I racconti dell'Ispettore

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  1. FRANCODUE
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    Qua, entriamo più nello zappato.

    GUERRA DI MAFIA

    Nel 1987, la mia zona è stata interessata da una guerra tra cosche che in un solo anno ha causato oltre 60 morti.
    Sino ad allora, la nostra cittadina Milazzo, non era stata ancora toccata, mi chiedevo quando sarebbe toccato anche a noi.
    La risposta la ebbi un pomeriggio, alchè rincasando sentivo suonare il telefono già dalle scale.
    Avevano trovato un morto ammazzato sulla strada Statale 113.
    Vado subito sul posto.
    E' un giovane, ancora riversato morto dentro una Fiat Ritmo azzurra.
    Già c'erano i colleghi presenti.
    Guardando la strada, penso,: Che diamine, solo pochi metri ed era competenza del Commissariato di Barcellona, se intervenivo io per primo spingevo l'auto di quei pochi metri che bastavano !.
    Infatti piomba come una saetta il Dirigente di Barcellona, uomo molto burbero dai modi sbrigativi.
    Questo morto è mio !, dice subito, è chiaro che si riallaccia alla guerra per ora in corso a Barcellona.
    Se vuole se lo può portare pure a casa dottore !., Gli rispondo.
    Ma arriva anche il nostro Dirigente.
    Salvatore, non rompere i coglioni !., gli dice subito.
    Questo è territorio nostro, procediamo noi.
    Se vuoi dare una mano, a disposizione.
    Quello per tutta risposta monta in macchina e se ne va via.
    Collega comne va ?, mi sento dire alle spalle.
    Mi giro e chi vedo ?....
    Salvatore, Emanuele, Raffaele e Domenico.
    Ma alla Sezione Omicidi della Squadra Mobile, è rimasto qualcuno ?...Chiedo loro.
    Dunque, collega, siamo qua perchè il Questore è incazatissimo di tutti questi morti, ci ha detto pari pari o risolviamo almeno questo caso o ci manda a fare servizio di ordine pubblico per carnevale.
    Io dico, ma non sarà facile, sin'ora tanti morti ma buio fitto.
    No, mi dicono, questa volta abbiamo precise informazioni, vieni andiamo in ufficio, qui c'è già la scientifica per fare i rilievi, lasciamoli lavorare tranquilli.
    Si, rispondo, andiaamo via, vediamo cosa sapete di così importante.
    Facciamo subito una riunione operativa.
    In effetti è il solito Mimmo che come al solito ha la soffiata giusta.
    Entra di scatto in Ufficio e ci dice, Ho saputo cose importanti !.
    Innanzi tutto l'ucciso è il fac totum del boss che sta muovendo la guerra
    al clan storico dei Barcellonesi, Beppe Toffalo.
    Minchia !, dice Salvatore, questo è importantissimo, sapevamo che era uno importante nell'organizzazione che si contrappone ai Barcellonesi ma non sapevamo questo particolare, che era il braccio destro del boss in persona.
    L'ucciso era sul posto siccome doveva fare un importante servizio, uccidere i fratelli Labisi di Merì, boss legati stretti stretti ai Barcellonesi.
    Solo che le cose andarono storte ed il servizio invece glielo hanno fatto a lui.
    La macchina su cui si trovava non è la sua, infatti.
    Ma è strano, perchè veniva sempre a Milazzo da Tortorici, il suo paese, a trovare la fidanzata, però veniva sempre con la sua macchina, una Fiat Croma, perchè stavolta è venuto con la Ritmo in prestito ?.
    Perchè doveva fare il servizio, e non doveva essere notato, dico io.
    Giustissimo, dice Mimmo, però qualcuno che lo ha notato seduto in macchina, dice che stava li da un bel po' e che non era da solo, erano in due.
    E mi ha detto anche che nessuno si è avvicinato alla Ritmo.
    E' attendibile, è anziano, abita li vicino, e guarda sempre dalla finestra.
    Minchia, che sia stato il suo stesso socio ?.
    Caspita, apposta poi è sparito nel nulla.
    Gli ha sparato all'improvviso e poi si è defilato, qualcuno dei Labisi magari lo aspettava per farlo fuggire.
    Ma possibile, se erano assieme, che significa questo tradimento ?.
    I Tortoriciani sono sicari prezzolati, vanno con chi paga meglio, i Barcellonesi sotto attacco non stanno badando certo a spese.
    Il suo compare avrà avvisato i Labisi del servizio che dovevano fare, avranno concordato come comportarsi.
    Loro non possono esporsi, sono troppo visibili, Merì fa mille abitanti.
    Gli avranno detto al momento opportuno fallo fuori e poi noi ti copriamo la fuga.
    Entrano i due Dirigenti, c'è anche quello della Squadra Mobile.
    Le perquisizioni fatte a casa della fidanzata hanno dato esito negativo.
    Però lei ci ha giurato di non averlo visto affatto, ne che avesse appuntamento con lui oggi.
    I fratelli dell'ucciso però ci hanno detto una cosa importante.
    Era qui a Milazzo per lavoro ed era con suo figlioccio, quello che aveva cresimato.
    Minchia, allora sappiamo chi era con lui allora !.
    Si, abbiamo controllato, Pelati Gorgano Luciano si chiama ed a casa sua non c'è da stamattina.
    E' Chiarissimo così che erano qui per i fratelli Labisi.
    Il nostro Dirigente ci dice:
    Ho parlato con il Magistrato.
    Ci ha dato mandato di fare tutte le indagini che riteniamo e di spostarci ove riteniamo sia utile andare.
    Emanuele lo guarda e gli dice, Bene, cominciamo ad andare a Tortorici a rintracciare il proprietario dell'auto.
    Perchè gliela data ?.
    C'è un solo modo di saperlo, andare a rintracciare il proprietario della Ritmo e soprattutto cercare questo Pelati gargano, deve davvero spiegarci un sacco di cose !.
    Daccordo ragazzi, organizzatevi e partite.
    Teneteci sempre informati.
    Tortorici è un paesino che si estende tra i Nebrodi.
    Un tempo per raggiungerlo occoreva molto tempo, bisognava percorrere una tortuosa strada piena di tornanti.
    Ora l'apertura di una super strada lo fa raggiungere facilmente.
    E' questa è stata la rovina di Capo d'Orlando, ridente centro turistico rivierasco che ha visto in pochissimo tempo aumentare a dismisura il fenomeno delle estorsioni, cosa che prima non conosceva.
    Da qui nascerà la prima famosa associazione anti raket, quella di Tano Grasso.
    Ma tornando a noi, percorsa agevolmente sta super strada, arriviamo nella piazza principale del paese.
    Decidiamo di andare per primo a casa del Pelati Gorgano, ma Tortorici si estende in numerose contrade, tutte poste in cime a varie montagne.
    Se non conosci i posti ti perdi facilmente.
    Decidiamo di chiedere ad un passante, ma d'un tratto si avvicina a noi un tipo anzianotto.
    Avete bisogno di qualcosa ?, ci chiede.
    Veramente vorremmo sapere.....
    Se volete vi ci porto io !.
    Ma non abbiamo detto neppure dove dobbiamo andare !.
    Non importa grazie, c'è la caviamo da soli.
    Dopo varie ricerche, alla fine troviamo il posto e giungiamo sotto casa, una villetta isolata.
    Chi ti troviamo davanti alla porta ?.
    Il tizio che ci aveva avvicinato in piazza.
    Ve lo avevo detto che vi accompagnavo io !.
    Era il suocero di Pelati !.
    Come diamine sapeva che cercavamo suo genero resta un mistero.
    La moglie ci accoglie in casa.
    Ci dice che non vede il marito da ieri mattina, alchè partì per lavoro con il suo padrino per Milazzo, e di essere molto preoccupata per lui.
    Gli diciamo di non preoccuparsi, gli dobbiamo solo parlare, le diamo il telefono, se lo sente per favore ci avvisi subito.
    Così, andiamo a casa di Pino, il proprietario della Ritmo.
    Anche qui ci accoglie la moglie.
    Non vede il marito anche lei dal giorno prima.
    Intanto un auto si avvicina, però rallenta e si allontana.
    Raffaele ed Emanuele partono all'inseguimento, noi aspettiamo.
    Tornano dopo qualche ora.
    Lo hanno inseguito sino ad una lontana masseria, poi ha abbandonato l'auto ed è scappato a piedi.
    Inutile, hanno perso le sue tracce.
    Ci dicono che a un certo punto la radio non si sentiva più, ed improvvisamente hanno sentito, "Questura di Enna, avete bisogno di aiuto ?".
    Si, vogliamo sapere dove ci troviamo.
    Centuripe, risponde, provincia di Enna appunto.
    Insomma, come primo giorno bilancio fallimentare.
    Decidiamo così di rientare, anche perchè si era fatto già buio, con l'intento di
    ritornarci il giorno dopo.
    Anche il secodo giorno passò come il primo, e pure il terzo.
    Niente, non si cavava fuori un ragno dal buco.
    Il quarto giorno, era una domenica, e Raffaele perse la
    pazienza.
    Insomma, dobbiamo convincerli che c'è lo devono dare, disse.
    E come ?, rispondiamo noi.
    Andiamo alla masseria del padre di Pino, diroccata alle pendici di
    una collina tra i boschi.
    Tortorici è un paese di allevatori di bestiame.
    I padre ci aspetta davanti alla porta, con altri parenti.
    Raffaele attacca a parlare, alla fine giura pure sui suoi figli che dobbiamo solo parlargli, che non lo dobbiamo arrestare, insomma.
    L'anziano pensa attentamente, poi fa un gesto ad un ragazzino, e questi
    parte correndo per un viottolo che sale per il colle.
    Dopo neppure cinque minuti ritorna.
    Non è da solo, Pino è con lui.
    Allora capii perchè non si trovavano i latitanti ed i sequestrati in Calabria.
    Se non conosci i posti, puoi starci anche venti anni a cercarli, non trovi proprio nessuno.
    L'uomo ci dice, eccolo qui, adesso dovete matenere la vostra parola.
    Lo faremo, tranquillo.
    Lo portiamo a Milazzo.
    Altro che terzo grado, gli facciamo pelo e contropelo, ma alla fine ci dice tutto.
    Era stato costretto a consegnare la sua macchina all'ucciso, siccome questi era un potente boss, e non poteva rifiutarsi di farlo.
    Ci dette conferma di una cosa importante, che Pelati Gargano di sicuro
    faceva il doppio gioco ed andò apposta con lui il giorno dell'omicidio a Milazzo.
    Alla fine, a notte fonda, come promesso lo lasciamo andare.
    I parenti lo asepttano sotto l'Ufficio, non si sono praticamente mossi di lì per tutto il tempo.
    Avete mantenuto la parola, ci dicono.
    Ve ne siamo grati.
    Ma Pino, a Tortorici non ci tornerà.
    Durante il tragitto di ritorno viene arrestato dai Carabinieri.
    Brutto segno questo, vuol dire che anche loro sanno tutto o lo sapranno presto.
    Dobbiamo fare in fretta, dobbaimo trovare Pelati al più presto.
    Raffaele era deciso a chiudere la vicenda.
    Dobbiamo fare come con Pino, dobbiamo convincere i parenti a consegnarcelo.
    Da chi cominciamo, dalla moglie ?.
    No, dal suocero, mi sembra persona più ragionevole.
    Così, comincia la seconda settimana Tortoriciana.
    Ormai da sette giorni vi arriviamo alla 9,00 e c'è ne torniamo a sera fonda.
    Il suocero sulle prime è restio, molto scettico siu nostri intenti.
    L'arma vincente è lo spauracchio dei Carabinieri.
    Se lo trovano loro di sicuro lo arrestano, noi invece ci dobbiamo solo
    parlare.
    Alla fine, dopo una estenuante trattativa, si convince.
    Avete ragione, non può starsene nascosto a vita, lo convincerò a consegnarsi a voi.
    Tiriamo un respiro di sollievo.
    Comincia così l'attesa, che però dura un po' troppo.
    Non si sarà fatto convincere, dico, non è fesso, non se la beve che gli vogliamo solo parlare.
    Poi arriva la chiamata radio, telefonare subito in Ufficio.
    Bestemmiare sarebbe poco, il suocero lo aveva convinto invece, ma mentra stavano venedo da noi, sono stati intercettati e fermati dai Carabinieri.
    Giorni e giorni di lavoro inutile !.
    Ormai rassegnati, moggi moggi c'è ne torniamo in Milazzo.
    Ma l'indomani mattina, altra sorpresa.
    Telefona personalmente il Pubblico Ministero.
    I Carabinieri si lo hanno arrestato, ma non sanno una mazza, non hanno le prove che abbiamo noi.
    E quello se ne sta zitto e non spiccica nepure mezza parola.
    In quelle condizioni non può convalidare l'arresto.
    Ci prega quindi di fargli subito un dettagliato rapporto, elencando tutti gli elementi di prova, dopo di che farà lui il provvedimento di arresto e lo farà eseguire anche da noi.
    Imputazione omicidio doloso.
    Giustizia era fatta !.

    Questo storia è fondamentale per risolvere la guerra in corso.
    Pelati Gargano diverrà un importante pentito, permetterà il blitz in cui venne arrestato il boss antagonista dei Barcellonesi con tutta la sua banda, durante un summit in Calabria.
    Questo porrà fine alla guerra
     
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