi uomini in posizione strategica.
    Tre proprio di fuori alla saletta, e due, che girano di continuo per tutta la stazione, guardando anche i minimi particolari.
    Io, a mia volta ho posizionato i miei, che essendo in divisa, ho preferito che non stessero dentro ma proprio davanti all’ingresso della stazione, in piedi accanto alla volante con il lampeggiante acceso, ed in modo tale da poter vedere la gente che vi entra dentro e soprattutto di poter chiamarci subito in caso di novità.
    L’Assistente se ne stava con la paletta nelle mani, che stringeva abbastanza nervosamente, tipo a dire, questa storia prima finisce e meglio sarà.
    Poi, in una giornata festiva particolare, vedere la volante che sosta davanti ad una stazione ferroviaria, è cosa assolutamente di routine.
    Io e lui, invece prendiamo posto con loro, dentro la piccola saletta.
    Falcone per tutta la durata dell’attesa, non dice neppure una parola.
    Ricordo sempre il suo sguardo austero, sempre con quel risolino ironico sotto i suoi baffi brizzolati.
    Se né stato così, sempre dritto in piedi, per tutta la durata dell’attesa.
    Ogni tanto guardava nervosamente l’orologio, come a dire, ma quanto ci vuole ancora ?...
    Sua moglie era ancora molto più riservata di lui.
    Non appena entrata in sala, si era subito seduta, aveva preso dalla sua borsa un libro, ed aveva cominciato a leggere.
    Poi finalmente l’altoparlante ha annunciato l’arrivo del nostro treno.
    Sentito l’annuncio, Il collega e Falcone si guardano in faccia,
    Senza neppure scambiarsi una parola, si dicono tutto.
    Lui prende la radio portatile e chiama a raccolta tutti i suoi.
    I due che stavano a girare li piazza subito in banchina.
    I tre che stavano fuori ci aspettano uscire dalla saletta.
    Una volta usciti, si posizionano ai nostri fianchi.
    Usciamo e ci sistemiamo nella banchina in attesa del convoglio.
    Il treno arriva, ed entra lentamente sul primo binario.
    Ed alla fine, è per me un vero sollievo, vederci tutti loro salirci su.
    Il treno non si decideva ancora a ripartire.
    Io sulla banchina, ero rimasto ormai da solo, mi giravo e rigiravo guardandomi intorno.
    Poi il collega Pipitone finalmente si affaccia da un finestrino e mi fa un cenno con la mano.
    Mi avvicino.
    Tutto a posto ?...
    Gli chiedo.
    Si, tutto a posto collega !.
    Mi risponde.
    Ho beccato il Capo treno, ci ha riservato subito due scompartimenti di prima classe.
    Ti volevo ringraziare di tutto quello che hai fatto oggi per noi !.
    Ma non lo devi dire neppure per scherzo !...
    Gli dico deciso.
    Se non ci si aiuta tra di noi colleghi, vorrà dire che è davvero finita !.
    Intanto il capo stazione fischia, ed il treno finalmente si mette in movimento.
    Lo vedo sfilare tutto davanti a me.
    Lo seguo con lo sguardo fino in fondo, sino a quando non lo vedo scomparire dopo il curvone che c’è in fondo alla stazione.
    E’ andata !.
    Mi dico, non nascondendomi una certa soddisfazione.
    Mi avvio verso l’uscita, ed una volta fuori, scorgo i colleghi della volante che sono ancora li a fare scena, con il lampeggiante acceso.
    L’Assistente agita a tutto spiano la paletta, accanto alle macchine che ivi vi transitano.
    Paolo !.
    Gli dico
    E’ finita ! Possiamo andare.
    Davvero Ispettore ?...
    Scorgo anche nel suo sguardo, una certa soddisfazione.
    Ispettore ?.....
    E’la voce del piantone che sbraita dall’apparato radio.
    Dimmi Carmelo !.
    Gli rispondo.
    Era quello che aveva dato il cambio al buon Giovanni.
    Scherzando e babbiando, non solo era passata un intera mattina, ma pure tutto il pomeriggio !.
    Ispettore, la Questura, chiede urgenti notizie in merito alla storia che lei sa !.
    Digli pure che la nota personalità e partita proprio in questo momento e che tutto è a posto !.
    Riferirò immediatamente !.
    Mi risponde.
    Ispettore, rientra con noi in Ufficio ?.
    Mi chiede Paolo.
    No, Paolo, lasciatemi pure alla mia macchina, me ne torno a casa.
    La capisco Ispettore, per lei oggi doveva essere una giornata di festa,e non vede l’ora di farsi almeno gli scampoli di questa festa !.
    Hai detto bene Paolo, anzi hai detto benissimo !.
    Mi lasciano proprio davanti alla macchina.
    Li saluto cordialmente, e loro poi si allontanano.
    Una volta salito a bordo, apro il mio borsello, e prendo la pistola, per rimettere la sicura.
    Un gesto che faccio d’istinto.
    Ma guardandola, mi gela solo il sangue.
    Il caricatore non era inserito !.
    Nella fretta di uscire di casa, mi ero scordato di metterlo !.
    Infatti quando sono in casa, per motivi di sicurezza, lo sfilo sempre.
    Quindi, la pistola ne era praticamente priva !.
    Ero stato accanto all’uomo più in pericolo di tutta l’Italia, praticamente disarmato !.

    Fine della storia.
     
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    SERVIZIO A MARE
    Alias, come trascorrere un ferragosto alternativo


    Questa volta, per ferragosto non c’erano problemi, nel senso che ero già bello e piazzato di servizio.
    Quindi, ero già rassegnato in partenza a passare una calda giornata festiva in Commissariato.
    Vestito di tutto punto, a vedere quelli che seminudi o al massimo in costume da bagno andavano a spassarsela.
    Ed all’epoca non esisteva l’aria condizionata.
    Chissà perché, fino a quando i festivi speciali erano pagati una miseria, si defilavano diplomaticamente tutti, poi da quando li hanno a cominciare a pagare molto meglio, si mettevano tutti volontari.
    Ma all’epoca eravamo nel periodo in cui con i soldi che ti davano in più per il giorno festivo ti compravi a si e no le caramelle, per cui il problema non si poneva affatto.
    Io ero il più giovane, quindi quello più sacrificabile di tutti.
    Ispettore ?....
    Mi dice il piantone vedendomi arrivare.
    Era ancora la vigilia del ferragosto.
    Dimmi Carmelo.
    Il Dirigente mi disse di dirle appena lei arrivava che l’aspetta nel suo Ufficio.
    E siccome lei appunto è arrivato…
    Grazie Carmelo, ci vado subito.
    Sarà qualche cazziatone mattutino, pensavo tra di me.
    Dottore, mi cercava ?...
    Ispettore si accomodi pure.
    Sa, avevo pensato che lei domani, visto che è qui di turno in Ufficio,
    collaborasse con la nostra motovedetta nel servizio di perlustrazione in mare.
    Il Questore ci tiene molto alla sicurezza in mare, rientra nei nostri compiti d’istituto.
    E qui di mare, c’è ne abbiamo davvero tanto !.
    C’è molta indisciplina, ricevo molte segnalazioni in tal senso.
    I ragazzi della motovedetta sono in gamba, lo so, ma vorrei che domani lei si affiancasse a loro.
    Sa, avere una persona qualificata in Polizia Giudiziaria, gli farebbe comodo.
    Ecco, tra l’altro, c’è anche fatto che il Ministro della Difesa è per ora in vacanza sull’Isola di Salina.
    Naturalmente il servizio di sorveglianza fisso lo fanno i Carabinieri, però ci terrei che anche noi ci facessimo vedere sul posto.
    Fate una capatina anche li.
    Naturalmente, si può mettere tranquillamente in pantaloncini !.
    Ecco il vero motivo, mi sono detto tra me.
    Figurati cosa gliene fotteva al Questore della sicurezza in mare !.
    D’accordo Dottore !.
    Non c’è problema, verrò con pantaloncini di quelli “firmati” !.
    Infatti l’indomani indosso proprio i pantaloncini, maglietta azzurra, un capellino
    originale comprato il dieci giugno alla festa della Marina, sulla fregata Aliseo,
    tutto bello azzurro con su scritto in giallo Nave Aliseo F574, ed un paio di mocassini tipo capitano Achab ed occhiali ray ban anch’essi rigorosamente originali.
    Il piantone quando mi vede, neppure mi riconosce.
    Scusi lei chi è ?...
    Giovanni apri che sono io !.
    Ispettore, ma come diamine si è vestito ?.
    Giovanni, dopo tanti servizi terrestri, oggi ne faccio uno marino.
    Vado al porto, se ci sono novità mi rintracci sulla nostra motovedetta.
    Lui ancora si sgrana gli occhi e stenta a credere su quello che ha visto.
    D’accordo Ispettore !
    Faccio a passo svelto il breve tratto di strada che porta alla cortina del porto.
    La nostra motovedetta è posta proprio nel mezzo, tra quella della Capitaneria e quella della Guardia di Finanza.
    Mancava stranamente quella dei Carabinieri.
    Mi avvicino alla passerella e dico rivolto a loro.
    Chiedo il permesso di salire a bordo !.
    Permesso accordato, Ispettore !.
    E’ il comandante, Vincenzo, chiamato scherzosamente da tutti noi “il Caimano”.
    Nostromo di provata esperienza, solo che ogni tanto si lasciva prendere un po’ troppo la mano e si lanciava a vere e proprie esibizioni da gran premio nautico.
    Tipo una volta alla festa di San Francesco, alchè sfidò ad una gara di velocità tutte le altre motovedette degli altri corpi, tagliando naturalmente vittorioso il traguardo.
    Accanto a lui i due motoristi, Claudio e Rossano.
    Ispettore Franco, ti sei vestito proprio a pennello stamattina !...
    Mi dice Claudio, porgendomi la mano ed aiutandomi a salire la passerella.
    Che fai mi prendi in giro ?.
    Non mi permetterei mai !.
    Oh su ispettore !....
    Ma che onore oggi, averla a bordo !.
    Mi dice Rossano, il sardo.
    E dagli !.
    Che si fa allora, si parte ?...
    Molla la cima Rossano !....
    Dice Vincenzo andando al suo posto di guida.
    Claudio con me prende posto nella piccola cabina interna.
    E’ una motovedetta tipo “idrogetto”, capace, se il mare è calmo, di raggiungere una discreta velocità.
    Mollata la cima, si comincia ad andare indietro, poi Vincenzo improvvisamente vira di scatto e parte lanciato in avanti a tutta velocità.
    Il sobbalzo mi fa barcollare.
    Tieniti Franco !...
    Mi urla Claudio.
    Il rumore dei motori è davvero assordante.
    Fila davvero questo bolide !.
    Dico meravigliato, guardando l’impetuosa scia che la nostra imbarcazione rilascia ai suoi fianchi e dietro di se.
    E’ la più veloce della sua classe !.
    Mi dice orgoglioso Claudio.
    Come mai ci sono due apparati radio ?...
    Chiedo ancora, a voce alta, il rumore è davvero insopportabile, loro ci sono abituati, io ancora assolutamente no.
    Uno è sintonizzato sulle nostre frequenze, l’altro invece è sintonizzato su quelle dell’Ufficio Circondariale Marittimo.
    E’ la Capitaneria di Porto che coordina tutto il servizio a mare.
    Interessante !.
    Anzi, dobbiamo comunicargli l’uscita !.
    Circomare !....
    Circomare, da Papa Sierra 489 !...
    Avanti Papa Sierra, Circomare è in ascolto !...
    Come mai Papa Sierra ?...
    Chiedo.
    Papa Sierra è la sigla di tutte le nostre unità, sta per P.S. !.
    Ma Pubblica Sicurezza è troppo complicato, loro preferiscono chiamarci
    Papa Sierra !.
    Così, anche gli amici Caramba, sono Doppio Charly, alias C.C. !.
    Ho capito !...
    Su Ispettore, dovresti salire a bordo un po’ più spesso con noi !...
    Dice Rossano, con marcato accento sardo, ridendo sotto i baffi.
    Prima di andare a Salina, facciamo contento il Questore e fermiamo qualche imbarcazione, così, tanto per tenere aggiornati i vostri brogliacci di bordo.
    Dico.
    Come lei comanda Ispettore !.
    Il Caimano sembra il capitano Nemo, se ne dritto alla guida al timone, capelli e baffo al vento.
    Ci guida in brevissimo tempo fuori dalla cortina del porto.
    Cominciamo a percorrere il promontorio del capo, sette chilometri.
    Ma qui si parla di miglia marine…
    Vincenzo, punta una piccola imbarcazione, e ci si dirige verso di questa.
    Come si ferma una imbarcazione a mare ?...
    Si tira fuori la paletta ?...
    Chiedo, imbarazzato.
    No, mi risponde Claudio ridendo, stattene buono, che c’è la vediamo noi.
    E’ una comitiva di turisti milanesi.
    Subito esibiscono tutta la loro documentazione.
    Libretto di circolazione, dotazione di sicurezza al gran completo….
    Sono precisi come un orologio svizzero !.
    Gli facciamo i nostri complimenti.
    Magari sarebbero tutti come noi !...
    Ci dice una donna.
    E meno male che ci siete adesso voi a sorvegliare,
    negli anni scorsi qui era proprio l’anarchia più totale !.
    E’ un vero piacere fermare gente come voi, signora !.
    Gli dice Claudio porgendole la documentazione da lei prima esibita.
    Dopo i dovuti saluti, riprendiamo in mare, e Rossano di poppa, punta un motoscafo
    che si esibisce poco lontano in volteggi vari.
    Guarda quello stronzo !.
    Non lo finisce di dire, che Vincenzo il Caimano vira repentinamente
    e gli punta dritto contro.
    Lo affianchiamo e Claudio gli fa cenno di arrestarsi.
    Cortesemente, esibisca i documenti di circolazione del natante !.
    Gli intima perentoriamente.
    Perché, per andare per mare occorrono pure i documenti ?...
    Risponde l’altro con tono abbastanza arrogante.
    Devo concludere che lei non c’è li ha ?..
    Gli replica Claudio.
    Nessuna risposta.
    Buttagli la cima, che lo prendiamo a rimorchio !.
    Taglia corto Vincenzo.
    Lo dicevo io che questo proprio stronzo era !...
    Conclude Rossano buttandogli la cima.
    Ma lei si rende conto che va in giro per mare senza nessun documento ?.
    Gli grido io.
    Nessuna risposta, quello si è chiuso in un silenzio assoluto.
    Franco, con certa gente la diplomazia non serve affatto !.
    Mi dice deciso Claudio, e rivolto a quello gli intima…
    Il suo mezzo è sotto sequestro amministrativo, almeno per ora.
    Inutile chiederle se ha a bordo la dotazione di sicurezza, vero ?.
    Nessuna risposta.
    Circomare, Circomare da Papa Sierra 489 !...
    Circomare è in ascolto, avanti Papa Sierra.
    Potete mandare la vostra pilotina qui, a Punta Mazza ?..
    Certo che si !.
    Ma per quale motivo, Papa Sierra ?...
    C’è un cliente da accompagnare in porto !.
    Va bene, provvediamo subito !.
    In effetti, il tempo di compilare i verbali, e la pilotina dell’Ufficio Circondariale Marittimo, arriva da noi.
    Dopo le dovute spiegazioni, gli affidiamo molto volentieri il “cliente”.
    Beh, il brogliaccio di bordo per oggi, mi sembra abbastanza completo.
    Dice Claudio.
    Si, se volete possiamo fare pure rotta per l’isola di Salina !
    Gli replico io.
    Come lei ordina Ispettore !.
    Vacci adagio, io sono solo un ospite a bordo !.
    Vincenzo, ha ascoltato tutto, e non se lo lascia ripetere due volte.
    Repentinamente vira di bordo e punta dritto a velocità quasi “curvatura” l’Isola di Vulcano, che si vede proprio di fronte, anche se parzialmente celata dalla foschia che si leva dalle calde acque marine.
    Ancora una volta, debbo tenermi forte con tutte e due le mani !.
    Vincenzo calmati !....
    Urla Claudio.
    Ma il caimano, ride sotto i baffi, e punta dritto sulle onde rilasciate dall’Aliscafo Andrea Mantegna transitato proprio un attimo prima.
    Franco tieniti !.
    Non me lo finisce di dire, che un forte sobbalzo ci fa proprio ballare la samba !
    Certo che se si organizzerebbe una formula uno marina, Vincenzo il titolo lo vincerebbe alla grande !.
    Grido forte, tenendomi ancora ben stretto.
    Lui, il Caimano mi ha sentito, e se la ride sotto i suoi folti baffi.
    Superiamo la punta del Capo di Milazzo, adesso siamo proprio in mare aperto.
    L’isola di Vulcano, che prima si distingueva a malapena adesso non si vede più.
    Come fate a capire dove andate ?...
    Chiedo ingenuamente.
    Guarda qui !.
    Mi dice Claudio mostrandomi uno strumento.
    In effetti guardandoci dentro, vedo proiettati gli spettri non solo dell’Isola di Vulcano, che ci sta proprio davanti, ma anche delle altre isole limitrofe.
    Bestiale !.
    Mi scappa da dire.
    Si chiama ecoscandaglio !.
    Intanto, affianco a noi, distinguo un'altra imbarcazione da diporto in corsa.
    Motovedetta Piesse ?....
    Motovedetta Piesse da Catania 0581…..
    Ci stanno chiamando !.
    Avanti Catania 0581 !.
    Piesse, gentilmente chiediamo un’informazione !.
    Avanti, chiedete pure, siamo in ascolto !.
    Risponde Claudio.
    Come si fa per andare verso l’isola di Lipari ?...
    Semplice, proseguite sempre dritto, raggiunta l’isola di Vulcano, ve la trovate poco più avanti accanto sulla sua destra !.
    Grazie mille Piesse !.
    Di niente !
    Buon viaggio !.
    Ma a che velocità stiamo andando ?..
    Chiedo a Claudio.
    Siamo sui 30 nodi !.
    Scusami, tradotto in italiano che significa ?...
    Quasi sessanta all’ora !
    In mare è una gran bella velocità !.
    Poi Rossano ha un sussulto.
    Guardate !...Guardate !....
    Li sulla destra !....
    Resto meravigliato anch’io, scorgo le pinne dorsali di alcuni grossi cetacei che escono e rientrano velocemente nell’acqua.
    Sono dei delfini !.
    Mi dice Claudio, tieni, così li puoi guardare meglio.
    Mi passa un potente binocolo.
    Non è infrequente incontrarli in questo periodo.
    Sono molto giocherelloni.
    Resto meravigliato della cosa.
    Li avevo visti tante di quelle volte in televisione, ma vederli così dal vivo e tutt’altra cosa !.
    Intanto adesso l’Isola di Vulcano si vede nuovamente, anche perché ci siamo quasi a ridosso.
    Vincenzo, passa per Porto levante, così Franco lo vede !.
    Non se lo fa ripetere e vira repentinamente,
    Tieniti Franco !....
    Non me lo faccio ripetere due volte !
    In effetti Porto levante, serva sempre il suo fascino.
    Abituato ad arrivarci in aliscafo, questa volta non so perché ma mi sembra la prima volta che ci arrivo.
    Ma non sbarchiamo, compiamo solo un giro a ridosso del pontile, distinguo la sagoma di un noto albergo proprio a ridosso della finissima spiaggia vulcanica dell’isola.
    Poi Vincenzo compie una nuova virata e puntiamo dritti su Lipari.
    Un breve braccio di mare separa l’isola di Vulcano da quella di Lipari.
    Alla velocità con cui va il nostro Caimano, ci mettiamo niente ad arrivare.
    Anche qui, niente sbarco a terra.
    Ci limitiamo a costeggiare Marina Lunga e poi Marina Corta.
    Bello tutto il borgo marinaro e la chiesetta proprio a ridosso del mare.
    Quindi Vincenzo vira repentinamente di nuovo verso il largo.
    Ma fa sempre così ?...
    Chiedo a Claudio dopo il mio ennesimo sobbalzo.
    No, ora si sta trattenendo perché ci sei tu a bordo.
    Di solito è molto peggio.
    Ho capito !...
    Lui mi guarda tutto serio.
    Non puoi capire Ispettore !.
    In che senso scusa ?..
    Pensa che una volta abbiamo perso Rossano in mare !.
    Che cosa ?..
    Gli chiedo ancora sbigottito.
    Proprio cosi !.
    Rossano se ne stava seduto a poppa e pensava ai fatti suoi, magari alla sua Sardegna.
    Il Caimanazzo di colpo ha fatto una improvvisa virata di quelle delle sue che mi ha fatto squilibrare pure me che ci sono abituato.
    Quando mi sono rigirato a guardare a poppa, Rossano non c’era più !.
    Vincenzo !.....
    Vincenzo Fermati !...
    Gli ho gridato.
    Non appena si è fermato mi sono precipitato a poppa, e guardano sulla nostra scia.
    Ho visto una figura agitarsi poco lontano in acqua.
    Vincenzo, Rossano è caduto in mare !.
    Ha rimesso in moto, ha virato repentinamente e ci siamo subito portati su di lui.
    Mentre ci avvicinavamo molto adagio, lo sentivo urlarci contro tutto un repertorio di insulti Sardi.
    Me lo immagino, ma questo non lo avete mica scritto sul registro di bordo….
    Certo che no !...
    Intanto proseguiamo a pieno ritmo verso Salina, isola che si trova alle spalle di Lipari.
    Costeggiamo le vecchie cave di pietra pomice, un bianco davvero unico, poi finita l’isola di Lipari, c’è il braccio di mare che separa le due isole.
    Le Isole Eolie sono molto belle.
    Alcune di loro, sembrano solo degli scogli un po’ cresciuti che si ergono letteralmente dalla superficie marina.
    Le chiamano “Le sette sorelle”, siccome sono appunto in sette.
    Quello che però mi colpisce è la carenza di alberi, pochi in terreni coltivati a terrazza, vista la loro conformazione geografica priva di pianure.
    ma poca vegetazione degna di nota.
    Qualche macchia sparsa, nulla di più.
    Ma gli alberi qui se li sono giocati a carte ?..
    Mi scappa di dire.
    No Franco !.
    Mi risponde Claudio, e che d’estate gli incendi se li mangiano !.
    Che peccato !.
    Intanto il nocchiero Caimano diminuisce la velocità, si apprestiamo a Santa Marina di Salina, uno dei tre comuni dell’isola di Salina.
    Che strano, penso, mentre sei isole hanno un solo comune, cioè Lipari, che poi è l’isola maggiore dell’arcipelago, Salina invece da sola ne ha ben tre di comuni.
    Santa Marina, Malfa e Leni.
    Chissà perché poi ?..
    Appena giunti allo specchio del porticciolo di Santa Marina, butto uno sguardo al molo.
    Ecco dove erano finiti !...
    Chi ?...
    Mi chiede Claudio.
    Ma i Carabinieri !.
    Guarda, al molo c’è la loro motovedetta ormeggiata !.
    Abbiamo sa trovato Doppio Charly !...
    Dice Rossano ridendo.
    E ti credo, qui c’è i vacanza il loro Ministro, e vuoi che non gli facciano la sorveglianza anche dal mare !.
    Gli ribatto io.
    Intanto Vincenzo, alias “The caiman man”, con una manovra di approdo da manuale,
    ha già completato l’arrivo.
    Si posiziona proprio accanto alla motovedetta classe Nelson degli amici dell’Arma.
    Buttate le cime !..
    Ordina perentoriamente a Claudio e Rossano.
    Fuori la passerella, signori si sbarca !
    Infatti, scherzando e babbiando, erano già più di quattro ore che stavamo per mare.
    Scendere per sgranchirsi le gambe era davvero una buona cosa.
    Dalla motovedetta dei Carabinieri, l’unico presente a bordo, ci saluta vistosamente.
    Scendete pure tutti, ci sono io a sorvegliare !.
    Ci grida.
    Dov’è il vostro comandante ?...
    Gli chiede Claudio.
    E’ giù al bar del porto, con lo sceriffo dell’Isola !.
    Bene, allora tocca andarci subito !.
    Dico io, mi sento proprio un buchetto nella pancia, visto anche l’orario !.
    Il sole di ferragosto picchia davvero duro !.
    Per mare non te ne accorgi, anzi senti una bella sensazione di frescura
    con quell’arietta che ti arriva addosso dalla barca che corre fendendo le onde.
    Ma appena sbarcati a terra, il breve percorso dal molo al bar del porticciolo,
    mi sembra davvero da deserto dei tartari.
    Sole che ti picchia proprio addosso.
    E’ un vero sollievo entrarci dentro, dove l’aria condizionata messa a palla,
    mi fa stare subito molto meglio.
    Ma tu vedi un po’ chi c’è qui….
    Dico guardando due persone sedute candidamente ad un tavolino.
    Il grande comandante Carmelo Matera e lo sceriffo Santino Russo !.
    Oh ?!....
    Dicono entrambi vedendoci entrare a loro volta.
    Questa si che è una grandissima sorpresa !.
    L’equipaggio Papa Sierra al completo e cosa ancora più fenomenale, addirittura Ciccio l’Ispettore che è con loro !.
    Ma al Commissariato a Milazzo è rimasto qualcuno ?...
    Esclama il comandante Carmelo.
    No, lo abbiamo chiuso per ferie, visto il periodo !.
    Ma chi vi ha dato il permesso di sbarcare sulla mia isola ?...
    Ci dice Santino lo sceriffo.
    Carmelo, è il comandante della motovedetta dei carabinieri, alias Doppio Charlie,
    Santino è il comandante della Stazione dell’Arma di Santa Marina di Salina, meglio conosciuto come “lo Sceriffo” appunto, data la sua massima autorità di polizia sull’isola ed al suo carisma di tante inchieste condotte davvero alla Wyatt Earp.
    C’è lo siamo presi da soli il permesso, illustrissimo Sceriffo !.
    Gli rispondo scherzosamente.
    Per caso ci da ventiquattro ore di tempo per lasciare l’isola ?...
    Ma qui siete i benvenuti, dice alzandosi dalla sedia e abbracciandoci tutti.
    Questo ministro è proprio un grandissimo scassamento di minchia !.
    Ci dice Carmelo.
    Una vera camurria. (seccatura)
    Se ne va a spasso per l’arcipelago e ci vuole sempre dietro a lui, come cani di guardia.
    E chi c’è meglio di te come canazzo di guardia ?...
    Gli dice ridendo Claudio.
    Meglio cane che Caimano !.
    Dice rivolgendosi a Vincenzo.
    Questioni di chi sia migliore come tipo di animale !..
    Taglio corto io.
    Risata generale.
    Meno male che Sua Eccellenza il Ministro della difesa, ancora dorme.
    Ieri notte c’è venuto in testa di farsi una spaghettata proprio al largo della sciara di fuoco dell’Isola di Stromboli.
    Ma prima o poi, scasserà di nuovo.
    Ma sedetevi, che chiamo subito Bartolo per farvi fare l’ordinazione.
    Ci dice cordialmente Santino.
    Grazie Sceriffo, abbiamo il tempo proprio di mangiare un boccone e poi ripartire.
    Tanto constatato che qui ci siete voi a tenere sotto controllo la situazione, posso tranquillamente rassicurare la Questura che l’ordine regna sovrano sull’isola di Salina!
    Qui fanno del pesce fresco che è un vero peccato capitale non assaggiarlo !.
    Ci dice Santino consigliandoci cosa prendere.
    E noi, seguiamo volentieri i suoi consigli.
    Il tempo passa lietamente quando si è in buona compagnia.
    Rievochiamo vecchi servizi fatti congiuntamente.
    Vi ricordate l’incidente dell’aliscafo ?..
    Ci chiede Carmelo.
    Eccome se non me lo ricordo !.
    Gli rispondo.
    Io quella notte però non ti ho visto qui in mare, Ispettore !.
    Replica Carmelo.
    Certo che non potevi vedermi.
    Quella sera ero al campo sportivo dove un noto cantante teneva un concerto.
    Il Dirigente come al solito non c’era e mi aveva incaricato di seguire la manifestazione canora.
    Avevo due palle grosse così, finalmente quando il concerto, che io definisco uno strazio, era finito, comunico al piantone che stiamo per rientrare e che io non passavo dall’Ufficio e me ne andavo direttamente a casa.
    Lei a casa stasera non ci andrà Ispettore !...
    Mi risponde per radio il piantone.
    E perché mai ?...
    Decidi tu adesso cosa devo fare io ?...
    Gli domando, pensando che scherzasse.
    Un aliscafo ha speronato una piccola imbarcazione da pesca nel tratto di mare tra Lipari e Salina e ci sono dei morti e dei dispersi !.
    No, non stava scherzava affatto !.
    Franco quella sera ci ha mobilitato subito !.
    Dice Claudio.
    La prima cosa che ho pensato, infatti è stato quello di chiamare l’equipaggio della nostra motovedetta e mandarla subito sul posto.
    Intervengo.
    Mi hai fatto alzare dalla tavola di casa con il mangiare ancora in bocca !..
    Mi dice puntandomi il dito contro Vincenzo !.
    Ora capisco perché c’è l’hai tanto con me e mi fai sballottare tra le onde con le tue virate !.
    Gli rispondo io ridendo.
    Cos’è una sorta di punizione postuma, quella che mi stai dando oggi ?...
    Vincenzo che fai ?...
    Maltratti così il nostro Ispettore ?...
    Dice Carmelo con il bicchiere di vino tra le mani.
    Risata generale.
    Arrivato al Commissariato, la Questura già aveva telefonato.
    Continuo io, ricordando quella tragica sera.
    Il Capo di Gabinetto chiede di essere chiamato subito !.
    Mi dice il piantone non appena mi vede entrare.
    Lo chiamo subito infatti.
    Ispettore, il Dirigente dove ?...
    Mi chiede a bruciapelo.
    Dottore, che io sappia è in permesso !.
    Dico così, perché tanto so che poi tra di loro capoccioni si aggiustano sempre.
    Va bene, allora segua subito lei la situazione, il Prefetto mi sta tempestando di telefonate per avere delle urgentissime notizie sull’accaduto !.
    Ho disposto l’invio immediato della nostra motovedetta la P.S. 489, Dottore !.
    Hanno appena levato gli ormeggi e si stanno recando sul posto !.
    Ha fatto benissimo Ispettore !.
    Mi tenga informato non appena ha delle notizie sull’accaduto….
    Ho capito !.
    Dice Carmelo.
    Tu te ne sei rimasto candidamente nella sala regia !.
    Ed ha mandato noi a fare gli attori !.
    Dice Vincenzo.
    Beh !.
    Siete o non siete voi il nostro servizio a mare !.
    Chi ci dovevo mandare sul posto, la volante di zona ?.
    Gli rispondo secco.
    Franco capiscilo, il Caimano scherza !.
    Stai sicuro che non ti abbandonerà in mare per punizione su di una zattera !.
    Dice Claudio ridendo, per sdrammatizzare.
    Spero mi lasci almeno i viveri di prima necessita !...
    Ma i ricordi di quella notte mi continuano a tornare a mente.
    La Questura chiamava al telefono ogni mezz’ora e voleva avere degli aggiornamenti continui.
    L’aliscafo aveva lasciato il porto di Lipari, dico rispondendo alla loro ennesima chiamata.
    Poi mentre stava facendo rotta per l’isola di Salina, improvvisamente ha speronato una piccola imbarcazione che era ferma per pescare in quel tratto di mare.
    Pare che l’imbarcazione era priva di luci di segnalazione, per cui l’ha centrata in pieno, praticamente neppure l’ha vista.
    Quante persone c’erano sulla barca Ispettore ?...
    Mi chiede il Capo di Gabinetto, appresa la mia segnalazione.
    Dottore, sono stati recuperati due corpi in mare, purtroppo privi di vita.
    Pare, ma questo ancora lo si sta cercando, che fossero in quattro.
    Quindi ci sarebbero due dispersi ?.
    Si, la l’Ufficio Circondariale Marittimo sta coordinando le ricerche.
    Ma è difficile, c’è il buio totale.
    Li abbiamo ripescati noi quei due !.
    Mi interrompe Carmelo.
    Erano letteralmente squarciati.
    Il suo sguardo si era fatto improvvisamente serio.
    Noi eravamo arrivati da poco, voi stavate già sul posto.
    Aggiunge Claudio.
    Eravamo ancorati a Lipari, quando ci hanno chiamato per intervenire.
    Gli replica Carmelo.
    Siamo arrivati dopo soli dieci minuti.
    Solo alle prime luci dell’alba, le ricerche dei dispersi alla fine si sono concretizzate.
    Gli altri due che mancavano erano morti anche loro.
    Quattro in tutto.
    Beh, ma finiamola di parlare di disgrazie !.
    Dice Santino.
    Si, hai ragione Sceriffo, oggi ci siamo ritrovati tutti qui, e ci dobbiamo proprio mettere a parlare di queste cose ?.
    E si cambia decisamente discorso.
    Alla fine, guardo l’orologio.
    Abbiamo finito di mangiare, è ora di andare.
    Signori è stato un piacere, ma noi siamo di ritorno !.
    Dico alzandomi.
    Ma sicuro che proprio dovete andare ?...
    Si Santino.
    Gli rispondo.
    Noi restiamo qui, siamo in attesa che il Ministro si faccia sentire.
    Ci salutiamo cordialmente e ci avviamo all’uscita del locale.
    Il pranzo era stato davvero piacevole, ma adesso uscendo fuori
    mi sono ricordato di botto che quel giorno era ferragosto.
    Una volta fuori, una vera e propria vampata di calore mi colpisce in pieno.
    Rifacciamo il percorso a ritroso fino al molo del porto.
    Il collega Carabiniere, ci intravede e ci saluta dalla Doppio Charlie.
    Avete visto ?..
    Ci dice.
    La vostra barca è ancora qui, ho fatto buona guardia !.
    Saliti a bordo, non vedo l’ora di ripartire per mare.
    Se non altro, pensavo, una volta che siamo in navigazione, la sensazione di calore sparirà di colpo.
    Vincenzo si mette al suo posto di guida.
    Subito accende i motori e fa una repentina marcia indietro per uscire fuori.
    Ma non usciamo solo noi, ci vengono dietro anche la motovedetta dei Carabinieri
    Ed un'altra affianco alla nostra dal lato opposto.
    Vincenzo fermati !....
    Gli urla letteralmente Claudio.
    Ma Vincenzo non lo sente e continuiamo ad andare indietro trascinandoci con noi anche le altre due barche.
    Vedo il collega dell’Arma che si agita sbracciando verso di noi.
    Vincenzo Fermati !...
    Urla ancora Claudio dirigendosi stavolta verso di lui.
    La cima !...
    Non abbiamo mollato la cima !...
    Urla a sua volta Vincenzo il Caimano, che adesso si è reso conto di quello che stava succedendo.
    Finalmente ci arrestiamo.
    Ma ormai la patata è fatta.
    Siamo tre barche affiancate poco distante dal molo, con le rispettive cime tutte intrecciate tra di loro.
    Colpa del vino bianco.
    Pensavo tra di me.
    Un macello !.
    Dice Claudio.
    Rossano, passami la maschera !.
    Tocca andare giù sotto, le cime sono proprio ingarbugliate, occorre scioglierle.
    In effetti, avevo cantato vittoria troppo presto.
    Il caldo continua ad assalirmi ed altro che ripartire.
    Claudio e Rossano però fanno un ottimo lavoro ed alla fine riusciamo
    a disincagliarci.
    Il collega Carabiniere, che aveva collaborato all’operazione, tutto sudato
    Tira anche lui un sospiro di sollievo.
    Comandate, possiamo ripartire adesso ?...
    Chiedo timidamente.
    Non me lo lascia finire di dire che vira repentinamente ed usciamo dal porticciolo a velocità curvatura !.
    Non appena riprendiamo in mare a quella velocità, stavolta gli sbalzi che mi fa prendere Vincenzo li sopporto benissimo, siccome sono bilanciati dalla bella sensazione di frescura che mi arriva addosso.
    Siamo adesso un po’ tutti più taciturni.
    Seguiamo stavolta una rotta più aperta, evitando di costeggiare le isole e puntiamo dritti verso la costa siciliana.
    Intanto, mentre navighiamo, guardando tra le onde. mi torna in mente, un altro servizio in mare che avevo fatto con loro qualche anno prima.
    Era il periodo della guerra Iran Iraq, piena crisi del golfo per l’epoca.
    Una squadra navale Statunitense era giunta nel golfo di Patti, cioè quello che va da Capo Tindari a Capo di Milazzo, per fare delle esercitazioni.
    La Questura aveva inviato un ordinanza perentoria.
    “Disponesi immediata sorveglianza per la sicurezza delle unità navali Usa.”
    Il Dirigente come al solito mi aveva chiamato, dandomi l’incarico, avvalendomi della nostra motovedetta, per espletare il servizio richiesto.
    Ma dottore, gli dissi, le sembra normale che noi dobbiamo vigilare una squadra navale americana che sarà come minimo armata fino ai denti ?..
    Ispettore !.
    Gli ordini della Questura sono “sacri” e non si discutono !.
    Sono come il santo Vangelo !.
    Gli dico il Garibaldino “Obbedisco” !.
    Ricordavo quando usciti in mare, avevamo avvistato le unità navali.
    Una porta elicotteri gigantesca, con attorno una squadra di fregate di scorta.
    Il Caimano, pilotava come al solito a modo suo.
    Guardando con il binocolo, potevo vedere il movimento che c’era sul ponte della porta elicotteri.
    Squadre di Marines, in pieno assetto di guerra che montavano su degli giganteschi elicotteri a doppia pala, e decollavano dirigendosi verso l’entroterra.
    Nello stesso momento, altri elicotteri tornavano ed atterravano, sbarcando sul ponte dei soldati che si allineavano subito sul ponte.
    Grandi manovre, insomma.
    Intanto notavo un marinaio che ci lanciava segnali con un apparecchio lampeggiante
    Claudio, cercava di decriptare i segnali.
    Non è che ci hanno preso per dei Pasdaran ?...
    Mi ricordo che dissi, guardando Vincenzo, che con la sua capigliatura ed i suoi baffi,
    lo facevano somigliare proprio ad un guardiano della rivoluzione islamica.
    Ci stanno dicendo di starcene lontani !.
    Ed io credo che dobbiamo prenderli proprio in parola !..
    Intanto un gigantesco elicottero a doppia pala d’improvviso volteggia sopra di noi, ricordo che d’improvviso il movimento delle onde che sollevavano le sue eliche scuotevano il mare attorno a noi, come un piccolo tsunami.
    Ok, abbiamo capito, meglio starne lontani.
    Secondo me, stanno esercitandosi per delle operazioni di sbarco rapido di truppe elitrasportate, dissi convinto, e non voglio nessuno, che anche se sono degli “alleati”,
    gli stia in questo momento in mezzo alle loro palle !.
    Temo proprio che tu abbia ragione Ispettore !.
    Uno scossone più forte del solito però mi sveglia di brutto dai ricordi
    e mi fa tornare repentinamente alla realtà !.
    Vincenzo, le onde, cerca di evitarle !...
    Gli urla Claudio, indicandogli le onde rilasciate dal traghetto Bellini, che era transitato dalla direzione opposta.
    Claudio ?..
    Non ci faccio più caso, l’ho capito, fa parte della sua punizione !.
    Intanto mentre pensavo tra di me, il tempo era passato davvero veloce.
    Butto uno sguardo davanti a prua.
    La penisola del Capo di Milazzo ormai è abbastanza ben visibile.
    Il viaggio per mare, stava ormai volgendo al termine.
    Giovanni, ci sono novità in Ufficio ?..
    Chiedo al piantone per radio…
    Ispettore ?...
    Ma è lei ?....
    Perché Giovanni, scusami ma chi dovrei essere ?..
    Mi perdoni Ispettore…
    Nel senso che mi chiedevo dove fosse finito !.
    La vedevo segnata qui, sul foglio di servizio, ma materialmente non l’ho mai vista !.
    Ma Carmelo non ti ha passato le consegne ?..
    Ma quando mai, Ispettore !.
    Appena sono arrivato a dargli il cambio se nè scappato di corsa, dicendo che aveva degli invitati a casa.
    Sono qui, di servizio a mare, a bordo della motovedetta !.
    Ah !.
    Ecco perché sento tutto questo rumore di sottofondo !.
    Ma tornando a noi, ti ho chiesto se c’erano delle novità !.
    No Ispettore, le solite cose.
    Tipo ?.
    I soliti incidenti stradali, sa qualcuno che ha bevuto più del solito oggi non manca mai !.
    Però se nè occupata la Stradale.
    Poi qualche furticello in appartamento, e li se ne sono occupati i Carabinieri.
    E’ successo altro, tipo omicidi, scioperi, disordini o sommosse varie ?...
    Gli chiedo ancora.
    No, nulla Ispettore !...
    Via, proprio oggi che sommosse pensa che debbano scoppiare ?..
    Non si sa mai, Giovanni, non si sa mai !..
    Che ne so, dei bagnanti che protestano per il caro ombrellone !.
    No, nulla, Ispettore, stia tranquillo.
    Senti, allora io non passo dall’Ufficio, me ne vado direttamente a casa.
    Come lei comanda Ispettore !.
    Se ci sono delle novità chiamami li.
    Spero proprio di no Ispettore, buona giornata !.
    Adesso entriamo nello specchio del porto.
    L’attracco pone fine alla sofferenza che il buon Vincenzo quest’oggi mi ha somministrato ad ampie dosi.
    Allora, ragazzi, è stato un piacere per me stare con voi !.
    Franco, l’onore di averti a bordo invece è stato tutto nostro !...
    Mi dice Claudio.
    Sa Ispettore, torni pure quando vuole !.
    Mi saluta Rossano.
    Percorro la passerella tutto veloce.
    La giornata, forse, era finita.
    Dico forse, perché ero sempre reperibile, e se Giovanni avrebbe avuto guai, mi avrebbe chiamato di sicuro !.


    Fine della storia.
     
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    Con questo racconto, torniamo ancora più indietro nel tempo.
    Sul mio arrivo alla Squadra Mobile do Genova nel 1978 avevo già scritto in “Squadra Narcotici”, a cui rimando.
    Adesso mi sono ricordato il mio arrivo materiale a quella unità.
    Per cui, intendo raccontare la cosa, unita ad altre esperienze avute in quel periodo.
    All’epoca eravamo ancora una Polizia Militare, per cui non appena arrivati, ci si doveva presentare per prima cosa davanti al Colonnello che comandava il Raggruppamento e poi fare la “presa in forza”.
    In effetti a Genova eravamo stati destinati in quindici, quattro come me assegnati alla Squadra Mobile, ed i restanti assegnati invece alla Digos.
    Tutti provenienti dalla Scuola Polgai di Brescia.
    Una volta finita quella scuola infatti, c’era il dono di saltare il passaggio per i reparti celeri ed essere assegnati alle squadre operative di Polizia Giudiziaria, quelle che per come ci diceva il Direttore della scuola Polgai, Antonino Ales, è la Polizia vera, quella che fa le indagini, quella che fa le investigazioni.
    Lui era fissato su questo.
    Il Reparto Celere, fa parte della Polizia, soleva dire il dr. Ales, è un elemento fondamentale della stessa.
    Ma non è la Polizia vera !.
    Una volta mi raccontavano gli anziani della scuola di Brescia, che il reparto della scuola Polgai che spesso era impiegato in servizio di ordine pubblico di rinforzo a Milano ed in altre città del nord, come rinforzo dei reparti celeri ordinari, durante una manifestazione, i manifestanti gridavano agli allievi della scuola schierati, il fatidico
    “Celerini Assassini !.”…”Celerini Assassini” !...
    Ales, che era sul posto, uscì dallo schieramento degli allievi e gridò a sua volta ai manifestanti, “ Non sono Celerini !...Non sono Celerini……!...”
    “Questi sono dei Polgaini !...“ Sono dei Polgaini… !.
    Per sottolineare appunto la differenza….
    Ma i manifestanti con arguta perspicacia, cambiarono subito lo slogan….
    “Polgaini Assassini ! “….”Polgaini Assassini “!....
    Tipo, Celerini o Polgaini, per noi sempre degli sbirrazzi di minchia siete |!.
    Detto questo, per me allora questo, significava intanto svolgere il servizio in abiti civili, non che disdegnavo la divisa, ma soprattutto partecipare attivamente in indagini di polizia, stringere un manganello in mano va pure bene, però usare il cervello e fare parte di una unità investigativa per me rappresentava conoscere, avevo venti anni all’epoca, la Polizia nei suoi massimi livelli.
    Ma tornando a noi, ci presentiamo al Colonnello del Raggruppamento che ci fa i suoi migliori auguri, e ci dice che, ultimate le formalità della nostra presa in forza, di andarci a presentare l’indomani mattina alle otto precise davanti ai Dirigenti della Squadra Mobile e della Digos.
    All’epoca infatti, per servizio dipendevamo dai Funzionari di Polizia che erano dei civili, mentre per il resto come amministrazione, dipendevamo invece dall’apparato militare, che comunque era in ogni caso sempre subordinato nel servizio a quello civile.
    Ricordo che un Commissario poteva cazziare un Ufficiale come se niente fosse.
    Così che, i quattro destinati alla Squadra Mobile, io Franco da Barcellona Pozzo di Gotto, Gavino da Cagliari, Bartolomeo da Pachino, e Gennaro da Napoli, alle otto in punto siamo alla Questura centrale di via Armando Diaz, il duca della vittoria.
    La Squadra Mobile è sita al primo piano dell’edificio.
    Chiediamo del Dirigente, un collega anzianotto, ci dice che, “O dottore è na poco impegnato, tiene a riunione coi sottufficiali, accomodatevi pure “accà” !.
    E ci indica una stanzetta.
    Lo prendiamo in parola e ci accomodiamo.
    Intanto, passa il tempo, mezz’ora, poi un ora.
    Ma quanto dura questa riunione ?...
    Mi chiedo, ed esco fuori nel corridoio.
    Anche gli altri che sono con me si sono stancati di aspettare ed escono fuori.
    Intanto, uno che stava nel corridoio, ci vede, ci guarda e ci dice:
    Ha già ditto nu sacco i voti, che a gente che aspetta, ha da stà dentro a’ stanza loro riservata !..
    Cos’è questo, un pascolo abusivo ?...
    Veramente, gli dico, noi non siamo della gente che aspetta, ma siamo quelli nuovi che si devono presentare qui oggi… !.
    O’ Maronna mia !....
    Voi siete le Guardie nuove ?....
    Ehm…si !....
    Piacere tantissimo !...
    Io sono il Dirigente !.
    Ci dice.
    Ma venite pure, accomodatevi.
    Ci guardiamo tra di noi un po’ perplessi, e lo seguiamo.
    Mi dovete perdonare assai !...
    Ma sapete, questo non è l’Ufficio do Catasto !.
    Qui c’è sempre nu sacco di roba da sbrigare.
    Il mio autista mi aveva detto di voi, che eravate qui.
    Ma io me lo avevo proprio già scurdato completamente !.
    Dottore, non c’è problema.
    Gli rispondiamo quasi in coro.
    Allora, ragazzi miei, o’ vedete questo ?...
    Ci dice mostrandoci l’orologio che si era sfilato dal polso.
    Questo qua, se volete restare accà, ve lo dovete scordare proprio di averlo con voi !.
    Detto questo, prende l’orologio e lo depone nel cassetto della sua scrivania.
    Se qualcuno di voi, tiene problemi di orario, che so io, me lo dicesse subito, che io lo mando a fare la volante, la fanno i turni fissi !...
    Ci guardiamo tutti e quattro in faccia.
    No !...
    Non ci sono problemi di orario Dottore !.
    Benissimo, allora, tu e tu, dice a me ed a Gavino, appresentatevi alla quarta sezione, a narcotici e buon costume, tu, dice a Batolomeo, rappresentati alla “omicidi”, e tu, indicando l’ultimo
    che restava “all’anti rapina !”….
    Buon lavoro, signori miei !.
    Io è Gavino, ci rechiamo subito a destinazione.
    Leggiamo sulla porta il cartellino Sezione IV°, “Narcotici e Buoncostume.”
    Timidamente busso alla porta.
    Avanti !.
    Sento dire, ed allora apro la porta.
    Vedo una persona in giacca e cravatta che ha qualche anno più di noi seduto su di una comodissima poltrona.
    E’ voi chi siete ?....
    Ci dice guardandoci.
    Volete fare per caso una denuncia ?...
    Ma i vostri genitori arrustanno ?...(dove stanno)
    Veramente…. collega, ….noi siamo quelli nuovi….
    Gli rispondo io.
    Ma scusatemi, ma chi siete voi ?.....
    Quelli nuovi appunto !....
    Ma siete accussì (così) guaglioncelli !...(ragazzini)
    Vaggiù pigliato (vi avevo preso ) preso per dei minorenni che avessero da denunciare qualche piccolo scipparello !.
    Ma, entrate !, Entrate pure !.
    Io sono il Commissario Enrico Latenti, il Funzionario che dirige questa Sezione !.
    Ci dice porgendoci la mano.
    Dottore, ci scusi tanto….
    Dico tutto rosso in faccia.
    Per come detto, allora un Commissario di Polizia era una specie di semidio.
    Ne avevamo appena visto uno.
    Sa, ci deve immensamente perdonare, ma è il nostro primo giorno qui !...
    Ma state tranquilli guaglioni !.
    Ci sono solo io per ora accà. (qui)
    O’ resto da squadra mia sta in giro per i vicoli dell’angiporto da’ città.
    Sapete, qui alle otto e quindici in punto si fa a’ riunione con il grande capo,
    e poi tutti via, fuori via a produrre !.
    Ma accomodatevi pure !...O volete fare per caso le belle statuine ?
    Sapete, è solo da otto anni che non ci mandano qui personale nuovo, ed avevamo ormai proprio perso le speranze !.
    Li mandano tutti, mi riferisco a quelli che escono delle scuole di Polizia, ai Reparti Celeri, con questa emergenza di ordine pubblico che mo’ tiene lo Stato !.
    Dottore,siamo stati prima dal signor Dirigente e lui ci ha detto di presentarci in questa Sezione…..
    Oh, il carissimo amico e mio superiore o Vice Questore Domenico Cicoliello mi manda finalmente dei rinforzi ?...
    Non ci posso proprio pensare !...
    San Gennaro a fatto o’ miracolo !.
    Giovanni !...
    Giovanni !, Mi senti, dice alzando il telefono.
    Vieni subito accà, che tengo delle sorprese buone !.
    Subito dopo, sentiamo aprire la porta.
    Dottore mio, mi ha chiamato ?...
    Giovanni, entra pure !....E siediti pure tu !.
    Questi sono i guaglioncelli nuovi, e te li affido proprio a te !.
    Ragazzi, isso (lui) è o’ maresciallo Giovanni Gaucci !.
    Adesso andate da lui e fatevi una bella chiacchierata che vi spiega tutta a’ situazione.
    Lo seguiamo, nel suo ufficio, leggo una targhetta “FBI”, mi ispira bene.
    Che guaglioni che siete !.
    Ci dice il maresciallo guardandoci.
    Una volta, ai tempi miei, uno doveva fare minimo tre anni di reparto celere, poi cinque anni d’Ufficio Servizi alla Questura e poi ancora altri cinque anni alle “Volanti” e poi se tutto andava bene, ma proprio bene, si passava infine alla Squadra Mobile, che è signori miei l’attività Regina da Polizia !.
    Cacciatevelo bene intra a capa !. (Ficcatevelo bene in testa !.)
    Ora, appena siete usciti da una scuola, e subito siete accà !. (qui)
    Maresciallo…sa…i tempi cambiano !...
    Gli dico sempre tutto rosso nella faccia.
    Va bono guaglioni miei !.
    Adesso vi andate a riposare e domani ritornate accà alle otto precise,
    Questo è stato il primo impatto.
    Poi con il passare dei giorni si comincia a carburare.
    Nell’ambito della sezione siamo ripartiti in varie squadrette, tutte sempre al comando di un sottufficiale.
    Sono tutte persone molto esperte, fanno questo lavoro da anni, conoscono le persone ed i posti della città come le loro tasche.
    Genova è una città che sembra proprio un saliscendi.
    Non c’è una strada bella piana.
    Ma la prima cosa che ho imparato, è che il lavoro della nostra sezione, si svolge in prevalenza nel luogo che è chiamato l’Angiporto, cioè l’entroterra del porto storico, chiamata anche “la città vecchia”.
    I famosi carruggi, i vicoletti che ivi vi si snodano.
    Qui praticamente, di giorno è un luogo frequentato da tipi vari, dai truffatori sempre pronti a rifilare il classico “pacco” al turista sprovveduto, a quello che ti fa il gioco delle tre carte su una panchina amovibile, agli spacciatori che girano guardandosi attorno.
    Vi si gira solo a piedi, le auto si lasciano all’esterno e poi si entra dentro appiedati.
    Troppo piccoli e stretti per far passare un auto, specie di giorno.
    Di sera e di notte, il tutto diventa poi un vero e proprio bordello a cielo aperto.
    Molti locali Night Club, cominciano la loro attività.
    Ci sono i marinai che sbarcano in libera uscita con le tasche piene di dollari verdi e sonanti e si vogliono divertire.
    Entrenause avvenenti, messe già all’ingresso dei vari localini, a civettare su chi transita per i vicoli.
    E chi vi transita a quell’ora, non è più il turista a diporto.
    E poi ci sono le prostitute vere e proprie, sciamanate per tutto lo spazio disponibile.
    A quell’epoca erano quasi tutte per lo più sud americane.
    A Prostituzione è vietata, ma qui è praticamente tollerata !...
    Se no chisti accà, si mettono a fare cose ancora peggiori !.
    Ci aveva detto Giovanni il maresciallo.
    Ed era proprio così !.
    Per cui, di giorno si organizzava un determinato tipo di servizio, di sera e di notte c’era il “pattuglione”, una unità di almeno tre elementi, che affrontava quando calavano le ombre delle sera, affrontava la Genova “by night”.
    Si cominciava d’inverno alle venti e di estate alle ventuno, e si finiva, ma questo era solo un termine estemporaneo, siccome poi quando si finiva non lo si sapeva mai, alle tre di notte d’inverno ed alle quattro d’estate.
    Ma non era raro il caso, che quando si arrivava alle otto in ufficio, c’erano ancora quelli del pattuglione smontante che ancora verbalizzavano.
    I colleghi anziani mi dicevano che anzi ora non c’era più quasi niente.
    Ai tempi della guerra del Vietnam, quando in porto sostavano fisse
    le unità navali Americane, ogni sera era un campo di battaglia.
    I marinai uscivano per svagarsi e finivano dritti dritti dentro tutti i localetti che erano distribuiti per la bisogna in tutto l’angiporto.
    Tasche piene di dollari, si accomodavano ai tavolini ed alle poltroncine, si godevano la compagnia delle vampanti ragazze messe allo scopo, ed a braccetto con le stesse, si davano alla pazza gioia, facendo baldoria e stappando una bottiglia di burbon e di champagne una dopo l’altra.
    All’inizio, tutto andava bene, poi i proprietari dei locali, che erano a dir poco dei disonesti, quando si accorgevano che questi erano diventati un po’ brilli, gli cominciavano a mollare lo champagne falso, quello fatto con le bustine, per capirci.
    Se non se ne accorgevano, non succedeva nulla, ma se puta caso sgamavano la cosa, come purtroppo spesso accadeva, finiva completamente a casino.
    Cominciavano a volare per aria sedie e tavolini e scoppiava la rissa.
    E per le volanti di turno ed il povero pattuglione della Mobile che era in giro di turno, cominciavano i dolori.
    Tanto che in quel periodo quel servizio era stato ribattezzato, date le circostanze,
    “Pattuglione Antimarines!.
    C’era comunque il rinforzo di lusso della MP, la famigerata Polizia Militare Usa, anch’essa mobilitata in forze per l’occasione, che non appena veniva chiamata dalla sala operativa della Questura, arrivava ed interveniva energicamente, servendosi di pesanti bastoni di legno che rompeva in testa ai malcapitati marinai, che comunque erano quasi tutti degli armadi, bestioni alti minimo un metro ed ottantacinque, e se la cavavano solo con qualche bernoccolo ed una nottata come ospiti delle nostre camere di sicurezza.
    La mattina dopo, ripassava la Mp, e siccome questi avevano ormai smaltito la sbornia, li metteva in fila indiana e se li riportava sulle navi.
    Ove mi raccontavano che venivano sottoposti a severissime punizioni, tipo che li appendevano a testa sotto e piedi per aria per una giornata sana, e poi l’indomani, venvano imbarcati su di un aereo e spediti di nuovo al fronte.
    Luigi, il collega di squadra, mi parlava di un sergente nero che reduce dal fronte, passava a Genova a si e no solo qualche giorno, siccome veniva coinvolto in qualche rissa e beccato, puntualmente l’indomani stesso si ritrovava su di un aereo diretto per il Vietnam.
    Adesso di navi militari Americane non c’è ne erano da tempo più.
    Ma Genova, restava lo stesso il più grande porto d’Italia.
    Guardarlo tutto con un solo sguardo, anche se ti trovavi a Righi, che era il colle più alto della città, da dove la si poteva quasi dominare, era praticamente impossibile.
    Chilometri e chilometri di banchine, che si estendono dalla Foce del torrente
    Bisagno di Piazzale Kennedy, a Genova Voltri.
    Dal vecchio porto, sito ove c’è il centro storico, sede dei traghetti che portavano dalla Sardegna alla Sicilia, alla Spagna ed alla Tunisia, a quello nuovo, ove si scaricavano giganteschi containers pieni di merci.
    Mi dicevano i colleghi che adesso c’era la crisi nel porto, ed i localini serali erano diminuiti di molto, però io il porto lo vedevo ugualmente pieno di navi.
    Quindi, di marinai a zonzo la sera, in cerca di piacere, anche se non avevano la divisa addosso, c’è ne erano sempre.
    Intanto avevo capito il meccanismo della Squadra Mobile.
    La mattina, non appena si arrivava, alle otto e quindici in punto, c’era la riunione nella stanza del Dirigente.
    Oggi si chiamerebbe con il termine esotico di “breefing”.
    Lui aveva sul suo tavolo tutte le relazioni delle volanti del turno serale e di notte, che all’epoca dipendevano dalla Squadra Mobile, e del pattuglione notturno della Mobile, appena trascorso.
    Le prendeva ad una ad una e le leggeva a voce alta.
    Dunque constatato il tutto, abbiamo proceduto all’arresto di Pinco Pallino e Caio Sempronio per….
    Azzo !.
    Ma accà, non si sono i presupposti per operare l’arresto obbligatorio in flagranza di reato!.
    Maresciallo Cascia, scenda subito giù abbascio nelle camere di sicurezza e rimetta subito in libertà questi signori !.
    Se issi fanno domande, gli chiedesse pure scusa !.
    Ma quante vote l’ha già dicere, che occorre che o’ personale si desse ‘na ripassatina ogni tanto do’ codice penale ?...
    Posata quella relazione ne prendeva un'altra,
    La leggeva sempre a voce alta.
    Presa la penna, diceva Maresciallo Carimeni, prego se ne occupi lei, annotandola sulla relazione.
    E così via, fino alla fine.
    E adesso signori, tutti fuori !..
    Andate a produrre !.
    In effetti, si usciva tutti, ad eccezione del maresciallo Oliva da Palermo, e il suo staff.
    Oliva, era un maestro insuperabile a redigere i rapporti da inviare alla Procura della Repubblica, il suo staff, all’epoca non esistevano i computer, si chiamava Ufficio Copia.
    Praticamente, si copiava il suo rapporto, battendolo su macchine da scrivere con la carta vergatina imbottita di carta velina, oggi ormai tutti reperti quasi archeologici.
    Ma all’epoca erano il motore di un Ufficio.
    Ma il motore della nostra squadra, era Mario da Nocera Inferiore.
    Il bello era che quando stava in sevizio, se ne stava tranquillo ed eseguiva gli ordini impartiti senza assolutamente strafare.
    Però quando era libero, entrava in azione diventando pericolosissimo.
    Era il terrore degli spacciatori dell’angiporto e della città.
    Lui conosceva bene loro, li studiava con calma, poi quando finiva il servizio”ufficiale”, cominciava il suo servizio, quello vero.
    Se ne andava in giro da solo e riusciva a sorprenderli in flagranza di spaccio, poi li ammanettava e chiamava la volante di zona.
    Spesse volte li portava in Questura servendosi degli autobus cittadini.
    Ricordo una volta ne ha portati due, appesi per le manette alla sbarra superiore che serve ai passeggeri per tenersi quando il mezzo è in movimento.
    Mario ?...
    Gli ha gridato il collega di servizio alla porta carraia, vedendo il mezzo fermarsi proprio davanti alla porta d’ingresso, e Mario che appunto toglieva, pistola alla mano, le manette ai due per farli scendere giù, gli ribatte…
    Guagliò !....
    Invece di fare caciara, vieni a darmi una mano che c’è merce in arrivo pi’cammere ‘i sicurezza.
    Nella stampa locale, era ormai descritto come il “Serpico” Genovese.
    Mi raccontava che era prima al reparto celere, a Bolzaneto.
    Anche li, quando era in servizio se ne stava calmo, poi quando usciva da solo, entrava in azione.
    Il primo arresto, il secondo, poi il terzo, sempre per spaccio.
    Il Colonnello un giorno mi chiamò, mi raccontava, e mi disse.
    Qui siamo al reparto celere, no all’antidroga !.
    Lei la deve finire con questi suoi comportamenti anomali !...
    Ma lui continuava imperterrito ad arrestare spacciatori quando era fuori servizio.
    Un giorno il Colonello lo richiamò.
    Russo, lei mi ha proprio rotto le balle !.
    Ecco qui, questo è il suo trasferimento per la Squadra Mobile !.
    Li si può scatenare quanto vuole !....
    Mi disse che quel giorno gli occhi gli brillarono per la gioia come le stelle della volta celeste in una notte serena.
    Ma anche alla Mobile, ci sono delle regole, ci sono i Commissari ed i sottufficiali, quando lavori c’è sempre uno di loro a dare le direttive.
    Così lui si esprimeva quando era libero e da solo.
    Però, ora che eravamo arrivati io e Gavino, ci aveva messo gli occhi addosso.
    Tu non tieni famiglia, puoi venire con me quando finimmo di faticà accà a fare nu servizio i droga ?...
    Mi sparò un giorno proprio a bruciapelo.
    Lo guardai e gli risposi, Ma certo Mario !.
    Era davvero un furetto, aveva notato tre che se ne stavano appiattati ad un angolo di un vicolo ad aspettare i clienti.
    A me mi dice, tu statti accà e coprimi.
    Poi sparisce.
    Io non ci capisco nulla, e tengo sott’occhio i tre a debita distanza.
    Poi improvvisamente arrivano dei giovani e si fermano.
    Mentre le “bustine” escono dalle tasche per essere consegnate, Mario appare all’improvviso davanti con pistola in una mano e tesserino nall’altra.
    Immediatamente, vista la scena, gli vado incontro e mi metto alle loro spalle, anch’io
    Con la tessera e la pistola bene in vista.
    Era fatta.
    Guagliò, ma cosa vi insegnano mo’ a’ scuola della Polizia ?...
    A prossima vota, cerca di essere na’ poco più svelto !...
    O vuoi vedermi proprio finire acciso ?.. (ucciso)
    Scusami Mario, ma io non sono veterano come te !.
    Gli rispondo.
    Ma capisci a me, Mo’ mi movo !|…
    Da quel momento in poi, il mio nomigliolo alla Mobile sarebbe stato proprio “Mo’ mi movo “, tradotto “Ora mi muovo”.
    Lui, ma non solo, i colleghi tutti più anziani, capivano tutto con un semplice sguardo.
    Si guidavano con gli occhi o con semplice gesti, senza neppure parlare.
    Io ero ancora lontano da quei loro livelli.
    Da un lato li invidiavo da un altro cercavo di imparare.
    Mario mi diceva che suo padre era un imprenditore, economicamente stavano abbastanza bene.
    Non era quindi di certo entrato in Polizia per diventare ricco !.
    Non lo faccio per i quattro soldi che ci danno !.
    Lo faccio perché m’appiace proprio sto lavoro !.
    Mi soleva dire.
    Mario, ma spiegami, perché quando sei in servizio non fai quello che poi fai da solo quando sei libero ?..
    Gli ho chiesto una volta.
    Li ci sono troppe teste pensanti, io preferisco ragionare ca’ capa mia !. (con la mia testa)
    E per fare questo, devo essere proprio da solo.
    O al massimo mi porto guaglioni che stanno sotto a cappella mia !.
    (sotto il mio comando)
    Così, mi ha risposto.
    La nostra Sezione era un misto di Napoli, Sicilia e Sardegna.
    Piano piano, li stavo cominciando a conoscere un po’ tutti.
    Salvatore da Palermo, tipo taciturno, ma che quando lo facevano incazzare con una sventola volante li sbatteva dritti contro ad un muro.
    Aresu, da Cagliari, piccoletto ma un tipo abbastanza deciso e preciso.
    Guai a chi gli capitava sotto.
    Gagliano da Napoli però era il più umano.
    Una volta mi ha salvato dalla corte marziale.
    Ricordate l’episodio “Piantonamento in Ospedale ?”…
    Una mattina mi presento al solito orario in Ufficio.
    Gagliano appena mi vede mi guarda e mi dice.
    Guagliò, managgia a morti, ma tu che ci fai accà !..
    Non aggiù essere o’ San Martino (Il San Martino è il maggiore ospedale di Genova)
    A fare o’ piantonamento o’ detenuto ?...
    Ma scusami, ho visto il foglio di servizio di squadra, prevedeva il turno in Ufficio qui…
    Ma quando mai !.
    Guarda bono, vedi che tu devi andare a dare o cambio o’ collega smontante
    da notte di piantone all’ospedale !.
    Guardo, ed aveva proprio ragione !.
    Gagliano prende subito il telefono è chiama l’Ufficio Servizi.
    Ma come mai il cambio non è stato fatto ?...
    Sento urlare alla cornetta.
    Il collega all’Ospedale è la terza volta che telefona.
    Scusate, risponde lui, ma o collega nostro è ancora na’ poco inesperto, scusate assai, ha sbagliato a vedere o’ foglio i servizio !.
    Mo’ arriva subito subito !.
    Mo mi movo, è moviti !......
    Mi urla letteralmente.
    Appena arrivo trovo il collega che vedendomi si esibisce in un repertorio di parolacce sarde.
    Voi della Mobile tutti uguali siete !...
    Vi credete di essere superiori a noi poveracci che in divisa stanno !.
    Non vi abbassate mica a fare questi servizi così plebei !...
    Censuro ovviamente le parolacce, anzi via, qualcuna la metto, tanto non si capisce nulla, ometto la traduzione, a chi capisce capisce.
    Oh ! scallonisi, sugunnuru ammarua bagassa !...
    Queste le ha dette appena mi ha visto.
    Ma io relazione ti faccio !....
    Ti rovino proprio !.
    Dopo circa dieci minuti di sfogo, lo calmo e gli spiego che è stato tutto un malinteso.
    Mi guarda fisso negli occhi.
    Ma tu di dove sei ?..…
    Siciliano, da Barcellona Pozzo di Gotto !.
    Davvero me lo dici ?...
    Io Farina mi chiamo !...
    La mia ragazza è di Montalbano Elicona, li vicino, sui monti Nebrodi e capo sala fa qui all’Ospedale pediatrico Gaslini !.
    Ci sono stato io laggiù, sono sceso alla stazione ferroviaria di Barcellona da dove il pulmann per Montalbano preso ho !.
    Mi aveva salvato l’amore !.
    Collega, dai che ti offro il caffè, proprio te lo meriti e poi vattene pure a dormire.
    Da quel giorno, siamo diventati ottimi amici.
    L’angiporto di Genova ha il suo cuore nella via Prè e nella via del Campo.
    Li mi ricordo, al primo piano di una vecchia e fatiscente abitazione, c’era la casa della “Nina”, che i colleghi mi dicevano che era stata la prima tossicodipendente delle città.
    Il suo misero appartamento, oltre a lei ormai anziana ed a letto, era la meta di tutti i tossici della zona.
    Per cui, in ogni nostro giro per i vicoli, farci una salto a dare un’occhiata, era quasi un obbligo.
    La porta era sempre semichiusa, bastava dargli una manata e si apriva.
    Una volta dentro, trovavamo sempre qualcuno ancora con la siringa in mano pronto per farsi, cucchiano con la polvere bianca, candela accesa, era un rituale.
    Una volta questi qua, li arrestavamo subito !...
    Mi diceva il collega Adriano.
    Ora non si può fare più.
    Li maltrattiamo un poco per farci dire chi sono i loro spacciatori.
    Ma tanto, qui, a spacciatori, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
    A spacciatori, puttane ed omosessuali travestiti !.
    Aveva ragione, quello era proprio uno zoo, lo zoo dell’angiporto.
    Il collega cinofilo Bencivenga, da sempre si aveva pregato di portarlo li dentro con il suo cane.
    Questo cane, ci diceva, non ha nulla da invidiare a quello dei colleghi Finanzieri !.
    Infatti aveva ragione, i Finanzieri avevano un ottima squadra antidroga, il cui fulcro erano appunto i cani.
    Noi effettivamente snobbavamo l’uso di questo animale.
    In città, c’era solo il suo cane e se ne stava sempre a dormire nel canile.
    Un giorno Pino un brigadiere della nostra squadra, a rotto gli indugi e lo ha invitato a venire con noi con il suo cane a farsi un giro nei carrugi.
    Era contentissimo di questo.
    Non appena entrati nei vicoli, quella povera bestia era proprio impazzita.
    Fiutava la droga come se niente fosse e saltava letteralmente addosso a chi la deteneva, tanta c’è ne era in circolazione.
    Uno, due, tre, abbiamo fatto subito una vera strage.
    Brigadiere accussì non vale !...
    Ci ha gridato uno di loro.
    O’ cane non ve lo dovevate portare !...
    Così siete troppo in vantaggio su di noi !.
    Ma oltre agli spacciatori, per i vicoli o carruggi dell’angiporto, c’erano anche quelli che su improvvisate sedie facilmente amovibili facevano il gioco delle tre carte.
    Signori, qui si vince e qui si perde !...
    Gridavano a degli sprovveduti che puntavano fior di quattrini pensando di azzeccare la carta giusta, cioè quella vincente.
    Peccato che non vincevano mai !.
    Di solito quando entravamo, dopo aver parcheggiato a Piazza Sasala (vedi il racconto Squadra narcotici), e scendevamo giù per i carruggi, si attivava subito un capillare servizio di avvistamento e segnalamento che segnalava la nostra posizione istante per istante.
    Qui possiamo venire tranquillamente in divisa, o in giacca e cravatta !.
    Soleva dire Pino il Brigadiere.
    Tanto appena arriviamo ci conoscono tutti, pure i gatti !.
    Quella mattina però, qualcosa non aveva funzionato.
    Vediamo un tipo che richiude subito la sua sedia amovibile al nostro arrivo, licenziando le persone che gli stavano attorno.
    Apri quella sedia !.
    Gli intima Adriano.
    Che volete Brigadiè !....
    La risposta.
    Ho capito, la apro io.
    La prende, la solleva e la apre.
    Casca giù un mazzo di carte napoletane.
    Brigadiè ?...
    Sapete o’ palo non ha funzionato !...
    Mannaggia a lui managgia !.
    Laggià proprio da cambià !.
    Ci mettiamo a ridere.
    Vattene via subito, subito, ci siamo capiti ?..
    Gli Intima Pino.
    Subito, sparisco proprio Brigadiè !...
    Detto questo raccolte le carte per terra, si defila in un istante sparendo dietro un vicolo limitrofo.
    Figurati !...
    Dice Pino, Isso tra cinque minuti precisi, appena c’è ne andiamo sta già di nuovo
    accà !.
    Poi, c’erano anche i bidonatori, quelli che ti facevano dei belli e ricchi pacchi ai turisti a diporto, che erano convinti di fare l’affare del secolo, comprando a quattro soldi una bella telecamera d’occasione, salvo poi ritrovarsi appunto, ad affare concluso quando il venditore era già sparito, con un pacco appunto nelle mani ma che poi una volta aperto, conteneva si una telecamera, però in legno, anche se ben imitata però, e soprattutto si ritrovava con molti soldi in meno nella tasca.
    Uno di loro, dei bidonatori, ancora non ci conosceva, quelli di noi che erano nuovi intendo.
    Ci avvicina e ci chiede.
    Vuliti accattà (comprare) nu’ stereo sette ?...
    All’epoca così era chiamato l’autoradio a cassette musicali.
    Uno di noi gli rispose assecondandolo.
    Ma guarda che io l’automobile non c’è l’ho !.
    Quello lo ascolta, lo guarda tutto serio e gli replica.
    E che problema c’e ?...
    Guagliò !..
    Ti vendo anche quella !.
    Una sera, arrivo alle venti in punto per fare il servizio di pattuglione.
    Non appena entro dentro, trovo già il Commissario ed il Maresciallo che erano presenti.
    Ragazzi, chi manca ?...
    Chiede il Maresciallo.
    Ci guardiamo i presenti…
    Manca solo Gavino, Maresciallo, ma lo visto giù che stava parcheggiando !.
    Presto, cominciate a preparare le macchine, che dobbiamo recarci subito al ristorante da “Pippo”, a Piazza Caricamento, che c’è stato un omicidio !.
    Cominciamo alla grande stasera !...
    Esclamo, scendendo giù di corsa per le scale, diretto al garage che era nel sotterraneo della Questura, due piani sotto di noi.
    Ecco perché c’era anche il Commissario, pensavo.
    Non che i Commissari non venissero a farlo, questo servizio, però non venivano tutte le sere.
    In genere demandavano i sottufficiali.
    Quella sera però, per ovvi motivi, era presente proprio il Dirigente della Sezione omicidi.
    Infatti oltre che noi della narcotici e buoncostume, c’erano anche alcuni della sua squadra omicidi, chiamati, ritengo, appositamente.
    Con due macchine ci rechiamo subito sul posto.
    Entriamo, ci accolgono i colleghi della volante intervenuta che avevano già provveduto a farlo sgomberare, trattenendo i testimoni in una saletta separata.
    Lì’, c’era anche il proprietario ed i camerieri.
    Un collega della volante ci fa strada, Il Commissario sta in testa.
    In fondo al locale, riverso per terra, il cadavere di una giovane donna, proprio accanto al tavolino ove era seduta.
    Nessuna mano pietosa, aveva ancora riposto un lenzuolo o qualcos’altro per coprirlo.
    Una chiazza di sangue accanto al corpo.
    Era la prima volta che vedevo una donna morta ammazzata.
    Il cameriere ed altri testimoni ci hanno detto, Dottore, dice il collega rivolto al Dirigente, che era qui seduta, intenta a cenare con un uomo.
    Sa, siccome avevano cominciato a parlare tra di loro in modo un po’ troppo animato, avevano attirato l’attenzione dei presenti….
    Continua !.
    Gli dice il Commissario.
    Quindi, ci hanno detto, che hanno visto improvvisamente l’uomo alzarsi di scatto, poi si è rivolto verso di lei, ha estratto una pistola e le ha sparato contro una serie di colpi.
    Fatto questo, tra tutti loro increduli ed impauriti, si è allontanato subito dal locale.
    Questi testimoni sono tutti qui ancora ?..
    Certo Dottore, la prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di generalizzarli e dirgli che dovevano tenersi qui a disposizione per le indagini.
    Non è uscito nessuno dal locale, noi eravamo qui in zona appena hanno chiamato, siamo arrivati subito.
    Bravi, avete fatto un buon lavoro, poi rivolto a noi, Ragazzi, andiamo subito da loro !.
    I testimoni sono un po’ confusi, dalle loro descrizioni non si viene a capo di nulla.
    Ma li avete visti altre volte qui ?...
    Ma, sa, non son so non ricordo, forse si forse no….
    Ma uno dei camerieri, un ragazzo, però è sicuro.
    “Io quello che stava qui con lei lo visto qualche altra volta”.
    In che senso lo ha visto ?..
    Gli chiede il Commissario.
    Venivano qui, si, li ho visti altre volte qui a cenare !.
    Ne è sicuro ?...
    Si Commissario !.
    Mascia, sappiamo chi è la vittima ?...
    Chiede a bruciapelo il Commissario al Maresciallo comandante della sua squadra omicidi.
    Si, Dottore !.
    Aveva un documento d’identità nella sua borsa.
    Era sposata ?...
    Si Dottore.
    Sappiamo con chi ?...
    Certo che si, Dottore, eccolo qua il nome è l’indirizzo dove stanno !.
    E gli mostra la carta d’identità della vittima.
    Signori, qui stiamo solo perdendo tempo !.
    Andiamo subito a cercarlo questo marito !.
    Voi restate qui !.
    Dice al collega delle volanti.
    Sta arrivando la Scientifica per i rilievi.
    Agli ordini Dottore !..
    Nell’attesa, mettetegli sopra un lenzuolo, qualcosa che la copra, mi raccomando !.
    Sarà fatto Dottore !.
    Arrivati all’indirizzo che sappiamo, non c’è bisogno nemmeno di suonare il campanello.
    La porta era semi aperta.
    Occhio Ragazzi !...
    Dice il maresciallo impugnando la pistola.
    Entriamo dentro !
    Ma una volta dentro, ecco la sorpresa.
    Un distinto signore, ci guarda seduto candidamente su di un divano, stringe nelle mani una pistola.
    Vi aspettavo !.
    Ci dice solo questo.
    Portatemi via con voi, tanto già sapete tutto !.
    Lo guardiamo tutti meravigliati.
    Sembra un uomo distrutto, era in lacrime.
    Signore, stia calmo !.
    Siamo della Polizia, della Squadra Mobile della Questura !...
    Ci dia la sua pistola, per favore !.
    No vogliamo farle del male !.
    Ecco, ci dice, questa è la pistola con la quale io ho ucciso stasera mia moglie !.
    E ci porge l’arma.
    I colleghi lo tranquillizzano ulteriormente, lui si alza dal divano.
    La prego, lei ci deve seguire necessariamente in Questura !..
    Gli dice il Commissario.
    Verrò, ma vi prego, non legatemi con le manette, starò tranquillo, lo prometto, dice cominciando a piangere a dirotto.
    No, non c’è bisogno delle manette !.
    Dice il Commissario, lui viene in macchina con me, ci sediamo dietro.
    Prima di andarcene, alla sua presenza, facciamo una sommaria perquisizione dell’appartamento.
    Un appartamento molto dignitoso, non certo di lusso, però tenuto bene, curato e ben arredato.
    Perquisire è come entrare dentro la personalità di chi abita la casa, metti mano sulle loro cose più intime.
    Alle volte però capitava che alla fine ci ringraziavano, i perquisiti intendo.
    Siccome riuscivamo a trovare delle cose che loro cercavano e non trovavano da tempo, ed ormai le avevano date come per perse per sempre.
    Vedo un portaritratti con la foto della moglie.
    Il mio pensiero va subito al cadavere riverso per terra nel ristorante.
    Non appena finiamo, il Commissario ci fa cenno di andare.
    Ed andiamo, due di noi lo tengono nel messo, senza manette come promessogli.
    In effetti lui ci segue senza più parlare, lo sguardo smarrito, rivolto nel vuoto.
    In Questura lo portiamo nell’Ufficio accanto a quello del Commissario.
    Chiaramente a quell’ora non c’era nessuno.
    Due restano con lui a guardarlo.
    Occhio ragazzi, gli dice il Maresciallo.
    Anche se se ne sta buono, mi sembra sconvolto, non si sa mai, potrebbe fare un gesto insano.
    Stia tranquillo, maresciallo !
    E’ arrivato il Sostituto Procuratore ?...
    Chiede il Commissario.
    No Dottore, però ma ha detto poco fa al telefono che sta partendo da casa per venire qui in Questura.
    Gli hai detto che se era il caso gli mandavamo una macchina a prenderlo ?..
    Si Dottore, ma ha detto che non c’era di bisogno.
    Infatti, come di prassi, del delitto era stato subito dato avviso al Sostituto Procuratore di turno della Procura della Repubblica.
    Si alza, apre la porta dell’altra stanza.
    L’avvocato, lei c’è lo ha un suo avvocato ?...
    Gli chiede.
    Ma lui neppure lo sente, se ne sta seduto con tanti pensieri che gli ronzano in mente.
    Mi scusi, ma sto parlando con lei….
    Improvvisamente alza la testa.
    Si, l’avvocato Parodi, ecco, qui c’è il suo numero.
    Dice con una voce molto tremante.
    Chiamatelo subito, se risponde ditegli che deve venire subito qui a presenziare l’interrogatorio !.
    Se non c’è, chiamate il difensore d’Ufficio dall’elenco dell’Albo degli Avvocati.
    Insomma un avvocato qui, ci deve essere, di fiducia o non.
    Dottore !
    L’Avvocato Parodi ha risposto.
    Che ha detto ?...
    Ha detto che sta venendo subito qui.
    Bene !.
    Hai chiamato sul posto ?...
    Si Dottore, risponde un collega.
    La scientifica è già al lavoro.
    Bene !.
    Anche se ormai sappiamo chi è stato, occorre lo stesso raccogliere tutte le tracce del delitto.
    Spero tanto, che ci spiegherà del perché lo ha fatto !...
    Dice, portandosi dubbioso, la mano sul mento.
    Infatti non aveva molto torto a dubitare.
    Il Sostituto Procuratore arriva, e prende posto.
    Arriva anche l’avvocato difensore e prende posto pure lui.
    Si può pure cominciare l’interrogatorio.
    Ma il problema è che l’interrogato se ne sta zitto.
    Ascolta con attenzione tutta la solfa di garanzie che il Pubblico Ministero gli elenca, una pallosa e rituale solfa che va fatta pena la nullità dell’atto.
    Poi, lo invita a rispondere alle domande che gli verranno poste.
    Ma lui se ne sta sempre zitto con lo sguardo rivolto nel vuoto.
    Il Dirigente si alza.
    Si avvicina al Magistrato e gli sussurra qualcosa all’orecchio.
    Il Sostituto Procuratore, guarda l’avvocato.
    Avvocato, se vuole conferire, con il suo assistito, noi magari usciamo fuori un momento.
    L’avvocato si sente per un attimo preso in contropiede.
    Poi però si alza anche lui e alzando le braccia dice,
    Penso che forse il mio cliente non intende rispondere alla vostre domande.
    E’ una sua facoltà, quella di non rispondere !.
    Esclama il Magistrato, ma se magari lei gliene prova a parlare in privato, forse potrebbe cambiare opinione.
    Sa, le prove contro di lui sono fin troppo evidenti, se magari ci dicesse del perché lo ha fatto, io potrei provare a fargli avere tutte le circostanze attenuanti del caso.
    Abbiamo controllato, è incensurato, non ha pregiudizi penali di nessun genere e sembra una brava persona.
    Posso da subito applicargli molti benefici di legge.
    Gli dica pure che lo vogliamo solo aiutare !.
    L’avvocato ci pensa per qualche secondo.
    D’accordo, ci proverò.
    Risponde.
    Allora in questo caso, vi lasciamo da soli.
    Detto questo, usciamo tutti dalla stanza lasciandoli da soli.
    Fare un interrogatorio alle due di notte, è il massimo che esiste, nel senso che si comincia ad avvertire un certo languorino nello stomaco.
    Passa il tempo, la porta rimane sempre chiusa.
    Poi d’improvviso si apre ed esce l’avvocato.
    Ci fa cenno che possiamo entrare.
    Appena entrati, l’avvocato guarda il suo cliente e lui rivolgendosi al Magistrato
    gli dice.
    Signore !..
    Mi perdoni !... Mi Perdoni !.....
    Lo sa perché l’ho fatto ?...
    Tutti tacciamo in attesa della sue parole.
    Io sono un Sifilidico !...
    Sono una persona malata !...
    Lei, mia moglie, quella povera donna da tempo lo sapeva !.
    Da molto tempo me lo rinfacciava !...
    Stasera però non ne ho potuto più !...
    Che Dio abbia pietà di lei …e che abbia pietà di me !...
    Detto questo, scoppia in un pianto a dirotto.
    Che ne sarà di lui ?...
    Chiede l’avvocato al Sostituto Procuratore ed al Commissario.
    Mi interesserò subito affinchè sia affidato ad una struttura idonea anche per la sua cura.
    Gli risponde il Magistrato.
    Anche a me sembra la migliore soluzione, aggiunge il Commissario.
    Vi ringrazio !.
    Risponde l’Avvocato.
    Altra sera, altro pattuglione.
    Stavolta non appena arrivati, si va dritti sparati nei carrugi.
    E’ segnalata una rissa in uno dei tanti night club della zona.
    Quindi, il tempo di prendere la macchina e ci rechiamo subito in loco.
    Arrivati sul posto, c’è un gigante di colore che urla come un forsennato verso il povero barista al bancone.
    Polizia !.....Polizia !...
    Dice Adriano con il tesserino in una mano e la pistola rivolta all’insù nell’altra.
    Magia della parola, quello si ferma subito.
    Il brigadiere Pino che comanda il pattuglione, prende a questo punto la parola.
    Statti fermo !.
    Avanti, perquisiamolo !.
    Io mi dirigo verso quello che era proprio un bestione negro senza offesa per lui, però data la sua mole, faceva davvero impressione.
    Il collega Gagliano mi guarda.
    Infatti, non appena mi avvicino a lui e gli sto per mettergli le mani addosso per perquisirlo, il collega si avvicina a me.
    Guagliò !...
    Mi urla. Statti accorto !...
    Gli da una botta non so dove, ed un coltellaccio a serramanico casca per terra.
    Un attimo di terrore mi passa per la mente.
    Poteva tranquillamente piantarmelo in pancia !.
    Gagliano, che in confronto a quello era di corporatura molto più esile,
    gli si arrampica proprio addosso e gli urla alle sue orecchie, afferrandolo per il bavero.
    Senti bene a me !...
    Statti fermo e non ti muovere più !...
    Quello sicuramente la lingua non l’ha capita, ma ha capito di sicuro che doveva starsene fermo, cosa che ha fatto.
    Quindi, gli metto le mani addosso e lo perquisisco.
    Nulla, non ha più nulla.
    Gli altri dentro ?...
    Chiede Pino che aveva visto la scena.
    Niente Pino !..
    Sono tutti puliti.
    Che cosa è successo ?...
    Chiede Pino al Banconista.
    Non lo so, signori, io sono anche il titolare del locale, se ne stava tranquillo, quando d’improvviso quello lì, e ci indica
    proprio il bestione di colore che aveva fatto cadere il coltello, ha cominciato a fare questioni con me.
    Io ho cercato di calmarlo, ma questo insisteva ed aveva un tono molto minaccioso.
    Per questo ho telefonato subito al vostro 113.
    Ha fatto bene !.
    Da dove vieni ?...
    Lo capisci l’Italiano ?....
    Quello fa cenni di no.
    Io, ancora fresco di ricordi scolastici di lingua inglese, gli ripeto la domanda in questa lingua.
    I’ am Sea man….comincia a rispondere, lo faccio parlare un po’.
    Poi traduco il tutto a Pino.
    E’ un marinaio, dice che è qui in cerca di un nuovo imbarco.
    Chiedigli arrustà accà !. (dove abita qui)
    Mi dice Gagliano.
    Fatta la domanda ed ottenuta la risposta, la traduco.
    Alloggia qui in un alberghetto della zona.
    Benissimo, andiamo a fare una visita alla sua camera !
    Lei domani mattina venga in Questura alla Mobile a fare denuncia !.
    Dice uscendo al proprietario del locale.
    La stanzetta ove alloggiava era davvero una topaia.
    Altro che albero a quattro stelle.
    In effetti le locande dell’angiporto non erano certo una dimostrazione
    Ne di lusso ne tantomeno di igiene.
    I’am a rich man !... (sono un uomo ricco !.)
    Ci ripeteva spesso.
    Ma la realtà era cosa ben diversa dalle sue parole.
    Certo le tasche c’è le aveva piene di dollari, ma questi marinai se li bevevano e mangiavano tutti in men che non si dica, bastava una sola notte in un night club.
    Non troviamo nulla di interessante.
    Che ne facciamo di lui ?..
    Chiede Gagliano a Pino.
    Come che ne facciamo ?..
    O’ teneva o no o’coltello ?...
    Certo, questo si.
    E allora ?..
    Caso di arresto facoltativo, ed io lo arresto !.
    All’epoca per questa contravvenzione era previsto appunto l’arresto facoltativo.
    Lui ci guarda come a volerci dire, beh adesso sono libero di andarmene ?..
    Tu vieni con noi !.
    Gli dice Pino deciso.
    Mo’ mi movo, dice poi rivolto a me.
    Fagli una bella traduzione, dicci che se vuole può chiamare un avvocato.
    Ma che avvocato tiene mai nu’ povero cristo del genere !.
    Conclude Gagliano.
    Infatti, avvocato non c’è ne ha.
    Però ci segue lo stesso e lo portiamo nelle camere di sicurezza della Questura.
    Si erano fatte ormai le quattro di notte, il tempo di fare i verbali e c’è ne andiamo via a riposare.
    L’indomani, alle quattordici, quando arrivo, Gagliano mi chiama.
    Vieni con me, andiamo alle camere di sicurezza, dobbiamo pigliare o’ nero perché o’ Dottore lo vuole interrogare.
    Arrivati nelle camere di sicurezza, vediamo un grande movimento.
    Gente in tuta bianca completamente coperta che disinfetta tutto.
    Il maresciallo di turno non appena ci vede ci guarda.
    Ma che belin di persona ci avete portato stanotte, mia !.
    In che senso, maresciallo ?....
    Gli chiedo.
    Come in che senso, …mia !...
    Quello stamattina lo hanno portato di corsa in ospedale…..
    Che cosa ?...
    Si Belin !....
    Aveva la lebbra !...
    Ci gela il sangue nelle vene.
    Maresciallo, ma lei sta scherzando vero ?...
    Mi scappa di dirgli.
    U’ Belin !...
    Ma che scherzo e scherzo !..
    Quello dopo che lo avete portato qui stanotte, era sempre che si grattava.
    Il collega di turno, si è insospettito, è guardandolo ha visto che quando si scopriva
    le gambe per grattarsi, aveva delle vistose chiazze.
    Ha chiamato il medico, che dopo che lo ha visitato a sua volta ha chiamato subito
    un ambulanza !.
    Ora che ci pensavo, ricordavo di averlo visto grattarsi continuamente, ma lungi da me ad andare a pensare che potesse avere una cosa del genere.
    A quale ospedale lo hanno portato ?...
    Mia !....
    Ma che belino di domande mi fate ?...
    Ma al San Martino, e dove se no ?...
    Pensavo che un po’ tutti noi quella notte, avevamo toccato con le nude mani tutta la sua roba, e che io per perquisirlo gliele avevo messe pure addosso, le mani !.
    All’epoca, i guanti di lattice, non esistevano ancora, per lo meno non si pensava di usarli nelle perquisizioni, come si fa comunemente oggi.
    Saliamo su in tutta fretta e riferiamo a Pino.
    Dal Dirigente !.
    Andiamo subito dal Dirigente !...
    Signori, ca’ già fa ?...va’ già mettere tutti in quarantena ?...
    Ci dice lui.
    Non perdete altro tempo !
    Andate subito in ospedale anche voi e fatevi controllare !.
    Già eravamo abbastanza scossi, quelle parole sue ci avevano scossi ancora di più !
    Il San Martino, è il più grande Ospedale della città.
    Praticamente si snoda su di un altura in molti padiglioni.
    E’ come un grosso paese dentro di una città, insomma.
    Dopo esserci presentati, chiediamo all’accettazione.
    Stanotte hanno portato qui dalla Questura, uno straniero…
    Mia…. chi ?...
    Quello che aveva la lebbra ?...
    Ehm, si !.
    Proprio lui !.
    Dove sta adesso ?...
    Ma dove belin volete che possa stare uno come quello ?..
    E’ in isolamento al reparto malattie infettive, padiglione…
    Sappiamo dov’è !.
    Ero infatti stato ricoverato molti giorni proprio a quel reparto quando, non appena arrivato a Genova mi ero beccato, la rosolia.
    Il medico di turno del reparto, quando mi vede mi riconosce subito.
    Che cosa ha avuto, Agente, una ricaduta per caso ?...
    No Dottore.
    E gli spiego la situazione.
    I colleghi con me, sono tutti trepidanti.
    State tranquilli !.
    Ci dice subito.
    Ha una rara forma di lebbra, spara due nomi scientifici di cui non ci capiamo nessuno di noi una mazza, però, continua lui, questa forma non è contagiosa.
    Certo, se c’è un lungo contatto diretto con il portatore della malattia, allora i rischi diventano molti, ma nel vostro caso non credo che ci sia stato questo fattore.
    Sicuro….. dottore ?...
    Sicurissimo !.
    Capisco la vostra paura, ma vi posso rassicurare che è così.
    Vi prescrivo solo qualche antibiotico, ma solo per pura precauzione e non per altro.
    Insomma, ci era andata bene !.

    Fine della storia.
     
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    La volante
    Alias, una pantera che gira in città.

    La mia seconda esperienza con la volante lo avuta al Commissariato.
    Questa volta però era diverso, ora avevo un grado, non potevo più fare parte ovviamente dell’equipaggio.
    Il Commissariato era con un organico davvero striminzito, soprattutto per quanto riguardava i quadri intermedi.
    Per cui, per come più volte ho scritto, un Ispettore all’epoca, era come un Vice Dirigente dell’Ufficio, doveva occuparsi un po’ di tutto.
    La Giudiziaria era il mio ruolo principale, ma poi davo una mano anche agli altri settori.
    C’era l’appuntato che faceva la Digos, il buon Mario, ricordate il racconto Convegno internazionale ?., poi c’era la Polizia Amministrativa, dove il buon Venturino ogni tanto richiedeva aiuto per i controlli esterni e poi c’era appunto anche la volante, che non avevano un loro coordinatore fisso.
    Spesse volte, arrivando in Ufficio alle otto, trovavo ancora gli smontanti del turno zero sette che erano intenti a scrivere la loro relazione di servizio.
    Aperta la porta della loro stanzetta, vedevo il capo pattuglia tutto intento a dettare e l’altro che scriveva a tutto spiano.
    Poi il capo pattuglia si fermava.
    Non mi piace !.
    Strappa tutto, ricominciamo daccapo.
    Minchia !...
    Diceva l’altro, ma perché ?..
    Perché non mi piace !....
    Questi qui, pensavo, a mezzogiorno saranno ancora qui.
    Per cui, li guardavo e gli chiedevo quale fosse il problema.
    Ispettore !...
    Ecco, guardi, qui è un casino, non riesco a mettere bene tutti gli elementi e…
    Permettete l’intrusione ?....
    Certo Ispettore !.
    Facciamo una cosa….
    Tagliavo corto io.
    Facevo cenno a quello che batteva a macchia di alzarsi, e mi sedevo io al suo posto.
    Adesso, dico rivolgendomi al capo pattuglia, tu mi racconti con calma quello che è successo, d’accordo ?....
    D’accordo Ispettore !.
    Lui cominciava a parlare, e parlava raccontando tutto quanto.
    Io lo ascoltavo attentamente.
    Ogni tanto lo interrompevo.
    Fermati adesso !.
    E via, cominciavo a scrivere la relazione per conto loro.
    Così, alla fine in un quarto d’ora è tutto completato.
    Vi piace ?...
    Dico tirando fuori il foglio dalla macchina da scrivere e facendoglielo leggere.
    Ispettore !...
    Proprio così sono andate le cose !.
    Benissimo, ora la firmate e poi andatevene finalmente a dormire !.
    All’indomani del sequestro dell’on Aldo Moro, nel 1978, stavo frequentando ancora la scuola Polgai di Brescia, una mattina mentre stavamo tutti nell’aula magna per la lezione, arrivano improvvisamente il Direttore della Scuola, il dr. Antonino Ales, che mi dicono tutt’ora alla sua veneranda età, circa novant’anni passati stia ancora li a dare istruzione ai giovanissimi allievi della scuola, ed il Colonnello comandante della
    Caserma, all’epoca eravamo ancora militari.
    Signori, come ben sapete, dice il dr. Ales, c’è una gravissima emergenza in corso.
    Per questo il Ministero, ci ha chiesto di mettere a disposizione tutti voi, per potenziare le volanti della città.
    Per ora sono solo tre volanti che pattugliano Brescia.
    Hanno deciso che il loro numero deve salire almeno a cinque.
    Per cui, siccome il corso ormai volge alla fine, da domani, sarete impiegati per tale servizio.
    Beh, pensavo, in attesa della Squadra Mobile o della Digos, un’esperienza di volante, penso proprio che ci stia.
    Naturalmente ci sarà con voi un vostro collega veterano del servizio che presta servizio
    alle volanti, almeno all’inizio.
    Non sappiamo quanto durerà questa emergenza in atto, per cui non sappiamo quanto durerà questo vostro nuovo servizio.
    In effetti è durato solo due settimane, siccome poi ci hanno spostato tutti a Torino, all’apertura del primo maxi processo alla colonna storica delle brigate rosse, di cui rimando al racconto già scritto nelle pagine precedenti.
    Queste due settimane sono state solo quelle che ho fatto come membro di un equipaggio di volante, poi, in futuro, questo servizio l’ho coordinato da Ispettore.
    Quindi, intanto dirò qualcosa che mi ricordo di questo brevissimo periodo.
    Poi nella seconda parte, magari parlerò della attività di coordinatore.
    Il turno notturno, quello che va da mezzanotte alle sette del mattino, era quello che mi affascinava di più.
    Proprio in una delle prime notti, arriva una chiamata dalla sala operativa della Questura.
    Volante tre, portatevi subito in via Trimboli (nome inventato).
    Allarme in atto al deposito Giuliani.
    Ricordo che era una notte nebbiosa.
    La nebbia prima di andare al nord, non l’avevo mai vista.
    All’inizio mi faceva impressione.
    Distinguevi solo vaghe figure nel suo interno.
    Una coltre bianca che scende giù e copre tutto, ma proprio tutto.
    Il collega che è capo pattuglia, essendo un effettivo della squadra volante della città,
    da subito istruzioni all’autista di come raggiungere il posto.
    Raggiunto il posto, ma per modo di dire, il nebbione, insolito tra l’altro per la stagione, non ti consente di vedere proprio quasi nulla, di quello che c’è davanti a noi.
    Ma se lui diceva che eravamo sul posto, vuol dire che c’eravamo !.
    Ci siamo !..
    Ferma la macchina !...
    Dice al conducente.
    La macchina prontamente si ferma.
    Lui scende per primo.
    Io lo seguo a ruota.
    State fermi, ci dice, lasciate fare a me.
    Caccia dalla fondina la pistola, e spara tre colpi in aria.
    Beh, ci dice, se ancora sono li, avranno capito che è meglio che se la filano !.
    La sirena l’avranno sentita, ed ora pure gli spari !.
    In effetti, ci avviciniamo nell’oscurità più totale, le luci dei fari dell’illuminazione, tracciano solo una irreale macchia bianca che si perde nella nebbia che ci circonda.
    Raggiunto il deposito, la saracinesca è aperta.
    Entriamo dentro, la luce all’interno è accesa.
    Il collega veterano mi fa cenno di stare dietro.
    Entra lui per primo.
    Poi, lo vedo uscire.
    Tutto a posto !.
    Quando hanno sentito la sirena e gli spari sono scappati via !.
    Funziona sempre questo sistema.
    Qua si fa così !.
    Poi, altra scena solita che capitava era quella di quando arrivavano a montare di servizio.
    Uno aveva il basco, l’altro il berretto rigido.
    Nei casi migliori.
    Uno aveva sotto la giacca il maglione, l’altro la camicia e la cravatta.
    Uno aveva il giubbotto di pelle, l’altro invece la giacca a vento.
    Uno gli anfibi, l’altro le scarpine.
    Erano davvero un dramma.
    Non c’era davvero verso di farli vestire allo stesso modo.
    Sicchè, quando li vedevo in quelle condizioni, andavo da loro.
    Mettetevi d’accordo su chi si deve andare a cambiare.
    Gli dicevo.
    In che senso Ispettore ?..
    Ma vi sembra logico che la volante esca fuori con due che sono vestiti in modo
    così diverso ?.
    Loro si guardavano reciprocamente, e poi replicavano.
    Ma Ispettore !...
    Io sento freddo !....
    Ed io sento caldo !.
    Minchia !.
    Ma vi rendete conto che la gente li fuori ci guarda ?..
    Ma siamo una armata Brancaleone, oppure un corpo di Polizia organizzato ?
    Siamo un Corpo di Polizia organizzato !.
    Non mi pare tanto !.
    Quindi, parabola significa, che uno di voi si deve andare a cambiare.
    Che ne so io, fate la conta, fate quello che vi pare, ma io voglio vedere due persone che siano possibilmente vestite allo stesso modo !.
    E finiva li.
    La capivano e si adeguavano.
    Altra cosa era quando leggevo le relazioni di quelli che avevano fatto il turno di notte.
    Infatti, quando arrivavo in Ufficio, alle otto di mattina ed anche un po’ prima, la prima cosa che facevo era quella di leggere le relazioni del turni serale, 19,00/24,00, e di quello notturno, 00,00/07,00.
    Chiaro che se c’erano delle novità, mi chiamavano a casa.
    Però,era meglio sempre leggerle.
    Potevano esserci sempre delle cose interessanti, che per loro erano cose insignificanti ma che per me invece significavano molto.
    Mi capitava di leggere alle volte le cose più assurde.
    “Fermata la macchina, la stessa si presentava priva di conducente”.
    Che caspita volevano dire ?..
    Alzo il telefono e chiamo il capo pattuglia.
    E’ tranquillo che adesso dorme, però lo sveglio !.
    Ispettore….
    Mi risponde una voce assonnata.
    Antonio, scusa per averti svegliato, ma mi spieghi cosa volevi dire nella tua relazione ?
    A…sbadiglio…a… proposito di che cosa…?...
    Gli spiego la cosa.
    Ah Certo, la macchina !...
    Allora, che faceva questa macchina, fammi capire, camminava da sola, senza nessuno a bordo ?...
    No !,…. No… di… certo.
    Ed Allora ?...
    Era parcheggiata, Ispettore, l’abbiamo controllata, siccome ci sembrava sospetta.
    Ed era priva, mi immagino, del conducente !...
    Si !.....
    Proprio così, Ispettore !.
    Non ho parole, meno male che le barzellette alla fine le fanno solo sui Carabinieri !...
    Il nuovo Dirigente, era un tipo duro.
    Quello del racconto Sorveglianza Speciale con relativo rito direttissimo, per intenderci.
    Questo le relazioni delle volanti le voleva subito sul suo tavolo, appena erano fresche di stampa, come i giornali quotidiani che voleva trovare sulla sua scrivania al suo arrivo.
    Così dopo qualche giorno del suo insediamento, mi chiama.
    Ispettore !..
    Mi dica Dottore.
    Ma queste secondo lei, sono delle relazioni di servizio ?...
    Dottore, perché me lo chiede ?.
    Legga questa, e la legga a voce alta, impiegherà solo qualche secondo per farlo !.
    Relazione di servizio della volante Como Milazzo con orario….
    Abbiamo espletato il servizio controllando il territorio e gli obbiettivi sensibili, senza riscontare alla fine dello stesso nessuna novità degna di rilevo.
    Firmato, il capo pattuglia…
    E questa le sembra una relazione di una volante ?....
    Non so cosa rispondergli.
    Ma che minchia fanno questi in sei ore che girano per strada ?
    Urla lui furibondo.
    Si guardano le turiste che girano a diporto ?...
    Possibile che non mi fermano neppure una macchina per controllarla ?...
    Questa è una città di galantuomini o cosa ?....
    Ma dottore, vede….
    Non voglio sentire spiegazioni !.
    Perché di spiegazioni non c’è ne sono !.
    Urla sempre lui.
    Qui la situazione deve cambiare !....
    Eccome se non deve cambiare !.
    Dottore, cambierà !...
    Lo rassicuro io.
    Certo che cambierà, se no cambierà e molto presto, anche, il personale
    di questo Commissariato !
    Urla ancora lui.
    Esco dal suo Ufficio e vado da Michele, il Sovrintendente che coordina le volanti.
    Non appena entro nel suo ufficio, lui mi guarda e mi dice subito.
    Ha cazziato di brutto anche te, vero ?...
    Come hai fatto a capirlo ?..
    Gli chiedo.
    Come ho fatto ?...
    Basta solo guardarti in faccia.
    Sembri uno appena uscito dalla gabbia della tigre.
    La tigre della Malesia !.
    Ma questo chi è Sandokan per caso ?..
    Michele ?....
    Lo interrompo.
    Vedi che ha ragione.
    Io da quando ci sei tu a coordinare, ho mollato il controllo sulle volanti.
    Però, ti sembra logico che in sei ore, questi non fanno proprio una minchia di niente ?.
    No, Franco, o forse si.
    In che senso Michele ?..
    Nel senso che, come tu ben sai, eravamo abituati con il vecchio Dirigente.
    Lui ormai la promozione a Vice Questore Primo Dirigente l’aveva già ottenuta, quindi non gliene fregava nulla dei risultati.
    Li lasciava perdere, tanto che appunto le relazioni delle volanti c’è le leggevamo solo noi, lui manco se le guardava.
    Ora questo, vuole bruciare le tappe della carriera, e non lo lascia certo nascondere.
    Altro grave problema, è che ultimamente, questi delle volanti sono tutti Milazzesi.
    Paesano non tocca altro paesano, non so se mi spiego.
    Ti spieghi, ti spieghi !.
    Michele ?...
    Dobbiamo fare qualcosa !.
    Ti va a te di ritornare a fare servizio all’Ufficio servizio della Questura di Messina ?...
    Certo che no !.
    Allora, inventiamoci qualcosa.
    Il fatto è che quando esco fuori io, li vedo tutti !.
    Gli dico.
    In che senso, scusami…
    Tutti intendo tutti i pregiudicati che ci sono qui.
    Non è che siano poi così tanti…!
    Ma Franco, tu sei della Giudiziaria e li conosci !.
    Se è per questo, loro li conoscono meglio di me, solo che si girano dall’altra parte !.
    Non devono mandare qui gente del posto, questo è il vero problema !.
    Lo so, Franco, lo so !...
    Ma e c’è li mandano, io che cosa ci posso fare ?..
    Intanto arriva anche Ciccio, il collega che sta con me, ex Squadra Mobile.
    Lo aggiorno subito sulle ultime novità.
    Lui recepisce, ci guarda, tipo a voler dire, ma ve ne siete accorti ora che questi delle volanti dormono dentro le macchine ?
    Ma invece ci dice..
    Sapete che vi dico…
    Visto l’orario, andiamo al bar Cd a prenderci il caffè.
    Concordo, gli rispondo.
    Michele, vieni pure tu, gli dico, tanto andiamo a piedi, è qua dietro.
    CD, infatti sta per Caio Duilio, console Romano vincitore della battaglia navale di Milazzo della prima guerra punica.
    La piazza, si chiama Caio Duilio, il Bar, CD, alias Caio Duilio.
    Il tempo di uscire, passiamo per la pescheria, e siamo in Piazza.
    Do uno sguardo attorno, come faccio sempre.
    Ciccio lo fa pure.
    Ed infatti, mi fa un cenno.
    Lo hai visto ?...
    Certo che l’ho visto.
    Non è uno dei fratelli Rosselli ?...
    (Si veda il racconto “Estorsioni, Alias Vera emergenza Criminale).
    Ma non è un sorvegliato speciale ?...
    Certo che si !.
    E per questo non gli hanno ritirato la patente di guida ?...
    Altrettanto vero !..
    Ma allora come fa a guidare la macchina, così come sta facendo adesso ?...
    Intanto quello, ci passa proprio davanti a velocità ridotta.
    Ciccio, alza il braccio, con il tesserino in mano, e gli intima deciso…
    Paesano !.....Fermati qui !...E fallo subito !.
    Quello, obbedisce prontamente.
    Allora, cortesemente, fammi vedere la patente di guida !..
    Lo sapete bene che non c’è l’ho !...
    Dice lui, uscendo dall’auto.
    Appunto, questo è il problema !.
    Michele ?...
    Gli dico, essendomi venuta una idea in testa all’istante.
    Vai torna indietro, vai in Ufficio, e fai venire subito qui la volante di turno.
    C’è lavoro per loro, finalmente !.
    Non ti pare ?...
    Michele è rimasto sorpreso della rapidità con cui si sono svolti i fatti, che ancora non si rende neppure conto di quello che è successo.
    Poi d’un tratto, si rende conto di quello che gli ho detto, e
    Mi risponde…
    Si, Si !...
    Ci vado subito !...
    Il Dottore voleva che le volanti facessero una operazione, e noi gliela facciamo fare !..
    Appena arrivano, chiamo il capo pattuglia a parte.
    Sentimi bene, ve lo affidiamo a voi.
    Fate tutti gli atti, sequestrate la macchina !.
    Noi, praticamente non ci siamo mai stati qui !..
    Ci siamo capiti ?..
    Ci siamo capiti Ispettore !.
    E per il futuro, cercate di tenere gli occhi aperti, vedete ?..
    Basta solo guardarsi attorno !.
    Lo faremo Ispettore…e grazie per averci passato questa operazione !.

    Fine della storia.
     
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    Omicida seriale
    Alias Serial Killer.

    In questo racconto torniamo alla Genova del 1978, alchè stavo alla Squadra Mobile.
    Ero arrivato da soli due mesi, girando con i colleghi della squadra, mi rendo conto, ogni giorno più che passa di come avviene lo spaccio di droga nei vicoli dell’angiporto.
    In particolare, vedo, che oltre che dalla Nina, oggetto di un racconto precedente, prima storica tossicomane della città della Lanterna, c’è un tipo cui facciamo spesso visita nei nostri giri per i vicoli o carruggi che dir si voglia.
    Settepani. (noma chiaramente inventato)
    Luigi, mi dice che lui è il capo di tutto lo spaccio dei vicoli.
    Chillo è nu fetente grosso assai !.
    Ma lo sai che è stato lui a fare uccidere Anna ?.
    Anna chi Luigi ?..
    Gli chiedo.
    Gia,, vero, Mo’ mi movo.
    Così mi chiamavano i colleghi.
    Tu sei arrivato da poco accà !.
    Sei arrivato o mese i maggio !.
    Anna era una prostituta che batteva nell’angiporto.
    Una ragazza paesana mia di Salierno come a me !.
    Era pure na’ tossicomane, la conoscevamo bene.
    Sai, ci faceva certe confidenze di come avviene o’ spaccio accà !.
    Continua, Luigi, la storia mi comincia ad appassionare !.
    Giorno otto aprile scorso, l’abbiamo trovata morta a Trensacco, nu’ luogo dell’entroterra.
    O corpo suo era proprio sfigurato, teneva a capa fracassata !-
    Poveraccia, era stata pure seviziata !.
    Figurati che abbiamo trovato dentro la sua cavità anale, una penna a sfera !.
    O bello è che nelle braccia e gambe sue, c’erano scritte sgrammaticate che dicevano.. Brigate Rosse !...
    Questa donna l’abbiamo accisa noi !.
    Figurati se le brigate Rosse, si mettessero ad uccidere pure le prostitute !.
    Chiaramente erano frasi fuorvianti, scritte per depistare.
    Teneva solo venti anni, poveraccia !.
    Ma Luigi, perché dici con sicurezza che è stato Settepani ad ucciderla ?..
    Perché ?...
    Ma perché lei ci ha fatto tante soffiate su di lui !.
    Solo che questo fetente, non siamo mai riusciti a fotterlo come si deve !.
    Veniamo sempre accà, dentro casa sua, ma questo è furbo.
    Non tiene niente dentro casa.
    Fa fare il lavoro agli altri !.
    Lui si tiene pulito !.
    Ma prima o poi, lo freghiamo, altro che se non lo freghiamo !.
    Pure quella perquisizione aveva dato, come al solito, esito negativo.
    Settepani, è un omone con un bel pancione.
    Ci guarda ogni volta sorridente.
    Tanto a volerci dire, cercate pure quanto volete, qui non troverete mai niente.
    Erano convinti che era stato lui, quando però l’otto luglio, un'altra donna venne trovata morta in una automobile rubata alla periferia della città.
    In apparenza, non c’era nessun legame tra i due omicidi.
    Non che a Genova gli omicidi fossero frequenti, ma questo era il secondo nel giro di poco tempo.
    Ma quando il 19 luglio successivo, veniva rinvenuta un'altra giovanissima donna, Maria di soli quattordici anni, il corpo nudo, legato ad un albero con una grossa corda, le cose cominciarono a cambiare.
    Le prime due donne erano infatti legate a giri di prostituzione o agli stupefacenti, ma questa era davvero ancora praticamente una bambina.
    Nessun legame assolutamente con giri di malavita.
    Per cui, all’inizio, fu considerato diverso dai primi due.
    La ragazzina frequentava una discoteca del grosso quartiere di Sampierdarena.
    Ma lo facevano anche tanti altri ragazzini della sua età.
    Ceravamo di capire cosa potesse essere successo.
    Siccome gli omicidi riguardavano di riflesso gli la prostituzione e gli stupefacenti, oltre alla Omicidi vera e propria, anche la nostra Sezione partecipava alle indagini.
    L’unico indizio che eravamo riusciti a raccogliere e che era attirata dai ragazzi che erano molto bravi a ballare.
    All’epoca, era il 1978, si era in piena febbre del sabato sera, il famoso film di John Travolta.
    Migliaia di ragazzi cercavano di emulare le sue gesta nelle discoteche.
    Era una vera e propria gara a chi lo imitava meglio.
    Pur essendo una ragazzina, saliva in macchina con questi che emulava come i Travoltini,
    Ricordo, in Ufficio, la sorella della vittima, più grande di lei di età.
    Eravamo rimasti da soli.
    Chissà perche’ a me affidavano sempre il compito, forse perche’ ero nuovo, di sorvegliare i fermati o di intrattenere le persone in attesa che poi parlassero con loro.
    Mia sorella era un tipo ancora molto semplice, mi diceva.
    Non era maliziosa.
    Ma con i ragazzi in macchina però, mi scusi se glielo dico, ci saliva !..
    Mi era scappato di dirle.
    Lei mi ascolta, poi dopo un attimo di riflessione, mi dice.
    E’ Vero !.
    Mi scusi.
    No, mi scusi lei piuttosto.
    Intanto, entra Luigi, con Gagliano.
    Gagliano si prende la sorella della vittima e la porta con lui.
    Questa qui, l’ha ammazzata pure Settepani ?..
    Chiedo a bruciapelo a Luigi.
    Mo mi movo !...
    Vedi di non rompere i palle !.
    Accà tenimmo cose chiù importanti assai da fa !.
    Chiaramente allora era troppo giovane, non seguivo direttamente una indagine.
    Sentivo loro i più anziani, commentare le cose.
    Loro erano tutti indaffarati ad identificare tutti i ragazzi che erano stati visti uscire con la vittima.
    Stavano cercando come si suol dire di stringere il cerchio.
    Ma il cerchio, ancora sembrava essere molto grande.
    In effetti, portarono dei sospetti in Ufficio per interrogarli.
    Però nulla di nulla, tutti alla fine rilasciati.
    Ma vedevo che insistevano particolarmente su di uno.
    Lo convocano più volte, lo tenevano chiuso in stanza per tutto il tempo.
    Poi però, se ne usciva sempre libero.
    Era un tipo, tozzo, corporatura robusta.
    Chi quello li ?....
    Chiedo ad uno di loro.
    Mo mi movo, statti calmo.
    Chillo e’ solo nu’ sospettato !.
    Ma mi sembra che sia sin troppo sospettato !.
    Alla fine, anche questo caso sembra diventare irrisolto.
    Un omicidio in genere, se non attribuito alla criminalità organizzata, deve essere risolto al massimo in 48 ore.
    Poi il tempo tiranno, cancella tutto.
    O si imbecca la pista giusta subito , oppure nulla !.
    La stampa intanto comincia a punzecchiare.
    Non so perche’, in questi casi si prende di mira solo la Polizia.
    Mai che dicessero….. i Carabinieri brancolano nel buio !.
    La Polizia, brancola nel buio !...
    Questo scrivevano !...
    Gli amici dell’Arma, guidati dal Maresciallo Calzetta, del Nucleo Operativo, seguivano anche la cosa, eccome se non la seguivano.
    Non ci capivano nulla neanche loro.
    Ma loro, in compenso, giocavano però, per modo di dire, molto più tranquilli di noi !.
    Si comincia diffondere una certa psicosi in città.
    I giornali cominciano a parlare della possibilità di un serial killer.
    Passa appena un mese.
    Maria, una giovane ragazza che lavorava come famiglia al reparto celere di Bolzaneto, quartiere a nord della città, da due giorni manca da casa.
    La madre, anche lei famiglia al reparto, famiglio erano degli operai civili che lavoravano nelle mense o a fare le pulizie nelle caserme, preoccupata e viene a fare la denuncia di scomparsa.
    Avverto, una certa tensione in Ufficio.
    I colleghi del reparto organizzano delle battute sulla zona, sita a valle delle alture della città.
    Era una donna molto conosciuta per la sua simpatia.
    Molti, lo fanno anche a carattere volontario, fuori dal normale servizio.
    La domenica pomeriggio successiva, ricordo che eravamo al campo sportivo, al famoso Marassi, ad assistere ad una partita amichevole d’estate.
    Non ricordo se giocasse il Genoa o la Samp…
    Eravamo seduti, in tre, sugli spalti aspettando l’inizio della gara.
    Poi, improvvisamente, l’altoparlante, da l’annuncio.
    Tutto il personale della Squadra Mobile presente, faccia rientro
    immediatamente in Questura !
    Lo ripete altre volte.
    Sapevano che molti di noi, la domenica pomeriggio ci trovavamo allo stadio, per cui hanno pensato bene di fare un annuncio !.
    Gavino, mi guarda.
    Che facciamo ?..
    O’ Franco, che cosa dobbiamo fare ?..
    Mi chiede.
    Gli rispondo.
    Il dovere ci chiama, Sanna !,
    Su, rientriamo a vedere cosa successo.
    Anche se noi, intuivamo già dentro di noi il motivo di questa chiamata.
    Maria, era stata ritrovata, morta, in un bosco vicino alla sua abitazione !.
    Ed adesso siamo a quattro !.
    Tutte ragazze, e tutte dannatamente giovani, troppo giovani !.
    Anche questo caso si presentava difficile.
    Ma quello che era brutto e che non si riuscivano a collegarli tutti tra di loro.
    Ci doveva essere poi un filo comune tra essi.
    Oppure erano separati, cioè ognuno di essi faceva storia a se ?.
    I colleghi ci stavano dando l’anima.
    I giornali adesso ci davano decisamente addosso.
    Il Questore era inquieto, sentiva la sua poltrona in pericolo.
    Oltre ai terroristi che imperversavano, ci mancavano anche gli omicidi
    comuni !.
    In un primo momento, si sospettava che potesse essere stato, nell’ultimo caso intendo, anche un collega del reparto celere.
    Maria era descritta come una ragazza alla mano, molti colleghi le facevano il filo.
    Ma queste erano solo delle ipotesi.
    Ogni tanto, il nostro Commissario della squadra, mi chiamava a fargli d’autista.
    Andavamo sui luoghi degli omicidi.
    Lui ed un altro collega andavano a piedi, io li seguivo in auto.
    Parlavano tra di loro, cercavano qualcosa, almeno così era la mia impressione.
    Poi niente, si rientrava senza un nulla di fatto.
    L’estate era finita, io ero fresco di vincita del concorso per sottufficiale.
    Mi ricordo quando arrivarono gli esiti dell’esame scritto, prova che avevamo sostenuto al Politecnico di Torino.
    Eravamo tutti i concorrenti della Liguria e del Piemonte.
    Io il mio compito lo avevo fatto in poco più di tre ore.
    Colleghi accanto a me, quando io ero andato a consegnare, ancora dovevano cominciare a scrivere.
    Il bello è che quando sono arrivato in macchina, ci trovo già seduto, il collega Carmelo, con me a fare l’esame, e buon collega, mio paesano di Messina e compagno di tutti i corsi che avevo fatto sino a quel momento, da Trieste a quello Polgai di Brescia.
    Quando mi vede, mi guarda.
    C’è ne hai messo di tempo !...
    Mi dice.
    Ed io che avevo pensato di aver battuto una specie di record !.
    Lui aveva fatto ancora più veloce di me !.
    Ebbene, si usava all’epoca, che dopo un po’ di tempo dall’esame scritto, il Dirigente della Squadra Mobile, telefonasse a chi sapeva lui, per avere delle indiscrezioni su chi avesse superato l’esame.
    Ed infatti, lui telefonò.
    Mi dissero i cognomi che aveva saputo.
    Ora accadeva che oltre al mio, c’era un collega di Palermo che faceva le volanti.
    Il nostro cognome era nell’elenco, solo il cognome però, il nome non lo si sapeva.
    Io ero al mio primo tentativo, lui era al terzo ed ultimo.
    E si, perché allora, potevi provarci al massimo non più di tre volte.
    Poi era finita.
    Ti dovevi rassegnare a fare l’Appuntato a vita !.
    Lui, non so perché era convintissimo di avercela fatta e che il cognome era il suo.
    Ed era così tanto convinto, che aveva portato pure tutti i suoi colleghi
    allo spaccio bar e gli aveva offerto pure da bere.
    Io mi ero rassegnato.
    Vabbè, è la prima volta che ci provo, avrò sicuramente delle altre occasioni.
    Pensavo.
    Poi, dopo qualche tempo, il Dirigente telefonava, per sapere anche i nomi, oltre ai cognomi dei vincitori.
    Gagliano, che era molto vicino a lui, li aveva saputi.
    Una mattina, quando arrivo, mi guarda.
    Ecco, Mo mi movo !....
    Dice.
    O meglio, o’ brigadiere Mo mi movo !...
    Non capisco…
    Gli dico.
    Guagliò, tu hai già superato l’esame scritto !.
    Ma……
    Non era il mio omonimo collega delle volanti ad avercela fatta ?...
    Gli chiedo.
    Chillo è vero che si chiama come a te, però tiene di cognome Rosario.
    Invece chillo che ha gà passato l’esame, si chiama Francesco !.
    E di Francesco, accà, ci stai solo tu !.
    Detto questo mi abbraccia.
    Comandi Brigadiè !...
    Ma stai scherzando ?..
    Gli chiedo ancora.
    Secondo te, o’ Dirigente mi racconta fesserie ?..
    Ha già telefonato all’amico suo di Roma.
    Tranquillo, che chillo che ha passato l’esame, chillo sei tu !.
    Ma era la prima volta che ci provavo…
    Insisto.
    Ma tu sei diplomato.
    Tieni a maturità classica !.
    E poi leggo accome ascrivi le relazioni !.
    Che ti stai a vergognare per caso ?..
    Mi dice lui secco.
    No, certo che no.
    Gli rispondo ancora.
    Così, avevo appreso la mia vincita del concorso.
    Il collega della volante però se l’era, per ovvi motivi presa a male.
    Era il suo ultimo tentativo.
    Da quel giorno, non mi ha salutato più.
    Così, alla fine di dicembre avrei lasciato quella meravigliosa squadra, per andare a fare il corso che cominciava il primo gennaio.
    L’orale era, una volta superato lo scritto, considerato una mera formalità.
    Pino, mi aveva detto, Ti bocciano solo se tu ti vuoi fare bocciare, o se rinunci.
    Non era certo il mio caso.
    Infatti, l’orale l’ho superato molto agevolmente.
    Quindi, la mia presenza con loro, era ormai a termine.
    Ma a me, fremeva sapere, come terminasse questa vicenda degli omicidi.
    Sarei rimasto per il tempo sufficiente per saperlo ?.
    O sarebbero rimasti impuniti, anche dopo la mia partenza ?..
    L’ultimo omicidio venne scoperto il 3 dicembre.
    Wanda, altra giovanissima ragazza di soli diciannove anni.
    Era scomparsa da casa alla fine di novembre.
    L’avevano trovata lungo la scarpata che costeggia la ferrovia Genova Milano.
    Stavolta il clima era davvero molto teso.
    Il Dirigente della Squadra Mobile, aveva uno sguardo abbastanza grave.
    Non appena arrivato, di primissima mattina, la prima cosa che fa è quella di convocare da lui tutti i Funzionari delle varie sezioni della Squadra.
    Stanno chiusi dentro il suo Ufficio, per alcune ore.
    Noi tutti fuori, ognuno nei suoi Uffici ad aspettare.
    Summit al vertice !.
    Dice Galiano.
    Dopo che si apre la porta, esce Ippolito, l’appuntato autista del Dirigente, e suo vero
    factotum.
    I sottufficiali, venite tutti !.
    E li invita ad entrare.
    Ora restiamo fuori, solo gli agenti ed appuntati.
    Tra un anno, pensavo, in casi del genere, entrerei dentro pure io.
    Passa altro tempo.
    Poi alla fine, si riapre la porta, ed escono fuori tutti.
    Ogni Commissario Dirigente di una sezione della Squadra, chiama i suoi a raccolta
    nel suo Ufficio.
    Noi della quarta sezione, seguiamo il nostro.
    Dietro di lui, tutti i sottufficiali.
    Entrati dentro, lui si siede e ci guarda.
    Signori, questi casi si devono risolvere !.
    Il Dirigente è stato chiaro.
    Da questo momento in poi, si lavorerà solo ed esclusivamente sugli omicidi !.
    Tutte le sezioni avranno solo questo compito, tutte le altre indagini che si stanno facendo per il momento passano in secondo piano.
    Accantonate insomma, messe da parte !.
    A proposito noi ne abbiamo qualcuna di urgente ?..
    Dottore, c’è quella del traffico di droga, gli dice uno dei marescialli.
    Va bene, quella è già conclusa, stanno preparando già il rapporto per la Procura della Repubblica.
    Oltre quella ?..
    Non c’è altro di urgente per ora !.
    Meglio così !.
    Come ben sapete, ormai siamo arrivati a cinque omicidi , con quest’ultimo.
    Troppi.
    E tutti irrisolti.
    Pino, lo guarda e gli chiede.
    Dottore, ma partiamo da li, dove abbiamo concordato in riunione ?.
    Si, Brigadiere.
    Bisogna andare a prendere l’amico ballerino, il Travoltino !.
    E pure sua moglie !.
    Ma l’altra volta lo abbiamo fatto, e alla fine.lo abbiamo fatto andare !.
    Dice Galiano, che da buon appuntato, non aveva come noi agenti, partecipato alle riunioni al vertice.
    Tu non sai le ultime novità, Salvatore.
    Gli risponde Pino.
    Ora ti aggiorno io.
    Detto questo, si dirigono verso il garage.
    Con loro escono anche quelli della Omicidi ed anche altri componenti delle altre sezioni.
    Insomma, si respirava l’aria, che stavolta questi casi dovessero essere risolti a tutti i costi.
    Ritornano di li a poco.
    Con loro c’è il Travoltino, ormai lo chiamavamo così.
    Poi dopo che hanno portato a lui, arriva separata anche sua moglie.
    Il Travoltino, se lo portano subito in una stanza, e chiudono la porta.
    La moglie in vece di li a poco se la portano in un'altra stanza.
    Noi stiamo fuori, ed aspettiamo.
    L’attesa si fa lunga, apro la porta della nostra squadra, non c’è nessuno, mi ci siedo.
    Dopo un poco, sento la porta aprirsi.
    Era un collega anziano,
    Ha con lui proprio il Travoltino.
    Ecco !..
    Gli dice, rivolgendosi a lui.
    Si può accomodare qui, con il collega.
    La chiamerò dopo.
    Detto questo, mi lancia uno sguardo veloce , che io interpreto a volo, “ tienilo d’occhio”, chiude la porta e se ne va.
    Lui si siede proprio di fronte a me.
    Ci guardiamo.
    Poi comincia a parlarmi.
    Sono stato un pugile, lo sa ?..
    Mi dice.
    E mi mostra le sue mani.
    Effettivamente facevano impressione.
    Lui era bassino, ma di corporatura abbastanza robusta,
    Ma le sue mani erano grandi e larghe, proprio da pugile appunto.
    Poi continua a parlarmi di lui.
    Lo sa ?..
    Io vivo qui a Genova, ma sono di origine calabrese.
    Me lo disse in un modo come se volesse, penso, impressionarmi.
    Davvero ?..
    Gli rispondo.
    Se è per questo, io sono di una regione che sta poco più in basso
    Della tua Calabria.
    Allora sei Siciliano ?...
    Ma dal tuo accento, non si direbbe !...
    Mi chiede
    Con un po’ di sorpresa..
    Minchia proprio siculazzu sugnu !,
    (Sono proprio siciliano )
    Poi sai,…. ho studiato lingue !.
    Per cui riesco ad esprimermi bene anche in Italiano.
    Gli rispondo secco.
    Appreso questo, lo vedo piuttosto cambiato nel suo atteggiamento.
    Io non gli staccavo mai gli occhi di dosso, e questo gli metteva un po’ d’ imbarazzo.
    Devo stare molto qui ?...
    Mi chiede dopo un po’.
    Non lo so !.
    Non dipende da me !.
    Ma ci starai quanto ci dovrai stare !.
    Gli rispondo ancora secco.
    Poi basta, lui si chiude nel silenzio.
    Stiamo così ancora per un bel po’.
    Ognuno resta nelle sue, il silenzio regna sovrano.
    Il tempo sembra non passare più.
    Sarà almeno più di un ora che siamo li adesso.
    Poi finalmente, d’un tratto si apre la porta.
    E’ Gagliano.
    Mi fa cenno di avvicinarmi alla porta.
    Io lo faccio subito.
    Guagliò !...
    Mi sussurra all’orecchio.
    Statti molto accorto.
    E’ lui che ha fatto tutti gli omicidi !.
    Ho capito !.
    Stai tranquillo !.
    Gli rispondo.
    Tienilo sempre d’occhio, non lo perdere mai di vista, neppure per un solo secondo !.
    Detto questo, richiude la porta .
    Restiamo di nuovo da soli.
    Lui era rimasto sempre seduto.
    Non aveva fatto una sola piega.
    Cominciava visibilmente però ad innervosirsi.
    Io tengo la pistola a portata di mano.
    Se questo fa il furbo, lo stendo subito !.
    Penso tra di me.
    Passa dell’altro tempo.
    La porta si riapre.
    E’ di nuovo Gagliano con Adriano e Pino.
    Vieni con noi !.
    Gli dicono.
    Lui si alza, forse come una specie di liberazione da quella situazione di stallo e li segue senza fare nessuna questione.
    Non appena escono.dalla stanza, esco pure io.
    Ma si dirigono verso l’uscita, quella che porta all’ascensore.
    Dove andate ?..
    Chiedo ad Adriano.
    Lo portiamo su, al quinto piano,
    Mi risponde lui.
    Ma non è dove ci sono gli alloggi di servizio ?.
    Si, proprio li andiamo.
    Il Dirigente ed i Funzionari ci aspettano.
    Ed è’ arrivato anche il Sostituto Procuratore della Repubblica.
    Posso venire con voi ?..
    Gli chiedo ancora.
    Non so.
    Mi risponde.
    Aspetta che chiedo.
    Parla con Pino, poi torna da me.
    D’accordo puoi venire, però di tutto quello che sentirai o vedrai,
    non ne dovrai fare parola con nessuno, chiaro ?.
    Chiarissimo !.
    Ero tutto eccitato !.
    Arrivati al quinto piano, entriamo in una ampia stanza.
    Deve essere la sala convegno.
    Io non conoscevo bene qugli alloggi, siccome stavo alla caserma di Sturla.
    I Funzionari ci sono tutti, distinguo il Dirigente ed il Sostituto Procuratore,
    che se ne stanno un po’ in disparte.
    Lui lo fanno sedere in un angolo.
    Le domande gliele fanno il nostro Commissario di squadra, insieme a quello della sezione omicidi.
    Lui se ne sta zitto, non risponde assolutamente a niente.
    Si va avanti per un po’, ma nulla, assolutamente nulla.
    Esco fuori a prendere un po’ d’aria.
    Altri colleghi sono li, nel corridoio.
    Li sento parlare tra di loro..
    Questo è un tipo duro !.
    Si vede che è stato un pugile dilettante !.
    E’ abituato ad incassare i colpi !.
    Infatti, qualche “colpo”, tra una domanda e l’altra, gli veniva dato.
    Del resto c’era il Sostituto Procuratore presente, quindi, se lui non diceva nulla, voleva dire che approvava quel metodo.
    Ma niente, non serviva a niente.
    Non avevano nessuna efficacia su di lui !.
    La moglie !...
    Diceva un maresciallo della omicidi.
    Lei è’ stata chiara.
    Non capivo il senso del discorso.
    Poi lui ha continuato.
    La moglie, ci ha detto che quando lei aveva il ciclo mestruale, lui non la toccava nemmeno.
    Non perché gli facesse schifo, ma perché lui ha una repulsione verso il sangue !.
    La sola sua vista lo fa andare letteralmente in bestia !.
    Lo fa diventare una furia !.
    E guarda caso, tutte le ragazze uccise avevano in quel momento il ciclo mestruale !.
    E poi, tutte sono state strangolate, dopo essere state brutalmente colpite !.
    Ma solo questo può bastare ?...
    Dico io.
    Che conoscesse due delle vittime, è cosa sicurissima.
    Dice un altro collega.
    Frequentavano la stessa discoteca di Sampierdarena..
    Alba e Maria !.
    Lui per loro come per tutti gli altri era una specie di idolo !.
    Già, pensavo, era lo John Travolta dei poveri !.
    Se lui gli chiedeva di uscire con lui, tutte lo seguivano con somma ammirazione.
    Anche se sapevano bene che era sposato.
    La moglie ci ha confessato che sapeva tutto, certe volte se le portava pure a casa !.
    Loro due le ha viste in casa sua !.
    Nella sua casa popolare che aveva a nord della città.
    Rientriamo dentro la stanza.
    Ma si va avanti per ore, ma niente di niente, sempre zitto !.
    I Funzionari non nascondono la loro preoccupazione.
    Anche il Sostituto Procuratore, si lascia scappare un…
    Ma siamo sicuri che sia stato proprio lui ?..
    A quel punto prevale lo sconforto, quando un collega ha una sua idea.
    Se permette, lasciate fare a me.
    Così, è chiaro che non si caverà un ragno dal buco !...
    Cosa vorresti fare ?..
    Gli chiedono.
    Lo so io, dice lui convinto.
    Nessuno, vista la situazione, oppone resistenza.
    A quel punto, ogni idea poteva essere quella buona !.
    C’è una vasca nel bagno di servizio, quello riservato agli Ufficiali e Funzionari.
    La truppa all’epoca, doveva accontentarsi solo della classica doccia.
    Il collega apre il rubinetto, e la vasca si riempe.
    Poi, torna e dice.
    Portiamolo li.
    Tutti sono perplessi.
    Cosa vorresti fargli ?...
    Gli chiede il nostro Commissario in un orecchio.
    Dottore, con questo i metodi classici non funzionano.
    Dalle mie parti si usa un sistema, che dicono che faccia parlare anche i morti !.
    Adriano !.
    Gli intima il funzionario.
    Qui c’è presente un Magistrato !.
    Dottore ?..
    Non lo sottopongo mica a tortura !.
    E’ solo un fattore psicologico !...
    Mi lasci fare….
    Gli risponde.
    IL Commissario, ci pensa un poco.
    Poi va dal Dirigente della Squadra Mobile.
    Si appartano.
    Dopo un poco, poi ritornano.
    Vanno dal Sostituto Procuratore.
    Si intrattengono con lui.
    Non si percepiscono le parole che si dicono.
    Alla fine però, si vede che il Sostituto Procuratore che abbassa la testa in segno di assenso.
    Adriano ?...
    Dice il Commissario.
    Stavolta a voce alta.
    Puoi procedere !.
    Vediamo l’amico nostro come se la cava con l’apnea.
    Lui, cioè il diretto interessato, aveva seguito tutta la cosa in silenzio, come al solito.
    Ora però, l’evolversi della cosa, lo stava cominciando a preoccupare.
    E si vedeva sul suo sguardo.
    D’accordo dottore !.
    Dice Adriano deciso.
    Tu !..
    Spogliati nudo !.
    Tutto nudo devi essere !... Capito mi hai ?...
    Adriano quando si incazzava parlava il suo vernacolo sardo.
    Quello, obbedisce.
    Dopo che si era spogliato, gli fa cenno di avvicinarsi alla vasca.
    Abbassate tutte le serrande !..
    Urla perentorio Adriano.
    Viene immediatamente fatto.
    C’è una sorta di specie di semi oscurità.
    Inginocchiati !.
    Gli urla perentoriamente.
    Appena lo fa, lo prende per i capelli.
    Gli porta la testa dentro la vasca e gliela immerge dentro.
    Tutti noi abbiamo un brivido.
    Ma bastano pochi secondi.
    Le sue braccia culminanti con le sue gigantesche mani hanno dei forti sussulti.
    Adriano gli tira fuori la testa immediatamente.
    Basta !.....
    L’Acqua mi fa paura !...
    Troppa paura !....
    Urla disumanamente.
    Ho ucciso io Maria !.
    Ho ucciso io Maria !....Sono stato io !...
    La sua voce è agitata.
    L’avevo spogliata !...
    Stavamo per farlo !.
    Ma poi ho visto il sangue !
    Ho visto Il sangue !..
    Non ho capito più nulla !.
    Le ho dato un pugno in pieno, con tutta la mia forza.
    Poi l’ho afferrata per il collo e l’ho stretta sino a quando non respirava più !.
    Undicesima ed ultima parte

    Quelle parole, ci fanno piombare tutti in un irreale silenzio.
    Poi, si tira finalmente un grosso respiro di sollievo.
    Il Dirigente, aveva un sorriso che partiva dalla base di un orecchia ed arrivava dritto dritto
    alla base dell’altra sua orecchia.
    I Commissari non nascondevano la loro felicità.
    Il Sostituto Procuratore, udite quelle parole, si avvicina al Dirigente e gli stringe la mano.
    Adriano, ha un atteggiamento, del tipo….
    Visto ?.
    Se lasciavate fare subito a me, non perdevamo tutto questo tempo !.
    Tutti noi ci siamo sentiti molto sollevati.
    Per come si stavano mettendo le cose, era davvero una grande liberazione.
    Alla fine confessò solo gli ultimi due omicidi accaduti.
    Quelli di Maria appunto, e quello di Wanda.
    Degli altri tre, insisteva che lui non ne sapeva nulla.
    Però le prove erano tutte contro di lui.
    Tutte le vittime erano state strangolate.
    Tutte le vittime avevano il ciclo mestruale.
    Infatti verranno disposte d’intesa con la Procura della Repubblica delle indagine suppletive.
    Per il primo omicidio, quello di Anna, una perizia calligrafica, accerterà che la frase delirante inneggiante alla brigate rosse, è sicuramente da attribuire a lui.
    Stessa calligrafia, stessi errori grammatici madornali.
    Per l’omicidio di Alba, un paio di occhiali della giovane ragazza, rinvenuti durante la perquisizione nella abitazione del reo confesso, proprio il giorno della sua uccisione e che ne avevano già fatto sospettare di lui sin da quel primo momento, adesso sono una prova schiacciante.
    Infatti al processo venne condannato all’ergastolo, in via definitiva per tutti i tre gradi di giudizio, per tutti gli omicidi, anche se lui si riteneva innocente per tre di essi.
    Per molti anni non ho sentito parlare più di lui.
    Pensavo che stesse ancora in carcere, invece avendo tenuto un atteggiamento irreprensibile, era stato già dopo soli tredici anni viene ammesso alla semilibertà.
    Non molti anni fa, nel 2003 mi pare, ascoltando il telegiornale apprendo che era stato condannato nuovamente all’ergastolo per l’omicidio di alcune prostitute avvenuti negli anni precedenti in Torino.
    Mi sono tornati in mente tutti quei lontani ricordi.
    Ma come è possibile ?..
    Mi sono chiesto.
    Lui stesso nel confessare ci aveva detto che era più forte di lui, che aveva quei raptus.
    Come è possibile che lo abbiano lasciato libero permettendogli di fare altre vittime ?...
    Non lo so come, ma era successo !.

    Fine della storia.
     
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